THE EVIL PLANET
TRAMA: le tre sorelle Halliwell vengono trasportate nel pianeta dei demoni dove il male regna sovrano. Questa volta nessuno le potrà aiutare. Riusciranno a salvarsi?
Data di inizio composizione racconto: 27/08/2000
Data
di fine composizione: 03/09/2000
Adatto a tutti
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diritti del racconto sono di proprietà del sito "Streghe Italia", e
che tutti i personaggi di "Streghe / Charmed" utilizzati nel racconto
sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment, e sono
utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
"Charmed" is a trademark of
Spelling Television Production © 2000
"
Sorelline, ma cosa…" cominciò Phoebe ma non fece in tempo a completare
la frase che si ritrovarono a volare in alto, uscirono dalla casa per salire
sempre più su.
Erano
passate molte settimane dal matrimonio di Leo e Piper senza che le tre sorelle
ricevessero attacchi da forze oscure. Naturalmente, Piper non aveva voluto
allontanarsi dalle due amate sorelle e si era trasferita con "il suo
adorato maritino" nella casa a fianco, quella di Dan, che se n'era andato
ancor prima che Piper tornasse dal suo esotico viaggio (vedi "Antares").
Le tre ragazze avevano passato un bellissimo periodo, l'ultimo per un bel po’
di tempo.
Quella
mattina Phoebe voleva uscire presto di casa perché, prima della lezione di
psicologia che doveva avere, voleva attaccare bottone con Christopher,
il nuovo ragazzo del suo corso.
"Io esco sorelline, cioè Prue!" urlò la più piccola dirigendosi
alla porta.
"Va bene." disse dal piano di sopra la maggiore.
Poi Phoebe vide il Libro delle Ombre che aveva dimenticato la sera prima in
salotto e lo prese in mano, per portarlo di sopra, ma appena lo toccò ebbe una
visione. Vide Morris che lanciava contro di loro una polvere, pronunciando delle
parole. Appena il poliziotto smise di parlare le ragazze si accasciarono a
terra.
"Prue!" disse Phoebe "per favore, scendi subito!"
"Che
c'è?" chiese Prue scendendo le scale e andando, preoccupata verso la
sorella.
"Morris
è uno stregone!"
"Ma non farmi ridere"
sbottò la più grande "ce ne saremmo accorte prima, se così fosse."
"L'ho visto pronunciare una formula contro di noi. Ne sono certa!"
protestò Phoebe "Ultimamente le mie previsioni sono più precise".
"Va bene" rispose la sorella, tanto per renderla tranquilla
"Cercherò di stargli alla larga".
La più piccola sorrise di gratitudine alla sorella, poi si voltò verso la
porta e, uscendo disse:
"Dillo anche a Piper!!".
Poi uscì correndo e Prue,
sospirando, si diresse alla porta, uscì e andò a bussare alla casa della
sorella. Sperava che non ci fosse Leo, non voleva farlo preoccupare per nulla ma
Phoebe l'aveva presa così sul serio…
Piper le aprì la porta.
"Ma guarda un po’ chi è venuto a trovarmi!" scherzò Piper
"Sei stata fortunata, stavo uscendo. Vieni, accomodati".
"Sei sola?"
"Purtroppo, sì!" alzò gli occhi al cielo e rispose sussurrando
"Leo è in riunione".
La più grande sorrise.
"Sono venuta perché Phoebe minacciava di avere una crisi di nervi se non
lo facevo. Stamattina dice di aver avuto una visione dove Morris era uno
stregone!"
"Impossibile!" rise Piper "Lo conosciamo da così tanto
tempo…"
"E' per questo che ti ho chiesto di Leo. Non voglio che si preoccupi per
nulla. Credo che questa volta la nostra piccola sorellina abbia preso un
granchio bello e buono." disse Prue
"Concordo!".
Phoebe,
molto più preoccupata delle sorelle per la visione avuta, stava andando verso
l'università di buon passo, cercando di recuperare il tempo perduto. Voleva
parlare con Christopher e lo avrebbe fatto. Sarebbe riuscita a parlargli!
Sfortunatamente, quando arrivò, lo vide entrare con i suoi amici.
"Oh, nooo!" disse desolata la ragazza.
"Qualcuno ci salvi, la nostra Phoebe si è di nuovo innamorata!"
"Sì, sì scherzate pure voi tre." disse Phoebe girandosi "Come
se non sapessi che quel ragazzo è assolutamente desiderabile".
Brooke, Tessa e Andrea (apparse
nella puntata "San Valentino" (2.13))
si guardarono come se la sapessero lunga. In fondo… era veramente in ragazzo
più carino dell'università.
Rimasero lì a battibeccarsi a vicenda per qualche minuto, poi Phoebe si sentì
chiamare. Si voltò e vide Morris. Un'ombra di angoscia apparse sul volto della
ragazza mentre si avvicinava al poliziotto.
"Phoebe, hai un minuto? Mi servirebbe un aiuto…"
"Mi dispiace, Morris" lo interruppe Phoebe "ma, vedi, devo andare
in classe ho un lezione di psicologia e sono già in ritardo. Scusami ancora,
ciao!". E corse via, non dando l'occasione al poliziotto di parlare di
nuovo.
Dopo
la lezione, finalmente, Phoebe riuscì a parlare con Christopher, e così venne
invitata a pranzo. Più Chris parlava, più Phoebe capiva che le chiacchiere che
aveva sentito nei corridoi su di lui erano vere! Era il ragazzo più sensibile,
carino, affettuoso e intelligente che avesse mai conosciuto. Tutto, insomma
sembrava andasse a gonfie vele. Sembrava.
Ad un certo punto del pranzo, Chris fece cadere il sale.
"Oh-oh. Butta un po’ di sale dietro le spalle, Chris."
"E perché?"
"Perché rovesciare il sale porta sfortuna!"
"Non dirmi…che una ragazza intelligente come te crede queste fesserie? Ti
prego, dimmi che non basi la tua vita sulle superstizioni!"
"Vorrei farti sapere che dietro ogni leggenda c'è un fondamento di verità!"
protestò la ragazza.
"Mi dispiace Phoebe, sei una ragazza così carina, ma… io non credo alle
superstizioni e vorrei una ragazza che condivida questo mio pensiero."
"Certo, non me la prendo più, ormai." disse non sapendo se provare
odio o dolore o entrambi per il ragazzo. Poi prese la sua roba e uscì.
Tornò
a casa e decise di sentirsi un po’ triste. Trovò Piper con Prue in salotto e
raccontò loro tutta la storia.
"Su, non preoccuparti, sorellina!" disse Piper.
"E poi sappiamo noi come tirarti su il morale, vero, Piper?"
"Oddio,
me ne stavo dimenticando!!!" la secondogenita corse in cucina e ritornò
con una crostata appena sfornata.
"Piper, ti amo!!!" disse Phoebe riconoscendo la crostata di fragole,
la sua preferita.
Le sorelle passarono qualche ora allegramente. Quando Piper stava per andarsene,
suonò il campanello. Prue andò ad aprire.
"Ciao Morris" sentirono le altre dal salotto.
"Piper, ti prego, appena lo vedi, BLOCCALO!" implorò Phoebe a denti
stretti.
"Potresti almeno spiegarmi il perché?"
"Vuole farcì qualcosa di male! Vuoi credermi sì o…".
Non fece in tempo a finire la frase che Morris e Prue erano già entrati.
"Ciao Morris!" disse Piper guardando male la sorella piccola "Che
ci fai di bello da queste parti?"
"Sono stato incaricato di fare un lavoraccio. Mi dispiace per voi"
"E di che si tratta?" chiese Prue.
"Di questo" disse il poliziotto e gettò contro le sorelle una polvere
strana.
"Piper, bloccalo!" le urlò Phoebe, ma la sorella era stata colta alla
sprovvista.
"Streghe,
che dalla notte dei tempi i demoni uccidete,
che al loro cospetto voi andiate".
Il
poliziotto ripeté due volte la formula e quando ebbe finito i corpi delle
ragazze caddero a terra, ma le loro anime, no. "Sorelline, ma cosa…"
cominciò Phoebe ma non fece in tempo a completare la frase che si ritrovarono a
volare in alto, uscirono dalla casa per salire sempre più su.
Le loro anime volarono in alto, superando ogni confine spaziale conosciuto.
Morris si ritrovò con i corpi delle
ragazze di fronte a se, cominciando a chiedersi, per la prima volta da quando
aveva accettato l'incarico, se avesse fatto la cosa giusta, quando la stanza si
riempì di luce opaca ed apparve Mizar, il suo padrone, il demone che può
comandare la mente degli uomini.
"Bravo, hai fatto un ottimo lavoro, Morris… ora puoi dimenticarti tutto e
tornare alla tua routine." disse il demone con voce profonda.
"Ma… cosa ne sarà di loro, padrone?"
"Non preoccuparti, avranno quello che si meritano, come tutti a questo
mondo, d'altronde." e detto questo scoppiò in una risata che fece gelare
il sangue nelle vene di Morris. A quel punto capì: non aveva fatto la cosa
giusta. Se fosse successo qualcosa alle ragazze se ne sarebbe pentito per tutta
la vita ma sapeva che non si sarebbe mai ricordato cos'era successo in quella
stanza.
"Ora va' e dimentica, piccolo poliziotto" sussurrò Mizar e scomparve.
Le
ragazze si svegliarono in una cella.
