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IL VIAGGIO


Riassunto: Per accompagnare Aura, i ragazzi affrontano per la prima volta un viaggio nello spazio che non sarà per niente tranquillo, anzi...

Data: 14/06/2001 - 24/08/2001

Valutazione: Adatto a tutti

Disclaimer: Tutti i personaggi del racconto, ad eccezione di Aura, Jayce, la signora in nero, Theris, Chris e Moren appartengono alla WB. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

E-mail: toangel@supereva.it

Grazie a... 
- Antonio che ha permesso di pubblicare racconti come questo sul proprio sito;
- Critex, senza i cui preziosi suggerimenti, questo racconto non sarebbe mai stato scritto.


Prima parte

Il silenzio intorno era davvero profondo. Le stelle brillavano come non mai nel cielo sopra il deserto, ma l’oscurità vicino alla superficie circondava, come una coperta, la sabbia, le rocce, l’aria, il sonno, i sogni.
Aura osservava l’ambiente intorno a sé come per cercare di carpirne in qualche modo la serenità. Non che si sentisse agitata, piuttosto l’attesa di quella risposta dal Clone Centrale, che dava per scontata, aveva sospeso in lei qualsiasi reazione, staccandola dalle proprie emozioni.

La portiera dell’auto si richiuse alle sue spalle e Aura si mise a frugare nella tasca della giacca per trovare le chiavi dell’ufficio. Solo due porte la separavano dalla verità, ma il tragitto per superarle sembrava non finire mai.
Si sedette alla scrivania della stanza segreta sul retro e aprì lo schermo del suo computer portatile. Sì, il messaggio era arrivato. Respirò profondamente per farsi coraggio e lo lesse.

La mattinata era chiara. Il sole, ormai estivo, stava ridando vita ad un’assonnata Roswell, che ricominciava ad affrontare tranquillamente una normale giornata. Come al solito, i ragazzi si ritrovarono a scuola. “Qualcuno di voi è riuscito a contattare Aura?”-chiese Max. “No”-risposero gli altri e Liz continuò-“Siamo passati al suo ufficio ma era tutto chiuso, non ha risposto neanche al campanello”.
“E’ probabile che i suoi timori su Demetrius si siano rivelati fondati”-osservò Tess.
“Poverina, per lei deve essere come aver perso il suo vero padre”-rifletté Maria ad alta voce e Michael la circondò con un braccio, anche lui consapevole di quali sentimenti si potessero provare.
“Adesso abbiamo lezione, ma ci vedremo a fine giornata al Crashdown; se Aura non si sarà fatta viva per allora andremo a cercarla”-disse Max e si avviò con gli altri in classe.

“Ti renderai conto che non puoi lasciare l’incarico proprio adesso. La situazione è molto delicata e quei ragazzi devono essere protetti”. “Lo so, anzi lo capisco benissimo, Soul”-Aura stava con i gomiti sulla scrivania rivolta allo schermo del computer, poi sospirando appoggiò la fronte sulle palme delle mani-“Ma non posso mancare, non posso fargli questo”. La voce dall’altra parte dello schermo tacque un istante: -“E come farai a proteggere quei ragazzi?”. “Soul, il vero problema è un altro!”-Aura si era alzata di scatto snervata-“Il problema è LEI! Lo capisco che è rischioso avvicinarmi al Clone Centrale con le SUE spie che gironzolano lì intorno, ma tenermi lontana è quello che vuole LEI, è la Sua strategia!”-Aura si dovette calmare e si risedette-“Scusami, non riesco più a controllarmi”. “Non ti preoccupare, lo so cosa stai passando...va bene, Aura, ti aspetteremo, ma cerca un modo per proteggere la missione”.
“Lo troverò, stanne certo”.

“Perché hai voluto vederci?”- Michael, insieme agli altri, compresi Valenti, Nasedo e, per la prima volta, anche Kyle, si erano riuniti al lago dopo aver ricevuto il messaggio di Aura e aspettavano spiegazioni.
“Perché dobbiamo discutere un problema e voglio che mi diciate la vostra opinione”.
“D’accordo, di che si tratta?”-intervenne Max.
“Demetrius...è morto”-il viso di Aura s’incupì-“e io devo andarmene. Fra poco più di sessanta ore sarà celebrato il suo funerale e non posso mancare”.
“E allora devi andare”- si fece avanti Liz.
“Non è così semplice. Voi siete troppo vulnerabili in questo momento. Lasciarvi soli sarebbe come mandare un invito ai vostri nemici”.
“E allora cosa vuoi fare?”.
“Un’altra soluzione ci sarebbe ma non so se a voi andrà bene”.
“A cosa hai pensato?”.
“Se io non posso partire per voi, allora dovrò partire con voi”. “Cosa?!”.
“L’unico modo che ho per proteggervi è portarvi in un luogo sicuro e il luogo più sicuro che conosco è il Clone Centrale.”-il suo tono di voce non aveva colore-“Ma, come ho detto, spetta a voi dirmi cosa ne pensate. Non mi riferisco solo ai ‘cecoslovacchi’, ma anche a Liz, Maria, Alex e Kyle. Ciascuno di voi potrebbe essere un bersaglio”.
Aura sentiva puntati su di sé degli sguardi allibiti, aveva già immaginato una tale eventualità e sapeva di non poterci fare nulla, non ne aveva né la volontà, né la forza.
Fu Max ad interrompere l’imbarazzato silenzio:-“Ragazzi, ascoltatemi. Aura ha fatto molto per noi, anche più di quello che doveva. Non abbiamo il diritto di impedirle di partire”. Gli altri rimasero ancora un po’ in silenzio, osservando ognuno la reazione dell’altro. Infine, Liz si avvicinò a Max e disse con decisione:-“Per me va bene”.
“Anche per me,”-fece Maria-“non lascerò sola la mia migliore amica”.
“Allora ci sto anch’io”-decise Michael.
“Visto che le cose stanno così, neanche io ed Isabel ci tireremo indietro”-Alex per la prima volta sapeva di poter parlare anche per la sua ragazza, che non obiettò.
“Voi cosa avete deciso?”. Tess e Kyle si guardarono. Quest’ultimo osservò:-“Beh, io non ho mai viaggiato nello spazio. Vorrà dire che inizierò ora”.
“Io invece l’ho già fatto, almeno che io sappia, per cui non avrò problemi”-chiuse Tess.
“Grazie ragazzi”-Aura era sollevata-“di cuore”.

