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IL TRADIMENTO


RiassuntoSeguito di "Il viaggio". Le cose sono come sembrano? La verità può distruggere tutto?

Data di composizione: 13/3/2002 - 23/4/2002

Valutazione: Adatto a tutti

Disclaimer: Tutti i personaggi del racconto, ad eccezione di Aura, Jayce, la signora in nero, Theris e Chris appartengono alla WB. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

E-mail: toangel@supereva.it


Prima parte

“Ma dove sono?”. Aura si sentiva intorpidita e, pur sforzandosi, non vedeva nulla intorno a sé, l’oscurità era totale. Cercò di fare qualche passo, ma sentiva le gambe pesanti come piombo e ogni movimento le costava fatica. “C’è nessuno?”-gridò-“Qualcuno riesce a sentirmi? Ho bisogno di aiuto!”.
Nessuna risposta, nemmeno i suoi passi producevano una qualche sorta di rumore. Smise di camminare, sfinita come dopo una maratona massacrante, e si chinò in avanti per riprendere fiato.
Rialzò lo sguardo e di colpo li vide: Max, Liz, Michael, Maria, Alex, Isabel, Kyle e Tess erano tutti intorno a lei, in un perfetto cerchio, e la osservavano senza dire una parola.
“Ragazzi”-disse incredula-“Dove siamo? Come avete fatto a raggiungermi?”. Loro non risposero, continuando a fissarla. “Perché non dite nulla?”-chiese, mentre le cresceva dentro uno strano senso di inquietudine-“Perché?”.
“Ciò che doveva essere all’inizio...”-una voce femminile iniziò a mormorare, poi divenne sempre più forte-“...ciò che doveva essere all’inizio...”.
“E’ LEI!”-Aura sussurrò, poi gridò-“Fatti vedere! Che cosa doveva essere all’inizio? Che cosa?”.
“L’inizio...”-continuò LEI, costantemente più vicina. Aura la percepì dietro di sé e d’istinto si voltò. “E’ ORA!”.
“NO!!”-Aura, sussultando, si risvegliò di colpo. Si guardò intorno con occhi sbarrati, in cerca di qualcosa di familiare, ma non poté vedere molto al di fuori di luci accecanti sopra di sé e di quelle che sembravano attrezzature mediche. Qualcuno si era assicurato che non potesse andarsene, immobilizzandola dalla testa ai piedi sul lettino di un’infermeria sconosciuta.

“E’ inutile”.
“Non dipende da te, Isabel. Evidentemente Aura è completamente al di fuori della nostra portata, anche se uniamo le nostre forze”.
Isabel si mise a sedere sul letto della cabina destinata alle ragazze, nella quale, però, si era riunito tutto il gruppo per tentare una nuova comunicazione con Aura.
“Non ci resta altro che aspettare”-ragionò Max.
“E come?”-intervenne Maria, chiaramente nervosa-“Chissà cosa le staranno facendo in questo momento!”.
“Smettila di ragionare in questo modo”-Liz le si fece accanto per rassicurarla-“Hai sentito Chris...hanno bisogno di Aura e non le faranno del male, anzi staranno attenti che non le capiti nulla che possa danneggiarla”.
“Mi auguro che tu e Chris abbiate ragione”.

“Bentornato Jayce”.
“Ai suoi ordini, mia signora”-Jayce era rimasto sorpreso dal tono della signora in nero: sembrava che fosse di umore particolarmente buono, cosa insolita.
“L’incarico che voglio affidarti non è del genere al quale sei abituato, ma credo che, dopotutto tu sia il più adatto”.
“Farò tutto ciò che mi ordinerà di fare”-disse lui, anche se, in cuor suo, aveva uno strano presentimento.
“Voglio che tu ti occupi di Aura”.
“Come?”-Jayce, che era chinato a terra, sollevò d’istinto lo sguardo, completamente spiazzato dalla richiesta.
“Immaginavo che avresti reagito in questo modo”-LEI gli si fece davanti-“Alzati e ascoltami attentamente”.
Aspettò che Jayce le ubbidisse, poi la sua voce sembrò più ferma e profonda: -“Quello che voglio è che tu le renda la permanenza più...piacevole, se così si può dire”.
“Mia signora”-obiettò Jayce-“Aura sa di essere prigioniera, non credo che la sua ‘permanenza’ potrà mai essere piacevole”.
“Oh, ne sono consapevole. Ma visto che voi due vi conoscete già, sono certa che, se tu istaurassi un certo rapporto con lei, Aura sarebbe meno restia ad accettare di collaborare. E, inoltre, anche tu lo vorresti, non è così?”.
“Desidera...che io la convinca?”-chiese Jayce incredulo.
“Se ci pensi, lo faccio anche per il suo bene. Dopotutto, è ancora una nostra nemica, una minaccia, ma se decidesse di passare dalla nostra parte...riconsidererei la possibilità di tenerla in vita”.
Gli occhi di Jayce si spalancarono, mentre le sue labbra non poterono pronunciare nessuna parola.
“Vai ora, non ti affiderò nessun altro incarico, così potrai concentrarti su questo”.
Jayce si inchinò ancora e si voltò per uscire. Appena prima di varcare la soglia, si girò e fece qualche passo indietro: -“Mia signora, potrei fare una domanda?”.
“Di’ pure”.
“Perché non mi ha detto della vera identità di Aura prima di catturarla?”.
“Ti riferisci forse a quella parte di infanzia che avete passato insieme?”-disse LEI tranquillamente.
“Sì, esattamente”.
“Non volevo che questo legame potesse influenzare le tue scelte. Già il fatto che fosse umana come te poteva indurti ad essere meno...determinato”.
Jayce rimase in silenzio, poi si diresse alla porta, che scorse di nuovo su se stessa e si richiuse al suo passaggio. Fuori, si incamminò velocemente nel lungo corridoio, quasi a volersene andare il più lontano possibile per poter pensare senza il rischio che LEI leggesse nella sua mente. Si sentiva stordito da quella conversazione e dall’ordine che doveva portare a termine. “Non doveva influenzarmi? Oppure...sì?”.

“Cosa vuol dire ‘è tempo che torniate sulla Terra’?”-Max aveva inaspettatamente perso la sua tipica calma.
“Sovrano di Antar”-Theris non si scompose-“Siete a conoscenza del compito che vi è stato affidato e che è di primaria importanza per il vostro pianeta. Non potete permettervi di fare scelte poco sagge o di distrarvi”.
“E Aura?”-intervenne Liz-“Come faremo senza di lei?”.
“Vi verrà assegnato un nuovo agente e insieme riprenderete il lavoro da dove l’avete interrotto”.
“Consigliere Theris, noi vogliamo restare qui e partecipare alle ricerche di Aura”- Michael non nascose un certo tono di sfida.
“Vi ricordo che siete ospiti”-continuò Theris fingendo di non essersene accorto-“Inoltre, non potreste comunque esserci di aiuto, perché siete anche voi degli obiettivi. Esporvi significherebbe solo fare il loro gioco”.
Theris fece chiaramente comprendere che la discussione era finita.

“Ciao”.
Aura, seduta sul letto con la schiena appoggiata al muro, alzò gli occhi e riconobbe Jayce all’ingresso della sua cella. Appoggiò di nuovo il viso sulle ginocchia piegate, senza aver fretta di rispondere al saluto. “Immagino come ti senti adesso...e non posso darti tutti i torti”-Jayce disattivò lo schermo che bloccava l’ingresso e lo riattivò dopo essere entrato.
“Perché se venuto qui? Te l’ha detto LEI?”.
Jayce fu colpito dalla sua schiettezza che era riuscita a togliergli la parola ancora una volta. Decise che non voleva mentirle: -“Ammetto che me l’ha suggerito, ma anche se non l’avesse fatto sarei venuto ugualmente”.
“E per quale motivo?”.
“Per vedere come stavi”-sottolineò lui serio-“Lo sai quello che hai rischiato?”.
“Non ho ricordi molto chiari, ma non credo di essermela passata molto bene”.
“Già”-Jayce si sedette accanto a lei. Per un po’ non parlarono, ognuno preso dai propri pensieri e dai propri dubbi.
Poi, fu Jayce a rompere il silenzio: -“Da quant’è che ti hanno portato qui?”.
“Non lo so...credo un’ora e mezza”.
“E sei così tranquilla? Io dopo solo mezz’ora ho incominciato a girare avanti e indietro”.
“Sei stato messo in cella?”-fece Aura fissandolo sconcertata.
“Proprio in questa”-confermò lui.
“E come mai?”.
“All’inizio ero un po’ refrattario alla disciplina, lo ammetto”.
“Un po’?”.
“D’accordo”-ammise lui-“Ero decisamente refrattario alla disciplina, così hanno pensato bene di farmela imparare qui dentro”.
“E ha funzionato?”.
“Temo di sì. Da quella volta, ho cominciato seriamente ad impegnarmi”.
Jayce si accorse che Aura era ripiombata nel silenzio: -“A che cosa stai pensando?”.
Aura respirò a fondo, guardando ancora davanti a sé: -“Sto pensando che sono qui, in trappola, che non ho idea di quello che sta per accadere, né del perché sono ancora viva...e la cosa più strana è che, nonostante tutto, sto tranquillamente a parlare con te”-poi socchiuse gli occhi e si girò verso Jayce-“Ha senso, secondo te?”.
“Perché no?”-rispose lui, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Aura allungò le gambe e si appoggiò completamente al muro. “Dimmi la verità, tu sai cosa LEI voglia da me?”.
“No, non lo so e non credo che ne verrebbe a parlare con me”.
“Ma come? Tu non sei il suo pilota prediletto?”-lo punzecchiò.
“Spiritosa!”-e le diede una lieve spinta sulla spalla, accorgendosi della sottile punta di ironia nella sua voce.
“Su, non te la prendere, devo trovare un modo per non morire di noia, no?”.