"Ma che è successo?" chiese Piper.
"La mia premonizione era giusta!" protestò Phoebe
"E voi che non mi avete voluto credere".
"Va bene, ci dispiace, ma ciò non toglie il fatto che non sappiamo dove
siamo." disse Prue.
"E che non sappiamo come abbiamo fatto a finirci" aggiunse Piper.
"Sappiamo solo che siamo nei guai" finì Phoebe.
"Piantatela di starnazzare, li dentro!" tuonò una voce dal fuori.
"Stai calmo, non dobbiamo ucciderle… per ora. Aprimi, voglio
salutarle." disse una voce di donna.
La porta si aprì e le tre ragazze videro, non senza stupore, chi era la
misteriosa donna: Hannah!
"Hannah?!?" disse incredula Prue.
"Ma… non ti avevamo sconfitto, insieme con il tuo degno compare Rex?"
disse Phoebe.
"Sì, ci avevate sconfitto, così come avete fatto con molti altri di noi.
Ma questa è… come possiamo dire… la nostra piccola rivincita. Siete attese
dal capo. Fra cinque minuti ripasserò a prendevi. Datevi una sistemata."
disse Hannah e poi uscì senza dare ulteriori spiegazioni.
"No, aspetta un momento. Cosa vuole il vostro capo da noi? Hannah!"
chiese Piper.
"Una sistemata." disse Phoebe facendogli il verso "Come se ci
fosse potessimo fare qualcosa per renderci presentabili, qui dentro."
"Credo che tra poco ci spiegheranno tutto. Ho la sensazione che siamo nei
guai, sorelline!" rispose Prue.
Dopo
cinque minuti esatti Hannah tornò alla loro cella e le portò in una specie di
stadio dove, ammucchiati in una folla, c'erano un'infinità di demoni, stregoni,
streghe malvagie, molti dei quali noti: Abraxas, L'uomo nero, Tuata… Prue
cominciò ad intuire dove erano finite.
Quando avevano lasciato la Terra, era pomeriggio ma dove erano loro, non c'era
sole. C'era una strana luce, una specie di tramonto eterno. Il paesaggio era
un'immensa pianura desolata ma, in lontananza, c'erano delle elevate, ostili,
montagne.
Hannah
condusse le ragazze al centro del "palco" dove le stava attendendo una
creatura ammantata di nero. La
sua faccia non era visibile, ma la maschera che portava non era per nulla
amichevole. Era di metallo nero con due sporgenze appuntite a mo' di corni che
erano all'altezza delle orecchie. I fori per gli occhi erano atteggiati in
un'eterna espressione d'odio, ma l'aspetto più spaventoso era la bocca.
Sembrava il muso ghignante di uno scheletro di qualche animale e, quando parlò,
improvvisamente, nell'arena calò un silenzio di tomba.
"Benvenute, sorelle Halliwell" disse la creatura "io sono il capo
dei demoni, loro mi chiamano il Malvagio".
"Sì, ma che vuoi da noi?" chiese Piper, interrompendolo. Era
preoccupata per la situazione venutasi a creare. Il Malvagio si alzò e si
diresse verso di lei. Hannah, si ritirò in fretta, abbassando la testa insegno
di umiltà. Non ce l'aveva con lei ma… meglio non svegliare il can che dorme.
"Non ti azzardare mai più ad interrompermi, strega!" le urlò. Piper,
coraggiosamente non si tirò indietro e sostenne con fierezza il suo sguardo, o
meglio, continuò a guardare la sua maschera. Lui prese un lembo del suo
mantello e ce l'avvolse dentro per un istante. Quando il Malvagio si voltò di
nuovo per tornare a sedersi, Phoebe e Prue videro che al posto della sorella
c'era un aquila.
"Piper!!!" disse con orrore Prue.
"Sorellina!" disse Phoebe.
"Che cosa le hai fatto?" avrebbe voluto urlargli Prue ma preferì
tacere. Non voleva che Phoebe rimanesse sola a combattere.
L'aquila volò sulla spalla di Prue.
"Silenzio, ora ascoltatemi. Sono io che detto le regole del gioco, qui e
non ci sarà nessun Loro che vi salverà questa volta. Ho deciso di portarvi qui
per dare un po’ di gloria a quelli che avete battuto, per dimostrargli che
senza il vostro prezioso libro o senza l'aiuto del vostro Angelo Bianco non
siete nessuno. Ma… potete anche
salvarvi senza costringermi a farvi morire di stenti o a causa di qualche
incantesimo se… mi giuriate fedeltà!"
"Mai!" esclamò decisa Prue "Noi non vogliamo servire il male ed
esserne intimorite come loro nei tuoi confronti".
"E tu, Phoebe? La pensi come tua sorella?" chiese il demone.
"Certo!"
"Ma sentiamo come la pensa la nostra aquila preferita" continuò
cinico il Malvagio schioccando le dita. Piper tornò normale. Fece un sospiro di
sollievo e disse:
"Tu pensi che io stia dalla tua parte dopo che mi hai trasformato solo per
averti parlato? Mai!" rispose arrabbiatissima Piper.
"Ragazzina, vedi di moderare il tuo linguaggio. La prossima volta non ti
potrebbe capitare un incantesimo così conveniente. Posso ucciderti con uno
schiocco delle dita solo facendoti soffrire solo la metà del dolore che hai
fatto soffrire ai miei sudditi!" disse il capo degli demoni. Nessuno aveva
mai avuto l'ardire di parlargli a quel modo. Si riscosse e continuò.
"Dunque avete scelto di non rivedere più la Terra. Contente voi… per
salvarvi dovete distruggere la fonte della nostra energia. Avete tutto il tempo
che volete." disse il Malvagio alzandosi dal suo trono. Poi si rivolse di
nuovo alle ragazze.
"Ops, quasi dimenticavo. Volevo avvertirvi che qui c'è solo il vostro
spirito. Il vostro corpo è rimasto sulla Terra. Probabilmente fra qualche
giorno vi seppelliranno e voi morireste comunque." Detto questo si voltò
per andarsene.
"Hey" lo richiamò Phoebe "e non ci dici altro? Un indizio! Dov'è
questa fonte di energia?".
"Scusa, ma non sei tu quella che ha le premonizioni?" disse il
Malvagio con cinismo "Datti da fare!" le urlò. E questa volta se ne
andò veramente.
Sulla
Terra il pomeriggio lasciò il posto alla sera e Leo era finalmente tornato a
casa. Era stata una riunione molto stressante e solo pochi erano potuti
assentarsi e solo per i casi più gravi. Una volta tanto entrò dalla porta,
ansioso di rivedere Piper, anche se si era assentato solo per una giornata.
"Piper, sono tornato!" disse. La casa era stranamente silenziosa. Era
quasi impossibile che Piper fosse lì, ma controllò comunque tutte le stanze.
"Forse è dalle sue sorelle, ma è strano, in genere mi scrive sempre dei
biglietti per farmi sapere dove la posso trovare" pensò il ragazzo. Uscì
di nuovo e andò a suonare il campanello di casa Halliwell. Nessuno rispose. La
casa era perfettamente silenziosa. Leo provò ad aprire la porta ed i pomello
ruotò docilmente sotto le sue dita. Era, quindi escluso che le ragazze fossero
uscite, magari a fare spese, lasciando la porta aperta. Sempre più perplesso,
l'Angelo entrò.
"Prue, Phoebe, Piper! Ci siete? Ragazze?" chiese Leo. Nessuna
risposta! Purtroppo per lui la risposta la trovò in soggiorno dove vide le tre
sorelle accasciate a terra, come morte.
"Ragazze! Oh, mio Dio, ma che è successo?" spaventatissimo il giovane
su avvicinò ai corpi delle tre streghe e tastò loro il polso. Niente.
Capì allora che la cosa migliore da fare era quella di chiedere informazioni a
Loro. Sicuramente sapevano qualcosa. Chiuse a chiave la porta e usò
immediatamente il suo potere teletrasportandosi dove aveva passato la giornata.
Una magnifica stanza, dove tutto sembrava fatto con le nuvole si illuminò
improvvisamente di luce azzurra. Leo vide i quattro spiriti di Loro fatti di
luce (terra, aria, acqua, fuoco) seduti vicino ad una parete.
"Che è successo alle Halliwell?" chiese bruscamente Leo.
"Ci dispiace per quel che è successo. Non ce ne siamo accorti che
ora" disse lo spirito che brillava di luce verde, lo spirito della terra.
"Chi le ha uccise?" chiese nuovamente Leo.
"Non sono morte" rispose lo spirito bianco, lo spirito dell'aria.
"Sono solamente state trasferite" aggiunse lo spirito del fuoco,
risplendente di luce rossastra.
"Cosa?" chiese incredulo Leo.
"Morris è stato posseduto e la pronunciato un incantesimo contro le
ragazze. Le ha trasferite… a Madras." disse lo spirito azzurro, lo
spirito dell'acqua.
"No, non è…" balbettò il giovane.
"Possibile?" chiese lo spirito verde "Mi dispiace, Leo, ma è la
pura verità."
"E adesso?" disse il giovane. Era spaventato, ansioso e si sentiva
depresso per quello che era successo alle sue tre protette. Forse anche
ex-protette. Tutto quello che sapevano su Madras lo avevano sentito da streghe
convertite al male. Non c'era modo di superare la prova che il Malvagio chiedeva
di risolvere. Nessuna indicazione, nessun aiuto… potevano solo fare
affidamento sulla loro fortuna e sulle loro abilità. Nemmeno i poteri potevano
aiutarle a lungo. I quattro protettori facevano bene a considerarle perdute.
