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LA PARTENZA (2)


RIASSUNTO: Seguito di "Il destino è l'amore". Il momento è arrivato e i nostri amici si preparano al loro primo viaggio nello spazio.

DATA DI STESURA: 30/04/2002 – 06/06/2002

VALUTAZIONE: Adatto a tutti

DIRITTI: Tutti i diritti dei personaggi appartengono alla WB e alla UPN, fatta eccezione per i personaggi di Lenny e David Bliss che sono scaturiti dalla fantasia e dalla penna dell’autrice. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è taniapan@libero.it


Seduti al loro solito tavolo al Crashdown Cafè, i ragazzi stavano ripensando all’avventura appena vissuta. Erano ancora tutti un po’ scombussolati, ma tutto sommato felici. Max ed Isabel ancora non credevano al fatto di aver rivisto e parlato con la madre. Sembrava tutto così irreale, invece era vero, era realmente successo. Liz era felice di aver ritrovato il suo Max ed ora gli sedeva accanto sapendo che anche lui provava le sue stesse emozioni. Michael e Maria erano contenti di essersi riavvicinati mentre Tess chiacchierava con Lenny e David. Un dubbio, però, si faceva avanti nelle menti di Max ed Isabel. I due fratelli si guardarono per un solo istante intendendosi subito e Max si rivolse a Lenny chiedendo: “Lenny, noi eravano convinti che la famiglia reale fosse stata sterminata per intero, come ha fatto nostra madre a salvarsi?” – “E’ quello che stavo pensando anch’io!” disse Liz appoggiando leggermente una mano sulla gamba di Max e guardandolo negli occhi, ritrovando per un attimo la sintonia di pensieri che li legava tempo prima. Lenny e David si guardarono a vicenda come per chiedersi chi di loro avrebbe dovuto rispondere a quella domanda e subito dopo Lenny prese la parola: “Avete ragione, vi dobbiamo alcune spiegazioni!” – “Credo che sia meglio per tutti!” disse Isabel e poi aggiunse rivolgendosi a Max: “Non ci avevo pensato subito, l’emozione che ho provato nel rivedere nostra madre è stata troppo forte da offuscarmi la mente!” – “Anche per me è stato lo stesso, anche se sentivo che qualcosa mi sfuggiva e non riuscivo a capire cosa.” disse Max alla sorella, poi rivolse lo sguardo a Lenny e disse: “Per favore, raccontaci cosa è successo veramente.” Lenny guardò Max ed Isabel con uno sguardo comprensivo e disse: “Vi racconteremo tutto, ma non qui. E’ meglio trovare un posto un po’ più tranquillo.” Detto questo i ragazzi si alzarono lasciando sul tavolo il denaro necessario per le loro consumazioni e Liz disse: “Vado ad avvertire mio padre che vengo con voi, altrimenti…” – “Hai ragione, io dovrei chiamare mia madre.” aggiunse Maria – “D’accordo, vi aspettiamo fuori” disse Michael.

