Roswell.it - Fanfiction

RICORDI FORZATI


Riassunto: Liz e Maria hanno deciso di andarsene da Roswell per tutta l'estate. Però prima di partire, chiesero a Tess un grosso favore…

Data di creazione: 12/3/2001 - 20/3/2001 e 30/1/2002 – 1/2/2002

Adatto a tutti

Disclaimer: tutti i personaggi presenti in questo racconto appartengono alla WB, eccezion fatta per lo zio Kev e il dottor Nelson, nati dalla fantasia dell'autrice. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it

La mia e-mail: 2bimba2@deejaymail.it


Dopo l'esperienza del lavaggio del cervello (vedere il racconto Il lavaggio del cervello), Liz iniziò a meditare su tutta la sua vita, ma soprattutto sui suoi sentimenti. Ma perché non poteva stare con colui che amava? Non potevano, lei e Max, comportarsi come normalissimi adolescenti?
Era stanca di soffrire. Voleva ridere, divertirsi… voleva vivere appieno la sua vita. Doveva, quindi, allontanarsi da tutto e da tutti: "se andassi da zio Kev a Los Angeles, potrei godermi, se non altro, l'estate in pace, senza alcun pensiero!" pensò la ragazza. Allora, andò dai genitori per chiedere il permesso. Senza alcuna opposizione accettarono: infatti, erano preoccupati per la loro figlia, da tempo non aveva più il suo brio, la sua spensieratezza.
"Bene tesoro, ora chiamerò lo zio. Sarà felicissimo di rivederti e di ospitarti per tutta l'estate... così ritornerai come nuova!!" affermò il padre "ma perché non chiedi anche a Maria di venire con te? Anche lei non è al top della forma, vero?"
Liz confermò, scuotendo la testa.

Al Crashdown…
"Liz… che fai? Non indossi la divisa? Tra cinque minuti iniziamo il turno!" fece Maria.
"Come cameriera, io ho chiuso per ora… assieme ai miei ho deciso di andarmene per tutta l'estate… almeno potrò riposarmi!! Mio padre mi ha suggerito che tu venissi con me… andremo a Los Angeles, da mio zio Kev. Ci divertiremo, prenderemo il sole, faremo shopping pazzo… che ne dici? Dimmi di siii…" spiegò Liz.
"Non lo so, mi dispiace lasciare sola mia madre per tutta l'estate… però sarebbe bello… dimenticare tutto, almeno per un po'…"
"Se vuoi, vieni solo per qualche settimana…" suggerì Parker.
"Va bene… sono pronta… quando si parte?" rispose Deluca, alquanto eccitata.
Proprio in quel momento arrivò il sign. Parker:
"Dai vostri sorrisi, presumo che voi andrete a Los Angeles… sono contento, così vi riposerete sotto il dolce sole californiano… quando tornerete sarete come nuove… ritornerete spensierate come prima? Lo spero tanto. Sapete, da qualche tempo vi vedo sciupate e depresse…"
Le ragazze in coro risposero affermativamente.
"Ho telefonato allo zio Kev e vi aspetta con ansia… non vede l'ora di rivederti, Liz. Vi aspetta in qualsiasi momento"
"Ma… devo ancora chiedere il permesso a mia madre…" disse d'un tratto Maria.
"Non preoccuparti. L'ho già chiamato, perché sapevo che avresti accettato la nostra proposta, e lei è d'accordissimo. In questo preciso momento, ti sta preparando i bagagli."
"Bene, è deciso… ma sign. Parker come farà quest'estate? Le mancheranno due cameriere!" osservò Maria.
"Non preoccuparti. Ora metterò un cartello fuori. Nel frattempo io e mia moglie vi sostituiremo. Andate a prepararvi… su su andate…"
"Ma devo iniziare il mio turno…" obbiettò Deluca.
"No… da ora sei in ferie" rispose il padre di Liz.
E così le due ragazze uscirono di corsa dal locale per andare a comprare alcune cosette per il viaggio.
"Farà molto caldo, vero? Quindi mi dovrò portare parecchie canotte, shorts… e poi creme solari, doposole… sicuramente mi prenderò tante di quelle bruciate… ma Liz, mi stai ascoltando?" parlò Maria.
"Eh? Oh scusa… stavo pensando a…"
"…Max… lo immaginavo… per favore, dimenticati di lui… dobbiamo dimenticarci di loro… fa male, lo so… quante volte piango la notte per quel cecoslovacco… ma, purtroppo, ci è impedito di stare con loro." disse Deluca
"Già… ma io non ce la faccio più. È come un pensiero martellante nella mia mente: la sua bocca, il suo profumo… tutto di lui è impresso nei miei ricordi!! Speriamo che a Los Angeles dimenticheremo qualcosa…" confermò Parker, molto malinconica.
"Tesoro… non essere così autolesionista… ti va se inventiamo qualcosa per far allontanare dalla nostra testa quei due… che ne dici di pensare a qualcosa di schifoso? Ad un ragno o ad un verme…" propose l'amica.
"Vada per il verme…" rispose Liz.
La proposta del verme portò un po' di ilarità tra le due amiche, comunque sempre un po' tristi per come erano andate le cose dopo il giorno della verità, alla caverna.

