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UN WEEK-END A SANTA BARBARA (5)


RIASSUNTO: Seguito di "Sorprese" (4). Un ingaggio per gli Extra porta i nostri amici a Santa Barbara per un intero week end.

DATA DI STESURA: 13/01/2004 - 02/05/2004

VALUTAZIONE: Adatto a tutti

DIRITTI: Non posseggo nessuno dei personaggi di Roswell, li sto solo prendendo un po’ in prestito. Le canzoni che appaiono in questo racconto sono di proprietà dei legittimi autori. Di mia invenzione, invece, i personaggi di Monica, Beth, Jim, Rick, Zack, David, Thomas Warrick, il nome della band e i nomi dei locali. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.It.

E-mail: taniapan@tele2.it

NOTA DELL’AUTRICE: Vorrei sapere cosa ne pensate, sia in negativo che in positivo; potete scrivermi a taniapan@tele2.it oppure lasciate un post nel forum del sito.
Ringrazio Rossella e Chiara per il loro continuo supporto e per i loro splendidi commenti; grazie a Carmen, Carlotta, Kassandra e a tutte le persone che hanno voluto farmi sapere il loro parere. Un ringraziamento particolare va a Monica ed Elisa per la pazienza, per il loro prezioso aiuto e la loro amicizia.


La notte era stata una vera e propria agonia per Liz. Continuava a ripensare e a rivivere quegli attimi in cui le labbra di Max erano riuscite a raggiungere le sue in un bacio che riteneva il migliore della sua vita. All’inizio aveva lottato contro di lui, ma quel bacio l’aveva tanto desiderato nel profondo della sua anima, che non aveva saputo resistere. Un bacio dolcissimo seppure deciso, il che esprimeva che anche Max l’aveva desiderato con tutte le sue forze.
E poi la rabbia aveva avuto la meglio, erano seguite le sue grida e Max se n’era andato. Il suo viso era un insieme di emozioni quasi indecifrabile nella sua complessità: aveva visto passione, delusione, desiderio, senso di colpa, smarrimento e tanta tristezza quando lei, per l’ultima volta, gli aveva detto di uscire.
Quella notte, Liz, non riuscì a chiudere occhio. Le emozioni che l’attraversavano erano ancora talmente forti da farle perdere il sonno. Ma perché aveva reagito in quella maniera? Non era forse quello che voleva da Max? Un bacio da quel ragazzo che l’aveva tanto colpita? E ora che Max aveva esaudito quel suo desiderio nascosto, si chiedeva il perché si fosse rivoltata contro di lui come una furia. Quello che non le andava proprio giù era stato il fatto di ritrovarsi intrappolata contro una parete, e la sensazione di non essere in grado di svincolarsi l’aveva fatta arrabbiare a dismisura. Ripensò per l’ennesima volta alla scena di quel pomeriggio e focalizzò l’attimo in cui aveva chiuso gli occhi, invitando tacitamente Max a baciarla. Lui non aveva esitato un attimo, aveva subito intuito il suo desiderio e l’aveva accontentata. Era stato l’unico, in tutta la sua esistenza, a soddisfare una sua richiesta mai espressa a parole. L’unico che, ad un suo semplice gesto, aveva esaudito un suo desiderio, come se avesse sempre saputo quello che lei voleva da lui. Ed ora, nonostante non riuscisse a perdonargli di averla bloccata contro il muro a quella maniera, rimpiangeva di averlo trattato a quel modo, ma allo stesso tempo il pensiero di andargli a parlare la terrorizzava. Come avrebbe reagito lui? Sarebbe stato disposto ad ascoltarla dopo quello che gli aveva gridato contro? Ad ogni modo, non sarebbe stata capace di rivolgergli la parola, almeno non il giorno successivo, era troppo presto. Anzi, stava già meditando ogni mossa possibile per evitarlo, per sfuggire il suo sguardo. Doveva assolutamente sottrarsi a lui, a quegl’occhi ambrati che sembravano in grado di leggerle l’anima. Doveva lasciare che le acque si calmassero, soprattutto doveva cercare di placare quella rabbia che ancora la possedeva.

Dopo parecchio tempo, Max era crollato esausto in un sonno agitato per poi risvegliarsi, nel mezzo della notte, incapace di riprendere sonno. Impossibile rimettersi a dormire con tutto quello che gli passava per la mente. Come in una sala di montaggio cinematografica, riesaminò ogni singola scena di quel pomeriggio, ma la sua mente, ora, pensava in modo più obiettivo. Ed ecco apparirgli il momento in cui lei gli aveva concesso di baciarla. Quel fugace attimo in cui Liz aveva chiuso gli occhi, concedendosi silenziosamente a lui. Un gesto semplice, quasi impercettibile, che lui aveva colto all’istante. Fu solo in quel momento che si sentì leggermente meglio. Il dolore che sentiva per averla trattata a quel modo, aveva nascosto completamente il fatto che sapeva di non aver agito con cattive intenzioni. Ma se anche lei aveva desiderato tanto quel bacio, perché si era comportata così? Beh, certo… rimaneva il fatto che l’aveva letteralmente intrappolata senza vie di fuga, ma ora la sua reazione gli sembrava veramente esagerata. E se invece tutte le sue considerazioni fossero state errate? Se lui si fosse sbagliato ad interpretare quel suo gesto? Se lei non avesse veramente voluto essere baciata? Le domande si susseguivano incessantemente nella sua testa, che iniziava a dolergli. Non era più in grado di dire se le sue supposizioni fossero esatte o meno e, mentre le valutava, altre ipotesi si affacciavano alla sua mente. Non avrebbe mai creduto che un semplice bacio potesse avere una tale conseguenza su di lui. E ora? Come avrebbe dovuto comportarsi? Avrebbe dovuto presentarsi da lei il giorno successivo, o sarebbe stato meglio lasciarla stare per un po’? Fosse dipeso da lui, si sarebbe precipitato da lei immediatamente, ma era sicuro che non sarebbe stato il benvenuto. Alla fine, decise che sarebbe stato meglio lasciar trascorrere un po‘ di tempo, ma era determinato ad affrontare il problema prima che iniziasse una nuova settimana.

“Va un po’ meglio?” chiese Maria una volta che Liz si fu seduta di fronte a lei per fare colazione.
“Sì, grazie! Ma preferirei non toccare l’argomento, se non ti dispiace.” rispose seria prima di prendere un sorso di caffè.
“Come preferisci!” Maria poteva capire come si sentisse scombussolata l’amica, e dalle occhiaie sotto agl’occhi si intuiva benissimo che non aveva dormito per tutta la notte. Decise quindi di lasciar stare la cosa e, dopo aver dato un morso alla ciambella che aveva in mano, chiese:
“Ti va di andare in spiaggia oggi pomeriggio? Da quando abitiamo qui non abbiamo ancora trovato il tempo di andarci!”
“Perché no! Magari riesco anche a rilassarmi!” e fece un sorriso tirato.
“Ottimo! Credevo che avrei dovuto pregarti per convincerti e invece…”
“… e invece ti ho stupito anche questa volta!”
“Già!”
Le ragazze rimasero in silenzio qualche minuto e, mentre continuava a sorseggiare il suo caffè, Liz si accorse dello sguardo preoccupato dell’amica su di lei, e volle rassicurarla:
“Non ti preoccupare, Maria! Non ho intenzione di piangermi addosso e trascinarmi giorno dopo giorno come un automa solo perché Max… lo sai, no?”
“Sono contenta di sentirtelo dire!“ ed un sorriso apparve sulle sue labbra “Ne avrei sofferto anch’io. E poi… sono sicura che tutto si aggiusterà.”
“Sì! Andrà tutto a posto. Solo… non sono ancora pronta ad affrontarlo, tutto qui!”
“Ti capisco e non ti biasimo per questo. Ma non lasciare che passi troppo tempo, d’accordo?”
“D’accordo!”
“Bene! Ora muoviamoci o rischiamo di fare tardi!”

Isabel era in già piedi da un’ora quando Michael e Max emersero dalle loro stanze.
Ancora prima di arrivare in cucina, l’odore delle uova e del bacon appena cotto li ridestò del tutto.
“Questa sì che è una colazione coi fiocchi!” disse Michael sgranando gli occhi per la sorpresa. Si avvicinò alla ragazza intenta a preparare i piatti, si chinò leggermente verso di lei, le baciò affettuosamente una guancia e la ringraziò.
“Ho pensato che dovevo almeno rendermi utile, visto che mi sono letteralmente autoproclamata vostra compagna d’appartamento!” disse ridendo Isabel.
“Lo sai che ci piace averti attorno!” continuò Michael con affetto.
“Grazie Michael! Ma non pensare che ti faccia anche il bucato!”
“E io che ci avevo sperato!” scherzò il ragazzo, ricevendo in cambio una gomitata da Isabel.
Max si ritrovò a sorridere nel sentire lo scambio di battute tra la sorella e l’amico, poi si avvicinò ad Isabel, la baciò a sua volta su una guancia e all’orecchio le sussurrò:
“Grazie… per tutto!” riferendosi naturalmente al giorno prima. Isabel gli era stata vicino proprio quando ne aveva più bisogno e doveva almeno esprimerle il suo ringraziamento.
“Di niente, Max!” rispose la ragazza con un sorriso e sorpresa dal gesto affettuoso appena ricevuto. “Come va?”
“Meglio, ma ora vorrei solo fare colazione!” e prese il piatto che la sorella gli stava porgendo.

La mattinata trascorse lenta ma, tutto sommato, in modo tranquillo. Il peggio, però, doveva ancora arrivare… l’ora di pranzo. Maria si sarebbe incontrata con Michael, e lei? Cosa avrebbe fatto se ci fosse stato anche Max? Non sarebbe riuscita a stare allo stesso tavolo con lui, questo era certo. Doveva trovare un rimedio. E mentre si apprestava a cercare una soluzione, la campanella dell’ora di pranzo suonò e Liz si sentì persa.
Si avviò lentamente verso la mensa e, una volta arrivata, diede un’occhiata in giro, prese un vassoio dalla pila davanti a sé e si mise in fila per servirsi il pranzo. Maria la raggiunse subito dopo, mettendosi in coda proprio dietro di lei:
“Ehi, Liz! Che c’è di buono oggi?” chiese con un sorriso.
“Mhmm… veramente non ho nemmeno guardato il menù all‘entrata!”
“Poco male! Ci sarà la solita roba!” disse con una piccola smorfia. Il cibo in mensa non era cattivo, ma di certo non era come mangiare a casa propria.
Quando ebbero finito il giro del banco, le ragazze trovarono un tavolo libero vicino alle vetrate che davano sul giardino del campus, adibito ad area per il pranzo. Appoggiarono il loro vassoio e le borse e si sedettero una di fronte all’altra. Liz non perdeva di vista l’entrata della mensa; a vedere la sua espressione si sarebbe detto che fosse pronta a scappare in qualsiasi momento. Maria l’aveva notato e cercò di allentare la tensione:
“Allora, ti senti pronta per la spiaggia?”
“Come?… Spiaggia?” Liz era stata colta di sorpresa. Era talmente intenta a scansionare la sala che non aveva nemmeno sentito cosa Maria le avesse chiesto.
“Sì, la spiaggia! Ricordi? Non mi dirai che hai cambiato idea, vero?”
“Ah… no, no… non ho cambiato idea!” rispose Liz, tornando pienamente cosciente di quanto si erano dette durante la colazione.
“Meno male, per un momento ho temuto il peggio!”
“Stavo solo pensando a …” si interruppe un attimo vedendo Max entrare in mensa ed il suo cuore perse un battito.
“A cosa?“ chiese Maria.
“Al costume!” mentì Liz.
“Ma certo… il costume! Che stupida!” disse Maria con ironia, poi riprese seriamente: “Come se non ti conoscessi! So leggere così perfettamente il tuo viso da poterti dire che in questo momento è entrato Max da quella porta, nonostante gli dia le spalle. O mi sbaglio?”
“No, non ti sbagli! E se la cosa ti può interessare, dietro di lui sta arrivando Michael!” cercò di scherzare.
“Liz…”
“Senti Maria, io devo…” e cominciò a raccogliere le sue cose.
“Non ti muovere da lì!” disse Maria con aria seria e tono deciso, facendo immobilizzare l’amica di fronte a lei.
“Ma io…”
“Niente ma! Sono pronta a scommettere che sarà lui stesso a non venire a sedersi qui con noi!”
“Come fai ad esserne così sicura?” lei ormai non era quasi più certa di nulla.
“Lo sono e basta! Non ci vuole di certo un genio per capire che forse anche lui non è pronto a parlarti. E anche nel caso in cui lo fosse, non credo che vorrebbe farlo con me, Michael e tutti gli studenti dell’università tra i piedi, non credi?”
Liz ci pensò un attimo e decise di fidarsi dell’amica, in fondo le sue parole avevano un senso. ‘Dio, Liz! Ma che ti sta prendendo? Non riesci più nemmeno a fare un pensiero logico!’ pensò tra sé e sé, passandosi le mani sul viso.
Maria la osservava ed era come se leggesse i suoi pensieri:
“La sai una cosa?” disse poi, e quando Liz ebbe di nuovo posato lo sguardo su di lei, aggiunse: “Non riesci più a pensare usando la logica!”
“E’ proprio quello che mi stavo dicendo da sola!” disse Liz mostrandosi frustrata, poi continuò: “Sono così presa a pensare che non voglio incontrarlo, che non penso proprio!”
“Se non altro hai il coraggio di ammetterlo!”
“Non ho altre possibilità con te!”
“Proprio così!”

Come aveva fatto Liz pochi minuti prima, Max entrò lentamente in mensa e, prima di afferrare uno dei tanti vassoi, diede un’occhiata in giro per la sala per vedere se Liz fosse già arrivata. Non ebbe bisogno di molto tempo, la vide subito, quasi come se sapesse esattamente dove si trovava prima ancora che il cervello ricevesse l’immagine della sua figura. I loro occhi si incontrarono per una frazione di secondo, quanto bastava a Max per far accelerare il battito del suo cuore. Michael lo raggiunse da dietro, ed appoggiandogli una mano sulla spalla, lo obbligò a distogliere lo sguardo da lei, costringendolo a fare un passo in avanti per mettersi in fila.
“Le ragazze sono già qui!” disse semplicemente, senza nemmeno girarsi verso l’amico.
“Lo so! Ho appena visto la testolina bionda di Maria!” ed un tenero sorriso si formò sulle sue labbra, illuminandogli il volto.
Mentre riempivano il vassoio, chiacchierarono della mattinata appena trascorsa e, quando fu il momento di andarsi a sedere, Max si allontanò dall’amico:
“Ci vediamo a casa!”
“Vuoi che resti con te?” chiese Michael, sapendo perché il giovane si stesse allontanando.
Max si voltò verso l‘amico e con un sorriso tirato rispose: “No, grazie. Ho lasciato un discorso in sospeso con John e… ti annoieresti a sentir parlare di pittura.” ed alzando la mano in segno di saluto si diresse verso l’area esterna della mensa.
Giunto sulla soglia si soffermò un attimo per cercare di intravedere alcuni compagni di corso e, non appena li ebbe individuati, girò la testa a sinistra per vedere, ancora una volta, Liz. Di nuovo i loro occhi si incontrarono per un breve istante, poi Max avanzò per raggiungere i suoi compagni. Gli occhi di Liz gli erano sembrati così terrorizzati dal fatto che lui potesse avvicinarsi di nuovo a lei, che si sentì male. Mai, in tutta la sua vita, una ragazza lo aveva guardato in quel modo, con paura. Non credeva di poter provocare un tale sentimento in una persona, soprattutto in una donna, ma ora ecco che, per la prima volta, provava anche questa esperienza. E la cosa non era per niente piacevole!
Quando Liz vide che Max stava uscendo, si sentì di colpo più rilassata. Ma il suo sguardo l’aveva nuovamente colpita. Era una persona ferita nel profondo e la tristezza di quello sguardo l’avrebbe accompagnata per il resto della giornata.

“Liz!” Maria gridava dalla sua stanza per farsi sentire dall’amica.
“Che c’è? Se continui a gridare così accorreranno tutte le Liz nell‘arco di tre miglia!” disse lei affacciandosi alla porta della camera di Maria.
“Secondo te…” cominciò la ragazza, ignorando completamente il commento dell’amica: “…quale costume dovrei mettere?” e si girò verso di lei tenendo in ogni mano un costume differente.
“E tutto questo trambusto per scegliere un costume?” disse Liz, ed un sorriso cominciò ad emergere sulle sue labbra. Se non ci fosse stata Maria non avrebbe saputo come fare in certi momenti.
“Beh, insomma, uno quando non sa cosa fare, che fa? Chiede aiuto! Quindi, per favore, ti dispiace darmi una mano a scegliere il costume?” chiese ancora Maria.
“Se ci tieni così tanto…” disse mentre entrava nella stanza con un sorriso furbesco “…direi questo!” ed indicò la mano destra di Maria.
“E perché proprio questo?” chiese lei ancora indecisa e notando l’espressione di Liz.
“Perché l’altro lo metto io!” e glielo sfilò di mano sorridendo.
“Ah bene! Così il mio dubbio amletico è sparito, eh?”
“Certo! Ed è anche risaputo che tu, da brava ragazza della Florida, hai sicuramente dei costumi migliori di una che è abituata a vivere in mezzo al deserto!”
“Ah, su questo non ci piove!” disse Maria con decisione e guardando l’amica si mise a ridere, contagiando anche Liz.
“Vado a cambiarmi e possiamo andare!” disse poi Liz raggiungendo la porta.
“Ricordati la crema solare!”
“E’ già nella borsa!”
Pochi minuti dopo, le ragazze erano pronte a godersi qualche ora in spiaggia. Era più di un mese che non passavano un pomeriggio sotto il sole, soltanto loro due, chiacchierando e rilassandosi. Non che prima lo facessero tutti i giorni, ma almeno una volta la settimana si concedevano qualche ora da passare in mezzo ai surfisti e ai turisti che affollavano costantemente la costa californiana. E questa loro abitudine mancava ad entrambe. In quel mese non ne avevano avuto il tempo tra il trasloco, lo studio e gli esami. Per non contare, poi, il fatto che la settimana successiva avrebbero cominciato a lavorare, quindi le occasioni di andare in spiaggia sarebbero mancate sempre di più. Dovevano proprio approfittare di quel pomeriggio tranquillo e quando furono pronte, scesero in strada dirette alla prima spiaggia vicina.