Appena dopo due ore erano tutti pronti nel deserto accanto alla stanza delle capsule.
“Con che cosa viaggeremo? Con la nostra nave?”.
“No Max, non è necessario e non mi sembra neanche giusto”-rispose Aura-“Non è un viaggio che affrontate per voi o per il vostro pianeta. Lo fate per me, per questo utilizzeremo la sfera”.
Tutti aspettavano una nuova trasformazione.
“Sfera, selezione modulo di trasporto”-comandò Aura. Dall’oggetto luminoso partirono due brevi raggi di luce rossastra orizzontali e opposti che sembrarono allungarsi verso l’alto. Su questa sorta di schermo olografico apparvero diverse opzioni che si accendevano quando Aura passava loro vicino le dita. “Selezione modulo effettuata”.
Lo schermo si ritirò in se stesso e la sfera divenne accecante.
“Allontaniamoci”-consigliò Aura agli altri otto.
La sfera cominciò ad espandersi velocemente occupando sempre più lo spazio davanti alla stanza delle capsule.
D’un tratto, aveva assunto la forma affusolata e leggermente appiattita di una nave spaziale. Il sole ne metteva in risalto la sagoma, che ricordava quella di un triangolo senza punta, il muso e i fianchi dominati dai cristalli della plancia. Sul retro, invece, i ragazzi potevano ammirare stupefatti grandi propulsori.
“E’ incredibile!”- commentò meravigliato Kyle-“E’ al di là di ogni immaginazione!”.
“Già!”-disse Alex-“Neanche nei miei sogni ho visto niente del genere!”.
Aura si avvicinò al fianco della nave e vi appoggiò la mano che fu subito attraversata da un fascio di luce apparsa sulla carlinga. Parte di essa scivolò su se stessa permettendo al gruppo di entrare e rivelando un interno ancora più stupefacente.
I due posti di comando erano davanti, circondati da monitor e pulsanti.
Poco più indietro otto sedili, opposti fra loro e separati da un breve corridoio, avevano alle loro spalle sezioni trasparenti delle fiancate che permettevano di vedere all’esterno.
“Wow!”-esclamò Maria salendovi sopra con le ginocchia e dando un’occhiata fuori.
“Là in fondo c’è una stiva; potete sistemarci i bagagli”-li informò Aura-“Si aprirà non appena vi avvicinerete”.
I ragazzi cominciarono allora a caricare le valigie, mentre Maria, Isabel e Tess continuarono ad ispezionare la plancia.
Liz, invece, si staccò e raggiunse Aura che, al posto di comando, preparava il decollo.
“Con tutte queste novità siamo stati così presi da non chiederti neanche come ti senti”.
“Non per questo ho pensato che siete insensibili, anch’io ho reagito così le prime volte”.
“Lo immagino”-disse Liz guardandosi intorno-“ma ancora non mi hai detto come stai”.
“Non te lo so dire. So solo che non riesco a provare altro che un senso di vuoto che, paradossalmente, mi pesa sempre di più. E poi...”.
“E poi cosa?”. “E poi non so come reagirò quando arriveremo, non so cosa farò quando lo vedrò, non so più nulla”.
Liz la guardò sinceramente preoccupata poi le disse:-“Io non posso dirti quello che proverai ma di una cosa puoi essere certa: noi ti staremo vicini”. “Grazie Liz”.
“E’ ora di partire. Sedetevi per favore”. L’apertura sul fianco del veicolo si richiuse scorrendo.
“Iniziamo con la procedura. Sistema anti-gravitazionale attivo”. La nave si staccò da terra e quando i ragazzi se ne accorsero trattennero il respiro.
“Abbiamo quindici secondi per lasciare l’atmosfera senza essere scoperti da satelliti o radar perciò dovrò azionare i propulsori al massimo. Potrebbe crearvi qualche fastidio perciò tenetevi forte”. Max e gli altri ubbidirono prontamente.
“Smorzatori inerziali attivi. Propulsori di coda attivi fra cinque, quattro, tre, due, uno,...”.
L’astronave sfrecciò nel cielo sopra il deserto, mentre al suo interno i passeggeri si sentivano leggermente schiacciati ai sedili.
“Lasceremo l’atmosfera tra tre secondi, poi andrà meglio”.
Lo spazio con i suoi miliardi di stelle li accolse dolcemente. La Terra, splendidamente blu, si allontanava sempre più alle loro spalle e i ragazzi in preda ad una forte emozione provarono un repentino senso di nostalgia.
Persino Michael, che non vi si era mai sentito veramente a casa, si lasciò sfuggire un:-“Quanto è bella!”.
Aura si avvicinò, sorridendo un po’. “In tutti i miei viaggi vi assicuro che non ho mai visto niente che si avvicinasse anche solo lontanamente alla Terra. Sarò di parte, ma per me è così”.
“Quanto durerà il viaggio?”-le chiese Tess. “Circa tre ore, se ci apriamo un tunnel, altrimenti centomila anni”. “Direi di prendere la scorciatoia!”.
Ad Aura cadde lo sguardo su Kyle che aveva gli occhi fissi nel vuoto. “Tieni Kyle”-e gli porse un piccolo oggetto cilindrico. “Cos’è?”-disse lui prendendolo in mano. “E’ un tranquillante. Metti l’iniettore sul braccio e spingi il pulsante in alto; ti sentirai subito meglio”. “Ma io non ho paura!”. “Ti credo, ma anche agli astronauti più in gamba capita di essere nervosi”.
Aura ritornò ai comandi. “Inizializzazione procedura di apertura tunnel”.
La nave, ormai fuori dal sistema solare, si fermò.
“Cosa succede?”-chiese Maria un po’ allarmata.
“Non temere, è tutto normale. Sto per generare una specie di ‘buco’ dimensionale nello spazio”.
“Per fare una cosa del genere ci vuole un’enorme quantità di energia!”.
“Hai ragione Alex, per fortuna la sfera è all’ottanta per cento.”-Aura pose una mano su una piastra della consolle che aveva davanti e che si illuminò-“Generatore...attivo!”.
Dalla parte anteriore della nave partì un fascio di luce che sembrò fermarsi ad una certa distanza e lì concentrarsi, formando una cavità circolare grande abbastanza perché il veicolo potesse passarci.
Aura disse che il tunnel, essendo artificiale, non sarebbe durato a lungo ed accese i propulsori. La nave entrò nel passaggio che si richiuse quasi immediatamente dopo.
“Ok, ora non ci resta che aspettare”.
Il viaggio continuò tranquillo: i ragazzi non parlavano molto, anche perché compresero che Aura non era così tranquilla come voleva far credere.
All’esterno, nel frattempo, il tunnel continuava a scorrere in un ipnotico turbinio di colori.