Qualche ora dopo, le due amiche andarono a casa di Liz per analizzare bene ciò che avevano comprato e per fare la lista di cosa portare, così da trascorrere il tempo e da non pensare ai loro ex.
Invece di passare per il retro, attraversarono il Crashdown e lì incontrarono i due alieni, seduti ad un tavolo, con aria molto meditabonda.
"Maria… guarda Max… sembra un cane bastonato… forse dovrei andare da lui!!" fece Parker.
"No… mente fredda e impenetrabile, ricordati… pensa ad un verme!!" sentenziò Maria "ricordati del verme peloso che ti cammina tra i capelli, lasciandosi dietro una striscia di bava appiccicosa…"
"Ahhh… basta… ma è terribile!!" urlò Liz talmente forte che Max e Michael si voltarono verso di loro con aria interrogativa.
Max si alzò e si diresse da loro, seguito da Michael.
"Ciao ragazze… che avevate da urlare tanto?" ruppe il ghiaccio Evans.
"Niente, vero Liz?" rispose Maria, dando una forte gomitata a Liz, inebetita. Vedendo, però, che la gomitata non servì a nulla, le bisbigliò: "Ricordati il verme peloso che ti striscia tra i capelli"
"Ahh… ma sei sadica!" sbottò Liz, ridestandosi.
"Ragazze… come state? Da quando Tess vi ha ridato la memoria non abbiamo più parlato tanto." fece Michael.
"E già, ma finalmente stiamo ingranando per iniziare una nuova vita… meglio il più presto possibile, no?" gli rispose Maria.
"Ah… ma almeno la nostra amicizia non si deve rompere… per tutti noi è molto speciale, non lo credete?" chiese Max.
"Ma certo, perché non dovremmo essere amici? Ma, ovviamente, tra noi non ci sarà più la stessa intesa. Ora scusateci, abbiamo da fare, su Maria andiamo…" disse Liz con straordinaria freddezza. Maria rimase sorpresa dal suo comportamento, pensando "Magari l'idea del verme l'ha svegliata un po' ".
In ogni modo non solo Deluca, ma anche i due cecoslovacchi rimasero stupiti nel sentire le parole di una Liz fredda e distaccata.

Salendo le scale verso l'appartamento dei Parker…
"Liz… ma sei stata fantastica!! Nemmeno io sarei riuscita a stare così calma, fredda ed imperturbabile, ma come hai fatto?"
L'amica non rispose perché troppo impegnata a versare lacrime amare: non sopportava comportarsi in quel modo con Max, ma doveva.
"Eh, no!!! Non puoi fare così… sei un controsenso… non vedo l'ora che arrivi domani, almeno cambieremo aria… su su tesoro non piangere" Maria consolò a modo suo l'amica.

Intanto i due alieni…
"Non ci credo, quella non è la mia Liz! Tess le ha fatto qualcosa, adesso quella mi sente…" sbottò Max.
"Calmati… era la tua Liz. Infatti, appena varcata la porta del retro ha iniziato a piangere come una fontana! Penso che si sia comportata in quel modo proprio per allontanarsi da te… fatti forza, amico, le due ci stanno dimenticando" spiegò Michael, sconsolato.
"No… io devo far qualcosa per riportare alla quasi normalità la nostra vita … anzi dobbiamo, lo so che sei perso per Maria, me ne sono accorto, sai? Fai tanto lo spavaldo, ma in realtà, appena lei arriva, sei docile come un agnellino!" sentenziò il principe di Antar.