Era ormai sera quando i ragazzi si riunirono nell’appartamento di Michael, entrarono e Lenny e David si guardarono un po’ attorno. “Ehi, è carino questo posto!” disse David rivolto al padrone di casa – “Beh, c’è un po’ di confusione!” disse Michael – “Comunque mi dà l’idea di essere molto intimo. Mi piace!” continuò David – “Bene, allora accomodatevi. Prendo qualcosa da bere.” disse Michael avvicinandosi al frigorifero. Gli otto ragazzi si misero a sedere e dopo qualche minuto di silenzio Lenny prese la parola, cosciente dell’attenzione dei presenti “Ok ragazzi, è una storia un po’ lunga, ma cercherò di riassumerla il più possibile cercando di non tralasciare nulla.” Detto questo appoggiò i gomiti sulla tavola ed intrecciò le mani deponendovi sopra il mento e cominciò il suo racconto. “E’ stata una notte terribile. Ovunque, nel palazzo reale, si combatteva per sopravvivere. E’ stata una strage. Vedevo i miei compagni cadere sotto le armi del nemico senza poter far nulla per salvarli.” Lenny s’interruppe un attimo, il viso era teso e serio. Respirò profondamente un paio di volte per riprendersi; nonostante fosse passato così tanto tempo, il ricordo era ancora vivo nella sua mente, poi continuò: “Io e miei uomini, tra i quali c’era anche David, avevamo il compito di proteggere la famiglia reale sotto il diretto comando del generale Rath, ovvero Michael per intenderci. Eravamo preparati a tutto, il generale Rath aveva valutato tutti i rischi possibili e tutte le mosse probabili del nemico, ma Kivar aveva un asso nella manica. Infatti, uno dei vostri protettori che sarebbe dovuto partire per il pianeta Terra con i quattro cloni, era un infiltrato di Kivar. Nessuno lo aveva mai sospettato neppure Zan, il re, cioè… tu Max.” I ragazzi lo ascoltavano con crescente interesse e nessuno di loro osava interrompere Lenny, il quale proseguì: “Andiamo per ordine, sarà più facile capire cosa è successo. Il mese precedente a quella notte era stato molto difficile; le lotte con il nemico erano diventate più frequenti e cruenti e l’esercito di Kivar si stava avvicinando pericolosamente al palazzo reale. E’ stato proprio in quei giorni che la regina madre, cioè vostra madre, decise, all’insaputa di tutti, di progettare i cloni dei quattro reali prelevandone il DNA e mescolandolo con quello umano per poi essere inviati sulla Terra insieme a quattro protettori. Come ben sapete l’idea era proprio quella di salvare le vostre essenze per poi farvi tornare a breve su Antar per salvare il pianeta. Lei sentiva quello che sarebbe successo ed ha voluto clonare i quattro reali sapendo benissimo che i suoi figli, ed i rispettivi compagni, non avrebbero mai abbandonato il pianeta.” Lenny tacque per un attimo e guardò tutti e quattro gli alieni che stavano di fronte a lui, poi riprese: “Quella notte è stata la più lunga della mia vita ma allo stesso tempo i fatti si sono svolti molto velocemente. L’infiltrato, Jacy, era riuscito a far penetrare a palazzo alcuni degli uomini più forti e crudeli di Kivar ed erano già pronti ad uccidere quando l’esercito scatenò l’attacco alla famiglia reale. Hanno agito dall’interno, uccidendo direttamente Ava e Vilandra, ovvero Tess ed Isabel, e ferendo gravemente la regina madre. Poco prima del suo ferimento e visto che la situazione andava precipitando, la regina madre attivò il dispositivo che fece partire la navetta con a bordo i quattro cloni e solamente tre protettori e subito dopo venne ferita e svenne. Io, David e gli altri soldati, stavamo combattendo al fianco di Zan e Rath quando Ava e Vilandra furono uccise insieme a tutti i militari che stavano combattendo insieme a loro.” Lenny fece un’altra pausa per risollevarsi dal dolore che stava provando in quel momento poi portò le mani alla fronte e disse: “Mio Dio, abbiamo combattuto fino alla fine, eravamo pronti a morire per la famiglia reale, ma Kivar aveva messo a punto un’arma micidiale…” e così dicendo tornò a guardare i volti dei quattro alieni e proseguì: “…era riuscito a creare un raggio laser talmente potente in grado di immobilizzare e disintegrare chiunque gli si fosse messo davanti. E’ stato lui stesso ad uccidere Zan e Rath con quell’arma, dopodichè diede ordine ai suoi uomini di lasciare il palazzo reale lasciando me ed il mio seguito stremati sul pavimento della sala del consiglio a guardare un mucchietto di ceneri. Appena Kivar ed il suo esercito furono usciti dal palazzo, andai in cerca di Ava e Vilandra e trovai i loro corpi distesi lungo la sala delle cerimonie. Anche loro, come del resto i loro consorti, avevano combattuto fino allo stremo delle loro forze, fino ad essere uccise, ma preferivano morire piuttosto che cadere nelle mani del loro nemico. Mi recai allora nella stanza accanto alla sala del consiglio e vi trovai la regina madre. Temevo fosse morta anche lei. Mi avvicinai e vidi che respirava lentamente. Era un respiro impercettibile, ma era viva. Non sapevo dove portarla per farle ricevere le prime cure, gli ospedali di Antar erano ormai tutti sotto il controllo di Kivar e quindi non era consigliabile portarla là e così la sollevai delicatamente e tramite i sotterranei, la portai a casa nostra. Noi e la nostra famiglia l’abbiamo curata ed assistita fino a farle recuperare del tutto le forze. Ha vissuto e vive tutt’ora in casa con la nostra famiglia, nascosta a tutti. Nessuno sa che la regina madre è sopravvissuta al massacro, tutti la credono morta.” Lenny concluse così il suo racconto e guardò le facce stravolte dei presenti. Seguì un lungo silenzio nel quale i ragazzi raccolsero le loro idee quando finalmente Liz prese la parola: “Deve essere stato davvero terribile! Ma come mai Kivar vi ha lasciato in vita? Voglio dire… avrebbe potuto uccidere anche voi e tutti i gli altri soldati, e invece….”. Lenny stava sorseggiando una bibita e David lo anticipò nel rispondere: “Kivar riteneva che noi fossimo inutili senza i nostri regnanti ed inoltre credeva che fosse fatica sprecata ucciderci, così siamo stati, in un certo modo… graziati, se così si può dire!” – “Siete davvero sicuri che nessuno sia a conoscenza di nostra madre?” chiese Isabel preoccupata e di nuovo rispose David: “Certamente! La regina madre è al sicuro. Solo voi sapete che è ancora viva!” – “Ma cosa dobbiamo fare ora?” chiese Tess che fino a quel momento era rimasta in silenzio. “E’ importante che torniamo al più presto su Antar!” – “Perché tutta questa fretta? Insomma, è evidente che se siamo ancora qui, qualcosa non è andato bene riguardo al nostro ritorno su Antar e fino ad ora Kivar non è mai arrivato fino qui, perché andarcene proprio ora?” chiese Michael rivolto ai due ragazzi. “Per due motivi: uno: Kivar sta architettando qualcosa; non sappiamo ancora cosa, ma certamente non è qualcosa di piacevole. Secondo: ora che noi due siamo arrivati a Roswell individueranno anche voi. Sapevano per certo che la vostra navicella era partita per il pianeta Terra, Jacy lo aveva riferito a Kivar, ma quello che Jacy non sapeva era la posizione esatta fissata per l’atterraggio.” Rispose Lenny, e dopo una breve pausa continuò: “Purtroppo il nostro sistema di viaggio non permette di cancellare la memoria di volo dal computer generale dell’aeroporto di Antar. Per il momento siamo riusciti solo a camuffarlo, ma è questione ancora di qualche giorno e poi verremo scoperti. Ecco perché dobbiamo agire in fretta; è importante perché se Kivar, o meglio, i suoi uomini dovessero arrivare sulla terra, sarebbe veramente un guaio.” – “Già! Fino ad ora ci siamo destreggiati abbastanza bene con l’FBI, grazie anche allo sceriffo Valenti, ma se altri alieni dovessero arrivare a Roswell e per di più con cattive intenzioni, non oso neanche immaginare quello che potrebbe succedere!” disse Max guardando ad uno ad uno tutti i presenti. “E’ vero che il vostro ritorno era programmato per molto tempo fa, ma è anche vero che il popolo di Antar non ha mai smesso di sperare nel vostro arrivo e non ha mai smesso di amarvi. Il vostro popolo è ancora sotto l’egemonia di Kivar ed è importante per loro che voi torniate per salvarli!” disse David guardando Michael negli occhi. “Ma Max, come faremo a partire? Cosa diremo ai nostri genitori?” chiese Isabel sempre più preoccupata. “A questo penseremo noi, è una delle nostre specialità!” disse David abbozzando un sorrisetto d’intesa a Lenny. “Cosa vuoi dire con è una delle vostre specialità?” chiese Michael con fare indagatore e dando voce ai pensieri degli altri ragazzi. Subito Lenny rispose: “Creare delle copie di persone per illudere il nemico. E’ un potere che abbiamo acquisito qualche tempo fa. Se solo lo avessimo avuto quella maledettissima notte…” – “Come creare delle copie!? Intendi dire proprio in carne ed ossa?” chiese Maria allibita. “Certamente! Copie fedeli in tutto e per tutto all’originale, carne ed ossa compresi! E non solo, anche le conoscenze della persona vengono duplicate, ad eccezione di una!” rispose David “E cioè?” chiese Liz “I cloni sanno perfettamente di essere solo delle copie! E’ tutto molto sicuro! Inoltre, visto che si tratta dei quattro reali, i loro poteri saranno molto meno potenti, in modo che non possano succedere dei guai!” continuò David – “Meno male. Mi stavo già preoccupando!” disse Maria. “Però c’è una cosa che dobbiamo chiarire.” disse Lenny guardando Max dritto negli occhi il quale chiese subito di cosa si trattasse e Lenny rispose: “Il Granilith!”. L’alieno fece una breve pausa, poi riprese a parlare: “La regina madre ci ha detto che siete in possesso del Granilith ed è importante sapere se lo avete ancora o se è andato distrutto con l’impatto.” Max continuò a fissare Lenny negli occhi e poi disse: “Si, il Granilith è ancora in nostro possesso ed è integro. Ma perché vi serve?” – “Perché qui non siamo su Antar e abbiamo bisogno del Granilith per usare quel potere.” – “Il Granilith è nella grotta. Abbiamo pensato che fosse il posto più sicuro dove tenerlo. Potremo andare a prenderlo domani!” disse Max – “No, non importa andarci subito. Prima dobbiamo preparare il piano per il rientro su Antar. Finchè rimane nella grotta è al sicuro!” rispose Lenny – “Beh! Allora adesso cosa facciamo?” disse Maria guardando tutti i suoi amici. “Andremo a casa! Ormai è tardi. Ci troveremo domani dopo il vostro turno al Crashdown per discutere il da farsi!” disse David che nel frattempo si era alzato e stava riponendo la sedia sotto al tavolo. – “Hai ragione David! È davvero tardi. Domani saremo meno stanchi e la mente sarà più lucida!” disse Lenny imitando il gesto del fratello. I sei ragazzi li guardarono stupiti. Quei due ragazzi avevano rivelato loro molte cose quella sera, ma avrebbero voluto sapere ancora molto e tentarono di dissuadere i due fratelli dall’andarsene, ma fu tutto inutile. Risposero solo all’ultima ed insistente domanda di Maria che disse: “Prima di andarvene dovete togliermi una curiosità altrimenti questa notte non riuscirò a dormire!” – “D’accordo Maria, dicci tutto!” disse David sfinito dalla sua insistenza. “Quanti anni avete?” Voglio dire, l’impatto di Roswell risale a più di 50 anni fa e voi dimostrate si e no una ventina d’anni. Com’è possibile?” – “Su Antar le cose sono un po’ differenti. Noi abbiamo un concetto del tempo molto diverso da quello che avete qui sulla Terra. Inoltre le nostre cellule sono molto più longevi di quelle umane di conseguenza invecchiamo molto più tardi di voi!”. Disse David cercando di eludere la domanda di Maria. “D’accordo, allora riformulo la domanda: quanti anni terrestri avete?” chiese di nuovo Maria sempre più curiosa. “All’incirca 110!” rispose Lenny sorridendo, poi continuò: “Ce li portiamo bene, non è vero?” – “Caspita, conviene vivere su Antar, credo che ci farò un pensierino!” disse Maria stupefatta ma con il suo solito fare sbarazzino. Era ormai passata la mezzanotte quando i ragazzi lasciarono l’appartamento di Michael, il quale, chiudendo la porta dietro di sé, accompagnò Maria a casa. Lenny e David portarono a casa Tess ed Isabel mentre Max, finalmente, riuscì a rimanere solo con la sua Liz. Era tanto tempo che non succedeva ed entrambe erano emozionati. Arrivati davanti all’abitazione della ragazza, Max spense il motore della jeep e si girò di lato verso Liz, la quale chiese: “Come ti senti Max dopo aver ascoltato il racconto di Lenny?” – “Sono rimasto impietrito. Mentre lui continuava a parlare ho avuto dei flash di quei momenti. E’ stato terrificante: c’era morte ovunque, potevo sentirne l’odore. E udivo le grida degli uomini che cercavano di farmi da scudo. Come ho fatto a dimenticare quella terribile notte? Come è stato possibile?” disse Max prendendosi la testa fra le mani. “Non devi abbatterti Max. Quella era un’altra vita. Forse è stato deciso che tu dimenticassi, non puoi fartene una colpa!” cercò di consolarlo Liz abbracciandolo forte a sé. Era bello stringere quel ragazzo fra le proprie braccia. Liz amava tutto di lui: il suo profumo, il suo calore, tutto. Max sollevò la testa e la guardò negli occhi, quegl’occhi che gli piacevano da morire, poi le prese delicatamente il viso fra le mani e la baciò con tutta la passione che aveva in corpo. Quando si scostarono l’uno dall’altra, Max si accorse che una lacrima stava rigando il viso di Liz. “Perché piangi Liz? Cos’è successo?” – “Niente! Sono solo felice di averti ritrovato!” e così dicendo appoggiò una guancia sulla spalla del ragazzo che la strinse forte a sé. “E’ tardi, è meglio che vada. Non vorrei che i miei si accorgessero che sono ancora fuori” disse Liz scostandosi da Max. “Vuoi che ti accompagni fino al terrazzo?” – “No, grazie. E’ meglio di no!” – “Perché?” – “Perché non ti farei più andare via!” e detto questo baciò ancora le labbra di Max, poi scese dall’auto, salì in fretta le scale e sparì oltre il muro del terrazzo della sua stanza.