La spiaggia era abbastanza affollata, ma trovarono subito un posticino dove stendere i loro teli. Si cosparsero di crema e si distesero pronte ad assaporare quei caldi raggi solari, mitigati da una lieve brezza marina.
Per quasi un’ora nessuna delle due proferì parola, mentre la radio dei vicini, sintonizzata su di una stazione locale, trasmetteva The Sea dei Morcheeba:

Flocking to the sea
Crowds of people wait for me
Sea gulls scavenge
Steal ice cream
Worries vanish
Within my dream

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

Fishing boats sail past the shore
No singing may-day any more
The sun is shining
The Water's clear
Just you and I walk along the pier

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

A cool breeze flows but mind the wasp
Some get stung it's worth the cost
I'd love to stay
The city calls me home
More hassles fuss and lies on the phone

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control here
Living free

I left my soul there,
Down by the sea
I lost control with you,
And living, living,
And I, living, by the sea


“Mi piace questa canzone!” disse Liz, rompendo così il silenzio che era calato fra di loro.
“Piace molto anche a me! La voce della cantante è vellutata e molto rilassante.” affermò Maria.
“A proposito di canzoni… a che ora hai le prove?” chiese Liz sollevandosi su di un gomito per poter vedere il viso della giovane al suo fianco.
“Alle 8, quindi abbiamo ancora tempo per poterci godere questo sole meraviglioso!”
“Lo sai? Mi mancava venire in spiaggia con te. Mi sembra sia passata un’eternità dall’ultima volta!” disse Liz, stendendosi sul ventre ed appoggiando i gomiti sul telo.
“Già! E pensare che è stato solo il mese scorso!”
“Però! Ne abbiamo fatta di strada in un mese, non ti pare?”
“Caspita! Sembra ieri che dividevamo ogni notte lo stesso letto! A pensarci ora, mi viene da ridere!” disse Maria cominciando a sorridere.
“A me un po’ meno… ero sempre io quella ad essere sfrattata!”
“E ti ricordi la faccia che faceva Maggie ogni volta che ti vedeva entrare in camera? Quanto la odiavo quando faceva così!” continuò Maria, mettendosi nella stessa posizione dell’amica.
“Eccome se me la ricordo!! Ogni volta mi faceva sentire ancora più in colpa di quanto non mi sentissi già!”
“Dio, era odiosa! A proposito, l’hai più rivista Shelly?”
“Grazie al cielo no! Almeno… non ancora! Spero non mi capiti!”
“E se ti dovesse capitare, cosa le diresti?” chiese Maria curiosa.
“Credo che le butterei addosso due anni di rabbia repressa!!”
“Se quel giorno dovesse arrivare, spero di poter assistere alla scena!”
“Sì, così potrai sfogarti anche tu!” e cominciò a ridere.
“Te la immagini la scena di noi due con quella sciacquetta?” e anche Maria prese a ridere.
“Ogni tanto mi capita di pensarci e spero per lei che non le si presenti mai l’occasione di incontrarmi sulla sua strada!”
“Glielo auguro anch‘io!” e le due ragazze ricominciarono a ridere.
“Ehi, vedo che qui ci stiamo divertendo un sacco!” le interruppe una voce maschile. Liz e Maria alzarono gli occhi per vedere il loro interlocutore e, con grande sorpresa, si ritrovarono a guardare Zack e David in piedi, poco distanti da loro.
“Ehi Zack, David! Cosa ci fate da queste parti? Mi era sembrato di capire che non siete due tipi da spiaggia!” li accolse Maria con un sorriso, imitata da Liz.
“Beh, sai com’è, Maria… quando le turiste sono così carine, ogni tanto vale la pena farsi un giretto.”
“Sempre a caccia di donne, eh, voi due!” li prese in giro Maria.
“Certo che anche le bellezze nostrane non sono per niente male, vero David? E qui ne abbiamo due begli esempi!” le adulò Zack.
“Si, ma dimentichi che una è già impegnata!” disse il ragazzo, sorridendo.
“Ma noi non siamo mica gelosi!” ribattè Zack continuando a guardare Liz da dietro gli occhiali scuri da sole.
“Siete tremendi voi due!” scherzò Liz che, mettendosi a sedere, riprese: “Dai, restate un po’ con noi, a meno che questo non vi rovini la piazza!”
“Come potrei rinunciare all’invito di una ragazza come te!?” disse Zack andandosi a sedere vicino a lei. Maria seguì l’esempio dell’amica e David prese posto al suo fianco.
I quattro chiacchierarono insieme per il resto del pomeriggio. I due ragazzi erano davvero molto simpatici, Liz questo lo sapeva già, ma quel pomeriggio ebbe modo di conoscerli un po’ meglio ed apprezzare sempre di più la loro compagnia.
Zack, dal canto suo, si godeva appieno la vicinanza di Liz. Nonostante Max gli avesse esplicitamente chiesto di starle alla larga, non poteva fare a meno di continuare ad osservarla, ed ora che ne aveva la possibilità, cercò di starle il più vicino possibile. Oltre che bella, Liz era intelligente e questa era una dote che apprezzava nelle ragazze. Si ritrovarono a parlare dei loro studi e potè vedere con quanto ardore lei discutesse dei suoi interessi per la scienza in generale. E si stupì nello scoprire quanto, anche a Maria piacesse, quello che stava facendo. All’inizio si era soffermato solo ad ammirare la sua voce la prima volta che l‘aveva sentita cantare, oltre che la sua bella presenza, ma quel pomeriggio si rivelò davvero piacevole in tanti sensi. Si era avvicinato di più a due ragazze veramente speciali.
“E dove avete lasciato Max e Michael?” chiese David, ignaro, come del resto anche Zack, di quanto fosse successo il giorno precedente tra Liz e Max.
Solo in quel momento, Liz, si rese conto che, per alcune ore, il viso del ragazzo era rimasto completamente fuori dai suoi pensieri, e la domanda di David la fece irrigidire. Maria notò immediatamente il cambiamento dell‘amica, e subito prese la parola:
“Credo siano a casa! Io e Liz, oggi, volevamo passare un pomeriggio da sole e così non li abbiamo invitati ad unirsi a noi!”
“Non vi avremo rovinato il pomeriggio, vero?” chiese ancora David.
“No, ma che dici!?! Ci ha fatto molto piacere trascorrere del tempo con voi!” lo tranquillizzò subito Liz. Era vero, quel pomeriggio era stata veramente bene. Poi riprese: “Semmai siamo state noi a rovinarvi la passeggiata tra le turiste!” ribattè maliziosa.
“Per carità! Vuoi mettere parlare la tua lingua invece che struggerti per cercare di intavolare una qualsiasi sorta di discorso con una straniera?” scherzò David causando in Zack una risata.
“Però mi sarebbe piaciuto vederti all’opera!” lo prese in giro.
“Non ti preoccupare, qui le straniere non mancano mai! Prima o poi ti insegnerò qualche trucchetto!” ribattè il ragazzo e i quattro scoppiarono in una risata.
“Sarà meglio avviarci se vogliamo arrivare in tempo per le prove!” disse Maria notando l’orario, e cominciando ad alzarsi continuò: “Vorrei anche farmi una doccia per togliermi la sabbia e la crema!”
“Caspita! Non avevo proprio notato l’ora!” disse Zack mettendosi in piedi dopo aver controllato l’orologio. “Meglio se ci diamo una mossa anche noi! David, mi faresti fare una doccia a casa tua?” chiese poi all’amico.
“Nessun problema!” rispose, e i due ragazzi aiutarono Liz e Maria a raccogliere i teli e le borse, dirigendosi, poi, verso il lungomare.
Prima che le loro strade prendessero direzioni diverse, i quattro giovani si soffermarono sul marciapiede all’ombra di una palma per scambiarsi i saluti, poi Zack e David attraversarono la strada e sparirono dietro il primo angolo, mentre Liz e Maria si avviarono verso casa.

Arrivate all’appartamento, le due amiche appoggiarono le loro cose in soggiorno e Maria, dopo aver preso l’occorrente, andò a farsi la doccia, mentre Liz preparò del caffè. Ne versò due tazze ed il rimanente lo mise in un thermos con l’intenzione di darlo all’amica per le prove che, ormai lo sapeva, si sarebbero protratte fino a tardi.
Dopo qualche minuto Maria la raggiunse in cucina e, sentendo l’aroma, notò la tazza pronta per lei:
“Grazie! Avevo proprio bisogno di un po’ di carica!”
“Il resto te l’ho messo nel thermos, così potrai berne anche durante le prove.”
“Ehi, grazie! Che gesto carino! Non ci avevo ancora pensato!” la ringraziò nuovamente.
Le ragazze sedettero attorno al tavolo e rimasero in silenzio qualche secondo, poi Maria guardò l’espressione dell’amica, tornata seria, e prese a parlare:
“Se ti trovassi in un’altra situazione ti chiederei di venire con me, ma… insomma, lo sai, là c’è Max!”
“Si, lo so! E comunque credo di dover fare una cosa durante la tua assenza… soprattutto durante l‘assenza dei ragazzi.”
“Cosa?” chiese Maria, presa alla sprovvista.
“Credo di dover delle scuse alla sorella di Max! Dopo la scena di ieri deve avermi presa per una bambina stupida e capricciosa!”
“Non direi! Non ti ha giudicata, ma ci è rimasta alquanto male anche lei per tutta questa situazione. Insomma, non si aspettava di essere al centro di una ‘scenata’ di gelosia!”
“Lo credo!” rise amaramente Liz. La sua era stata proprio gelosia, quella cosa che ti prende allo stomaco e va dritta alla testa, senza lasciarti il tempo di pensare. Non aveva fatto una scenata tragica e nemmeno si era messa ad urlare, ma la cosa ormai non cambiava più di tanto. Non poteva modificare quello che aveva fatto, ma poteva almeno cercare di rimediare, iniziando a scusarsi con la persona che aveva creduto fosse chissà chi e invece…
“Sono sicura che ad Isabel farà molto piacere la tua visita!”
“Lo spero… come spero anche che rimanga a casa. Non vorrei ritrovarmi a bussare a vuoto ad una porta.”
“Secondo me rimarrà in casa. Anche lei non sta passando un buon momento e magari non ha voglia di uscire.”
“Sarà meglio che ti avvii, non vorrei farti ritardare. Domani ti racconterò com’è andata!”
“Ci conto!” disse Maria prendendo la borsa che si era portata dalla camera subito dopo aver fatto la doccia. “Ci vediamo domani mattina!” la salutò, e dopo averle dato un bacio sulla guancia, uscì dall’appartamento.

Attraversò il corridoio per andare da Max e Michael che, come ogni volta, si sarebbe unito a loro. Bussò alla porta e quando udì Isabel gridare :”Avanti, è aperto!”, entrò e subito si ritrovò la giovane davanti che le chiedeva:
“Ciao, Maria! Dimmi una cosa: ti andrebbe di passare un week end a Santa Barbara con noi?”
Presa alla sprovvista, Maria non sapeva cosa fare e tanto meno cosa dire. Vide Max raggiungere la sorella mentre diceva: “Isabel, ti prego, lascia stare!”
Maria aveva la netta impressione di essere capitata in mezzo ad una discussione tra fratelli di cui, ancora, non capiva l’entità. Max aveva una faccia esausta, mentre Isabel sembrava elettrizzata.
“Vorrei sentire cosa ne pensa anche Maria, se non ti dispiace!” ribattè la ragazza al fratello e volto nuovamente lo sguardo all‘ultima arrivata, ancora ferma sulla porta, le prese una mano, la fece accomodare sul divano sedendosi a sua volta al suo fianco e guardandola dritta negli occhi le chiese:
“Senti, Maria, se tu avessi la possibilità di passare un fine settimana, senza nemmeno spendere un centesimo, in una villa a Santa Barbara, ci andresti?”
“Maria, ti prego, non starla a sentire!” disse Max sempre più esausto ed irritato.
Quando aveva sentito dire ‘senza nemmeno spendere un centesimo’, Maria era già pronta a partire e, senza badare a quanto stesse blaterando Max, rispose piena di entusiasmo: “Certo che ci andrei! Quando si parte?”
“Lo vedi, che ti dicevo?” disse Isabel rivolta al fratello poi chiamò Michael, il quale emerse dalla sua stanza e si unì agli altri tre.
“Michael, noi partiamo!” disse senza aggiungere altro e, rivolgendosi a Maria, continuò: “Vedrai, ci divertiremo un mondo!”
“Scusate…” intervenne Maria “…ma di chi sarebbe la villa?” L’idea di passare un week end in una delle più belle città marittime della California l’allettava sicuramente, ma ora aveva qualche domanda a cui esigeva una risposta.
Isabel la guardò con aria comprensiva e così, sistemandosi più comodamente, iniziò a spiegare:
“Le cose stanno così: gli Extra, di cui so fai parte anche tu, hanno ricevuto un ingaggio all’Avalon, lo conosci, vero?” chiese interrompendo il suo racconto.
“Eccome se lo conosco! E’ uno dei locali più ‘in’ della costa!” disse Maria, a cui già brillavano gli occhi per l’eccitazione, e prima che Isabel potesse continuare, si rivolse a Max con fare indagatore: “Ma quando l’abbiamo ricevuto l’ingaggio?”
“Mi ha chiamato mezz’ora fa il proprietario e da allora Isabel mi sta facendo impazzire!” disse il ragazzo mettendosi a sedere sulla poltrona.
“Grandioso!!” esclamò Maria al culmine dell’eccitazione e, guardando Isabel, le fece cenno di continuare.
“Dunque, visto che il locale è a Santa Barbara e i miei genitori hanno una villa proprio là, mi sembrava carino poterci trasferire per un paio di giorni. Così non dovremo impazzire a viaggiare per una notte con tutti gli strumenti in auto, potremo prendercela comoda e divertirci per ben due giorni!” finì la ragazza.
“Fammi capire bene…” cominciò Maria “…da quando i tuoi hanno questa villa?” La cosa l’aveva stupita parecchio. Non pensava che Max fosse ricco… perché il fatto che i suoi genitori avessero una villa da quelle parti voleva di sicuro dire che era ricco. O si stava sbagliando? Max non ne aveva mai fatto cenno, né tanto meno era andato in giro a vantarsi, anzi… cercava di ottenere più ingaggi possibili proprio per pagarsi gli studi da solo. Che si trattasse di un conflitto tra padre e figlio? Beh, ora la cosa poco importava, e a dire la verità erano questioni private degli Evans nel cui merito lei non voleva entrare. Certo che la cosa era alquanto allettante! E chi si sarebbe perso un’occasione del genere? Lei no di sicuro! Ma proprio mentre pensava che non vedeva l’ora di dirlo a Liz, si rese conto che effettivamente c’era qualcosa che non andava. Ed ecco anche spiegato, forse, uno dei motivi per cui Max si dava tanto da fare per non andare alla villa.
“Che ne dici, Maria, sei ancora dei nostri?” chiese Isabel vedendo la ragazza improvvisamente incerta.
“Beh, ecco, io…” cominciò a dire senza poi trovare le parole per continuare e non offendere la giovane di fianco a lei.
“Che c’è che non va?” chiese ancora Isabel. A lei quell’idea sembrava perfetta e di sicuro non credeva di fare un dispetto a nessuno invitando i suoi amici in una villa super lussuosa, piena di ogni comfort.
“Vedi, Isabel, all’inizio la cosa mi attirava molto, anzi… a dire la verità, ero già pronta a partire, ma…” e si interruppe nuovamente guardando in direzione di Max, che aveva già capito dove Maria volesse andare a parare.
“Forza, dimmi quello che non va e cercheremo di trovare una soluzione!” la incoraggiò Isabel.
Ancora titubante, Maria distolse lo sguardo da Max per fissarlo sulla sorella e, senza attendere oltre, disse: “Liz! Non mi va di lasciarla sola per due giorni!”
“Scusa, Maria, se te lo dico, ma personalmente non vedo il problema!” disse con calma e, notando l’espressione interrogativa sul suo viso, aggiunse: “Max non vuole venire, questo ormai lo abbiamo capito bene. I suoi motivi sono altri e, per quanto mi dispiaccia che ci siano delle questioni ancora irrisolte, non vedo il perché non potremmo andare lo stesso. Inviterò personalmente Liz!”
Maria rimase interdetta e guardò Michael, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo e che ricambiò l‘occhiata. Poi guardò ancora Max per cercare di capire se quello che Isabel aveva appena detto corrispondesse a verità. Max non fece attendere la sua risposta e, alzandosi in piedi, le disse: “Isabel ha ragione! Liz non c’entra in tutta questa storia, io… non sarei venuto comunque! Ho tentato di farle cambiare idea, odio andare in quella casa, ma se dovrò raggiungervi sabato sera per il concerto e ripartire subito dopo, non avrò nessun problema a farlo. Quindi… andate e divertitevi.”
Detto questo, Max si diresse in camera per andare a prendere le chitarre, poi si avvicinò alla porta di casa, afferrò la maniglia e mormorò: “E’ meglio che ci muoviamo. Gli altri ci staranno già aspettando!” ed uscì.
Michael guardò le ragazze ancora sedute sul divano ed afferrò la giacca, parlando per la prima volta: “Forza, andiamo, o ci toccherà farcela a piedi fino al magazzino!” Prese la mano di Maria e l’aiutò a rimettersi in piedi, poi si rivolse ad Isabel, vedendola turbata per il comportamento del fratello: “Non ti preoccupare, ok? Lo sai come fa quando si parla di.. lo sai! Domani gli sarà già passata!”
Maria osservò Isabel che continuava a mostrare segni di perplessità; la ragazza era ancora decisa che la sua fosse una buona idea, ma l’atteggiamento del fratello l’aveva lasciata leggermente scossa. Odiava quel suo orgoglio che non gli permetteva nemmeno di godersi quelle cose che i loro genitori gli avevano concesso. Da un lato lo capiva, Max voleva cavarsela da solo nella vita proprio come aveva fatto il padre, ma a volte esagerava. In fondo si trattava di un week end. Maria notò il turbamento di Isabel e seppe d’istinto che, dietro al rifiuto di Max, doveva esserci molto altro. Lasciò la mano di Michael per avvicinarsi alla ragazza ancora seduta sul divano e, chinandosi su di lei, le disse: “Vedrai che gli passerà! La tua è stata una bella idea e ti ringrazio per avermi invitato. Sono sicura che ci divertiremo!”
“Lo so, ma quando Max fa così io… io…” e strinse i pugni in uno scatto di rabbia improvvisa.
“Cosa vuoi farci, gli uomini sono fatti anche dei loro difetti!”
“Quanto hai ragione!” disse infine alzandosi in piedi e mostrando di nuovo un sorriso: “Grazie, Maria, e mi raccomando, avvisa tu gli altri ragazzi della mia idea; se solo mi azzardassi a presentarmi nel vostro magazzino con la ‘lieta’ novella, credo che mio fratello mi lancerebbe addosso una chitarra!”
“Ok, ci penso io.“ la rassicurò.
“Ma ora andate o rischiate veramente di rimanere a piedi!”
“Ci vediamo domani!” le disse Michael dandole un casto bacio sulla guancia.