Ritornando dalle ragazze…
"Allora Liz… facciamo la lista di cosa portare? Almeno finisci di piangere… se continui ti disidrati!" parlò Maria.
"Va bene… dunque… dato che lì fa particolarmente caldo, bisognerebbe portare cose molto leggere, ma soprattutto le creme solari, come hai detto tu prima" finalmente Liz iniziò a proferire parola, seppur singhiozzando.
In ogni modo, ben presto la situazione si risollevò e le due amiche incominciarono a ridere, a scherzare e a fantasticare sulla loro vacanza californiana.
Messo a punto i preparativi per la partenza, si decise che Maria sarebbe rimasta a dormire da Liz così da non perdere tempo il giorno dopo. Prima di prendere sonno, chiamarono da loro Alex.
"Allora, ragazze… che avete da dirmi a quest'ora della sera?"
"Bè, ti volevamo salutare… domani noi partiamo per quasi tutta l'estate per Los Angeles" rispose Liz.
"Che cosa? E che ne sarà di me? Mi lascerete solo!!" protestò l'amico.
"Bè… non avrai poi tanto tempo… conoscendo Izzy, tu e la band avrete da fare un bel po' per la tourner!" rispose Maria.
"Sì, avete ragione… ma perché una vacanza così lunga?"
"Abbiamo voglia di cambiare aria, di dimenticare le sofferenze, ma soprattutto di goderci l'estate in pace, senza che esseri anormali e agenti dell'FBI ci vengano a disturbare… dopotutto l'adolescenza non è il periodo in cui più ci si diverte?" spiegò Liz.
Dopo aver chiacchierato per qualche ora, il trio si sciolse. Liz e Maria, quasi immediatamente, presero sonno. Purtroppo, il riposo di Liz fu turbato da strani sogni, e così di punto in bianco si svegliò, sconvolta.
"Maria Maria… ci sei, vero? Sei tutta intera, vero? Parla, dì qualcosa…" sbottò Liz.
"Calmati, ci sono, ci sono!! Che c'è? Stavo dormendo così b… a pensarci il sogno che stavo facendo non è stato uno dei migliori" replicò l'amica, mezza assonnata.
"Io invece ho fatto un sogno terribile… tu e io eravamo state rapite dai nemici di Max. Ci stavano torturando con orrende macchine, urlavamo tanto, ma nessuno ci poteva sentire… mamma mia, che incubo…" e così Parker iniziò a piangere terrorizzata.
"Ok… ora è tutto finito. Non pensarci più."
"Eccome se ci penso… il pensiero di essere ancora in pericolo mi assilla sempre. Non posso sopportare oltre questa apprensione… questo senso di sicurezza finirebbe se potessi stare assieme al ragazzo che amo, l'unico che può proteggermi!!"
"Tesoro, non possiamo dimenticare ciò che abbiamo vissuto e saputo…"
"Certo che si può, non ti ricordi più che cosa ci ha fatto la nostra "cara" amica Tess?"
"Liz, non dire stupidaggini, non possiamo… bè, in fin dei conti, non è poi così male! Però, tornate da Los Angeles non penso che quell'aliena sarà tanto disposta a ridarci la memoria!"
"Aspetta… non dovremo farci cancellare la memoria, ma solo farcela manipolare. Ti spiego: Tess ci farà credere che tra me e Max e tra te e Michael non c'è mai stato niente, solo una bell'amicizia e poi che non sappiamo nulla sul loro conto, ossia che loro sono alieni. Ti piace l'idea?" suggerì Liz.
Maria parve titubante, ma si rese conto che l'amica aveva avuto un'ottima idea. Allora, in piena notte, si diressero verso l'abitazione dello sceriffo, dove Tess, dopo la scoperta della vera identità di tutti e quattro gli alieni, andò a vivere, dato che Nasedo aveva preso il posto di Pierce, trasferendosi a Washington.
Tess dormiva nella stanza di Kyle, per fortuna era al piano terra. Bussarono un paio di volte alla finestra e un'assonnata Tess rispose:
"Ma chi è che rompe a quest'ora della notte? Ah, siete voi, che volete?"
"Un grosso favore… aspetta, vedrai che sarai d’accordo" spiegò Maria.
"Ok, sparate"
"Allora, io e Maria, domani, partiremo per tutta l'estate per Los Angeles. Vorremo tanto che non ci ricordassimo di tutti voi, bè… non completamente. Non è che sapresti manipolare la mente degli esseri umani?" iniziò Liz
"Sì, so farlo… ma cosa avrò in cambio?"
"Oltre la nostra gratitudine, ci metteremo da parte… dopotutto se ci manipoli la memoria, noi non potremo più darvi alcun fastidio… in ogni modo, e questo è un avvertimento, non cancellarci la memoria come la volta scorsa, perché, quando torneremo, Max e Michael se ne accorgerebbero e penso che te la farebbero pagare" ammonì Maria.
"Non preoccupatevi… la strigliata che mi ha fatto Max mi è bastata. Ditemi cosa volete ricordare"
"Dunque: io e Maria dovremo essere amiche di tutti voi, buone amiche, ma non aver avuto mai alcuna relazione sentimentale con chi sai tu e non sapere che voi siete degli alieni, magari inculcaci qualche dubbio, ma comunque nessuna sicurezza. OK?" propose Parker.
"Va bene… aspettate un attimo che mi vesto…"
Detto questo, le tre s'incamminarono verso la casa di Liz.
Intanto per la strada stava vagando Michael, che ripensava su ciò che successe nel pomeriggio. Non subito, si accorse che Maria, Liz e Tess stavano entrando in casa Parker.
"Questa cosa mi puzza strana!!" sentenziò Guerin.
Così decise di seguirle. Loro entrarono e non visto, l'alieno salì nel terrazzo per spiare. Quel che vide non gli piacque affatto.
"Allora, ragazze… dovete assolutamente addormentarvi altrimenti il mio sforzo sarà inutile" spiegò Tess.
Essendo talmente stanche per i vari fatti che in quei giorni vissero, non fu difficile prendere sonno. Accertata che le due si fossero addormentate, l'aliena iniziò: pose le sue mani sui capi delle due ragazze, immaginando ciò che avevano chiesto di ricordare. L'azione fu molto veloce. Finito, Tess se ne andò, ma scendendo dalla scala del terrazzo fu fermata da Michael.

"Parla, che hai combinato?"

"Quello che mi hanno chiesto" rispose la ragazza.
"Ah, sì… ne sei sicura?"
"Certo! Mi hanno svegliato nel pieno della notte perché facessi loro un grande favore!"
"E quale sarebbe?"
"Non credo proprio che te lo possa dire… mi hanno chiesto espressamente di non farne alcuna parola con te e con Max! Mi dispiace, ora voglio andare a dormire… notte!" e così Tess se ne andò verso casa, lasciando Michael molto curioso e turbato. Decise, quindi, di andare a parlarne a Max.
"Max, Max… apri questa finestra!" chiamò Guerin.
"Arrivo, arrivo, ma non urlare altrimenti sveglierai Izzy e i miei… che vuoi?"
"Ho appena visto una cosa molto strana" iniziò Michael.
"Cosa? Mica hai incontrato i nostri nemici?"
"No niente del genere, ma ho visto Tess assieme a Maria e Liz mentre si stavano dirigendo verso la casa di Liz. Allora sono salito a vedere, e… Tess ha colpito di nuovo… penso che abbia fatto di nuovo loro il lavaggio del cervello…"
"Cosa?!? Adesso veramente non so cosa possa fermarmi!"
"Calmati, o mio principe infuriato!! Ho parlato con Miss Manovratrice di Menti…"
"E che ti ha detto?"
"Solamente che ha fatto un favore a Maria e Liz"
I due amici rimasero in silenzio per qualche minuto, poi Max:
"Ok… se noteremo qualcosa di strano in Liz e Maria, chiederemo spiegazioni."