“Ormai non manca molto”.
Kivar non era molto fiducioso. Conosceva bene la reputazione della signora: era molto difficile anche solo immaginare cosa pensasse e la comunicazione a distanza con LEI, poi, gli rendeva praticamente impossibile rendersi conto delle sue vere intenzioni. Perché aveva senz’altro qualcosa in mente. Lui era sicuro di questo.
“Siete certi di aver individuato il granilith?”.
“E’ questione di ore. Ho già trovato il modo di recuperarlo. Come vedi, io sto facendo la mia parte”-commentò lui non nascondendo un certo grado di diffidenza-“Vorrei invece sapere quando i capi dei ribelli saranno eliminati”.
“Comandante Kivar”-LEI non parve irritata-“Come dicono i terrestri, tempo al tempo”.

“Sono contenta che Chris sia il nostro nuovo supervisore”-fece Maria, mentre s’incamminava con gli altri ragazzi verso l’hangar nel quale si sarebbero imbarcati per tornare a casa-“Aura si fidava di lui e sono certa che possiamo farlo anche noi”.
“Sono d’accordo con te, anche se mi auguro che il suo incarico sia solo temporaneo”-replicò Max-“E poi, non mi piace che si dica che Aura si ‘fidava’ di lui”.
“Scusa Max, non volevo dire che mi sono rassegnata”-Maria si rammaricò delle sue parole.
“Cerchiamo di stare calmi”-intervenne Isabel-“Io credo che stiano facendo tutto il possibile per salvarla”.
“Sempre a patto che i timori di Aura che ci sia traditore non siano infondati”.
Le parole di Kyle gelarono tutti e spezzarono ogni desiderio di lanciare nuove ipotesi.
Chris li aspettava all’entrata dell’hangar.
“Ciao”-li salutò-“La mia nave tra poco sarà pronta”.
Si avviarono all’interno del vastissimo locale fortemente illuminato di luce diffusa. Il passaggio continuo ed estremamente sincronizzato di navi sopra le loro teste li lasciò stupiti come la prima volta e seguirono Chris quasi per forza d’inerzia.
La nave di Chris era lì davanti a loro, scintillante e bellissima. I ragazzi si sistemarono dentro e si prepararono di nuovo alla partenza.
“Chiedo l’autorizzazione a decollare”.
“Vai pure. Lo spazio davanti a te sarà libero entro pochi secondi”.
La nave si alzò dalla piattaforma su cui si trovava e prese immediatamente la traiettoria verso il tunnel d’uscita.
Le stelle tornarono a brillare ancora fuori dagli oblò, mentre il Clone Centrale si allontanava sempre di più.

“La prigioniera deve venire con noi”.
Jayce era scattato in piedi, mentre Aura osservava le due guardie con sospetto.
“Dove la dovete portare?”-Jayce tentò di nascondere il proprio nervosismo.
“La signora ha ordinato di vederla”-i due si misero dietro ad Aura e la spinsero verso il corridoio. Prima di allontanarsi, riuscì a voltarsi e incrociò lo sguardo del ragazzo.
“Non temere, vuole solo parlarti”-cercò di tranquillizzarla.
Lei non rispose e uscì.
“Maledizione!”-mormorò, sentendosi impotente.

Aura camminava senza esitazione: farsi vedere insicura non le avrebbe certo giovato.
I soldati la seguivano da vicino e lei, anche se non poteva vederli, era certa che la scrutassero dalla testa ai piedi per impedire qualsiasi tentativo di fuga.
Il tragitto si concluse davanti a una porta, che si aprì quasi immediatamente: dopo essere entrati, le guardie si inginocchiarono, mentre Aura si guardava intorno, cercando di abituarsi alla semi-oscurità della stanza.
“Davanti a me ci si piega, non lo sai?”.
Aura non riuscì a capire da dove provenisse la Sua voce, una delle guardie la colpì dietro alle ginocchia, facendola cadere in avanti.
Con la rabbia negli occhi, alzò la testa cercandoLa: -“Se credi di potermi piegare veramente, sei solo un’illusa!”.
LEI si fece avanti e Aura si rialzò per affrontarla.
“Lasciateci sole”-ordinò alle guardie che uscirono prontamente.
“E’ da tempo che ti aspettavo, sai? Sono almeno quindici anni terrestri...”.
“Cosa vuoi da me?”.
“La domanda non è quella giusta...ma presto lo capirai da sola”-la signora in nero tornò al tavolo che troneggiava al centro della stanza e si sedette.
“Non pensare che tradirò gli altri”.
La signora in nero non badò alle sue parole: -“Da quant’è che non ti raccontano una storia, Aura?”.
“Che stai dicendo?”.
“Vuoi sentire la vera storia della tua vita?”.
“La...vera storia della mia vita?”-Aura rimase interdetta.
“Già, quello che non ti hanno mai raccontato...ad esempio, il perché sono venuta cercarti quella notte all’orfanotrofio o perché c’era anche Demetrius e, sopratutto, chi sono i tuoi genitori. Non te l’ha mai detto il tuo maestro, non è così?”.
Aura si sentiva impietrita: -“Anche se fosse...non potrei certamente credere alle tue parole!”.
“Allora, ascoltami e poi giudicherai da sola se ti sto dicendo la verità”.

“Finalmente sono a casa!”-esclamò Maria.
“Maria, sei tu?”-Amy la raggiunse in soggiorno.
“Mamma!”-e corse ad abbracciarla.
“Cos’è tutto questo entusiasmo? E’ solo da qualche giorno che non ci vediamo. Per caso è successo qualcosa ad Albuquerque?”.
“Oh...n-no...la gita al college è andata bene, sono solo molto contenta di vederti”.
“Allora, ti è piaciuto? Scommetto che riusciresti ad entrarci dopo il diploma...”-Amy continuò a parlare dei progetti che aveva su Maria, mentre quest’ultima la osservava preparare la cena.
Maria si sentiva rapita mentalmente: si doveva auto-convincere che quella fosse la sua normalità, mentre la sua mente era anni luce lontana. La voce della madre risuonava senza avere un vero significato per lei, gli ultimi avvenimenti l’avevano scossa, non ce la faceva a tenere tutto dentro.
“Mamma, ascoltami...”-cominciò un po’ timorosa.
“Dimmi, tesoro”-Amy aveva interrotto il fiume di parole.
“Ecco...io ti devo parlare di una cosa... a dire il vero, tante cose, ma non so da dove cominciare”.
“Io sono qui, Maria. Comincia da una parte”.
Maria guardò gli occhi di Amy: come erano sereni! La sua vita non era perfetta, ma tutto sommato procedeva tranquilla, non doveva aspettarsi catastrofi astronomiche o guerre interstellari. Maria si chiese se aveva il diritto di distruggere le sue sicurezze, ma, allo stesso tempo, sentiva di aver bisogno di lei. Accidenti, perché per Liz era diverso?
“Allora? Non dici niente?”.

Liz e Max erano beatamente sdraiati sulla terrazza di casa Parker e osservavano intensamente il cielo di Roswell. Le domande di rito che i genitori di Liz avevano rivolto appena tornati li avevano messi sul serio in difficoltà e avevano tirato un sospiro di sollievo solo con la scusa di sistemare i bagagli.
“Non sei tranquilla Liz, lo sento”.
“Ormai non c’è più bisogno che ti parli vero? Forse non è mai stato necessario...”.
“A parte la preoccupazione per Aura c’è dell’altro, non è così?”.
“Sì Max, ma è una cosa difficile da esprimere...insomma, abbiamo viaggiato nello spazio!”.
“E subito un attacco nemico, incontrato almeno una decina di specie aliene diverse, sperimentato una realtà impensabile”-concluse lui.
“Già e non mi sembra possibile tornare a una vita normale mentre sopra le nostre teste chissà cosa succede!”.
“Non ti sembrava possibile neanche quando hai scoperto chi ero, eppure adesso siamo qui”.
“Sei dolcissimo a tranquillizzarmi”-Liz sorrise e poggiò la testa sulla sua spalla-“ma con te è diverso...non voglio dire che non mi rendo conto che siamo diversi, ma quando ti vedo...non vedo un alieno, o il re di un altro pianeta...per me c’è solo Max, ci sei solo tu, il ragazzo fantastico di cui mi sono innamorata”-e lasciò che lui la baciasse.
“Credi che per me non sia lo stesso?”-Max le passò il braccio intorno per stringerla-“Anche io sono disorientato e mi sento costretto a vedere le cose con occhi diversi, ma sono certo che possiamo superarlo. E poi, Aura mi aveva avvertito che sarebbe successo: è totalmente normale, dobbiamo semplicemente abituarci”.
“Aura te l’aveva detto?”-Liz ne era sorpresa.
“Sì, poco prima della partenza: mi disse che tutto ci sarebbe sembrato immenso, fuori della nostra portata, ma che avremmo anche imparato a fare i conti con questo”.
“Ormai è inevitabile”-disse Liz con una punta di amarezza.

