Riassunto:
A Roswell, ospite degli Evans, arriva Margaret “Merah” Bates. La ragazza,
rimasta da sola dopo la morte del padre, in città trova due vecchi amici e
comincia la ricerca di qualcosa di misterioso caduto nel deserto quasi
diciassette anni prima…
Data
di creazione: 21/09/2000 - 01/10/2000
Valutazione:
Adatta a tutti
Disclaimer:
Io non possiedo i personaggi di questa storia, appartengono alla WB e al resto
dei loro legittimi proprietari…Eccezion fatta per Margaret, Megan, Ryan,
Linda Merteuil, e il resto degli alieni.
Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it
La
mia E-mail è miss.g@lycosmail.com
se la storia vi è piaciuta fatemelo sapere…
La
prima volta che Liz vide Meg fu quando lei, carica come un mulo dei suoi
bagagli, varcò la soglia del Crashdown Cafè. Non era dei dintorni, e lo si
capiva subito. Molta gente a causa dei capelli chiari e dello strano colore
degli occhi, tra il verde e l'azzurro, dubitava perfino che fosse di questo
mondo. Ma a lei non importava. Si avvicinò al bancone, e domandò a Liz se
conosceva la famiglia Evans.
“Sì, li conosco. Perché?"
“Due mesi fa, mio padre è morto in un incidente d’auto, e loro si sono
offerti di badare a me. Oh, non mi sono ancora presentata: io sono Merah, Merah
Bates.”
“Merah? Che nome strano!”
“Lo so. Il mio nome di battesimo è Margaret, ma mio padre e i miei amici mi
hanno sempre chiamato Merah.”
“Benvenuta a Roswell. Io sono Liz Parker, e conosco i figli degli Evans, Max
e Isabel. Adesso stacco, se vuoi ti porto da loro. Non credo che da sola
arriveresti viva, con tutte quelle borse.”
“Non sono tutti vestiti! La maggioranza delle cose sono dischetti, ricordi
della mia famiglia. E un portatile.”
“Ci serve proprio una secchiona a scuola. Se non sbaglio dovremo essere in
classe insieme, almeno domani a scuola conoscerai già qualcuno.”
“Sbagli. Qualcuno qui già mi conosce, oltre agli Evans. E sapeva del mio
arrivo.”
“Mi racconterai lungo la strada. Andiamo, voglio sapere tutto di te!”
In quel momento nel locale entrarono Max, Isabel e Michael. Quando Margaret si
presentò, i due fratelli si ricordarono di quello che i loro genitori avevano
detto loro, sull’arrivo di una ragazza figlia di un loro amico rimasta da
sola, e si presentarono.
“Ciao. Io sono Isabel, lui è mio fratello Max, e il ragazzo che gli è
vicino si chiama Michael. Vedrai, starai bene con noi.”
“Grazie Isabel. Piacere di conoscervi, a tutti e tre.”
“Oh, il piacere è mio” le disse Michael guardandola fisso negli occhi.
Margaret l’aveva colpito, e parecchio. Bastava guardare come la osservava.
“Non ascoltarlo troppo, Merah, se no divento geloso. Hai dimenticato che fino
alla morte io sono e rimango il tuo cavalier servente?”
I ragazzi si voltarono, e videro il loro compagno di scuola, Ryan McBride,
insieme alla sorella Megan. Lei rossa, con gli occhi verdi e matta da legare,
lui moro, con gli occhi scuri ed era il ritratto della calma. Impossibile
immaginare un fratello e una sorella più diversi.
“Ciao, Merah. È da parecchio che non ci si vede.” Le disse Megan.
“Oh mio Dio, Meg, Ryan, quanto sono felice di rivedervi!” e corse ad
abbracciarli.
“Tranquilla biondina, la cosa è reciproca” le assicurò Ryan.
“E così sono loro le persone che sapevano del tuo arrivo, giusto Margaret?”
“Esattamente, Liz. Io, Megan e Ryan siamo praticamente cresciuti insieme a
Los Angeles, e quando hanno lasciato la città mi è dispiaciuto parecchio. Non
avrei mai immaginato che…beh, che la mia vita prendesse la piega che ha preso
e venissi a vivere qui.”
“Margaret, dammi pure le borse. Io e gli altri ti accompagniamo a casa” si
offrì Michael.
Prima che Margaret avesse il tempo di rispondere, Ryan assicurò che ce
l’avrebbero portata loro e che così avrebbero chiacchierato un po’ dei
vecchi tempi. In neanche due minuti i tre se n’erano andati, lasciando Max,
Isabel, Michael e Liz da soli.
“Margaret è stupenda, non pensate anche voi? Che occhi verdi…”
“Michael, piantala di sognare ad occhi aperti. E poi sono azzurri. Comunque,
non vi sembra, non so…strana?”
“Strana in che senso, Isabel?”
“Non lo so. C’è qualcosa in lei che non mi convince del tutto.”
Nello
stesso momento, nella sgangherata macchina di Ryan, anche Megan e Margaret
stavano parlando.
“Racconta un po’, cos’hai combinato a LA dopo la nostra partenza?”
“Niente di emozionante, ho solo continuato le mie ricerche…”
“Trovato niente d'interessante?”
Margaret
la interruppe con un cenno “Penso che la cosa che stiamo cercando
probabilmente è qui. Devo controllare gli archivi dei giornali locali e
qualche altro sito su Internet e se trovo qualcosa la prossima notte andrò a
vedere se riesco a percepire qualcosa nell’area d’impatto. Se le cose
andranno come a Los Angeles tempo due, tre notti al massimo e avremo le
risposte che cerchiamo.”