Nel frattempo Michael e Maria erano seduti nell’auto della ragazza davanti alla casa di lei. “E così il mio spaceboy era un generale!” disse Maria con fare malizioso. “Già! Un generale! Vedi, quando voglio riesco a raggiungere posizioni alte!” disse lui con una punta di sarcasmo. “Non avevo dubbi al riguardo, sei tu che ti sminuisci!” – “Sarà…, ma mi hanno ucciso!” – “Si, ma con l’inganno e con armi non comuni, se ricordo bene!” – “Anche questo è vero! Adesso capisco perché sto bene con te!” – “E quale sarebbe il motivo?” – “Tu mi fai sentire speciale e soprattutto capace di fare qualsiasi cosa!” e dicendo così si avvicinò alla ragazza baciandola dolcemente ma, allo stesso tempo, appassionatamente. Quando si staccarono per riprendere fiato Maria lo guardò intensamente negli occhi e gli disse: “Tu sei speciale!” e si baciarono ancora una volta prima di darsi la buonanotte.

Il giorno dopo, alla fine del turno di lavoro al Crashdown, Liz, Michael e Maria si incontrarono con Max, Isabel e Tess e tutti insieme raggiunsero l’appartamento di Lenny e David che li stavano aspettando in giardino. Entrarono tutti in casa e si riunirono nel salotto. “Santo cielo, mi fa uno strano effetto tornare in questa casa!” disse Isabel afferrando il braccio di Max, poi continuò: “Se penso che in quella stanza abbiamo visto nostra madre, mi sento svenire!” – “Hai ragione, anche a me fa un effetto strano!” replicò Max appoggiando una mano su quella della sorella che continuava a stringergli il braccio. “Hei, ragazzi, tutto bene?” chiese Liz intuendo lo stato d’animo dei due fratelli. “Si Liz, tutto bene, grazie.” le rispose Isabel gentilmente. Dopo aver offerto ai ragazzi delle bibite fresche, David e Lenny iniziarono a parlare e a rispondere a tutte le domande che venivano rivolte loro. “Come faremo a tornare su Antar? Non sappiamo neanche se esiste ancora la nostra navicella!” chiese Tess che fra tutti era quella più ansiosa di partire. “Non ti preoccupare Tess, abbiamo la nostra!” rispose David. “E dove l’avete “parcheggiata”?” chiese Maria col suo solito sorrisino tanto per allentare la tensione di quei discorsi. “Beh! L’abbiamo parcheggiata nel deserto. E’ ben protetta da una caverna tipo la vostra!” continuò David. “Scusate la domanda, ma come mai nessuno ha dato notizia dell’avvistamento di un UFO? Di solito, e soprattutto qui a Roswell, quando arriva una navicella spaziale lo sanno tutti nel giro di pochi minuti! Come avete fatto a non farvi vedere e, soprattutto, a non essere captati dai vari radar che sono sparsi per tutto il paese? – “Ottima domanda Maria!” disse Liz complimentandosi con l’amica che le fece l’occhiolino. “Abbiamo messo a punto una nuova tecnologia di costruzione delle navicelle che ci permette di non essere localizzati dai vostri strumenti e in più abbiamo studiato meglio l’atmosfera terrestre in modo che l’incidente del ’47 non si ripetesse ancora una volta.” rispose David e subito Maria disse: “Insomma, in poche parole, avete anche imparato a parcheggiare!” A quelle parole tutti i presenti si misero a ridere, compresi Lenny e David che di certo non si aspettavano una frase del genere e, mentre rideva, Lenny disse: “Già! proprio così Maria, abbiamo preso delle lezioni in più!” Quando i ragazzi tornarono seri, continuarono a programmare il loro viaggio, e tra una domanda e l’altra Lenny e David spiegarono cosa li aspettava, cosa dovevano fare durante il viaggio e tutte le precauzioni che avevano adottato per il loro rientro. Rimaneva solo un punto da chiarire e Lenny stava pensando a come dirlo a Max e a Michael prima di farlo sapere alle persone direttamente interessate. Così disse la prima cosa che gli passò per la testa: “Max, Michael mi dareste una mano a portare qui qualcosa da mangiare? – “Certamente, arriviamo subito!” risposero i due ragazzi senza sospettare la vera natura di quella richiesta. I tre si avviarono verso la cucina e prima di chiudere la porta, Lenny lanciò uno sguardo a David che subito intuì quello che il fratello aveva intenzione di fare. “Cosa dobbiamo prendere?” chiese Michael avvicinandosi ad un mobile della cucina. “Era solo una scusa per potervi parlare!” disse Lenny con aria seria. “Perché? C’è qualcosa che non va?” chiese allora Michael. “E’ per Liz e Maria, non è vero?” chiese Max e Lenny annuì con un cenno del capo e poi disse: “Si, è per loro che vi ho chiamato di qua… da soli! Vedete, non so ancora come dirlo alle ragazze, ma loro non potranno partire con noi!” – “Sei sicuro che non ci sia un modo per farle venire?” chiese Michael intuendo già la risposta del ragazzo e subito Lenny confermò la sua intuizione: “Non è prudente, per un sacco di motivi. Non sappiamo come potrebbero reagire all’atmosfera aliena e i nostri test non sono ancora completi. In più bisogna considerare il fatto che su Antar è possibile anche uno scontro a fuoco, e credo proprio non sia il caso di correre anche questo rischio. E poi ci sono più utili qui: dovranno controllare le vostre copie e ci terremo in contatto con loro.” Ci fu un attimo di silenzio; Max e Michael erano dispiaciuti, avrebbero preferito avere le ragazze al loro fianco e avrebbero voluto ribellarsi a quella situazione, ma capivano anche che Lenny aveva ragione e non potevano certo permettersi che succedesse qualcosa a Liz e a Maria. “Hai pienamente ragione Lenny, è troppo rischioso per loro!” disse Max rassegnandosi e guardando prima il ragazzo e poi Michael il quale disse: “Il brutto è che loro credono di poter partire con noi. Lo vedete anche voi, no, come sono coinvolte in questi preparativi?! Come faremo a dirglielo senza ferirle troppo?” – “Basterà spiegarglielo con calma e vedrete che tutto si sistemerà. Liz e Maria sono due ragazze intelligenti e capiranno sicuramente!” disse Lenny cercando di infondere un po’ di fiducia nei due amici. “Non so Liz, ma Maria non la prenderà certamente con calma!” disse Michael immaginandosi già la reazione della ragazza. “Dai Michael, la convinceremo dicendo che qui ci è più utile!” disse Lenny mettendogli una mano sulla spalla poi continuò: “Comunque non preoccupatevi, darò io la brutta notizia, ma voi dovrete supportarmi!” – “Certamente!” disse Max poi Michael chiese: “Hai intenzione di dirglielo subito?” – “Aspetterò il momento più opportuno! Ora torniamo di là con dei pop corn altrimenti le ragazze si insospettiranno!” e così dicendo si avviò verso la porta. Max afferrò due ciotole di pop corn che si trovavano sulla tavola e Michael prese dei pacchetti di patatine e seguirono Lenny nell’altra stanza.