Nemmeno Loro potevano raggiungerle.
"Devi solo proteggere i loro corpi e aspettare" disse il fuoco.
"Prepariamoci ad affrontare dei guai. Seri guai. Sicuramente molte creature
malvagie approfitteranno dell'assenza delle Halliwell per attaccare la città.
Stai attento. Leo" disse lo spirito dell'acqua.
"D'accordo" disse l'Angelo e sparì, riapparendo a casa Halliwell. Per
prima cosa trasportò i corpi delle tre ragazze nelle loro stanze. Erano più
sopportabili da guardare, stese nei loro letti, sembravano meno… assenti. Poi
andò in soffitta e cercò nel fidato Libro delle Ombre un incantesimo di
protezione e lo pronunciò a favore delle sorelle. Un problema in meno. Avrebbe
avuto con cosa occupare il tempo. Ne era più che certo.
"Bene,
e ora che facciamo?" chiese Phoebe.
"Quello che ha detto di fare il Crudele" disse Piper.
"Ma che intuito. Ti hanno già candidato per il Nobel, sorellina?"
disse sarcasticamente Phoebe, posando un braccio sulle spalle della sorella
"E poi si chiama Malvagio".
"E' uguale!" protestò Piper.
Da quando avevano lasciato l'arena non avevano incontrato un solo indizio di
civiltà e, dopo circa due ore di cammino,
non sapevano da che parte farsi. A Est e ad Ovest si estendevano le
colline che si innalzavano in insidiose montagne a Nord mentre a Sud c'era una
sterminata e desolata pianura.
"Non stavo alludendo al fatto di distruggere la loro fonte di energia, ma
al fatto che tu dovresti darti da fare e avere qualche premonizione!"
rispose la secondogenita.
"Ma
come pensi…" cominciò Phoebe ma non finì la frase "Bah, ci
rinuncio!" e detto questo si mise in posizione yoga, poggiando le mani su
qualunque oggetto che le capitasse a tiro. Ad un certo punto, ebbe una specie di
vuoto allo stomaco, come se si trovasse sulle montagne russe, affrontando una
ripida discesa e subito dopo arrivò la visione.
"Allora?" chiese Piper.
"Ho visto una caverna con qualcosa o qualcuno dentro ma ho avuto la
sensazione… sono sicura che non erano demoni. La caverna era sulle colline
perché non era un paesaggio impervio." raccontò Phoebe.
"Sì, ma resta sempre una decisione. Est o Ovest?" disse Prue.
"Io dico di là'" disse Phoebe indicando l'Est "Ero voltata da
quella parte quando ho avuto la visione!".
"Seguiremo il tuo consiglio, Phoebe" disse Prue "non abbiamo
altre idee!"
Phoebe prese fiato come per risponderle, poi le scoccò semplicemente
un'occhiataccia.
"Ma guarda le sorelle maggiori d'oggigiorno!" esclamò Phoebe
"fai loro dei piaceri e loro ti ricompensano con delle insulse
battutine!"
Prue le si avvicinò e le passò un braccio sulle spalle.
"Guarda che scherzavo!" le sussurrò dispiaciuta.
"Va bene, ti perdono!" rispose Phoebe e raggiunte da Piper
cominciarono a camminare dirette verso un destino ignoto ma sentivano che se
fossero rimaste insieme ce l'avrebbero fatta.
Camminarono
per alcune ore, prima di fermarsi a riposare, con quella strana luce da tramonto
che era rimasta invariata da quando le tre sorelle erano arrivate a Madras.
"Questa luce mi fa sentire nervosa!" disse Phoebe.
"Già!", confermò Prue "Ho la costante sensazione di essere
osservata da qualcuno!".
Appena la maggiore delle Halliwell finì di parlare, i misteriosi inseguitori si
materializzarono da tre direzioni diverse. Istintivamente le sorelle si misero
un po’ distanti ma a cerchio per proteggersi le spalle a vicenda.
"Salve, Prue!" salutò un uomo.
"Nicholas?!?" disse Prue, incredula "Credevamo di averti
ucciso!"
"Invece mi avere relegato qui!" spiegò con stizza lo stregone
"Ho il mio spirito, il mio corpo ma non mi posso più muovere da questo
pianeta."
"Ci si rivede, Phoebe!" disse un ombra che si materializzò di fronte
a Phoebe "Sai, avrei proprio bisogno di nuovo ci un'aiutante. Vorresti
esserlo, come l'altra volta…"
"Sparisci, non voglio avere più niente a che fare con te!" rispose
Phoebe all'unica creatura che l'aveva spaventata da piccola: l'uomo nero!
"Accidenti come sei brutto!" disse Piper al demone che aveva davanti.
Aveva le sembianze di un lupo gigantesco. I suoi occhi erano iniettati di sangue
e aveva denti e artigli affilati mentre il suo pelo era di un marrone cupo.
"Mi preferiresti in un'altra forma?" ringhiò il lupo e si trasformò
in Leo. Era stato avvertito di eseguire questa trasformazione davanti a lei dal
Malvagio.
"Trasformati nel suo
Angelo Bianco, Keil. La renderai confusa"
gli aveva detto.
Invece,
questa volta, Piper non si fece distrarre dalle apparenze della bestia e bloccò
il tempo. Immediatamente Phoebe recitò una filastrocca.
"Io
sono la luce
E
del bene sono la gloria che riluce.
Ritorna nelle tenebre
E' lì il tuo posto.
Noi ti sconfiggeremo ad ogni costo!
Adesso vattene e scompari dalla realtà.
Torna negli inferi, tu
appartieni all'aldilà!"
L'uomo
nero diventò ancora più chiaro e fu considerato inoffensivo, anche perché lo
era veramente. Aveva perso il suo corpo. Era rimasto solo lo spirito a
testimonianza di quello che era stato.
"Funzionerà l'incantesimo che ci scrisse la nonna contro Nicholas senza i
fiori?" chiese Piper.
"Speriamo!" le rispose Prue. Poi, tutte insieme pronunciarono queste
parole
"Lavanda,
mimosa, cardo senza spine,
Togli
il male da queste cresciute bambine,
Rendi le sue grinfie inoffensive
Sì che certe energie non siano
più attive!"
Fortunatamente
per le tre Halliwell, l'incantesimo funzionò e così anche Nicholas, come
l'uomo nero, sbiadì, lasciando Prue, Piper e Phoebe solo al cospetto di Keil.
"E di lui che ne facciamo?" chiese Phoebe.
"Piper, te la senti di aiutarci?" chiese a sua volta Prue, con voce di
miele.
"A fare cosa?" domandò Piper, sospettosa.
"Posso trasformarti in roccia?" domandò di nuovo Prue con un sorriso
accattivante, che le arrivava alle orecchie.
"COOOOOOOOOSA?????!!!?????"
"Lo sapevo che avrebbe fatto così" disse Phoebe, dando le spalle alla
sorella.
"E' la nostra unica speranza. Se tieni a mente questa formula non ti accadrà
niente". Alla fine Piper si lasciò convincere e pronunciò l'incantesimo,
pensando intensamente ad una grande pietra dura e piena di spigoli.
(Chiedo
scusa per l'uso delle formule)
"Ogni
parola ha un colore e ogni colore è una parola,
con quest’incantesimo non mi
senta più sola.
Il mio potere ora si concentrerà
e in quello che penso il mio corpo si trasformerà."
E
nel punto dove prima era Piper apparve una grande pietra.
"Uh, la sorellina ha fatto le cose in grande!" esclamò felice Phoebe.
Il tempo si sbloccò in quel momento e, prese dalla battaglia, nessuna delle
sorelle si accorse che il tempo era rimasto bloccato per qualche minuto meno del
previsto.
Leo si diresse verso di loro con fare minaccioso e Prue lo scaraventò contro la
pietra/Piper. La creatura cominciò a riacquistare le sue vere sembianze.
A quel punto Phoebe e Prue pronunciarono l'incantesimo contrario:
"Grazie
al mio potere tutto è sistemato,
questo m’impongo: che l'incantesimo sia annullato.
Poiché a ogni cosa iniziata sempre metter fine si dovrà.
il mio corpo come prima adesso tornerà."
e
la roccia si trasformò di nuovo in Piper. Poi lei, dal suo piano astrale
pronunciò la formula per entrare nel suo corpo:
"Il
mio potere è ritornato al suo posto
e anche la mia anima deve farlo.
Che io rientri istantaneamente,
sfuggendo alle leggi create da ogni mente. "
Finalmente
tutto era di nuovo a posto e le ragazze, dopo aver preso dei pugnali che Keil
portava con se ricominciarono un'estenuante marcia e si fermarono solo dopo che
Phoebe dette un'occhiata all'orologio e si accorse di aver camminato da circa
ventiquattr'ore da quando erano arrivate e si addormentarono sfinite ai margini
di una foresta, sempre con quello strana, infinita luce di tramonto che
aleggiava in aria.
A
San Francisco il tempo era passato molto più velocemente. Mentre le Halliwell
avevano calcolato che erano scomparse da circa due giorni, sulla Terra era
passata addirittura una settimana! Morris era disperato, un'ondata di omicidi e
suicidi aveva colpito la città, naturalmente era colpa dello stesso demone che
lo aveva comandato: Mizar, che si stava divertendo un mondo a ordinare agli
uomini di uccidere o uccidersi. Ultimamente, però si stava annoiando e potevano
essere guai per tutti.