Una volta in auto, i tre ragazzi cercarono di evitare il discorso di Santa Barbara, almeno fino a quando non sarebbero arrivati al magazzino dove avrebbero dato la notizia anche agli altri componenti del gruppo. E non fu una cosa difficile. In auto si era creato un silenzio carico di tensione: Max guidava con lo sguardo cupo e fisso sulla strada; Michael, al suo fianco, si sentiva per la prima volta a disagio con l’amico e Maria, seduta nel sedile posteriore della jeep, era stranamente a corto di parole. Dopo qualche minuto, Michael trovò il coraggio di rompere il silenzio e voltatosi all’indietro verso Maria, le chiese:
“Cos’hai fatto oggi di bello?” gli sembrava un argomento neutrale e poi era alquanto curioso; nel pomeriggio aveva bussato alla porta del suo appartamento senza trovare nessuno che gli aprisse.
“Sono andata in spiaggia con Liz.” rispose lei, grata a Michael per la diversione.
“Ecco dov’eravate! Sono venuto a cercarti, nel pomeriggio, ma non ho avuto molta fortuna. Allora, vi siete divertite?”
“Oh sì! Ci siamo sdraiate al sole, ci siamo rilassate, abbiamo chiacchierato e poi sono arrivati David e Zack!”
Sentendo il nome di Zack, Max si irrigidì istantaneamente. Già era difficile stare ad ascoltare Maria che raccontava del suo pomeriggio con Liz, e ora ci mancava anche solo di immaginarsi la scena di lei in costume al fianco di Zack. ‘Fantastico’ pensò sarcasticamente tra sé e sé ‘C’è qualcos’altro che mi deve andare storto, oggi?’ L’idea di Zack accanto a Liz lo infastidiva parecchio, anche se sapeva che ormai, per lui, non c’erano speranze. Non poteva farci nulla! E improvvisamente realizzò una cosa a cui, ancora, non aveva pensato. Capì come doveva essersi sentita Liz quando l’aveva visto abbracciato a sua sorella, e fu come un fulmine a ciel sereno. Se di lui non gliene fosse importato nulla, non avrebbe reagito in quella maniera. Certo, rimaneva sempre il fatto d’averla intrappolata contro quella stramaledetta parete, e forse ora l’interesse per lui era svanito, ma perché non ci aveva mai pensato fino ad ora? Qual era il suo problema? E dire che si riteneva un ragazzo sveglio e intelligente. Avrebbe dovuto cambiare questa sua opinione di sé stesso? Poi ripensò a quanto era stato male e capì che il dolore aveva offuscato qualsiasi possibilità di pensiero logico. ‘Ma quanto sei stupido, Evans! Se solo ci avessi riflettuto meglio, ora…’ ma i suoi pensieri furono interrotti da Michael che appoggiò una mano sul suo braccio.
“Cosa?” chiese Max ridestandosi dai suoi pensieri.
“Max, abbiamo già passato il magazzino!”
Ok, era arrivato al capolinea e non se ne era nemmeno reso conto. Ultimamente non si rendeva conto di parecchie cose, ma addirittura arrivare fino al punto di non accorgersi che era giunto al magazzino dove, da ben due anni, si incontravano per le prove, era il massimo!
Fece manovra non appena ne ebbe la possibilità e, mentre si immetteva nuovamente nel traffico cittadino, Michael lo guardò dubbioso e chiese:
“Va tutto bene?”
“Certo che va tutto bene!” disse leggermente irritato dalla sua domanda: “Stavo pensando e… non mi sono accorto che eravamo già arrivati!” concluse cercando di moderare il tono della voce.
“Ok!” disse Michael alzando le mani in segno di resa.
Maria era perplessa e decise di non aprire bocca. Quella era davvero una serata strana.

Liz aveva aspettato di sentire chiudere la porta dei vicini di casa, e quando questo avvenne gli sembrò di aver aspettato un’eternità. ‘Avranno scambiato due chiacchiere…’ pensò mentre cercava di sistemarsi i capelli che ancora odoravano di mare. Non vedeva l’ora di farsi una doccia, ma innanzitutto doveva andare a parlare con Isabel. Prima l’avesse fatto e prima si sarebbe sentita meglio. E poi non poteva perdere tempo a lavarsi ora, c’era il rischio che Isabel uscisse e non aveva voglia di aspettare un altro giorno per parlare con lei. In ultimo, era curiosa di conoscerla. Era strano, pensava, dopo averla creduta una delle tante ragazze di Max, si scopriva curiosa di conoscere quella che ora sapeva essere la sorella.
Attese di sentir chiudere anche le porte dell’ascensore, voleva essere sicura, e quando lo sentì ripartire, aprì la porta e si diresse a quella di fronte.
Bussò con cautela, sperando che Isabel fosse rimasta in casa e non avesse preferito uscire con gli altri. Quando sentì l‘avvicinarsi dei passi, il sollievo di saperla in casa e l’emozione mista a paura per quello che doveva dirle, fecero sì che il cuore mancasse un battito. E dopo un secondo, si ritrovò faccia a faccia con Isabel Evans.
La ragazza le fece un sorriso cordiale e la invitò ad entrare.
“Speravo di incontrarti!” le disse Isabel appena ebbe richiuso la porta. “Mettiti a sedere! Vuoi qualcosa da bere?” le chiese con fare gentile.
“No, ti ringrazio. Io… volevo parlarti.” le disse abbassando lo sguardo e mordicchiandosi il labbro inferiore, mostrando il suo nervosismo.
“Mi fa piacere che tu sia venuta!”
Quando aveva aperto la porta ed aveva visto il viso di Liz, Isabel era rimasta stupita. Non si aspettava di vederla, almeno non così presto, ma era contenta che fosse venuta. Finalmente avevano l’occasione di parlarsi e poteva vedere la ragazza che aveva fatto innamorare suo fratello.
“Beh, mi sembrava il minimo da fare dopo quello che è successo!”
“Immagino che siano cose che possono capitare!” disse cercando di alleggerire la tensione di cui vedeva che Liz era preda.
“A quanto pare succedono!” confermò Liz, cercando di seguire la stessa linea tracciata da Isabel.
Le due ragazze si sorrisero e dopo essersi accomodate sul divano, Liz riprese a parlare:
“Volevo scusarmi con te, Isabel. Devo esserti sembrata una ragazzina stupida!”
“Per niente! Credo che al tuo posto avrei avuto la stessa reazione!”
“Quello che mi dispiace di più è di non aver dato la possibilità a nessuno di spiegarmi subito. A volte sono così impulsiva che stento io stessa a riconoscermi!”
“Non ti preoccupare! Ti ripeto, se fossi stata in te, avrei reagito alla stessa identica maniera. La cosa che ora mi fa più piacere è che tu sia venuta per parlarne. Questo mi dimostra che sei una persona matura e responsabile!”
“Ti ringrazio Isabel. Ti confesso, però, che avevo timore di incontrarti. Non sapevo come avresti reagito e la cosa mi lasciava in tensione.”
“Sarò sincera, se tu avessi fatto una scenata a mo’ di tragedia, credo che non ti avrei accolto così!” e sorrise apertamente.
“Non posso darti tutti i torti!” ribattè Liz, ricambiando il sorriso.
“Allora, ora che abbiamo rotto la tensione, posso offrirti un caffè?”
“Sì, volentieri. Grazie!”
Isabel sparì in cucina per tornare, poco dopo, con due tazze del liquido bollente. Ne porse una a Liz e si rimise a sedere sorseggiando la bevanda.
“Come ti senti? Voglio dire… dopo tutto quello che è successo…”
“Va un po’ meglio, ma ancora non me la sento di parlare con Max. So che prima o poi dovrò farlo e, credimi, ho intenzione di chiarire tutto, solo che… è ancora troppo presto!”
“Sì, ti capisco. E non ti biasimo. Volevo solo essere sicura che avessi intenzione di chiarire l’accaduto con Max, sai lui… è stato parecchio male!”
“Davvero?”
L’affermazione di Isabel la lasciò esterrefatta. Sì, Maria le aveva detto che Max le era sembrato sinceramente pentito per l’accaduto, ma non le aveva spiegato che era stato ‘parecchio male’. E sentirselo dire dalla sorella era tutta un’altra cosa.
“Sì, vedi… lui si è rinchiuso in camera e non è più uscito fino a questa mattina!”
Isabel tralasciò volontariamente il fatto che avesse pianto, non era carino da parte sua rivelare questo aspetto della faccenda, ma riteneva giusto farle sapere che anche suo fratello aveva sofferto, forse anche più di lei per il fatto di sentirsi colpevole per quell’azione.
“Mi dispiace!”
“Non devi scusarti con me per questo!”
“Hai ragione! Ma verrà il momento in cui lo dirò anche a lui!”
“Spero sia presto! Con questo non voglio metterti fretta, voglio solo dirti che più tempo lascerete passare e peggiore sarà l’impatto di dover riprendere in mano la questione!”
“Anche Maria mi ha detto le stesse cose!”
“Mi piace Maria! Che ne pensi di lei e Michael insieme? Non credi che siano una bella coppia?”
Questo repentino cambio d’argomento mise un po’ più a suo agio Liz che, mostrandosi entusiasta per l’amica, rispose senza esitare:
“Direi che sono fantastici insieme! Maria è la ragazza migliore che conosca e sono contentissima per lei!”
“Anch’io sono felicissima per Michael. A volte vuole fare il duro, ma sotto sotto è un tenerone!” e rise pensando all’amico mentre faceva la faccia da burbero.
“E’ quello che ho sempre creduto anch’io!” rise Liz.
La tensione si era andata via via alleggerendo. Liz pensò che Isabel fosse una ragazza davvero squisita e si ritrovò a pensare a quanto fosse diversa dal fratello. Dopo qualche attimo, quando le ragazze ebbero smesso di ridere, Isabel tornò seria e rivolgendo lo sguardo a Liz chiese:
“Posso farti una domanda molto personale?”
Liz rimase interdetta, ma capiva che la giovane aveva qualche curiosità e così, con un cenno del capo, acconsentì.
“Cosa provi per Max?”
Liz sapeva che quella era la domanda che l’aspettava e un conto era dirlo a Maria, la sua compagna e la sua confidente, un conto era dirlo alla sorella del “lui” in questione. Vedendo l’esitazione della ragazza, Isabel si scusò per la sfacciataggine, ma Liz l’interruppe:
“Io… vedi lui…” ma le parole non le uscivano di bocca.
Isabel intuì che lei voleva risponderle, ma capì anche che non doveva essere così facile; si fece coraggio e, con voce pacata, chiese:
“Lo ami?”
“Credo di sì!” Liz fu sorpresa di sé stessa per la semplicità con cui le uscì la risposta. Ma era vero, ormai era inutile negarlo, avrebbe continuato a farsi del male da sola. Per quanto la cosa le risultasse ancora così nuova e strana, lei amava Max Evans.
Isabel sorrise, un sorriso pieno di gioia sincera, ed abbracciò la ragazza. Poi la guardò di nuovo negli occhi e le disse:
“Anche lui prova per te qualcosa di molto forte! Non posso dirti con sicurezza se sia amore, lui questo non me lo ha detto e conoscendolo non me lo confiderà mai, ma credimi, non ho mai visto Max in quello stato.” Isabel aveva ancora impresso il viso del fratello pieno di lacrime. Era sicura al 100% che Max fosse innamorato, ma finchè non glielo avesse sentito pronunciare, era meglio prendere le cose con le pinze.
Dal canto suo, Liz rimase stupita per quella rivelazione fattale a cuore aperto. Sapeva di interessare a Max, altrimenti non sarebbe successo nulla di nulla, ma addirittura che provasse per lei qualcosa di forte, come l’aveva definito Isabel, era una cosa che andava al di là delle sue aspettative. Aveva sempre creduto che Max volesse da lei solo una cosa, forse anche spinta dalle voci che le erano giunte all’orecchio nei corridoi dell’università, e non aveva mai pensato al fatto che lui potesse provare qualcosa di più, un sentimento.
“Grazie Isabel, credo che stanotte avrò molto su cui riflettere!”
“Immagino di sì!”
Le due giovani sorseggiarono un po’ di caffè che ancora fumava nelle tazze e poi Isabel, appoggiando la propria tazza sul tavolo, disse:
“Ti piacerebbe passare un week end a Santa Barbara?”
Liz rimase nuovamente stupita per il rapido cambiamento di soggetto:
“Come, scusa?” chiese cercando di capire il discorso.
“In effetti, detto così, non ha molto senso…” e le raccontò quanto era successo prima. Quando Liz ebbe il quadro completo della situazione, non era molto sicura di cosa volesse fare. L’idea di andare a Santa Barbara l’attirava sicuramente, ma non era molto convinta:
“Potrei pensarci un po’?”
“Dai vieni!” cominciò Isabel: “Max non verrà ed io, te e Maria potremo divertirci un sacco! E poi potremo conoscerci meglio, andare in spiaggia o andare a fare shopping o semplicemente rilassarci in piscina o nell’idromassaggio!”
“Certo che gli argomenti per convincere non ti mancano, eh?”
“Allora vieni?” chiese speranzosa
“Grazie per l’invito, ma… posso darti una risposta sicura domani?”
“D’accordo, non voglio costringerti, ma mi farebbe molto piacere averti mia ospite!”
“Prometto che sarà il secondo pensiero della notte!” e le due ragazze risero.
Liz si trattenne ancora qualche minuto, la compagnia di Isabel era piacevole e la differenza tra lei ed il fratello era abissale. Ma erano sicuri, quei due, di essere parenti stretti? Si chiese. Poi si congedò dalla giovane e si ritirò in casa sua: la doccia l’attendeva.

La mattinata successiva sembrò passare più velocemente e Liz si sentì sollevata quando anche l’ultima campanella suonò per avvertire dell’ora di pranzo.
Come tutti i giorni, si incamminò verso la mensa trovando Maria all’entrata ad attenderla mentre studiava il menù giornaliero.
Dopo la solita attesa davanti al banco, le due amiche andarono a sedersi nel parco, in un tavolo all’ombra e, dopo essersi accomodate, cominciarono a mangiare:
“Com’è andata ieri con Isabel?” chiese Maria curiosa. Quella mattina non avevano avuto molto tempo per parlare ed ora proprio non resisteva più.
“E’ andata bene! Le ho fatto le mie scuse e abbiamo parlato molto. Mi ha fatto un’ottima impressione. E’ così diversa da Max!”
“Direi che la differenza è alquanto evidente! Comunque è una ragazza davvero simpatica. E ti ha parlato di Santa Barbara?” chiese Maria entusiasta.
“Sì, mi ha detto di questo ingaggio che avete ottenuto all’Avalon. Caspita Maria! Quello è uno dei locali più in voga di tutta la costa californiana! Ma ti rendi conto?” le disse Liz. Era felicissima per l’amica e quella era davvero un’occasione d’oro per lei… per gli Extra.
“Dio Liz, mi tremano già le gambe al solo pensiero! E’ la seconda volta che mi esibisco in pubblico e tu guarda dove vado a capitare… all’Avalon! Non ci sono mai stata, ma ho sentito dire cose favolose!”
“Vale lo stesso per me! Sono così contenta per te, Maria!”
“Allora ci vieni alla villa di Isabel?”
“Hai già deciso di andarci?”
“Perché no? Isabel ci tiene così tanto che andiamo! Non ti va di venire?”
“Veramente volevo sapere cosa ne pensavi tu prima di dare una risposta anche se… sono ancora un po’ perplessa.”
“E come mai? Isabel ti ha detto, vero, che Max rimarrà a casa?”
“Sì!”
“E allora? Io non vedo dove sia il problema!”
“Dici che dovremmo andare?”
“Perché? Vuoi rimanere a casa?” chiese, poi cambiò espressione e disse: “O devo dedurre che se vuoi rimanere a casa e se anche Max resterà a casa…“ e si interruppe un attimo per poi riprendere subito dopo: “Insomma, devo dedurre che hai pensato di parlargli?”
“No, ecco io… non mi sento ancora pronta a farlo!” e rimase in silenzio qualche minuto fissando l’amica. E quando riprese a parlare disse: “Quando partiamo?”
“Domani sera, così potremo sfruttare anche tutta la giornata di sabato!”
“Ok, è andata! Partiamo!”
“Grandioso! Non vedo l’ora di dirlo ad Isabel, ne sarà felicissima!”

Quel pomeriggio, Max si era rinchiuso in camera e se ne stava seduto al centro del letto con la sua chitarra acustica in mano. Non aveva l’ispirazione per suonare, ma per lui era un’abitudine tenere il suo strumento preferito in grembo. Stava riflettendo, quando il bussare alla porta lo distrasse:
“Avanti!” disse senza molto entusiasmo. Non aveva voglia di vedere qualcuno, ma allo stesso tempo non voleva negarsi.
Isabel aprì lentamente la porta e rimase sulla soglia:
“Ti posso disturbare un secondo?” chiese.
“Entra!” disse il fratello appoggiando la chitarra a terra.
Isabel entrò nella stanza, si richiuse la porta alle spalle e si andò a sedere sul letto.
“Di cosa hai bisogno?”
“Volevo solo parlarti!”
“Di cosa?” chiese Max, lasciando intendere che non aveva intenzione di riparlare dell’accaduto di qualche giorno prima.
“Ho ricevuto una visita ieri sera, dopo che siete usciti!”
“Brad è in città?” chiese, sperando si trattasse di lui, pur presagendo che la sorella stava riferendosi a qualcun altro.
“E’ venuta Liz! Voleva scusarsi con me!”
Max ne rimase stupito. Non credeva che Liz potesse parlare con sua sorella dopo quello che era successo. Ecco un’altra cosa di lei che lo meravigliava.
Vedendo che il silenzio si protraeva, Isabel decise di scuoterlo un po‘:
“Non hai nulla da dire?”
“Sono contento per te, almeno il tuo senso di colpa si sarà placato!” disse distogliendo lo sguardo da lei.
“Max, io…” Isabel non era andata da lui per vantarsi del fatto che Liz le avesse parlato, come le sembrava d’aver intuito dal tono con cui Max le si era rivolto. Voleva solo dirgli che Liz aveva intenzione di chiarire l’accaduto anche con lui, ma che non si sentiva ancora pronta per affrontarlo, invece sembrava che il fratello avesse capito tutta un’altra cosa.
“Non dire altro Isabel… per favore!” la interruppe mentre si alzava dal letto e cominciava a vagare per la stanza: “Mi fa piacere che almeno voi due vi siate chiarite. Dico sul serio! Ma per favore, ora smettila di parlare di lei!”
“Ma lei…” provò nuovamente la giovane.
“Isabel, te l’ho chiesto per favore!” disse cominciando ad irritarsi.
“Ma perché non vuoi ascoltarmi? Credi che mi faccia piacere vederti in questo stato?” chiese alzandosi a sua volta dal letto.
“Isabel non ho voglia di discutere, né con te né con nessun altro. Voglio solo essere lasciato in pace! E’ così difficile da capire?”
“Sai cosa ti dico? Fai quello che ti pare!” disse alzando il tono della voce e mostrandosi a sua volta irritata: “Ero venuta a dirti che Liz tiene molto a te, ma che ancora non si sente pronta a parlarti, ma se ti fa così tanto piacere crogiolarti nel tuo dolore e nella tua solitudine… beh, fai pure!” finì di dire tutto d’un fiato ed uscì dalla stanza con impeto. Ma perché quel testone era così… testardo!! “Accidenti a lui!”
Possibile che quello che Isabel aveva appena detto, fosse vero? Che Liz tenesse ancora a lui? Poteva permettersi il lusso di sperare ancora? Max si distese sul letto, con le braccia sotto la nuca, e riflettè sulle ultime parole della sorella.