Passarono tutto il pomeriggio chiusi nel salotto di quell’appartamento e quando arrivò il momento di salutarli, Lenny si fece scuro in volto e disse: “Ragazze, c’è un’ultima cosa che vi devo dire e so che non vi farà piacere!” – “Di cosa si tratta?” chiese Isabel che si preoccupò nel vedere le facce serie dei 2 fratelli. A quel punto Lenny si spiegò: “La navicella può portare solo sei persone e anche se avesse avuto una portata superiore, non sarebbe consigliabile che Liz e Maria vengano con noi. Non sappiamo ancora di preciso le reazioni del corpo umano con l’atmosfera di Antar!” – “Scusa, non ho capito bene: mi stai dicendo che io e Liz abbiamo perso tutto il pomeriggio ad ascoltare i vostri discorsi e non possiamo venire con voi?” disse Maria che si stava alterando come previsto da Michael. “Mi dispiace ragazze, vi avremmo portato volentieri con noi. Inoltre oggi ci avete dato un grosso aiuto, ma non possiamo permetterci di rischiare la vostra vita. Vi prego cercate di capire!” disse Lenny visibilmente dispiaciuto. Nel vedere l’espressione sincera di Lenny, Maria cercò di calmarsi, guardò Michael e vide che anche lui soffriva per quella decisione. “Voi lo sapevate già, non è vero? disse Isabel alterata rivolta a Max e a Michael i quali annuirono con un cenno del capo. “Vorrà dire che sarà per la prossima volta!” disse Liz rattristata e cercando di abbozzare un sorriso ma sorprendendo tutti con quella affermazione. Anche lei avrebbe voluto andare con Max, ma capiva che gli sarebbe stata solo di intralcio e non voleva creare problemi. Max le prese una mano fra le sue e lei continuò: “Se avete bisogno di noi sapete già che non ci tireremo indietro!” – “Grazie Liz! Sapevo che avresti capito!” le disse dolcemente Max avvicinandola a sé per abbracciarla. “Il fatto è che noi abbiamo bisogno di voi!” disse Lenny e subito spiegò: “Primo perché avrete il compito di tenere sott’occhio le copie dei quattro reali e secondo perché dovremo cercare di tenerci in contatto.”-“E come?” chiese Maria – “Con questi!” disse David che nel frattempo era andato a prendere i due dispositivi che stava mostrando ai ragazzi. “Uno sembra un telefono cellulare! Ma siete sicuri che funzionino?” chiese Maria. “E’ quello che dobbiamo sperimentare!” rispose David. “Ah! Cominciamo bene!” disse Maria mettendosi una mano sulla fronte. “Sai, non ci capita tutti i giorni di dover comunicare con la Terra!” disse David con una punta di sarcasmo: “Ma non preoccupatevi, funzioneranno!” concluse deciso. “Ma non c’è il comunicatore che avete usato con la madre di Max ed Isabel? Basta che ci insegnate come usarlo!” disse Liz ridando per un attimo la speranza a tutti i ragazzi. “Non è possibile utilizzarlo, dobbiamo portarlo con noi. E poi cosa fareste se i vostri genitori lo scoprissero? Non sarebbe facile da spiegare e vi mettereste nei guai” disse Lenny che, dopo una breve pausa, continuò: “Mi dispiace, ma l’unico modo sono questi dispositivi. Quello che sembra un cellulare è quello che terrete voi. E’ più facile da nascondere, nel caso fosse necessario, ed è anche più facile da usare: basta spingere un tasto e il gioco è fatto!” – “Sempre che il gioco funzioni!” disse Maria che si stava demoralizzando. “Dai Maria, non fare così, vedrai che tutto funzionerà!” le disse Michael che fino a quel momento era rimasto in silenzio. “Oh! Michael” disse Maria che stava per piangere “Ti prego, non fare così!” le ripeté lui dolcemente, abbracciandola forte a sé. “Maria ti capisco. Anch’io non sono per niente entusiasta di questa cosa! Ma dobbiamo essere forti e avere fiducia! Vedrai che andrà tutto bene!” disse Liz, ma lei per prima non era molto convinta di quello che aveva appena detto e Max lo intuì subito, tanto che tornò a riabbracciarla. Anche Isabel era preoccupata e sentiva che per lei era importante mantenere un contatto con quelle due ragazze e sapeva che, a maggior ragione, era così anche per Max e Michael. Tess, invece, non dava segni di cedimento ed Isabel, in quel momento, pensò che era molto più forte di quello che pensava. In fondo Tess non era molto legata alle due ragazze, soprattutto a Liz. “Ragazzi perché non andiamo a tirarci su con un paio di anelli di saturno del Crashdown?” disse allora Isabel dopo una pausa di silenzio per cercare di risollevare momentaneamente gli animi dei suoi amici. Max guardò Liz con fare interrogativo e lei annuì con un cenno del capo. “Ti va di andare o preferisci andare a casa?” chiese Michael a Maria che subito rispose asciugandosi la lacrima che le scendeva sulla guancia: “No, andiamo al Crashdown!” – “Vi dispiace lasciarmi a casa? Ho promesso a Kyle che saremmo andati al cinema stasera” disse Tess guardando i ragazzi. “D’accordo Tess, non c’è problema! Così potrai già avvertire Kyle della nostra imminente partenza.” rispose Max. “Già! E’ meglio che lo sappia da me. Avvertirò anche lo sceriffo, non si sa mai… potrebbe esserci utile!” – “Ottimo, è meglio che anche lui ne sia al corrente!” disse Max. “E voi venite?” chiese Isabel a Lenny e a David. “E’ meglio di no, grazie. Vorremmo sistemare ancora un paio di cosette. Comunque ci vediamo domani!” rispose Lenny – “Certamente! Andremo alla Stanza delle Capsule!” disse Max e si salutarono. I sei ragazzi si avviarono verso le automobili e Lenny chiuse la porta dopo averli salutati ancora una volta poi guardò David e disse: “Tess non mi è sembrata molto dispiaciuta per la notizia che Liz e Maria non partiranno con noi!” – “Anche a me ha dato la stessa impressione! Ma dopo tutto la posso capire, non ha ancora digerito del tutto il fatto che Liz stia con Max!” disse David, che poi continuò dicendo: “E per i campioni di cellule di Liz e Maria, come pensi di fare?” – “Credo sia meglio informarle del nostro esperimento. Domani, dopo essere stati nella caverna dei quattro reali, ci recheremo nella nostra. Sulla navicella c’è il nostro laboratorio e potremo fare i prelievi nel caso le ragazze fossero d’accordo!” – “Ok allora! Finiamo di sistemare queste cose e andiamo a letto. Sono davvero stanco!”.