Leo, dal canto suo, aveva provato ad annientare il demone ma, non essendo
potente come il trio, l'incantesimo da lui pronunciato non aveva funzionato.
Doveva quindi affrontarlo di persona, se voleva sconfiggerlo.
Mentre
le Halliwell si addormentavano, sfinite, Mizar stava osservando la città
dall'alto, in cerca della sua prossima vittima quando il suo sguardo cadde verso
una bellissima ragazza: era alta, con lunghi capelli rossi ed una carnagione
chiara, che contrastava con il suo abbigliamento; occhiali da sole, un corto
vestito nero ed un paio di scarpe col tacco, anche quelle nere .
Guardava il cielo come se stesse cercando qualcosa. Il demone le apparve
davanti.
"Salve!" le disse e recitò una strana formula, per impadronirsi della
sua mente.
Per tutta risposta, la ragazza si tolse gli occhiali e lo squadrò, con due
profondi occhi verdi.
"Perché non sei in mio potere?" disse stupito il demone.
La ragazza fece una risata di scherno.
"Ma non ti ha avvertito nessuno che sarei arrivata?" chiese a Mizar
"Eppure mi ero raccomandata! Comunque, io sono Electra" gli tese la
mano.
"Non ho mai sentito parlare di te" rispose Mizar, diffidente.
"Uff! Guarda" sbottò la ragazza e, avvicinatasi ad un uomo vicino a
lei lo baciò. Subito l'uomo cominciò ad urlare e, dopo pochi secondi di lui
non rimase che uno scheletro. Electra tornò con la sua camminata suadente verso
il "collega".
"Visto?" chiese con una punta d'orgoglio "Allora, soci o
nemici?" e detto questo gli tese di nuovo la mano. Lui la guardò
diffidente e allora lei lo tranquillizzò.
"Non preoccuparti. Uccido solo con i miei baci. So che tu sai essere
pericoloso, non ti giocherei mai qualche scherzo".
Finalmente lui accettò la mano e disse:
"Ti devo proporre subito un lavoretto. Un uomo sta' cercando di
eliminarmi!"
"No no no no no! Che cattiva idea!"
"Già. Il problema è che lui è un Angelo e non posso ordinargli di
uccidersi perché ho un'azione limitata su di lui. Però… con te come
socia…" disse e schioccò le dita. Electra si sentì strana.
"Hey!" protestò la demone "Che cosa mi hai fatto?"
"Guardati un po’!" rispose Mizar indicandole uno specchio.
Electra si andò a specchiare e si trattenne dall'uccidere immediatamente quel
demone di quarta categoria.
"Ma…" gli urlò, pronta a
scagliarsi contro di lui. Mizar alzò una mano e lei si fermò.
"Calmati! Non è nulla di irreversibile. Ti ho solo trasformato in Piper,
la moglie di Leo"
"Il ragazzo che ci vuole uccidere?" chiese Piper/Electra.
"Esatto!"
"Ma è orribile!" piagnucolò la ragazza "Sono molto più bella
io!"
"Sì, questo lo so ma è l'unico modo di poter comandare questa città.
Eliminare Leo. Tu, con le sembianze della strega, gli dirai di aver completato
la missione, le tue sorelle ancora no. Io userò il mio potere facendo in modo
che ti creda e tu lo bacerai. Fine di un Angelo" spiegò Mizar.
"Sììì, che bello!!" disse Electra, ancora con le sembianze di
Piper, battendo le mani come una bambina. Mizar si mise a ridere con lei.
Prue,
Piper e Phoebe stavano dormendo da appena quattro ore quando Phoebe rivide la
sua premonizione; si stavano avvicinando alla grotta ma questa volta le creature
che la abitavano parlarono.
"Phoebe, non è quella la strada giusta. Tornate indietro" disse una
voce femminile.
"Dirigetevi ad Ovest" aggiunse una profonda voce maschile.
"Fate presto, il Malvagio può trovarci" insisté una voce maschile,
questa meno profonda della prima.
"Arrivate alle colline d'Ovest dovete seguire la via della Fede e quella
del Nulla, in quest'ordine" spiegò una flebile voce femminile.
"Ma siamo stanchissime e abbiamo bisogno di mangiare!" protestò
Phoebe.
"Se è solo questo non c'è problema. Continua per la direzione che avevate
ieri per circa duecento passi. Troverete dove rifocillarvi. Ma fate presto…
presto… esto…" disse una voce da vecchietto.
Phoebe si svegliò di soprassalto.
"Sorelline, Prue, Piper SVEGLIATEVI!!!".
Le sorelle si svegliarono, ancora insonnolite ma con un'ombra di preoccupazione
sul viso.
"Abbiamo sbagliato strada. Dobbiamo tornare indietro!"
"Phoebe, io sono stanca e voglio riposare" disse Prue.
"E oltretutto io ho fame" protestò Piper.
"Vi prego, venite con me!!!"
Prue sospirò e, rivolta alla sorella,
"Accontentiamola o ci assillerà tutta la notte" si corresse "per
altre sei ore minimo".
La più piccola, raggiante si addentrò nel bosco, contando sottovoce.
"Ma, Phoebe, non hai detto che avevamo sbagliato strada?" chiese
Piper, ancora insonnolita.
"Sì, ma mi hanno detto di fare duecento passi nella direzione che avevamo
ieri" spiegò Phoebe.
"Ti hanno detto di andare nel bosco ma chi?" chiese la
maggiore.
Phoebe si fermò, si girò verso le sorelle e, con lo sguardo perso nel vuoto e
con voce assente disse.
"I Guardiani, coloro che servono il Vettore".
"CHI?" chiese Piper.
"Phoebe, ti senti bene?" domandò Prue.
"Cosa…"
"Stavi parlando di Guardiani e Vettori" spiegò Piper.
"Ero altrove. In uno strano pianeta" raccontò la minore.
"Speriamo che non sia stata un'altra visione del futuro" sperò Prue e
le sorelle risero.
"Decisamente ne ho abbastanza di pianeti sconosciuti!" affermò Piper.
Continuando a contare e a camminare Phoebe raccontò alle sorelle del sogno.
"Un Guardiano mi ha detto che una volta arrivata a Ovest dobbiamo seguire
la via della Fede e quella del Nulla in quest'ordine. Secondo voi ha qualche
significato?"
Le sorelle scossero simultaneamente il capo.
"Centonovantotto, centonovantanove, duecento!" disse e si guardò
intorno.
Fu Prue a scoprire qualcosa.
"Non sentite anche voi questo rumore?".
Le sorelle stavano per dire di no quando Piper esclamò
"Sì, lo sento.
Sembra…" non fece in tempo a terminare la frase che Phoebe la finì per
lei.
"Acqua".
E si diressero insieme da dove proveniva il rumore. Dietro una roccia sgorgava
una sorgente d'acqua limpide e fresca. Dopo essersi dissetate le sorelle si
accorsero che erano circondate da alberi da frutto.
"Questa è sicuramente l'unica zona incontaminata dal male in tutto il
pianeta" affermò Prue e Piper concordò.
"Ragazze, venite qui" disse Phoebe mangiando un frutto, le sorelle le
si avvicinarono, imitandola. Videro una borsa per terra e aprendola videro che
conteneva un otre ed una bussola.
"Pare proprio che qualcuno lassù ci ami" scherzò Piper alzando gli
occhi al cielo. Prue, come al solito di mise al comando della situazione,
fingendosi generale. Quel colpo di fortuna le aveva fatto ritrovare il
buonumore.
"Phoebe, sei la responsabile ufficiale della bussola!"
Phoebe fece un saluto militare, mettendosi sull'attenti.
"Piper, riempi l'otre. Tu ti occuperai dell'acqua.".
Piper, nonostante avesse molte preoccupazioni e problemi che non voleva
confidare alle sorelle, stette al gioco e anche lei si impersonò soldato e andò
a riempire l'otre.
"Io mi occuperò del cibo. Problemi?"
"No, generale!" risposero Piper e Phoebe all'unisono, poi scoppiarono
tutte a ridere. Dopo alcuni minuti, le tre ragazze partirono di nuovo alla
ricerca della caverna che sarebbe stata la loro unica speranza di rivedere casa.
Durante questo viaggio, le sorelle di fermarono più spesso, sia per la
stanchezza che provavano, sia per non ritrovarsi sfinite come il giorno prima.
Purtroppo per loro, i pericoli erano appena cominciati. Quando si trovarono in
mezzo ad una pianura, vicino al punto dove erano stati attaccate ieri, sentirono
un ronzio.
"Che cos'è questo suono?" chiese Piper.
"Non saprei, forse…" rispose Prue ma le parole le morirono in gola.
Vide una nuvola scura volare verso di loro e da lì veniva quel ronzio.
"Via!" disse Phoebe ma appena si voltarono la nube di insetti le
circondò. Fortunatamente i riflessi di Piper furono provvidenziali e bloccò il
tempo nel momento in cui uno di quella similspecie di vespa stava per pungere
Prue. Osservandoli meglio videro che non assomigliavano proprio alle vespe.