“Gliel’hai detto?”.
“No, Michael. Ero lì e ho capito che non potevo e non solo per te, per tutti voi, ma anche per mia madre: è meglio che lei continui a pensare che sua figlia abbia i soliti problemi adolescenziali e poi, nella remota possibilità che mi avesse creduto, non era giusto costringerla a vivere in un’ansia continua”.
“E’ quello che significa per te?”-Michael smise di camminare.
“Come?”.
“Per te significa vivere in un’ansia continua?”.
“Non puoi pretendere che io non sia preoccupata per te e per gli altri”.
“Forse, sarebbe stato meglio tenerti fuori da questa storia”-Michael non riuscì a nascondere cosa sentiva.
“No, non hai capito!”-Maria gli si mise davanti e gli prese il viso tra le mani-“Incontrarti è stata la cosa più fantastica della mia vita...”-poi si fermò a pensare un istante socchiudendo gli occhi-“...in tutti i sensi!”.
Michael sorrise: -“Allora non sei pentita?
“Scherzi? Sai che vita noiosa sarebbe stata senza esseri umani e non che ti inseguono, navi spaziali che precipitano con te dentro, misteri mortali da scoprire e così via?”-Maria rise a sua volta e constatò con piacere che il suo rapporto con Michael incominciava ad essere un po’ meno complicato e più aperto.
“Va bene adesso andiamo gli altri saranno già arrivati da Liz”.

“Allora...”-cominciò Chris-“...dobbiamo stabilire una strategia d’azione finché resterò qui”.
“Perché dici così? Hai già in mente di andartene?”.
“Vedi Isabel, per me non è come per Aura: io non sono umano, per questo la mia permanenza sulla Terra non può essere prolungata. Non mi posso far vedere in giro o la gente se ne accorgerebbe subito”.
“Non capisco...”obiettò Alex-“...se non puoi aiutarci, perché hanno assegnato te a questo compito?”.
“Per il momento, sono l’unico supervisore disponibile. E poi, non è che non posso aiutarvi, semplicemente il mio aiuto sarà diverso: agirò nell’ombra senza che nessuno sappia della mia esistenza. Non pensate che sia uno svantaggio, anzi...”.
“Potrebbe essere un asso nella manica”.
“Esatto Max”.
“Che diremo su Aura se ci chiederanno dov’è?”-domandò Tess.
“Aura è andata a trovare una zia malata che vive in California, va bene?”.
I ragazzi fecero cenni di assenso.
“E speriamo che la zia guarisca presto”-concluse Michael.

“Non mi puoi prendere in giro! Lo so perfettamente che è solo un trucco per portarmi dalla tua parte!”.
“Lo ammetto...se tu decidessi di collaborare mi risparmierei il fastidio di eliminarti, senza contare che anche Jayce ne sarebbe felice”.
“Lo sapevo che lo stai usando per indebolirmi”-Aura sentì crescere ancora di più la rabbia.
La signora in nero non si scompose: -“Mi hai fraintesa...io desidero solo che ti renda conto di quello che potresti perderti per la tua ostinazione”.
“Come no...”.
“Ma in fondo queste sono inutili chiacchiere...”-e si alzò per mettersi davanti a lei-“Vuoi sapere chi era tua madre?”.
Aura non rispose.
“Tua madre era una donna bellissima, speciale dovrei dire. Ma scommetto che tu non te la ricordi nemmeno”.
“Ero molto piccola...”.
“Già. La vorresti vedere?”-e si avvicinò di nuovo al tavolo. Sfiorò una piastra e apparve uno schermo olografico al di sopra della sua superficie. L’immagine era quella di una donna sulla trentina, con lunghi capelli neri e lisci e occhi scuri profondamente espressivi. Sullo sfondo, una spiaggia, le onde che si frantumavano e il sole che appena si intravedeva. Sembrava che chi l’avesse fotografata l’avesse colta piacevolmente di sorpresa e la sua espressione era sinceramente felice.
“Lo sai che le somigli, vero?”.
“Come...come si chiamava?”-Aura sembrava incantata.
“Danielle”.
“Danielle...”-ripeté Aura -“E mio padre? Chi era mio padre?”-ormai non desiderava altro che sapere la verità.
“Bene!”-commentò la signora in nero-“Qui inizia la parte interessante della storia!”-e disattivò lo schermo olografico, mentre Aura si risvegliava dal suo stato di trance.
“Anche tuo padre era speciale. Faceva il tuo stesso lavoro”.
“Cosa? Anche lui possedeva una sfera?”.
“Esatto. E non era neanche del tutto umano. Pensa, per un quarto sei aliena anche tu!”.
Aura era sbiancata in viso e si toccò nervosamente la tempia.
“Era giunto sulla Terra per sfuggire a un complotto, ma, purtroppo, è stato tutto inutile”-la sua voce si era fatta stranamente seria.
“Perché? Che è successo?”.
“Lo stavano cercando...sapeva che doveva fuggire di nuovo...ma ormai c’eri tu”.
“Chi lo stava cercando? Che ne è stato di mia madre? Rispondimi!”.
“Tuo padre doveva andare, ma non voleva lasciarci sole...”-la signora in nero sembrò improvvisamente affaticata e anche parlare doveva pesarle molto.
“Che stai dicendo?”-Aura la fissava con un tremendo presentimento.
“Contattò Demetrius, il suo più grande amico, l’unico a cui ci avrebbe affidate e gli chiese di proteggerci finché lui non avesse risolto la situazione, ma non c’è riuscito”-e si sedette respirando a fatica.
“Il mio maestro...”.
“Sì. Lui mi aiutò a farti nascere, non potevo andare in un ospedale...ma loro erano lì, erano già lì!”-la voce, rotta dalla disperazione, creava uno stridente contrasto con quello che era stata fino a pochi istanti prima.
“Non è possibile...non è vero!”-gridò Aura, arretrando istintivamente.
“Io non potevo fuggire, ma Demetrius...io lo scongiurai di portarti in salvo e gli feci giurare che ti avrebbe nascosta”.
“No, no! Lui mi avrebbe detto la verità! Non è vero!”.
La signora in nero non rispose, si rialzò e camminò verso Aura, fermandosi a pochi centimetri. I loro visi, uno coperto e uno terrorizzato, erano vicinissimi, quando LEI si tolse il mantello.
“Tuo padre aveva la stessa espressione quando ritornò sulla Terra per Danielle”-il tono delle sue parole era tornato gelido.
Aura, con le mani sulla bocca per non urlare e gli occhi sbarrati, era arretrata ancora barcollando fino ad accasciarsi contro la parete.
“Non è possibile che tu sia...se amavi mio padre, tu non avresti...”.
“No, vedo che ancora non hai capito del tutto. Anche se questo è il suo corpo, io non sono Danielle”.
Aura trasalì: -“Un simbionte in un corpo ospite!”.
“Sorpresa, vero?”-commentò sarcastica-“Non sono riuscita a prendere tuo padre, ma, in fondo, lo scambio è stato abbastanza equo”.
“Come hai potuto!”-Aura, in preda all’ira, le si avventò contro e insieme finirono a terra.
“No, non così, cara piccola Aura! Non vorrai fare del male alla tua mamma!”.
Aura allentò la presa e si ritrovò bruscamente afferrata e trascinata via da due guardie giunte improvvisamente.
La signora in nero si ricompose coprendosi di nuovo il viso: -“Anche se ti sembrerà strano, io capisco la tua rabbia, è tipicamente umana”.
“TI pentirai di quello che hai fatto a mia madre!”.
“Non ti farebbe piacere parlare con lei?”.
“Cosa?”-Aura non sapeva se aveva compreso bene la proposta.
“Io ti posso concedere la possibilità di parlare con lei. Lo vorresti?”.
Aura non rispose.
“Pensaci bene”-poi si rivolse alle guardie-“Portatela nella sua cabina!”.

Theris sbucò fuori dal passaggio coperto e davanti a lui si aprì un enorme ambiente sferico, al centro del quale si trovava un nucleo circolare più piccolo che aveva come unico collegamento una strada sospesa nel vuoto profondo. Lo percorse velocemente e allo stesso tempo con grande attenzione, misurando ogni suo passo, mentre si avvicinava all’entrata aperta del nucleo.
“Ormai la verità sta venendo a galla”-Theris sembrava rassegnato. Poi alzò lo sguardo, aspettando una risposta alla domanda che aveva sottointeso.
Davanti a lui, una figura umana completamente luminosa si mosse fino a raggiungerlo.
“Soul”-lo richiamò Theris-“Io temo che LEI dirà la verità ad Aura e non riesco a prevederne le conseguenze”.
L’uomo di luce, di cui non si riuscivano a scorgere le fattezze, rimase a pensare. “Questo vuol dire che il sistema delle sfere è in pericolo. Se Aura ci tradisse, si aprirebbe una falla”.
“E’ possibile che ci sia già”.
“Chi, Theris?”.
“Non lo so ancora, ma se fosse così la cattura di Aura potrebbe nascondere più di quello che pensiamo”.