Camminava con passo sicuro e svelto nel lungo corridoio scuro. Le guardie armate , abituate ad eliminare ogni intruso senza perdere tempo, lo riconobbero ma lo bloccarono ugualmente.
“Sono atteso”-disse lui. I suoi occhi scuri non si abbassarono affatto agli sguardi inquisitori che aveva davanti ma restarono fermi, non tradendo alcuna indecisione.
“Ti scorteremo noi”- gli rispose uno dei due, che si misero al suo fianco e lo condussero davanti ad una porta. Dopo un istante questa si aprì scorrendo e permise ai tre di entrare. Immediatamente si inginocchiarono a terra e attesero.
La stanza non era molto più illuminata, si scorgeva che era ampia e di forma tondeggiante con grandi aperture verso l’esterno che rivelavano la presenza di milioni di stelle.
“Potete andare”-una voce femminile si fece sentire anche se non era visibile colei a cui apparteneva. Le guardie si alzarono e uscirono.
“Alzati Jayce”-ordinò.
Il ragazzo ubbidì prontamente:-“Sono ai tuoi ordini, mia signora”
La signora in nero gli si avvicinò con la sua inquietante presenza ma Jayce non parve intimidito, né il suo sguardo perse fierezza.
“Sai perché ti ho fatto chiamare?”. “No”.
“Sono venuta a conoscenza che i nostri concorrenti hanno richiamato dal pianeta Terra uno dei loro migliori elementi. Proprio ora sta percorrendo un tunnel artificiale che fra poco più di un’ora si aprirà per incontrare il Clone Centrale. Ho saputo inoltre che viaggiano sullo stesso veicolo alcuni capi dei ribelli di Antar, che, come saprai, ha appena stipulato accordi di collaborazione con me”.
“Cosa devo fare?”
“Il compito che sto per affidarti è molto delicato e richiederà molta perizia da parte tua, ma so che ne sei all’altezza, sei il mio miglior pilota.”-fece una pausa, allontanandosi dal ragazzo per osservare lo spazio esterno, poi si girò nuovamente verso di lui-“Vicino al luogo dove si aprirà il tunnel c’è un sistema di pianeti uno dei quali, piuttosto primitivo anche se ricco di risorse naturali, ti servirà per farli atterrare. Una volta sulla superficie, eliminerai i fastidiosi ‘problemi’ dei nostri neo-alleati”.
“E il nostro nemico?”.
“Non dovrai usare violenza; mi serve nelle migliori condizioni possibili. Voglio solo che tu faccia in modo che venga qui”.
“Potrei avere problemi con la sua sfera”.
“Non temere. Nello sforzo di proteggere i suoi amici consumerà quasi tutta la sua energia e comunque i nostri scienziati hanno messo a punto un sistema che ti permetterà di assorbire potenza e lo stanno montando proprio ora sulla tua navicella”.
Jayce si inginocchiò di nuovo:-“Porterò a termine la mia missione”. La signora in nero passò una mano sui capelli castani del ragazzo:-“So che lo farai”.
Il ragazzo si alzò e si avviò all’uscita. “Jayce”-lo richiamò e lui si voltò nuovamente-“Ricordati di non farti influenzare dal fatto che è una giovane creatura umana come te e soprattutto ricordati il suo nome: Aura”.

"Svegliatevi! Fra due minuti usciremo dal tunnel”-Aura stava scuotendo i ragazzi dal loro torpore.
“Dove ci troveremo all’uscita?”-chiese Max.
“Vicino ad un sistema di pianeti simile a quello solare. Lì attenderemo il passaggio del Clone Centrale”.
Max guardò Liz e le strine la mano. Sapeva che sarebbe stato un momento emozionante e voleva condividerlo. Lei gli sorrise e appoggiò la testa sulla sua spalla, mentre gli altri erano ancora un po’ storditi.
“Fine del tunnel fra tre secondi”.
L’astronave si trovò di nuovo tra le stelle, ma non più nello spazio aperto. Davanti a sé i ragazzi videro una stella intorno alla quale orbitavano una decina di pianeti grandi e piccoli.
“Accidenti!”-commentò Alex-“Sembra di essere tornati indietro!”.
“Non hai tutti i torti”-gli disse Aura-“Dalle mie analisi risulta che uno dei pianeti più interni si trova nelle medesime condizioni della Terra: sarebbe abitabile dagli esseri umani”.
“Vorrà dire che ci verrò in vacanza!”-fece Kyle riuscendo a strappare un mezzo sorriso a tutti.

“Manovra di accerchiamento”-comunicò Jayce alle due astronavi che lo seguivano-“Non mi sfuggirai Aura”.

“Che c’è?”-all’improvviso, un segnale di allarme si era acceso ed Aura era ritornata precipitosamente ai comandi.
“Maledizione! Tre navi nemiche in avvicinamento! Sedetevi, presto!”.
“Come facciamo adesso!”-Maria era in preda al panico e Michael la strinse cercando di calmarla.
“Tenterò una manovra diversiva, tenetevi forte!”. Aura azionò i propulsori al massimo dirigendo la nave verso l’interno del sistema di pianeti.
Le tre inseguitrici si divisero dietro di lei.
Aura guardò lo schermo dei sensori:-“Per ora ne abbiamo solo una in coda ma le altre arriveranno presto...ok, vuoi giocare al gatto con il topo? Ti accontento subito! Sfera, passa al controllo cerebrale!”. Immediatamente, dalla postazione su cui si trovava si staccarono due piccoli dischi che si posizionarono sulle tempie della ragazza e generarono un visore virtuale davanti ai suoi occhi.
Aura lasciò i comandi manuali e si concentrò solo su ciò che vedeva nel visore.
La nave nemica aveva tentato più volte di colpirli con raggi di energia senza andare a segno, ma la distanza tra loro continuava a diminuire.
D’improvviso, con una brusca decelerazione e alzandosi di quota Aura riuscì a passare dietro al veicolo e a colpirlo con un siluro prima che potesse allontanarsi.
Quest’ultimo perse il controllo e cominciò a cadere attratto dalla gravità di uno dei pianeti più esterni.
“Fuori uno!”-gridò Michael ma fu interrotto da un forte scossone della navicella.
“Accidenti! Ci hanno presi...ma cosa...non è possibile che la sfera sia scesa al sessantatre per cento!”.
“Andiamocene di qui!”-Isabel era spaventata.
“Ci stanno tallonando! Vogliono spingerci da qualche parte...ma dove?”-furono di nuovo colpiti-“Sfera al quarantasette per cento!”.