Il giorno dopo…
"Buongiorno Liz, dormito bene?" chiese una radiosa Maria.
"Come un ghiro… su in fretta… vestiamoci…" rispose l'amica.
In quasi un'ora si prepararono. Scesero al Crashdown per fare colazione e lì incontrarono Max e Michael.
"Ehilà!! Come va ragazzi? Che faccia scura, cosa vi è successo? Sembra che abbiate visto un fantasma, anzi un alieno" fece Liz, sogghignando con l'amica per la freddura detta.
"S - salve… bè… non abbiamo avuto sogni tranquilli, troppi pensieri e preoccupazioni" rispose Max.
"Ah… non pensavo che i ragazzi diciassettenni potessero avere tanti di quei pensieri da non dormire la notte…" ribatté Maria, in tono sarcastico.
Sentendo parlare in quel modo le due ragazze, sia Max sia Michael si accorsero che qualcosa non andava: infatti, le due mai avrebbero fatto delle frecciatine sul loro stato e non avevano negli occhi la tristezza della perdita di colui che amavano, anzi erano spensierate e molto felici e tranquille!
"Voi invece sprizzate gioia da tutte le parti… a proposito, che sono tutte queste valigie?" domandò Guerin.
"Io e Liz ce ne andiamo a Los Angeles… ooh! Scusateci, non vi avvertito" rispose Maria "abbiamo avuto tanto da fare che di avvisarvi non c'è passato per la testa! Ma dato che siamo buoni amici ci perdonerete per questa dimenticanza! …Ora vi dobbiamo salutare, andiamo Maria, prendi qualche briosche e da bere, la corriera non ci aspetta… arrivederci ad agosto, ragazzi" detto questo, Liz e Maria se ne andarono, lasciando straniti Max e Michael.
"Qui c'è qualcosa che non quadra: Liz ti guardava direttamente negli occhi senza arrossire e Maria non ha tentato in alcun modo di attirare la mia attenzione con sguardi e ammiccamenti! Andiamo da Tess?" chiese Michael.
"Ovviamente!" diede risposta Max.
Si parlò del diavolo…
"Ciaoo!! Come state? Ahiahiai!! Che ho combinato questa volta?" parlò Tess.
"Sediamoci e poi tu ci dici tutto, ma dico tutto, sul comportamento di Liz e Maria, altrimenti ti farò patire le pene dell'inferno…" minacciò Max.
"OOHH!! Ma che paura… va bene ve lo dico… tanto la manipolazione dei ricordi, questa volta, è definitiva!!" replicò l'aliena.
"Cosa?!?" in coro i due ragazzi.
"Già… ieri notte, Maria e Liz sono venute a chiamarmi per chiedermi un favore: manipolare i loro ricordi in modo da non ricordare nulla di quello che hanno vissuto." spiegò Tess.
"Quindi non si ricordano più della sparatoria, della nostra reale identità, delle nostre storie sentimentali…" pensò ad alta voce Michael.
"Per questo erano così allegre e non hanno avuto nessun problema a rivolgerci la parola… è veramente definitivo?" fece Evans.
"Sì… non prendetevela… lo hanno fatto soprattutto per voi: non volevano più essere una palla al piede, poi, comunque, se non potevano stare con voi si sentivano particolarmente in percolo, quindi non ricordare nulla era l'unica soluzione per smettere di aver paura" rispose Harding.

Giugno e luglio passarono non molto in fretta. Maria, presa dall'euforia, aveva deciso di rimanere a Los Angeles tutta l'estate.
Sicuramente per loro fu una delle più belle vacanze estive. Tra divertimenti, sole e mare, riuscirono anche a parlare sui loro dubbi, creati dalla manipolazione di Tess, riguardo quest'ultima, i fratelli Evans e Guerin.
"…comunque nascondono qualcosa. Sono sempre sul chi va là, scrutano sempre tutto e tutti… per me non sono molto normali…" proruppe Maria.
"Può essere… in ogni modo non possiamo dire che non siano gente simpatica…" replicò Liz.
"Non l'ho mai messo in dubbio, solo che a volte mi sento a disagio tra loro perché mi sembra di non appartenere al loro mondo… sai una cosa? E se avessero ucciso qualcuno e nascosto il corpo?" suggerì Deluca
"Ma che vai a pensare"
"Ma sì… credimi, altrimenti perché dovrebbero essere sempre nervosi? Te lo dico io… hanno paura che la polizia li arresti"
"Ma va…"
Poco tempo più tardi quel discorso cadde, ma l'argomento del loro chiacchiericcio era quasi lo stesso…
"Ti sei mai immaginata assieme a Michael o a Max? Ammettilo, sono due bei ragazzi…" iniziò Liz.
"Ovvio che me ne sono accorta… Michael sarebbe proprio il mio ideale: il duro che sotto sotto è dolce come un orsacchiotto…" rispose l'amica, che nel dire quelle parole ebbe tremito.
"Che hai? Tutto a posto, vero?" chiese Parker.
"Sì, sì… ho come avuto una specie di deja vu…" assicurò Maria.
Nei due mesi della loro vacanza discorsi e sensazioni simili ce ne furono parecchie, ma su quest'ultime non si ebbero mai grandi perché.

Il due agosto era fissato il loro ritorno. Alex, allora, volle organizzare una festa di bentornate al Crashdown. Sebbene sapesse del "guaio" voluto da Liz e Maria, invitò Max e company, con la speranza che più li vedessero, più si sarebbe sollecitata la loro mente.
"Bene ragazzi, tra qualche minuto saranno qui… non fate niente di avventato, mi sto riferendo a voi due…" disse Whitman rivolto a Max e Michael.
"Ma sì, sì…" in coro i due alieni.
"Ok…"
Qualche istante dopo…
"Ahh… finalmente a casa… ma soprattutto finalmente al Crashdown… te lo devo dire, Liz, questo locale mi è mancato parecchio…" fece Maria.
"Eh, già… a chi lo dici… allora, entriamo?" replicò l'amica.
"Certo!!"
Appena varcata la soglia del Crashdown, Alex e gli altri urlarono: "Bentornate!!". Le due amiche furono particolarmente sorprese.
"Ma che succede, Alex?" chiese Parker.
"Una festicciola per voi californiane… bentornate ragazze mie!" disse Whitman, abbracciando le sue migliori amiche.
"Ma ci siete anche voi…" Maria, infatti, si accorse che a festeggiare il loro ritorno c'erano Michael, Max, Isabel e Tess.
Li abbracciò uno per uno, ma al turno di Michael ebbe uno dei suoi soliti tremiti, ma questa volta più forti degli altri ed anche ebbe una visione. La medesima cosa accadde a Liz quando abbracciò Max.
"Ragazze, va tutto bene?" chiese Tess, vedendo le due amiche alquanto stranite e sconvolte…