Erano molto più grossi, verdi e quasi rotondi con una specie di proboscide
appuntita in mezzo agli occhi rossi. Sotto le ali avevano due paia di artigli,
un altro era sopra la testa e due zampette, anch'esse a forma di artiglio erano
sotto l'addome.
"Che facciamo?" chiese Piper.
"Io proporrei di allontanarci" disse Prue.
Le tre ragazze si voltarono e cominciarono a correre ma, pochi minuti dopo il
tempo si sbloccò.
"Piper!" esclamò Prue.
"Non è colpa mia. Il tempo si è sbloccato da solo!"
"No!" disse Phoebe, di nuovo con quell'aria sognante "I vostri
poteri stanno solo regredendo. E' quasi naturale, in fondo, questo pianeta
funziona al contrario".
"Ma, chi sei, veramente?" chiese Piper, sempre correndo.
"Io? Io sono il Vettore!" esclamò Phoebe.
"Ah, sì? E loro chi sono?" chiese Prue esasperata.
"Sono un branco di Noachis. Se vi pungono vi succhiano tutto il sangue e il
midollo osseo. Fortunatamente sono quasi ciechi e basta nascondersi e fare
silenzio per non essere attaccati!"
"Ci sono quasi addosso!!!" disse Piper e bloccò di nuovo il tempo.
Prue li scaraventò lontano con il suo potere, augurandosi che molti fossero
morti.
"Che dobbiamo fare, ora?" chiese Piper al Vettore.
"Venite con me!" disse e condusse Piper e Prue ad un cespuglio di
rovi. "Seguitemi e non preoccupatevi". Dette queste parole si gettò
in mezzo ai rovi. Dopo essersi guardate un secondo, le due sorelle seguirono la
più piccola. Era un salto di un paio di metro e, quando furono atterrate si
ritrovarono in una specie di tana, con una scaletta per risalire in superficie.
La sorella minore era intenta a controllarsi i vestiti e a borbottare insulti.
Vedendo le sorelle esplose:
"ERANO I MIEI JEANS PREFERITI E PER COLPA DI QUELLO ST… " urlò
Phoebe ma Piper le tappò la bocca.
"Guarda che quella persona ci ha salvato la vita" le disse sottovoce.
"Già!" concordò Prue "Ci ha dato preziose informazioni. I
nostri poteri stanno diminuendo mentre i tuoi, fortunatamente no. Ha detto che
se facciamo silenzio non ci attaccheranno." finì Prue sussurrando. Dette
queste parole si sentì un forte ronzio. I Noachis erano sopra le loro teste ma,
dopo alcuni minuti se ne andarono, convinti che le loro vittime fossero
proseguite.
"Che ne dite se ci fermiamo un po’ a mangiare?" propose Prue e
ricevette segni d'assenso dalle sorelle.
Leo
era sempre più preoccupato. Le Halliwell non si risvegliavano. Tutti le sere,
dopo aver cercato di sconfiggere Mizar rientrava in casa delle sorelle e
controllava le loro condizioni. Sempre uguali. Non c'era ne miglioramenti né
peggioramenti. Aveva saputo da Morris che da due giorni ora, trovavano anche
cadaveri di uomini fulminati o carbonizzati mentre erano sempre più le donne
suicidate o uccise.
"Che diamine, sembra che questi due si siano messi d'accordo per uccidere
lo stesso numero di uomini e di donne!" aveva esclamato il poliziotto.
Leo aveva appena terminato la visita alle sorelle ed era in cucina a tentare di
mangiare qualcosa. Fra la perdita delle sorelle, soprattutto di Piper e i propri
insuccessi era veramente caduto in depressione ed era n condizioni pessime, sia
fisiche che mentali. Perfino Loro gli avevano detto di reagire, sarebbe stato
facile preda di chiunque in quelle
condizioni. Il problema era che Leo non voleva reagire. Se lo avessero ucciso,
almeno, avrebbe rivisto Piper.
Era assorto in questi pensieri quando sentì dei rumori dal piano di sopra. Salì,
credendo fosse Kit ma si accorse che i rumori
venivano dalla stanza di Piper. Con il cuore in gola, il giovane entrò e rimase
pietrificato da troppi sentimenti diversi: Piper si stava svegliando!!!
Era felice, ma perplesso. Perché solo lei? Fu terrorizzato dall'idea che avesse
ceduto alle lusinghe del male.
Electra
finse di svegliarsi e, quando aprì gli occhi rimase interdetta per qualche
secondo. Fino a quel momento non aveva mai visto Leo ma a giudicare dalla
moglie, pensava che fosse uno schifo. Invece si ritrovò davanti un bell'uomo,
capelli biondi e occhi azzurri, fisico niente male e anche carino!!!
Cadde nel terrore. Non si ricordava il nome del ragazzo. Poi si ricordò e lo
chiamò:
"Leo!" disse con un filo di voce ed il giovane si avvicinò. Lesse
paura negli occhi del giovane. Che si fosse tradita in qualche modo"Piper,
dove sono le tue sorelle?"
"Non hanno ancora superato le loro prove e ci era stato ordinato di non
aiutare le altre."
Vide passare un'ombra di dubbio negli occhi del giovane ma poi il limitato
potere di Mizar si manifestò ed il dubbio sparì.
Electra lo abbraccio. Lui si
scostò per un attimo. Voleva baciarla ma… Electra glielo impedì. Per tutta
risposta cominciò a sbottonargli la camicia. Dopo un attimo di esitazione Leo
fece lo stesso con il vestito di lei ma dopo aver aperto il primo bottone, guardò
Piper con rabbia e si allontanò di qualche passo.
"Leo, ma cosa…" disse Piper/Electra ma non poté aggiungere altro.
L'Angelo disse qualche strana parola, si passò entrambe le mani davanti al
volto e scomparve.
Electra rimase di stucco e cercò
di pensare al da farsi. Pensando febbrilmente non si accorse che la soluzione
migliore, forse, era semplicemente andarsene da lì. Dopo pochi minuti riapparve
Leo, sempre con quell'espressione di odio negli occhi.
"Leo, io…" cominciò ma fu interrotta dall'Angelo.
"Electra,
demone affascinante,
Sparisci da questo pianeta all'istante.
Va' torna nel tuo regno immortale,
E possa il Bene far sì che tu non possa più tornare"
"NOOOOOO"
urlò Electra mentre la sua anima usciva dal corpo di Piper, che vacillò e
sarebbe caduto se Leo non avesse afferrato al volo.
"Grazie" disse rivolto a Loro "senza il vostro aiuto sarei
morto" e detto questo scese di nuovo al piano di sotto.
Le
tre sorelle, intanto, avevano ripreso la loro lunga marcia verso Ovest quando
un'ombra si parò di fronte a loro. Era una bellissima ragazza dai capelli rossi
e dagli occhi azzurri.
"Chi sei?" chiese Prue poggiando istintivamente la mano sul pugnale di
Keil. Vide che anche le sue sorelle avevano fatto lo stesso. Dopo aver saputo
che più usavano i poteri più si indebolivano, preferivano conservarli.
"State tranquille" disse la ragazza "Ormai sono inoffensiva. Sono
venuta solo per parlare con…" alzo il dito, guardando le tre sorelle:
Phoebe… Prue… Piper. Indicò lei. "Te! Volevo farti sapere che ho
fulminato tuo marito" disse con lo stesso tono con il quale una persona
normale racconterebbe di essere andata al supermercato. Gli occhi di Piper si
riempirono di lacrime. Aveva pensato a Leo da quando era arrivata in quello
schifo di pianeta ma non aveva voluto scocciare le sorelle. Avevano già
abbastanza problemi.
"Non è vero!" esclamò Phoebe rivolta verso la sorella "Sta'
mentendo, altrimenti chi l'avrebbe uccisa?"
"Mi dispiace deluderti, ragazzina, ma quello che dico è la verità. Solo
che c'era un altro Angelo Bianco nei paraggi, forse cercava di riportarvi
indietro e prima che potessi ucciderlo, lui ha ucciso me!"
Piper cominciò a piangere, disperata e Prue l'abbracciò.
"Credo che ti odierà per tutta la vita, oh, errore mio per tutta l'eternità.
Per ucciderlo mi ero trasformata in te e l'ho baciato. Crederà che ti sei
convertita al male." Quelle parole provocarono un'altra serie di singhiozzi
da parte di Piper.
"Vuoi piantarla?" disse Prue minacciosa.
"Certo, credo di avervi raccontato tutto. Ci rivediamo, sorelline." E
scomparve.
Phoebe non gli credeva ma Piper era sconvolta. In fondo la storia di quella
demone poteva essere vera. Chiuse gli occhi e le sembrò di vedere i momento
della sua morte. Decise che si sarebbe lasciata uccidere dal prossimo mostro da
loro incontrato ma poi pensò che se si arrendeva in questo modo avrebbe tradito
tutti quelli che le volevano bene… e il ricordo di Leo. Fece un sospiro
tremulo e si alzò. Le sorelle la guardarono. Sia Phoebe che Prue volevano
confortarla in qualche modo ma non sapevano come. Si guardarono negli occhi un
istante e poi si misero a camminare dietro alla sorella.
"Pensate che, forse…" cominciò Piper.
"Cosa?" chiese Phoebe.
"Niente!" rispose la sorella anche se quel "forse" continuò
a rimbalzarle per la mente un bel po' di tempo. Piper si estraniò da tutto
quello che succedeva intorno a lei e tornò con i piedi per terra solo quando
sentì Phoebe dire:
"Guardate, le colline, ce l'abbiamo fatta!!!"