“Andranno anche meglio, Merah” le rispose Ryan “Stavolta non c’è di
mezzo l’oceano.”
“Perché non cominci stanotte?”
“Megan? Il volo era in ritardo, mi sono fatta un viaggio massacrante, sono
stanca morta, ho dovuto lasciare una città che adoravo, l’oceano, e infine
domani è il mio primo giorno di scuola e ci terrei a non crollare sul banco.
Me lo vuoi lasciare un giorno per riprendermi o chiedo troppo?”
Megan non si azzardò a replicare.
Ryan
spiò la sorella e l’amica dallo specchietto retrovisore e sogghignando disse
tra sé “Bentornata Merah.”
Il
giorno dopo andò abbastanza bene, Margaret non doveva lavorare troppo per
mettersi in pari, e comunque poteva contare sui suoi amici. Solo una cosa non
aveva previsto: che la preside fosse miss Merteuil.
Margaret
sperava fosse solo un incubo, ma quando si vide davanti quella donna a momenti
le prese un colpo: Linda Merteuil, la donna che aveva semi costretto Ryan e
Megan alla fuga da LA, insieme a loro a Roswell!
Linda sorrise malignamente. Ma guarda un po’, allora Dio esisteva davvero,
sembrava pensare.
“Oh, s-salve Miss Merteuil. Che piacere rivederla…”
“Tu non puoi soffrire me e io non sopporto né te né i tuoi amici,
ragazzina, quindi gettiamo la maschera, ti va?”
“D’accordo. Che diavolo vuole?”
“Voi mi nascondete qualcosa.”
“Ancora? Non abbiamo già discusso abbastanza di questo argomento?”
“Grazie a te tutto il distretto di polizia dove lavoravo mi ha preso per
pazza. Ma io so che quell’incursione nei computer negli uffici del comune è
stata opera tua. Con quell’aria angelica puoi fregare tutti, ma non me.”
“Ma come glielo devo dire? Io quella notte sono rimasta a studiare a casa
mia, non mi sono mai mossa. E Ryan e Megan erano con me, i loro genitori glielo
possono confermare quando vuole!”
“I loro genitori adottivi, per essere precisi. Mi risulta che tutti e tre
siate orfani, e che tutti e tre siate stati trovati insieme in balia del mare
nello stesso giorno.”
“Non c’è dubbio, è ben informata sul nostro conto.”
“Le do un consiglio, signorina Bates: cerchi di rigare dritto. Altrimenti la
sbatterò fuori da questa scuola talmente in fretta che non avrà neanche il
tempo di accorgersene. Chiaro?”
“Come il sole. Ma non le darò mai questa soddisfazione. Con permesso” e
uscì dal suo ufficio prima di dire o fare qualcosa di cui non si sarebbe
assolutamente pentita.
Appena fuori vide Ryan e gli corse incontro “Ryan, indovina un po’ chi ho
incontrato. La nostra carissima amica Merteuil.”
“La poliziotta?”
“Ora preside di questo liceo. Quella sospetta.”
“Due coincidenze e qualche sospetto non hanno mai fatto una prova.”
“Continua a dire che siamo stati noi.”
Ryan
ridacchiò. “Credo sia l’unica cosa vera che sappia.”
“Negherò di averlo mai detto, però…splendido lavoro.”
“Beh, se avessimo fatto i bravi bambini lui sarebbe morto senza dirci la
verità.”
“Però ci ha lasciato una bella gatta da pelare, e non dire di no.”
“Stanotte ci vai?”
“Sì. Unirò la ricerca di quel che sappiamo noi alla voglia
che ho di farmi una bella passeggiata sotto le stelle.”
“Occhio a non farti beccare dagli Evans. Se ti scoprono che gli
racconterai?”
“Niente, gli dirò che sono un’appassionata d’astronomia. Dopotutto è
vero. Ritornando a quella strega della Merteuil, cerca di tenere Megan lontana
da lei, che non faccia sciocchezze. Con lei qui non dobbiamo fare errori.”
Al
termine delle lezioni, Margaret e gli altri tornarono a casa insieme con la
Jeep.
“Com’è andato il tuo primo giorno?” le domandò Michael.
“La versione dettagliata o quella breve?” rispose Margaret bruscamente.
Vedendo le facce di Michael, Max e Isabel si affrettò a scusarsi “Mi
dispiace, ma è che oggi ho incontrato l’ultima persona al mondo che avrei
voluto vedere. Da quanto è qui la preside Merteuil?”
“È nuova. Sai, è arrivata…”
“È arrivata da LA, dove prima di essere vicepreside del liceo Emery lavorava
nella polizia. Quella donna ce l’ha sempre avuta con me, ma anche con Ryan e
Megan. Va a sapere perché…”
“Non dev’essere stato molto piacevole trovarsela davanti, sbaglio forse?”
“Volevo squagliarmela! Invece sono rimasta a sentire le sue accuse. Ad ogni
modo, ormai ci ho fatto l’abitudine e non l’ascolto più. ”
“Andiamo a fare un giro oggi pomeriggio. Vuoi venire?”
“Mi piacerebbe Max…ma devo studiare. Devo rimettermi in pari.”
“Allora ti lasciamo a casa.”