“Si, si… è solo che la stanchezza si fa sentire… il viaggio è stato abbastanza pesante, vero Liz?” replicò Maria, che tentò di rassicurare tutti i presenti.
“Ah – ah” annuì l’amica “… no problem amici… ora è meglio che andiamo a disfare i bagagli… allora ci vediamo stasera, per un bel ritorno party, ok?” aggiunse, a sua volta, Liz, sfoderando uno dei suoi soliti sorrisi rassicuranti.
Alex e gli altri, vedendo che le ragazze erano convinte di ciò che dicevano, non insistettero più del dovuto su come stavano. Si decise, quindi, che intorno alle 21.30 tutti e sei si sarebbero ritrovati sulla veranda di Liz per ascoltare il resoconto completo della loro avventura californiana. Prima di dirigersi verso il retro del locale, Liz chiese dove fosse Kyle.
“Bè… un mese fa, circa, ha deciso di passare un po’ di tempo in un campeggio sportivo estivo… dovrebbe tornare la prossima settimana” spiegò Tess.
“Oh… peccato… io e Maria volevamo dargli subito il suo regalo… peccato veramente!”

Dopo circa un’ora dal bentornate – party, Liz e Maria erano nelle proprie stanze a disfare i bagagli.
Parker stava riponendo alcune t – shirts in un cassetto, quando si accorse che il fondo di questo aveva un rigonfiamento. Tastando l’abnorme livello del cassetto, riuscì a trovare un’apertura per un doppio fondo. Lì trovò un’agenda un po’ consunta.
“Che cos’è questo? Non mi ricordavo di aver nascosto un secondo diario… vediamo un pochetto che cosa ho scritto…”. E così la ragazza aprì ciò che ebbe trovato. Lesse subito la prima riga della prima pagina: “Caro Diario, sono Liz Parker e oggi sono morta…”. Per Liz sembrava uno scherzo, lei… morta?? Leggendo avanti, però, successe qualcosa. Iniziò ad avere di nuovo i soliti tremiti e flashback, ma questa volta erano più vividi, poiché riusciva a sentire le emozioni che derivavano proprio da ciò che vedeva: si scorse riversa a terra, ricoperta di sangue. Un dolore acuto e lancinante proveniva dalla ferita sull’addome. Poi Max le si avvicinò, passandole la sua mano sulla ferita. Lei e Max che si rintanavano nella stanza dei cancellini. Lei che si illuminava nei punti in cui il ragazzo la baciava. Quei momenti erano impregnati da una forte eccitazione e piacere.
Alla fine si prese la testa tra le mani per reprimere il dolore. D’un tratto del sangue e una sostanza grigiastra le uscivano dalle orecchie e poi svenne.
Quasi nello stesso momento, anche Maria ebbe la medesima sorte: mentre stava risistemando il suo armadio, notò una piccola scatola. Non si ricordava di aver nascosto qualcosa lì dentro. La aprì, trovandoci delle foto, degli scontrini e una bottiglietta di uno shampoo di sottomarca. “E questo che sarebbe? Mah… si vede che ‘sto shampoo mi era piaciuto… e questi scontrini?”. Leggendo cosa poteva aver comprato o dove poteva essere stata per avere conservato quegli scontrini, la ragazza bionda, come l’amica, iniziò a tremare e a ricordare dei fatti che fino a quel momento non sapeva di aver vissuto: lei che sbraitava a Michael perché le aveva rovinato il motore della sua Jetta, mente si stavano dirigendo a Marathon, lei e Michael che si baciavano appassionatamente nella stanza dei cancellini, Michael che le regalava proprio quella bottiglietta di shampoo.
Dopo quei flash, Maria collassò, sanguinando dalle orecchie.
Non appena udirono dei tonfi sordi, i genitori delle due ragazze si diressero nelle stanze delle figlie. Lo spettacolo che videro, forse, era il peggiore in assoluto: le loro figlie riverse a terra svenute e sanguinanti. Immediatamente furono chiamate le ambulanze. Liz e Maria furono portate al Roswell Hospital.
Quasi contemporaneamente arrivarono le ambulanze. I Parker ed Amy Deluca si incontrarono al pronto soccorso. “Amy… come mai sei qui?” chiese Nancy Parker, molto sconvolta.
“Maria è svenuta… e, e… sanguinava dalle orecchie…” ripose la donna.
“O Santo Cielo… anche Liz”.
I dottori di turno riuscirono a stabilizzare le due amiche.
“Signori Parker, Signora Deluca… le vostre figlie ora sono stazionarie. Purtroppo sono cadute entrambe in coma e, sinceramente, non sappiamo cosa possa aver causato le loro condizioni. Inoltre, ciò che è veramente inspiegabile è la grande attività elettrica del loro cervello… sembra che i loro cervelli siano stati ipersollecitati da una fonte elettrica particolarmente potente…” espose la situazione il dott. Nelson.
“In che senso… ci spieghi” fece Jeff Parker.
“Da quel che si può ipotizzare… qualcosa ha quasi… scusate per il modo brusco del descrivere… fritto il cervello delle vostre figlie… infatti, per questo oltre al sangue è fuoriuscita una sostanza grigiastra… parte del cervello si è… fuso”
I te adulti erano sconvolti. Le due donne presero a singhiozzare. Jeff tentò di rassicurarle, ma era difficile se anche lui aveva paura di perdere la propria unica figlia. Inoltre, si volle informare sulle conseguenze di tutta quella situazione.
“Non saprei proprio cosa dirle… le conseguenze possono essere molteplici: se la parte fusa del cervello è consistente, ci possono essere dei gravi danni neurologici… nei peggiori dei casi, le due ragazze possono cadere in uno stato comatoso irreversibile, o con una visione più ottimistica, Liz e Maria potrebbero avere dei danni relativamente minimi… come perdere l’uso di qualche arto…”
“Basta… basta… non voglio sentire altro” urlò Nancy.
Circa un’ora dopo, Amy decise di avvertire Alex e gli altri su cosa stava succedendo a Maria e Liz. In pochissimo, tutti quanti erano al capezzale delle due amiche.
“Ma insomma… che cosa è successo!!” domandò Max, sorreggendo, tra le sue mani, la mano destra della sua Liz.
“Da quel che mi ha detto Amy… Liz e Maria sono svenute e sanguinavano dalle orecchie. Inoltre, si è liquefatto anche parte del cervello… le cause di tutto ciò sono sconosciute” spiegò Alex.
“Fuso il cervello? Ma co… oddio!! Tess… Tess, dimmi che quello che hai fatto a loro non c’entra nulla…” parlò Michael.
“Ma, ma… i – io… non lo so… “ balbettò la ragazza.
“Purtroppo io credo che sia proprio per quello che Tess ha fatto… infatti, i medici dicono che il loro cervelli sono stati sollecitai da una fonte potente di energia… “ disse Alex, con tono quasi funereo.
Tess a quelle parole si sentì morire. Aveva usato i suoi poteri solamente per soddisfare un desiderio di due sue amiche. Il senso di colpa cominciò a dilaniarla.