Più tardi, dopo che ebbero accompagnato Tess a casa Valenti, i cinque ragazzi si radunarono attorno al loro solito tavolo al Crashdown Café. Le facce erano cupe e tristi e lasciavano trasparire una certa preoccupazione che non tardò molto ad essere espressa a parole. “Ragazzi, io…. ho paura!” disse Isabel tutto ad un tratto, poi continuò: “Ho paura di affrontare questo viaggio. E poi….. cosa troveremo su Antar? Cosa ci aspetta? Uno scenario di guerra o di apparente pace?” – “Mi dispiace Isabel, non so rispondere alle tue domande. Ma non devi avere paura, ci siamo io e Michael con te!” disse Max allungando una mano per accarezzare quella della sorella. “Io ho paura per voi!” aggiunse Liz e continuò: “Sono preoccupata e so già che l’attesa sarà straziante!”. La sua voce non era sicura e si capiva che stava per piangere, ma Liz si trattenne: non voleva piangere e non doveva. Non poteva abbattersi, Max e gli altri alieni avevano bisogno di lei e Liz doveva farsi forza. Max l’abbracciò forte e Liz dovette opporre maggiore resistenza alle lacrime che già le avevano inumidito gli occhi. “Michael, promettimi che starete molto attenti!” disse Maria rivolta al ragazzo “Te lo prometto!” e così dicendo abbracciò la ragazza e le depose un bacio sulla fronte. In quell’istante entrò nel locale Alex, che non si aspettava di vedere le sue migliori amiche di nuovo allo stesso tavolo con i ragazzi alieni. Mentre si dirigeva verso il loro tavolo, si domandava che cosa fosse successo per farli riavvicinare, ma decise di non chiedere nulla, almeno per il momento. “Ehi! Ragazzi. Come state?” disse raggiungendo il tavolo con il suo solito fare allegro, e una volta avvicinatosi ai ragazzi si accorse che qualcosa non andava: “Ehi!, ma cosa sono queste facce cupe? E’ successo qualcosa?” Alla vista del ragazzo, il cuore di Isabel sobbalzò e lei arrossì in volto. Alex le piaceva proprio, le era sempre piaciuto anche se aveva sempre cercato di nasconderlo prima a sé stessa che agli altri. Lui riusciva a farla ridere e farla star bene e ne aveva sentito la mancanza in quei giorni d’estate. Lo guardò e lo invitò a sedere vicino a lei. “Ragazzi, le vostre facce non mi piacciono, mi state preoccupando. Cosa sta succedendo?” chiese Alex con apprensione. “Stiamo per partire!” disse Isabel alzando gli occhi con fare significativo e senza aggiungere altro. “Santo cielo, e quando?” disse Alex capendo al volo il gesto fatto con gli occhi da Isabel. “Fra qualche giorno! Stiamo ultimando i preparativi, ma manca davvero poco!” disse Max. “Sapevo che sarebbe successo, ma non credevo così presto! E… tornerete?” chiese Alex timorosamente guardando Isabel. A quella domanda Liz guardò Max negli occhi, rivolgendogli la stessa domanda con lo sguardo, mentre Maria abbracciò Michael. “Certo che torneremo! Puoi contarci!” disse Max con tono deciso più in risposta a Liz che ad Alex. “E come andrete… là?” chiese ancora Alex. “Ti racconterò tutto più tardi!” rispose Isabel. “D’accordo!”. Senza troppo entusiasmo, i ragazzi ordinarono da mangiare. Ormai anche la fame era passata, ma era un pretesto per restare insieme il più possibile. Isabel, però, continuava a ripensare a Tess e al suo comportamento. Le sembrava così strano che la ragazza avesse comunque deciso di tener fede all’accordo con Kyle e di andare al cinema, solitamente in quelle circostanze si rimaneva tutti uniti, e invece questa volta… Poi, però, pensò che era giusto così, in fondo avevano passato tutto il pomeriggio insieme a parlare di astronavi e di cose aliene che probabilmente Tess aveva bisogno solo di distrarsi un attimo prima di immergersi nuovamente in quei discorsi e naturalmente Isabel pensò che Tess fosse anche molto agitata per quella partenza e non voleva farlo vedere a nessuno. “A cosa stai pensando?” le chiese improvvisamente Alex. Isabel rinsavì, era talmente immersa nei suoi pensieri che la voce di Alex la fece sobbalzare “A niente in particolare! E’ tutta questa storia che mi preoccupa!” gli rispose la ragazza. Non voleva parlare di Tess, sarebbe stata una preoccupazione in più e magari non era neanche una preoccupazione, ma solo una sua fantasia. “Dai vieni! Ti accompagno a casa, ti va?” – “Si, così in macchina ti racconto tutto dall’inizio. Ti sei perso un sacco di puntate!” rispose Isabel con un tocco di ironia “Ma sono passati solo pochi giorni dalla fine della scuola, non può essere successo il finimondo!!!” in quell’istante guardò Isabel e quando vide la sua espressione subito si corresse: “Dimenticavo, quando ci siete voi di mezzo, tutto è possibile!! Andiamo, sono curioso di sapere!”. I due ragazzi si alzarono dal tavolo, salutarono gli amici e si avviarono all’uscita. Una volta in auto, Alex diresse la vettura verso casa Evans, ma Isabel lo pregò di andare nel deserto. Voleva rimanere da sola con lui per potergli parlare in tranquillità ed Alex acconsentì senza farsi pregare troppo, così partirono alla volta del vecchio lago.

Rimasti ormai gli unici clienti del Crashdown, Max, Liz, Michael e Maria decisero di uscire. “Michael, ti prego, portami a casa! Per oggi ne ho avuto abbastanza!” disse Maria rivolta al ragazzo che la guardò tristemente negli occhi ed acconsentì. In realtà era solo una scusa per allontanarsi da Max e Liz, per poter stare da sola con lui e così i due si avviarono. Max guardò Liz la quale gli fece cenno di salire in terrazzo. Si sedettero l’uno vicino all’altra su di una sdraio e Liz accese qualche candela profumata. Guardò il ragazzo negli occhi mentre i suoi si riempivano di lacrime e quando trovò un filo di voce, disse: “Max, ho paura! Vorrei tanto che tu non partissi, ma so che devi farlo!” – “Non devi preoccuparti, non mi succederà nulla!” – “E se non dovessi tornare?” – “Lo sai che tornerò! Sono legato a te come tu lo sei a me e niente potrà dividerci!”. Le accarezzò il viso asciugandole le lacrime che le rigavano le guance, poi continuò: “Tornerò Liz! Io… tornerò!” e mentre il profumo delicato delle candele si espandeva attorno a loro, la baciò lasciando che le sue sensazioni e le sue emozioni fluissero nella mente di Liz che lentamente si lasciò andare fra le sue braccia. Rimasero abbracciati per un tempo che a Liz sembrò interminabile, con lui era felice e si sentiva al sicuro, ma era arrivato il momento di lasciarlo andare. “Ti prometto che non mi vedrai piangere alla vostra partenza! Voglio che il tuo ricordo di me sia senza lacrime!”. Si scambiarono un altro bacio poi Max scese le scale e scomparve nel buio della notte.

Arrivati davanti a casa della ragazza, Michael e Maria si sedettero sui gradini d’entrata. Avevano parlato in continuazione durante il tragitto e Maria gli aveva confidato i suoi timori. Michael cercava di rassicurarla ma la ragazza aveva paura di perderlo. Maria non si dava pace; avrebbe voluto chiedergli di non partire, ma non poteva, sapeva che quello era il suo compito e continuava a dirgli di tornare, di non lasciarla sola. “Rimani qui stanotte, ti prego!” – “Non posso Maria! Lo vorrei tanto, credimi, ma lo sappiamo entrambe che a tua madre non vado tanto a genio. Non voglio causarti dei guai proprio adesso.” – “Ti prego Michael, non voglio stare da sola stanotte!” – “Per favore Maria, non insistere! Se rimanessi qui stanotte, non sarei più in grado di partire e sai che in questo momento non posso scegliere di restare!” – “Lo so, lo so. Hai ragione, ma…” Maria non ebbe il tempo di terminare la frase, le sue labbra furono serrate da quelle di Michael in un bacio dolcissimo. Si strinsero forte l’una nelle braccia dell’altro ed infine si diedero la buonanotte.

Nel frattempo, dall’altra parte della città, in pieno deserto, Alex ed Isabel se ne stavano seduti sulla sabbia rossastra ad osservare il paesaggio che li circondava, illuminato da una luna splendida. Isabel gli stava raccontando tutto quello che era successo nei giorni appena trascorsi ed il ragazzo ascoltava senza interromperla. Poi, per la prima volta, riuscì ad aprirsi con lui, gli confidò i suoi pensieri e le sue paure. Fino a quel momento non ne aveva mai avuto il coraggio, ma la consapevolezza di partire per un pianeta sconosciuto le aveva fatto riconsiderare il rapporto che aveva con Alex. “Ecco! Questo è tutto quello che è successo! Incredibile, non è vero? Io, Isabel Evans, la ragazza fredda e distaccata del gruppo in realtà non sono altro che una timorosa!” – “Non devi neanche pensarlo!” disse Alex in modo deciso: “Non tutti hanno il coraggio di ammettere le loro paure e sono contento che tu lo abbia fatto con me. Questo mi conferma il fatto che sei una ragazza sensibile… e mi piaci ancora di più!” – “Oh! Alex! Ti ho appena ritrovato e tra poco dovrò lasciarti di nuovo!” – “Devi fare quello per cui sei stata creata, questo lo sappiamo entrambe. Ma tu… tornerai e io sarò qui ad aspettarti!” – “Lo farai davvero?” – “Puoi giurarci!” I loro volti continuavano ad avvicinarsi sempre più fino a quando le labbra si sfiorarono e si baciarono. Dagli occhi di Isabel scese una lacrima di gioia, finalmente aveva aperto il suo cuore al ragazzo che tanto amava e questo la faceva stare bene e allo stesso tempo la faceva sentire forte. Rimasero abbracciati ancora a lungo quando, tristemente, si accorsero che era il momento di rientrare e lentamente si avviarono lungo la statale che li avrebbe riportati a Roswell.