Quando se ne andarono, Margaret andò in camera sua e dopo aver gettato in un
angolo lo zaino con i libri di scuola tirò fuori il suo portatile e cominciò
a esaminare su Internet dei siti su Roswell, sulle zone di avvistamenti o dove
erano stati rinvenuti strani oggetti, o frammenti di metallo. La sua
attenzione, dopo un'oretta buona di ricerca, fu attirata da un vecchio articolo
di un giornale locale di poca importanza: pareva che quasi diciassette anni fa
qualcosa fosse caduto nei dintorni, forse un UFO. La persona che lo aveva
raccontato aveva giurato anche di aver visto degli alieni feriti trascinarsi
lontano dal veicolo, che era rimasto visibile solo per pochissimo tempo, ma
nessuno gli aveva dato credito. Ringraziando il cielo. Nello stesso giorno
c'era stata anche una tempesta di sabbia, e fin qui niente di strano. Solo che
secondo le previsioni meteo di quel giorno, non avrebbe dovuto esserci un filo
d'aria…
“Bingo! Finalmente ti ho trovato.”
Quella
notte Margaret aspettò a lungo che la casa degli Evans diventasse silenziosa,
e poi sgattaiolò fuori dalla sua stanza senza far rumore. Il giorno dopo aveva
un’interrogazione, forse sarebbe potuta non andare quella notte…ma sapeva
meglio di chiunque altro che Megan e Ryan facevano affidamento su di lei, e
deluderli era l’ultima cosa che voleva.
Prese con sé la borraccia e con la mountain bike corse fino a giungere al
luogo dove il disco volante si era schiantato, anni e anni prima. Tutti si
stavano ancora chiedendo cosa fosse successo in realtà. Chissà che faccia
avrebbero fatto se lei avesse rivelato che a poca distanza da quel punto,
nell’83, se n’era veramente schiantato un altro, protetto da uno scudo
invisibile. Nessuno aveva dato credito all'unico testimone, un ubriacone, e
questo per lei era un bene. Niente curiosi tra i piedi a farle domande sul
perché passava la notte a passeggiare nel deserto invece che a dormire.
Nessuno aveva fatto studi in quella zona, tutto era rimasto al suo posto, solo
la sabbia e il vento avevano contribuito a modificare un po' l’ambiente. Meg
alzò gli occhi al cielo per contemplare le stelle, e sorrise al ricordo del
padre che gliele aveva insegnate tutte in una notte d’estate bella come
quella.
Ora basta, si disse, sono qui per un motivo ben preciso. E cominciò a cercare.
Ritornò
a casa alle cinque del mattino: l’area era molto più vasta di quello che
aveva immaginato, e Margaret si ripromise di trascinare con sé Megan la notte
successiva. Se doveva passare un’altra notte in bianco, almeno voleva
compagnia!
Appena vide il divano si lasciò cadere di schianto. Era intenzionata a farsi
almeno un’ora di sonno prima di mettersi a ripassare Storia per
l’interrogazione.
“Meg? Svegliati…”
Margaret si rigirò nel divano: ma chi è che veniva a romperle le scatole di
prima mattina? Poi si ricordò di quel che avrebbe dovuto fare, e alzandosi di
scatto si scontrò con la testa di Max.
“Oh, scusa Max, non volevo. Ma che ore sono?”
“Le sette e mezza. Dobbiamo andare a scuola. Che cosa facevi sul divano?”
“Aspetta, cos’hai detto? Le sette? Oh mio Dio!” Addio
ora di studio.
Tutto il tragitto da casa a scuola lo aveva passato a leggere libri, mentre gli
altri chiacchieravano. Bella maniera di cominciare il secondo giorno di scuola.
La professoressa Heidelberg aveva un sesto senso per trovare gli alunni
impreparati, e non sbagliò neanche questa volta. Vista la faccia della loro
amica appena entrata in classe, Megan e Ryan decisero di darle una mano
suggerendole tutte le risposte. Ormai avevano una maniera collaudata per
farlo…
Al termine dell’ora Margaret andò a ringraziarli “ Mi avete salvato per
l’ennesima volta. Vi ringrazio tanto, ragazzi.”
“Non dirlo neanche, se no a che servono gli amici? E poi è per colpa nostra
che a momenti ti prendevi un’insufficienza. Com’è andata?”
“Un buco nell’acqua. Stanotte Megan vieni a darmi una mano, e non accetto
un no come risposta!”
“Aux ordres! Passi tu?”
“D’accordo.”
Come
promesso Meg andò insieme all’amica, e mentre lei cercava Megan le parlava
di quel che avevano fatto dopo Los Angeles.
“Avevamo appena cominciato ad avere una vita abbastanza normale e lei con i
suoi sospetti ci ha fatto espellere! Mi è dispiaciuto lasciare la metropoli.
Insomma, era casa nostra! Per colpa di Linda Merteuil ho dovuto convincere i
miei a trasferirsi, e tu lo sai quanto sia difficile. La vita qui però non è
malaccio, tutto sommato.”
“I miei genitori adottivi erano facilmente influenzabili, per mia enorme
fortuna. Ma con mio padre non potevo proprio, lui mi leggeva in testa.”
“Com’è stato? Cioè, vivere con qualcuno che era veramente della tua
famiglia?”
“Veramente stupendo, finché è durato. Vivere con qualcuno che non ti prende
per matta a causa delle tue abitudini un po’ strane è bello!”
“Abitudini strane? Non capisco a cosa ti riferisci! Forse al fatto che passi
più tempo in acqua che sulla terraferma? O che…?