Dopo il confronto con il fratello, Isabel si diresse in cucina dove Michael si stava preparando uno spuntino. Doveva trovare qualcosa da fare che le impegnasse la mente e così, dopo aver preso il necessario ed aver acceso la radio, si mise a preparare la ciambella che sua madre le aveva insegnato a fare tempo prima.
“Cosa fai?” le chiese Michael curioso.
“Preparo quella ciambella che ti piace tanto!” gli rispose ancora irritata mentre rompeva le uova.
“Sul serio?” le chiese già pregustando il dolce.
“Sì, sul serio, altrimenti a cosa mi servirebbe impastare le uova e la farina?” disse con lo stesso tono di voce.
Michael rimise al suo posto il pane che aveva preso per farsi un sandwich, ed osservando Isabel che impastava con forza, chiese:
“Cos’è successo con Max?”
“E’ successo che quel testardo di fratello che mi ritrovo non voleva nemmeno ascoltare quello che avevo da dire!” disse con tono sempre più stizzoso.
“Riguardo a Liz?”
“E cosa se no?”
“Perché non ti calmi e non ne parliamo?” propose Michael con tono pacato.
Isabel smise di impastare e rivolse lo sguardo al ragazzo di fronte a lei:
“Scusa, Michael, non era mia intenzione prendermela con te!”
“L’ho capito, ma se la cosa ti fa star meglio…” le disse con fare scherzoso cercando di farla sorridere.
“Beh, effettivamente mi riesce bene prendermela con te!”
“L’ho notato anch’io!” e i due ridacchiarono per un momento poi Michael, notando che Isabel non aveva ancora ripreso ad impastare, domandò:
“Allora, aspetto la tua ciambella o devo farmi un sandwich?”
“Ti consiglio di aspettare!”
“D’accordo allora, ma ci vorrà molto?”
“Sei proprio affamato, eh? Non hai mangiato oggi in mensa?”
“Sì, ma lo sai come reagisco quando si parla di dolci!”
“Lo so, lo so! Ci vuole solo un po’ di pazienza!”
Michael si sedette di fronte ad Isabel e continuò ad osservarla senza proferire parola, sembrava come ipnotizzato dal movimento delle sue mani.
“Non mi hai ancora detto se i ragazzi verranno a Santa Barbara!?” lo ridestò Isabel
“Come? Ah, sì… vengono tutti! Sono stati tutti entusiasti della cosa e ti ringraziano.”
“E come l’ha presa Max?”
“Come vuoi che l’abbia presa?! Penso che si aspettasse un’adesione di massa e non ha detto nulla.”
“Stupido orgoglioso!” sbottò Isabel.
“Non prendertela! Lo sai che tra Max e vostro padre non è mai stato tutto rose e fiori. E poi questa storia con Liz… Prima o poi le cose si sistemeranno!”
“Lo spero tanto!”
“Non pensarci più! Pensa solo che ci aspettano due giorni di svago!”
“Sì… alla faccia di Max!”
“Isabel…” la riprese il ragazzo.
“Scusa!” e fece una linguaccia.

Dopo un’ora di attesa, la ciambella di Isabel era pronta e i due ragazzi si misero a sedere davanti ad una tazza di thé. Michael stava per addentare una fetta di dolce quando qualcuno bussò alla porta.
“Vado io!” disse e si alzò, lasciando Isabel in cucina.
Aprì la porta e fu felice di vedere il dolce viso di Maria. La fece entrare e, dopo essersi scambiati un bacio, si accomodarono in cucina, dove Isabel le offrì di unirsi a loro per lo spuntino. La ragazza acconsentì con piacere e finalmente, dopo la lunga attesa, Michael potè gustarsi la tanto agognata fetta di ciambella.
“Come mai da questa parte del corridoio?” le chiese Isabel.
“Mmh…“ riuscì a mugolare prima di deglutire la torta, “Sono venuta per dirvi che è tutto a posto per Santa Barbara!”
“Vuoi dire che anche Liz verrà con noi?” chiese Isabel contenta.
“Sì! All’inizio era un po’ restia, ma alla fine ha ceduto!”
“Non sai quanto sono felice di sentirtelo dire!”
“Questo significa che Max rimarrà a casa da solo!” constatò Michael.
“Mi sembra che se la sia cercata, no?” puntualizzò Isabel.
“In effetti… però mi dispiace!” disse Michael.
“Anche a me dispiace, ma mi è sembrato molto convinto della sua decisione!” affermò Maria.
“E ti confermo che non ha cambiato idea!” concluse Isabel.

Non appena aveva sentito bussare, Max aveva aperto la porta di camera quanto bastava per poter sentire la voce della persona che era appena entrata. Sapeva che Maria sarebbe passata per comunicare alla sorella la decisione che aveva preso assieme a Liz e doveva assolutamente sapere quale fosse. Se ne stava appoggiato alla parete, vicino alla porta, ad ascoltare quanto i tre ragazzi si stavano dicendo, e ci rimase alquanto male nello scoprire che anche Liz aveva deciso di unirsi all’allegra combriccola. Per quanto si rendesse conto dell’effettiva possibilità che Liz decidesse di andare, soprattutto spinta dal fatto che lui sarebbe stato assente, fino all’ultimo aveva sperato che la ragazza non partisse con loro, e la notizia, per quanto fosse preparato, era stata come un pugno nello stomaco. Aveva sperato che Liz decidesse di non partire perché, in quel modo, forse, avrebbe potuto trovare il coraggio di andare a parlarle, senza che nessuno potesse disturbarli. Sarebbe stato perfetto! L’unica nota positiva in tutta la faccenda. Non aveva ancora pensato a come l’avrebbe avvicinata e cosa le avrebbe detto, ma ora non era più necessario. Lei sarebbe andata a Santa Barbara e lui avrebbe dovuto passare un intero week end da solo. Un’altra cosa colpì la sua mente: Zack sarebbe stato lì con lei, pronto ad approfittare della situazione senza che lui potesse fare niente. Si era già chiarito con l’amico e Zack era stato di parola, ma avrebbe ancora preferito la loro amicizia a Liz? Al momento, nessuno dei ragazzi della band sapevano che lui non avrebbe preso parte alla ‘gita’, e non gli importava se fossero venuti a conoscenza del fatto che non andava d’accordo col padre e detestava abbandonarsi ai lussi di famiglia, quello che gli scottava era il fatto che Zack potesse venire a sapere quello che era successo con Liz, e le probabilità c’erano tutte. A quel punto, nessuno avrebbe più potuto fermare Zack dal farsi avanti con la giovane, e questo non gli andava proprio giù. In uno scatto d’ira, colpì la parete con un pugno e tornò a stendersi sul letto. Se pur di malavoglia, riconsiderò l’ipotesi di unirsi al gruppo, ma Liz aveva deciso di partire proprio perché lui non c’era e poi… non se la sentiva di passare due giorni interi nella villa del padre. La situazione si faceva complicata, ma l’ultima decisione di Max fu comunque quella di non partire. Se fosse andato alla villa, Liz non si sarebbe di certo divertita o, pensando alla peggiore delle ipotesi, si sarebbe vendicata facendolo ingelosire con Zack. No, era meglio restarsene a casa: “Occhio non vede, cuore non duole!” disse tra sé e sé e subito dopo aggiunse: “Ma chi vuoi prendere in giro!?!”. Sarebbe rimasto a casa da solo, almeno fisicamente, per un intero fine settimana, ma la mente non gli avrebbe fatto compagnia.

Il giorno seguente, subito dopo le lezioni, Liz e Maria si precipitarono a casa per preparare i bagagli. Entrambe erano così eccitate per l’imminente, anche se breve, vacanza, che schizzarono letteralmente fuori dall’università non appena l’ultima ora di lezione fu terminata. Oltre che per il soggiorno a Santa Barbara, Maria era anche eccitata e, allo stesso tempo molto agitata, per l’esibizione all’Avalon. Aveva sentito dire cose favolose di quel locale ed era curiosa di vederlo con i suoi occhi. Ma al pensiero di dover cantare davanti a quel pubblico, sentiva le ginocchia venirle meno ed il respiro le si bloccava in gola. ‘Spero tanto di farcela!’ continuava a ripetersi mentalmente ed ogni volta incrociava le dita come gesto scaramantico.
Dopo un paio d’ore passate a scegliere cosa mettere in valigia, Maria emerse dalla sua stanza con due enormi borse che trascinava con sé mentre percorreva il corridoio per andare in soggiorno. Una volta arrivata, abbandonò i manici delle borse lasciandole cadere a terra ed alzando lo sguardo si ritrovò Liz, in mezzo alla stanza, che la fissava allibita.
“Che c’è?” le chiese, stupita dallo sguardo dell’amica.
“Dove hai intenzione di andare con quelle due valigie?”
“A Santa Barbara! Perché? Qualcosa non va?”
“Scusa, Maria, ma hai intenzione di portarti dietro tutto il guardaroba?”
“Ho preso solo quello che mi serviva!”
“Staremo via solo due giorni, non un mese!” continuò Liz, trattenendo a stento una risata.
“Lo so! Non capisco perché continui a guardarmi in quel modo!”
Liz si sedette sul divano. Era ovvio che Maria, nel preparare le valigie, non si era resa conto di quello che le capitava in mano, troppo presa dal pensiero del concerto. Conoscendola, sapeva perfettamente che l’amica era agitata per l’esibizione, e quando Maria era in quelle condizioni era imprevedibile; la prova lampante stava proprio sotto i suoi occhi, così decise di agire diversamente:
“Ok! Dimmi cosa c’è dentro quelle borse!”
“Dunque…” cominciò Maria sedendosi a sua volta “…ho preso quell’abito rosa che mi piace da morire, quello nero attillato che mi sta da favola, quello blu che fa risaltare la mia carnagione…”
“Ok, Maria, fermati! Fammi riflettere…” disse Liz interrompendosi con aria pensierosa e riprendendo poco dopo “E quando hai intenzione di indossarli quei vestiti?”
“Che domande! Domani sera, no?”
“Mmmh… e passerai l’intera serata in camerino per cambiarti d’abito o pensi anche di cantare?”
Maria rimase silenziosa per qualche minuto con lo sguardo fisso sulle borse appoggiate a terra davanti a lei. Poi, tornando a guardare l’amica al suo fianco, realizzò quanto, effettivamente, Liz avesse cercato di dirle poco prima:
“Ho esagerato, vero?”
“Credo proprio di sì!”
“Santo cielo!” esordì Maria “Ero così concentrata a meditare sull’esibizione di domani che non ho nemmeno pensato a quello che stavo facendo!”
“Su, ti do una mano a rifare le valigie!” disse Liz alzandosi in piedi ed allungando una mano alla ragazza, che l’afferrò aiutandosi a sollevarsi dal divano.
“Sono proprio una frana!” disse Maria con aria mesta.
“Non direi proprio! Eri solo un po’… come dire… iper-eccitata!” la consolò Liz e sorridendo afferrò una della borse e si avviò in camera dell’amica seguita da Maria.

“Allora, Max, siamo d’accordo: carichiamo i bagagli e le tue chitarre sulla jeep e tu ci raggiungi domani sera in moto.” chiarì ancora una volta Isabel.
“Me lo hai già detto un centinaio di volte nell’ultima mezz’ora!” si lamentò Max.
“Come sei suscettibile! Volevo solo…”
“…volevi solo rompermi ancora una volta le scatole prima di partire!” la interruppe Max.
“Non è di certo colpa mia se tu…” iniziò a ribattere Isabel, ma venne interrotta da Michael.
“Ok, ok… ora basta! Time out!” disse il ragazzo frapponendosi tra i due fratelli, poi si rivolse ad Isabel: “Vai a chiamare le ragazze ed avviatevi al garage, io arrivo tra pochi minuti!”
“D’accordo!” Isabel prese la sua borsa, aprì la porta ed uscì.
Rimasti soli, i due ragazzi si guardarono per un momento negli occhi, poi Max si allontanò per andare a sedersi sul divano.
“Saluta Isabel da parte mia, dopo!” disse Max, dispiaciuto per aver risposto così a sua sorella.
“Max…”
“No, Michael, ho deciso di non venire e non verrò!”
“Te lo chiedo per l’ultima volta: sei proprio sicuro?”
“Sì, sono sicuro!”
“Sai una cosa? Finalmente non ti avrò tra i piedi per un paio di giorni!” cercò di scherzare il ragazzo.
“Beh, cerca di non abituarti troppo perché una volta tornato io sarò qui a stressarti!” ricambiò Max con un sorriso alzandosi dal divano.
“Ci vediamo domani sera!“
I due amici si scambiarono il loro solito saluto, poi Michael afferrò la sua borsa e le chitarre di Max e scomparve dietro la porta.
In quel preciso istante, Max si sentì completamente solo. Anche questa era una sensazione del tutto nuova per lui; gli era già capitato di rimanere a casa da solo, ma questa volta era diverso. Sentiva che gli mancava qualcosa, qualcuno… ma quel qualcuno non era Michael o Isabel… era Liz. Anche se non erano mai stati molto vicini, il fatto di saperla dall’altra parte del corridoio gli aveva sempre dato una certa tranquillità. Strano da dire, ma era così. Solo che fino a quel momento non se n’era mai reso conto. Rimase in piedi, in mezzo alla stanza, a fissare la porta che Michael aveva appena chiuso e a chiedersi cosa avrebbe fatto in quei giorni, poi abbassò lo sguardo e si diresse in camera.

Dopo aver caricato i bagagli, i quattro ragazzi salirono a bordo della jeep ed uscirono dal garage diretti al Crazy Bar, dove si sarebbero incontrati con Zack, David e Rick. Liz era seduta sul sedile posteriore insieme a Maria e, non appena l’auto varcò l’uscita del garage, istintivamente si girò all’indietro alzando lo sguardo verso le finestre del loro piano. Fu sorpresa di scorgere Max affacciato alla finestra della sua camera e non riuscì a distogliere lo sguardo fino a che l’auto non ebbe svoltato a destra.
Dopo essere entrato nella sua stanza, Max si era diretto senza esitazioni verso la finestra, senza un motivo apparente. Lo sguardo sempre rivolto alla strada, dove sapeva che, da un minuto all’altro, sarebbe apparsa la sua jeep. Nel vederla, fissò lo sguardo sulla persona dai capelli lunghi e scuri che sedeva nel retro, e quando questa si voltò, indirizzando gli occhi direttamente su di lui, ne rimase sorpreso. Liz lo stava fissando e questo lo lasciò senza fiato. Di rado la ragazza lo aveva guardato apertamente, e quel momento gli parve come un addio. Poi l’auto svoltò a destra scomparendo totalmente dalla sua visuale e Max, dopo essersi allontanato dalla finestra, si lasciò cadere sul letto.

Arrivati al Crazy, i quattro giovani si diressero all‘entrata del locale. Liz rimase a qualche passo di distanza dai tre che la precedevano, con il pensiero inesorabilmente rivolto a Max che, affacciato alla finestra, la guardava dall’alto. Quella che provava era una sensazione strana, come se all’improvviso si rendesse conto di aver lasciato a casa qualcosa di importante. Cercò di valutare quella strana percezione e visualizzò tutto quello che aveva messo in valigia. Era sicura di aver preso tutto quello che poteva servirle, ma allora perché quella sensazione continuava ad attanagliarle lo stomaco? Maria, voltandosi all’indietro per cercarla, si accorse della strana espressione sul viso dell’amica e le si avvicinò:
“Cosa c’è?” le chiese a bassa voce.
“Niente, Maria. E’ tutto a posto!”
“Sei sicura? Ti vedo così strana!”
“E’ solo che… ti è mai capitato di provare la sensazione di aver lasciato qualcosa a casa?”
“Uh, mi capita praticamente sempre! Cos’hai dimenticato?”
“E’ questo il fatto, sono sicura di aver preso tutto!”
“Forse allora non si tratta di una ‘cosa’, non credi?”
Ma prima che Liz potesse dire qualcosa, la porta del locale si aprì davanti a loro e le voci di Monica e Beth le accolsero con la loro solita allegria.
Salutarono gli altri ragazzi e presero posto in un tavolo vicino al bancone. Una volta seduti, David notò che Max non era fra di loro:
“Che fine ha fatto Max?” chiese.
“Sarà rimasto in macchina a fare da guardia alle chitarre! Lo sapete quanto ci tiene, no?” lo prese in giro Rick.
Isabel si fece seria ed abbassò lo sguardo e Zack, notando l’espressione della ragazza, intervenne:
“Cos’è? Ha deciso di non venire?” le chiese.
“Ci raggiungerà domani sera.” rispose Isabel rialzando lo sguardo.
“E perché mai? Ha deciso di mettersi a studiare proprio questo week end?” chiese ancora, scatenando l’ilarità di David e Rick.
“Te lo immagini Max ricurvo sui libri?” rise David.
“No! Non ce la faccio proprio!” rise di rimando Rick.
“Ha detto solo che aveva qualcosa da fare!” intervenne Maria.
“E si è lasciato scappare quest’occasione?” chiese David incredulo.
“Ma cosa vuoi che gli interessi!?” disse Zack “Tanto la villa è di suo padre e può andarci quando gli pare!”
“Anche questo è vero, ma…” riprese David, che venne interrotto da Michael.
“L’importante è che ci raggiunga domani sera! Il resto non sono affari nostri!” disse secco con l’intento di far terminare quella discussione.
“Beh, se sta bene a lui…” concluse David, e prese un sorso di bevanda dal bicchiere che aveva di fronte.
Liz aveva seguito il discorso in silenzio ed aveva osservato la reazione di ognuno. Nonostante tutto, i ragazzi erano rimasti dispiaciuti dal fatto che Max non fosse tra di loro ed improvvisamente si sentì in colpa. E se fosse stata lei la causa della decisione del ragazzo? Se la storia dell’astio col padre non fosse stata vera? Maria le aveva assicurato che Max non avrebbe preso parte alla gita perché non amava sfruttare gli agi del padre, ma se fosse stata tutta una montatura per convincerla a partire?
Zack non aveva perso d’occhio la ragazza e notando l’espressione confusa sul suo viso, si ricordò di come aveva reagito, qualche giorno prima in spiaggia, nel momento in cui era stato nominato il nome di Max. Ebbe l’impressione che tra i due fosse successo qualcosa, ma cosa? Forse, a Santa Barbara, sarebbe stato in grado di scoprirne di più. E nonostante gli dispiacesse che Max non fosse con loro, allo stesso tempo ne era contento. Non era bello da parte sua, ma non poteva farne a meno. Finalmente aveva la possibilità di stare con Liz e questo, per il momento, gli bastava.
Quando ebbero finito le loro bevande, i ragazzi si alzarono dal tavolo, salutarono Monica e Beth ed uscirono dal Crazy Bar per raggiungere le loro vetture. Prossima fermata: Santa Barbara.

