Riassunto:
Segue dalla seconda parte: Liz viene rapita
dalla creatura, Max viene catturato e torturato. Maria, Michael e Isabel vanno
a salvare Max grazie a una comunicazione di Liz. In seguito devono riuscire a
raggiungere il posto in cui si trova Liz per salvarla prima che venga
convertita dal bene al male riacquistando i ricordi di Principessa della
Galassia. Purtroppo non fanno in tempo a riprenderla e sono costretti a partire
per il Castello dello Spazio.
Data creazione: 14/03/2002 - 27/05/2002
Valutazione contenuto: per tutti.
La mia e-mail:
acquachiara84@hotmail.com
Disclaimer: tutti i diritti dei personaggi
appartengono alla WB esclusi gli alieni nemici, gli alieni bellissimi, la
Creatura - alieno che poteva viaggiare nel tempo, ufficiale della base spaziale
di Tagart e tecnici, maggiordomo del palazzo di Fonsagh venuti fuori dalla
fantasia dell’autrice. E’ presente un accenno a 007-Moonraker, Operazione
Spazio. Il racconto è proprietà del sito Roswell.it.
Nota dell’autrice: scusate come al solito per
il mio grande ritardo, ma ho avuto un po’ di problemi con computer e poi adesso
ho molto da studiare per la fine della scuola. Comunque, quando vedrete delle
parole sottolineate, sono le parole nuove incluse nel vocabolario. Vorrei
ringraziare Claudia Melis (per avermi sostenuto), Martina e tutte le altre che
mi hanno scritto. Un grazie ad Antonio Genna per aver creato questo sito. Un
omaggio particolare va alla mia migliore amica. Infine vorrei salutare i miei
due compagni di classe: Lele e Zigo. Alla quarta e ultima parte (questa volta è
sicuro).
Per comprendere meglio la storia fino a qui è utile che si sia letto
"Viaggio
nel Tempo", "Holy" e
"Piramide di Luce", "Conseguenze di una Guerra
Interstellare",
le prime due parti di questo racconto e ovviamente aver seguito la serie di
Roswell, soprattutto fino alla fine della prima serie. Buona lettura!
PERSONAGGI PRINCIPALI
-
Liz
Parker: terrestre in possesso di una pietra miracolosa che le permette di
fare molte cose impossibili a esseri umani normali. Lei è la Principessa della
Galassia. Viene rapita. Anni: 25. Nome precedente: Galaxy.
-
Maria
DeLuca: terrestre, amica del cuore di Liz, possiede anche lei poteri
soprannaturali. Reincarnazione della Guerriera, protettrice della Principessa
della Galassia. Anni: 26. Nome su Antar: Marsia. Nome precedente: Memory.
-
Kyle
Valenti: terrestre rimasto a Roswell dopo la partenza di Liz, Maria e Alex
per Antar mantiene i contatti con il pianeta alieno attraverso Isabel
informandola riguardo agli sviluppi della Terra. Anni: 26.
-
Alex
Whitman: terrestre, migliore amico di Liz e Maria. Genio dell’informatica
si fidanza con Isabel. Anni: 26.
-
Max Evans:
alieno con poteri non molto chiari che è tornato insieme agli altri quattro
reali su Antar. Re originario del pianeta viene quasi ucciso. Nome su Antar:
Zan. Anni: 26.
-
Michael
Guerin: alieno con poteri offensivi, reincarnazione del fidanzato di
Isabel, è su Antar a capo di un laboratorio spaziale. Mantiene contatti con i
gregoriam che precedentemente lo avevano aiutato nella guerra interstellare.
Nome su Antar: Rath. Anni: 26.
-
Isabel
Evans: aliena, sorella di Max, principessa di Antar, ha il potere della
telepatia. Subisce un lavaggio del cervello da parte di Tess. Nome su Antar:
Vilandra (Lonnie). Anni: 26.
-
Tess
Harding: aliena, reincarnazione della moglie del re di Antar, è capace di
entrare nella mente altrui e di creare delle illusioni. Ora ha acquistato anche
il potere di manipolare i ricordi della mente. Nome su Antar: Ava. Anni: 25.
PICCOLO
VOCABOLARIO
Fonsagh:
città in cui sorge il palazzo d’argento centro del potere di Antar.
Cristalli: moneta di Antar.
Oro di giada: particolare tipo d’oro color verde.
Lanì: pietra d’Antar color rosso e viola.
Tagart: città in cui ha sede la base aerospaziale.
Liomede: la luna di Antar.
Naggar: città marittima di Antar non molto lontana da Fonsagh.
Poliu: specie di cane da guardia.
Diana: sole del sistema solare di Antar.
Alfa: anno zero dell’evoluzione di Antar.
TRX: località della piramide.
Stelle: unità di misura tipica di Antar utilizzata per misurare la
distanza nello spazio.
Garsena: speciale tipo di vetro, infrangibile.
Navicella Fonsgart: capsula che collega il palazzo d’argento con la base
spaziale Tagart (Fonsagh + Tagart = Fonsgart).
Secolo I: astronave personale di Michael.
L’Attacco
La fulgida
luna azzurra brillava alta nel cielo del pianeta di Antar. Le stelle sembravano
più luminose quella sera come ad annunciare che sarebbe stata una splendida
nottata.
Quella luce rischiarava la casa della famiglia Reale, circondata da una parte
dalle rocce che conducevano al mare blu scuro come la notte e dall’altra dalla
fitta vegetazione con solo un minimo spazio per la strada che conduceva alla
cittadella di Naggar a circa due miglia da lì.
Ma in mezzo alla vegetazione si potevano notare delle ombre scure che si
muovevano con circospezione. Portavano delle tute verde scuro, caschi e zaini
oltre alla moltitudine di armi che tenevano in mano. Qualcuno aveva un fucile,
un altro una pistola, un altro una balestra, un altro una lunga lancia. Non si
riusciva a capire quanti fossero ma si poteva benissimo capire che era un
attacco di massa.
La Creatura si accucciò alla fine della foresta e si osservò attorno. Vi erano
solamente tre guardie all’ingresso principale e altre due a quello di servizio.
Un’altra girava con un poliu nel cortile senza costituire una reale minaccia.
L’Essere fece un segno a tre alieni alla sua destra e questi uscirono
silenziosi, armi in pugno, e raggiunsero le pareti laterali della casa senza
essere visti. Altri tre ne uscirono alla sua sinistra e raggiunsero i muri
opposti della casa, costeggiandoli e avvicinandosi all’entrata di servizio.
Infine altri due seguirono a distanza la guardia con il poliu che in quel
momento si era diretta a guardare qualche pericolo inesistente sulle rocce che
davano al mare.
La Creatura si aggiustò all’interno del casco il comunicatore e fissando poi
gli uomini che erano rimasti con lui nella vegetazione, mormorò a bassa voce
che potevano cominciare ad attaccare.
Con un tonfo sordo le guardie all’esterno erano state eliminate dagli alieni
muniti di occhiali infrarossi e armi automatiche col silenziatore.
Sistemata la faccenda gli altri uscirono sempre muovendosi velocemente nel buio
e con circospezione fino a giungere tutti ai lati della casa. Un fascio
proveniente da una delle finestre rese luminosa una porzione di cortile. Un
paio di alieni si rifugiarono all’interno della veranda appiccicandosi alle
pareti. Quando tornò tutto buio la creatura esclamò nel comunicatore:
- Bene, H e i tuoi uomini entrate dall’ingresso posteriore. L, tu cercherai con
la tua squadra di penetrare nella casa dal garage sotterraneo, fai attenzione
alle guardie e non permettere che si dia l’allarme. Non sappiamo quanti uomini
vi siano là dentro che possano permettere la fuga della Principessa. T, J, K e
M verrete con me passando per l’ingresso principale. Poi un paio di voi
andranno nelle cucine a controllare che non ci sia nessuno. Gli altri mi
seguiranno nella camera da letto dei Reali. Muoviamoci, dobbiamo coglierli di
sorpresa!
L’Anno
della Principessa
- Liz, sei
qui!
- Sì, Max. Sono qui per te.
I due stavano a pochi passi di stanza. Max osservava Liz con attenzione. Non
aveva il coraggio di dire niente, gli sembrava che in quel momento il mondo
stesse per cascargli addosso. Si sentiva confuso, impotente. Gli sembrava di
essere tornato adolescente, quando aveva lasciato Liz sul balcone a pregarlo
perché cambiasse idea riguardo a loro due, dove gli occhi di lei lo pregavano
vivamente di lasciare perdere il suo equilibrio e di non lasciarla sola. In
quel momento, oltre nove anni dopo, stavano nuovamente fissandolo in quello
stesso modo. Max non riusciva a distogliere l’attenzione da essi.
D’un tratto sentirono un tonfo provenire dal corridoio.
Liz girò di scatto la testa verso la porta - Che cos’è stato? - domandò.
Max alzò le spalle - Non lo so. Non credo nulla di cui dobbiamo preoccuparci
adesso. Senti Liz… io… come è possibile che tu sia qui? Dov’è tuo marito?
Perché ti sei sposata con me se lo eri già?
Liz riportò i suoi occhi su di lui e stava per chiedergli quale marito, quando
qualcuno sfondò la porta e tre ombre in uniforme militare entrarono nella
stanza seguite a ruota poi da altre cinque o sei.
Una si avvicinò a lei e le puntò una pistola alla gola. Un’altra le strappò dal
collo la pietra e infine un altro le legò ben stretti i polsi e le bendò gli
occhi.
Max stava per alzare la sua mano ma qualcuno lo interruppe con un tono di voce
perentorio.
- Re di Antar. Vi conviene non utilizzare i vostri poteri se non volete che
vostra moglie muoia davanti ai vostri occhi - Max abbassò una mano - Voi due -
si rivolse poi la figura in nero a due uomini alle sue spalle - Andate e
legategli ben stretti i polsi prima che possa fare qualcosa.
Questi si tolse il casco e i suoi occhi si appuntarono su Max - Ci si rivede
caro re.
Max si lasciò legare i polsi mentre i suoi occhi fissavano la Creatura, la
quale aveva assunto per l’occasione sembianze umane, gli stava davanti e gli
parlava con un sorrisino beffardo.
Alla sua mente tornò il momento in cui aveva visto quell’uomo. Un paio di occhi
viola, i capelli biondi e cortissimi, la mascella quadrata e un sorriso
spietato e ironico. Quell’uomo era lo stesso che era fuggito nel tempo, otto
anni e mezzo circa prima, che aveva mandato lui e Liz nel passato (vd Viaggio
nel Tempo). Da una parte doveva ringraziarlo perché aveva permesso a Liz di
ritrovare quella pietra ma dall’altra… era un nemico che non era ancora morto e
stava minacciando l’esistenza di sua moglie e di se stesso. Ma come era potuto
sfuggire? Si era rifugiato anch’esso su quella cometa dove c’era la colonia di
alieni di cui parlava Michael (vd prima Parte)?
- Dalla tua espressione vedo che mi hai riconosciuto? Scommetto ti starai
chiedendo come faccio ad essere qui… Non centro nulla con quella colonia di
alieni se è questo che ti stai rispondendo - fece un sorriso canzonatorio - Se
ti ricordi bene io posso viaggiare nel tempo. E’ questo che mi ha salvato la
vita al contrario dei miei compatrioti. Peccato che però la vostra forza sia
riuscita addirittura a entrare nelle vie temporali e a togliermi i poteri. Sono
stato catapultato nella vostra epoca e ho scoperto che era l’anno 2010,
chiamato da noi Skin anche l’Anno della Principessa, il quale cade solo ogni
3400 anni.
Liz si agitò nonostante sentisse la pistola premergli sulla gola - Max! -
chiamò.
- Liz, stai calma e non ci succederà nulla - tentò di tranquillizzarla il
ragazzo.
L’uomo fissò la ragazza, un paio di lacrime luccicanti scesero passando sotto
la benda. Liz aveva paura, non tanto per se stessa quanto per quello che
potevano fare a Max. Adesso il re era senza protezione ed erano liberi di
ucciderlo come e quando volevano e lei avrebbe solamente sentito il suo urlo di
agonia.
- Vi prego, non fategli del male! - urlò nuovamente la ragazza.
- Ferma - l’uomo che le teneva la pistola puntata alla gola la prese in un
punto particolare del collo che bloccò totalmente ogni suo muscolo mentre
ovunque cominciò a sentire un intorpidimento.
- Lasciala andare! - esclamò lo Skin fissando duramente l’uomo che teneva Liz
per il collo.
Liz fu lasciata libera e cadde sulle sue gambe emettendo un debole lamento di
dolore. Era caduta esattamente sulla cicatrice più grossa che aveva alle gambe,
quella che ancora non si era rimarginata del tutto e ogni tanto tornava a
sanguinare come a farle ricordare quei terribili momenti della guerra
interstellare.
Liz fu rimessa in piedi. Sentiva su di sé lo sguardo preoccupato di Max.
- Portatela via! - enfatizzò lo Skin - Poi lasciateci da soli!
- No! - urlò Max.
Liz diede uno spintone con le spalle a quello che la teneva e riuscì a
liberarsi. Corse velocemente verso il ragazzo movendosi alla cieca. Il cuore le
batteva forte per la paura di essere uccisa per quel gesto ma non le importava
niente. Allungò il suo viso dove credeva ci fosse quello di lui e si accorse
felicemente di appoggiare le labbra sulle sue. Prima che Max potesse
corrispondere pienamente al suo gesto fu presa nuovamente per le spalle e
portata via.