“Meg? Chiudi il becco. Tu e tuo cugino siete esattamente sulla mia stessa
barca.”
“OK, Merah, sto zitta. Tornando al nostro lavoro, senti qualcosa?”
Margaret
si fermò di colpo, e sul suo viso si disegnò un gran sorriso. “Se ti
dicessi che sento qualcosa esattamente sotto i nostri piedi?”
A quel punto anche l’altra diventò allegra. “Sicura?”
“Chi diavolo pensi l’abbia trovata l’altra parte? Sono sicurissima,
ricordo di aver sentito le stesse cose. Congratulazioni sorella, ce l’abbiamo
fatta!”
“Ryan farà i salti di gioia. Tra noi tre è quello che più ci tiene.”
“Domani ci portiamo dietro anche lui e cominciamo a scavare. Voglio
analizzarla.”
“Analizzarla?”
“Sì. Analizzarla. Capire. Rispedirvi a casa. Il solito, no?”
“Perché non vuoi venire con noi? Che cosa cavolo ti lega ancora a questo
pianeta?”
“Non lo so neanch’io. Forse è l’idea di lasciare tutto quello che mi è
familiare. Non sono matta come te e Ryan.”
“Hai ragione. A modo tuo sei anche peggio!”
“Finiscila di prendermi in giro! Torniamo a casa, va', domani…cioè fra
qualche ora c’è scuola e non voglio addormentarmi in classe.”
Margaret
rientrò a casa mezzora prima che la sua sveglia suonasse. Era sicurissima che
tutti dormissero, pertanto a momenti si mise ad urlare quando si trovò Isabel
davanti alla porta della sua stanza.
“Aargh! Oh, sei tu. Santo cielo, Isabel, mi hai spaventato!”
“Forse è un bene. Cosa facevi fuori a quest’ora?”
“Facevo due passi. Osservavo le stelle. Sono un’astronoma dilettante, non
te l’hanno detto i tuoi genitori?”
“Davvero? Non ho visto un telescopio tra le tue cose…”
“Cos’hai detto?” Isabel non avrà osato…
“Niente.”
“Senti, se vuoi che andiamo d’accordo non prendermi per stupida, non lo
sono. Hai frugato tra la mia roba, non è così?”
“Tu ci stai nascondendo qualcosa. L’ho capito da quando ci siamo viste la
prima volta.”
“Se è per questo anche tu, Michael e tuo fratello. Ti propongo un accordo,
non negoziabile: tu lasci in pace me, e io non rompo le scatole a te e ai tuoi
amici. Sono fortunata che i vostri genitori si siano offerti di badare a me, ma
se tra noi non è possibile andare d’accordo, almeno facciamo finta per loro.
OK?” e entrò nella sua stanza.
Isabel,
arrabbiata, entrò nella stanza di Max accendendo la luce e svegliandolo di
colpo “ Non la sopporto!”
“Ma che diav…Isabel? Ma che fai qui a quest’ora?”
“Avevo bisogno di parlare con qualcuno. Margaret non mi piace.”
“E mi hai buttato giù dal letto solo per dirmi questo?”
“Sono due notti che esce e va chissà dove. Io la balla dell’astronoma
dilettante non me la bevo.”
“Tu non ti fidi di nessuno.”
“Già, a differenza di te! Ho cercato di vedere i suoi sogni, ma…”
“Isabel!”
“Tranquillo, non ci sono riuscita. Altra cosa strana.”
“Che vuoi fare?”
“Domani notte Margaret avrà compagnia durante la sua passeggiata notturna, e
non alludo solo a me, capito fratellino? Buona notte” e se ne andò
richiudendo la porta.
Tutto
il giorno Isabel sorvegliò Margaret e i suoi amici, ma non riuscì a
coinvolgere Michael e Max: il primo trovava Margaret la cosa più bella sulla
faccia della terra, l’altro aveva liquidato la faccenda come un semplice
attacco di gelosia verso la ragazza.
Come era riuscita a trascinarli nel deserto quella notte non lo sapeva neanche
lei.
Margaret
era di nuovo sola, Megan aveva un compito in classe e Ryan doveva aiutarla a
studiare. Avevano deciso di aspettare la notte successiva per cominciare a
scavare, e nel frattempo Merah sarebbe andata in perlustrazione alla ricerca di
altre tracce.
I tre osservarono la ragazza camminare in silenzio nel deserto fino ad una
strana formazione rocciosa.
“Che starà facendo?” domandò Michael
“O meglio, cosa starà cercando?” lo corresse Isabel.
Merah stava cercando una roccia che aveva visto in sogno. Aveva sempre dato
credito a quel che sognava, perché in un modo o nell’altro si era sempre
avverato: aveva sognato di Meg e Ryan, poi di quel relitto misterioso
incagliato nell’oceano, e infine del padre e della sua morte. Lo aveva
avvertito, ma non era servito a niente.
Senza rendersene conto si trovò davanti quella specie di menhir con lo stesso
simbolo che avevano lei e i suoi amici nel medaglione che portavano al collo da
quando li avevano trovati: una specie di piramide con due cerchi ai lati.
“Vi ho trovati, finalmente” sussurrò. Intorno alla roccia, c’erano sette
cumuli di terra. Sette tombe.
Ne toccò uno, e come in trance rivide il momento dell’atterraggio, la paura
di tutti, il momento in cui questi erano usciti dalle macerie per seppellire i
morti, ad attendere lo stesso destino in solitudine, senza il conforto di
nessuno.