I primi raggi di sole cominciavano a farsi largo nel cielo e Max si rese conto di non essere riuscito a chiudere occhio. Per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a quel pianeta, Antar, che avrebbe dovuto conoscere meglio di sé stesso e invece… Cosa li aspettava? Sarebbero riusciti nell’intento di riconquistare il trono che gli spettava di diritto? E questo Kivar? Il ricordo delle immagini rievocate dal racconto di Lenny non gli avevano permesso di vedere il volto di quell’alieno. Che aspetto aveva? E poi moriva dalla voglia di vedere sua madre, la voleva abbracciare, sentire il suo odore. Amava i suoi genitori terrestri, ma il pensiero di vedere la sua vera madre lo metteva in agitazione. Infine c’era Liz, quella ragazza dai lunghi capelli castani che gli aveva rapito il cuore. Non avrebbe mai voluto lasciarla, ma non poteva fare diversamente. Lei gli aveva promesso che lo avrebbe aspettato e sapeva che non mentiva. Avrebbe voluto che tutto fosse già finito mentre invece doveva ancora cominciare. Si girò su di un lato, chiuse gli occhi e fece un sospiro profondo: lo aspettava una giornata intensa e lui non era riuscito a dormire neanche un’ora. Si concentrò pensando che doveva almeno recuperare le ultime ore di sonno che gli rimanevano e così, dopo essersi rigirato nel letto un paio di volte, riuscì a prendere sonno.
I pensieri che avevano tormentato Max erano stati gli stessi anche per Michael, Isabel e Tess. Nessuno dei quattro alieni era riuscito a passare una notte tranquilla. Erano combattuti tra il desiderio di vedere il loro pianeta natale e il desiderio di non voler lasciare quello in cui si trovavano. Ma dovevano partire, erano stati creati proprio per salvare il popolo di Antar e il pianeta stesso e non potevano tirarsi indietro.
Il giorno non tardò ad arrivare, come pure il momento di alzarsi; oggi avrebbero dovuto recarsi nella Stanza delle Capsule e domani sarebbe stato il giorno della partenza. Max si alzò svogliatamente dal suo giaciglio e per prima cosa si fece una doccia rivitalizzante. Mentre l’acqua gli scivolava sul corpo, Max pensava che sembrava tutto così irreale; il pensiero che il giorno dopo sarebbe partito per Antar lo faceva sentire strano e agitato. Ma perché era successo proprio a lui? Perché non poteva avere una vita normale come quella di tutti i suoi coetanei? Se Liz avesse potuto sentire quei pensieri sicuramente gli avrebbe risposto che lui non era come gli altri, che era speciale, ma solo il pensiero di quello che avrebbe potuto dire la ragazza lo tranquillizzò. Si recò poi in cucina, dove trovò Isabel già intenta nella preparazione della colazione. “Buongiorno Max!” La sorella aveva uno strano sorriso sulle labbra e apparentemente non sembrava preoccupata “Buongiorno! Che ti è successo?” chiese Max con tono stupito “Niente! Cosa dovrebbe essere successo?” – “Beh! Certo, niente! Partiamo tra meno di 24 ore per un viaggio interstellare e tu sei così tranquilla!! E’ ovvio non è successo niente!” disse Max con tono ironico avvicinandosi alla sorella, poi continuò: “Isabel, ti conosco troppo bene! Cos’è successo? C’entra per caso Alex?” – “Si!” rispose arrossendo “Dai, racconta!! Sono curioso di sapere!” – “Gli ho raccontato tutto quello che è successo in questi giorni, proprio tutto, ma soprattutto gli ho parlato di me! E poi…” – “E poi...???” – “E poi ci siamo baciati! Ora mi sento davvero bene. Mi sono confidata con lui ed ora sono più tranquilla. Ha detto che aspetterà il mio ritorno!” – “Sono contento per te Isabel! Sono davvero felice!” disse Max avvolgendo la sorella in un caldo abbraccio “Grazie Max! sapevo che saresti stato contento per me!”. Rimasero abbracciati ancora un po’ poi si sedettero e fecero colazione. Una volta finito, Max si alzò da tavola, ripose la tazza nel lavandino e disse: “Chissa quando potremo fare di nuovo una colazione così!” – “Spero molto presto!” – “Beh! non rimane altro che prepararci per la nostra copertura!” – “Ho già preparato gli zaini e la tenda. Sono in camera mia” – “Ok, vado a prendere i sacchi a pelo, e poi andiamo al Crashdown”.

I ragazzi avevano deciso di organizzare una gita in un campeggio vicino a Roswell per nascondere la partenza dei sei alieni e la creazione dei cloni dei quattro reali. In realtà sarebbero rimasti in pieno deserto per almeno due giorni e, proprio per questo, la jeep di Max era carica di viveri. Si erano incontrati tutti al Crashdown Cafè e stavano salutando i loro genitori. C’erano tutti, anche Kyle; Tess era riuscita a convincerlo ad andare con loro e Max sapeva che non era stata un’impresa facile. Kyle si stava allontanando dal gruppo, diceva che aveva bisogno di stare un po’ lontano da loro, di frequentare dei ragazzi normali e non riusciva a dargli torto. Mentre stava osservando Kyle, lo sceriffo Valenti si avvicinò a Max con la mano tesa verso di lui: “Buona fortuna ragazzi! Siate prudenti, mi raccomando!” – “Grazie sceriffo. Non si preoccupi, torneremo presto sani e salvi!” disse Max con tono deciso allungando a sua volta la mano per stringere quella dello sceriffo. Valenti era l’unico che sapeva dove in realtà erano diretti i ragazzi, Tess lo aveva avvertito in modo che se Liz, Maria, Alex e Kyle avessero avuto dei problemi, avrebbero potuto chiamarlo. Lo sceriffo si avvicinò poi a Liz ed a voce bassa le disse: “Se avete bisogno di qualcosa basta che mi facciate uno squillo.” – “Grazie Sceriffo!” – “Vedrai, andrà tutto bene!” – “Lo spero tanto!”. Una volta finito di caricare i bagagli, i ragazzi si diressero a casa Bliss per incontrarsi con Lenny e David e poi ripartirono alla volta della Stanza delle Capsule. Montarono le tende e scaricarono tutti gli zaini poi si avvicinarono tutti alla parete di roccia che nascondeva l’entrata. Max la sfiorò ed apparve l’impronta argentata; vi depose sopra la mano e la parete si aprì. Si incamminarono lungo il corridoio ed arrivarono alla Stanza delle Capsule. Kyle era meravigliato, continuava a girare su sé stesso guardando ogni piccolo particolare di quella grotta e si soffermò ad osservare a bocca aperta le quattro capsule. Liz, invece, aveva ancora il brutto ricordo dell’ultima volta in cui era entrata là: l’attivazione del messaggio della madre di Max ed Isabel, la rivelazione del loro destino ed infine la sua fuga da Max. Si sentì mancare, il dolore di quei ricordi la fece vacillare e si appoggiò ad una parete della stanza. Max si avvicinò subito a lei per assicurarsi che tutto andasse bene e l’abbracciò forte dicendo: “Non pensarci più! Quei giorni sono passati! Ora noi due siamo una cosa sola!” – “Si, hai ragione! Ora va meglio, grazie!”. Kyle continuava a guardare le capsule, si avvicinò ed allungando una mano per toccarle disse: “E voi siete nati qui? Cioè… siete rimasti chiusi dentro a queste cose per 40 anni?” – “Proprio così!” rispose Tess. “E’ incredibile! Non avevo mai visto niente di simile!” rimase in silenzio a pensare poi, guardando Tess le disse: “Diavolo! Mi hai coinvolto di nuovo in queste storie di alieni. Ma come ho fatto a dirti di sì?” – “Semplice, sono stata molto convincente!” rispose lei con fare malizioso “Mi sa che ha ragione, Kyle!” disse Michael sorridendo “Già! E pensare che ora potrei essere in piscina con gli altri ragazzi!” e detto questo tutti i ragazzi sorrisero. Anche Alex era intento ad osservare quella stanza, ne aveva sempre sentito parlare, ma non vi era mai entrato e continuava a guardarsi intorno. Passò qualche minuto poi tutti i presenti si riunirono al centro della Stanza e Max mostrò il Granilith. Lenny e David rimasero stupiti: la regina madre ne aveva sempre parlato, ma nessuno, a parte la famiglia reale, lo aveva mai visto. Sembrava un semplice e fragile cristallo e invece racchiudeva un potere che nessuno poteva immaginare. “Perfetto Max!” disse Lenny: “Più tardi lo useremo per riprodurre le vostre copie. Ora puoi riporlo!”. Detto questo Max rimise il Granilith al suo posto mentre i ragazzi si accingevano ad uscire dalla grotta. “Liz, Maria, aspettate un attimo, io e David dobbiamo parlarvi!” Le due ragazze si guardarono con aria interrogativa e poi annuirono tornando indietro verso Lenny. “Vorrei sapere anch’io cosa avete da dire!” disse Isabel in tono autoritario e subito David disse: “Certo Isabel, riguarda tutti! Non dobbiamo tenerlo nascosto!” Max e Michael rimasero stupiti dalla reazione di Isabel, ma se non l’avesse fatto lei certamente avrebbero detto loro la stessa cosa. Si misero a sedere per terra in cerchio al centro della stanza e Lenny cominciò a parlare: “Stiamo facendo delle ricerche per un’eventuale visita umana su Antar e vorremmo chiedervi se siete disposte ad aiutarci!” – “State facendo degli esperimenti?” chiese Maria preoccupata. “Preferiamo chiamarla ricerca, non intendiamo vivisezionare nessuno, solo avere dei campioni di sangue!” – “Scusate se mi intrometto…” disse Alex “ma questa ricerca vale solo per Liz e Maria o posso aggiungermi anch’io?” – “Più campioni abbiamo e meglio è, ma è solo una richiesta, non vogliamo obbligare nessuno!”. Ci fu un attimo di silenzio; ognuno dei quattro alieni stava pensando a quella proposta ma soprattutto all’idea di poter partire, un giorno, con i loro amici umani. Liz ruppe il silenzio: “Io ci sto! E tu Maria?” – “Beh! io… veramente… odio gli aghi!” – “E dai Maria, non mi dirai che hai paura di una semplice punturina!” Liz guardò Maria ancora incerta se dare il suo consenso o no e poi guardò Max; i loro sguardi si incrociarono; il volto di Max era cupo e subito il ragazzo espresse il suo disappunto: “No Liz, non farlo!” – “Perché no, cosa c’è che non va?” – “C’è che non ho intenzione di tornare su Antar. Questo per me sarà il primo e l’ultimo viaggio su quel pianeta!” Liz lo guardò sbalordita, non si aspettava una reazione di quel tipo ma Michael, invece, era dello stesso parere: “Max ha ragione! Anch’io non ho intenzione di tornare su Antar! Quindi Maria non devi sentirti in obbligo nei miei confronti!” Maria tirò un sospiro di sollievo e si appoggiò a Michael. Anche Isabel si schierò dalla parte dei due ragazzi e Tess intervenne: “Ragazzi, capisco il vostro stato d’animo, ma credo che come regnanti avremo anche altre responsabilità! Se ci sarà bisogno ancora di noi, non potremo tirarci indietro e dovremo partire nuovamente.” – “Tess ha ragione! Anche se abbiamo già un piano pronto, potrebbe essere necessario, in futuro, un vostro ritorno. Volevamo solo impedirvi di dover lasciare qui i vostri amici ancora una volta!” si difese Lenny. “Capisco il vostro punto di vista, ma non ho nessuna intenzione di partire un’altra volta!” disse Max sempre più deciso “Ma Max, tu sei il re! Non puoi tirarti indietro!” ribattè Tess. Max la osservò con uno sguardo tutt’altro che amichevole, ma dentro di sé sapeva che Tess, purtroppo, aveva ragione. Non poteva scegliere di rinunciare ad aiutare il suo popolo nel caso fosse stato necessario ed i lineamenti del suo viso inziarono a rilassarsi. Passò un altro minuto di silenzio e di tensione ed infine Max si rassegnò ed anche Michael ed Isabel capirono che Tess e Lenny avevano ragione. La tensione che era nell’aria si stava dissolvendo lentamente ma Liz era comunque decisa a prendere parte all’esperimento: “Beh! ragazzi! Contate pure su di me per la vostra ricerca!” disse rivolta a Lenny e a David – “Anch’io ci sto!” aggiunse Alex “E tu Maria, cosa fai?” chiese Liz all’amica. Maria aveva seguito con attenzione tutto il discorso ed ormai aveva deciso: “Beh! se un domani vorrò seguire Michael, credo che dovrò dare una mano alla scienza, e così… ci sto!” – “Grazie, ragazzi. Il vostro aiuto ci è davvero molto utile!” disse David dando voce anche al pensiero del fratello che, subito dopo, prese la parola: “Sulla nostra navicella abbiamo un piccolo laboratorio; andremo là per i prelievi!” – “Allora andiamo, cosa stiamo aspettando?” disse Alex alzandosi in piedi. Tutti i ragazzi lo imitarono e si incamminarono lungo il corridoio ed uscirono dalla grotta.