"E ora come facciamo a seguire la via della Fede e quella del Nulla in
quest'ordine?" chiese Prue. Entrambe si voltarono verso Piper, non le aveva
affatto sentite e sembrava che non le importasse niente.
Phoebe capiva il suo dolore ma era lo stesso tentata di andarle vicino e darle
una strapazzata. Si decise addirittura a farlo ma la terra cominciò
improvvisamente a tremare.
Le tre sorelle di voltarono verso una collina dietro di loro. Piper cominciò a
ritornare in possesso delle proprie facoltà mentali. La collina dietro di loro
si distrusse completamente e da essa venne fuori un gigante di pietra.
"Oh, mio Dio e ora?" chiese Prue.
"IO SONO MAJID!" disse con una voce cretina il gigante.
"E questo come lo facciamo fuori?" chiese disperata Phoebe.
Piper s'illuminò improvvisamente.
"Seguitemi!" urlò alle sorelle che rimasero un attimino interdette
dal comportamento della sorella ma allo stesso tempo contente che si fosse
ripresa.
Phoebe e Prue, guidate da Piper si diressero in uno spazio fra due colline. Man
mano che si avvicinavano, le due sorelle videro cosa c'era sotto: un burrone
molto profondo.
"Hem… Piper!!! Dove ci stai portando?" chiese spaventata Prue.
"Fidatevi di me e credete che ci sia una strada qui. Questa è la via della
Fede che porta alla via del Nulla" gridò la secondogenita. Le tre sorelle
si presero per mano e continuarono a correre fino al ciglio del burrone. Poi,
tutte e tre chiusero gli occhi avendo fede di avere un sentiero sotto i piedi ma
continuando a correre. Quando sentirono uno schianto si fermarono ed aprirono
gli occhi. Si accorsero di essere veramente su un piccolo sentiero che si
trovava in mezzo ad un burrone. Guardarono sul fondo e videro i resti del
gigante.
"Sorellina, sei stata fantastica" disse Phoebe abbracciando Piper.
"Sei stata veramente grande" le fece eco Prue.
"Grazie a voi, sorelline." rispose Piper abbracciandole entrambe. Dopo
qualche minuto arrivarono alla caverna.
Molto titubanti, le tre sorelle entrarono. Prue cominciò a pensare in che razza
di situazione erano. Tutto il loro futuro si basava su una premonizione della
sorella. E se delle creature infernali si fossero finte servitori del bene? In
fondo non era la prima volta che…
I suoi pensieri furono interrotti da una voce proveniente dalla grotta.
"Ce l'avete fatta, finalmente, presto, entrate!" disse la profonda
voce maschile del sogno di Phoebe.
Le ragazze entrarono e vennero avvolte dall'oscurità. Dopo aver percorso
qualche metro si sentirono afferrare e trascinare verso una stretta apertura.
Appena entrate, rischiarate da un bagliore, Phoebe cominciò a notare qualcosa
di strano nell'uomo che le aveva portate la dentro: la conformazione del viso,
le mani, ma soprattutto la pelle. Sembrava che fosse a pois. Quando le tre
Halliwell entrarono, finalmente, nella grotta da dove proveniva la luce rimasero
quasi terrorizzate. C'erano cinque persone davanti a loro; persone per modo di
dire. Uno era un vecchio nanetto con curiose orecchie a punta e un enorme libro
vicino a se (era il più normale fra tutti), un altro sarebbe potuto rientrare
nella categoria degli uomini affascinanti di Piper se non avesse avuto la faccia
da maiale. C'era un unicorno bianco con intensi occhi azzurri ed una fragile
vespa un po’ cresciuta rispetto a quelle presenti sulla Terra.
"Sarà almeno un metro" pensò Piper, perplessa.
Infine la creatura che le aveva accompagnate. Phoebe aveva visto giusto: aveva
qualcosa di strano. Era un incrocio fra un uomo ed un leopardo.
"Capisco il vostro stupore, terrestri" disse l'unicorno con voce
femminile "Mi presento, io sono Tuska e lei è Kika" disse indicando
la vespa.
"Io sono il Guardiano degli insetti mentre lei è il Guardiano degli
animali mitologici" spiegò Kika..
"Io sono Kelem, lo scriba della Città Ancestrale" disse il vecchio
nano.
"Mi chiamo Orkan e sono in Guardiano degli animali comuni mentre
lui…" disse il "maiale" indicando l'accompagnatore delle
sorelle.
"Io sono Merkat, Guardiano della forza Ancestrale" disse
l'uomo-leopardo.
"Bene, perché ci avete chiamato?" chiese Phoebe.
"Dobbiamo aiutarvi, siamo stati inviati dal Vettore. Nessuno può
distruggere l'energia di Madras nelle condizioni in cui voi siete adesso"
disse Kika.
"Bene, se sapete qualcosa che noi non sappiamo, non credete che sia meglio
che ce lo diciate?" li aggredì Piper.
"Sì, credo che forse…" disse Kelem.
"Dovete dirigervi a Nord, ora. Superare le montagne e avanzare nel deserto,
fino alla Città Perduta." spiegò Tuska.
"Arrivate alla Città Perduta troverete una piramide. Dirigetevi lì ed
entrate" continuò Orkan.
"Mi sembra di intuire che sarà una passeggiata!" disse Prue.
"Una volta entrate seguite il corridoio che emana luce arancio e arriverete
ad una grotta che contiene un cristallo. Distruggetelo e sarete libere."
finì Merkat.
"Vi devo avvertire che la caverna è protetta da due demoni: Hupa e Mirfak.
Dovete…" disse Kelem
"Sconfiggerli se volete tornare a casa. Stavi per dire questo, vero?"
finì per lui Phoebe.
"Sì" ammise il nano.
"Tenete, potrebbero esservi utili" disse Tuska, porgendo a Prue la sua
alabarda.
"Un momento. Cosa vi dice che vogliamo fidarci di voi?" chiese Prue.
"Il fatto che non avete altra scelta" disse Kika. Prue finì per
accettare l'arma.
"Sì, il cammino è ancora lungo" concordò Orkan consegnando a Piper
arco e faretra.
"Tieni, potrebbe esserti veramente utile contro Mirfak, Phoebe" disse
a sua volta Kika dando alla sorellina una cerbottana e dei dardi.
"Grazie" disse Prue a nome di tutte.
"Sbrigatevi, il tempo stringe…" disse Merkat mentre le tre sorelle
si ritrovarono sul ciglio del burrone. Davanti a loro non c'era niente.
"Pensate che sia stata un'illusione?" chiese Phoebe.
"Non credo" le rispose Piper mostrandole l'arco.
"Merkat aveva ragione. Non ci resta troppo tempo" disse Prue e si avviò
diretta verso le montagne del Nord ma si fermò. Le sorelle la stavano
chiamando.
"Che c'è?" chiese appena ritornata da loro.
"Guarda!" disse Phoebe indicando l'abisso. Qualche metro al di sotto
del ciglio c'era un grosso libro, impigliato in un ramo.
"Puoi prenderlo con il tuo potere, Prue?" chiese Piper.
"Ci posso sempre provare, speriamo bene!!!".
Le sorelle ebbero fortuna. Con il suo potere, Prue riuscì a sollevare il libro
e a posarlo davanti a loro.
"Ma non è il libro che Kelem aveva con sé?" chiese Phoebe.
"Già, e potrebbe essere importante" disse Piper.
"Va bene, datemelo. Lo porto io." ordinò Prue.
"NO!" disse Phoebe facendo il broncio "L'esperta di libri sono io
e il libro lo porto io!".
"D'accordo, ci arrendiamo!" rispose Piper ma non appena Phoebe toccò
il libro, questo si rimpicciolì fino a diventare delle dimensioni di un comune
libro tascabile.
Phoebe sorrise alle sorelle. Non avrebbe portato peso fino alle montagne!!!
Quindi, finalmente, partirono per le Montagne.
Arrivarono
circa un giorno e mezzo dopo e trovarono quasi subito l'entrata per la grotta.
Il libro delle Profezie che avevano trovato le aveva guidate fino a delle
cascate e, appena attraversato lo strato d'acqua si ritrovarono in una grotta
immensa.
"Chissà perché ma c'è qualcosa che non mi piace, qui" disse Phoebe
dopo aver sentito dei rumori, come se qualcuno strisciasse, rimbombare per la
caverna.
"E' un sentimento comune, sorellina!" ammise Piper.
Camminarono per quasi dieci minuti, quando si ritrovarono in una grotta con tre
corridoi dalla parte opposta a loro. Da quello a sinistra proveniva una luce
rossastra.
"Di là" disse decisa Prue ma, appena mossi i primi passi verso il
corridoio sentirono dei rumori alle loro spalle. Immediatamente si voltarono e
si trovarono di fronte un enorme cobra a tre teste.
Istintivamente, Piper prese l'arco e scoccò una freccia verso un occhio del
mostro che si avventò verso di lei. Purtroppo per il cobra, la ragazza aveva già
perso un'altra freccia che, questa volta, lo colpì al cervello e una testa del
serpente cadde morta a terra.
Prue, incoraggiata dai successi della sorella, gli lanciò contro l'alabarda che
ferì il mostro alla gola, costringendolo ad abbassarsi e concedendo alla
maggiore di finire il lavoro.
"Che schifo!!!!!!" esclamò Prue, pulendosi il sangue del mostro ai
pantaloni.