- Bene! Adesso discutiamo da uomini. Ora che sei cresciuto e hai riacquisito la
tua memoria sarà più facile comunicare con te.
Max scosse la testa. Non distoglieva lo sguardo dalla soglia della porta della
camera da cui era scomparsa Liz e non gli importava molto quello che voleva
dirgli - Che cosa le farete? Se solo osate farle del male vi giuro che vi
cercherò per l’eternità fino a quando non vi ucciderò con le mie stesse mani.
L’uomo scosse la testa divertito - Questa volta ti eliminerò una volta per
tutte. Diciamo che ho preso due piccioni con una fava. Fin da quando ci siamo
visti la prima volta io sono sempre stato interessato a quella ragazzina, sai?
Anche se a rivederla con l’aspetto della tua gente per un momento ho creduto di
essermi sbagliato riguardo alla sua identità.
Max aggrottò le sopracciglia - L’Anno della Principessa... mi sembra di averne
sentito parlare. E’ per caso quella leggenda della figlia della Galassia in
possesso di un enorme potere che torna in vita ogni tremila anni e il suo
potere sarà conteso tra bene e male?
Lo Skin annuì - Esattamente. Precisamente si reincarna ogni 3375 anni e prende
coscienza di ciò che è dopo 3400 anni dalla sua precedente morte, nella terza
luna dell’anno. Prima di quel momento la Principessa deve essere convertita
definitivamente o al bene o al male. Se il potere andrà al primo le cose
potranno andare meglio per un certo numero di secoli, se prevarrà il secondo le
cose cambieranno definitivamente e finalmente questa Galassia andrà come deve
andare.
- Grazie per questa lezione ma non vedo come possa centrare con Liz... a meno
che lei stessa non sia la Principessa! - Max abbassò la testa come colpito da
un pugno allo stomaco immaginario.
- Proprio così. Vostra moglie è la nuova Principessa della Galassia. La pietra
è stata solamente il Principio della formazione dei suoi poteri. E’ stata
tramandata nella sua famiglia da secoli fino a giungere a lei, colei che si
sarebbe reincarnata. Noi aspettiamo questo momento da millenni. Per questo
motivo Kivar mi ha mandato a prenderla già otto anni e mezzo fa. Nel caso di
una sconfitta da parte degli antariani ci sarebbe rimasta questa soluzione per
garantirci la nostra sopravvivenza. Grazie a vostra moglie riporterò in vita
gli Skin morti e ucciderò finalmente la famiglia reale una volta per tutte.
- Maledetto! - sibilò Max tentando di liberarsi.
- Mio re, non vorrete farmi perdere il divertimento della vostra tortura
facendovi uccidere adesso! Voglio vedervi morire in modo atroce, sapete? Non
potete deludermi così! - la Creatura richiamò uno dei suoi uomini rimasti fuori
dalla stanza - Portatelo via e assicuratevi che non possa scappare.
“Io non
ritorno senza di te”
- Maria... -
Michael si risedette senza distogliere lo sguardo per neppure un secondo da
Maria.
- Michael... io... - ricominciò a dire Maria - ... Mi dispiace averti mentito
ma... - Non riusciva a trovare le parole per proseguire.
Michael finalmente si decise a guardarsi attorno. Tutti li stavano fissando.
Quando il suo sguardo li percorse freddamente nessuno osò continuare ad
osservarli.
- Credo sia meglio tornarcene a palazzo. Qui c’è troppa gente pettegola per
parlare - pronunciò queste parole nella lingua terrestre - E soprattutto
curiosa di osservarti, Marsia!
Maria, con lo sguardo basso, si alzò dalla sedia e si rimise il cappuccio sulla
testa come se fosse una protezione dal mondo esterno.
Michael l’accompagnò silenziosamente lungo la via del ritorno. Superarono la
strada del mercato ormai sgombera di bancarelle, oltrepassarono i cancelli del
giardino ed entrarono a palazzo. Michael non notò lo sguardo perplesso delle
guardie che lo seguirono finché non entrò dal grosso portone massiccio. Maria
non si azzardò a parlare imbarazzata.
Michael si bloccò al centro dell’atrio - Adesso tornerai sulla Terra.
Maria alzò il mento in segno di sfida - Io non me ne vado da qui!
- Non sarai tu ad andartene. Sarò io che ti ci rimanderò di peso. Lo sai
benissimo che non dovresti essere qui... voi umani non dovreste essere in grado
di sopportare tanto a lungo l’atmosfera di Antar. Per questo non abbiamo potuto
portarvi con noi fin dall’inizio. Ma ovviamente voi dovete sempre fare di testa
vostra!
- Guarda caso siamo sopravvissuti fino ad adesso senza aver avuto problemi! E
se fosse una vostra convinzione? Se essere umani e uomini venuti dallo spazio
potessero coesistere sullo stesso pianeta? Ci hai mai pensato Michael?
- Dipende da quanto tempo siete qui. Scommetto che tu e Alex siete arrivati
assieme perciò ormai sono sei mesi... tempo ancora due o tre mesi e le
radiazioni emesse dalla terra abbatteranno le vostre difese e vi trasmetteranno
una malattia incurabile. Abbiamo consultato i maggiori scienziati, tra cui
anche quelli che ci hanno dato un aspetto umano... soprattutto loro sanno tutto
quello che c’è da sapere su di voi. Maria, ascoltami... tornatene sulla Terra!
- Non senza di te! - si ostinò la ragazza incrociando le braccia sul petto.
- Maria! - si avvicinò a lei - Adesso ti prendo in braccio e ti riporto a forza
in quell’astronave! Poi ci porterò anche Alex! - Michael si bloccò prima di
attuare il suo piano - Se ci siete sia tu che Alex allora dov’è Liz? Non mi
dire...
Maria annuì e le sue labbra assunsero una piega ironica - Esatto! Credo che tu
ci abbia azzeccato in pieno!
- La regina Alisa e... Liz sono la stessa persona... - l’alieno si appoggiò una
mano sulla fronte sconsolato - Ti rendi conto del casino che avete combinato?
- E che cosa avremmo combinato? Abbiamo solo cambiato pianeta... il resto lo
avete fatto tutto voi! E’ stato Max ad invitare Liz alla festa di compleanno di
Isabel e a chiederle di sposarlo. Poi per ragioni ancora a me non molto chiare
lei ha accettato... nient’altro!
- Nient’altro?! Ti sembra poco? Max e Liz si sono sposati senza che mio
fratello sapesse che Alisa era... era...
- Liz - completò per lui Maria.
- So come si chiama!
- Pensavo te ne fossi dimenticato! Dì Michael... ti senti bene? Mi sembri un
po’ scosso.
Michael si appoggiò le mani sui fianchi - Non dovrei? Ho appena scoperto che la
ragazza che amo che credevo al sicuro sulla Terra in realtà è già da sei mesi
che sopravvive qui. Ovviamente anche per te Alex avrà costruito quel microcip...
altrimenti non parleresti l’Antariano così bene!
Maria alzò le spalle, si abbassò il cappuccio e si incamminò verso le scale -
Che perspicacia!
- Dove stai andando? - le domandò Michael inseguendola e prendendola per un
polso per fermarla.
- Sono stanca... sto tornando nella mia stanza. Mandami una cameriera visto che
ci è saltata la cena, sono affamata! - la ragazza gli sorrise come se non fosse
successo niente - Ci vediamo domani mattina Michael!
Maria cominciò a salire la grande scalinata che conduceva al piano superiore.
L’alieno la fissò per un istante, scosse la testa e la inseguì, la bloccò, le
mise un braccio attorno alle spalle e l’altro dietro le ginocchia e la sollevò
come se fosse una piuma.
- Michael! Ma che...
- Ti ho già detto che non dovresti essere qua! Ora tu ritornerai sulla Terra,
che lo voglia o no...
Maria si agitò - Fammi scendere!
- Nemmeno per sogno.
Maria allora si strinse di più a lui e con fare provocatorio lo fissò negli
occhi mentre scendeva le scale - Sei sicuro di volermi mandare via? Non mi vuoi
qui con te, al tuo fianco, sulla tua astronave?
Michael involontariamente la strinse di più a sé - Maria... io vorrei...
- Io vorrei stare qui con te, ragazzo dello spazio. Sono qui per te... non puoi
mandarmi via...
Michael si fermò a pochi passi dalla porta d’entrata. Stava per dire qualcosa e
Maria aspettava con ansia quella risposta.
- Michael! Maria! Per fortuna siete tornati! - li chiamò Isabel uscendo dal
corridoio che portava alla sala del trono.
Maria si ficcò con disappunto le unghie nel palmo mentre Michael si girò
imbarazzato con la terrestre tra le braccia.
- Vedo che Liz è riuscita a mantenere la promessa... peccato che voi non
eravate ancora rientrati per quando è successo! Michael, ma che stai facendo? -
domandò Alex che seguiva Isabel.
- N... niente! - balbettò e nel dirlo fece scendere dolcemente Maria dalla sue
braccia.
- Michael... mi sembri un po’ turbato... capisco che ti abbia sconvolto ma... -
Isabel cercò di guardarlo negli occhi ma il ragazzo li spostò in giro - Non
sembri neppure tu!
- Anche a me ha fatto lo stesso effetto questo pomeriggio, sapete? Ma cosa sta
succedendo? - era arrivata anche Tess.
Maria cominciò a sbattere un piede irritata. Possibile che non l’aveva ancora
vista? Tossicchiò e finalmente la biondina si decise a dedicarle un momento
d’attenzione. Immediatamente si accorse di chi fosse e spalancò la bocca
sorpresa. Sembrava che fosse ancora più scioccata di Michael... e anche di
Isabel quando aveva rivisto Alex. Chissà perché? Era forse diventata
particolarmente emotiva?
- Ehm... ciao Tess! - Maria le agitò davanti una mano con l’intenzione di
scuoterla.
- Ciao... Maria... Tutto bene? - Tess non sapeva più cosa dire. Non sapeva
spiegarsi che cosa ci facesse lì Maria. Già l’arrivo di Alex aveva scombinato i
suoi piani. Se adesso era arrivata anche lei avrebbero potuto cominciare a
capire che c’era sotto qualcosa.
- Certo. Mai stata meglio di così! Ora se non vi dispiace avrei fame. Che ne
dite se mentre io vado a mangiarmi qualcosa voi ve ne state qui a confabulare
cosa farne di me? Quando torno poi mi fate un riassunto della situazione! - la
ragazza si incamminò.
- Aspetta Maria, neppure noi abbiamo mangiato! - affermò Isabel.
- Siamo stati tutto il tempo nella sala del trono. Sembra che i trasmettitori
che Michael aveva costruito non filino più e quindi ho provato a capirci dentro
qualcosa. Credo di essere quasi arrivato a capirne il funzionamento... mi
mancano solo pochi pezzi del puzzle. Solo che poi mi sono accorto di aver fame
e non sono riuscito più a concentrarmi... Isabel ha sentito le vostre voci e
abbiamo deciso di raggiungervi e di parlare mentre magari mangiavamo.
In realtà durante la cena non accennarono minimamente all’argomento. Tess
tentava in tutti i modi di portare la conversazione da qualche altra parte
continuando ad elencare o chiedere consigli riguardo gli affari di Max che
aveva sobbarcato sulle loro spalle. Solo Maria se ne accorse e cominciò a
sospettare qualcosa. Ogni tanto osservava il comportamento di Isabel... aveva
un modo di fare nervoso. Tamburellava con le dita, parlava in fretta e a volte
farfugliava cose incomprensibili. Si appoggiava la testa sulla mano e chiudeva
gli occhi come se fosse presa da una forte emicrania... Non era la solita
Isabel. Anche Alex e Michael dovevano essersene accorti perchè alla fine del
dessert tutti e due la fissavano scioccati.
Max non
deve morire!
- Dove mi
state portando? - domandò Liz ancora bendata.
Nessuno le rispose. La sbatterono sul sedile di qualche auto aliena. Due uomini
la bloccarono sedendole a fianco. Si sentiva particolarmente stretta. La
macchina partì velocemente per qualche meta a lei sconosciuta. Si trattenne a
stento dall’urlare per farsi ascoltare. Rimase invece in silenzio tentando di
captare qualche rumore che potesse darle un indizio su cosa le stava succedendo
attorno.
- Dov’è Zan? - domandò nuovamente chiamando Max col nome alieno sperando che in
quel modo capissero che stesse parlando di lui.
- Zan si trova alla villa… ma ancora per poco. Poi raggiungerà Kivar. Tu
invece… tu rimarrai qui ancora per molto tempo se non per l’eternità!
- Cosa?! - Liz non capiva. Tentò di scrutare qualcosa attraverso la benda nera
ma non riusciva a vedere altro che ombre sfumate - Cosa hai intenzione di
fargli? - non le importava niente di se stessa in quel momento. Da quanto aveva
capito gli serviva e perciò non doveva temere per la sua vita; anche se ce ne
fosse stato motivo teneva di più a quella di suo marito.
- Lo tortureranno un po’, cercheranno di ricavare qualche informazione, lo
uccideranno e infine mi porteranno la cassetta con cui ho registrato ogni cosa.
Ti piace come programma?