L’ora di cena era arrivata lentamente. Max non si era nemmeno reso conto di aver passato l’intero pomeriggio steso sul suo letto, fino a che lo stomaco non aveva iniziato a reclamare del cibo. Solo allora decise di alzarsi e guardare l’orologio. ‘Forse i ragazzi sono già a Santa Barbara’ pensò.
Uscì dalla stanza e si avviò in cucina con l’intento di prepararsi qualcosa da mettere sotto i denti. Aprì il frigorifero e tese la mano per prendere il barattolo del burro di arachidi. Lo tenne in mano alcuni secondi e volse lo sguardo verso il tavolo. Non aveva voglia di cenare da solo. Non se lo sarebbe mai aspettato, ma anche Michael gli mancava. La cena era sempre un momento divertente, in cui discutevano della loro giornata, ridevano e scherzavano, mentre ora, il solo vedere quel tavolo sguarnito, gli dava un senso di solitudine ancora più accentuato. Ripose il barattolo al suo posto e richiuse il frigorifero. Non poteva rimanere ancora in quella casa vuota. Si diresse nuovamente in camera, si cambiò la T-shirt ed uscì.
Raggiunse a piedi il Crazy Bar e quando vi entrò fu accolto da Monica:
“Ehi, Max! Ma non dovevi essere a Santa Barbara?”
Il giovane le sorrise, anche se la domanda rigirava il coltello nella piaga, e le rispose cercando di non dare troppo peso alla cosa: “Avevo alcune faccende da sistemare. Partirò domani.”
“Beh, vista l’ora, immagino che vorrai mangiare qualcosa!” disse allora la ragazza.
“In effetti stavo pensando ad una pizza!”
“Ok, ti porto il menù!” e Monica si allontanò.
Max prese posto in un tavolo in fondo alla sala, vicino alla vetrata che dava sulla strada, ed aspettò che Monica tornasse con la lista. Non ci volle molto e dopo aver scambiato alcune battute con la giovane, ordinò la cena.

“Ragazzi, benvenuti a Villa Evans!” proclamò Isabel non appena ebbe aperto la porta.
L’ingresso era largo e spazioso e in fondo c’era una larga scalinata che portava al piano superiore. Dopo aver scaricato i bagagli ed averli lasciati all’ingresso, Isabel accompagnò gli amici in un breve giro della casa, mostrando ogni stanza. L’arredamento era elegante e ricercato, ma tutto in stile moderno.
“Dio mio, Isabel! Sembra di essere in una di quelle ville che fanno vedere nei film!” esclamò Maria guardandosi attorno.
“Mi hai tolto le parola di bocca!” confermò Liz.
“Devo dire che mia madre si è data parecchio da fare per arredarla.” affermò Isabel “Ma vorrei che vi sentiste come a casa vostra!”
“Ho paura che potrei abituarmi facilmente a vivere qui!” disse Maria.
“Beh, la villa è sempre a disposizione. Quando vogliamo venire non c’è nessun problema!”
“Non glielo ripetere di nuovo o credo che potrebbe prenderti in parola!” scherzò Liz, ma Maria non la sentì, era troppo intenta a guardare la piscina all’aperto illuminata internamente da tante piccole luci soffuse.
“Se ho capito bene, possiamo fare come a casa nostra!” esordì Rick.
“Certamente!” confermò Isabel.
“Allora vorrei tanto farmi una doccia e mangiare qualcosa!”
“L’idea non è per niente male! Anch’io inizio ad avere un certo languorino…” aggiunse David.
“Bene! Le camere sapete dove sono. Scegliete quella che più vi piace, in ognuna c’è il proprio bagno, e dopo la doccia potremo ordinare qualcosa al ristorante cinese, se vi va.”
“Ottima idea! Io ho già adocchiato la stanza con vista piscina!” disse Zack, che afferrando la propria borsa si avviò sulla gradinata per raggiungere il primo piano, seguito dagli altri ragazzi.
“Aspetta, quella camera l’ho vista anch’io!” disse David raggiungendo l’amico.
“Non vedo dove sia il problema! Ci sono due letti in quella stanza, quindi possiamo dividerla!”
“Ottimo, ma non provarci con me!” lo prese in giro, provocando le risate di tutti.
“Non preoccuparti, ho altre mire per questo week end!” disse ridendo mentre il suo sguardo andava istintivamente a Liz, a qualche passo dietro di lui, ancora intenta a ridere per la battuta di David.

Il giorno successivo si alzarono tutti presto. Zack era d’accordo con il proprietario dell’Avalon per sistemare in mattinata gli strumenti nel locale, in modo che, per la sera, fosse tutto in ordine. E mentre i quattro ragazzi erano impegnati nei lavori pesanti, le tre amiche ne approfittarono per fare un giro tra i negozi di cui Isabel aveva tanto parlato durante il viaggio verso Santa Barbara.
La mattinata risultò divertente e, dopo aver visitato parecchi negozi, le tre giovani si fermarono in un bar per dissetarsi. Scambiarono alcune chiacchiere e, quando l’ora di pranzo si fece vicina, decisero di tornare a casa.
Non appena furono entrate, si diressero in cucina decise a preparare qualcosa, ma con loro grande stupore trovarono la tavola già apparecchiata e i quattro ragazzi alle prese con i fornelli.
“Questa sì che è una bella sorpresa!” esclamò Isabel stupita, appoggiando a terra le sporte con all’interno i suoi acquisti.
“Abbiamo pensato che, dopo una lunga ed estenuante corsa per i negozi, vi avrebbe fatto piacere trovare qualcosa di pronto da mangiare!” disse David con aria scherzosa.
“Ma sentilo!” disse Maria liquidandolo con un gesto della mano. Poi raggiunse Michael alle spalle ed alzandosi in punta di piedi gli diede un bacio sul collo. “Tutto bene al locale?” domandò con voce dolce.
“Sì! E tu? Ti sei divertita?” chiese girandosi ed afferrando la ragazza per la vita.
“Molto! E ho anche fatto compere!” affermò entusiasta.
“E cos’hai comprato di bello?”
“Beh, questa è una sorpresa! Lo vedrai solo questa sera!” rispose Maria con fare ammiccante, ed avvicinandosi ancora di più gli diede un bacio sulle labbra.
“Vi prego, ragazzi, non è ancora il momento del dolce!” disse Rick alla vista dei due.
“Di’ la verità, che ti piacerebbe essere al posto di Michael!” lo prese in giro David.
“Beh, in effetti…” iniziò a dire Rick con l’intento di scherzare ma, quando vide Michael staccarsi dalle labbra della ragazza e rivolgergli un’occhiata fulminante, capì che non era il caso di continuare e si precipitò a precisare: “Non con Maria… ovviamente!”
“Meglio per te!” lo minacciò Michael e, afferrata la mano della ragazza, si diresse in giardino.
“E’ proprio innamorato, eh?” affermò David non appena i due uscirono.
“Pare proprio di sì! Prima una battuta del genere non gli avrebbe fatto né caldo né freddo!” ribattè Rick visibilmente stupito per la reazione di Michael.
“Cosa ci volete fare? Prima o poi tocca a tutti innamorarsi!” si intromise Zack, che aveva seguito la scena in silenzio, volgendo lo sguardo a Liz che, nel frattempo, si era seduta sul divano della sala da pranzo.
“Parole sante, caro Zack!” convenne Isabel mettendogli una mano sulla spalla e, ripensando al fratello, aggiunse: “Non posso che darti ragione!”
Liz aveva seguito tutta la scena seduta sul divano e, quando i suoi due amici si scambiarono il bacio, non potè che sorridere di quel gesto così dolce. E fu contenta anche della risposta di Michael, questo voleva dire che teneva veramente a Maria. Ma tutto ciò la portò, inesorabilmente, a pensare a Max. Possibile che non fosse capace di dirottare il suo pensiero altrove?
Nella stanza era calato un insolito silenzio e Liz, alzato lo sguardo, si accorse che Zack la stava osservando. Gli sorrise, ma stranamente si sentì a disagio. Si alzò ed avvicinandosi alla tavola cercò di rompere il silenzio:
“Allora, si mangia o dobbiamo aspettare ancora? Sapete, a fare shopping viene appetito!”
“Liz ha ragione! Quanto pensate che ci voglia ancora?” si unì Isabel.
“Calma ragazze, abbiamo preparato anche qualche tartina da antipasto.” rispose David.
“Ma allora avete proprio fatto le cose in grande!?” si stupì Isabel.
“Ehi, per chi ci avete preso? Quando facciamo una cosa, noi la facciamo bene! Giusto?” disse David coinvolgendo gli altri due amici e ponendo il piatto con le tartine al centro della tavola.
“Certamente!” lo sostenne Rick.
“Ma non rimpinzatevi troppo con gli antipasti, non manca ancora molto!” aggiunse Zack.
“Beh, intanto ne assaggio una!” disse Liz afferrando una tartina e, dopo averle dato un morso, si rimise a sedere sul divano.
Mezz’ora dopo i sette amici erano seduti intorno alla tavola, pranzando e chiacchierando.

Nel frattempo, a Los Angeles, Max si era alzato da poco. Aveva fatto le ore piccole al Crazy con Monica, Beth ed alcuni amici. Si era divertito e, per qualche ora, era tornato ad essere il Max di sempre. Non aveva pensato a Liz, aveva semplicemente lasciato cha la sua mente si liberasse di quel viso per un po’ di tempo. Beh, una birra in più l’aveva aiutato sicuramente, ma non era ubriaco. Era… come dire… allegro!
Appena alzato si era limitato a bere un caffè, ma ora non sapeva cosa fare. La sua chitarra si trovava a Santa Barbara e quindi l’ipotesi di mettersi a suonare era scartata a priori. In TV non c’era niente che gli andasse di vedere e così prese il blocco da disegno che usava all’università, afferrò una semplice matita e, dopo essersi seduto sul divano, si mise a tracciare qualche linea sul foglio bianco. Non stava pensando a nulla in quel momento, la mente era completamente libera da qualsiasi pensiero, e lasciò che la mano vagasse in piena libertà, come guidata da una forza soprannaturale. La sua mano procedeva spedita sul foglio e le semplici linee tracciate cominciarono a far trasparire una forma, un viso, gli occhi sinceri e seducenti di una ragazza, il naso, la bocca ben delineata e poi, per contorno, una folta massa di capelli lunghi.
Max si fermò di colpo, stupito di quanto aveva appena disegnato. Eppure non stava pensando a lei. Era da ieri sera che non pensava a lei. Era vero amore o solo una pura ossessione? Non aveva mai provato nessuna delle due cose, e lui stesso faticava a distinguerle. Non poteva trattarsi di una fissazione, era assurdo! Non era da lui! Ma allora, si trattava di amore? Max continuò a fissare quel viso disegnato che sembrava osservarlo dritto negl’occhi e non potè darsi altra spiegazione. Amava Liz Parker. Per la prima volta in tutta la sua vita, aveva ammesso a sé stesso di amare una persona. E quella persona, ora, stava a chilometri di distanza.
Abbandonò il blocco sul divano e si diresse nuovamente in camera. Accese la radio sulla sua stazione preferita e si distese sul letto ancora disfatto. Doveva riflettere. Quello che aveva appena ammesso a sé stesso doveva, secondo lui, essere valutato meglio.

Dopo pranzo i sette amici si recarono in spiaggia per godersi il caldo sole californiano. Distesero i loro teli sulla sabbia e per un paio d’ore rimasero tranquillamente adagiati a chiacchierare. Poi Isabel estrasse un pallone dalla borsa che aveva portato con sé, ed invitò i ragazzi a giocare.
“Vediamo chi riesce a battermi a beach-volley!” li provocò, esibendo uno sguardo da vincitrice.
“Non vorrai mica sfidarci, vero?” chiese Rick con un sorriso furbesco sollevandosi dal telo.
“E perché no? Avete paura di perdere?” insistè Isabel.
“Perdere? Quella parola non fa nemmeno parte del nostro vocabolario!” si intromise David, accettando di fatto la sfida della ragazza.
“E allora giochiamo!”
“D’accordo! Ma ricorda che non avremo nessuna pietà!” scherzò Rick ed afferrò la palla dalle mani di Isabel.
“Facciamogli vedere quello di cui siamo capaci!” disse Liz che, alzatasi da terra, si mise al fianco di Isabel sfidando a sua volta i ragazzi di fronte a lei.
“Bene, bene… la cosa inizia a farsi seria!” constatò David divertito, poi si rivolse a Maria ancora seduta al fianco di Michael: “E tu, Maria, non vieni a dare man forte alle tue amiche?”
“E secondo te potrei rinunciare alla soddisfazione di battervi? Non sia mai!” rispose lei alzandosi per unirsi al gruppo.
Michael e Zack si guardarono per un attimo negli occhi poi il primo parlò mestamente: “Mi sa che ci tocca.”
“Ho avuto anch’io questa impressione.”
“E io che ero venuto per rilassarmi…”
“A chi lo dici!?!”
Ed entrambi si alzarono da terra.
Si avviarono tutti insieme al vicino campo da gioco, attesero qualche minuto perché questo si liberasse e poi si disposero nell’area: i ragazzi da un lato e le ragazze dall’altro.
“Ma siete proprio sicure che vincerete? Siamo in quattro contro tre!” disse David.
“Forse vi conviene rinunciare!” rincarò Rick.
“Io credo che vi siate sbagliati a contare!” una voce femminile raggiunse i ragazzi da dietro, facendoli voltare contemporaneamente per vedere chi avesse parlato.
Una giovane dagli splendidi capelli ramati si stava dirigendo spedita nell’area di gioco delle ragazze.
“Non vi dispiace, vero, se mi unisco a voi?” chiese sorridendo alle tre giovani.
Dopo un attimo di smarrimento, le tre amiche si guardarono in faccia e, come in un tacito accordo, sorrisero tutte insieme alla nuova arrivata. Si avvicinarono a lei e le tesero la mano:
“Certo che no! Io sono Maria!”
“Piacere, Kim!”
“Sei la benvenuta! Io mi chiamo Liz!”
“E io sono Isabel!”
“La tua è stata una bella sorpresa!” disse Maria.
“Già! Almeno ora siamo quattro contro quattro!” aggiunse Liz.
“Beh, vi ho sentito prima mentre parlavate e io adoro questo tipo di sfide. Non ho saputo resistere!”
“Allora? Cosa pensate di fare? Giocate o state pensando di andare a fare shopping?” le prese in giro Rick.
“Stiamo decidendo le posizioni! Preparatevi a perdere!” annunciò Isabel.
“Ma senti che coraggio!” continuò scherzando David.
“Invece di continuare a parlare, vediamo di cosa siete capaci!” disse Kim e, afferrata la palla, si posizionò sulla linea di fondo preparandosi alla battuta.

A Los Angeles, intanto, Max si era preso tutto il tempo per farsi una lunga doccia e radersi la barba. Non aveva fretta. Mancavano ancora molte ore prima della partenza per Santa Barbara e, in sella alla sua moto, sarebbe giunto in fretta sfrecciando tra le auto in coda. Adorava andare in moto, gli dava un senso di libertà quasi assoluto e, quando poteva, non esitava un secondo ad andare fuori città, percorrendo la superstrada panoramica da cui si poteva rimirare tutta la costa californiana fino ad arrivare in Messico.
Quando uscì dal bagno, si diresse in cucina per mangiare qualcosa. Si preparò un sandwich, prese una bibita e si mise a sedere sul divano del salotto.
Le note della musica provenienti dalla radio rimasta accesa in camera, lo raggiungevano fino a lì facendo da sottofondo. Finì di mangiare e si accomodò meglio sul divano sorseggiando la bibita, mentre il dj della stazione radio annunciava la canzone successiva: Drive degli Incubus.

Sometimes I feel the fear of uncertainty stinging clear
And I can’t help but ask myself how much I'll let the fear take the wheel and steer
It's driven me before, it seems to have a vague
Haunting mass appeal
Lately I'm beginning to find that I should be the one behind the wheel

Whatever tomorrow brings, I'll be there
With open arms and open eyes yeah
Whatever tomorrow brings, I'll be there, I'll be there

So if I decide to waiver my chance to be one of the hive
Will I choose water over wine and hold my own and drive, oh oh
It's driven me before, it seems to be the way
That everyone else get around
Lately, I'm beginning to find that when I drive myself, my light is found

Max adorava quella canzone, ma mentre l’ascoltava lo sguardo gli andò al viso disegnato sul blocco rimasto sul divano. Mai, come in quel momento, capì che doveva raggiungerla. Doveva lasciare che il suo istinto lo guidasse, non poteva continuare a reprimerlo. Tutto il suo essere gridava il nome di Liz e non poteva non ascoltarlo.

Whatever tomorrow brings, I'll be there
With open arms and open eyes yeah
Whatever tomorrow brings, I'll be there, I'll be there

Would you choose water over wine
Hold the wheel and drive
Whatever tomorrow brings, I'll be there
With open arms and open eyes yeah
Whatever tomorrow brings, I'll be there, I'll be there


Sulle ultime strofe della canzone, Max raggiunse la sua camera da letto, prese lo zaino e vi infilò le poche cose che aveva preparato per il viaggio. Indossò un paio di jeans, una T-shirt e la giacca che usava sempre per i viaggi in motocicletta. Spense la radio, afferrò lo zaino ed il casco e si precipitò verso l’ascensore diretto ai garage. Non appena si fu avvicinato alla sua moto, salì in sella infilandosi il casco, l’avviò e partì per raggiungere Liz.

“Non riesco ancora a crederci!” esordì David, seduto al tavolino di un bar sulla spiaggia.
“E pensare che sembrava così semplice batterle!” disse Rick, seduto allo stesso tavolino insieme agli altri due amici.
“Le abbiamo proprio sottovalutate!” continuò Zack.
“Tutta questa fatica per niente!” si lamentò Michael prima di sorseggiare l’acqua ghiacciata di fronte a lui.
“Se non fosse stato per quella Kim…” cominciò a dire David.
“… avremmo perso lo stesso!” lo interruppe Rick che subito dopo riprese: “Però, non è niente male quella tipa!”
“Niente male?!? Ha un corpo da favola e dei capelli strepitosi!” concordò David “Ma questa sconfitta mi brucia! Diavolo! Ero così sicuro che avremmo vinto!”
“Lo ribadisco: tutta questa fatica per niente!” ripetè Michael.
“E di che ti lamenti? Tu sarai l’unico, qui in mezzo, ad essere consolato da una delle vincitrici!“
“Vedrai, Maria saprà come farti passare la stanchezza!” lo presero in giro Rick e David.
“In effetti la cosa non mi suona per niente male!” sorrise Michael maliziosamente.
“Ma guardatelo! Solo all’idea è già fresco come una rosa!” rise Zack, provocando le risate degli altri, Michael compreso.