Margaret cominciò a non sentirsi troppo bene, quelle immagini l’avevano
sconvolta, e dopo aver mosso qualche passo incerto crollò per terra.
Max, Isabel e Michael avevano seguito la scena e corsero subito a vedere cosa
le era successo. Quando Margaret riaprì gli occhi, e si ritrovò davanti
Isabel e gli altri, cominciò ad agitarsi e a temere che avessero scoperto
tutto. Isabel poi non smetteva di farle domande e a quel punto Merah decise di
scappare. Loro avevano la macchina, ma non avevano fatto i conti con la sua
velocità. In breve era riuscita a seminarli e ad arrivare a casa dei suoi due
amici.
“Megan! Esci ti prego!”
“Merah? Che fai qui a quest’ora?” le chiese Megan, sorpresa. La sua amica
era sempre così calma, che cosa l’aveva agitata a tal punto?
“Max e gli altri mi hanno seguito. Avevo avuto una visione, e ho trovato una
specie di cimitero. Toccando una delle tombe ho visto delle cose…mi sono
sentita male. Isabel mi ha messa sotto torchio e così sono scappata. Mi stanno
inseguendo.”
“Va dentro da Ryan. A loro penso io.”
Come
aveva immaginato, i ragazzi non si fecero attendere. Bene, se avevano fatto
qualcosa a Merah li avrebbe sistemati per le feste. Controllati, si ripeteva,
sai cosa ti succede se ti arrabbi, ma Megan era una testa calda di natura.
“Ciao Meg. Margaret è qui?”
“Forse. Perché la cercate, Max?”
“Abbiamo bisogno di parlarle.”
“A proposito di cosa?”
“Questo non ti riguarda.”
“Questo mi riguarda eccome, Isabel. Che diavolo le hai fatto?”
“Levati, Megan, altrimenti…”
“Altrimenti cosa? Siete voi che siete piombati qui nel cuore della notte.
Quella che ha il diritto di incavolarsi sono io!”
Isabel
indietreggiò. Lo sguardo di Megan non lasciava presagire niente di buono.
Inoltre, i suoi occhi verdi avevano preso una sfumatura biancastra e luminosa
tutt’altro che umana.
Margaret
aveva visto la scena da dietro la finestra, e quando intuì la sciocchezza che
Megan stava per fare, si precipitò fuori intimandogli di fermarsi.
“Merah, lo sai che io…”
“Lo so che sei iperprotettiva nei miei riguardi, ma calmati. Lo sai anche tu
come sono fatta, mi spavento per niente. Ora rilassati e torniamo dentro,
OK?”
Le due ragazze ritornarono in casa, e la faccia di Ryan non era molto
amichevole. Megan sapeva che il cugino voleva tornare a casa a tutti i costi, e
ora grazie a loro due questo era diventato ancora più difficile.
Il
mattino dopo cercarono di evitare Max, Isabel e Michael il più possibile, ma
loro lo avevano immaginato, e per questo avevano chiesto a Liz di andare a
parlare con loro.
“Allora, si può sapere che succede?”
“Ciao Liz. A che devo questo attacco di prima mattina?”
“Ryan, io so tutto. Max e gli altri mi hanno chiesto di parlarti, e di
chiedere a te e Meg di incontrarli. Ora tu e tua sorella avete un’ora buca,
giusto?”
“Non credo possiamo rifiutare un così gentile invito” rispose Megan da
sopra la spalla del ragazzo.
Liz accompagnò Ryan e Megan nell’aula di informatica, dove gli altri li
stavano aspettando.
“Considerato che alla prossima ora ho compito di economia e devo ripassare,
vediamo di sbrigarci. Cosa volete sapere?” domandò Megan brutalmente.
“Non usi mezzi termini. Da dove venite?” chiese Michael.
“Da molto lontano, questo è sicuro. Di preciso però non sappiamo.”
“E quando…?”
“Diciassette anni fa.”
“Diciassette? Allora voi non…non siete arrivati con noi!”
“A-Arrivati con voi? Ma che stai dicendo, Max?”
“Ti sta dicendo che sono anche loro degli alieni, Megan.” Disse Margaret
facendo capolino da dietro la porta e avvicinandosi.
“Che cosa fai qui, Margaret? Non sono affari tuoi” le disse Isabel.
“E invece sì. Ragazzi, se volete tutta la storia dovrete parlare anche con
lei.” disse Megan.
“Continuiamo. Come siete arrivati qua?” riprese Michael.
“Da quanto sappiamo siamo stati ritrovati in mare, dentro delle strane culle
di un ancor più strano materiale, con al collo questo medaglione. Siamo stati
adottati, e il caso ha voluto che ci ritrovassimo. Da allora non ci siamo più
separati. I genitori di Merah ci hanno letteralmente salvato…”
“È per questo che lei sa di voi? I suoi genitori vi hanno trovato in
mare?”
A quel punto Margaret, Ryan e Megan scoppiarono a ridere.
“Che cosa c’è di tanto divertente?”
“Vedete, sono stati i miei genitori ad avere l’idea di mandarci sulla Terra
con le capsule” raccontò Meg. “Eravamo solo dei neonati, troppo piccoli
per rischiare l’atterraggio. Questo lo so per certo, è stato il mio vero
padre a raccontarmelo.”
“Scusa temo di non aver…”
“Andiamo, Michael, non dirmi che sei sorpreso. Mezza Roswell a causa del mio
aspetto mi guarda come se fossi un’aliena, immagina che facce se scoprissero
che lo sono davvero!”