Liz scosse la testa mentre il cuore le si fermò. Non sapeva come fare. Non
aveva la minima idea di come liberarsi, con le mani legate, gli occhi bendati,
stretta tra due uomini grossi come montagne su una macchina che andava
velocissima in mezzo a qualche strada sconosciuta. Strinse forte gli occhi per
bloccare le copiose lacrime e pregò, pregò come era da tempo che non faceva e
involontariamente chiamò Maria per nome.
Il pianto
di Liz
Maria stava
sostenendo Isabel per riaccompagnarla in camera seguita da Michael. Tess e Alex
erano invece andati a chiamare il medico personale della famiglia reale,
l’unico in grado di conoscere sia la componente umana che quella aliena.
Maria aiutò l’aliena a sedersi sul grande letto e poi guardò Michael che con
fare dubbioso osservava ogni minimo movimento della principessa. Nessuno osava
parlare mentre Isabel si sdraiava e si teneva la testa stretta in una morsa tra
le fragili mani.
Izzy non riusciva a comprendere quei frammenti di conversazione che ogni tanto
le passavano nella testa. Le sembrava fosse la voce di Kyle ma quelle parole
non le aveva mai sentite… ma non ne era poi del tutto sicura.
- …Roswell è stata completamente ricostruita… Liz, Maria e Alex sono ancora in
giro per il mondo… visitare Atlanta e King… - la voce era la sua però arrivava
a spezzoni, come se fossero state tolte parti di memoria e sostituite.
Improvvisamente nella sua mente ci fu un lampo e nuovamente sentì la voce di
Kyle, questa volta più chiara ma che sembrava quella di un robot, come se tutto
fosse stato programmato - Liz e io ci siamo sposati e viviamo felicemente a
Roswell. Maria e Alex aspettano un figlio - e tutto finiva lì.
Ricordava che la loro conversazione era stata molto più lunga. Non era
possibile che le avesse detto solamente quelle poche cose. Doveva sicuramente
esserci qualcosa d’altro…però non riusciva a ricordare niente. Nuovamente
l’altra voce che sembrava arrivare da un altro mondo si sovrappose e tutto
diventò confuso mentre la testa le faceva sempre più male.
Finalmente sembrò svuotarsi e aprendo gli occhi tirò un profondo sospiro di
sollievo. Non capiva il motivo ma ultimamente questo le succedeva spesso, da
quando aveva appunto parlato con Kyle e precisamente dopo aver riferito a Tess
quello che si erano detti… Tess… Tess. Lei era andata subito da Max dopo averla
accompagnata in camera sua. Gli aveva riferito tutto!
Isabel chiuse nuovamente gli occhi - Chissà la reazione che avrà Max quando mi
chiederà notizie di Liz. Se gli dirò ancora che non c’è niente di nuovo finirà
per preoccuparsi e Dio solo sa se non vorrà tornare sulla Terra per cercarla
personalmente. Per aggiungere poi che Michael lo seguirà sapendo che dove c’è
Liz c’è Maria - era la sua stessa voce. Tess le comparve davanti e si accorse
che quella scena era accaduta veramente nonostante non se ne fosse ricordata
per niente fino a quel momento.
- E se gli mentissimo a entrambi? Qualcosa che a loro farebbe male all’inizio
ma che li aiuterebbe a dimenticare? - propose Tess. La testa le faceva sempre
più male. E se fosse stata veramente Tess a cancellarle i ricordi?
- E cosa avresti intenzione di raccontargli? - Sì, era proprio lei che
rispondeva all’altra. Non era frutto della sua immaginazione. Quindi Tess nei
suoi ricordi non voleva che Max venisse a sapere di Liz? Beh… del resto aveva
sempre sperato di potersi avvicinare a suo fratello nonostante adesso ci fosse
Kyle. L’unico che avrebbe potuto risolvere quel mistero… doveva riuscire a
contattarlo e chiedergli spiegazioni.
Nei ricordi Tess le si avvicinò e le mise una mano sulla fronte, un forte
dolore alla testa e poi più niente, buio completo, come se da quel momento
nulla fosse più esistito.
- Oh mio Dio! - un urlo di Maria le fece aprire gli occhi di soprassalto e ogni
minima possibilità di ricordare sfumò.
- Cosa succede? - Michael le fu subito accanto circondandole le spalle.
- Liz… Liz mi sta chiamando! Lo sento chiaramente! E’ come se stesse piangendo…
è sicuramente successo qualcosa! - continuò Maria agitando le mani.
Michael la prese per le braccia e la scosse sperando di calmarla - Maria,
calmati e cerca di capire cosa ti sta dicendo.
La ragazza scosse la testa - Non sta dicendo niente! Mi chiama, solamente
questo. Piange silenziosamente…
Isabel si alzò dal letto e li raggiunse - Maria! Ascoltami attentamente. Devi
cercare di comunicare con lei come lei sta facendo con te. Probabilmente non si
è accorta che tu la possa sentire. Devi riuscire a chiamarla. Concentrati su di
lei.
Maria annuì e si abbracciò a Michael, poi chiuse gli occhi. Immaginò Liz, ogni
suo pensiero si rivolse su di lei e scorse un’immagine dell’amica che nemmeno
lontanamente avrebbe potuto immaginare. Liz stava seduta su un trono di
cristallo e portava un lunghissimo vestito color perla. Sulla testa aveva un
diadema d’argento al cui centro c’era una pietra di zaffiro. Maria mormorò il
suo nome in un soffio non credendo minimamente ai suoi occhi.
<< Liz? >> chiamò nuovamente inchinandosi involontariamente.
L’altra alzò gli occhi e Maria notò che erano pieni di lacrime << Maria! >>
La figura dell’amica cambiò improvvisamente. Adesso era bendata e le mani le
erano state legate in grembo e finalmente Maria riuscì a scorgere che si
trovava seduta in macchina e stava fra due uomini grandi e grossi.
<< Liz! Liz, riesci a sentirmi? >> chiamò ancora Maria.
Liz mosse la testa alla cieca << Maria?! Maria, dove sei? Non riesco a
vederti.>>
<< Non preoccuparti di questo. Io non sono lì … sto comunicando telepaticamente
con te… o almeno credo!>>
Liz annuì.
<< Che cosa è successo Liz? Perché sei così? Dov’è Max! >>
<< Maria! Devi andare a salvarlo! Vuole uccidere Max, vuole torturarlo e
ucciderlo! Maria! Dovete salvarlo e dovete fare presto! >>
<< Chi vuole ucciderlo? E tu dove sei? >>
<< Non lo so, non lo so! >>
<< Liz, stai calma! >>
<< Non dovete preoccuparvi per la mia vita! Io gli servo, non mi ucciderà mai!
E’ Max che sta per morire! Prendi Michael, prendi l’esercito ma fate qualcosa!
Andate alla villa! >> gridò Liz.
<< Liz! >> tutto fu buio e Maria non vide più niente. Capì che Liz aveva
interrotto volontariamente la comunicazione - Perché l’ hai fatto Liz?
Maria riaprì gli occhi e si scoprì inginocchiata a terra mentre stringeva
convulsamente le spalle di Michael e i suoi occhi erano annebbiati da mille
lacrime.
- Hai scoperto qualcosa Maria? - domandarono insieme Michael e Isabel.
Maria annuì. In quel momento entrarono Tess e Alex col dottore.
- Max sta per essere ucciso alla villa e noi siamo l’unica sua speranza di
vita!
L’atterraggio
- Vengo
anch’io! - esclamò Isabel arrabbiata - Non puoi proibirmi di salire, Michael!
Michael fece segno a Maria di salire sulla sua astronave di terra con la quale
sarebbero arrivati velocemente alla villa.
- Non se ne parla nemmeno! Isabel, tu stai male. Non mi sembra il caso che ci
faccia preoccupare! - rispose di rimando Michael.
- Izzy, ascoltalo… - cercò di dire Alex.
- Stai zitto - esclamò nuovamente Isabel - Michael, Max è mio fratello e tu non
puoi negarmi di raggiungerlo perché se non salgo adesso su questa astronave
giuro che troverò qualsiasi mezzo per arrivare alla villa, anche se dovessi
farlo a piedi!
- Non faresti in tempo ad arrivarci! - urlò di rimando Michael.
- Nulla mi vieta di provarci. Sono disposta a fare qualsiasi cosa ma io andrò
da Max - sibilò l’aliena.
Michael sospirò - Alex, Tess. Rimanete qui in attesa di notizie e… Alex? Cerca
di risistemare il trasmettitore nel caso che Liz o Max si mettano in
comunicazione con noi. Non so come possano fare ma provare non costa nulla se
non si ha niente da perdere. Forza Isabel, se non vuoi che ti lasci sul serio
qui ti conviene salire!
Isabel correndo salì e si sistemò al posto di guida, accanto a quello di
Michael. Maria si era posizionata in una delle altre poltrone con davanti una
tastiera piena di comandi. Michael chiuse il portellone, andò a sedersi al suo
posto, fissò le altre due passeggere come per assicurarsi della loro presenza e
schiacciò il pulsante di accensione motori.
Tess, dall’esterno dell’ hangar, ordinò di aprire il portellone e Alex rimase a
fissare Isabel che schiacciava tutta una serie di comandi con stentata
sicurezza. Era rimasto un po’ scosso dalla risposta che lei gli aveva dato ma
si era risposto che Isabel amava troppo suo fratello per rendersi conto che
poteva ferire gli altri quando si trattava di lui.
- Maria, al mio tre premi quel pulsante blu. Isabel, controlla bene la
posizione della villa prima che la sorpassiamo e… in bocca al lupo - esclamò
Michael assicurandosi di essersi allacciato la cintura di sicurezza.
- 1… 2… 3 - Michael prese in mano la manopola dell’astronave permettendone
l’accelerazione.
Isabel teneva d’occhio il puntino giallo che era la destinazione e quello rosso
che era l’astronave. Appena avessero coinciso avrebbe dovuto mollare il
pulsante verde. Maria invece schiacciò l’interruttore che gli aveva detto
Michael e per un attimo il suo stomaco andò sottosopra non essendo abituata a
quel tipo di velocità.
Un minuto, il punto rosso aveva già percorso una quarto del viaggio. Due
minuti, metà percorso. Tre minuti, a Isabel cominciò a battere il cuore
sperando di riuscire a non sbagliare. Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque,
quattro, tre… Isabel schiacciò. Troppo in anticipo. L’astronave si bloccò quasi
di colpo.
Maria mise le mani davanti a sé per frenare il suo corpo spinto in avanti.
Michael spinse in avanti la manopola preso alla sprovvista e Isabel tirò un
pugno di insoddisfazione alla tastiera.
L’alieno inserì il comando manuale per l’atterraggio. Le braccia cominciavano a
fargli male come ogni volta che doveva pilotare lui l’astronave. Non riusciva a
trovare un metodo per alleggerire il peso e permettergli una maggiore
agevolazione nell’impugnatura.
Maria guardò fuori stringendo convulsamente i braccioli della poltrona. Si
trovavano sopra una grande distesa di alberi dalle strane forme e in lontananza
si poteva scorgere una grande villa affacciata sul mare, posata su un grande
ammasso di rocce. Quella poteva essere la villa di famiglia.
- Michael! Eccola là - esclamò Isabel indicandola.
- La vedo - il ragazzo strinse i denti - Solo che non riesco a manovrare bene
quest’affare!
Isabel si spinse verso di lui e schiacciò la manopola verso il basso - Forza
Michael, completa le manovre per l’atterraggio! Maria, vieni qui a darmi una
mano!
Michael si slacciò la cintura e si alzò scomparendo nel retro mentre Maria
prese il suo posto.
- Preparatevi a un brusco atterraggio, ragazze! Tra poco spazzeremo via un po’
di alberi - gridò Michael.
Maria diede un’occhiata distratta fuori dall’astronave attraverso i vetri che
sembravano fragili e sottili. Non riuscì a trattenere un urlo quando vide un
albero a pochi passi da loro, poi il vetro cominciò a scheggiarsi, anche Isabel
si lasciò andare a un urlo sommesso mentre sentirono Michael cadere con un
tonfo pesante. E finalmente l’astronave si fermò. La villa era distante mezzo
miglio.
Michael ricomparve, un rivolo di sangue alieno gli colava sulla fronte e un
occhio mezzo chiuso erano il segno che aveva picchiato da qualche parte. Isabel
aveva la testa riversa sul sedile e respirava profonde boccate d’aria. Maria
invece teneva ancora la manopola tra le mani incredula di essere ancora viva.
- Forza! Dobbiamo muoverci se vogliamo trovare Max ancora vivo - esclamò
Michael.
Aprì il portellone, Maria si alzò con fatica dal sedile e Isabel prese delle
pile laser da un cassetto. I tre ragazzi uscirono, Isabel curò le ferite di
Michael e correndo si diressero verso la villa alla quale giunsero dopo un paio
di soste.
Ritorno
al Passato
Max era
stato legato a un letto in una stanza bianca. Non capiva dove fosse nella villa
una stanza così. Era sicuro di non averla mai vista e nonostante tutto ci era
stato tre volte e l’aveva esplorata assieme a Michael da cima a fondo. Col
cuore in gola gli tornò in mente quella volta che, dopo essere andato in cerca
di Liz quando Nasedo l’aveva catturata, era stato rinchiuso in una stanza
simile ed era stato drogato.