Phoebe stava tempestando l'ultima testa di Mirfak di dardi avvelenati e, quando
uno gli si infilò in gola, il serpente morì soffocato.
"Vuoi avere tu l'onore di colpire il cuore, Piper?" chiese Prue.
"Devo proprio?" implorò Piper.
"Forza, sorellina, è solo una freccia!" insistette Phoebe.
"Se è tanto facile, perché non lo fai tu?" ribatté Piper, tendendo
l'arco e scoccando la freccia fatale per il mostro.
"Fatto, contente?" chiese Piper.
"Sì, molto" scherzò Prue. Si incamminarono verso il corridoio di
sinistra. Tutte stavano pensando la stessa cosa: avevano distrutto il mostro in
un batter d'occhio. Possibile che fosse stato così facile? Per scaramanzia
tacquero tutte e tre. Stavano percorrendo il corridoio di buon passo, avendo
intenzione di tornare a casa il più presto possibile quando un sottile filo di
fumo serpeggiò dal pavimento. La delicata spirale crebbe rapidamente fino a
diventare un'alta colonna di candido vapore che si espanse emanando piccole
scintille di luce multicolore. Prue, Piper e Phoebe si fermarono incantate a
guardare quello strano fenomeno. Improvvisamente, il fumo cominciò ad assumere
un'altra forma. Prima apparve una testa tonda e calva, dalle lunghe orecchie
appuntite e la bocca grande e atteggiata ad un ghigno crudele. Poi fu la volta
di ampie spalle e di un torace muscoloso. La metà inferiore di quella
misteriosa apparizione era soltanto fumo: si trattava di un genio.
"Chi osa profanare la dimora di Hupa?" disse, scontatamente il genio.
Le tre sorelle si guardarono confuse e, quando Prue aprì bocca il genio la
precedette.
"Credevate che il Malvagio avesse affidato la difesa della nostra fonte di
energia, e quindi di vita, a quel mezzo mostro di Mirfak? Illuse. Siete state
brave ad arrivare fin qua. Nessuno prima di voi c'era mai arrivato. Purtroppo
per voi, il viaggio è finito."
"Hey, aspetta!" protestò Phoebe ma il genio puntò un dito verso di
loro, congelando ogni loro movimento.
"E' il momento di darvi una lezione adeguata" disse Hupa sollevando un
altro dito. Un fumo multicolore s'insinuò dal pavimento e avvolse le tre povere
sorelle che, immediatamente dopo si sentirono sollevare da terra per poi
atterrare dolcemente sul palmo della mano del genio.
"Ora siete in mio potere" esclamò lui fissando le sue prigioniere. Il
genio chiuse la mano e fluttuò verso i meandri della galleria, seguito da
nuvolette di vapore.
Le tre sorelle non videro altro che nebbia, mentre Hupa le trasportava nella sua
mano quando tutto ad un tratto, la nebbia si diradò e poterono osservare dove
erano state condotte.
Si trovavano in una stanza dall'alto soffitto e dalle pareti rivestite di seta
lucida. Il pavimento era di mogano e disseminato di tappeti pregiati.
"Spero che questa stanza vi piaccia perché rimarrete qui dentro per
sempre, abituatevi all'idea." tuonò il genio.
Piper, rapidamente estrasse una freccia, decisa ad uccidere quel mostro ma con
un ghigno beffardo, Hupa sollevò un dito puntandolo verso di loro. Un manto
scuro cadde sulla vista delle tre sorelle e quando poterono nuovamente vedere si
accorsero che la stanza era diventate enorme, o meglio erano state rimpicciolite
alle dimensioni di una bambola e intrappolate in una specie di bolla di sapone.
Prue sguainò la spada e colpì la
superficie della loro prigione ma inutilmente. Anche Piper e Phoebe si unirono
alla sorella, cercando disperatamente di uscire. Il genio lasciò la stanza
ridendo delle malcapitate. Dopo quindici minuti d sforzi inutili, le sorelle si
lasciarono cadere sul "pavimento".
"E pensare che eravamo così vicine…" disse depressa Phoebe.
Piper era di nuovo silenziosa. Dopo tutto il tumulto degli ultimi giorni, stava
di nuovo pensando a Leo.
"Ci sarà pure un modo per uscire di qui!" esclamò Prue.
Silenzio.
"E guardate il Libro delle Profezie, ebeti. L'avete preso per fare
peso?" chiesi io esasperata. si erano perse in un bicchier d'acqua.
Le tre ragazze guardarono in alto.
"Ma sentitela, simpatica! MISS PERFEZIONE!" esclamò Piper adirata.
"Dai, Piper, lascia perdere. Cerchiamo piuttosto un modo per uscire di
qui" suggerì Prue.
Phoebe lesse una pagina del vecchio volume:
"Le
tre streghe venute da lontan
Le ultime creature sconfiggere dovran
Un mostro da tre teste uccider si potrà
Ma un malvagio genio le catturerà
Al
contrario i loro nomi tre volte ripetere dovran
E l'agognata libertà ritroveran"
"Le
rime del nostro libro sono migliori!" esclamò Phoebe.
"L'importante è il contenuto perché ci hanno permesso di trovare la via
di fuga." disse Prue.
"Ah, sì?" chiese Phoebe.
"Certo, Al contrario i loro nomi tre
volte ripeter dovran. Questa è la via di fuga" spiegò Piper.
"Pronte?" chiese Prue.
"Sì!" risposero in coro le sorelle.
"Ecnedurp, Repip, Ebeohp" dissero in coro le sorelle. Appena ripetuto
la terza volta, la bolla nella quale erano rinchiuse si ruppe all'istante
liberando un fumo oleoso che fluttuò verso il soffitto.
"Sìììììì!" esclamò Phoebe, gioiosa. Erano di nuovo libere.
"Ora possiamo di nuovo cercare il cristallo" le fece eco Piper.
"Alt! Stop sorelle. Non c'è niente di strano?" chiese Prue.
Piper si voltò verso di lei, con occhi pieni di rabbia.
"Siamo in un pianeta dove il male ha il sopravvento, i nostri poteri
diminuiscono, dobbiamo uccidere demoni già morti, dobbiamo lanciarci in
battagli contro serpenti giganti o seguire Phoebe posseduta dal Vettore e tu ci
chiedi se c'è qualcosa di strano?" inveì Piper. Era furiosa. Voleva
tornare a casa, voleva distruggere il male, una volta per tutte.
"Hey, non mi uccidere. Volevo solo farvi notare che siamo… piccine."
"Scusami, sorellina, ero fuori di me." disse Piper imbarazzata per
come aveva trattato la sorella.
"Non importa" replicò Prue abbracciando Piper.
"Comunque Prue ha ragione. Dobbiamo tornare alle nostre dimensioni
originali" insisté Phoebe e insieme alle sorelle maggiori varcò l'unica
porta presente nella stanza e si ritrovarono in una specie di laboratorio. In
mezzo alla stanza c'era un tavolo. Aiutandosi l'un l'altra, le sorelle
riuscirono ad arrampicarsi e si trovarono perse in una foresta di bottiglie e
alambicchi e flaconi.
"E ora?" chiese Piper.
Prue si avvicinò ad una bottiglia e provò a leggere l'etichetta; diceva:
Unverzüglich tod (morte imminente).
"Ma che lingua è?" disse disperata Prue.
Piper si avvicinò e lesse. Poi si girò, raggiante verso le sorelle.
"E' tedesco. Io so leggere il tedesco!!!"
"E perché un demone dovrebbe parlare tedesco?" chiese perplessa
Piper.
"Non me ho la più pallida idea" rispose Phoebe, sempre sorridendo.
"E noi possiamo aiutarti in qualche modo?" chiese Prue, ansiosa di
fare qualcosa.
"Beh… non so… ci sono molte frasi che potrebbero riportarci alle nostre
dimensioni originarie. Proverò a dare un'occhiata da me, magari scopro un
metodo che ci consentirà di trovare la pozione giusta in poco tempo."
disse Phoebe e si mise a tradurre le bottigliette che si trovava davanti.
Girovagò per lo scaffale per cinque minuti, poi tornò dalle sorelle.
"Le pozioni che ci interessano hanno colori tipo blu, verde eccetera"
"Quindi sono colori freddi!" aggiunse Prue
"Sì, dillo come vuoi ma il concetto c'era!" replicò la sorellina.
"Forza, diamoci da fare, non ho più voglia di stare qui!" esclamò
Piper.
"Io non l'ho mai avuta" le rispose Prue e le tre streghe si misero a
ridere.
Le sorelle si misero al lavoro e dopo circa un'ora avevano trovato solo una
pozione che poteva fare al caso loro.
"L'unica che ci potrebbe essere utile è questa." disse Phoebe "Angehen,
cioè origine, ma non sono sicura che sia…"
"Non importa! E' la nostra unica possibilità." replicò Prue.
"Sì, ma c'è un piccolo problema. Non possiamo arrivare al collo della
bottiglia da quaggiù e nessuna di noi sa volare" puntualizzò Piper.
"Allora dobbiamo farla cadere!" disse Prue.
"Non credo che ce la potremmo fare" disse Phoebe guardando la
bottiglia dall'alto in basso. Non aveva mai pensato che sollevare una bottiglia
potesse causarle tanti problemi.
"Forse se uso il mio potere…" cominciò Prue.