“Ma Max… tu puoi curarle… usa i tuoi poteri su di loro…” suggerì, d’un tratto, Isabel.
“No… non posso farlo… e se aggravassi ancor di più le loro condizioni?”
“Cosa può essere peggio di un coma irreversibile?” replicò Alex.
Con quelle parole, Max si convinse, ma non del tutto, in lui continuava ad esserci ancora qualche dubbio. Ma tagliando la testa al toro, Max posò le sue mani sulle fronti di Liz e Maria.
Quei pochi secondi furono i più lunghi che i ragazzi presenti vissero. Finita l’azione di Max, nessuna delle due ragazze si mosse.
“Lo sapevo… lo sapevo che non sarebbe successo nulla… lo so, lo so… le abbiamo perse!” si lamentò Max.
“Ehi…” disse una voce femminile alquanto lamentosa “Cosa sapevi che avreste perso cosa o chi?”
“Maria!!” urlò Michael, che si fiondò sulla ragazza, abbracciandola e baciandola.
“Calma… calma Spaceboy… ma che sta succedendo? Perché sto indossando una orribile camicia da notte, perché sono a letto” e guardandosi attorno “ e soprattutto perché sono in ospedale??”
“Ragazzi, ragazzi…. Mi ha chiamato Spaceboy…” fece Guerin.
“Eh che c’è di strano?”
“Non ti ricordi nulla di quello che è successo?” chiese Alex, mente Isabel stava tentando di calmare Michael.
“Ehm… ero a casa, in camera mia. Stavo mettendo a posto il mio armadio e mi è capitato tra le mani una mia… bè una mia cosa personale” e Maria arrossì.
“Ragazzi, ragazzi… è arrossita!! È guarita… è guarita!!” sbraitò, nuovamente, il cecoslovacco castano.
“Grazie per avermelo fatto notare… Stupido…”
“E poi?”
“E poi … black out! Ditemi tutto voi… oh! Cos’ha Liz… Liz, Liz svegliati!!”
E la ragazza non si svegliò.
Frattanto, per le grida di Michael, medici, infermieri e i Parker ed Amy Deluca si fiondarono nella stanza di Maria e Liz.
“Che sta suc… signorina Deluca, si è svegliata!!” fece, stupefatto, il dott. Nelson, che subito visitò la ragazza. “È tutto… completamente normale!!” riferì sconvolto. “Cosa avete fatto, ragazzi?”
“NOI?!? Nulla… eravamo qui… e Maria si è svegliata…” informò, “innocentemente”, Max.
“Dottore… e Liz?” domandò Jeff.
“Nulla… la ragazza è ancora in coma profondo… è meglio che tutti voi andiate a casa… la veglia altrimenti sarebbe molto lunga!”
Nancy voleva rimanere, ma il marito la convinse a tornare a casa, per riposare almeno un po’. Anche Amy tornò a casa, con un peso in meno sul cuore. I sei ragazzi, invece, furono costretti ad andarsene, altrimenti Maria non avrebbe potuto riposare in pace.
Tutto il gruppo, circa mezz’ora dopo aver lasciato l’ospedale, si ritrovarono al lago.
“Tess… spiegaci cosa può essere successo alle ragazze.” parlò Max.
“Penso che il loro cervello non era abbastanza forte da sostenere una nuova manipolazione e così è collassato”
“Ma perché non è successo prima?” s’intromise nella discussione Michael.
“Perché, da quel che ho potuto capire, Liz e Maria si sono sforzate a ricordare, anche se involontariamente, attraverso degli oggetti legati al rapporto con voi: infatti, tra le mani di Liz è stato trovato il suo diario, dove sicuramente parlava di Max, e Maria stava guardando una scatola dove teneva i ricordi fisici dei suoi incontri con te, Michael”
“Ma com’è possibile che Maria si sia svegliata e Liz non si è nemmeno mossa?” chiese Alex.
“Io… io… non lo so ragazzi… credevo di poter risolvere tutto con i miei poteri, e invece… “ balbettò Max, che lasciò a mezz’aria la frase per tentare di frenare le lacrime.
I sei ragazzi furono avvolti da un silenzio assoluto. Ma Tess lo ruppe con le sue parole.
“Forse so la ragione del perché Liz non si è ancora svegliata”
“Avanti, parla!” la incitò Max.
“Bè… Max… tu puoi solo manipolare, come tutti noi, la parte fisica di ogni cosa o persona, ma non i sentimenti e le emozioni…”
“No, non è vero… perché TU sei riuscita a modificare i sentimenti di Liz e Maria…” obiettò il ragazzo, mentre gli altri osservavano la scena ammutoliti.
“Ti sbagli…” ribattè sicura la biondina aliena “le mie capacità sono uguale alle vostre, poiché tutti noi riusciamo a variare le molecole di ogni cosa, solamente che per ognuno di noi esse si sono specializzate in un preciso campo: tu riesci a guarire le ferite, ovvero riesci a riparare le cellule danneggiate; Michael a cambiare le proprie cellule, trasformandosi in qualsiasi persona lui voglia; Isabel a “camminare” nei sogni perché riesce a interferire nelle onde magnetiche del cervello umano ed io a modificare parte della mente umana affinchè pensi o ricordi o veda un qualcosa di preciso… quindi tutti noi mutiamo un qualcosa di fisico e non di astratto… un sentimento deriva dall’anima, dalla parte più profonda del nostro essere!”
Max non seppe che ribattere alla spiegazione di Tess, ma solo chiedere. “E allora? Come si può fare? Perché Liz non si sveglia?”
“Perché non lo vuole” al posto di Tess, fu Isabel a rispondere, che fino a quel momento non aveva ancora detto cosa pensava.
Suo fratello rimase allibito.
“Non guardarmi così Max… Liz non vuole più svegliarsi perché se lo facesse ritornerebbe all’inferno!”
“Che intendi dire…”
“Mmmh… sei un po’ corto, eh?… se ben ti ricordi, Liz e Maria hanno chiesto a Tess quel favore perché dimenticassero una situazione per loro insostenibile: non poter stare con coloro che amano.
Maria si è svegliata perché in cuor suo sapeva che Michael prima o poi, molto prima che poi, sarebbe tornato da lei perché per me prova solamente un amore sì profondo, ma fraterno, quindi il destino può essere riscritto; invece Liz è consapevole che non può uscire vincitrice da un scontro dove i contendenti sono lei e una normalissima vita a Roswell e Tess e una vita precedente in un altro pianeta (dove il ragazzo che ama era il sovrano) che ricorda a squarci, provocando in lui grande curiosità, ma anche un grande senso di responsabilità. Inoltre per Tess provi dei sentimenti non fraterni poiché i tuoi ricordi ti influenzano… o forse tu stai amando, ma in modi diversi, due ragazze diverse… e tutto questo Liz lo sa e ormai non riesce più accettarlo. Di conseguenza, ha deciso di mettersi da parte. Quel che dobbiamo far ora è aspettare, stando vicini a Liz”.
Nel frattempo, in ospedale, Liz non dava segni di cambiamento. Era in uno stato comatoso profondo, che, però le permetteva di sognare.