Uomini in camice bianco entrarono. Max li fissò spaventato: avevano l’aspetto
umano. Uno portò un elettrocardiogramma, un altro aveva un carrello carico di
fiale, siringhe, vasi e altri strumenti medici. Tutto gli ricordava sempre di
più quel bruttissimo momento della sua vita. Avrebbe preferito trovarsi di
nuovo nella guerra interstellare sotto la minaccia delle armi nemiche piuttosto
che rivivere un’esperienza del genere.
Aveva la gola secca. Avrebbe voluto urlare eppure non riusciva a trovare la
voce per farlo. Tentò di liberarsi e tirò molto forte le braccia. Un bruciore
intenso lo percorse dai polsi fino al cervello e per un istante si annebbiò
ogni cosa. Scosse la testa e il corpo sperando di poter fare qualcosa. Era
legato troppo bene. Tre o forse quattro paio di braccia lo bloccarono e sentì
una puntura sul braccio. Strinse i denti e all’improvviso si annebbiò ogni
cosa. Credette di essere morto mentre i suoi occhi cominciavano a vedere
ricordi così lontani.
Gli applicarono le placche sul petto per collegarlo all’elettrocardiogramma.
Qualcuno gli controllò la pressione con uno sfigmomanometro che Max riuscì a
intravedere come un’immagine distorta.
Qualcuno gli aprì gli occhi e una luce intensa si infiltrò fredda nella sua
mente persa nell’infinità dei pensieri che lo affollavano. Ad un tratto
l’immagine di una Liz del passato occupò i suoi pensieri. Una Liz che stava sul
suo balcone a guardarlo mentre le cantava una romantica canzone. Quella Liz si
sostituì a quella che aveva visto poco tempo prima nella sua camera. Prima
Alisa e poi Liz, continuava a vedere come un nastro rotto la trasformazione e
lo sguardo prima dolce e poi irato della donna che a sua insaputa aveva
sposato.
- Qual è l’entrata del sotterraneo per penetrare a palazzo? - era una voce
strana, bassa, roca, irreale.
Max scosse la testa. Non riusciva a capire nulla. Ogni suo ricordo era
concentrato solamente su di lei. Si sforzò di non distoglierne l’attenzione.
Doveva resistere a costo della vita. Se fossero riusciti a strappargli qualche
informazione vitale di cui solo lui, Michael e Isabel erano a conoscenza ne
sarebbe andato di mezzo tutto Antar e questo non poteva permetterlo. Doveva
concentrare i suoi pensieri solamente su Liz, resistere. Non si era fidato
neppure di Tess perciò non poteva lasciarsi scappare nulla.
Una fitta lancinante gli attraversò il corpo, come una forte scarica di
corrente elettrica. Strinse convulsamente le mani afferrando i lembi di tessuto
del lettino su cui era sdraiato e strappandoli. Urlò e questa volta la sua voce
lo strappò da quel torpore iniziale riportandolo alla realtà.
Riaprì gli occhi nuovamente lucido. Adesso stava in piedi e la stanza era
completamente vuota. Davanti a lui c’era Isabel. Successe nuovamente come
quella volta di molto tempo fa. Tutta la stanza oscillava e Isabel si
trascinava sul pavimento cercando di arrivare a lui.
- Max! Max! Guardami Max!
Lui scosse la testa - Isabel, aiutami!
- Siamo qui per questo, vedrai che ti porteremo via da questo posto!
Max chiuse gli occhi e si appoggiò confuso e con un mal di testa terribile
nell’angolo della stanza rannicchiandosi su se stesso. Isabel gli si avvicinò
di nuovo ma adesso si era trasformata in una Liz sconvolta.
- Max, aiutami! - urlava la ragazza.
Max alzò lo sguardo su di lei e notò che era piena di lividi.
L’alieno non capiva più niente - Max, devi dirmi dove si trova l’entrata del
sotterraneo altrimenti non riuscirò a salvarmi.
Il cervello di Max sembrò essere chiuso in una morsa - Non posso dirtelo!
- Mi uccideranno Max!
- Non è possibile. Loro non vogliono ucciderti. Hanno bisogno di te.
- Hanno scoperto che non gli servo a niente. Max!
Max, senza capire cosa stesse facendo, la afferrò per un braccio e la tirò
verso di sé. Poi le strappò una parte della gonna, la stessa di quando
l’avevano portata via, e le osservò le gambe. Non aveva le cicatrici. Liz gli
aveva detto sei mesi e mezzo prima, quel giorno in cui aveva riacquistato la
memoria (vd Conseguenze di una Guerra Interstellare), che le sue gambe non
sarebbero più guarite e avrebbe sempre avuto quei brutti segni. In questa Liz
non c’erano.
- Vattene via! - La sbatté lontano.
Liz dal sorriso triste e contrito della vittima passò a quello maligno.
Poi tutto fu buio per lunghissimi istanti. Finalmente dall’esterno qualcuno lo
chiamò. Sentiva chiaramente una voce familiare. Come se stesse sognando e
qualcuno avesse deciso che era ora che si svegliasse. Stavolta aprì veramente
gli occhi e trovò su di sé lo sguardo di Isabel, Michael e Maria.
I poteri
di Maria, Isabel e Michael
Michael,
Isabel e Maria arrivarono alla villa quando ormai era completamente scuro. Il
sole era tramontato da molto tempo dietro l’orizzonte del mare.
- Non c’è nessuno! - notò l’alieno osservandosi intorno.
Isabel aguzzò la vista tentando di scrutare meglio nell’oscurità.
- Io non ne sarei così sicura - affermò Maria stringendosi addosso il mantello.
Michael guardò il punto che indicava la ragazza e vicino alla porta d’entrata
notò due figure stese al suolo. Con circospezione disse alle altre di rimanere
lì ad aspettarlo mentre sarebbe andato a controllare. Le due ragazze annuirono
e lo osservarono avvicinarsi.
Michael si chinò verso i due alieni che riconobbe come due guardie della villa.
Controllò se fossero ancora vivi. Nessun segno di vita. Strinse i pugni e ne
picchiò uno contro la parete della casa. Produsse un rumore sordo che Maria e
Isabel sentirono a malapena. La terrestre alzò un braccio verso di lui per
tentare di attirare la sua attenzione.
Michael non dava cenni di vederla.
Isabel le mise una mano sulla spalla e Maria, guardandola, si accorse cha aveva
chiuso gli occhi. Pochi attimi dopo li riaprì.
- Possiamo avvicinarci. Non c’è alcun pericolo - sussurrò Isabel.
- Sei sicura? - domandò Maria.
- La telepatia non mente mai. Ho anche provato a comunicare con Max però non
riesco a entrare in contatto con lui e non capisco perché. Come se ci fosse
qualcosa che bloccasse il mio potere e ne proibisse l’entrata.
- Qualche dispositivo antialieno - Maria si alzò in piedi seguendo l’altra -
Anche quando siamo entrati nella stanza in cui era custodita Holy (vd Holy) la
porta era chiusa con qualcosa che bloccava i poteri di Michael.
Isabel annuì. Sembrava che non le desse neppure una particolare attenzione. In
quel momento l’unica cosa che le importava era Max. Ma dov’era nascosto?
Entrarono in casa. Era completamente buio e a malapena ci vedevano. Isabel si
strappò una parte di maglietta. Michael prese un portacenere di cristallo. Il
ragazzo ci appoggiò sopra una mano e lo trasformò in un cono di ferro. Isabel
ci avvolse sopra il pezzo di stoffa e con la sua mano lo accese.
Maria osservò attentamente i loro movimenti e si lasciò scappare un commento -
Mi sembra nuova la tua tecnica Michael. Hai per caso trovato il manuale dei
tuoi poteri? - all’occhiata che l’altro le rivolse si morse le labbra pentita
di non averlo fatto prima di parlare.
Isabel si fermò e chiuse gli occhi. Niente! Non riusciva a contattare Max e non
riusciva a spiegarsi il perché.
Michael la strinse per le spalle per rassicurarla e proseguirono lungo uno dei
tanti corridoi. Isabel si fermò nuovamente ma questa volta il suo fu un
atteggiamento diverso. Girò la testa prima a destra e poi a sinistra. Era come
se sentisse la presenza di Max che le indicava quale fosse la direzione che
dovessero prendere.
Senza rendersi conto la seguì e gli altri rimasero perplessi nel vederla
camminare così spedita. Michael prese Maria per mano e la trascinò dietro a
Isabel.
Un urlo echeggiò nei corridoi e i tre si fermarono nuovamente, impietriti.
- Max! - mormorò Isabel a fior di labbra - Era Max! Ma cosa gli staranno
facendo!
Michael tentò di individuare da dove fosse arrivato e vide una botola che fin’ora
non avevano mai trovato. Si meravigliò non poco. L’aprì. L’oscurità si fece
ancora più fitta. Spinse giù la torcia per vedere quanto il buco fosse profondo
e notò che una scala a pioli portava sottoterra.
- Io adesso scendo. Forse è meglio che voi restiate qui! - consigliò Michael.
Isabel scosse la testa decisa - Io vengo!
Michael guardò Maria.
La ragazza in risposta agitò le braccia - Io qui da sola non ci rimango!
Il ragazzo rinunciò persino a convincerla del contrario. Non aveva il tempo per
convincere una persona testarda come lei. Buttò giù la torcia e nel frattempo
sperava che arrivassero in tempo a raggiungere il suo re e soprattutto amico.
Era arrivato a convincersi che Max per lui fosse come un fratello e non avrebbe
potuto sopportarne la perdita. Inoltre senza di lui come avrebbero fatto a
salvare Liz? Magari lei si sarebbe lasciata andare se fosse venuta a sapere che
Max fosse morto. Dovevano assolutamente salvarlo. Dovevano arrivare in tempo!
Michael scese la scala a pioli e aspettò che anche Izzy e Maria fossero
arrivate. Poi raggiunse la porta alla fine del corridoio.
- Isabel… sei pronta ad affrontare qualsiasi nemico? - domandò Michael alzando
già adesso la mano.
La sorella annuì. Lo stesse fece Maria anche se a lei la domanda non era stata
rivolta. Se già una volta era riuscita a uccidere un alieno perché adesso non
avrebbe potuto fare lo stesso? Bastava che si concentrasse e…
Michael aprì la porta assestandogli un forte calcio. La porta si aprì senza
problemi. Probabilmente non si erano aspettati che li avessero potuti trovare.
Maria poté notare all’interno cinque dottori in camice bianco e tutti stavano
sopra al corpo di Max. Isabel, senza tanti preamboli, alzò la sua mano e la
rivolse a uno con in testa un casco virtuale. Ne aveva sentito parlare. Serviva
per entrare nella testa delle persone e fargli credere ciò che si voleva.
L’uomo volò dall’altro lato della stanza. Il casco si ruppe e la testa dello
Skin si riversò da un lato.
Michael alzò entrambe le sue mani su due uomini che tenevano bloccate le gambe
e le braccia di Max. All’inizio non si notò nulla. Poi questi caddero al suolo
riversi. Non c’era dubbio che fossero morti. Il ragazzo sorrise ricordandosi di
una tecnica che aveva imparato qualche mese prima da uno dei dottori che li
avevano creati e conosceva a menadito i suoi poteri, come utilizzarli e a cosa
servissero.
Uno dei dottori si avvicinò a Maria. La abbracciò da dietro bloccandole braccia
evita insieme. Michael si stava occupando dell’altro mentre Isabel si stava
girando verso di lei.
La terrestre, ricordandosi nel terrore di una tecnica che le aveva insegnato
Diego a Kingsville, si abbassò alzando le braccia e diede una forte gomitata
all’uomo dietro a lei che fu preso alla sprovvista. Prima che Isabel alzasse la
mano e Michael facesse esplodere l’ultimo rimasto Maria fissò negli occhi
l’uomo. Questi si afferrò alla gola. Più gli occhi di Maria si socchiudevano
più il respiro dell’alieno si faceva difficoltoso. Si sentiva in tutta la
stanza il rantolio provocato da qualcosa che gli stava bloccando le vie
respiratorie.
Isabel si bloccò e osservò attentamente la scena. Ci fu un botto. Michael aveva
fatto scoppiare all’interno del corpo alieno il cuore e la sagoma ormai priva
di vita cadde a terra inerte. Il ragazzo si girò verso di la terrestre e rimase
a fissare quello che stava succedendo ricordandosi di quello che Maria gli
aveva raccontato sei mesi prima, a casa di Max (vd Conseguenze di Una Guerra
Interstellare). Si era dimenticato di parlarne con Max e Isabel e sicuramente
ormai la principessa di Antar era venuta a conoscenza del segreto di Maria).
Maria finalmente chiuse gli occhi e con esso si spense la vita dell’ultimo
nemico. Ma quando le palpebre furono completamente abbassate notò un’ombra nei
suoi pensieri. Le assomigliava molto a parte che aveva i capelli biondi che le
arrivavano ai piedi ed erano raccolti in una grossa treccia. I lineamenti erano
sfocati ma si poteva vedere che il colore della pelle aveva un colore più sul
verde che sul rosa normale. I suoi vestiti consistevano in una lunga tunica
color oro legata alla vita da una fascia rossa. Tra le mani aveva una spada,
una lunga spada d’argento. Quella spada era sicura di trovasse in un castello,
dove del resto l’immagine della donna che vedeva era immersa in un ampio spazio
che ricordava l’atrio di una di quelle fortezze.
Michael la scosse. Maria si risvegliò come da un sogno e inspirò a fondo per
dimenticare ciò che aveva vista. Non ne comprendeva il motivo ma era agitata
riguardo a quelle visioni, come se dovessero metterla al corrente di qualcosa
di terribile.