“Sembrava che tu volessi solo aiutarli a cercare la loro navicella nel
deserto.”
“Merah, infatti, è l’unica che può. Noi abbiamo doti telepatiche e altre
cosette, più o meno come voi. Lei è diversa. Com’è che ti aveva definita
tuo padre?, ah, sì, una veggente. Lei “sente” le cose e può avere delle
premonizioni, è così che ha trovato noi ed un pezzo della nave in mare. ”
“L’altro pezzo è sotterrato qui, a Roswell.”
“Ti sbagli, non sono stati rilevati altri atterraggi qui.”
“Lo scudo di protezione è rimasto attivo. Grazie a questo i frammenti e noi
siamo entrati senza essere notati. La parte caduta in mare ha dato origine ad
un’ondata di maremoto che ha investito la città di Los Angeles, la parte
caduta qui ad una piccola tempesta di sabbia. Abbiamo verificato, gli eventi
coincidono.”
La
notte successiva andarono tutti nel luogo indicato da Merah con gli attrezzi
per dissotterrare la nave, e si misero al lavoro. Dopo un po’ di tempo Max li
avvertì che con la pala aveva urtato contro una superficie dura, e dopo aver
allargato la buca notarono una specie di condotto chiuso da una griglia. Quando
riuscirono ad aprirlo si calarono al suo interno con le torce e cominciarono
l’esplorazione della navicella. Era incredibile, ma la sabbia non era
penetrata all’interno, nonostante le brecce nelle pareti. Come se qualcosa
l’avesse impedito.
Trovata la sala di comando, notarono un’altra cosa strana: il computer era
ancora attivo e funzionante, e continuava a rendere la nave invisibile alle
apparecchiature dell’esercito.
“Chissà che fine ha fatto l’equipaggio…”
“Sono morti. Alcuni all’impatto, altri per le ferite. Quel mucchio di dossi
vicino a questo posto è dove sono seppelliti, ne sono certa. Solo tre membri
dell’equipaggio si sono salvati, perché erano nell’altro pezzo di
astronave. Noi…beh, l’acqua è il nostro elemento” spiegò Merah.
“Già. È incredibile che questo rudere volasse davvero negli anni Ottanta.
Che ne dici, Merah?”
Merah
non aveva ascoltato neanche una parola di quel che aveva detto Meg, era troppo
presa dal computer, e da uno strano cristallo trovato sotto la consolle. Quando
lo prese in mano per osservarlo, notò che sul pannello di controllo c’era
una nicchia con la forma del cristallo e ce lo sistemò. A quel punto sullo
schermo del computer comparve la figura di una donna, che cominciò a parlare
in una lingua sconosciuta.
“Darei un braccio per sapere cosa sta dicendo” disse Ryan.
“Sta dicendo che questa è l’ultima volta che registra il giornale di
bordo. L’astronave è stata gravemente danneggiata, si è spaccata in due
parti distinte. Afferma che non c’è speranza di salvare l’equipaggio,
eccetto forse per i due ufficiali scientifici e il medico di bordo in
quell’altra parte della nave caduta in mare, e i tre bambini nelle
capsule…cioè noi.
Le sue ultime parole sono di speranza per la figlia dei due ufficiali e per la
figlia e il nipote del dottore, perché riescano a sopravvivere e magari un
giorno a tornare a casa. Questo è tutto.”
“Come hai fatto a capire quello che ha detto?”
“Non lo so.”
“Forse tuo padre te l’ha fatta apprendere quando non eri cosciente. Dicevi
sempre di fare dei sogni stranissimi in quel periodo.” Disse Megan, cercando
di calmare Merah, più agitata di lei per quanto aveva appena fatto.
“Forse hai ragione, comunque non glielo posso più chiedere.”
“Che ne dite di continuare l’esplorazione?”
Mentre gli altri uscivano dalla sala, Merah risali in superficie e si mise a
correre come un fulmine. Percorse in un lampo tutta la strada e appena arrivata
a casa, nella sua stanza, cominciò a scartabellare tra gli oggetti che erano
appartenuti al padre, e alla fine trovo uno strano solido esagonale, che aveva
sempre liquidato come fermacarte, e un cilindro a base esagonale. Su entrambi
c’erano le iscrizioni comparse sul monitor prima che l’ufficiale
cominciasse a parlare, e che Merah ricordava aver visto anche sul Codice che il
padre le aveva lasciato. Riprese in mano il testo, e guardò le iscrizioni, ora
che finalmente era in grado di capirle.
“Passa una mano sul solido a forma di
esagono e aspetta. Le risposte arriveranno. Papà, non potevi essere un
pochino più chiaro?”
Fece quanto le era stato richiesto, e improvvisamente l’oggetto si illuminò
e dalla sua sommità partì un raggio di luce, che prese le sembianze del padre
di Merah.
“Ciao Merah, figlia mia. Se stai ascoltando questo messaggio vuol dire che
hai compreso quanto ti ho lasciato scritto, e la cosa mi riempie di gioia. Oh,
da che parte posso cominciare? Tu, Megan e Ryan avete sempre saputo di essere
diversi, e quando ci siamo ritrovati e vi ho rivelato le vostre origini ne
avete avuto la conferma. Nel cilindro troverai i progetti e le istruzioni
necessarie per ritornare a casa…da tua madre e tua sorella.