Fecero soltanto pochi metri e Lenny e David si fermarono davanti ad una roccia alta poco più di mezzo metro da terra. Lenny sfiorò la parete rocciosa e, come succedeva con Max, apparve l’impronta argentata. Il ragazzo vi depose sopra la mano e dalla sabbia si aprì un varco. La grotta era sotterranea e per raggiungerla c’era una scalinata. I ragazzi seguirono uno dopo l’altro Lenny e David che si erano già avviati lunga la scala; si ritrovarono in un luogo fresco e stranamente illuminato da una luce azzurrognola. La stanza ricavata sotto terra era molto grande e in lontananza si intravedeva una struttura metallica, illuminata, anch’essa, dalla stessa luce azzurrina. L’ambiente era silenzioso e i passi dei ragazzi rimbombavano in quella stanza. Si incamminarono verso la struttura che vedevano in lontananza e man mano che si avvicinavano la struttura prendeva forma fino a scoprire la sua vera identità: era la navicella spaziale. Tutti i ragazzi rimasero a bocca aperta: nessuno di loro si aspettava di vedere una cosa del genere. Il metallo era particolare, non esisteva niente di simile sulla terra: a vederlo sembrava semplice latta, ma al tatto era resistente e quasi elastico, probabilmente era studiato apposta per le eventuali piogge di meteoriti in modo che i massi potessero rimbalzare sulla navicella senza scalfirla. Lenny si avvicinò ad una parete della navicella e, come era successo per la porta della caverna, sfiorò il metallo, apparve l’impronta argentata e deponendovi sopra la mano, la porta si aprì scendendo verso terra in una sorta di scaletta. Lenny fece cenno ai ragazzi di entrare e lentamente si ritrovarono tutti all’interno; sembrava davvero di stare in un film e Maria lo fece osservare a tutti: “Ragazzi, mi sembra di essere nei film di Star Trek!” Lenny e David rimasero stupiti e chiesero: “E cosa sarebbe questo Star Trek?” – “Oh niente, solo un vecchio film, che adesso sembra così attuale e soprattutto reale!” rispose Alex. Iniziarono a girare per la navetta, scoprendo le varie stanze che racchiudeva arrivando finalmente al laboratorio. Liz, Maria ed Alex furono fatti stendere su tre lettini vicini e Lenny e David si accinsero a preparare il necessario per i prelievi. Vedendo i tre amici così convinti, Kyle si sentì in imbarazzo: era l’unico umano che si era tirato indietro e la cosa lo faceva stare male. All’ultimo momento si aggiunse anche lui e dopo aver assistito ai prelievi dei suoi amici si sottopose anche lui. I campioni di sangue vennero messi all’interno di una cella nascosta in una parete della navicella e Lenny disse: “Fino all’arrivo su Antar, saranno al sicuro!” – “Scusa ma perché del sangue dovrebbe essere in pericolo?” chiese Maria e David rispose: “Non vogliamo che nessuno sappia di questa ricerca, soprattutto Kivar. Per ora non ci sono pericoli, ma è sempre meglio essere prudenti!” – “Già! Non si può mai sapere!” aggiunse Lenny. Rimisero tutto a posto, poi facendo il percorso inverso, uscirono dalla navicella e tornarono alla Stanza delle Capsule.