- Stai bene? - le domandò il ragazzo.
Lei annuì e si girò verso Max. Era contenta che nessuno dei due alieni le aveva
chiesto che cosa fosse successo perché in realtà non lo sapeva nemmeno lei.
Isabel stava chiamando il fratello dolcemente. Finalmente riuscirono a tirarlo
a sedere e con molta fatica lo portarono in camera da letto mentre Max
mormorava frasi sconnesse. Maria e Isabel rimasero lì con lui mentre Michael
girò la villa in cerca di tracce nemiche. Max si addormentò. Isabel rimase a
vegliarlo tamponandogli la fronte ogni ora con un fazzoletto bagnato di acqua
fresca. Finalmente Max smise di delirare verso la metà della notte. Maria si
alzò in piedi e andò a guardare fuori dalla finestra mentre anche Isabel si
addormentò accanto al letto di Max seduta sulla poltroncina della stanza reale
matrimoniale.
A bassa voce, appannando il vetro che dava sulla distesa del mare illuminata da
Liomede, mormorò - Uno lo abbiamo salvato. Dove sei adesso, Liz? Che cosa
vogliono farti?
Il
ritorno della Memoria (UN GIORNO ALLA LUNA PIENA)
- Dov’è Liz?
- gridò Max svegliandosi il mattino dopo.
Isabel gli fu subito accanto e gli bagnò la fronte con un fazzoletto impregnato
di acqua fresca - Calmati Max.
Max sbatté numerose volte le palpebre prima di focalizzare attentamente il
luogo dove si trovava. Ascoltò attentamente la voce dolce che lo circondava
dappertutto e solo dopo qualche minuto riuscì a riconoscerla come quella della
sorella. Spostò la sua attenzione sulla figura femminile e si chiese che cosa
ci facesse lì.
- Izzy… Cosa ci fai qui? - Max spostò lo sguardo attorno a sé e scoprì che sul
divano che si trovava in fondo alla stanza c’erano altre due persone. Uno era
Michael, sprofondato nel sofà, che si stava fregando gli occhi svegliato dalla
sua voce. L’altra era Maria, sdraiata e con la testa appoggiata sulle sue
gambe. Entrambi erano semiavvolti in un plaid blu e grigio.
- Siamo venuti qui perché Liz ci ha detto che avevi bisogno di aiuto - rispose
Isabel.
Max riportò la sua attenzione su di lei. Strinse gli occhi come se non capisse.
Sentiva un torpore innaturale in tutto il corpo e la testa gli faceva male,
come se si fosse appena ripreso da una sbornia. Improvvisamente tutto gli tornò
alla mente e strinse convulsamente il lenzuolo tra le mani.
- Liz?! Significa che non ha perso del tutto i suoi poteri? - domandò Max
chiudendo gli occhi e inspirando a fondo sperando che quel dolore alla testa
sparisse.
Maria si svegliò, sbadigliò e si accorse di essersi addormentata sulle gambe di
Michael. Aveva nuovamente sognato se stessa in quelle poche ore che era
riuscita a dormire. Però questa se stessa sembrava così lontana e vecchia
nonostante fosse identica a lei. Era come se avesse avuto molti anni alle
spalle se non addirittura secoli. La stessa sensazione aveva avuto quando
l’aveva vista nel corridoio, qualche giorno prima. Per l’ennesima volta aveva
visto quella che chiama principessa… eppure il volto di questa donna misteriosa
si era all’improvviso sostituito a quello di Liz. Non riusciva a comprenderne
il motivo ma era molto probabile che fosse perché entrambe erano in pericolo.
Ma quale delle due sarebbe stato meglio prima salvare? Non sapeva neppure dove
fossero e non c’era modo di saperlo…
- Cosa significa Max? Non ha più la pietra al collo? Eppure è riuscita a
comunicare con Maria… ha detto solo che non dovevamo per il momento
preoccuparci per lei. Tu eri in pericolo e perciò ci ha detto dove trovarti.
Siamo arrivati appena in tempo prima che tu impazzissi.
Max annuì - Vi siete fatti dire dove la stavano portando?
- Ci abbiamo provato. Liz però non ha voluto dirci nulla. Quasi certamente non
lo sapeva nemmeno lei e comunque ha interrotto volontariamente la comunicazione
con Maria ed è stato inutile provare a rimettersi in contatto.
Il ragazzo si raggomitolò su se stesso e appoggiò la testa sulle ginocchia.
- Max… cosa ti succede? - domandò Isabel subito chinandosi su di lui.
- Mi fa male la testa e non riesco a pensare… come farò ad essere di aiuto a
Liz?
Maria lo fissò, poi alzò la testa e incrociò lo sguardo di Michael che sembrava
indurla ad alzarsi così che lui potesse raggiungere il re. La ragazza si
sedette e fissò la schiena dell’alieno che si allontanava.
- Presumibilmente è l’effetto postumo delle droghe che ti hanno dato… Non credo
che possiamo fare niente. Penso sia qualcosa simile all’emicrania che viene a
Isabel in questi ultimi giorni. Non sappiamo come guarirla. Vedrai che
riusciremo a trovare Liz, non preoccuparti per lei - Michael gli si sedette
accanto e gli mise un braccio sulle spalle.
- Quando sarà la prossima luna, Isabel? - domandò Max riaprendo gli occhi e
cercando di dimenticare il dolore.
Isabel ci pensò un momento e poi scosse le spalle - Non lo so. Perché?
- Dobbiamo trovare Liz prima di quel giorno. Lei è la reincarnazione della
Principessa della Galassia - spiegò Max.
- Cosa? - Maria si alzò in piedi di scatto - Ecco perché… Ora le cose stanno
chiarendosi finalmente - Tutti si girarono a fissarla - Che cosa… che cosa ho
detto che non andava?
Maria si ricordò all’improvviso che di questa storia ne aveva parlato solamente
ad Alex e a Liz senza accennarlo a nessun altro. Del resto era solo da poco che
aveva riacquistato il suo aspetto.
Lo sguardo di Max sembrava supplicarla - Tu sai qualcosa che noi non sappiamo?
La ragazza non seppe cosa fare. All’inizio tutta la mente le sembrò svuotarsi
mentre il suo respiro rallentò all’improvviso. Sentiva il sangue scorrerle
nelle vene, bruciarle e le parve di essere più leggera, come se stesse volando.
Poi, quando riaprì gli occhi che non si era neppure accorta di aver chiuso,
credette di possedere la conoscenza del mondo.
- Maria! - la voce di Michael assunse un tono preoccupato.
Lei gli rispose, la sua voce assunse il tono di una rassicurazione - Non c’è
nulla di cui preoccuparsi adesso.
- Maria… ma cosa ti succede? - domandò Isabel alzandosi in piedi.
Anche la terrestre si alzò in piedi. Guardò Isabel, i suoi occhi verdi
incontrarono quelli castani dell’aliena, le sue labbra formarono un sorriso che
era completamente diverso da quelli della solita Maria. Lei stessa sembrava
sorpresa ma sentiva che dentro di lei c’era qualcosa, capiva che doveva seguire
l’istinto in quel dato momento.
La ragazza si avvicinò al letto e si mise esattamente di fronte a Max - Ora
chiudi gli occhi e rilassati…
All’inizio il re pensò di obiettare ma c’era qualcosa nei gesti e nel tono in
cui glielo disse che sembrò ipnotizzarlo.
Maria gli appoggiò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi a sua volta.
Mormorò alcune parole in una lingua a lei finora sconosciuta eppure familiare,
sembravano quasi un’invocazione. A poco a poco nella sua mente si formò
l’immagine che Max aveva di Liz. Seguì quell’immagine negli antri scuri del
pensiero dell’alieno, li rincorse in mezzo a strane fantasie e ripercorse
ricordi comuni anche a lei. Finalmente riuscì ad individuare l’uscita e
attraverso Max Maria sentì l’essenza dell’amica. Fotogrammi di immagini e
paesaggi le si susseguirono nella mente, luoghi sconosciuti. Inaspettatamente
la visione si soffermò sopra a una grande foresta, da una parte c’era il blu
zaffiro del mare, dall’altra una spaccatura simile a quella del Grand Canyon
sul cui fondo scorreva un fiume tumultuoso e spumeggiante. Al centro di questa
foresta si ergeva una piramide in cristallo che rifletteva mille riflessi
colorati. Attorno c’era un movimento di uomini.
Maria mormorò una parola, sempre nella lingua che non era né di Antar né
terrestre, e fu sicura d’aver capito che volesse dire “avvicina”. L’immagine si
avvicinò, il movimento si fece più chiaro e poté distinguere molte cose.
Numerose auto e furgoni erano parcheggiati attorno alla piramide e fra di esse
si potevano notare numerose tende. L’aspetto utilizzato da questi uomini era
diverso. Alcuni avevano sembianze umane, altri invece di alieni di Antar e
infine altri avevano l’aspetto uguale a quelli che avevano invaso la Terra.
Ripeté la parola di prima e si avvicinò ulteriormente a una tenda in
particolare, molto vicina all’entrata della piramide. Da essa ne uscì prima un
alieno con sembianze umane, biondo. Si soffermò sul suo viso perché da un certo
punto di vista le era familiare anche se non riusciva a ricordarsi dove
l’avesse visto. Subito dietro a lui uscì Liz, bendata e con le mani legate,
tenuta stretta da un alieno di Antar grande più del normale. L’uomo biondo fece
alcuni gesti e indicò il portale della piramide. L’alieno spinse rudemente Liz
in avanti e la condusse la suo interno. Il biondo rimasto all’esterno si
soffermò per un momento a guardarsi attorno.
Maria mormorò nuovamente un’altra parola e questa le sembrò significasse
“identifica”.
<<Origine: Skin - mutaforma. Età: indefinita. Storia: non si hanno
informazioni. Potere: prima della fine della guerra possedeva il potere di
viaggiare nel tempo>>.
Maria si risvegliò di colpo e fu catapultata indietro ricadendo seduta ai piedi
del letto. Michael le fu subito accanto per chiederle che cosa le fosse
successo.
La ragazza non gli diede retta e incrociò direttamente lo sguardo di Max - Il
responsabile di tutto questo è lui? Significa che è tornato… proprio adesso lui
è tornato per tenderci l’ennesima trappola. Cosa ha intenzione di fare a Liz?
Max! Cosa vuole fare a Liz!
Max scosse la testa. Gli sembrava di volare, la testa era leggera, libera. Non
sentiva più dolore da nessuna parte - Maria… come hai fatto a…
La terrestre si alzò in piedi e lo fissò duramente - Cosa vuole fare a Liz!
- Vuole portarla dalla parte del male. Deve farlo prima della prossima luna,
quando la mente di Liz si risveglierà del tutto. Si dice che la Principessa sia
potentissima ma non so nulla della leggenda. Nessuno me l’ ha mai raccontata,
neppure quando ero un alieno - rispose Max stringendosi nelle spalle.
Maria annuì - La Principessa della Galassia è una delle figlie dell’universo.
Non ne esiste una sola… ogni Galassia ne ha una. Ma non sempre succede così.
Liz è qualcosa di più delle altre. Stranamente possiede più di una galassia,
perciò il suo potere è quintuplicato poiché ne possiede cinque. Infatti lei
controlla il sistema stellare terrestre, più diverse Galassie nei dintorni e in
una di queste si trova il pianeta Antar con la sua stella che voi chiamate
comunemente Diana. Domani comincerà la fase della luna piena e quindi anche la
reincarnazione completa di questa principessa morta esattamente 3400 anni fa.
Più precisamente inizierà con l’allineamento di tutti i soli di queste
galassie… qui corrisponderanno alle dieci di sera.
- Maria… ma tu come fai a conoscere tutto questo? - domandò Michael
avvicinandosi a lei.
Maria abbassò la testa - Adesso ci arrivo - Rialzò gli occhi e il suo sguardo
si perse fuori dalla finestra - A me era affidato il compito di proteggerla
perché nonostante tutto il suo potere era molto vulnerabile. La sua magia in
realtà è sia buona che cattiva, al suo interno non c’è una distinzione. Perciò,
in un determinato momento del tempo la Principessa può cambiare lato diventando
cattiva. Il problema sta nel farla tornare dal lato giusto perché le sue difese
magiche aumentano ed anche i suoi attacchi. Una volta votata al male è anche
portata al comando e all’irrazionalità. Non ricorda quasi niente di se stessa,
uccide con facilità e non le importa di nulla e di nessuno a meno che non le
sia utile. Infine è immortale.
- Ma se è immortale come ha fatto a morire? - domandò Max.
Maria, i cui lineamenti sembravano modificarsi a tratti e poi tornavano
normali, si prese il volto tra le mani. Isabel riuscì a vedere che la pelle
aveva assunto dei bagliori verdi mentre alcune ciocche di capelli assumevano un
colore rosso - Sono stata io ad ucciderla. L’unica che poteva farlo, l’unica
che era in grado di penetrare all’interno della sua corazza.
La terrestre si sedette sul bordo del letto girando la schiena a tutti - Era
stata portata al male, era arrivata ad un livello di irrazionalità troppo
difficile da controllare. Scese su uno dei pianeti che erano sotto il suo
controllo e cominciò a utilizzare il suo potere contro le città e le persone.