Come già sai, l’astronave si è spaccata e noi ci siamo trovati in quella
parte che si è inabissata. La nostra gente trova nell'acqua il suo elemento, e
questa è stata la nostra salvezza. Quello che non sai è che ci siamo salvati
tutti: io, tua madre, tua sorella Shauri, e Jana, la madre di Megan e zia di
Ryan. Mi dispiace di avervelo tenuto nascosto, ma volevo solo evitarvi un altro
dolore. Vi abbiamo cercato per anni, ma l’atmosfera della Terra per noi non
è molto salubre, lo sai bene anche tu, ti ci sono occorsi sei mesi per guarire
da un banalissimo raffreddore. Sarebbero morte, e io ho dovuto mettere insieme
un portale dimensionale che io e tua madre avevamo creato, per mandarle a casa.
Purtroppo il portale si è distrutto, impedendo a loro di venire e a me di
andare a casa. Ne esiste solo un secondo esemplare, e si trova nell’altra
parte della nave. Anche se l'ho cercata, non so dove si sia incagliata, lo
sapete. Vedo quante ricerche stai facendo, e sono sicuro che tu e gli altri la
troverete. So che io non ci sarò ad aiutarti, lo avverto chiaramente, e la tua
visione ha confermato i miei sospetti. Siamo stati fortunati a ritrovarci e a
volerci bene, ricordatelo Merah. Addio, piccola mia…”
La ragazza non riuscì a trattenere le lacrime “Addio padre…”
Il
mattino dopo, a scuola, i suoi amici le domandarono cosa le fosse successo, e
perché se n'era andata a quel modo. Lei li trascinò in un'aula vuota, e mostrò
loro l'ologramma e i progetti “Papà ha voluto darmi un ultimo aiuto. I
materiali per assembrare questo portale si trovano nell'astronave. Da quanto ha
detto è l'unica possibilità che abbiamo di tornare a casa.”
Vedendo le facce di Michael e Isabel, Max li prese in disparte e chiese loro
cosa avevano.
“Cosa conti di fare Max?”
“Loro vogliono quello che vogliamo noi, e cioè tornare a casa.”
“Non sono neanche del nostro pianeta!”
“Michael, Isabel, e se la situazione fosse invertita? Cosa pensereste se vi
rifiutassero il loro aiuto?”
I ragazzi non risposero. "Bene. Allora andiamo a dargli la nostra
disponibilità. Ho l'impressione che sarà un lavoro lungo."
Max non sbagliava. I progetti, oltre a essere in una lingua che solo Merah
comprendeva, erano molto tecnici e ci vollero due settimane solo per
comprenderli, e lei ogni tanto ironizzava sul fatto che al posto di quelle
regole era meglio se lasciava loro un vocabolario. Nel frattempo, gli altri
cercavano nell'astronave i pezzi da assembrare e cominciavano a pensare al
posto dove farlo.
Michael
una sera passò dagli Evans a trovare Merah, e la ragazza era tanto concentrata
che neanche lo sentì entrare in camera sua.
"Come va?"
"Mio Dio, Michael non arrivarmi più alle spalle!"
"Scusa, non volevo spaventarti. Come vanno i progetti? E le carte
stellari?"
"Cominciano ad avere un senso. Quando Meg e Ryan tornano a casa dirò loro
di far presente a mia madre che per lo meno potevano tradurli, o renderli più
semplici, visto che ero io che dovevo metterli in pratica."
"Evidentemente voleva avere la certezza che non finissero nelle mani
sbagliate. Un momento, cosa significa quando
Meg e Ryan torneranno a casa? Tu non…?"
"Già. Io non ho intenzione di andarmene. La sai una cosa? Io adoro questo
mondo! Ci sono le torte al cioccolato, le partite dei Lakers e dei New York
Yankees, e le stelle. Milioni di stelle. Osserverò la mia galassia da qui. Non
voglio andare in un posto dove non so cosa mi aspetta."
"Tu hai una paura folle, non è così?"
"Paura folle? Sono terrorizzata! Cerca di capire, non sono neanche cinque
giorni che ho scoperto di avere ancora una famiglia, mentre ero convinta che
con mio padre fosse finito tutto. È stato un trauma per me…"
"Immagina cosa sarà per tua madre, quando vedrà tornare Megan e Ryan ma
non te. Vuoi davvero lasciare andare i tuoi migliori amici da soli? E poi hai
una sorella maggiore, non vuoi conoscerla?"
Merah
lo guardò storto "Mi sbaglierò, ma ora non stiamo parlando di me,
perlomeno non più."
"Se io avessi la tua possibilità, non ci penserei due volte e così
farebbero Max e Isabel. Riflettici fino a quando la porta non sarà assemblata,
me lo prometti?"
"D'accordo, Michael, te lo prometto. A proposito, dove avete portato i
pezzi?"
Michael
la prese per un braccio "Forza, portati i progetti e vieni a vedere"
e la portò fuori dalla stanza.
Di
comune accordo avevano deciso che portare fuori i pezzi avrebbe insospettito i
curiosi, che avrebbero chiesto da dove venissero. Grotte nei dintorni non ce
n'erano, e quindi l'unica soluzione per montare la porta senza destare problemi
era farlo all'interno dell'astronave. Merah chiese a Ryan di rimanere lì ad
aiutarla, e dopo due notti praticamente insonni comunicarono a Megan che
avevano finito.
"È finito? Non state scherzando, vero?"
"Meg con due notti insonni a fare quel lavoraccio pensi che abbiamo ancora
voglia di scherzare? Comunque la risposta è sì. Possiamo andarcene quando
vogliamo."