La sera si stava già affacciando sul deserto ed era giunto il momento della creazione dei cloni dei quattro reali. I ragazzi avevano acceso un piccolo fuoco e cenarono, cercando di trovare dei discorsi che non li facessero pensare all’imminente partenza. Poi arrivò il momento della creazione delle copie e la tensione tornò ad aleggiare su tutti i ragazzi, soprattutto sui quattro interessati. Entrarono nella Stanza delle Capsule ed una volta seduti per terra attesero che Lenny e David fossero pronti. I due alieni si misero a sedere uno di fronte all’altro tenendo il Granilith in una mano e stringendosi con l’altra e Max sedeva di fianco a loro. I due fratelli si stavano concentrando e Max, come gli era stato spiegato, cercò di concentrarsi a sua volta e mise le mani su quelle degli alieni dove tenevano stretto il Granilith. Nel momento in cui Max appoggiò le mani su quelle dei due fratelli, furono investiti da una forte luce azzurra; gli altri ragazzi furono costretti a coprirsi gli occhi e non poterono vedere altro. Nel giro di pochi secondi la luce sparì e quando tutti furono in grado di riaprire gli occhi, Max era stato clonato. Era incredibile: il nuovo Max era uguale identico in tutto e per tutto a quello originale. Nessuno avrebbe mai dubitato che fosse una copia. Liz li guardò entrambe stupefatta, si avvicinò e chiamò il nome del ragazzo e tutti e due le risposero all’unisono. Liz, allora, si allontanò: non riusciva a distinguere il vero Max dal clone e sempre più stupita tornò a sedere vicino a Maria. Fu poi il turno di Isabel, poi di Michael ed infine toccò a Tess; alla fine Lenny e David erano stremati: erano stati sottoposti ad uno sforzo anormale per il fatto che si trovavano sulla Terra e caddero semicoscienti per terra. I ragazzi li soccorsero e cercarono di farli rinvenire e in pochi minuti i due alieni furono in grado di reggersi in piedi. Kyle non riusciva ancora a crederci: ora invece di quattro, aveva otto amici alieni e la cosa non gli andava tanto a genio, ma gli venne in mente una cosa e volle proporla: “Scusate, ma non è possibile fare partire i cloni invece degli originali?” e David gli rispose “Purtroppo non è possibile! Appena arriveremo su Antar, Max ed Isabel saranno sottoposti ad un… esame, chiamiamolo così, e solo gli originali sono in grado di superarlo, quindi non possiamo barare!” – “Capisco!”. Lenny si rivolse al vero Max e gli disse: “Mi raccomando, porta con te il Granilith, potrebbe esserti utile!” – “D’accordo!” – “Bene, ora possiamo andare alla navicella; ormai è quasi ora di partire!” e detto questo Lenny si avviò lungo il corridoio verso l’uscita della Stanza delle Capsule, seguito da tutti i ragazzi. Una volta usciti, i quattro alieni presero i loro zaini e tutti insieme si incamminarono verso la grotta della navicella, lasciando nelle tende i quattro cloni. Lenny e David precedevano tutti gli altri ragazzi seguiti subito dopo da Kyle e Tess; Liz e Maria erano consapevoli che di lì a poco avrebbero dovuto salutare i loro cari alieni e così si strinsero ai loro amati e si incamminarono dietro a tutti gli altri. Isabel, dal canto suo, camminava al fianco di Alex e lo guardava di tanto in tanto con un sorriso amaro sulle labbra. Alex, allora, le si avvicinò di più, le passò un braccio sulle spalle e le diede un bacio sulla fronte. Coprirono la breve distanza che separava le due grotte nel più completo silenzio: il momento della partenza era sempre più vicino e la tensione aleggiava su tutti i ragazzi. Si ritrovarono di nuovo davanti alla roccia che nascondeva la grotta della navicella e Lenny ripeté la scena di qualche ora prima per l’apertura. Una volta entrati, Lenny e David ripeterono le precauzioni necessarie per assistere alla partenza della navicella ai ragazzi che sarebbero rimasti e, non appena ebbero finito nuovamente la spiegazione, Liz li guardò con aria triste, ma ormai rassegnata, e chiese: “E voi tornerete?” Lenny si avvicinò a Liz e dandole un bacio sulla guancia le rispose: “Temo proprio di no, almeno non insieme a loro. Chissà, magari un giorno…” Lenny si interruppe e guardando gli occhi tristi di Liz le si avvicinò ad un orecchio e a bassa voce le disse: “Non ti preoccupare, torneranno tutti sani e salvi. E’ una promessa!” A quelle parole Liz abbracciò Lenny e lo ringraziò: l’alieno non si era mai sbilanciato nel dare quelle risposte, e sentirsi dire da lui che i quattro reali sarebbero tornati era una speranza in più. Liz si sciolse dall’abbraccio di Lenny e mentre lui salutava Maria, Liz salutò David. I due fratelli, poi, salutarono anche Kyle ed Alex e salirono sulla navicella per gli ultimi preparativi. La partenza era fissata per le quattro di mattina e mancavano solo pochi minuti all’ora stabilita. Max e Liz si erano seduti in disparte come pure Michael e Maria, mentre Kyle, Alex, Isabel e Tess erano in piedi nel centro della stanza. “Ti ricordi ancora la promessa che mi hai fatto, vero?” disse Max “Si! Certo! Stai tranquillo, non piangerò!” rispose Liz abbozzando un sorriso. Max la guardò intensamente negli occhi, le prese il viso tra le mani e le sussurrò: “Ti amo Liz!” poi si avvicinò e la baciò appassionatamente e Liz si abbandonò totalmente tra le sue braccia. Tess vide la scena e cercò di sembrare distaccata ma Isabel notò il particolare delle labbra di Tess: la ragazza si stava mordicchiando nervosamente il labbro inferiore e subito dopo il suo viso si illuminò di uno strano sorriso che Isabel non seppe definire. Non volle badarci più di tanto, quegli erano gli ultimi minuti che passava sulla Terra, soprattutto vicino ad Alex, e non voleva certo rovinarli per un piccolo particolare che probabilmente era dato solo dalla gelosia che Tess, comprensibilmente, nutriva ancora nei confronti di Liz. Nel frattempo, dall’altra parte della stanza, anche Michael e Maria erano intenti a scambiarsi gli ultimi baci e gli ultimi abbracci: “Mi raccomando Michael, sii prudente. Voglio rivederti sano e salvo!” – “Si, Maria! Ma tu cerca di stare tranquilla!” – “Spero di riuscirci”. Tacquerò per un solo istante e Maria si lasciò sfuggire una lacrima, guardò Michael con gli occhi lucidi ed asciugandosi il viso disse: “Mi dispiace, ma non sono riuscita a trattenerla!”. Michael le baciò le labbra con una tale tenerezza che Maria si sciolse in lacrime poi lo guardò negli occhi e disse: “Ti amo Michael, non scordarlo mai!” – “Ti amo anch’io!” e si diedero un ultimo bacio prima che Lenny si affacciasse alla porta della navicella ed annunciasse che era giunta l’ora di salire a bordo. I ragazzi si radunarono nel centro della stanza per gli ultimi saluti e lentamente si avviarono verso la navicella: Tess fu la prima a salire seguita da Michael, Max ed infine Isabel la quale, dopo che fu salita si girò indietro, guardò Alex e tornò indietro di corsa. Lo abbracciò e lo baciò sulle labbra e come un fulmine sparì all’interno della navicella. Alex rimase stupito, come del resto anche gli altri ragazzi, ma era felice: non si erano mai baciati in pubblico e quella era stata la prima volta. La porta della navicella si chiuse e il soffitto della grotta si aprì lasciando penetrare la luce della luna. I quattro amici seguirono le istruzioni di Lenny e si posizionarono in fondo alla grotta in attesa che la navicella partisse. La navicella si sollevò e, con enorme stupore, i ragazzi notarono che non emetteva nessun tipo di rumore. Poi si allineò con l’apertura del soffitto e partì verso il cielo stellato. I ragazzi si precipitarono per vedere la navicella in volo attraverso l’apertura e rimasero lì, a guardare, finché la navicella non fu completamente sparita alla loro vista. Pian piano l’apertura cominciò a richiudersi e i quattro amici si avviarono verso l’uscita della caverna e non appena furono all’aria aperta, volsero tutti lo sguardo al cielo, nella speranza di poter scorgere ancora la navicella. Sconsolati e rassegnati allo stesso tempo, i ragazzi tornarono alle tende dove li accolsero i quattro cloni che erano rimasti in attesa del loro ritorno. Non appena Liz vide il clone di Max si mise a piangere e finalmente riuscì a sfogare la tristezza che provava. Si era trattenuta fino a quel momento, lo aveva promesso a Max, ma ora che lui era partito non riuscì più a trattenere le lacrime e pianse. Il clone di Max andò verso la ragazza e l’abbracciò cercando di consolarla. In un primo momento Liz si lasciò andare nell’illusione del vero Max, e si lasciò consolare, poi lentamente si scostò, lo guardò e lui, vedendo il volto triste della ragazza, le disse: “Scusami per averti abbracciato. L’ho fatto d’istinto!” – “Non devi scusarti! Max avrebbe fatto la stessa cosa! Lenny lo aveva detto che avreste reagito come loro!” Liz fece una breve pausa, si guardò le mani tremanti e rivolgendo di nuovo il suo sguardo verso il ragazzo gli disse: “Grazie per averlo fatto! Ora va meglio!” poi prese la mano di Maria e le disse: “Vieni, andiamo fuori. Ho bisogno di aria fresca.” Le due ragazze uscirono dalla tenda, si allontanarono un po’ e si misero a sedere sulla sabbia con lo sguardo rivolto al cielo. “Spero che tornino presto! Michael mi manca già da morire!” – “Anche per me è lo stesso!” Le due ragazze si guardarono negli occhi e Liz disse: “Sarà un attesa lunghissima!” – “Si! Lunga e straziante!”.

Scritta da Tania


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