“Forza Aura, vai dove voglio io”-Jayce non mollava l’inseguimento-“Presto rimarrai senza energia e sarai costretta ad atterrare”.

“Così non ce li toglieremo di torno...devo tentare di...”-ma un altro scossone la zittì-“Sfera al trentanove per cento!”.
“Moriremo!”-i ragazzi si strinsero fra loro.
“Adesso basta!”-Aura decise una mossa disperata-“Max fai in modo che tutti si mettano le cinture”.
“Cosa hai in mente?”-le chiese lui mentre eseguiva l’ordine.
“E’ meglio che non te lo dica!”.
Aura tentò una comunicazione. Sullo schermo apparve qualcuno a risponderle, ma quello che vide le tolse lì per lì la parola per lo stupore: al posto dell’alieno mostruoso che si aspettava era apparso un essere umano, un ragazzo bruno che la guardava con scuri occhi di ghiaccio.
“Il mio nome è Jayce e ti consiglio di non opporre ulteriore resistenza”.
“Tu sei umano...com’è possibile?”.
“Voglio che tu segua attentamente le istruzioni che ti darò e ricorda: non sono suggerimenti”.
Le due navi nemiche erano ora a distanza ravvicinata. “Dovrai atterrare sul pianeta che ti sta vicino e lì ti consegnerai senza tentare alzate di ingegno o sarà peggio per te”.
“Che succederà ai miei amici?”.
“Una volta sul pianeta vedremo”-e chiuse la comunicazione.
“Vuole uccidervi, Max”-Aura era ancora presa dalla meraviglia. “Glielo lascerai fare?”. “No Tess, ho ancora una sorpresa in mente. Sfera, seleziona ‘onda d’urto’ ”.

Le tre navi era ancora vicine quando da quella di Aura sembrò espandersi un alone leggermente luminescente. “Ma che cos’è?”-si chiese Jayce. Non finì di formulare il pensiero che le spie d’allarme del suo veicolo si accesero. “Onda di energia!”-con un incredibile prontezza di riflessi si scostò non potendo però evitare del tutto di essere colpito. L’altra astronave invece fu presa in pieno ed esplose. Jayce perse il controllo del suo veicolo ma prima di precipitare verso il pianeta sottostante riuscì a sparare un ultimo colpo.

“Ci ha colpiti ancora! Energia al venti per cento!”-Aura non riusciva più a controllare la nave-“E’ troppo poco! La sfera non riuscirà a mantenere questa forma! Dobbiamo atterrare!”.
“Perché la velocità aumenta?”-chiese Kyle allarmato. “E’ la gravità del pianeta e non ho energia per i propulsori anteriori...preparatevi ad un atterraggio di fortuna!”.

L’astronave si avvicinò sempre più velocemente alla superficie. “Tenetevi, proverò una planata su quella pianura!”.
L’impatto fu piuttosto duro e la nave continuò comunque la sua corse sul terreno. I ragazzi erano violentemente sbattuti e temevano che le cinture non resistessero. “Se non ci fermiamo andremo contro quelle rocce!”-gridò Liz. “Forza rallenta, rallenta!”-pregava Aura. La velocità decresceva ma non sembrava bastare e tutti si preparavano all’urto. Fortunatamente non fu molto violento e poterono tirare un sospiro di sollievo.
“Fatemi uscire!”-disse Maria distrutta dall’ansia. Aura fece scorrere l’apertura sulla fiancata e i ragazzi andarono fuori. La luce non sembrava troppo diversa da quella del Sole e questo li rinfrancò un po’. “Siamo bloccati qui, vero Aura?”. “Per il momento sì, Isabel. Dobbiamo aspettare che arrivi qualcuno dal Clone Centrale; ho lanciato un SOS prima di precipitare”. Dietro di loro, l’astronave mutò forma di nuovo tornando ad essere un piccolo oggetto sferico che Aura richiamò a sé, mentre a terra erano rimaste le valigie.
“Ci troveranno?”. “Sì Max, non ti preoccupare...anzi...dovete scusarmi per avervi coinvolto in questo pasticcio”.
“Non è stata colpa tua Aura”.
“Invece sì Liz. Sapevo che alcune delle spie della signora in nero si erano fatte vive vicino al Clone Centrale, ma non immaginavo che avrebbe saputo con esattezza dove sarebbe sbucato il tunnel”-poi ragionandoci-“Già, come ha fatto?”.
“Una talpa?”-suggerì Michael.
“Non è possibile. Nessuno che conosco lo farebbe mai!”-Aura non accettava l’idea.
“Comunque, è meglio affrontare questo problema quando saremo al sicuro”.
“Hai ragione Max”.
“Adesso mi immagino cosa è accaduto a Roswell nel ‘47!”-osservò Alex.

Jayce arrancava per farsi strada nel folto della vegetazione. Sopravvivere era stato un miracolo, ma la ferita alla testa dovuta all’impatto con la superficie faceva male e gli provocava un certo grado di stordimento. “Forza”-si diceva-“Non sono lontani”. Non si accorse, tuttavia, che una presenza lo osservava, seguendolo di nascosto.
“Questo posto è fantastico!”-Liz osservava il panorama dalla cima di un’altura insieme a Max.
“Chissà se ci sono esseri intelligenti?”-si chiese quest’ultimo.
La loro conversazione fu interrotta da un improvviso e forte eco simile al verso di un animale che proveniva dalla foresta che vedevano poco oltre la vallata sottostante.
Max e Liz concentrarono lì lo sguardo, cercando di vedere qualcosa, mentre gli altri, voltatisi verso la stessa direzione, li raggiunsero.
“Cos’è stato?”-si chiesero.
“Non siamo soli”-disse Aura-“Cerchiamoci un riparo”.

Anche Jayce aveva udito la stessa cosa, ma molto più da vicino. Sapeva che probabilmente era un segnale, l’inizio della caccia, e che la preda era lui. “Ma io non sono facile da mangiare!”-pensò scrutandosi intorno e preparandosi a combattere. La foresta non sembrava dare segni di pericolo e decise di proseguire tenendo gli occhi bene aperti.