Liz, vestita con un corto vestito estivo, stava passeggiando lungo la battigia di una bellissima spiaggia, avente una sabbia simile a polvere d’oro. Il mare era calmo e di un colore azzurro chiaro. Ritmicamente, l’acqua colpiva, dolcemente, le caviglie della ragazza, che si stava godendo la pace e la tranquillità di quel momento. Non stava pensando a niente, tranne che al solo silenzio intorno a sé.
Quello lì si che era il Paradiso.
Si sedette per contemplare meglio il mare e il sole che stava per nascondersi sotto la linea dell’orizzonte. Liz pensò che sarebbe stato magnifico rimanere per sempre in quel luogo.
“Ma ne sei sicura? È quello che vuoi veramente?” chiese, d’un tratto, una voce maschile.
Liz si voltò, cercando il proprietario di quella voce, ma non trovò nessuno. Si rigirò per tornare a guardare il mare, ma qualcosa o qualcuno le picchiettò sulla spalle. Questa volta, girandosi, vide qualcuno. Era un ragazzo di circa venticinque anni, alto, con corti capelli castani e profondi occhi verdi.
“E tu chi sei?” domandò la ragazza.
“Bè… diciamo che sono la tua coscienza!”
“Ah… ma la coscienza non è se stessi, solamente con un grande senso di responsabilità?”
“Ok… mi hai scoperto… in realtà, non sono la tua coscienza, ma il tuo spirito guida” ribattè, abbattuto, il ragazzo.
Vedendo la faccia rattristata del suo ospite, non riuscì a frenare una risata. Era troppo buffo.
“Oh… bene, sono contento di farti ridere!”
“Ehm… scusami. Ritornando seri… che ci fai qui?”
“Mi sto mostrando per richiamarti alla realtà… c’è molta gente che è in ansia per te, lo sai?”
“Lo so che c’è molta gente che mi vuole bene… ma per una volta voglio pensare a me stessa! Io voglio rimanere qui. Questo è il Paradiso: non ci sono dolori, non ci sono torti, ma soprattutto non c’è alcun destino già scritto che ti possa rovinare la vita!”
“Piccola… ma questa non è vita… è fuggire da tutto e tutti… è un segno di immaturità, e io so che sei tutt’altro che immatura!”
“No… non è fuggire. È prendersi cura di se stessi. Sono stufa di soffrire. Voglio solamente stare in pace… solamente stare in pace… aspetta: tu come sai che io non sono immatura?”
“Ti ho detto che sono il tuo spirito guida. Quindi sono vicino a te da quando sei nata per proteggerti e prendermi cura di te.”
“Oh… per proteggermi e prendermi cura” ripeté, quasi soprappensiero, Liz. Poi, cambiando repentinamente atteggiamento: “E TU DOV’ERI QUANDO MI HANNO SPARATO? PERCHÉ HAI FATTO SI CHE MAX MI ABBIA SALVATO LA VITA? SE VERAMENTE DOVEVI PROTEGGERMI DOVEVI TENERE LONTANO DA ME MAX EVANS E I SUOI AMICI”
“Liz… come per Max, anche tu hai un destino scritto… e io ho fatto di tutto perché dovesse avverarsi. Aspetta e vedrai che tutto si risolverà per il meglio… devi… devi avere pazienza.”
“Avere pazienza? Ho 16 anni e sono già stanca di soffrire… e devo ancora affrontare una vita intera… no, no… io mi rifiuto di continuare così… non ce la faccio più… io voglio vivere tranquillamente e amare tranquillamente il ragazzo dei miei sogni… ma ce ne passa dal volere all’avere, vero?”
“Si, mia cara… ma credimi, per te c’è un qualcosa di grandioso che ti sta attendendo… dai, torna indietro a riabbracciare i tuoi amici e i tuoi genitori… e goditi ciò che hai… mettila su questo piano: quello che stai vivendo tu, nessuno potrà farlo…”
“Bella consolazione… no, sono irremovibile. Io rimango qui. Grazie per quello che hai fatto finora!” e così si voltò e si diresse di nuovo verso il mare.
“No, Liz… Liz, aspetta… ti devo confessare una cosa… non te la dovrei mai svelare, ma oramai tu hai deciso di non vivere più… tu dovevi morire in quella sparatoria. Ma poi Max Evans ha cambiato il corso degli eventi, salvandoti. Pensavo che quella sua azione fosse stata provvidenziale: infatti, io non volevo che morissi e volevo continuare a starti vicino… perché ti considero come una sorella. Mi sono preso cura di te per così tanto tempo… e dato che ti amo come una sorella, ho deciso di accontentarti… ti faccio dono di un desiderio affinchè tu possa risolvere in meglio la tua vita… a patto , però, che tu torni indietro.”
La ragazza lo guardò titubante. “E se mi stai fregando?”
“No… credimi, per favore”
Il volto del ragazzo dimostrava che stava dicendo la verità e Liz, inoltre, sapeva, non si sa come, che quel ragazzo non poteva e non voleva mentirle. “Va bene… torno! Grazie di nuovo…” e tutto intorno a sé si stava annebbiando. Liz si stava risvegliando, ma prima di tornare alla realtà. “Ehi… aspetta… non so il tuo nome” urlò alla sua guida. “Brian… puoi chiamarmi Brian” lui gli rispose.