“Parlaci un po’ te, Kim. Abiti a Santa Barbara?” chiese Isabel alla ragazza dopo aver festeggiato tra di loro la vittoria contro i maschietti.
“In realtà sono di Sacramento, ma mi sono trasferita qui tre anni fa quando ho cominciato il college. E voi? Siete di queste parti?”
Le quattro ragazze continuarono a parlare amichevolmente tra di loro. L’ultima arrivata si rivelò essere molto simpatica, oltre che un’ottima giocatrice di beach-volley. Rimasero a chiacchierare sedute sui teli per più di un’ora, quando un ragazzo biondo si avvicinò e richiamò l’attenzione di Kim:
“Scusate l’interruzione, ma… Kim, noi torniamo a casa. Rimani qui?” chiese sorridendo.
La giovane rivolse uno sguardo dispiaciuto verso le tre ragazze con cui si stava divertendo e, come per volersi scusare, disse: “E’ meglio che vada, altrimenti dovrò prendere un taxi per rientrare. E’ stato un piacere conoscervi e se tornate da queste parti spero di incontrarvi nuovamente!”
“Dispiace anche noi che tu debba andare!” disse Liz alzandosi in piedi per avvicinarsi a Kim, che già stava raccogliendo le poche cose che aveva con sé.
“Ma perché non ci vediamo stasera?!” suggerì Maria alzandosi e, vedendo lo sguardo meravigliato di Kim continuò “Conosci l’Avalon?” chiese.
“Certo che lo conosco! Siamo là tutti i sabato sera!”
“Perfetto! Così potremo scambiarci il numero di telefono e tenerci in contatto!”
“Bene! Tra l’altro stasera suona un gruppo di Los Angeles e mi hanno detto che sono molto bravi! Li avete mai sentiti?” chiese Kim.
“E’ vero, me l’ero quasi dimenticato! Si chiamano Extra!” disse il ragazzo rimasto ad aspettare Kim.
“Beh, veramente Maria è la cantante!” precisò Liz.
“Sul serio?” chiese incredulo il giovane.
“Ma è magnifico, Maria! Verremo sicuramente a sentirti cantare! Non è vero Danny?”
“Ci puoi contare!” rispose lui.
“Bene, allora siamo d’accordo! Ci vediamo stasera!” disse entusiasta Kim.
Le quattro ragazze si salutarono e, dopo che i due si furono allontanati, Isabel, Liz e Maria ripresero posto sui loro teli, in attesa che i ragazzi tornassero dal bar.
I quattro si ripresentarono dopo un’ora e la prima cosa che notarono fu l’assenza di Kim. Dopo avergli spiegato che si sarebbero rivisti la sera, Isabel non potè fare a meno di affondare il coltello nella ferita ancora aperta:
“Allora? Come ci si sente ad essere sconfitti da un manipolo di donne?”
“Ma se vi abbiamo lasciate vincere?!” mentì spudoratamente David, provocando la risata generale delle tre amiche.
“Certo, come no! Allora hai finto anche di mangiare tutta quella sabbia quando ti sei lanciato per prendere la palla?” chiese Maria, faticando a parlare per la risata e ricevendo come risposta una linguaccia.
“Dai, andiamo a farci un bagno, che è meglio!” cambiò discorso Rick e, voltandosi, si avviò verso la riva.
“Ottima idea! Ti va?” chiese Michael a Maria che, ancora in preda al riso, rispose con un cenno del capo.
Isabel e David si aggiunsero al gruppetto mentre Liz si ridistese sul telo intenzionata a rilassarsi.
Nonostante l’idea del bagno nell’oceano lo attirasse, Zack non mosse un passo verso il mare e, mentre Isabel si girava a guardarlo, il giovane rivolse l’attenzione a Liz.
“Non ti va di fare il bagno?” le chiese.
“Veramente non ne ho molta voglia, ma tu vai pure. Io vi aspetto qui!” rispose lei.
“E se invece rimanessi a farti compagnia, ti darebbe fastidio?” chiese ancora lui.
“Certo che no!” rispose Liz sorridendo.

“Credevo che Zack venisse a fare il bagno!” disse Isabel rivolta a David, appena ebbero raggiunto l’acqua.
“Che vuoi farci? Aveva detto chiaramente che per questo week end aveva altre mire!” e si tuffò completamente in mare.
“Accidenti! Questa non ci voleva!” disse Isabel tra i denti. Immediatamente il suo pensiero andò a Max, nonostante a volte non andassero d’accordo, era molto affezionata a suo fratello. E sicuramente lui non avrebbe reagito bene se fosse venuto a sapere che uno dei suoi migliori amici stava cercando di portargli via la ragazza a cui era interessato. Ad ogni modo doveva fidarsi di Liz; le aveva detto chiaramente quello che provava per Max e così, dopo essersi voltata nuovamente verso i due amici rimasti in spiaggia, si tuffò tra le onde dell’oceano.

“Mi dispiace che Max non sia venuto con noi.” disse Zack non appena si fu disteso al fianco di Liz. Sapeva per istinto che tra i due era successo qualcosa, se lo sentiva, e voleva vedere la reazione della ragazza che, come previsto, non tardò ad arrivare.
Liz si irrigidì non appena sentì pronunciare quel nome. Per tutto il pomeriggio era riuscita a non pensare a lui, tuttavia a quelle parole, la mente le riandò al viso del ragazzo affacciato alla finestra mentre lei si allontanava in auto. Si rattristò per un attimo, ma subito si ricordò che Zack era lì con lei e, cercando di sorridere, prese a parlare: “Dispiace anche a me, però se aveva qualcosa da fare… A tutti i modi ci raggiungerà tra qualche ora.” E il solo pensiero le fece accelerare il battito del cuore. Cosa avrebbe fatto quando si sarebbe trovata faccia a faccia con lui? Non ci aveva ancora pensato, ma la cosa era praticamente inevitabile. Il pensiero l’agitò, ma riuscì a tenere sotto controllo le sue emozioni.
“Per fortuna che la villa ha molte stanze, altrimenti qualcuno di noi si sarebbe ritrovato a dividere il letto con lui stanotte!” azzardò Zack, che stava cercando il modo di farsi dire da Liz cos‘era successo. In più doveva assolutamente capire cosa Liz provasse per Max. E nonostante lei cercasse di rimanere impassibile, l’aveva vista irrigidirsi. Allora non si era sbagliato! Tra di loro era successo qualcosa.
“Se non ci fossero state tante stanze non sarebbe stata una villa, o mi sbaglio?” cercò di salvarsi lei. ‘Ma che razza di discorsi sta facendo? Ci si mette anche lui a farmi pensare a Max?’ si chiese. La cosa iniziava ad irritarla e cominciava a pensare che Zack lo stesse facendo apposta.
“Sai una cosa?” disse alzandosi in piedi.
“Cosa?” domandò lui.
“Credo che andrò a tuffarmi anch’io!” e si avviò verso il mare, lasciando Zack solo e senza parole sul proprio asciugamano.
‘Ma come ho fatto ad essere così stupido!’ pensò tra sé e sé ‘Ho finalmente l’occasione di rimanere solo con lei e cosa faccio? Parlo di Max!’ continuò mentre guardava Liz che si allontanava sempre di più. ‘Sono proprio un idiota!’
La reazione di Liz, però, fu un ulteriore chiaro segnale che tra lei e Max era successo qualcosa. ‘Ma cosa?’ continuava a domandarsi. A giudicare dal comportamento sembrava che Liz non sopportasse molto Max, e se davvero fosse stato così, forse avrebbe avuto una possibilità con lei. Ma ora era sicuro solo di una cosa: la prossima occasione in cui si sarebbero trovati da soli, di certo non avrebbe perso tempo a parlare di Max.

Dopo il bagno i ragazzi si distesero al sole per asciugarsi. Il tramonto era vicino e i raggi del sole cominciavano ad essere meno intensi. Era l’orario adatto per sdraiarsi in spiaggia. La brezza marina accarezzava i loro corpi con delicatezza asciugandoli lentamente.
Michael si era avvolto nel telo e andò a sedersi dietro Maria, coprendola con lo stesso telo. Era la prima volta che i loro corpi praticamente nudi si toccavano e la sensazione lasciò estasiati entrambi. Maria si abbandonò completamente contro il petto di lui e Michael la strinse più forte a sé.
Non appena si furono asciugati, i sette ragazzi cominciarono a vestirsi. Il cielo si stava tingendo di rosa ed era giunto il momento di tornare a casa. Maria iniziava ad agitarsi al pensiero che tra non molto si sarebbe esibita all’Avalon, ed improvvisamente le sembrò che l’abito acquistato la mattina stessa non fosse più adatto per quella serata. Michael cercò di calmarla mentre, lentamente, si avviavano verso casa seguiti da David e Rick.
Dopo essersi vestita, Liz si rimise a sedere sulla sabbia. Si era come incantata a guardare il sole che cominciava lentamente la sua discesa e in quel momento decise di restare ancora in spiaggia.
“Che fai Liz? Hai intenzione di rimanere qui?” chiese Isabel.
“Perché no? Voi andate pure, io vi raggiungo tra poco.”
“D’accordo. Ci vediamo più tardi!” e la ragazza si avviò per raggiungere gli amici avanti di qualche passo.
Zack si avvicinò a Liz, si piegò sulla ginocchia e le chiese: “Posso farti compagnia?”
Liz chiuse gli occhi, in quel momento non voleva la compagnia di nessuno e stava cercando le parole giuste per dirlo senza offenderlo.
“Veramente io…” cominciò a dire, ma venne interrotta.
“Non vorrai rimanere sola, vero?”
“A dire la verità… sì!”
“Ma…” cercò di ribattere il ragazzo.
“Ti prego, Zack! Ho voglia di rimanere sola per un po’! Non prendertela, ma… ne ho bisogno!”
Il ragazzo rimase deluso. Era un’ottima occasione per stare nuovamente da solo con lei e cercare di rimediare a quanto aveva fatto prima, ma non poteva non accontentarla. Era capitato anche a lui di non voler intorno nessuno e quindi… chi era lui per negare la stessa cosa a Liz?
“D’accordo!“ disse mestamente e si rialzò in piedi.
“Ci vediamo a casa.” aggiunse, poi si girò, raccolse le sue cose e se ne andò.
Rimasta sola, Liz volse nuovamente lo sguardo al cielo e la sua mente ricominciò a vagare nel mondo di Max Evans.

Non appena il cielo cominciò a tingersi di rosa, Max oltrepassò il cartello di Santa Barbara. Finalmente era arrivato. Ancora pochi chilometri lo separavano dalla villa del padre e non era mai stato così impaziente di raggiungerla. Per tutta la durata del viaggio aveva faticato per mantenere la velocità indicata dai cartelli stradali; fosse stato per lui, avrebbe letteralmente volato e di sicuro sarebbe arrivato molto prima. Ma il pensiero di essere fermato da una pattuglia di polizia non lo allettava per niente ed era noto a tutti che quel tratto di strada era ben controllato. Comunque ora non aveva più importanza. Era giunto alla meta e presto avrebbe rivisto il viso di Liz. Svoltò a destra e poi a sinistra e vide la villa apparire ai suoi occhi. Sembrava ancora più enorme di quanto la ricordasse. Erano passati alcuni anni dall’ultima volta che vi era entrato e quasi si era dimenticato di quanto fosse grande.
Varcò il cancello e parcheggiò la moto proprio davanti all’entrata di casa. Si soffermò un attimo a guardare la porta, poi si sfilò lo zaino, estrasse la chiave da una tasca laterale e si avviò verso i gradini. Li salì lentamente, nonostante la voglia di entrare fosse tanta. E finalmente, giunto davanti alla porta, infilò la chiave ed aprì. Nel vasto ingresso non c’era nessuno, ma sentiva chiaramente le voci degli amici provenire dalla cucina. Si sfilò il casco appoggiandolo su di una poltroncina insieme allo zaino, e senza indugiare oltre, proseguì in direzione delle voci.
Si soffermò un attimo sulla soglia della stanza, appoggiandosi con una spalla contro lo stipite della porta, ed osservò gli amici e la sorella intenti a prepararsi uno spuntino prima di andarsi a cambiare per la serata che li attendeva. E non gli passò inosservato il fatto che Liz non si trovava lì.
“Vedo che non avete perso il vizio di mangiare!” esordì con un sorriso, ed un secondo dopo si ritrovò gli occhi di tutti puntati su di lui, meravigliati di vederlo così in anticipo.
“Max!” esclamò Isabel correndogli incontro, e quando gli si fu avvicinata lo abbracciò velocemente poi, guardandolo in viso, chiese: “Come mai sei già qui?”
“Di’ la verità, Max, che sentivi la nostra mancanza!” disse David sorridendo.
“Ah, David, tu sì che mi conosci bene!”
“Dai, vieni a mangiare qualcosa anche tu! Avrai fame dopo il viaggio!” lo invitò Maria.
“Scusa Maria, ma ora non ho tempo!”
“E dove devi andare? Manca ancora un bel po‘ prima dello spettacolo!” scherzò Zack.
“Devo fare prima una cosa!” disse e prima che qualcuno facesse domande, ne espresse una lui: “Dov’è Liz?”
Isabel, Maria e Michael si guardarono in faccia ammutoliti e, dopo qualche secondo, rivolsero lo sguardo nuovamente a lui. Intuirono che finalmente era giunto il momento di fare chiarezza e ne furono contenti, anche se la preoccupazione per la reazione di Liz cominciava a farsi avanti, soprattutto in Maria.
“E’ rimasta in spiaggia a vedere il tramonto. Tra non molto ci raggiungerà!” rispose Rick, noncurante delle espressioni dei tre amici e di quella di Zack, anche lui rimasto colpito dalla domanda diretta del giovane. Ma cosa era successo tra quei due? continuava a chiedersi. Forse non lo avrebbe mai saputo, ma su una cosa non vi erano più dubbi: Liz era diventata improvvisamente irraggiungibile. Qualsiasi cosa ci fosse stata tra lei e Max, era chiaro come il sole che l’amico era più che deciso a sistemarla.
“Vado da lei!” e senza aggiungere altro si voltò e si diresse alla motocicletta.

Percorse solo pochi chilometri, la spiaggia era veramente vicina a casa, ma non volendo perdere nemmeno un secondo, aveva deciso di salire in sella alla sua moto. Parcheggiò sul lungomare e, dopo aver spento il motore, rivolse lo sguardo alla spiaggia per cercare di individuare Liz. Dopo aver scrutato l’area davanti a sé, intravide una figura esile, seduta a terra, con una folta massa di capelli scuri mossi dal vento che spirava dal mare. Il cuore prese a battere più rapidamente e le gambe si erano come paralizzate, ma la voglia di vederla da vicino lo sbloccò e subito dopo iniziò a camminare verso la spiaggia. Mosse i primi passi sulla sabbia e gli parve che il vento gli portasse il profumo della giovane, ancora seduta a terra. Si avvicinò lentamente, cercando di valutare cosa avrebbe potuto dirle, ma la sua mente era confusa al punto che ogni pensiero sembrava non avere una logica. Si fermò a pochi passi dalla ragazza, ancora indeciso sul da farsi e con lo sguardo fisso su di lei, che sembrava non averlo nemmeno sentito arrivare perché non si mosse dalla sua posizione. Rimase in piedi, immobile, per qualche lungo momento, sperando che lei si voltasse e lo guardasse, ma la sua speranza cadde nel vuoto. Cosa doveva fare? Doveva andarle più vicino, o dire semplicemente qualcosa? Ma poi, che cosa? Era così confuso! Non si era mai trovato in una situazione del genere in tutta la sua esistenza. I secondi continuavano a passare lentamente e lui rimaneva lì, fermo, a pochi passi da lei.
Poi qualcosa in lui scattò, e quasi senza rendersene conto parlò:
“Da ragazzino rimanevo sempre qui a guardare il tramonto!”
Colta di sorpresa, Liz sobbalzò e si voltò indietro, incontrando lo sguardo di colui che, da quando era seduta lì, aveva riempito la sua mente. Non si aspettava di vederlo così presto, le sembrava di non essere ancora pronta ad incontrarlo, ma la vista dei suoi occhi le fece capire, invece, che era giunto il momento di affrontare quello che c’era stato. Non poteva rimandare oltre.
Max notò lo sguardo stupito della ragazza e, vedendo che il silenzio si protraeva, riprese a parlare:
“Posso sedermi?” le chiese, indicando con la mano lo spazio libero al suo fianco.
Liz gli fece un cenno di assenso con il capo, ancora incapace di proferire parola, e Max, lentamente, coprì la poca distanza che li separava e si sedette accanto a lei, con lo sguardo rivolto all’orizzonte.
Per un lungo attimo, Liz continuò a scrutare il profilo del ragazzo, ancora stupita per la sua presenza. Poi riprese a guardare il tramonto rimanendo in silenzio. Aveva mille cose da dire, ma non riusciva a trovare la voce per parlare.
Max, dal canto suo, era altrettanto meravigliato che Liz avesse acconsentito a farlo sedere al suo fianco. Credeva che l’avrebbe rifiutato, che gli avrebbe detto di andarsene e invece… quella ragazza continuava a stupirlo! Quello che più lo preoccupava, era che questo era solo l’inizio e non sapeva proprio cosa aspettarsi.
Rimasero ancora un po’ in silenzio, poi Max parlò di nuovo:
“E’ molto bello, non trovi?” le chiese. Doveva cercare di farla parlare perché quel silenzio stava cominciando a diventare pesante e preoccupante.
“Sì, è vero… è molto bello!” rispose lei con voce pacata, e la sua risposta diede coraggio a Max che, voltandosi per guardarla, disse: “Liz, io…” e si interruppe un attimo quando lei gli rivolse lo sguardo, fissandolo dritto negli occhi. “…volevo scusarmi per l’altro giorno!” finì, quasi con un filo di voce.
Il cuore di Liz perse un battito nel sentire la sua voce calda così vicino a lei ed il respiro le si bloccò in gola, non concedendole, ancora una volta, di parlare.
“Non avrei dovuto… non volevo costringerti… mi dispiace!”
“Anch’io ti devo delle scuse.” riuscì finalmente a dire, e prima che Max potesse parlare continuò: “Dovevo lasciarti spiegare e invece… scusami!”
Ancora una volta Liz riuscì a stupire Max, che non si aspettava di certo quella reazione da lei. Continuarono a guardarsi negli occhi, entrambi incapaci di dire altro, lasciando che a parlare fossero i loro sguardi.
Con un movimento quasi impercettibile, Liz si avvicinò di più a Max che, cercando di controllare l’immediato desiderio di baciarla, rimase immobile.
“Mi sei mancato!” disse lei con un filo di voce e, coprendo la distanza che la separava da lui, appoggiò delicatamente le labbra sulle sue per deporvi un tenero bacio.
A quel punto, Max non riuscì più a resistere. Le appoggiò una mano sulla guancia, mentre con l’altra le strinse la vita sottile e l’attirò nuovamente a sé. Liz socchiuse gli occhi, pregustando quello che sapeva sarebbe avvenuto. Le morbide labbra di lui si riappoggiarono alle sue e si lasciò andare ad un bacio che le provocò brividi in tutto il corpo. Senza rendersene conto, gli mise le braccia intorno al collo, appoggiando la mano destra sulla sua nuca, attirandolo ancora più vicino.
Max accentuò la stretta alla vita di lei e quando sentì la sua mano accarezzargli il collo, avrebbe voluto distenderla e continuare quel bacio che gli stava togliendo il fiato, ma rinunciò. La paura improvvisa per quello che poteva succedere ebbe il sopravvento e si limitò a godersi il piacere di averla finalmente tra le sue braccia. Fece scivolare la mano sulla schiena di lei e la strinse ancora di più a sé approfondendo il bacio. Stava assaporando appieno quel momento di pura estasi quando si sentì trascinare verso di lei. Non oppose resistenza e lasciò che Liz esaudisse il desiderio che, poco prima, aveva sfiorato la sua mente. Lentamente, la ragazza si sdraiò a terra senza mai staccare le labbra da lui. E Max assecondò ogni suo movimento, trovandosi, alla fine, disteso sopra di lei. Il suo corpo profumava di mare ed era così tremendamente caldo ed invitante che Max lasciò scivolare una mano lungo il suo fianco, accarezzando la pelle rimasta scoperta dagli abiti che indossava. Lentamente giunse a sfiorare la pelle della coscia, dove le sue dita indugiarono più a lungo, provocando in Liz un gemito. La ragazza trovò uno spazio accessibile attraverso la giacca aperta che Max ancora indossava; le sue mani si appoggiarono sulla schiena di lui e lo strinse a sé con foga.
Il bacio si protrasse ancora a lungo, fino a quando Max dovette staccare le labbra da quelle di Liz. I due ansimavano per la mancanza d’ossigeno, ma ancora di più per la passione di cui erano stati preda. Il sole aveva definitivamente lasciato lo spazio al cielo stellato e la luna risplendeva di una luce soffusa. I due rimasero a guardarsi negli occhi per un momento che parve durare in eterno e infine Max ruppe il silenzio:
“Non mi sono mai sentito così in tutta la mia vita!”
Quella semplice frase fece accelerare ancora di più il battito del cuore di Liz. In quel preciso istante tutti i dubbi che aveva avuto su Max Evans l’abbandonarono, lasciando solo la gioia e l’estasi di quel momento.
“La stessa cosa vale per me!”
Max depose un bacio dolcissimo sulle labbra soffici della ragazza, che lo accolsero ricambiando. Si guardarono ancora qualche secondo negli occhi, poi Max parlò di nuovo:
“Credo che dovremmo andare o verranno a cercarci!”
“Hai ragione!” convenne Liz, ma prima che uno dei due si muovesse, trascorse un altro minuto.
Alla fine, anche se a malincuore, Max si sollevò in ginocchio tendendo una mano alla ragazza, che l’afferrò per aiutarsi a mettersi a sedere. Lentamente si rimisero in piedi, raccolsero il telo e la borsa da mare e si avviarono verso la motocicletta. Saliti in sella, Max accese il motore e partirono alla volta della villa.