"Ce la farai? Hai dovuto sforzarsi anche per riprendere il Libro delle
Profezie di Kelem, potrai sollevare una bottiglia?" obbiettò Piper.
"Non dico sollevarla, ma almeno inclinarla per far sì che voi possiate
farla cadere." spiegò Prue.
"Tentar non nuoce!" citò Phoebe.
Piper e Phoebe si posizionarono dietro la bottiglia, Prue, lateralmente.
"Pronte?" chiese alle sorelle e, ricevuto un segno affermativo si
concentrò e si mise all'opera. Usando tutta la forza disponibile riuscì a
farla inclinare e le sorelle riuscirono a farla cadere.
"Finalmente" esclamò Phoebe "Sto detestando questa sala".
Ma questa volta le sorelle non la ascoltavano. Erano perse nei loro più
terribili pensieri. E se non fosse stata la pozione giusta? E se il liquido
fosse finito? Assorte nei loro pensieri, non si accorsero che la pozione, di un
colore blu scuro e con un intenso profumo stava già fuoriuscendo dalla tanto
odiata bottiglia ed ebbero bisogno delle esclamazioni di gioia di Phoebe per
prestargli attenzione.
"E ora?" chiese la minore "Come lo usiamo?".
Le tre sorelle si guardarono, fecero le spallucce e affondarono le mani nella
pozione blu che a contatto con la luce aveva assunto meravigliosi colori
iridescenti. Immediatamente le tre ragazze videro le pareti della stanza che si
rimpicciolivano velocemente, poi si fermarono, cioè… le tre Halliwell erano
tornate alle dimensioni originarie.
"Ora basta, andiamocene da qui!" esclamò Prue.
"Sì, giusto!" confermarono le sorelle e detto questo cominciarono a
correre, in un labirinto di corridoi e solo per un caso fortuito (o forse era di
nuovo opera del Vettore?) Piper riuscì a trovare la strada. Erano tornate al
bivio dove Hupa era apparso loro la prima volta. Purtroppo per loro, la storia
si ripeté e di nuovo, serpeggiando sottoforma di vapore, il genio apparve di
nuovo.
"Non siamo riuscite a sconfiggerlo prima, che cos'è cambiato, ora?"
chiese Piper. Phoebe stava per dire di tentare con i poteri ma Prue parlò prima
di lei, ma rivolta al malvagio genio.
"Apuh Apuh Apuh" gridò Prue. Il genio fece per attaccarle ma venne
come trascinato indietro e ridotto ad un filo di fumo che si dissolse in aria.
"Ma come…" cominciò Piper.
"Non lo so, proprio non lo so. Ho avuto come una specie di premonizione,
anche se sarebbe stato un compito tuo" disse indicando la sorella minore.
"Uffa! Non basta avere un potere passivo. Ora te lo rubano anche!!!"
esclamò triste la sorella.
"Ragazze, che ne dite di levare le tende?" disse Piper.
"Sì, francamente mi sto annoiando" disse Prue "Andiamo" e
cominciarono a correre verso il corridoio che emanava luce rossastra.
Arrivate alla fine del corridoio si trovarono in una grande sala che un
cristallo adagiato al centro. C'era un foro sul pavimento sotto al cristallo dal
quale sembrava provenire la luce rossa e le tre sorelle rimasero un attimo
affascinate da quella pietra. Poi si avvicinarono e cominciarono a colpirlo: con
le loro armi, con calci e pugni. Quando cominciavano a pensare che fosse
indistruttibile, il cristallo si incrinò e si spezzo, mandando frammenti
colorati per tutta la stanza. Si alzò una folata di vento che avvolse le
ragazze e le fece sparire, riportandole finalmente a casa. Ma prima di sparire,
Phoebe perse il Libro delle Profezie che si aprì, mostrando uno dei suoi
indovinelli:
"
Se tutto il male distruggere si vuole eliminare
L'intera caverna bisogna far crollare
Le tre guerriere questo non faran
Ma ugualmente a casa ritorneran
Avranno, certo, un periodo di felicità
Ma il Male, purtroppo, si
riorganizzerà."
Poi
sparì anche lui, tornando nelle mani del Vettore, che felice di aver aiutato
tre prigioniere del male, ripose il libro, sperando che anche le prossime
prigioniere sarebbero state tanto audaci ed intelligenti quanto le Halliwell.
Piper
si svegliò e fu colta dal panico. Loro erano svenute in salotto e quello non
era decisamente il salotto!!! Si alzò in piedi dolorante e quando i suoi occhi
si abituarono al buio, si accorse di un particolare. Il poster di John Lennon,
il suo Beatle preferito. Era in camera sua.
Uscì e trovò le sorelle. A tutte mancarono le parole per quell'attimo e si
abbracciarono solamente. Poi sentirono dei rumori e la decisa Prue organizzò la
situazione.
"Presto, in camera mia" e le sorelle la seguirono. Sentirono il rumore
della porta aperta e richiusa, dei passi, quasi svogliati, che salivano le
scale, di nuovo una porta aperta, quella della stanza di Piper. Ancora passi,
questa volta più affrettati, verso la camera di Phoebe e il rumore della porta.
Quindi il visitatore si avvicinò e aprì la porta della stanza di Prue. Le tre
sorelle si erano accorte di avere ancora i pugnali di Keil e li avevano in
pugno, pronte a colpire, quando si accorsero che di fronte a loro c'era Leo che
le fissava, incredulo.
"Leo" esclamarono le ragazze.
"Ma come avete fatto a…"
"Abbiamo distrutto la fonte del male" rispose Piper. Leo avanzò verso
di loro e le abbracciò tutte e tre. Come al solito apparve una luce azzurra
vicino a lui.
"Leo, non dirmi che devi andartene!" esclamò Prue.
"No, ma come al solito, Loro vogliono attenzioni. C'è un demone in città
che non sono riuscito a neutralizzare e quindi ci dovete pensare voi, mi
dispiace."
"Che carino da parte sua, attaccare quando noi siamo sparite" disse
sarcastica Phoebe "Non possiamo stare via pochi giorni che…"
"Pochi giorni?!?" disse Leo "Siete sparite per due settimane e
mezzo!"
"Cosa?" chiese incredula Piper.
"Forse il tempo su Madras scorreva più lentamente"
"Può darsi!" ammise Leo.
"Hey, ma non abbiamo un demone da uccidere?" chiese Phoebe.
"Già" ammise Leo che era stato distratto dalla conversazione
"Venite, ho già organizzato tutto"
"Che servizio!" scherzò Piper mentre salivano in soffitta con il loro
Angelo.
"Ho avuto del tempo libero senza di te!"
"Ma non ti avevano ucciso?" chiese Phoebe che si era ricordata di
Electra.
"Ci hanno provato ma Loro mi hanno aiutati e mi hanno salvato la
vita." spiegò Leo "Ecco" continuò, cambiando discorso "la
formula è questa."
Le tre sorelle si misero in cerchio e cominciarono a leggere l'incantesimo.
"Evochiamo
gli spiriti delle antenate
per vendicare vite strappate
da Mizar, demone che comanda ogni mente
presto, combattetelo ed annientatelo all'istante.
Questa è la nostra preghiera
per difendere il Bene dalla magia nera"
"Avrà
funzionato?" chiese Phoebe.
"Vado a vedere" disse Leo, scomparendo.
"Come al solito" esclamò Piper.
Prue, intanto si era avvicinata alla porta, erano tutte in condizioni
spaventose. Lei era sporca di sangue di Mirfak, Phoebe aveva i vestiti
strappati, Piper era tutta graffiata dagli spini e tutte erano piene di polvere
e Prue voleva fare una doccia, precedendo le sorelle. Come al solito Piper capì
tardi le intenzioni delle sorelle e si ritrovò da sola perché Phoebe era
riuscita a sgattaiolare via. Pochi minuti dopo apparve di nuovo Leo.
"Il demone è sparito" disse.
"Bene!" rispose sovrappensiero Piper.
Leo la baciò.
"Qualcosa non va?" chiese poi il ragazzo passandole un braccio sulle
spalle.
"Sì, cioè, no insomma…" disse lei, confusa.
Leo la guardò negli occhi.
"Avanti, puoi dirmi cosa ti preoccupa"
"Perché devono essere le donne a dire certe cose?" chiese Piper,
quasi furente mentre Leo la guardava con un'espressione incuriosita in faccia.
"Va bene" cedette Piper. Fece un respiro poi disse "Credo di
aspettare un bambino" disse. Poi abbassò gli occhi, sicura che lui non
sarebbe stato contento. Invece lui la strinse a sé.
"Pensavi che mi sarei arrabbiato?" chiese lui.
"Sì" rispose Piper, appoggiandogli la testa al petto. Avrebbe voluto
che quel momento non finisse mai.
"Non dovevi" le disse Leo "Ricordati che ti amerò, qualunque
cosa accada. Io ti amerò sempre". Leo le accarezzò i capelli mentre lei
pensava a quello che era successo. Avevano veramente sconfitto definitivamente
il Male? Ne dubitava, ma per il momento non voleva pensare ad altro. Sperava
solamente che ci fossero veramente riuscite.
Erano
accadute tante cose orribili in poco più di due settimane, molte persone erano
morte e, anche se le sorelle non avevano sconfitto definitivamente il male,
ormai era indebolito e loro avevano acquistato più carattere e forza di prima.
Dopotutto era stata un'esperienza istruttiva!
Scritto da Kika