Perlustrando la zona circostante, Michael era riuscito a scovare una piccola grotta la cui apertura era semi-coperta da piante rampicanti e il cui interno era pieno di stalattiti e colonne. “Sarà facile rifugiarsi qui, se sarà necessario”-disse agli altri-“e poi grossi animali feroci non possono entrarci”. “Bravo Michael!”-fece Maria stampandogli un grosso bacio sulla guancia.
“Sdolcinati nonostante tutto!”-commentò disgustata Isabel, facendo ridere gli altri.
“Pensiamo anche a come accamparci, nel caso che non ci trovino entro stanotte. Ci vuole un po’ di legna da ardere”.
Max e Kyle si proposero per andare a cercarla. “Stai attento”-si raccomandò Liz.
“Non abbiamo più parlato dopo quello che mi è successo”-esordì un po’ imbarazzato Kyle.
“Deve essere stato uno shock per te. Dopotutto, hai rischiato di morire e hai scoperto che gli alieni esistono, in una volta sola”.
“Già, ma questo non è un buon motivo per non ringraziarti”.
Max sorrise: -“Non ce n’è bisogno. Chiunque al mio posto avrebbe fatto lo stesso”.
“Sto dicendo sul serio Evans”-Kyle si fermò-“Non dimenticherò quello che hai fatto per me, ti sono debitore”.
“Mi basta che diventiamo buoni amici una volta per tutte...e non come quella volta che ci siamo ubriacati!”.
“Oh no, non me lo ricordare! Non ho mai fatto una figura più terribile di quella!”.
“Ed io allora? Sono partito con appena un sorso e ho baciato Liz in diretta radiofonica!”.
“Fratello, quello è stato il massimo della tua audacia, sei stato un grande!”. Ridendo cominciarono a raccogliere qualche ramo mentre ormai calava la sera sul pianeta sconosciuto.

“Sono affamata!”-si lamentò Maria-“Lo sono talmente tanto da rimpiangere i mega-calorici hamburger del Crashdown!”. “A chi lo dici!”-fecero Tess e Liz.
“Per fortuna, che avevate portato qualcosa di scorta nelle valigie”-Aura cercava di accendere il fuoco e dopo alcuni tentativi ci riuscì-“Bene, almeno non soffriremo il freddo”.

“Buon appetito!”-i ragazzi cominciarono a mangiare la cioccolata di Liz, le patatine di Maria e qualcos’altro trovato nei bagagli-“Non mangi Aura?”. “No grazie. Non ho fame, anzi ne approfitto per fare un giro di ricognizione”.
“Vuoi che venga con te?”-le chiese Michael.
“No, voglio che restiate tutti qui e che teniate ben acceso il fuoco”-e si incamminò nella notte.
“Sta soffrendo”-osservò Liz.

Aura osservava il cielo: non era molto diverso da quello che aveva osservato l’ultima notte sulla Terra. Certo, non c’erano le stesse costellazioni, ma il loro chiarore le infondeva la stessa serenità
Quanto avrebbe desiderato che Demetrius fosse lì! Nonostante si fosse affezionata ai ragazzi, non poteva fare a meno di sentirsi sola e di tornare sugli spinosi interrogativi sulla sua vita, che da un po’ la tormentavano. Demetrius avrebbe sicuramente potuto darle le risposte che cercava sul proprio passato e la speranza nel futuro. “Devo tener duro”-si disse-“Lo devo fare per i ragazzi”. Nella vallata, intanto, riecheggiava il canto di qualche creatura sconosciuta. Questo pensiero le fece tornare in mente il volto di Jayce. “Com’è possibile che un essere umano sia finito al servizio di quel mostro?”-rifletté ad alta voce-“E poi mi ricorda qualcuno, ma non so chi...”.

Aura era tornata all’accampamento. “Tutto bene?”. “Sì, Isabel. E’ tutto tranquillo, comunque sarà il caso di rimanere svegli a turno per fare la guardia al fuoco”.
Mentre gli altri ormai dormivano, Aura fissava le fiamme come incantata. Aveva guardato a lungo e con una punta di invidia come si erano sistemati, Max e Liz, Alex e Isabel, Michael e Maria e, incredibile a dirsi, Kyle e Tess. “Vorrà dire che passerò la vita da single!”-ma la sua ironia fu spazzata via da un’intensa e improvvisa sensazione di freddo.
Stupita, tornò a scrutare i ragazzi per vedere come stavano. “Ma cos’era?”.

Jayce tremava. Il gelo gli era arrivato alle ossa e credeva che sarebbe morto assiderato. Raggomitolato sotto un fitto strato di grandi foglie lottava per resistere e mantenere un po’ di calore. Ormai non gli mancava molto, li avrebbe raggiunti con un paio d’ore di cammino appena si fosse alzato il sole. “Devo solo arrivare a domani mattina, non devo addormentarmi”.

Quando la luce arrivò, fu accolta da un grande silenzio tra gli esseri viventi, come intenti a rinascere in un attimo di sospensione.
Michael, ultima sentinella, poté godersi lo spettacolo di un’alba che gli fece provare nostalgia per quella terrestre.
Accanto a lui si sedette Maria: -“E’ meravigliosa!”.
“Come te”.
Maria rimase stupita: lui non era il tipo da fare certe osservazioni e non pensando che facesse sul serio scherzò. “Non puoi essere il mio Michael. Non è che per caso sono venuti gli alieni e lo hanno sostituito con te?”.
Michael, invece, non rispose, la circondò con un braccio e la baciò con dolcezza.

“Che mattino radioso!”-si svegliò Alex e con lui Isabel, Max, Liz e Aura. Solo Kyle e Tess dormivano ancora vicini. “Per carità, non disturbiamo i due piccioncini! Chissà cosa avranno fatto stanotte per essere così stanchi!”.
“Michael, finiscitela!”-lo rimbeccarono tutti in coro.
“Raccogliete le vostre cose, credo che fra un po’ arriveranno a prenderci”-Aura si affacciò all’entrata della grotta.