"Possiamo? Di grazia, chi o cosa ti ha fatto cambiare idea?"
"Io faccio sempre quello che voglio" rispose Merah.
"Sicura che non dobbiamo ringraziare Michael per questo miracolo?"
"Ryan, perché tua cugina…" e Merah si morse la lingua,
ricordandosi dov'erano "ops, volevo dire sorella, non la pianta mai di
ficcare la sua bella testolina nei fatti miei?"
"Tuo padre ci ha lasciato quelle regole nel Codice perché avessimo
qualcosa a cui far riferimento in caso di necessità. Tu le segui troppo alla
lettera…e poi non abbiamo mai fatto niente di male con i nostri poteri."
"A parte aver stordito due guardie, essere entrati nel sistema informatico
della città di LA, aver cercato i nostri dossier e mio padre usando la visione
che avevo avuto infrangendo tutte le leggi sulla privacy e su Internet? No,
Megan, non abbiamo proprio fatto niente."
"La strega cattiva ci rimarrà male quando noi torneremo a casa. Poverina,
dovrà trovare qualcun altro da torturare!"
Dopo aver dato la notizia anche agli altri, decisero di partire la notte
successiva.
Merah
terminò di inserire le coordinate nel pannello di controllo del portale.
"È stata un'impresa capire il sistema di coordinate, ma ringraziando il
cielo certe regole sono universali."
"Ovvero?"
"Ovvero che per tracciare la posizione in uno spazio tridimensionale
occorrono sei punti. Dopo aver trovato i due pianeti, e relativi punti di
riferimento, il resto è venuto da sé."
Il portale si illuminò, e quando al suo interno cominciò a crearsi il campo
di forza necessario per il viaggio iniziarono anche delle forti scosse
sismiche.
"Questa non è zona sismica. Che sta succedendo?"
"Dev'essere il capo di forza a generarle. Vediamo di muoverci, o ci
troveremo addosso i sismologi di mezza America!"
Megan e Ryan furono i primi ad andare.
"Ciao ragazzi. Ci mancherete" li salutarono Liz e Maria.
"Fate buon viaggio."
"Grazie Max."
Ora rimaneva solo Merah. "OK, ci siamo. Grazie di tutto. Ah, quando avrò
oltrepassato la porta, disattivatela. Ho spiegato a Michael come fare.
Disattivatela, seppellite questo relitto e dimenticatevene."
"Lo faremo. Buona fortuna" le augurò Michael.
"Buona fortuna a voi. Vi auguro di trovare le risposte che cercate" e
raggiunse i suoi amici dall'altra parte.
"Bene,
anche questa è fatta. Andiamo via, questo posto dà i brividi" si lamentò
Maria.
"Tra un attimo. Dobbiamo prima fare quello che Merah ci ha chiesto"
le ricordò Liz.
Liz non aveva neanche finito di parlare che una trave di metallo si staccò dal
soffitto. L'avrebbe colpita, se Max non l'avesse sospinta via. Allora si
accorsero che tutta la costruzione stava crollando su sé stessa, occludendo
tutte le vie d'uscita. Tutte tranne una.
"Dobbiamo passare quella porta anche noi, se vogliamo restare tutti
interi!"
"Ma come torneremo indietro?" domandò Maria
Un'altra trave precipitò ai loro piedi, mancandola di un soffio "OK, ci
penseremo in seguito. Sbrighiamoci!"
Dall'altra
parte dell'universo conosciuto, intanto, Merah, Ryan e Megan si stavano
guardando intorno. Erano arrivati all'interno di una piramide, completamente
deserta. Dopo aver trovato l'uscita, si erano resi conto di trovarsi nel bel
mezzo di un deserto.
"Oh bella. E ora che si fa?"
"Si cammina, Meg, si cammina. Ricordi le visioni che avevo riguardo un
deserto, eccetera?"
"Non dirlo. Ti prego non dirmi che tu…"
"Ho sognato sia la piramide, che questo deserto e il sistema a tre."
"Che sistema a tre?"
Merah fece segno a Meg e Ryan di alzare gli occhi al cielo. Nonostante fosse
giorno, si distinguevano chiaramente tre lune nel cielo. "ah, quel
sistema a tre."
"Fa un caldo infernale qua fuori. Propongo di aspettare il tramonto dentro
la piramide e poi di avventurarsi là fuori."
"Ci stiamo. Forza torniamo dentro."
Arrivati
davanti al portale, ancora aperto, cominciarono a sospettare che qualcosa non
andasse come dovrebbe. Poi videro arrivare Liz e Maria.
"Oh mio Dio. E voi che ci fate qui?"
"Aspettate, non è finita qui!" disse Liz. In breve arrivarono tutti,
e Megan domandò loro perché avessero varcato la porta.
"Preferivi che finissimo schiacciati dal soffitto che crollava? Eravamo in
trappola. Margaret, ci puoi rimandare a casa in un altro posto?" disse
Isabel.
"Io non lo so, dovrei controllare la porta e i progetti…ci vorrà un po'
di tempo."
"Mettiti al lavoro, OK? Non voglio rimanere qui."
Merah si avvicinò al portale, ma esso scomparve prima che lei potesse fare
qualcosa. Evidentemente l'energia prodotta aveva fatto collassare su se stesso
il relitto, distruggendo l'unico mezzo che Liz, Maria, Max, Michael e Isabel
avevano per tornare sulla Terra.
Ora erano davvero bloccati lì…
La
storia continua in "Una
scelta difficile"
Scritta
da Ilaria |