“Tornare a scuola adesso mi fa uno strano effetto”-commentò Kyle.
“Già!”-confermò Tess-“Sembra così...così...”.
“Piccola”-concluse Isabel sopraggiungendo alle spalle.
“Isabel!”-esclamò Kyle-“Mi hai quasi spaventato!”.
“Scusami”-fece lei sorridendo.
“Non è colpa tua, è stata semplicemente la nostra ‘gita’ a scombussolarmi un po’”.
“Credo che abbia fatto a tutti questo effetto”-disse Max seguito dal resto del gruppo.
“Bene, ci siamo tutti”-osservò Liz-“Sentite, stamattina Chris mi chiamato al cellulare e mi ha detto di dirvi che ci aspetta al lago dopo la scuola”.
“Perché ha chiamato te?”-chiese Max, leggermente perplesso.
“Evans!”-lo canzonò Michael-“Temi di perdere la tua posizione da leader?”.
Maria allora lo fulminò con lo sguardo, mentre l’espressione di Max non nascondeva che la frase non gli fosse affatto piaciuta.
Liz intervenne: -“N-no, non hai capito! Lui ha provato a chiamarti, ma il tuo cellulare non era raggiungibile”.
“Comunque”-tagliò corto Isabel-“Vediamo di essere puntuali, d’accordo?”-e si diresse in classe.
“Non mi piace l’atmosfera che si sta creando”-mormorò Alex.

A Jayce sembrava di impazzire: non riusciva più a trattenere il proprio nervosismo e l’attesa di sapere cosa fosse successo ad Aura sembrava un’eternità.
“E se Aura avesse ragione?”-si domandò e subito fu preso dallo stupore. Prima di allora, non aveva mai messo in discussione l’operato della signora.
“Ma, se LEI avesse in mente qualcosa?”. Chiedergli di ‘addolcire’ Aura non era forse un modo di sfruttare il loro legame? Era giusto?
“Il nostro legame...”-mormorò soprapensiero. Sì, erano legati lui ed Aura, in un modo strano, ma lo erano.
“Devo scoprire cosa c’è sotto”-si decise infine-“Oppure questa cosa mi porterà via la testa!”.

“Vi ho convocati per una questione importantissima”-esordì Chris, appoggiandosi al muretto che circondava la terrazza sopra il Crashdown-“Mi è appena giunta una comunicazione dal Clone Centrale e, purtroppo, non ci sono bune notizie”.
“Aura?”.
“Temo di sì…”-Chris esitò a proseguire-“Le nostre fonti dicono che, a quanto sembra, Aura ha deciso di passare al nemico”.
“Non è possibile!”-esclamò Alex.
“E’ assurdo!”-gli fece eco Max-“Perché l’avrebbe fatto?”.
“Le motivazioni non sono chiare …mi dispiace ma non so nulla di più”.
“Cosa significa questo?”-chiese Liz incredula.
“Significa che…che dovremo combatterla, oppure che potrebbe tentare di fare il doppio gioco”.
“E come?”.
“Vedi Isabel…voi possedete qualcosa di molto prezioso che, probabilmente, è nel mirino non solo dei vostri nemici ma anche della signora in nero”.
“Il granilith?”.
“Sì, Michael, il granilith. Il fatto è che chi lo possiede ha praticamente la possibilità di fare ciò che vuole”.
“Spiegati meglio”-intervenne Tess-“Noi non l’abbiamo mai capito del tutto. Che cosa è in grado di fare il granilith?”.
“Non è semplice. A seconda di come viene usato, permette i viaggi nello spazio e nel tempo, o anche le ricombinazioni genetiche, come è successo nel vostro caso”.
“Allora è con il granilith che siamo stati riportati in vita?”.
“Esatto. Capite che, se cade nelle mani sbagliate, provocherebbe un danno grandissimo agli equilibri interplanetari”.
I ragazzi si guardarono sconcertati e Chris continuò: -“Ma tornando ad Aura…potrebbe rifarsi viva qui per tentare di impossessarsi del granilith. Per questo, lo nasconderemo in un posto più sicuro”.
“E dove?”.
“Potremo portarlo all’interno del Clone Centrale. Non c’è un posto più sicuro nell’intero universo”.
“Già…anche Aura l’ha detto”-mormorò Maria.
“Domani, dopo le lezioni, mi accompagnerete alla caverna e lo trasporteremo nella mia nave. Naturalmente, inventatevi una scusa per assentarvi qualche ora”.
Chris smise di parlare e si infilò occhiali e cappello per mimetizzarsi prima di andarsene.
Max lo avvicinò e con aria strana gli chiese: -“Ne siete proprio sicuri? Io non riesco a credere che Aura ci abbia traditi”.
“Nemmeno io lo vorrei. Ero molto affezionato a lei, ma credo che le cose stiano così e dobbiamo abituarci all’idea”.
“Ma perché l’avrebbe fatto? Aura odiava quell’essere!”.
“Ti confiderò una cosa, ma ti prego di non dirla agli altri”-Chris abbassò il tono della voce e si avvicinò di più-“Non so con precisione cosa sia successo, ma sembra che il Consiglio abbia parlato di un possibile legame tra lei e qualcuno all’interno della loro organizzazione”.
“Un legame? Con chi?”.
Chris non rispose e a Max si spalancarono gli occhi: -“Il pilota! Ma ha tentato di ucciderci!”.
“Ha tentato di uccidere voi, non Aura”.
Max si sentì come paralizzato e non poté più obiettare. Chris finì di vestirsi e, fissandolo in silenzio, scese dalla scala anti-incendio.

Jayce strisciava un po’ a fatica attraverso lo stretto condotto d’aerazione, interrotto periodicamente dalle grate che si aprivano nei vari locali della base.
“Forza!”-si diceva-“La stanza non è lontana”.
Aveva passato una buona parte della giornata a studiare il modo per conoscere i piani della signora e finalmente aveva avuto l’idea giusta. Si era chiesto più volte se non stava facendo una pazzia, ma, dopo aver visto lo stato in cui si trovava Aura dopo il colloquio che aveva avuto con LEI, tutti i dubbi erano spariti.
“Aura”-pensò. Non gli aveva neanche rivolto la parola, era rimasta seduta in un angolo a fissare il vuoto con gli occhi gonfi di pianto. Era allora che si era deciso a scoprire la verità.
Guardò ancora attraverso le grate e vide la signora seduta alla scrivania. Adesso doveva solo aspettare.
Fortunatamente, l’attesa non fu lunga.
“Entrate!”.
I tre alieni, che non indossavano la divisa dei soldati, ma lunghe tuniche scure, si fecero avanti per qualche passo, poi si inchinarono immediatamente.
Jayce li osservò con attenzione: i loro occhi, dal taglio quasi felino, i loro lunghi capelli, così bianchi… era sicuro di averli già visti.
“Ma certo!”-si ricordò infine-“Sono medici!”.
“E’ tutto pronto, nostra signora. Non appena, avremo il granilith procederemo al trasferimento”-fece uno di loro, evidentemente il più anziano.
“La ragazza? E’ adatta?”-chiese la signora.
“E’ perfetta!”-intervenne con convinzione un altro dei tre-“Gli esami condotti su di lei mentre la curavamo confermano che è compatibile con l’attuale suo ospite. Con il granilith, poi, risolveremo qualsiasi complicazione dovesse sorgere”.
“Bene! Continuate a prepararla, fra poco arriverà anche il granilith”.
I tre si congedarono con un altro inchino e uscirono.
La signora si risedette e commentò soddisfatta: -“Va tutto secondo i piani!”.
“I piani!”-a Jayce sembrò di essersi improvvisamente risvegliato da un incubo per trovarsi in uno peggiore-“Non vuole semplicemente le informazioni, vuole…vuole Aura!”.