Si spostarono nuovamente nella radura dove erano atterrati il giorno prima, accatastarono i bagagli gli uni vicino agli altri e si misero ad aspettare scrutando il cielo.
“Non capisco perché ci mettano così tanto”-Aura cominciava a preoccuparsi. Decise di controllare lo stato della sfera e trovò che aveva ancora un livello di energia del quindici per cento. “Basta appena per arrivare al di fuori del sistema, a meno che...”. Un rumore improvviso la distolse dal suo ragionamento. Raggiunse i ragazzi sull’altura che dominava sulla vallata e scorse un animale simile ad un leone, ma di dimensioni maggiori e con grandi denti a sciabola, che inseguiva qualcuno che sembrava umano. “Lo sta quasi per raggiungere!”-Isabel aveva le mani davanti alla bocca per non urlare.
“Dobbiamo fare qualcosa...ma cosa? Siamo troppo lontani!”-Max fremeva. L’animale fece un enorme balzo avanti e atterrò la sua preda.
“No!”-gridò Liz, voltandosi per non guardarlo consumare il suo pasto, quando, all’improvviso, questo si fermò, alzò il muso in aria e di scatto corse via verso la foresta.
“Cos’è successo? Perché è scappato?”. “Non lo so Max”-Aura si guardò in giro-“La sola cosa che mi viene in mente è che può aver fiutato un pericolo”.
“Non riesco ad immaginare un pericolo più grosso di quell’animale!”-fece Michael, ma un attimo dopo tutti udirono un forte boato e la terra cominciò a tremare. “Al riparo!”.
Corsero più velocemente possibile verso il centro della radura ma il suolo si spaccò intorno a loro, intrappolando tutti tranne Aura che aveva fatto in tempo a saltare. “Che facciamo?”-guardarono terrorizzati la loro amica.
Aura prese la sua decisione. “Sfera, modulo di trasporto semplice”. Il congegno si ingrandì ma senza cambiare forma e rimanendo trasparente. “Sfera, recupera i ragazzi e i bagagli”. Fulmineamente Max e gli altri si ritrovarono tele-trasportati dentro l’enorme oggetto circolare che li portò al sicuro appena in tempo.
La sfera si avvicinò ad Aura e una sua porzione si aprì come la scaletta di un aereo. “Ragazzi, dovete andare!”. “Cosa? Tu non vieni?”-la guardavano con occhi spaventati.
“Ascoltatemi. La sfera ha pochissima energia e non può mantenere a lungo il supporto vitale per nove persone neanche nella sua forma più semplice, ma con una in meno durerà un po’ di più e vi permetterà di raggiungere lo spazio aperto e lì sarete recuperati dal Clone Centrale. Una volta al sicuro mi verrete a prendere”.
“Ma tu potresti morire nel frattempo! Questo pianeta è instabile e tu rimarrai da sola!”-obiettò Liz disperatamente.
“Non ti preoccupare Liz e neanche voi dovete farlo. Sono stata addestrata per questo genere di emergenze; me la caverò, ma adesso basta. Sfera, traccia la rotta verso l’esterno del sistema e lì lancia un nuovo SOS al Clone Centrale”.
“Aura ti prego vieni con noi”.
“No Tess, non posso mettere a rischio la vostra vita e ora andate”-e dopo averli guardati per un attimo disse seria-“Sentite, un’ultima raccomandazione: non respirate troppo”.
La sfera si richiuse e cominciò ad alzarsi di quota, mentre i suoi occupanti vedevano la sagoma di Aura diventare sempre più piccola, fino a scomparire.
Aura era rimasta a fissarli finché non furono più visibili. “Buona fortuna ragazzi”.

Seconda parte

"Accidenti!"-Aura era scivolata sul terreno accidentato. Si rialzò immediatamente e riprese la marcia, consapevole che le scosse di terremoto potevano riprendere da un momento all'altro. Il caldo stava diventando torrido, fortunatamente era quasi arrivata al fondo della vallata, ma non vedeva traccia della persona che era stata attaccata dall'animale feroce. "Ma dove può essersi cacciato?"-si chiese. Probabilmente, pensò, si era nascosto da qualche parte nella foresta limitrofa per proteggersi da altri attacchi di belve affamate.
Fino a quel momento, non si era posta l'interrogativo su chi potesse essere; in fin dei conti, poteva trattarsi di uno degli abitanti del pianeta: quando aveva assistito all'aggressione era troppo lontana per poterlo sapere. Oppure poteva essere...
"Ma no, non è possibile sopravvivere ad uno schianto del genere"-poi, il suo pensiero tornò ai ragazzi-"Ti prego, fa che li abbiano già trovati".

"Ma perché non si vedono!"-Michael stava per scoppiare. La scarsità di ossigeno e il poco spazio per muoversi stavano snervando tutti. Per giunta, davanti a loro non vedevano altro che lo spazio aperto. "Spostati!"-gridò Tess. "E dove potrei andare, principessina?"-disse Kyle sarcasticamente. "Finitevela voi due!"-Max resisteva a stento cercando di mantenere tutti calmi-"O volete consumare tutta l'aria che ci resta per litigare?".
Il silenzio era tuttavia carico di insopportabile tensione. Liz cercava di farsi coraggio stringendo la mano di Max; cominciava a perdere le speranze, ma decise di chiudere gli occhi e di concentrarsi per non perdere il controllo. "Vi prego, non lasciateci morire...". Ad un tratto, un bagliore penetrò attraverso le sue palpebre serrate e la spinse a guardare verso l'esterno. Il suo cuore cominciò a battere in fretta e, al momento, non riuscì a richiamare l'attenzione degli altri per l'emozione, poi raccolse tutte le sue energie e gridò: -"Eccoli!". Immediatamente, tutti gli altri si voltarono.
Il Clone Centrale era immenso: sembrava un'enorme cometa per via della lunga scia luminosa che lasciava al suo passaggio e solo uno sguardo più attento alla sua traiettoria rivelava che si trattava di un oggetto artificiale guidato da qualcuno. 
"Si sta... avvicinando!"-balbettò Alex. La sfera, al cui interno c'erano i ragazzi, fu afferrata da un fascio di energia e fatta avvicinare gradualmente ad un'apertura della grande base. "Incredibile!"-esclamò Isabel-"Usano raggi traenti!". 
Entrarono in un lungo tunnel all'interno e l'apertura si richiuse subito dopo il loro passaggio. "Spero che sappiano che siamo amici di Aura"-Maria era un po' intimorita.
La sfera uscì dal passaggio e gradualmente si abbassò verso quello che sembrava un hangar, parzialmente occupato da altre astronavi. Davanti a loro e sopra le loro teste, altri veicoli arrivavano e partivano ad una discreta velocità, evitando accuratamente di urtarli. Loro, invece, si stavano avvicinano ad una piattaforma, sulla quale videro che c'era qualcuno. Appena toccata terra, la sfera si dissolse e tornò nuovamente alle sue dimensioni minime, senza restare in aria come al solito, ma cadendo a terra come una pallina da tennis trasparente e finendo ai piedi della persona che li aspettava. Quest'ultimo si chinò e la raccolse. "Vi è andata bene, un altro secondo e non so se ce l'avremmo fatta a salvarvi!".