Siccome la sua aurea era completamente cambiata non riuscii a ritrovarla con
molta facilità e quando la trovai stava per distruggere interamente il corpo
celeste. Cercai in ogni modo di fermarla ma non mi riconobbe e stava per
uccidermi. Sapevo che se avesse ammazzato me non c’era alcun modo per fermarla
dal distruggere le cinque Galassie a lei affidate. Perciò la uccisi. E poi io
stessa mi suicidai di modo che quando sarebbe arrivato il momento della sua
reincarnazione ci fossi anch’io per evitare che ciò si ripetesse. Non posso
permettermi di ucciderla una seconda volta… sarebbe come uccidere mia sorella.
Io non potrei mai uccidere Liz. Eravamo inseparabili allora come lo siamo
adesso.
Maria si prese le ginocchia tra le braccia - Quindi è stato l’alieno di nove
anni fa a rapirla… dobbiamo assolutamente salvarla prima che succeda il peggio.
Non credo che nessuno di voi voglia che Liz muoia… perché se capitasse di nuovo
ciò che è successo migliaia di anni fa io sarei costretta a rifarlo. Non posso
permettere che distrugga ogni cosa.
- Liz non morirà - era stato Max a parlare - Bisogna solo trovare il modo di
entrare in contatto con lei e farci dire dove si trova.
Maria scosse la testa - Rifiuterebbe la comunicazione.
- E quindi come facciamo? - domandò Michael cominciando a camminare avanti e
indietro come una tigre in gabbia.
- Isabel, mettiti immediatamente in contatto con Alex o Tess e fatti dire se
riescono a trovare informazioni riguardo a una piramide di cristallo. Sono
quasi certa che Liz si trovi lì. L’ ho sentito attraverso Max. Si dovrebbe
trovare non proprio così lontano da qui, al massimo poco più di una notte,
vicina al mare in mezzo a una foresta di latifoglie e vicino a un Canyon sul
cui fondo scorre un fiume impetuoso. Dovrebbe essere segnato sulle carte perché
lì vicino c’è un porto abbastanza grosso. E’ probabile che sia meta turistica
in qualche periodo dell’anno. Voi ne avete per caso sentito parlare o ne sapete
qualcosa?
Max e Isabel scossero la testa mentre Michael si appoggiò una mano sulla
fronte.
- Mi è sembrato di sentirne parlare in uno dei miei viaggi - mormorò poi
l’alieno - Però non so dove si trovi. Mi sembra si tratti di qualche porto
spaziale utilizzato molti anni fa, prima ancora della nostra nascita da alieni.
E’ stato usato nella guerra astrale dell’809 dopo Alfa. Io conosco solamente
quelli in uso ancora oggi.
- Sai come si chiama il posto? - domandò Isabel.
- Dovrebbe essere qualcosa tipo TRX, però non ne sono sicuro al cento per
cento.
- Bene - mormorò Maria alzandosi in piedi - Michael, vai a prendere
l’occorrente per aggiustare l’astronave intanto che Isabel comunica con Alex e
Tess. Max andrà invece a prendere la macchina e a controllare che non l’abbiano
manomessa. Nel caso non ci sia vedi di rimediare qualcosa che ci permetta di
muoverci verso la navicella precipitata . Io vedo se riesco a comunicare con
Liz. Magari si è decisa a parlarci e dirci qualcosa. Sarà contenta di sapere
che Max è sano e salvo. Dobbiamo sbrigarci a trovarla perché hanno intenzione
di portarla al Castello delle Galassie, il nostro castello, che vaga
nell’universo e solamente la principessa sa dove si trova esattamente in quel
dato momento. Neppure io riesco a trovarlo… è sempre stata lei a premurarsi di
comunicarmi dove si trovasse.
- Ma Liz aveva un nome nella vita precedente? - domandò Max alzandosi mentre
Isabel si era già seduta alla finestra e Michael era sparito diretto in garage.
Maria sorrise - Si chiamava semplicemente Galaxy.
Il Sogno
dell’Ultimo Respiro
Era quasi
sera. Le ombre scure della foresta attorno avvolgevano ogni cosa. Le onde del
mare si infrangevano contro le rocce che spuntavano dall’acqua come se fossero
fiori in un prato. L’aria era satura di umidità e all’orizzonte si vedeva un
addensamento di nuvole che non promettevano nulla di buono. Il fervore
pomeridiano dei preparativi si era consumato ormai e si vedevano solamente gli
alieni sparsi ovunque che stavano cenando.
Liz aveva fame nonostante la sua situazione. Stava osservando ogni cosa con una
calma impressionante. Poteva vedere tutto dalla cima della piramide dove
l’avevano segregata. Era una stanza semivuota con la botola sul fondo, dalla
quale l’avevano fatta entrare. Su un lato c’era solo una vecchia tastiera per
computer e un display collegati al nulla. Infine una branda era messa sul
quarto lato della piccola stanza a punta.
Non sapeva dove si trovava e quanto Fonsagh o Naggar fossero distanti però una
calma impressionante sembrava avvolgerla. I suoi occhi scrutavano in lontananza
nella speranza di vedere qualcosa che potesse aiutarla a tirarsi fuori da
quella situazione ma quando non scorgeva altro che l’infinità del mare da una
parte e la lunga e arida crepa dall’altra, più la distesa di alberi attorno che
sembrava non avere inizio e neppure fine, sospirava e scuoteva la testa
sorridendo come se tutto fosse un sogno. Però non aveva la minima idea di dove
si sarebbe ritrovata quando si fosse svegliata.
Ad un tratto sentì il rumore dell’ascensore che l’aveva portata su e guardò
attraverso il pavimento cosa stesse succedendo. L’uomo biondo stava portandole
un vassoio di cibo accompagnato dall’alieno grande e grosso che l’aveva spinta
rudemente all’interno della piramide.
La botola si aprì e i due entrarono.
- Ti ho portato la cena, principessa - disse l’uomo inchinandosi con riverenza.
Liz non capiva quel comportamento da parte sua. Sorrise tristemente - Ora non
sono né regina né principessa. Sono solo una donna prigioniera che sta
aspettando la fine dei suoi giorni sperando che non sia dolorosa.
L’uomo fece segno all’alieno al suo seguito di andarsene. L’altro obbedì
solamente dopo qualche obiezione e finalmente rimasero soli.
- Non siate così triste per la morte di vostro marito - l’uomo sapeva che non
era morto. Nessuno dei suoi uomini gli aveva risposto la mattina quando aveva
tentato di chiedere notizie - Voi avete un brillante futuro davanti a voi
adesso. La vostra vera vita comincerà domani notte e all’alba sarete
completamente rimessa.
- Sei di facile parole ma tu che sei il mio nemico e non hai scrupolo di
uccidere non puoi comprendere la sofferenza che provo nell’averlo perso.
- Mi dispiace per voi, principessa. Vi auguro una buona notte.
- Mi sarà impossibile fare sonni tranquilli dopo quello che mi è accaduto - Liz
non riusciva a guardarlo negli occhi. Il suo sguardo persisteva nel guardare
oltre l’orizzonte.
- Vi prego di mangiare se volete rimanere in forze! - affermò ancora l’alieno
mentre schiacciò il pulsante di richiamo dell’ascensore.
Liz non rispose e aspettò che se ne andasse prima di alzarsi e guardare che
cosa le avesse portato da sfamarsi. Era una zuppa azzurrastra con un qualcosa
rassomigliante a un panino (ne aveva già assaggiato uno e sembrava più buono
del pane terrestre). Da bere le avevano portato una bottiglia d’acqua e una
brocca contenente un liquido strano color arancio. Liz preferì non assaggiarlo
però mangiò avidamente la zuppa e il panino. Era da un’intera giornata che non
mangiava niente. La minestra aveva un che di sapore salato ma non ci fece molto
caso.
Liz andò poi a sdraiarsi sulla branda e si mise un braccio dietro la testa. Ad
un tratto sentì una sete terribile assalirle la gola e dovette alzarsi a
prendere l’acqua. In poco tempo ne svuotò la bottiglia e nonostante le
rimanesse ancora una certa insoddisfazione preferì tentare di dormire piuttosto
che bere quel liquido. Qualcosa non la convinceva.
Liz chiuse gli occhi. Dopo qualche tempo cominciò a sognare. Una donna,
bellissima, al cui volto giovane e perfetto, si sovrapponeva spesso il suo
stesso viso. Ad un tratto vide qualcosa di inaspettato. Questa donna aveva i
lineamenti alterati e un sorriso sarcastico e maligno da far agghiacciare il
sangue. Quando il volto divenne il suo ebbe paura di se stessa. Dalle sue mani
scaturì una luce e solo allora Liz si accorse del pianeta che le stava sotto.
Le mani con il barlume puntavano esattamente verso il pianeta. Non capiva che
cosa stesse succedendo. All’improvviso qualcuno chiamò:
- Galaxy, Galaxy! Fermati, ti prego! - nonostante tutto era sicura che stesse
chiamando lei.
Si voltò e la fissò, i suoi lineamenti sembrarono cambiare espressione eppure
dentro di sé si sentiva insaziabile, di odio e tristezza assieme e le sembrava
che a ciò non ci fosse rimedio. La paura si impossessò di lei, le mani
puntarono l’altra donna e la luce questa volta stava esattamente fra loro due.
- Muori Memory! - lo gridò piangendo, ne fu sicura.
- No Galaxy! - gridò ancora l’altra.
Liz cominciò a cantare una formula ed era sicura che fosse qualcosa che le
potesse servire a far staccare la luce dalle sue mani. L’altra però alzò una
mano su di lei. Malgrado la distanza distinse chiaramente le lacrime che le
rigavano il volto, una serie di raggi rossi uscirono dal palmo della sua mano e
la colpirono in pieno petto con una potenza impressionante. A Liz sembrò di
cadere, un dolore allucinante le avvolgeva il corpo, le pareva che il cuore le
stesse bruciando e respirare diventava sempre più faticoso.
Il suo sguardo si rivolse oltre e notò che l’altra donna si era avvolta con le
braccia. Sembrò che fosse percorsa da una corrente elettrica, un urlo di
disperazione e dolore la raggiunse e poi la vide cadere, precipitare verso il
pianeta inerte. Comprese che si era uccisa e gridò non tanto per il dolore che
lei stessa stava provando ma quanto per la sofferenza di aver ritrovato solo
nell’attimo della morte la lucidità. La sua migliore amica e protettrice era
morta. Poi i suoi occhi si chiusero, il suo respiro cessò e anche il dolore di
una perdita grande come l’universo stesso finì per scomparire.
Liz si svegliò urlando impressionata. Quel sogno non era stato come gli altri
ma al contrario molto reale e simile a quello che aveva fatto quel pomeriggio,
il giorno dopo il suo matrimonio. Si toccò la fronte e si accorse che era
sudata. Aveva caldo nonostante fosse notte e non avesse neppure una coperta di
che coprirsi. La gola era arida e aveva bisogno di bere. Si ricordò che le era
rimasto solamente quel liquido. Non aveva altra scelta per far smettere le sue
sofferenze. Per quel giorno ne aveva avute abbastanza.
Guardò l’orologio da polso: erano già le tre di mattina. Eppure le sembrava di
essersi appena addormentata. Quel sogno ancora le stava bruciando nelle vene e
il suo stesso cuore aveva il battito ancora accelerato. Inspirò e scosse la
testa alzandosi in piedi. Era sicura di barcollare. Raggiunse il tavolo su cui
stava la brocca. La prese tra le mani e bevve direttamente da lì. Era un
sollievo sentire la gola bagnarsi. Quel liquido strano aveva un ché di
stranamente dissetante, più dell’acqua, e il sapore assomigliava alla
liquirizia ma non era la stessa cosa. Ad un tratto la testa cominciò a girarle,
i muscoli sembrarono indolenzirsi di colpo e senza neppure accorgersene chiuse
gli occhi e cadde sul pavimento, addormentata.
You must
swear me
- Maria,
credo di aver trovato il posto - chiamò Isabel.
Maria, rientrò nell’astronave - Fai vedere.
- Alex mi ha detto che si trova qui… Però non è indicato sulla cartina.
Maria annuì - Bene, siamo tenuti però prima tornare a Fonsagh. Dobbiamo trovare
un’astronave in grado di viaggiare anche nello spazio. Se non riuscissimo a
prendere Liz in tempo dovremo seguirli fino al Castello.
Isabel annuì.
- Michael - chiamò Maria - A che punto sei?
- Ho quasi finito - le rispose il ragazzo dal fondo dell’astronave - Però non
so se abbiamo carburante a sufficienza. Ne ha perso molto. Nella caduta si è
provocato anche un piccolo squarcio al serbatoio e abbiamo perso una gran
quantità durante la nostra assenza.
Maria lo raggiunse e guardò dentro la botola che dava alla piccola sala motori
- Non c’è modo di farla funzionare a energia?
- Sì, credo. Dovrei controllare. Ma dove possiamo prendere energia in numero
soddisfacente? - chiese l’alieno.
Maria sorrise - Io posso fornire energia attraverso la mia magia. Nell’altra
vita il potere più sviluppato che avevo era quello dell’elettricità… prova a
vedere se riesci a trovare un trasformatore e a collegarlo ai circuiti. Sarò io
poi ad attivarlo.
- Ci provo, ma farlo così sui due piedi, con un sonno arretrato di trentasei
ore e senza tutti i mezzi che ho al porto spaziale di Tagart non credo di
ottenere qualcosa di buono - esclamò Michael cercando nella sua cassetta degli
attrezzi qualcosa che potesse essergli utile.