Seconda parte

“Non so voi, ma io non posso crederci”.
“A chi lo dici”-Liz si sedette accanto a Max a uno dei tavolini del Crashdown. Chris se ne era andato da poco lasciandoli sconvolti.
“Non ha senso”-Isabel parlava da sola.
“Già”-commento Michael-“Aura sembrava sincera con noi”.
“E invece, era solo un inganno”-sospirò Maria.
“No, vi dico che non ha senso tutta questa storia!”-esclamò Isabel-“Pensateci! Aura non poteva avere nessun motivo per allearsi con loro!”.
Max la fissò, incerto se rivelare ciò che Chris gli aveva confidato. Avrebbe voluto rimanere in silenzio, ma alla sorella non sfuggì il suo sguardo strano.
“Max, dimmi la verità: cosa ti ha detto Chris prima di andarsene? C’è qualcosa che non sappiamo, vero?”.
Il ragazzo sentì puntati addosso tutti gli sguardi e si mosse a disagio.
“Vedete, Chris mi aveva raccomandato di non parlarvene, ma tanto vale che ve lo dica: loro, quelli del Consiglio, sospettano che Aura avesse degli accordi segreti tramite il pilota della nave che ci ha attaccato fuori dal tunnel”.
“Jayce!? Ma ha tentato di ucciderci tutti!”.
“Non tutti, Isabel. Voleva uccidere solo noi, non Aura. Senza contare le visioni che tu stessa hai avuto mentre eravamo sul Clone Centrale. L’hai detto tu che sembrava che Aura e Jayce stessero collaborando, no?”.
“Ma era una situazione di emergenza!”-controbatté lei-“Noi non sappiamo davvero quello che è successo!”.
“E’ vero”-rispose Max calmo-“Ma, per ora, abbiamo solo questo e le parole di Chris”.
“Allora, che facciamo?”-chiese infine Tess.
“Quello che abbiamo sempre fatto”-esordì Kyle-“Aspettiamo”.

“Cosa devo fare?”.
Jayce camminava attraverso i corridoi della base senza sapere dove andare. Fu per caso che si rese conto di trovarsi di fronte alla cabina dove era stata trasferita Aura.
Riluttante a entrare o meno, rimase a riflettere. Di solito, non ci metteva più del tempo veramente necessario per prendere una decisione, ma questa volta era diverso.
Fermarsi avrebbe significato prendere le sue parti e mandare all’aria tutta la sua vita. Proseguire oltre era come lasciare che ad Aura venisse strappata via la propria coscienza.
“Un passo, soltanto uno…”.

“Comandante Kivar!”.
“Cosa c’è?”.
“Abbiamo localizzato il granilth. Possiamo procedere al recupero”.
“Ne sei sicuro?”.
Il soldato affermò con decisione: -“Si signore, il segnale è stato rintracciato nella zona desertica dei dintorni della cittadina chiamata Roswell”.
“Bene”.
“Organizzerò una spedizione, signore. Desidera che avverta la signora?”.
“No! Prima voglio essere sicuro di avere il granilth”.
“Si, signore”-e il soldato uscì.
“Prima”-pensò Kivar-“Voglio vederci chiaro”.

Aura era raggomitolata in un angolo, come in un disperato tentativo di difendersi dalle verità che le erano state sparate addosso.
Sembrava non essersi neanche accorta della presenza di Jayce che si avvicinò per toccarle la spalla.
Aura alzò lo sguardo verso di lui. I suoi occhi erano ancora pieni di pianto e lui non poté dire nulla, investito da tutte quelle tremende sensazioni che Aura non riusciva a controllare.
Rimase a fissarla per qualche momento, intimamente partecipe del suo dolore, anche se non ancora consapevole di tutto quello che l’aveva sconvolta.
Razionalmente, voleva scuoterla dicendole che era il momento di reagire, ma la razionalità era crollata non appena l’aveva vista. Allora, fece l’unica cosa che l’istinto lo spinse a fare: la circondò con le sue braccia e la costrinse ad appoggiare la testa sulla sua spalla.
Aura non si oppose, si sentiva troppo persa, così incapace di ritrovarsi, che anche quel conforto, per quanto strano e inaspettato, riusciva a donarle una pausa nella tempesta dei suoi pensieri.
“Abbiamo poco tempo”-Jayce allontanò con delicatezza Aura-“Io ora so cosa ha in mente e se non te ne vai…”.
“Io-io ti ringrazio, ma non posso”-lo sorprese lei.
“Come? Non puoi?”-chiese incredulo.
Aura si rialzò da terra e Jayce fece altrettanto. Lei si strinse le spalle cercando di evitare il suo sguardo indagatore, ma lui le si parò davanti. “Dimmi cos’è questa storia”-le chiese serio- “Non ha senso che tu voglia restare!”.
“Non ha molto senso neanche che tu voglia farmi fuggire”.
A Jayce sfuggì un mezzo sorriso rassegnato: -“Ma come fai a togliermi sempre la parola?”.
“Sarà una dote di famiglia…”-Aura aveva un’espressione ancora più sconvolta.
“Che vuoi dire? Che cosa ti ha detto da impedirti di cercare di andartene?”.
“Jayce…io non riesco a sopportare l’idea che LEI sia…non riesco nemmeno a dirlo…”.
“Devi dirmelo invece. Aura non posso aiutarti se non so tutta la verità!”.
Lei chiuse gli occhi e abbassò la testa: -“LEI ha preso mia madre!”.
“Ha preso tua madre? Dove la tiene? Noi potremmo liberarla…”.
Ma Aura scosse la testa e le lacrime le solcarono ancora il viso.
“Oh no…”-Jayce intuì-“On no! LEI ha preso il corpo di tua madre…e adesso vuole fare lo stesso…”-tornò a fissarla-“con te!”.
Ad Aura si spalancarono gli occhi, presa dal terrore.
“Ecco perché…io li ho sentiti dire che tu sei compatibile per il trasferimento ed è perché…”.
“Perché sono la figlia dell’ospite!”-concluse lei, come in trance.
Jayce si scosse: -“Dobbiamo andarcene! Devi venire con me!”.
“Ma non posso lasciare qui mia madre!”.
Lui l’afferrò deciso: -“Io non conosco tua madre, ma sono certo che non vorrebbe mai che ti capitasse una cosa del genere!”-poi, però, si calmò-“E neanch’io lo voglio”.
Aura fu colpita dal senso di supplica delle sue parole.
“Ti prego…ti prego vieni con me”.

La mattina arrivò di nuovo a Roswell.
Isabel si alzò solleticata dai raggi che si infiltravano dalle tende. Le scostò per godersi quel tepore che penetrava attraverso i vetri e rimase assorta.
“Buongiorno”-la salutò Max, entrato in quel momento.
“Buongiorno”-rispose la sorella.
“Non mi sembra che tu abbia dormito molto stanotte”.
“No, infatti”-il tono di Isabel, tuttavia, sembrava non accusare la stanchezza-“E’ che più ci penso e meno mi convince questa storia del tradimento”.
“Cosa non ti torna?”.
“Quello che non capisco è come avrebbe fatto Aura ad architettare tutto”-si voltò a guardare il fratello-“Ad esempio, se era lei la spia, perché non ha portato via il granilth appena ha scoperto dove si trovava? Avrebbe potuto farlo e, contemporaneamente, farci fuori tutti senza troppi problemi!”.
“E’ vero, non ha molto senso”-convenne Max.
“Inoltre, se aveva un piano prima di venire qui, come faceva a sapere che Demetrius sarebbe morto? Senza contare che abbiamo visto con i nostri occhi in che modo è stata colpita mentre si trovava su quel pianeta e io sono certa che fossero ferite vere”.
“Già…”-Max era preso dal ragionamento, quando qualcuno bussò alla finestra.
“Michael!”-esclamò facendolo entrare.
“Ciao!”-disse lui saltando dentro.
“Che ci fai qui?”.
“Sono venuto perché sono sicuro che Aura non ci abbia traditi”.
“Anche noi lo pensiamo”-intervenne Isabel-“Ma tu come lo sai?”.
“Ci ho riflettuto bene e non mi è venuto in mente niente…so solo che non può essere vero!”.
“Michael!”-Isabel scosse la testa-“Tu non cambierai mai!”.
“Non importa”-replicò lui-“Ma adesso che si fa? Chris era sicuro di quello che diceva, non credo che sarà semplice fargli cambiare idea”.
“Hai ragione…ed è questa la cosa sconcertante”-rifletté Max-“Conosciamo Aura da molto meno tempo di lui eppure siamo stai noi ad avere dubbi su un suo possibile tradimento”.
“Infatti”-disse Isabel-“E’ come se Chris avesse accettato troppo in fretta l’idea. Ma lui non è uno dei suoi migliori amici?”.
I tre rimasero in silenzio, per guardarsi negli occhi con il medesimo pensiero in testa.
“Sbrighiamoci ad andare a scuola”-Max ruppe il silenzio-“Dobbiamo parlarne agli altri”.