Aura si era inginocchiata a terra e seguiva con lo sguardo le tracce. Il fuggitivo doveva essersi trascinato nel folto della foresta come aveva immaginato. Si rialzò e si avvicinò al limite della vegetazione. Era pericoloso avventurarsi là dentro, poteva essere attaccata anche lei e non sapeva con certezza neanche se il suo aiuto sarebbe stato apprezzato, oppure se sarebbe stata considerata una minaccia. "Accidenti al mio spirito altruistico!"-si disse raccogliendo una canna spezzata simile a bambù; non le sarebbe servita a molto, al massimo poteva essere scambiata, per un po', per un'arma. Respirò profondamente facendo appello al suo sangue freddo e cominciò a farsi strada tra le piante.

Jayce si era nascosto come meglio poteva: due grossi alberi millenari erano stati sradicati dal terremoto ed erano caduti a terra, uno sopra l'altro, formando, con la fitta vegetazione e alcune formazioni rocciose, un ostacolo alla vista e, sperava, all'olfatto. Lottava per rimanere in sé: il dolore per la ferita alla testa lo faceva impazzire, era stanco ed affamato e l'aggressione lo aveva stremato ancora di più. Sapeva che la caccia non era finita, era solo stata rimandata a causa della 'provvidenziale' scossa tellurica che paradossalmente lo aveva salvato. Se non era morto, lo doveva, tuttavia, all'istinto di sopravvivenza, suo e del suo predatore.
D'un tratto, trasalì: aveva percepito un fruscio tra i suoni della foresta, il segnale che qualcuno o qualcosa si stava avvicinando. Dal punto in cui si trovava poteva osservare gran parte della zona circostante, ma qualunque essere stesse avanzando non era ancora entrato nella sua visuale. Jayce strinse il coltello che aveva in mano, l'unica arma che gli fosse rimasta. Sapeva che la sua presenza non sarebbe rimasta segreta a lungo, tanto valeva sfruttare la sorpresa attaccando per primo. Era il momento di combattere.

Max e gli altri aspettavano pazientemente. Erano stati condotti attraverso lunghi corridoi, prima, nelle cabine a loro assegnate per permettere loro di riprendersi e ora, sotto la guida di Chris, il loro accompagnatore, stavano per essere ammessi alla presenza del Consiglio, o almeno così era stato chiamato dal loro ospite. Chris non era umano: all'inizio, a causa delle forti emozioni non ci avevano fatto caso, ma in seguito i ragazzi avevano notato che, nonostante gli occhi azzurri e i capelli castani sembrassero normali, certi tratti del suo viso erano più marcati rispetto a quelli terrestri. Tuttavia, non si erano permessi di fare domande, sebbene Chris si fosse mostrato con loro molto amichevole. 
"Sapete cosa sia successo ad Aura?"-gli domandò Liz.
"Non ancora"-rispose lui condividendo la sua preoccupazione-"Stiamo organizzando una spedizione di salvataggio verso il pianeta che ci avete indicato, ma abbiamo bisogno di tutte le informazione che potrete darci".
"Bisogna fare presto! Le condizioni del pianeta erano molto instabili quando l'abbiamo lasciata e abbiamo visto animali feroci".
"Credimi Isabel, se fosse per me partirei adesso, anche da solo, per salvare Aura, ma esistono grossi rischi: la stanno ancora cercando e sanno che non l'abbandoneremo. Mandare i nostri allo sbaraglio significherebbe cadere nella loro trappola, anzi, gli indicheremmo pure con precisione dove si trova Aura e potrebbero catturarla prima del nostro arrivo".
"Ma ogni secondo potrebbe essere prezioso!"-saltò su Max.
"Calmati e cerca di avere fiducia in lei. E' addestrata per questo genere di evenienze e poi..."-fece un pausa-"...non è così che dovrebbe comportare un sovrano".
"Tu sai di noi?".
"Sì, ho parlato con Aura poco dopo il suo arrivo sulla Terra e mi ha spiegato come stanno le cose. Quando questa storia sarà finita, ci occuperemo del vostro problema. Ci sono stati nuovi sviluppi..."-Chris fu interrotto dall'usciere il quale comunicò che i visitatori potevano entrare nella Sala. 
I ragazzi, con Max in testa, furono introdotti in un ambiente ampio, con un alto soffitto e grandi aperture verso lo spazio. Di fronte, seduti a semi-cerchio ad un lungo tavolo rotondo, c'erano i membri del Consiglio, molti dei quali erano chiaramente alieni. Alcuni erano giovani e stavano per la maggior parte in piedi a scrutare schermi olografici, altri, più anziani, erano invece attenti ai nuovi arrivati. 
"Sedetevi"-disse quello che era evidentemente il presidente, un essere dalla pelle olivastra, con profondi occhi scuri e dai capelli lisci color argento, lunghi fino alle spalle-"Il mio nome è Theris, sono a capo di questo organo".
"Io sono Max Evans e questi sono i miei amici: Liz Parker, Isabel Evans, Michael Guerin, Alex Whitman, Tess Harding e Kyle Valenti".
"Conosciamo la vostra storia. Sovrano di Antar, vi siamo vicini nel momento difficile che il vostro pianeta sta passando e vi promettiamo il nostro sostegno".
"Ve ne sono grato. Ora, però, dobbiamo pensare ad Aura".