Maria scosse la testa - Purtroppo non ho lo stesso potere di Galaxy… lei è
capace di far materializzare le cose io posso solo uccidere.
Michael si fermò e alzò lo sguardo per incontrare il suo - Maria, cosa stai
dicendo? Hai appena detto che sarai tu a far partire l’astronave.
La ragazza si ritrasse e si prese il volto fra le mani - Vorrei che non stesse
succedendo tutto questo! Adesso tu avrai paura di me, che io possa farti del
male col mio potere. Mi eviterai e… Quanto vorrei non essere la reincarnazione
di quella guerriera.
Michael salì di corsa la scala a pioli in ferro, uscì dalla botola e la prese
per le spalle girandola verso di lui - Maria, smettila di dire queste
stupidaggini. Non è assolutamente vero!
Maria alzò gli occhi su di lui - Allora dimostramelo. Devi giurarmelo!
Michael le prese il viso tra le mani e appoggiò le labbra sulle sue con foga.
Maria si aggrappò a lui meravigliata e contenta.
- Michael! Michael! - Max entrò di lì a poco e i due si separarono imbarazzati
di quell’intrusione - Ho interrotto qualcosa?
- No, no - nonostante le parole lo sguardo di Michael comunicava tutt’altro.
- Come andiamo con le riparazioni? - domandò Max pentendosi di non essere stato
più discreto. Il problema era che dovevano fare presto. La sua Liz era in
pericolo e non voleva che fosse uccisa come era successo a Galaxy perciò prima
riuscivano ad arrivare da lei e riprenderla e prima tutti tornavano alle vite
normali, o quasi. Prima voleva capire quella storia che stava tentando di
comprendere prima dell’intrusione in camera da letto.
- Abbiamo quasi finito. Maria ha suggerito di utilizzare energia per far
partire l’astronave. Ce la fornirà lei.
Max annuì - Io ho contattato una base militare vicino al luogo che ci ha detto
Alex. Ho scoperto che esiste lì vicino una piramide di cristallo. Li ho
mobilitati, pronti per un attacco. Aspetteranno i miei ordini.
Michael e Maria annuirono. Poi, il primo decise di tornare giù e vedere cosa
potesse fare. Pensò che ci volessero ancora un paio d’ore prima di poter
ripartire per Fonsagh. Mentre poi Max e Maria sarebbero tornati a palazzo, lui
e Isabel si sarebbero diretti alla base di Tagart per preparare l’astronave
personale spaziale di Michael. L’alieno l’aveva ideata apposta per eludere i
radar e viaggiare velocemente, in più era ben munita di una difesa eccellente e
avente un carico d’armi invidiabile.
- Bene, allora comunicherò ancora con la base attraverso Isabel per avere
informazioni riguardo alla situazione. Dobbiamo vedere se riusciamo a trovare
un posto dove “parcheggiare” l’astronave.
Un
Piccolo Miracolo
Ore 23.37
Michael si asciugò il sudore dalla fronte. Era stanco e aveva un mal di testa
terribile. Si sentiva stanco, accaldato e soprattutto inutile. Non riusciva a
collegare il trasmettitore con le funzioni vitali dell’astronave. Eppure non
era una cosa così complicata.
- Ci riesci? - domandò Maria affacciandosi.
Il ragazzo sbuffò - No, non so perché non ce la faccio!
Maria scese e nel piccolo spazio in cui si trovarono i loro corpi furono a
contatto. La ragazza sentì il calore di Michael diffondersi in tutto il suo
essere.
- Ti ho portato qualcosa da bere - affermò poi dandogli un bicchiere pieno di
acqua fresca.
- Grazie, ne avevo bisogno. Fa molto caldo qui sotto.
Ore 00.26
- Vuoi una mano? - domandò Max scendendo da Michael.
- Solo se te ne intendi di elettronica - rispose Michael scontroso.
Max scosse la testa - No, però posso vedere cosa posso fare. Esci un momento e
rinfrescati le idee mentre vedo se riesco a capirci qualcosa. Per caso c’è
qualche libretto di istruzioni?
Michael lo guardò storto, poi salì la scaletta e uscì a fare una passeggiata.
Ore 00.54
Michael assestò un calcio sulla consolle davanti a lui e si stirò la schiena
dolorante. Era stufo di stare piegato. La camminata non gli aveva giovato
molto.
- Come va, Michael? - domandò Isabel guardando di sotto.
- Come pensi che vada? Sono distrutto! Ho sonno, ho mal di testa e ho un caldo
terribile.
- Posso fare qualcosa?
- Se sei capace di fare un massaggio allora sì.
- Un massaggio?! - domandò stupita Isabel scendendo.
Ore 1.12
- Serve aiuto? - domandò Maria affacciandosi - Chiedi e farò qualsiasi cosa tu
vuoi!
Michael era stufo di sentirsi chiedere come andava - Fatela finita! L’unica
cosa che in questo momento mi serve è che questo maledetto mal di testa e
questo mal di schiena scompaiano!
Maria sorrise capendo il suo stato d’animo - Conosco un rimedio perfetto. Ti
interessa?
- Non credo che possa funzionare ma proviamoci!
- Ok, allora arrivo - Maria scese di nuovo e si fermò di fronte a lui - Certo
che fa veramente caldo qui sotto. Prima di tutto rinfreschiamo.
La ragazza alzò una mano sopra alle loro teste e cominciò a far girare il suo
polso. Una fresca brezza si sparse ovunque e in poco tempo la temperatura
divenne molto più sopportabile.
- Te lo avevo detto che potevi fare miracoli! - sorrise Michael e abbassò la
testa per raggiungere le labbra di Maria.
Lei scosse la testa e gli mise un dito sulla bocca - Aspetta - gli passò il
dito sulle labbra, poi la mano intera percorse il viso di Michael e si fermò
sulla fronte. Maria chiuse gli occhi, cercò nella sua mente l’immagine che
avesse appesantito i suoi pensieri causandone il mal di testa come era successo
per Max. La trovò persa in uno degli spazi più profondi: la sua immagine
aliena. La osservò a fondo… ancora non era riuscita a vedersi perfettamente e
non si ricordava più come era 3400 anni fa. Non capì come potesse essere
all’interno di Michael ma non rimase molto tempo a pensare. La assorbì e la
tenne in qualche posto segreto all’interno del suo potere.
- Come ti senti adesso? - domandò la ragazza.
Michael si meravigliò, non sentiva più nulla, era come se fosse stato liberato
da qualche cosa. Lo stesso mal di schiena si era alleviato come se fosse
diventato più leggero lui stesso. Prese la mano di Maria e se la portò alle
labbra, la baciò dolcemente. Lo stesso fece con la bocca di lei e quando la
lasciò andare - Puoi davvero fare miracoli… non solo uccidere.
Questione
di Tempo
Ore 3.30,
GIORNO DI LUNA PIENA
Max e Maria entrarono di corsa nell’atrio del palazzo reale a Fonsagh. Ci volle
un bel po’ di tempo prima che fossero raggiunti da Tess e Alex. I due ragazzi
erano già corsi a prendere l’occorrente per il viaggio. Max portò Maria e gli
altri nella stanza segreta, in uno dei sotterranei del palazzi. L’avevano fatta
costruire lui e Michael per emergenza, nel caso il palazzo fosse attaccato.
Grazie a una combinazione di numeri e lettere che solo il re e Michael, più il
maggiordomo (nel caso entrambi non fossero stati presenti) conoscevano, si
poteva aprire direttamente un passaggio per raggiungere il porto spaziale di
Tagart. Max e Maria dovevano raggiungere Michael e Isabel attraverso quello.
Prima si munirono di armi. Maria si prese, dopo un momento di dubbio, un paio
di pistole laser, un giubbotto antiraggio, uno zaino in cui mise una tuta
d’amianto e un paio di bombe a mano a idrogeno.
Max invece recuperò due fucili laser ultraleggeri, un paio di pistole laser che
si infilò nelle fodere che si era assicurato alla vita, un cannocchiale a raggi
infrarossi, una ricetrasmittente da applicare all’orecchio abbastanza per sei
persone e una corda.
Alex invece asserì di essere pacifista e non volle prendere più di una pistola
a raggi laser. Fu Maria a mettergli nel suo zaino un altro paio di armi e
oggetti in più. Max si occupò invece di Tess che al contrario aveva esagerato
prendendo più strumenti di offesa di quante ne potesse trasportare.
Ore 4.00
Isabel e Michael scesero dall’astronave davanti all’ingresso principale della
base spaziale di Tagart. Subito l’alieno chiamò a raccolta il suo primo
ufficiale e gli impartì un paio di ordini tra cui quello di riempire il
serbatoio del mezzo con cui erano arrivati e di preparare in mezz’ora o meno
l’astronave spaziale personale di Michael.
Isabel corse immediatamente alla stazione centrale delle comunicazioni
all’interno della struttura, qualche piano sopra, e comunicò con la base a
qualche miglio di distanza dalla piramide di cristallo.
Michael invece seguì i preparativi rimboccandosi lui stesso le maniche. Gli
sembrò di essere tornato a qualche anno prima, quando l’aveva progettata e
costruita con l’aiuto di pochi rimasti, durante la guerra interstellare. Quella
nave, nonostante ne avesse passate molte, sembrava ancora nuova ed era
sicuramente la migliore nel raggio di mille stelle.
Ore 4.15
- Abbiamo tutto quello che ci serve? - domandò Max guardando gli altri ragazzi.
- Sembra che stiamo preparandoci per una guerra - esclamò Alex fissandosi come
l’aveva conciato Maria. Una tuta militare, un paio di anfibi, uno zaino
gigantesco appesantito da tutto quello che ci aveva messo dentro e un paio di
occhiali infrarossi che gli aveva piazzato sulla testa.
Maria sorrise alzando le spalle - Se vogliamo salvare Liz è l’unica cosa che
possiamo fare!
- Sicura che non c’era altro modo? - domandò nuovamente Alex che ancora non
aveva capito bene la situazione. Maria gli aveva illustrato il risultato a cui
erano pervenuti molto a grandi linee.
- Dobbiamo muoverci! Discuteremo dopo! - affermò Max incamminandosi verso la
porta che conduceva al sotterraneo.
Alex fissò Maria la quale alzò le spalle - Non si può negoziare Alex. Questa è
l’unica soluzione se vuoi salvare la nostra migliore amica prima che diventi la
nostra peggiore nemica - Maria non gli aveva ancora detto che sarebbe stata
costretta a ucciderla di nuovo.
- Magari un piano per portarla via senza combattere? - propose Alex mentre
seguivano Max all’interno degli oscuri antri del sottoterra.
- Basta! - esclamò Tess - Se questa è l’unica cosa che gli è venuta in mente
finiscila di discutere!
Maria la guardò storto - Tess, sembra quasi che abbiano rapito te. Come mai
tutta questa voglia di combattere?
Tess alzò le spalle e non le rispose.
- Ci siamo - disse Max fermandosi davanti a una consolle piena di tasti.
Il ragazzo ne schiacciò un paio e si accesero delle luci illuminando un vasto
spazio immerso in una caverna sotterranea. Al centro c’erano dei binari che
terminavano in una galleria ancora più buia di quella da cui erano arrivati.
- Che posto è questo? - domandò Maria girando su se stessa.
Max digitò ancora alcuni tasti e ne uscì un monitor che rappresentava una
strana macchina. Maria osservò attentamente che cosa stesse facendo vedere.
Sembrava stesse montando uno strano mezzo di trasporto mentre Max continuava a
schiacciare tasti su tasti. Una sequenza di numeri apparvero nell’ultima riga
sotto alla macchina.
Alex fu il primo a sentire un rumore sordo sopra di loro. Alzò la testa e
guardò in alto. Era la stessa macchina apparsa sul monitor ma questa volta
reale. Sembrava una strana capsula appuntita. Quando fu depositata sui binari i
due terrestri si avvicinarono timorosi ad osservare dentro. Era a quattro posti
più uno spazio dove mettere probabilmente gli zaini.
- Max… dobbiamo salire su questo coso? - domandò Maria ritornando dall’alieno e
indicando la capsula.
Il re annuì, si avvicinò e schiacciando un bottone aprì lo sportello in vetro
di Garsena - Questa l’abbiamo chiamata io e Michael Navicella Fonsgart.
- E’ sicura? - domandò Tess avvicinandosi ad osservarla.
- L’abbiamo collaudata solo una volta. Non ne siamo certi ma dovrebbe essere a
posto. Arriveremo a Tagart in poco tempo viaggiando a una velocità di
quattrocentocinquanta miglia allora.
- Cosa?! E se non funzionasse e ci schiantiamo? - domandò Alex.
- Piantala di portare iella! - esclamò Tess battendo un piede.
I quattro salirono e Max, schiacciando una serie di bottoni - I signori sono
pregati di allacciare le cinture - esclamò imitando la voce di un comandante di
qualche compagnia aerea - Vi auguriamo un buon viaggio.
- Spiritoso! - esclamò appena in tempo Maria prima che la velocità la
comprimesse al sedile.
Ore 4.35
- Milady! - urlò un ragazzo entrato a far parte della base spaziale da non
molto tempo - Il radar rivela che sta arrivando la capsula.
Isabel si alzò in piedi agitata, poi recuperando la calma chiuse gli occhi e
comunicò a Michael di preparare la Stanza di Fuga, dove sarebbe arrivata la
navicella con a bordo anche il suo Alex.