“Dove stiamo andando?”.
“Parla piano!”-Jayce cercò di voltarsi ma il condotto di aerazione era troppo stretto-“Potrebbero sentirci da fuori!”.
Aura strisciava dietro di lui con qualche difficoltà e ancora non sapeva bene quale fosse la loro meta. Ma doveva fidarsi.
Ad un certo punto Jayce le sussurrò di fermarsi e si mise a scrutare attraverso una grata.
“Va bene, via libera”-e forzò la grata rimuovendola.
S’infilò con le gambe nel passaggio e saltò. Si alzò immediatamente guardando attentamente in giro per assicurarsi che non lo avesse visto nessuno e le fece cenno di seguirlo. Aura lo imitò senza esitazione e si lasciò scivolare giù. Jayce le attutì la caduta, afferrandola istintivamente per la vita.
“Tutto…bene?”-le chiese.
“Sì”-rispose lei, percependo una certa stranezza nella sua voce.
“Camminiamo bassi, la mia nave è quella vicina all’uscita”.
“Ok”-disse Aura, poi le venne in mente che la nave di Jayce l’aveva colpita lei prima di precipitare pochi giorni prima-“Davvero ironico…”.
I due si avvicinarono evitando di farsi notare e nascondendosi dietro le altre navi, posizionate in perfetta fila lungo la parete dell’hangar.
Arrivati a quella di Jayce, avanzarono radenti lungo una fiancata fino ad arrivare alla metà della carlinga. Jayce appoggiò la mano sulla piastra di riconoscimento e, immediatamente, l’entrata si aprì. Fece passare avanti Aura, che s’infilò subito dentro, poi si scrutò ancora intorno e la seguì.
“Adesso?”.
Jayce si mise ai comandi e inizializzò la procedura di decollo: -“Adesso, dobbiamo trovare il modo di far aprire il passaggio”.
“Se avessi la sfera non sarebbe un problema”-pensò Aura, gettando un’occhiata alle proprie mani strette tra loro-“Come fate qui, se dovete uscire urgentemente?”.
“Dobbiamo sempre avere un’autorizzazione, che viene inviata al centro di controllo con un messaggio codificato e contrassegnato da un codice di sicurezza”.
“E’ troppo complicato tentare di inviarne uno falso, ma forse possiamo farci passare per qualcuno che ce l’ha”.
“Che intendi?”-Jayce la guardò interrogativo.
“Puoi accedere da qui alla lista delle autorizzazioni?”.
“Non si potrebbe, ma è possibile”-Jayce si mise all’opera-“Ecco, ci sono due navi come la mia in partenza nella prossima mezz’ora”.
“Come fanno a riconoscervi quando partite?”.
“Brava!”-esclamò Jayce, intuendo la sua idea-“Basterà sottrarre il comunicatore d’identità da una di queste due navi”.
“Si può fare?”.
“Mi ci vorrà un po’, non è semplice entrare e prenderlo senza essere visto”.
“Jayce, stai correndo un grosso rischio già ora. Sei sicuro di volerlo?”.

“E’ possibile che il vero scopo del rapimento di Aura non sia quello che ritenevamo all’inizio. In base all’elaborazione dei dati in nostro possesso, è più probabile che sia in atto un tentativo per trasferire il simbionte dall’organismo conosciuto come ‘Signora in nero’ a quello di Aura”.
Theris aveva ascoltato le parole di Soul, l’uomo di luce senza volto, e ne risentiva come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco.
Soul, invece, non dava l’impressione di mostrare alcun sentimento.
“Ma, in fondo”-si disse Theris-“non è un essere vivente, è solo l’interfaccia vagamente umana del nucleo del Clone Centrale”-eppure, quell’indifferenza gli creava un senso di irritazione.
“La situazione può precipitare; occorre, per precauzione, impedire ad Aura ogni accesso alla base nel caso che ritornasse qui”.
“Soul!”-Theris era sconcertato-“E’ Aura! Non c’è una possibilità per tentare di liberarla?”.
L’uomo di luce rimase per qualche istante silenzioso.
“Il calcolo delle probabilità indica che la percentuale di successo è minima. La cosa più logica da fare è impedire che Aura possa arrivare al nucleo del Clone Centrale. Questo è, verosimilmente, il vero obiettivo del nemico”.
Theris si alzò di scatto: -“Ovviamente, se questa direttiva parte dal nucleo, io non mi posso opporre!”.
Soul non si mosse: -“Non è nelle tue facoltà”.

“Me lo sentivo!”-esclamò Maria.
“Il problema”-fece Max-“è quello di stabilire come comportarci. Chris, lo avete sentito tutti, è deciso a fermare Aura. Noi che faremo?”.
“Tenteremo di farlo ragionare”-rispose Liz-“Dopotutto, lui è suo amico e avrà senz’altro qualche dubbio che la storia del tradimento sia vera, anche se non ce l’ha detto”.
“Mi è venuta in mente un’idea”-s’intromise Kyle, mettendosi a sedere vicino a Tess-“Perché, Isabel, non provi ad entrare nella mente di Chris e non cerchi di convincerlo?”.
“Vuoi dire, spiare nella sua testa per poterlo influenzare?”.
“Sì, magari condividendo qualche tuo ricordo o facendone riaffiorare qualcuno dei suoi”-continuò Tess.
“Come idea non è male”-intervenne Alex-“ma ricordatevi che Chris non è un essere umano. Siamo certi che Isabel non corra rischi?”.
“Ultimamente, abbiamo usato molto il tuo potere”-Michael si rivolse direttamente all’aliena-“Potresti non avere la forza necessaria per effettuare un collegamento così impegnativo”.
Isabel rifletteva: -“Può darsi che tu abbia ragione. Però, come al solito, non abbiamo altra scelta, no?”.

Erano ormai passati una quindicina di minuti da quando Jayce se ne era andato furtivamente per prelevare il comunicatore. Le mani di Aura si stringevano fortissime, quasi in preghiera, mentre la tensione le pervadeva la mente.
“Presto, fai presto!”-si ripeteva, evitando di pensare a cosa sarebbe potuto accadere.
Si voltò verso l’entrata, ma ancora niente.
“Se gli succede qualcosa per colpa mia…”.
“Possiamo andare!”.
Aura trasalì: -“Jayce! Non mi ero accorta che eri ritornato!”-disse portandosi la mano sul petto.
“Meglio io che un altro, no?”.
“Altroché! Allora, ci sei riuscito?”.
“Certamente, ora devo semplicemente montarlo sulla mia nave”-e aprì un piccolo scomparto su una parete laterale togliendo una piastrina semitrasparente e inserendovi quella che aveva con sé”-Ok, riconfiguro il componente e andiamo”-si mise alla console e dopo poco cominciò la procedura di decollo.
“Speriamo che funzioni”.
“Io credo di sì, siediti”-e le indicò il sedile accanto al suo-“Comincia la commedia”.
Jayce aprì una comunicazione: -“Controllo, sono pronto per la partenza. Invio dati per il riconoscimento”.
“Qui controllo. Riconoscimento avvenuto, partenza confermata”.
La nave si alzò e prese il condotto per uscire, mentre il grande portello si apriva gradualmente davanti ad essa.
“Siamo fuori! Ce l’abbiamo fatta!”.
“Aspetta”-Jayce non era altrettanto entusiasta-“Abbiamo solo guadagnato un po’ di tempo”.
“Qui controllo”-udirono-“Abbiamo riscontrato delle irregolarità. Ti ordiniamo di rientrare alla base per una verifica”.
“Non ci penso neanche!”-Jayce azionò i propulsori alla massima velocità e subito i sensori segnalarono la presenza di due navi che li inseguivano.
“Accidenti! Dobbiamo trovare un modo per toglierceli di dosso. Hai un suggerimento?”.
Aura scosse la testa: -“L’ideale sarebbe il Clone Centrale, ma senza sfera non posso individuarlo. Ci rimane solo la Terra. Lì troverò senz’altro il modo per contattarlo”.
“Va bene. Apriamo un tunnel, non potranno capire subito dove stiamo andando”.
La navetta entrò nel passaggio e le stelle e le due inseguitrici scomparvero lasciando il posto ad un surreale sfavillio di colori.
“Da qui quanto ci vorrà?”.
“Due ore e mezza”.
“E’ sufficiente”.
“E’ sufficiente per cosa?”-chiese Jayce.
“Per parlare”.

“Consigliere Theris, consigliere!”.
“Parla!”-chiese lui al soldato che era arrivato trafelato.
“Sembra che una navetta sia fuggita dalla base nemica! Hanno cercato di riprenderla, ma ha imboccato un tunnel con destinazione sconosciuta”.
“Aura…”-mormorò Theris-“Lo sai che non puoi trovarci senza sfera, quindi stai andando…devo partire subito! Preparatemi una nave!”.
“Con quale destinazione?”-fece un altro membro del consiglio.
“Terra”.

I ragazzi si trovavano in aula deserta della scuola.
“Pronta?”.
“Sì Alex, sono pronta”-Isabel sorrise notando la sua preoccupazione-“Non temere, non mi spingerò troppo oltre. Ma lo devo fare. Lo capisci, vero?”.
Alex annuì con riluttanza: -“Comunque”-le disse abbracciandola-“non provare a non tornare da me”.
Lei sorrise ancora: -“Non mi sfiora l’idea di disobbedirti!”.
Isabel si distese su un materassino che avevano preso dalla palestra, mentre gli altri alieni erano intorno a lei per aiutarla.
Una volta che si fu addormentata, i ragazzi si concentrarono per trasmetterle la propria energia.