“Ma perché non si sono ancora fatti vivi!?” domandò Maria sottovoce all’orecchio di Isabel, preoccupata quanto lei per la lunga assenza di Max e Liz.
“Spero solo che si stiano chiarendo!”
“E’ quello che mi auguro, altrimenti…”
“Cerchiamo di rimanere calme! Non serve a niente agitarsi!”
“Lo so, ma sono già così in tensione per l’esibizione…”
“Vedrai, tutto si sistemerà! E tu canterai benissimo, ne sono sicura!”
“Grazie, Isabel! Sei davvero gentile!”

Max fermò la moto davanti alla porta principale della villa, nello stesso punto dove l’aveva lasciata quasi un’ora prima. Aiutò Liz a scendere e prima di entrare si scambiarono un altro bacio. Poi le afferrò la mano e si avviarono alla porta.
Ed è così che fecero il loro ingresso in soggiorno, dove i ragazzi stavano finendo di consumare lo spuntino prima del concerto. Tutti notarono con quanta fierezza i due si stringevano la mano, ma nessuno osò dire nulla. Isabel e Maria si scambiarono un’occhiata soddisfatta e Michael non potè che essere contento per l’amico; David e Rick non ebbero il coraggio di fare una delle loro solite battute, non avevano mai visto Max con quello sguardo: fiero e soddisfatto allo stesso tempo. Capirono subito che qualcosa, in lui, era cambiato e non se la sentirono di proferire parola. Zack ebbe la conferma di quanto aveva già intuito prima: Liz era diventata irraggiungibile e doveva abituarsi all’idea di averla solo come amica. Era contento per Max, anche per lui era una novità vederlo con quello sguardo, ma non poteva negare a sé stesso la delusione di vederlo insieme a Liz. Tuttavia era sempre stato un suo caro amico e non voleva perdere quell’amicizia a causa di una ragazza. E fu proprio lui a rompere il silenzio, come se volesse dimostrare a Max di non avere alcun rancore nei suoi confronti:
“Ehi, finalmente vi siete decisi a tornare! Per un attimo abbiamo pensato di dover mangiare anche i vostri sandwich!”
“Veramente non credevo fosse rimasto qualcosa!…” ribattè Max “…ma ad essere sincero, ho un certo languorino!”
E i due si avvicinarono alla tavola sedendosi uno di fianco all’altra.
Liz e Maria si scambiarono alcuni sguardi sorridendo ed era chiaro come il sole che, non appena si fossero ritrovate nell‘intimità della loro camera, avrebbero avuto di che parlare.
Max scambiò uno sguardo eloquente con la sorella, ma Isabel sapeva che doveva attingere ad altre fonti per sapere cosa, in realtà, fosse successo. Non conosceva ancora bene Liz, ma era certa che non l’avrebbe lasciata a corto di notizie. Naturalmente non si aspettava di avere tutti i dettagli, si sarebbe accontentata di sapere, a grandi linee, cos‘era accaduto.
Michael guardò l’amico sorridendo. Sapeva già cos’era successo, glielo aveva letto in volto. E ad essere sincero, non vedeva l’ora di trovarsi faccia a faccia con lui, se non altro per congratularsi.
Quando ebbero fatto un po’ d’ordine, i ragazzi si trasferirono al piano superiore, raggiungendo ognuno la propria stanza. Senza che Michael avesse bisogno di chiederlo, Max entrò nella camera che il giovane aveva occupato e non appena la porta fu chiusa, ricevette una pacca sulla spalla dall’amico:
“Immagino che debba farti le mie congratulazioni!?”
“Non esagerare, Michael!”
“E dai Max! L’ho capito subito che ti sei innamorato di Liz la prima volta che l’hai vista!”
“Non esagerare!” ripetè Max, cercando di fare il sostenuto.
“Ma è mai possibile che quando si parla di lei tu non ti lasci mai andare?” chiese stupito “Neanche dopo l’entrata che avete fatto, mano nella mano?” continuò.
“Hai ragione!” disse sedendosi al bordo di uno dei letti presenti nella stanza “E’ che è così tutto… nuovo per me, che non so proprio da dove cominciare!”
“Comincia ad ammettere quello che è evidente!” suggerì Michael.
Max lo guardò in volto, serio, e dopo pochi secondi ammise: “La amo, Michael! Per la prima volta nella mia vita amo una ragazza!”
“E ci voleva tanto?” cercò di scherzare l’amico.
“Non è facile per me ammetterlo… e tu lo sai!” continuò seriamente.
“Lo so, Max.” disse Michael facendosi serio e sedendosi al suo fianco: “Il fatto è che l’amore, quando arriva, ti sconvolge. E te lo dice uno che ha provato le tue stesse sensazioni!”
“Ma per te è stato diverso! Tu ti sei lasciato andare, mentre io faccio ancora fatica ad ammetterlo!”
“Non siamo tutti uguali, ognuno reagisce a modo suo! E comunque, l’importante è che tu l’abbia ammesso con te stesso! Ti ho visto tormentarti al pensiero di Liz, ma pagherei per vederti sempre con quell‘espressione che avevi quando sei entrato in questa casa!”
Max sorrise al pensiero e la mente ritornò ai momenti passati in spiaggia con Liz poco tempo prima.
“E ora facciamo come le ragazze…” disse Michael alzandosi in piedi e togliendosi la T-shirt “… voglio sapere tutti i dettagli!” disse puntando l’indice nella sua direzione, provocando in Max una risata.

Nel frattempo, Liz e Maria, avevano appena cominciato la loro ‘seduta’, quando il bussare alla porta della camera le interruppe.
“Questa è sicuramente Isabel!” disse Maria sottovoce: “Credo che anche lei non stia più nella pelle!”
“Dio, Maria, mi vergogno a dire quello che è successo davanti a lei!”
“Non ti preoccupare, i momenti salienti tienili solo per me!” e facendole l’occhiolino si avvicinò alla porta. L’aprì e, come aveva immaginato, era Isabel, venuta a fare visita alle amiche. La giovane fece per parlare, ma Maria non gliene diede il tempo:
“Vieni, entra! Liz stava cominciando ora a raccontarmi cosa l’ha trattenuta in spiaggia!” e sorrise provocando in Isabel una risatina.
Quando le tre si furono accomodate su uno dei letti, Maria prese la parola:
“Allora Liz, ti abbiamo lasciato in spiaggia per goderti il tramonto. Dopo aver liquidato Zack…” e, notando lo sguardo meravigliato dell’amica, precisò: “Guarda che l’ho visto che si è fermato per chiederti di farti compagnia! Sono agitata, ma non cieca!”
“Ok, ok, non lo metto in dubbio!” disse Liz sorridendo.
“Dunque, dopo averlo liquidato, ti sei accomodata per bene sulla spiaggia per goderti il tramonto. Nel frattempo, Max è arrivato alla villa e ha chiesto di te. Quando ha saputo dov’eri, è uscito di casa come un fulmine e da qui manca il resto del racconto.”
“Come riassunto non c’è male!” disse Isabel, congratulandosi con la ragazza.
“Grazie!” ribattè Maria “Liz… a te la parola!”
“Dunque… come hai detto tu, io ero seduta a…”
“…a guardare il tramonto. Liz, questa parte la conosciamo, vai avanti.” la interruppe Maria, sempre più ansiosa di conoscere il resto.
“Va bene, va bene… sei davvero tremenda!” e rise per poi riprendere: “Beh, Max mi è arrivato alle spalle, ha cominciato a parlare…”
“E cosa ti ha detto?” la interruppe nuovamente Maria.
“Se mi fai finire…!?”
“Ma fate sempre così voi due?” chiese Isabel divertita.
“Sempre!” risposero entrambe e, dopo essersi guardate in faccia tutte e tre, scoppiarono a ridere.

Dopo essersi concessi una meritata doccia, gli otto ragazzi si cambiarono per la serata che li attendeva. Maria era sempre più agitata e ormai Liz ed Isabel le avevano provate tutte per calmarla, senza però ottenere grandi risultati. Quando finalmente si decisero ad uscire dalla stanza, i cinque ragazzi le stavano attendendo seduti nel salottino dell’ingresso.
Non appena le giovani cominciarono la discesa della scalinata, si ritrovarono addosso cinque paia di occhi puntati su di loro. Erano tutte incantevoli! Max non riusciva a staccare gli occhi da Liz, mentre Michael era concentrato su Maria, che non appena gli fu vicina, l’afferrò per la vita e le diede un bacio sulle labbra.
“Era proprio quello di cui avevo bisogno!” esclamò lei con un sospiro di sollievo.
“Sei ancora agitata?”
“Direi molto agitata!”
“Non ti preoccupare! Cercherò di assorbirla io la tua agitazione!” e la baciò nuovamente.
Per Max e Liz le cose erano un po’ diverse, ma il ragazzo non soffocò il desiderio di avvicinarsi a lei. Doveva almeno assaporare il suo profumo e, non appena le fu accanto, le sfiorò la mano senza però stringerla. Se l’avesse fatto, era sicuro che non sarebbe stato più in grado di uscire da quella casa.
Isabel si guardò attorno e quando vide formarsi le due coppie, si rattristò per un momento. Poi scorse David e Rick dirigersi verso di lei e tenderle entrambi il braccio:
“Questa poi!! E chi l’avrebbe mai detto che stasera avrei avuto ben tre cavalieri?” disse rivolgendosi anche a Zack, che ricambiò il sorriso della ragazza.
“Direi che siamo pronti!” disse Michael guardando gli amici senza lasciare la presa sui fianchi di Maria.
“Prontissimi!” affermò Isabel.
“Facciamo sentire chi sono gli Extra!” disse Zack, aprendo subito dopo la porta e, una volta usciti, si avviarono insieme alle loro auto.

Giunsero all’Avalon alle 23.30 ed il locale era già affollato. Fuori, la gente si accalcava per mettersi in fila all’entrata dove, un manipolo di body-guards, controllava i documenti e lasciava passare solo chi riteneva adatto. Era risaputo che quello era un locale molto “in” e con tutta probabilità, il fatto di esaminare il documento era solo una scusa per poter guardare in che modo le persone erano abbigliate. Era una pratica ormai comune in tutti i locali alla moda, ma quella era la regola: o eri vestito in un certo modo, o potevi anche evitare la fatica di metterti in coda.
I ragazzi si presentarono direttamente alla porta d’ingresso, dove uno dei body-guard controllava che nessuno entrasse senza ‘autorizzazione’. Non appena li vide riconobbe subito gli artisti della serata, accompagnati dalle persone segnate nella lista che teneva sempre costantemente in mano per controllare i nomi di chi aveva prenotato un tavolo. Li salutò e si scostò quanto bastava per farli entrare.
“Ma che cavolo…! Chi sono quelli che li fate entrare senza problemi?” gridò un ragazzo in fila, evidentemente scocciato dal fatto che alcune persone venivano lasciate entrare senza essere sottoposte a nessun tipo di controllo.
“Ehi, tu, calmati!” gridò di rimando uno dei body-guard con fare rude “Se avrai la fortuna di mettere piede qui dentro, te ne accorgerai da solo di chi sono quelli appena entrati!” e detto questo riprese il suo ‘meticoloso’ lavoro di verifica.

Il locale era veramente particolare. L’Avalon era un vecchio teatro ristrutturato e riadattato come discoteca. Dove una volta c’era il loggione, erano stati messi tavolini e sedie che, naturalmente, dovevano essere prenotati. In pratica, era la cosiddetta zona Vip, molto ambita dai giovani, ma accessibile solo a chi in possesso di un portafoglio ben guarnito. Ogni piano era dotato di due bar ed il servizio era degno di uno dei migliori hotel a cinque stelle.
La postazione del dj era stata ricavata al di sopra del palcoscenico, rimasto, appunto, per ospitare le bands ingaggiate.
La pista da ballo aveva preso il posto della platea e ai lati erano stati posizionati alcuni tavolini e sgabelli.
Tutto l’insieme risultava un misto tra antico e moderno, ma sapientemente accostato dalla mente di uno dei maggiori arredatori della città.
Dopo essersi guardati attorno, i ragazzi furono raggiunti da Thomas Warrick, il proprietario dell’Avalon.
“Salve ragazzi!”
“Buonasera, Sig. Warrick!” lo salutò Max tendendo la mano.
“Ti prego, solo Tom! Se mi chiami Sig. Warrick ho l’impressione che tu parli con mio padre!” disse afferrando la mano di Max per stringerla saldamente. Tom era un uomo di 35 anni, molto giovanile nell’aspetto e con un carattere simpatico ma deciso. Aveva sfruttato l’eredità della madre investendola in locali che, in poco tempo, erano diventati i luoghi più frequentati di Santa Barbara, facendolo diventare uno degli scapoli più ricchi della città.
“Allora, siete pronti per far scatenare tutta questa gente?” chiese con un sorriso.
“Come no? E’ la cosa che sappiamo fare meglio!” rispose David.
“Questo sì che è parlare! Venite, vi accompagno ai camerini!” e girandosi si fece largo tra la folla per raggiungere una porta vicino al bar. L’aprì e lasciò che i ragazzi passassero per primi per poi seguirli e fargli strada.
Raggiunsero il retro del locale e, come in ogni buon teatro che si rispetti, o almeno quello che ne restava, il corridoio era pieno di porte. Li condusse alla stanza più grande, anch’essa ristrutturata ed ammobiliata per l’occasione.
Una volta entrati, spiegò velocemente il programma della serata; ripetè l’orario a cui era prevista la loro esibizione e si raccomandò di essere puntuali. Spiegò poi quale tavolo era stato riservato per loro e lasciò a Max tre pass: “Sai, nel caso aveste bisogno dei vostri amici… qui siamo un po’ fiscali su certe cose, e con questi non avrete problemi!” spiegò, notando l’espressione meravigliata dei ragazzi attorno a lui. Gli Extra non erano abituati a certe accortezze, ma questo era l’Avalon…
“Bene, ora vi lascio un po’ da soli! Mi raccomando, alle 24.30 precise andrò sul palco per annunciarvi!” e detto questo uscì dalla stanza.