Michael corse ad accoglierli e quasi scoppiò a ridere dell’espressione di Tess,
Alex e Maria. Non erano sicuramente preparati alla velocità della capsula. Però
si trattenne e prese Maria per le spalle accompagnandoli all’astronave.
Isabel corse da Alex e i due rimasero soli per qualche minuto a scambiarsi baci
e abbracci.
Ore 4.45
- Purtroppo l’unico modo per arrivare alla piramide è adoperare la navicella
che abbiamo usato per arrivare a Naggar. Non c’è uno spazio che possa ospitare
anche solo una piccola parte della Secolo I. Potete vederlo nelle immagini che
ci hanno inviato da TRX - Isabel mostrò sul grosso schermo la piramide.
Max osservò attentamente, poi si avvicinò e indicò la punta della piramide -
Non è possibile avvicinare questa immagine?
- Aspetta - Isabel schiacciò qualche tasto sulla tastiera del computer
collegato allo schermo - Ecco.
Un quadratino comparve esattamente sulla punta e avvicinò l’immagine. C’era una
persona nella punta non molto ben distinguibile a causa dell’oscurità.
- Sono quasi sicuro che sia Liz - esclamò il re - Dobbiamo muoverci sapendo
dove si trova.
Maria annuì mentre Alex incrociò lo sguardo della sua fidanzata. Tess si alzò
in piedi e osservò meglio il posto mentre Michael andò ad appoggiare le mani
sulle spalle di Maria.
- Come facciamo per la Secolo I? Qualcuno deve restare qui pronta per farla
partire nel caso riescano a sfuggirci nello spazio - espresse Michael lasciando
le spalle della ragazza - Gli altri che sono andati a TRX tornano qui e si
infilano direttamente all’interno dell’astronave.
Tutti lo guardarono e l’alieno scosse la testa - Io voglio venire con voi!
- Ma tu sei l’unico che sa come farla partire. Non c’è nessuno neppure nel tuo
staff che è in grado di farlo! - esclamò Isabel.
- Michael… - mormorò Maria.
Lui annuì - Lo so però non voglio lasciare Maria da sola.
Lei si alzò in piedi - Purtroppo io devo andare e sai perché. Tu invece devi
rimanere qui. E’ il nostro destino, Michael… vedrai che tutto si risolverà per
il meglio. Io e te potremo finalmente stare insieme per sempre.
Ore 5.20
- Ecco la piramide! - esclamò Tess indicandola.
Isabel e Max fecero fermare la navicella a distanza di sicurezza, alta sopra
alle piante di qualche metro, bloccata nell’oscurità. Velocemente Max si alzò
dal sedile e andò a prendere gli zaini. Tutti si erano vestiti con delle tute
nere come la notte. Il re passò i trasmettitori a Isabel, che andò ad aprire il
portellone che dava in basso, a Maria, ad Alex e a Tess.
- Bene ragazzi, la frequenza è 001. Da adesso abbiamo solo dieci minuti esatti
prima che ci scoprano. Il radar circolare ha appena visionato questa zona.
Forza, muoviamoci.
Isabel assicurò il cavo per scendere a Maria che si sistemò gli occhiali
infrarossi. La ragazza si lasciò poi scivolare giù a terra. Immediatamente si
mosse verso la piramide, all’inizio del campo aperto dove stava tutto
l’accampamento. Osservò il movimento.
Alex la seguì a poca distanza sistemandosi qualche metro più in là. Si sistemò
l’auricolare all’orecchio meglio che poté sintonizzandola sulla frequenza che
gli aveva detto Max. Fu il turno poi di Tess, Isabel e per ultimo Max che
inserì il pilota automatico all’astronave e l’allarme vocale.
Quando tutti furono a osservare il campo Max comunicò coi militari della base
che dovevano trovarsi anche loro nei dintorni. Gli comunicò di aspettare i suoi
ordini prima dell’attacco. Restavano sette minuti.
- Maria, tu adesso vai a salvare Liz assieme ad Alex di modo che possa coprirti
le spalle.
- Semmai sarà il contrario - ironizzò Maria - Comunque va bene. Tu dove andrai?
- Io e Tess andremo a scovare l’alieno che ha rapito Liz. Poi una volta che voi
avrete tratto in salvo Liz lo cattureremo e daremo il via all’attacco rispose
Max.
- D’accordo - sussurrò Maria - Forza Alex, muoviamoci.
Maria e Alex entrarono insieme silenziosamente nel campo evitando abilmente le
guardie che giravano con le pile. Non sembravano aspettarsi un attacco.
- Isabel, tu rimani qui e comunicaci se succede qualcosa di imprevisto. Forza
Tess, andiamo!
L’aliena annuì mentre Isabel finse di accettare l’ordine di Max. Appena furono
tutti spariti anche lei uscì dall’ombra del bosco e si diresse verso un altura
da cui poteva controllare meglio la situazione. Era stufa di essere sempre
lasciata indietro.
La
Trappola
Maria e Alex
riuscirono a entrare all’interno della piramide evitando le guardie che, non
aspettandosi l’arrivo di nessuno, giravano attorno alla base mezzi
addormentati. Più in là, tra le tende, scoppiettavano alcuni fuochi e attorno
molte sagome dormivano all’aperto. Maria riuscì a scorgere un paio di ombre che
si muovevano con circospezione e intuì che si trattasse di Tess e Max.
- Ora come facciamo a salire? - domandò Alex - Se veramente Liz è lassù l’unico
modo deve essere quello di utilizzare quell’ascensore al centro. Così facendo
ci faremo scoprire immediatamente!
- Avremmo bisogno dell’aiuto di Tess… provo a comunicare con lei e a chiederle
se può ingannare gli altri per il tempo che saliamo e scendiamo! - Maria si
schiacciò all’orecchio la ricetrasmittente.
Tess non le rispose. Provò quindi con Max e nemmeno questi diede segni di vita.
- Non rispondono! Cosa facciamo adesso? - Maria si guardò attorno. Sembrava
tutto troppo calmo - Ho come l’impressione che siamo in trappola… Credo che ci
convenga salire senza farci troppi problemi!
Alex annuì e si avvicinò alla struttura in mezzo - Credo basti schiacciare
questo tasto… Svelta Maria, sali sulla piattaforma! - Una volta che entrambi
furono saliti Alex schiacciò il pulsante rosso. La piattaforma si mosse e si
diresse verso l’alto.
Quando arrivarono in un primo momento sembrò loro che non ci fosse nessuno.
Poi, con la coda dell’occhio Alex individuò una massa scura sul pavimento e
guardando meglio si accorse che era Liz.
- Maria! E’ lì!
I due si avvicinarono e Maria le appoggiò una mano sulla fronte - E’ drogata!
Dobbiamo portarla da Max o Isabel. Svelto, prendila in braccio.
Alex sollevò Liz con facilità e salirono nuovamente sulla piattaforma.
Scendendo Maria si osservò attorno attraverso la trasparenza del vetro e
attraverso gli occhiali infrarossi individuò Isabel. Stava su un altura…
qualcuno le puntava una pistola alla testa. La ragazza, allarmata, cercò allora
Max e Tess con lo sguardo. Di loro non c’era nessuna traccia. Velocemente,
attraverso i suoi poteri, mise una mano sulla fronte di Liz e chiudendo gli
occhi cercò di individuare la forma del re.
Tess e Max stavano dentro alla tenda, degli uomini gli puntavano delle pistole
alla testa e li inducevano al silenzio.
- Alex, ci hanno scoperti! Cosa facciamo adesso?
- Cosa significa che ci hanno scoperti?
- Tutti gli altri sono stati presi. Probabilmente erano venuti a conoscenza del
nostro arrivo!
- Come è possibile?
L’ascensore era arrivato al piano terra.
- Fermi dove siete! - una decina di uomini puntò loro addosso le pistole laser.
Maria si guardò attorno e cominciò ad alzare le braccia.
- Non ti conviene farlo se vuoi che i tuoi amici abbiano salva la vita! -
dall’oscurità uscì l’alieno che sapeva viaggiare nel tempo, un sorriso maligno
gli spuntò sulla faccia.
Maria abbassò le braccia, il cuore le batteva forte nel petto. Non sapeva cosa
fare.
L’uomo fece segno a un energumeno di skin di avvicinarsi a loro e di prendere
Liz ancora svenuta tra le braccia di Alex.
- Portala nell’astronave. Io adesso ti raggiungo! Sveglia la principessa e
fatti dire dove si trova il castello. Se non ci riesci ci proverò io! Sbrigati!
- esclamò l’alieno fermo nel centro della grande base.
Una volta che Liz non fu più in vista Maria esclamò con rabbia - Maledetto!
Come diavolo facevi a sapere che saremmo arrivati qui?
- Semplice intuizione! Quando non ho più avuto comunicazioni dalla mia squadra
a Naggar per quanto riguardava il re di Antar ho capito immediatamente che la
guerriera era sulle nostre tracce. Ovviamente all’inizio non ne era
consapevole, o mi sbaglio? - l’alieno accentuò il sorriso.
- Ora cosa avete intenzione di farci? - domandò ancora Maria.
- Ho deciso di utilizzare un metodo ormai diventato banale… - rivolgendo
l’attenzione a un altro dei suoi uomini - Portate tutti i prigionieri nel
sotterraneo della piramide, sezione sei.
L’uomo che ricevette l’ordine rise come se trovasse la cosa divertente. Ai due
ragazzi furono legate le mani e furono privati delle armi, poi spinti di forza,
con un po’ di pistole puntate alla testa, dentro a una apertura sul pavimento.
Percorsero un paio di corridoi e furono spinti con forza all’interno di una
immensa stanza circolare ricoperta di uno strano materiale. Furono chiusi
dentro e i due ragazzi rimasero a fissarsi impauriti.
- Ci siamo cacciati in un bel guaio, vero Alex? - domandò la ragazza - Chissà
dove siamo finiti!
Alex si avvicinò alle pareti ed esaminò di cosa fossero fatte - Credo che sia
quel materiale con cui ho fatto il rifugio un paio di mesi fa, ti ricordi? -
espose Alex ricordandosi del rifugio antiatomico che aveva costruito vicino
alla loro casa nella periferia di Fonsagh.
- Quello infiammabile resistente ad alte temperature?
Il ragazzo annuì - Sì, però non mi ricordo come si chiami.
- Questo cosa significa? - domandò Maria cominciando a preoccuparsi.
- Penso che quando apriranno saremo sotto i motori dell’astronave e bruceremo
vivi!
- Tipo 007? - chiese ancora Maria.
Alex fece un cenno di assenso - E’ troppo tempo che non vedo quel film… Ormai
saranno sette anni! Non mi ricordo più come fanno a uscire!
- Se non sbaglio c’era un tunnel! Ma qui non vedo alcuna via di uscita… - Maria
si fissò le mani legate - E’ molto probabile che porteranno qui gli altri… se
studiamo un piano per evitare che ci chiudano la porta siamo salvi!
- Ah sì? E quale sarebbe? Ti ricordi che abbiamo le mani legate?
Maria gli mostrò i polsi e la corda cadde giù, tagliata - L’alieno non mi ha
tolto il taglierino che portavo nella tasca interiore della giacca militare…
non hanno pensato che non solo i poteri sono utili in questo caso.
Maria liberò Alex e insieme si misero vicino alla porta sperando di aver
intuito giusto. La porta si aprì di scatto e i tre alieni che erano arrivati
con loro furono buttati dentro con violenza.
Maria fece un segno ad Alex e poi si abbassò buttandosi fuori e colpendo con
alcuni raggi elettrici i malcapitati. Alex liberò gli altri tre. Isabel si
occupò dei tre che stavano dietro a quelli che aveva ucciso Maria.
Il soffitto della stanza cominciò ad aprirsi e Max spinse tutti fuori dalla
stanza. Chiusero il portellone e rimasero chiusi poi nel sotterraneo. I motori
dell’astronave erano stati ormai accesi e l’interno della piramide era ormai
invivibile. I cinque alieni, soli, rimasero bloccati nei sotterranei.
L’astronave partì e loro solo dopo qualche tempo scapparono fuori. Di corsa
raggiunsero la navicella che avevano abbandonato sopra agli alberi e
velocemente si diressero a Tagart. Là, s’imbarcarono sulla Secolo I di Michael
e partirono attivando il radar per individuare l’astronave partita da TRX.
Maria rimase in ascolto nella speranza che la principessa le comunicasse dove
si trovasse il Castello e quando ormai aveva perso le speranze di ricevere una
sua comunicazione le arrivarono chiare le coordinate.
- Michael, dobbiamo raggiungere la stella Natural! - esclamò Maria.
- E dove si trova? Non ne ho mai sentito parlare!
- E’ rimasta nascosta alla Terra ma adesso è visibile. Si mostra solo ogni
seimila anni… una volta arrivati là dovremo cercare il castello perso da
qualche parte lì vicino.
- Ma come ha fatto Liz a… - si introdusse Max.
Maria diede a Michael le coordinate e ascoltò attentamente quando Michael diede
istruzioni al suo primo ufficiale che lo aiutava a pilotare l’astronave.
- E’ tempo che cominci a comprendere… la sua memoria sta tornando e
inconsciamente compie gesti che normalmente non sarebbe nemmeno in grado di
capire! - sorrise Maria.
Continua...
Scritta
da Acqua
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