Chris era seduto al posto di comando della propria nave e non si accorse della presenza di Isabel.
“Deve essere addormentato”-pensò lei-“e sogna di essere qui”.
Isabel gli si avvicinò ancora e, sfiorandogli la fronte, gli chiese: -“Sei sicuro che Aura ci abbia traditi?”.
Chris non rispose e non aprì gli occhi, ma sullo schermo della plancia apparve una scritta: -“No”.
“Bene, come immaginavamo”-commentò l’aliena-“Allora, perché sei determinato a fermarla? Perché, invece, non vuoi tentare di liberarla?”.
Di nuovo, altre parole: -“Fa parte del piano che lei resti lì e, nel caso che contatti gli antariani, che essi pensino che abbia disertato”.
“Ma allora il consiglio aveva un piano sin dall’inizio. La cattura di Aura era un modo per entrare nella base nemica?”.
“La cattura di Aura era programmata; solo in questo modo tutti gli obiettivi potevano essere raggiunti”.
Isabel sospirò di sollievo: evidentemente, avevano pensato male riguardo a Chris e al consiglio che, invece, tenevano tutto sotto controllo.
Stava quasi per andarsene, quando la curiosità la spinse a fare un’ultima domanda: -“Quali sono gli obiettivi? Per caso, c’entra anche Antar?”.
Sullo schermo, al posto delle solite parole, apparvero delle immagini e Isabel sbiancò: -“Che quella sia la…la Signora in Nero? Che significa?”.
La Signora, o meglio l’immagine che Chris aveva in mente, cominciò a parlare: -“Tu farai in modo di comunicarmi quando e dove Aura uscirà dal tunnel per incontrare il Clone Centrale. Usa il solito sistema, non ti intercetteranno”.
Isabel sentì la voce di Chris: -“Cosa ha in mente?”.
“Ho bisogno di un ospite compatibile con quello attuale e Aura, essendone la figlia naturale, è il soggetto più adatto. Naturalmente, sarà necessario avere anche il granilith che è custodito dai reali di Antar in esilio sulla Terra”.
“Kivar cosa c’entra?”
“E’ mio alleato. Io ucciderò i reali e lui mi farà avere le informazioni per utilizzare il granilith. Non posso più resistere per molto tempo in questo corpo, è necessario portare a termine l’operazione al più presto”.
“Certo, mia signora. E per me che ci sarà?”.
“Con il corpo di Aura potrò entrare nel Clone Centrale e accedere alle sue risorse. In breve, ne prenderò possesso e tu sarai il mio braccio destro”.
“Porterò a termine la missione, mia signora”.
Le immagini sparirono e Isabel non poté più resistere al panico. Cercò immediatamente di andarsene, doveva dire subito agli altri ciò che aveva scoperto, ma il suo sguardo cadde su Chris e scoprì con orrore che aveva gli occhi aperti e che la stava fissando. “E tu che ci fai qui?”.
Isabel indietreggiò mentre lui si alzava dal sedile: -“Dimmi cosa ci fai qui!”-le urlò minaccioso.
Lei non riusciva a fare nulla, si sentiva bloccata e comprese che Chris la stava trattenendo con la sua forza.
Spaventata, si mise a gridare: -“Max! Ragazzi! Aiutatemi! Non mi lascia andare!”.

Max si scosse: -“Era Isabel! E’ nei guai!”.
“L’ho sentita anch’io”-disse Tess.
“Tiriamola fuori di lì!”-esclamò Michael-“Presto!”.

“Chris, perché lo stai facendo? Aura è tua amica!”.
Lui non si scompose: -“Io sono come Aura da tutta la vita e non ho ottenuto nulla, nulla! Anche se avete scoperto tutto non potrete fermarmi! Voi e i vostri amici siete già morti!”.

“No!”-urlò Isabel risvegliandosi di colpo.
Max la strinse per rassicurarla: -“Calmati, calmati! Sei tornata! Non sei in pericolo”.
“Che è successo?”-fece Liz-“Perché sei così terrorizzata?”.
“Chris…”.
“Gli è successo qualcosa?”.
“No Maria, è lui! E’ lui che ha tradito Aura…e noi!”.

“Di cosa vuoi parlare?”.
Aura sospirò: -“Di tutto questo. Voglio dire del perché di tutto questo”.
“Beh, ti ricordo che volevano il tuo corpo per impiantarci un…chissà-che-cosa e che ti ho aiutato a scappare perché non succedesse”.
Lei sorrise amaramente: -“Ok, questo è ovvio. Ma perché mi hai aiutata? Cosa ci guadagni tu?”.
“Non starai pensando che ti stia ingannando, spero”.
“Non so più cosa pensare, ad essere sincera. Jayce, hai rinunciato a tutto e non mi pare che tu sia una persona che fa le cose senza una ragione”.
Jayce rimase a guardare davanti a sé, ma la sua attenzione non era verso il tunnel che scorreva, ma era rivolta molto più avanti di quanto la vista potesse andare: -“La verità è che…ho capito che avevi ragione tu, sin dall’inizio, sin da quando ci siamo incontrati”.
“Che vuoi dire?”.
“Vedi, ho riflettuto tantissimo sulla vita che ho fatto finora e non mi sono sentito molto fiero. Ma questo non è tutto: ho capito che ho iniziato a vedere le cose come stavano solo grazie a te”-e si voltò per incrociare i suoi occhi-“Ho capito che non è giusto, o meglio che non voglio più eseguire qualsiasi ordine solo perché è mio dovere. Non voglio più rendermi responsabile del male che LEI fa ad altri. Per questo ti ho aiutata”.
Aura era rimasta senza parole, come incantata, e Jayce dovette girare lo sguardo, sorridendo un po’ imbarazzato.
“Per la prima volta, sono io che ti riduco al silenzio. Non è incredibile?”.

“Mia signora! Jayce ha aiutato Aura a fuggire!”.
“Prevedibile…Aura ha fatto più danni di quello che temevo. Ma no ha ancora vinto, io so bene dove sta andando”-la signora in nero si avvicinò al tavolo e aprì la comunicazione-“Preparate una nave, deve essere pronta entro cinque minuti, o ci andrà di mezzo l’esistenza di uno di voi!”.

“Chris mi ha vista e sa che siamo a conoscenza del loro piano. Verrà qui, ne sono certa!”.
I ragazzi, ascoltato il racconto di Isabel, si stavano dirigendo velocemente fuori dell’edificio scolastico, attenti a non farsi scoprire da qualche professore.
“Non perdiamo tempo”-Max prese in mano la situazione-“Dobbiamo nasconderci e far sparire anche il granilith. Qualcosa mi dice che Chris non ci metterà molto a trovarlo”.
Erano ormai fuori quando Alex si fermò. “Che ti prende?”-gli chiese Marial.
“Non abbiamo pensato alle nostre famiglie! Chris potrebbe far loro del male se non gli consegniamo il granilith”.
Liz, Maria e Kyle si scambiarono occhiate di preoccupazione. “Come facciamo a proteggerle?”.
“Non ce ne sarà bisogno”.
I ragazzi si voltarono: Chris era già lì e immediatamente compresero che era troppo tardi per scappare.
“Non ricorrerò alle vostre famiglie. Perché dovrei sprecare così tanta fatica quando…”-e si avvicinò a Liz-“…ho già quello che mi serve per avere il granilith”.
“Non la toccare!”-Max si frappose-“Se fai qualcosa a lei o agli altri…”.
“Questo dipende solo da quanto sei disposto a collaborare”.

“A che pensi?”.
“Alla Terra, a Max e agli altri…non so perché, ma ho un brutto presentimento”-Aura si morse il labbro inferiore-“Sono sicura che nei piani della signora in nero ci sono anche loro”.
“Lo credo anch’io”-confermò Jayce-“altrimenti, non avrebbe ordinato di ucciderli…a proposito, volevo domandarti una cosa: quando eravamo sul pianeta, ho visto che c’erano altri esseri umani insieme agli antariani. Chi erano?”.
Aura sorrise: -“Quelli erano…le loro rispettive metà”.
“Ah! Ma perché sono venuti, non era una gita di piacere!”.
“Jayce! Sono innamorati pazzi, farebbero qualsiasi cosa gli uni per gli altri!”.
Lui non replicò.
“Perché questo silenzio?”-gli chiese Aura-“Ho detto qualcosa di sbagliato?”.
“No, no assolutamente. Sono solo un po’…sorpreso”.
Una spia si accese a interrompere i loro pensieri: -“Tre minuti all’uscita”.

Il tragitto verso la stanza delle capsule sembrava un viaggio all’inferno: i ragazzi erano stati costretti a prendere la jeep di Max, su cui si trovava anche Chris, e la macchina di Maria.
“Non fate niente”-aveva raccomandato Max-“Chris non si farà di scrupoli a reagire”.
“Max…”.
“Non ti preoccupare, Liz”-l’aveva rassicurata-“Ci tireremo fuori da questo guaio come le altre volte”.
Ma neppure lui ne era davvero convinto.
I due veicoli si fermarono nel deserto e i loro occupanti scesero.
“Pittoresco!”-commentò sarcasticamente Chris-“Ora mostratemi l’ingresso alla stanza!”.
Max, non nascondendo la propria rabbia, fece strada tra le rocce.