E Liz, finalmente, aprì gli occhi. Intorno a sé vide varie facce che a poco a poco riusciva a mettere a fuoco: assieme a lei c’erano i suoi amici, che, dopo aver discusso al lago, avevano concluso di stare al suo capezzale.
“Eh, ragazzi… che ci fate qui? Ehm… dove sono?”
“Oh, Liz… sei in ospedale, non ricordi nulla?” fece Max.
“Mmmh… si ora si… per favore,… voglio vedere i miei genitori”
E pochi minuti più tardi, anche i Parker riuscirono a togliersi un peso dal cuore. Appena videro la loro figlia sveglia, non riuscirono a frenare le lacrime e si ripromisero che mai più doveva succederle qualcosa. “Si… non preoccupatevi… non succederà mai più!” bisbigliò Liz.
La ragazza, poi, domandò di rimanere sola con Max. Prima di lasciarli soli, Tess le si avvicinò: ”Liz… mi dispiace, io non vol…” e l’amica le pose un dito sulle labbra. “Tess, io non ti do alcuna colpa… io sono in debito con te!”. L’aliena pianse, abbracciando l’umana.
Finalmente Liz e Max erano gli unici nella stanza.
“Liz… come stai?”
“Bene… ti devo parlare: mentre ero in coma sono venuta a conoscenza di cose importanti riguardo me stessa… aspetta, fammi finire… ho capito che i miei sentimenti per te sono così forti che nemmeno un lavaggio del cervello totale e irreversibile può cancellarli. Questo da una parte è magnifico… poche persone al mondo possono provare un sentimento così puro… ma dall’altra è terribile: io non posso stare con te perché devi seguire il tuo destino di sovrano. Inoltre, anche se tu decidessi di cancellare quel destino, ci sarebbe sempre l’ombra della tua vita passata perché i tuoi nemici ti seguiranno fino a che non ti hanno ucciso e io questo non posso sopportarlo… preferisco morire che vivere senza di te… sai una cosa? Io desidero tanto che tu non mi avessi salvata quel pomeriggio al Crashdown.”
Max a quelle parole rimase allibito, ma non ebbe tempo di ribattere che la stanza si illuminò di una luce irreale.

Crashdown, in un pomeriggio settembrino.
Liz Parker, la cameriera mora, stava cercando del ketchup sulle mensole dietro al bancone del locale, mentre, l’altra cameriera, Maria Deluca, stava dando delle ordinazioni al cuoco.
C’erano pochi clienti: due ragazzi, uno castano ed uno moro, seduti vicino al muro nei tavoli con i divanetti e quattro – cinque persone sui tavoli tondi in mezzo alla sala, tra cui due uomini sulla mezza età, già ubriachi per quell’ora pomeridiana. Proprio tra questi due uomini nacque un diverbio. La cameriera mora si avvicinò per placare gli animi dei due clienti, ma poco prima che lei potesse proferire parola, uno dei due litiganti estrasse una pistola che accidentalmente sparò un colpo. Chi fu colpita fu proprio Liz Parker. Si riversò a terra con l’addome coperto di sangue. Il ragazzo moro, seduto con l’amico, volle avvicinarsi alla ragazza, ma il compagno lo trascinò via. L’ambulanza fu chiamata ed arrivò pochi minuti più tardi.

ESTRATTO DAL ROSWELL DAILY DEL 23 SETTEMBRE 1998:
“L’intera cittadina di Roswell si stringe attorno ai signori Parker, proprietari dello stesso Crashdown in cui è avvenuta questa tragica sparatoria. Il loro dolore è incolmabile: la perdita di una figlia, dell’unica figlia, una ragazza di 16 anni, non potrà mai essere cancellata.”

Scritta da Paola


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