“Santo cielo!” Esclamò Maria: “Mi sembra di stare nel camerino di Madonna! Ma dico? Avete visto che razza di specchio hanno messo qui?” commentò rimirando la stanza.
“Devo dire che non siamo abituati a tutte queste comodità!” confermò Rick.
“E’ anche vero che non avete mai suonato all’Avalon.” constatò Isabel “A quanto vedo, qui ci tengono molto a certe cose!”
“L‘acustica dev‘essere fantastica!” osservò David.
“Lo credo anch’io!” convenne Max.
“Lo scoprirete presto. Fra meno di mezz’ora andrete in scena!” disse Isabel.
“Dio mio! Mi tremano le gambe!” gemette Maria sedendosi in una delle poltroncine di fronte allo specchio e, guardando la sua immagine riflessa, commentò: “E devo sistemarmi il trucco!” e cominciò a frugare dentro la borsetta, mentre Liz ed Isabel soffocarono una risata.
“Beh, credo che noi dovremmo andare.” disse Isabel rivolgendosi a Liz e a Michael. “Lasciamoli concentrare prima dell’esibizione.”
“D’accordo!” convenne Liz e rivolse il suo sguardo a Max, che ricambiò.
La ragazza non sapeva cosa fare; avrebbe voluto avvicinarsi a lui e abbracciarlo per augurargli buona fortuna, ma rimase immobile senza muovere un muscolo. Inoltre avrebbe avuto addosso l’attenzione di tutti i presenti e la cosa la metteva a disagio.
Max sembrò leggerle negl’occhi e, senza esitare un secondo, le si avvicinò e le appoggiò una mano sul fianco. Al suo tocco, Liz sembrò sciogliersi e Max si abbassò verso il suo viso. La guardò un’ultima volta negli occhi e, quando la vide chiuderli, appoggiò le labbra alle sue. Nella stanza calò il silenzio; nessuno, ancora, osava dire qualcosa, e quando i due si staccarono, gli altri diressero il loro sguardo altrove.
”In bocca al lupo!” gli augurò Liz a bassa voce, ricevendo in risposta un altro bacio.
Poi, Max, la lasciò andare e lei stentò per un secondo a rimanere in piedi. Si guardò un attimo attorno e l’unica a fissarla in quel momento, era Isabel, che le chiese con gli occhi se fosse pronta ad uscire. Lei annuì con la testa e a quel punto la giovane Evans parlò:
“Beh, allora noi andiamo! Ci vediamo dopo e… in bocca al lupo, ragazzi!”
Risposero tutti in coro all’augurio, Michael baciò ancora una volta Maria che, subito dopo, venne raggiunta da Liz che l’abbracciò forte, dopodiché i tre amici uscirono per dirigersi verso il tavolino riservatogli nel loggione.
Una volta rimasti soli, Maria guardò Max e gli sorrise; era contenta per loro due e avrebbe voluto dirglielo, ma in quello stesso momento David si avvicinò al giovane:
“Mi sa che mi devi spiegare un po’ di cose, perché evidentemente mi sono perso qualche passaggio!” gli disse sorridendo.
“Direi che la cosa è molto chiara, o no?” disse lui per tutta risposta.
“Oh sì, la cosa è evidente, ma da quanto va avanti?” chiese Rick.
“Ma quante domande!” si intromise Maria “Lo sapete che, a volte, vuoi uomini siete più pettegoli di noi donne?”
“Qualcosa mi dice che tu ne sai molto più di noi, o sbaglio?” continuò Rick.
Maria non ebbe il tempo di ribattere perché uno degli addetti del locale bussò alla loro porta e senza entrare gridò:
“Mancano cinque minuti, ragazzi! Vi aspettiamo!”
“Arriviamo!” rispose Zack e, guardando gli amici, chiese: “Pronti?”
“Pronti!” risposero in coro e, una volta aperta la porta, uscirono per raggiungere l’entrata del palcoscenico.
Nel tragitto Max e Zack rimasero indietro rispetto agli altri e in quel momento, Zack, si rivolse all’amico:
“Anche se la cosa mi brucia, voglio che tu sappia che formate una bella coppia insieme!”
“Grazie, Zack! Sei un amico!” e i due si strinsero la mano nel loro solito e particolare modo.

La musica che, fino a poco prima, suonava ad alto volume, era stata completamente spenta e la pista da ballo si era riempita ancora di più di giovani pronti a scatenarsi e a godersi il concerto. Quando Tom apparve sul palco, la gente applaudì per poi placarsi poco dopo per sentire l’annuncio:
“Benvenuti all’Avalon!” gridò nel microfono scatenando nuovamente le grida di tutti.
“Questa sera abbiamo ospite una band che a Los Angeles sta letteralmente spopolando! Potevamo farne a meno?” I giovani gridarono ancora più forte: “Certo che no! Vi presento…. gli Extra!” e la folla applaudì.
Max, Maria e gli altri fecero la loro apparizione sul palcoscenico e vennero accolti da un caloroso applauso. Il primo sguardo di Max fu rivolto al loggione, dove subito vide Liz, la sorella e Michael in piedi intenti ad applaudirli e sollevò un braccio in segno di saluto. Mentre prendeva posto, Maria mandò un bacio con la mano in direzione di Michael, che ricambiò il gesto della ragazza.
I giovani in sala si fecero più silenziosi, le luci vennero abbassate e quando vennero suonate le prime note, un fascio luminoso venne puntato sulla band, Max avvicinò la bocca al microfono e gli Extra cominciarono la loro esibizione (Are you gonna be my girl? dei Jet)

Go!!

So 1, 2, 3, take my hand and come with me
because you look so fine
and I really wanna make you mine.

I say you look so fine
that I really wanna make you mine.

Oh, 4, 5, 6 c'mon and get your kicks
now you don’t need that money
when you look like that, do ya honey.

Big black boots,
long brown hair,
she's so sweet
with her get back stare.

Well I could see,
you home with me,
that you were with another man, yeah!
I know we,
ain't got much to say,
before I let you get away, yeah!
I said, are you gonna be my girl?

Well, so 1, 2, 3, take my hand and come with me
because you look so fine
and I really wanna make you mine.

I say you look so fine
that I really wanna make you mine.

Oh, 4, 5, 6 c'mon and get your kicks
now you don’t need that money
with a face like that, do ya.

Big black boots,
long brown hair,
she's so sweet
with her get back stare.

Well I could see,
you home with me,
that you were with another man, yeah!
I know we,
ain't got much to say,
before I let you get away, yeah!
I said, are you gonna be my girl?

Oh yeah. Oh yeah. C'mon!
I could see,
you home with me,
that you were with another man, yeah!
I know we,
ain't got much to say,
before I let you get away, yeah!
Uh, be my girl.
Be my girl.
Are you gonna be my girl?! Yeah!


La canzone dava una carica eccezionale ed era l’ideale per iniziare un concerto. I ragazzi che affollavano il locale dimostrarono di apprezzare e, anche dopo che l’ultima strofa venne cantata, continuarono a battere le mani e ad incitare la band. Per più di un’ora, gli Extra continuarono a far ballare e scatenare la gente in pista e lo stesso Tom, rimasto dietro le quinte, era entusiasta: “Questi ragazzi sono fantastici!” disse ad uno dei suoi assistenti: “Voglio che firmino un contratto per fare un concerto a settimana!” e riprese a guardare lo spettacolo.
Dopo un’intensa ora di concerto, i cinque componenti del gruppo si presero una piccola pausa e il dj, posto sopra al palco, ricominciò a mettere dischi.
Prima di scendere dal palcoscenico, Maria intravide Kim in mezzo alla folla che gesticolava per attirare la sua attenzione. Le fece cenno di avvicinarsi e di aspettare e, giunta nel retro, chiese ad uno degli addetti di andare da lei e di portarla dietro le quinte. Il ragazzo, senza battere ciglio, fece quello che gli era stato chiesto e dopo pochi minuti, Kim e Danny la raggiunsero in camerino, dove nel frattempo erano arrivati anche Michael, Liz ed Isabel.
“Ragazzi siete stati fantastici!” esclamò Kim una volta entrata.
“Siete una forza!” commentò Danny.
“Grazie, ragazzi!” disse Maria. La ragazza era contentissima. Dopo l’ansia iniziale adesso si sentiva più sicura. La gente stava apprezzando e questa, per lei, era una grande soddisfazione.
Anche gli altri membri del gruppo erano contenti; la stanchezza di un’ora di concerto cominciava a farsi sentire, ma erano comunque carichi e pronti a dare ancora il meglio di sé stessi.
La pausa non durò a lungo e gli Extra tornarono sul palcoscenico, dove la folla li attendeva. Kim e Danny vennero ospitati al tavolo nel loggione ed il concerto riprese con una serie di canzoni più soft; Maria si posizionò davanti al microfono e le note di I’ll stand by you dei Pretenders presero a suonare:

Oh, why you look so sad?
Tears are in your eyes
Come on and come to me now

Don’t be ashamed to cry
Let me see you through
'Cause I’ve seen the dark side too

When the night falls on you
You don’t know what to do
Nothing you confess
Could make me love you less

I'll stand by you
I'll stand by you
Won’t let nobody hurt you
I'll stand by you

So if you’re mad, get mad
Don’t hold it all inside
Come on and talk to me now

Hey, what you got to hide?
I get angry too
Well I’m a lot like you

When you’re standing at the crossroads
And don’t know which path to choose
Let me come along
'Cause even if you’re wrong

I'll stand by you
I'll stand by you
Won’t let nobody hurt you
I'll stand by you
Take me in, into your darkest hour
And I’ll never desert you
I'll stand by you

And when...
When the night falls on you, baby
You’re feeling all alone
You won’t be on your own

I'll stand by you
I'll stand by you
Won’t let nobody hurt you
I'll stand by you

Take me in, into your darkest hour
And I’ll never desert you
I'll stand by you
I'll stand by you
Won’t let nobody hurt you
I'll stand by you
Won’t let nobody hurt you
I'll stand by you


L’esibizione degli Extra proseguì per un altro paio d’ore. Riunitisi in camerino, i cinque ragazzi erano esausti ma felici. Inoltre, la proposta di Warrick di fare un concerto a settimana nel suo locale era proprio la ciliegina sulla torta di una serata memorabile. Fino a quel momento l’unico posto in cui avevano una serata fissa era il Crazy Bar però, per quanto fossero affezionati a quel locale, l’Avalon era certamente tutta un’altra cosa.
Dopo pochi minuti vennero raggiunti da Liz, Isabel e Michael accompagnati da Kim e Danny. Trascorsero mezz’ora a brindare e a chiacchierare, poi, veramente sfiniti dalla stanchezza, gli Extra decisero che era meglio tornare a casa. Danny e Kim, invece, si trattennero al club ed accompagnarono gli amici fino all’uscita.

Il viaggio verso casa si svolse pressoché in silenzio; i ragazzi erano così stanchi da non riuscire nemmeno quasi a parlare. Arrivati a destinazione, una parte di loro si diresse subito al piano superiore, entrando direttamente ciascuno nella propria stanza. Liz, Maria, Michael e Max, invece, si trattennero un po’ in soggiorno per un breve spuntino, e poi anche Michael e Maria raggiunsero le proprie camere da letto.
Rimasti soli, Max si avvicinò a Liz e, senza preavviso, la strinse fra le braccia baciandola appassionatamente.
“Avrei dovuto farlo prima!” commentò lasciandole le labbra per qualche secondo e riprendendole subito dopo.
“Sono contenta che tu abbia deciso di rimanere!” disse Liz accomodando meglio le braccia attorno al collo di lui.
“Solo fino a domattina!” precisò, stringendo più forte i fianchi della ragazza e riavvicinandola a sé.
“Io credevo che… beh, credevo che saresti rimasto fino a domani sera!” disse Liz delusa.
“Non mi piace stare qui. Sono venuto solo per… solo per te!”
“Vuoi dire che, se non fossi venuta, avresti dato buca agli altri?”
“No, questo mai! Ma sarei tornato a casa spedito dopo il concerto!”
“Quindi è grazie a me se stasera non rischi la vita?”
“Sì!” rispose semplicemente e tornò a baciarla. Ormai non riusciva più a farne a meno e già pensava a come avrebbe fatto, il giorno successivo, a stare senza vederla. Ne sarebbe stato ancora capace? Il pensiero di chiederle di partire con lui gli sfiorò la mente, ma accantonò subito l’idea. Non se la sentiva. Questo era il suo ultimo week end libero prima di cominciare a lavorare al Crazy, e non sapeva quando avrebbe avuto nuovamente l’occasione di passare due giorni interi con i suoi amici. Abbandonò definitivamente ogni pensiero, concentrandosi completamente su Liz, ancora tra le sue braccia, e la baciò con più passione.

Nonostante la notte scorsa avessero fatto le ore piccole, la mattina successiva i ragazzi si svegliarono presto. Se volevano sfruttare al meglio anche quella giornata, non c’era un minuto da perdere. In più dovevano andare a riprendere gli strumenti lasciati all’Avalon e questo gli avrebbe sicuramente portato via un po’ di tempo. Così, dopo colazione, i ragazzi tornarono al locale mentre Maria, Isabel e Liz risistemarono la cucina.
“Che ne dite di farci un bagno in piscina?” chiese Isabel, intanto che finiva di sistemare le tazze nella lavastoviglie.
“Mi sembra una bella idea! Io ci sto!” rispose Maria e dicendo così si allontanò per andare in camera a mettersi il costume.
Liz non disse una parola ma seguì l’amica. Giunte nella stanza, Maria cominciò a svestirsi mentre Liz prese la sua borsa e cominciò a riempirla.
“Ma cosa stai facendo?” chiese Maria stupita.
“Beh, io…”
“Guarda che la valigia puoi farla anche stasera!” continuò la ragazza interrompendo l’amica.
Liz si limitò a guardarla e Maria, un secondo dopo, capì che la giovane non avrebbe passato la giornata con loro.
“Vai con lui, non è vero?”
“Sì!”
Maria sorrise comprensiva, le si avvicinò e l’abbracciò. “Sono contenta per questa tua decisione.” disse staccandosi da lei: “E poi era ora che voi due passaste del tempo insieme… da soli!” e le fece l’occhiolino.
“A dire la verità, credo che ne abbiamo bisogno entrambi!”
“Sì! Credo proprio di sì!”

Un’ora dopo i ragazzi tornarono dall’Avalon con le auto riempite dei loro strumenti:
“E per fortuna che la batteria l’aveva in ‘dotazione’ il locale!” disse David “Ma ti immagini doverla caricare, scaricare, smontare e rimontare?” disse mentre raggiungeva la porta di casa.
“Non mi ci far pensare! Avremmo dovuto portarci dietro un tir!” sbuffò Rick.
“Beh, mi sembra che il nostro camioncino abbia sempre fatto il suo dovere, fino ad ora!” ribattè David.
“Ah, sì! Finchè non ci lascia definitivamente a piedi…!” si lamentò Max.
Entrarono in casa e si diressero in soggiorno, continuando la loro conversazione:
“Allora hai proprio deciso? Non rimani?” chiese Zack.
“No, prendo lo zaino e riparto subito!”
“Io non ti capisco proprio!” cominciò David “Hai la fortuna di avere una villa del genere e non la sfrutti nemmeno per un week end!”
“Non mi piace stare qui! E’ semplice, mi pare!” ribattè Max leggermente scocciato.
“Mah! Chi ti capisce, è bravo!” commentò Rick notando la sua espressione. Era evidente che la cosa andava oltre e che l’amico non voleva continuare quel discorso, così Rick decise di lasciar perdere: “E noi, alla faccia tua, ci facciamo un bel bagno in piscina! Che ne dite ragazzi, ci state?”
“Come no! Vado ad infilarmi il costume!” disse David che, insieme a Rick, si diresse al primo piano.
Zack si avvicinò a Max e, prima di andarsi a cambiare, cercò per l’ultima volta di fargli cambiare idea: “Dai rimani! Andiamo a fare un po’ di surf dopo!”
“No, Zack, mi dispiace, ma ho deciso! Ma il prossimo week end ti sfido!”
“Tu sfidi me? Questa è bella! Sarà una scena da non perdere!” e, dopo essersi scambiati una pacca sulla spalla, anche Zack si diresse nella propria stanza.
Rimasti soli, Max e Michael si sedettero sul divano e Michael, guardando la tavola davanti a lui, chiese: “Sei proprio convinto? Neanche quello che è successo ieri con Liz ti ha fatto cambiare idea?” e volse il viso per guardare l’amico al suo fianco.
“Michael, tu sai bene il perché non voglio restare qui! Ti assicuro che ci ho pensato, ma è più forte di me!”
“E Liz?”
“Ci vedremo domani. In fondo… siamo vicini di casa, no?”
Michael sorrise abbassando lo sguardo, e rivolgendolo di nuovo all’amico disse: “Non è buffo?”
“Cosa?” chiese Max spiazzato.
“Come due vicine di casa ci abbiamo cambiato la vita!”
Max ripensò alla prima volta che vide Liz, e mai avrebbe creduto che la sua vita sarebbe cambiata così tanto nel giro di poco tempo.
“Già!” constatò “E’ proprio buffo!”
“Ma sono contento!” disse Michael.
“Anch’io!”

Con lo zaino in spalla e il casco in mano, Max si apprestò a salutare gli amici riunitisi all’ingresso. All’appello mancavano solo Liz e Maria, ma nel frattempo tutti gli altri si spostarono all’esterno della casa, vicino alla moto di Max.
Le due ragazze, intanto, stavano scendendo le scale per unirsi al resto del gruppo e intanto parlavano a bassa voce:
“Mi raccomando, Maria, non dimenticarti la mia valigia, altrimenti…”
“Ho capito, ho capito! Appena parti la metto in macchina! Va bene?”
“Così va meglio!” e raggiunsero gli amici.
Non appena la vide, Max la guardò intensamente negli occhi e non prestò attenzione al fatto che Liz indossasse un paio di jeans ed una giacca. L’unica cosa che voleva fare era baciarla prima di partire. Ma prima di muovere un solo passo, lei gli si avvicinò:
“Ti dispiace se mi unisco a te per il viaggio di ritorno?”
Max non credeva alle sue orecchie e rimase senza parole per un intero minuto. E non disse nulla nemmeno dopo, perché l’unica cosa che riuscì a pensare fu quella di baciarla. E lo fece!
Isabel sorrise. Era davvero contenta per il fratello e la decisione improvvisa di Liz la lasciò stupita.
“E così i nostri nuovi piccioncini passeranno un intero pomeriggio da soli!” scherzò David. La sera prima non aveva avuto il coraggio di aprire bocca, ma ora…
Max guardò l’amico in silenzio e sorrise. Liz salutò i ragazzi e seguì Max sulla moto. Una volta saliti, il giovane le fece indossare il casco, accese il motore e partirono alla volta di Los Angeles.

“E così… anche Max si è innamorato, alla fine!” disse Rick mentre sorseggiava una bevanda fresca vicino alla piscina. “Se non avessi visto il modo in cui ha baciato Liz non ci avrei mai creduto!”
“Prima Michael e ora Max… non ci sarà mica un virus in giro, vero?” chiese David, mettendola sul ridere.
“Se è un virus, una sola cosa è sicura… ha colpito soltanto loro due!”
“Certo che vedere quei due cambiare così radicalmente da un giorno all’altro è stato quasi un shock!”
“Hai ragione! Se pensi con quante ragazze sono usciti…”
“Ve l’ho già detto!” disse Zack raggiungendoli “Prima o poi tocca a tutti innamorarsi!”
“Sarà… ma per il momento sto bene così!” disse Rick.
“E tu? Come l’hai presa? Mi sembrava che anche tu avessi un certo interesse per Liz, o sbaglio?” disse David, rimettendo di fatto il dito nella piaga.
“Mentirei se ti dicessi che non m’importa! Ma preferisco sapere di non aver perso un amico! E poi… Max me l’aveva detto chiaro e tondo che Liz gli interessava, quindi…”
“…da vero gentiluomo ti sei tirato indietro!” finì la frase David. “Non dev’essere stato facile; non so come avrei reagito io!”
“Non volevo perdere l’amicizia di Max per una ragazza!”
“E noi avremmo perso un bassista oppure un cantante!” ribattè Rick.
“O tutti e due!” constatò David.
“Ad ogni modo è andata così!” disse Zack per chiudere il discorso.
“Allora? Ci facciamo questo bagno o no?” chiese Rick notando l’espressione di Zack.
“Certo!” disse Zack; non voleva più pensare a Liz, d’ora in avanti sarebbe stata un’amica come tutte le altre. Sarebbe stata la ragazza di Max. Si avvicinò al bordo della piscina e si tuffò in acqua.

Scritta da Taty


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