“Ci siamo. Sei sicura che sono…qui? Ma che razza di posto è questo?”.
“Eh…si chiama Crashdown…è un locale dove la gente si riunisce per incontrarsi e mangiare qualcosa”-rispose Aura.
“Va bene, me lo spiegherai meglio un’altra volta. Adesso troviamoli”.
“Entriamo”.
Si fecero largo tra le persone che affollavano il Crashdown e Aura scorse il padre di Liz.
“Jeff!”.
“Oh Aura! Bentornata! Come sta tua zia?”.
“Mia…zia?”-ma subito si riprese-“Molto meglio, grazie. Senti, sono appena tornata e volevo salutare Liz e gli altri. Mi sai dire dove sono?”.
“Che peccato! Sono appena partiti per portare un loro nuovo amico a fare un giro nel deserto, ma saranno di ritorno in giornata”.
Aura si voltò verso Jayce.
“Va bene, ti ringrazio comunque. Vorrà dire che li saluterò quando tornano. Ora devo andare, ci vediamo”.
“Ciao Aura”.
I due si precipitarono fuori e Aura disse: -“Io so dove sono andati. Dobbiamo raggiungerli subito!”.
“Perché?”.
“Credo che il loro ‘nuovo amico’ sia uno dei nostri agenti. Tramite lui, posso comunicare con il Clone Centrale”.
“Andiamo alla mia nave”.
“No, ora siamo sulla Terra e la gente non viaggia ancora con le astronavi. Prendiamo la mia macchina”.

Max pose la mano sulla roccia e un bagliore verdastro l’attraversò, facendo dischiudere l’entrata.
“Prego, prima tu”-gli ordinò Chris.
Il gruppo entrò, Chris li seguì e richiuse la porta.
“Ma guarda chi si rivede!”.
I ragazzi si bloccarono impietriti e Chris, non capendo cosa stesse succedendo, venne avanti.
“Kivar!”-esclamò sorpreso-“Cosa ci fai qui?”.
“Chris, che tempismo! E non sei neanche solo!”-Kivar si mosse fino ad Isabel-“Vilandra, mi sei mancata molto, lo sai?”.
Isabel non aprì bocca e si limitò a non nascondere la propria irritazione sfidandolo con gli occhi.
I soldati con lui erano tutt’intorno al granilith e si accingevano a smontarlo.
“Non puoi portarlo via, Kivar”-protestò Chris-“Non erano questi i patti con la signora!”.
“Non mi interessa. Per me i patti sono cambiati, quando la signora non ha portato a termine la sua parte del piano, uccidendo i ribelli”.
“Noi, i ribelli?”-saltò su Max.
“Stai attento, Zan”-lo redarguì lui-“Ti ho già ucciso una volta e niente mi impedisce di farlo di nuovo”.
“Basta Max!”-lo pregò Liz-“Non lo provocare!”.
“Su Antar o qui sulla Terra, i guai del re sono sempre le donne!”-commentò sarcastico Kivar, poi tornò verso il granilith-“Sbrigatevi, lo voglio sulla mia nave subito!”.
“La signora in nero non sarò affatto contenta di questo”-minacciò velatamente Chris.
“Ne riparleremo quando la rivedrò. Con il granilith in mio possesso e senza le informazioni per utilizzarlo, non può farmi niente”.
“Mi hai forse chiamata?”.
Tutti si voltarono e dal fondo scuro della grotta apparve LEI.
Kivar si sentì gelare, ma nascose l’inquietudine: -“Era ora che arrivassi…”.
“Appena in tempo, direi”.
Chris si precipitò subito ad inginocchiarsi: -“Mia signora, ho appena scoperto anch’io che Kivar stava prendendo il granilith senza comunicarvelo e…”.
“Silenzio! Sei qui da tempo, eppure solo ora ti sei fatto dire dove si trovava e non hai nemmeno recuperato il Libro!”.
“Perdonatemi, mia signora, perdonatemi!”-Chris era visibilmente terrorizzato.
“Hai approfittato anche troppo della mia pazienza”-la signora mise la mano sulla testa dell’aliena e, come avvolto da un lampo incandescente, svanì urlando.
I ragazzi furono invasi dall’orrore e Michael non poté trattenersi: -“Sei un mostro!”. Stava per lanciarsi contro di LEI, quando una forza invisibile lo scaraventò sulla parete opposta della caverna. Maria e gli altri lo soccorsero, mentre la signora non fece una piega: -“Se non mi servissi più tardi, ti avrei fatto fare la stessa fine di quell’incompetente”-poi si rivolse a Kivar-“E tu, smettila di provocarmi! Comunque, se ti va, possiamo metterci ancora d’accordo”.
Kivar, impressionato dalla scena, tremava: -“Co-cosa intendi?”.
“Stiamo per ricevere visite”.

“Ci siamo. L’entrata della caverna è qui”-Aura guidava Jayce nell’arrampicata sulle rocce.
Si avvicinarono e Aura fece aprire la porta e insieme si addentrarono nella semi-oscurità.
“Ragazzi! Dove siete?”-gridò.
“Siamo qui”-ma non era la voce di Isabel, o Liz, o Tess o neanche quella di Maria.
Jayce percepì subito l’evidente differenza: -“Aura”-la fermò-“LEI è qui”.
“Come?”.
“Ti dico che LEI è qui”.
“Chi è stato sotto il mio comando mi riconosce immediatamente”-la signora in nero rivelò la sua presenza-“altrimenti muore”.
Aura era decisa a non farsi intimidire: -“Dove sono Max e gli altri?”.
“Oh, non temere, stanno benone. Ma perché le cose continuino a stare così dipende solo da te”.
“Cosa vuoi?”.
“Quello che ho sempre voluto: vivere. E non mi potrai più mettere i bastoni tra le ruote, a meno che tu non ti voglia rendere responsabile della morte di tutti i tuoi amici”.
“Aura, non le dare ascolto. Ci ucciderà tutti ugualmente!”-le disse Jayce.
“Non sopporto quando un traditore rovina i miei piani”.
Jayce si sentì immediatamente soffocare: con un gemito di dolore si accasciò a terra, come se decine di mani che non poteva né vedere né combattere stessero stringendo il suo collo.
“No! Lascialo!”-gridò Aura-“D’accordo, farò quello che vuoi!”.
“Senza dubbio”-disse la signora e Jayce poté finalmente respirare.
“Aura…”-riuscì a mormorare.
“Lo devo fare”.
Le guardie di Kivar li afferrarono e li portarono più all’interno nella grotta, dove era il granilith e dove erano stati messi gli altri.
“Aura!”-esclamò Liz, ma si rese conto che anche lei era prigioniera-“Oh no!”.
Jayce fu messo accanto a loro, che non capivano come mai fosse trattato in quel modo.
“Ma tu non sei uno…di loro?”-gli domandò Maria.
“Non più”.
I soldati legarono Aura al granilith e, nel frattempo, la signora in nero si posizionò esattamente sul lato opposto.
“Bada, Kivar”-lo minacciò-“se mi giochi qualche scherzo, la pagherai”.
Kivar inserì un cristallo nel granilith, che iniziò a emettere diffusamente luci e suoni, e al suo interno si creò un vortice.
“Che state facendo?”.
“Il simbionte verrà trasferito nel granilith e da lì alla vostra amica”-spiegò Kivar-“E da quel momento, sarà finita per tutti”.
“Allora perché lo fai?”-gridò Isabel.
“Perché, anche se non lo facessi, non cambierebbe nulla”.
Dal granilith partì un fascio di luce che investì la signora in nero, per poi ritirarsi gradatamente. Nel congegno apparve un essere informe e vagamente argentato che vi si agitava dentro.
Il granilith sembrò allora pulsare con maggiore intensità, come per prepararsi al nuovo trasferimento.
“E’ quasi fatta…”-commentò rassegnato Kivar.

“Adesso Aura!”-Theris le diede il segnale e quelli che erano con lui immobilizzarono immediatamente i soldati di Kivar-“Cambia le impostazioni!”.
“Sfera”-ordinò lei e subito essa apparve luminosa-“entra nel granilith, deve partire!”.
La sfera entrò alla base del vortice e tutta la struttura cominciò a sussultare sempre più violentemente.
Aura guardò il simbionte e fu come se anche lui stesse guardando lei: -“Salutami Antar!”-mormorò.
Jayce, che si era liberato, corse a slegarla quando la caverna cominciava già a crollare.
“Tutti fuori!”-urlò Theris.
Aura si voltò verso il corpo della signora in nero, che giaceva accanto al granilith: -“Dobbiamo portarla via”.
“Non c’è tempo!”-e Jayce la costrinse a uscire.
Le pareti cedettero e il granilith esplose verso il cielo, fino a scomparire.
“Sei sicuro che su Antar…?”.
“Non temere, Aura. Hanno l’ordine di farlo saltare non appena i sensori lo avranno a tiro”-la rassicurò Theris.
“Dov’è Kivar?”-chiese ad un tratto Alex.
“E’ scappato”-constatò Michael-“Ma sono certo che si rifarà vivo”.
“Mia madre è ancora la dentro…”.
“No Aura, mi dispiace. Quel corpo ha cessato di vivere quando il simbionte è stato estratto”-le spiegò-“E, in quanto a tua madre, è morta molto tempo fa”.
Aura sospirò, nascondendosi il viso tra le mani: -“Non c’è più speranza…che cosa resta adesso?”-chiese più a se stessa.
“Tuo padre…sapere la verità anche su di lui. Tu vuoi conoscerla?”.
Aura fissava il vuoto: -“E’ inutile domandarmelo…non ho scelta”.

Scritta da Aura


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