Aura si guardava intorno e quello che vedeva erano solo cespugli, rami, tronchi di alberi enormi caduti per il terremoto. Una leggera brezza penetrava attraverso le foglie e, insieme ad una luce dorata, creava un'atmosfera irreale, quasi magica, che le sembrava addirittura di poter respirare. 
"Che strano..."-pensò sentendo un formicolio alla schiena; fece per voltarsi e in quel momento udì un grido e scorse un'ombra che le si lanciò addosso. "No!"-urlò ma fu immediatamente atterrata senza avere il tempo di reagire: una mano le stringeva il collo e un'altra le puntava una lama a pochi centimetri dal viso. I suoi occhi spaventati incontrarono quasi immediatamente dopo quelli dell'aggressore. 
Aura stentava a riconoscere nel ragazzo che aveva davanti il pilota che l'aveva fatta precipitare. Jayce era ferito e visibilmente provato dalla fatica e dalla fame, eppure non mollava la presa.
"Jayce..."-la sua voce era interrotta dal respiro concitato-"...Jayce...cosa vuoi fare?".
Lui continuò a fissarla senza rispondere, poi improvvisamente perse i sensi e cadde di su di lei.
"D'accordo, però pesi!".

Il sonno di Jayce sembrava essere più che altro un torpore agitato. Aura era riuscita a trascinarlo di nuovo nel nascondiglio sotto i tronchi caduti, dove aveva sistemato un giaciglio di grandi foglie. Aveva anche trovato un lago lì vicino, alimentato da un fiume attraverso un'alta cascata, e aveva compiuto il tragitto per andare e tornare diverse volte per bagnare un pezzo della sua giacca da mettere sulla fronte incandescente del ragazzo. "Sono un santa, Jayce"-disse come se lui la stesse ascoltando-"Oppure, devo essere impazzita se ti sto aiutando".
Lo osservò a lungo, seduta al suo fianco con la schiena appoggiata ad uno degli alberi a terra , impotente di fronte al suo delirio. "Ti sei preso una brutta infezione e se i miei amici, o i tuoi, non ci trovano in tempo...beh, potrebbe sempre trovarci per primo il tuo gentile amichetto, sai, quello che ti ha dato un 'caldo' benvenuto qualche ora fa"-disse con un tono falsamente noncurante, che si fece più serio-"Anche se sopravvivere a tutto quello che ti deve essere capitato non è da tutti, lo ammetto...accidenti, come fai ad essere così carino ed allo stesso tempo a lavorare per quella strega?!".
Aura sbuffò, si alzò ed uscì dal nascondiglio per trovare un modo per farlo bere. Perlustrò la zona, soprattutto il lungo lago e trovò una pianta le cui foglie avevano un incavo abbastanza grande. 
"Facciamo un tentativo"-rifletté. Ne staccò una e andò al lago. Bevve un sorso d'acqua per assicurarsi che fosse dolce, poi riempì l'incavo della foglia. Facendo una grande attenzione la trasportò fino al nascondiglio. 
Una volta entrata constatò con un certo sollievo che Jayce dormiva un po' più tranquillamente. "Mi dispiace svegliarti bel addormentato nel bosco, è ora della reidratazione!"-ma non ottenne risposta-"Jayce, mi senti?". Lui riaprì appena gli occhi: -"Cosa è successo?". "Niente, a parte il fatto che hai tentato di farmi la pelle per la seconda volta, mentre io cerco di salvare la tua".
"Perché lo fai?". "Qualcuno potrebbe dire per un eccesso di generosità e poi adesso sei decisamente troppo innocuo per potermi preoccupare"-Aura teneva con il palmo della mano la foglia facendo in modo che il liquido non cadesse ai lati. Gli si mise a fianco sorreggendolo e gli avvicinò l'acqua alle labbra. Jayce bevve un primo sorso e questo gli servì per riprendersi un po'; raccolse allora tutte le sue energie per afferrare la foglia, così come la mano di Aura, e bere tutto d'un fiato. Appena ebbe finito ricadde di nuovo a terra e in uno stato di incoscienza. 
Aura era stupita dal suo gesto ed immaginava che non avrebbe resistito a lungo. 
"Ma quanto ci mettete a trovarmi?".

"Grazie per aver risposto alle nostre domande. Ora potete tornare alle vostre cabine."-Theris, dopo che i ragazzi furono usciti, era pronto a formulare un piano-"Chris, voglio che tu comandi la spedizione di salvataggio".
"Ma così finiremo dritti nella loro trappola!"-obiettò quest'ultimo.
"No, saranno loro a cadere nella nostra".
"Come?".
"Li dobbiamo ingannare".

I ragazzi furono accompagnati nuovamente nelle loro cabine. Durante il tragitto, tutti avrebbero voluto avere da Chris le risposte a domande che pressavano nella loro mente, ma per un po' nessuno si decise a cominciare. Infine, Michael si buttò: -"Senti Chris, prima hai detto che ci sono degli sviluppi nella nostra vicenda; non potresti accennarci qualcosa?".
"Vedi Michael, la storia è lunga e io ho molta fretta...".
"Lo so, ma per noi è molto importante".
Chris ci rifletté un attimo: -"D'accordo, vi dirò qualcosa. Dalle nostre fonti, comprese quelle sul vostro pianeta, abbiamo appreso che i capi antariani hanno stipulato un accordo con la cosiddetta 'signora in nero'. Non conosciamo i termini del patto, anche se riteniamo che abbia fini sia militari che commerciali. Se ancora non lo sapete, Antar è un crocevia importante nell'uno e nell'altro senso".
"Per questo volevano ucciderci, noi rappresentiamo una minaccia al loro accordo".
"Esatto; evidentemente, la signora in nero doveva eliminarvi per ottenere qualcosa in cambio".
"Ma cosa?".
"Non lo sappiamo ancora, Liz. Stiamo lavorando per scoprirlo"-ormai erano arrivati a destinazione-"Restate qui e cercate di non angosciarvi. Torneremo presto con Aura, ve lo assicuro". Chris sparì fulmineamente e i ragazzi rientrarono nelle cabine. 
Isabel e Liz, tuttavia, non si davano pace: -"Ci sarà pure qualcosa che possiamo fare?".

"Squadra 1, pronti a partire"-comunicò il centro di controllo. Chris si preparò al decollo seguito da un'altra decina di astronavi. Una sezione del Clone Centrale si aprì e i veicoli sfrecciarono fuori, allontanandosi velocemente nello spazio aperto. 

"Signore! Comandante Kivar! Alcune navi hanno lasciato la base nemica e si stanno dirigendo verso il sistema Gamma-8".
"Perfetto! Stanno facendo esattamente quello che avevamo previsto. Fate partire immediatamente la nostra squadra!".
"Subito, comandante!"-e il soldato corse via.
"La prossima volta, Theris, imparerai a non intrometterti nei nostri affari".

Aura e Jayce si osservavano di nascosto l'uno dall'altra. La situazione che si era creata era come minimo imbarazzante e nessuno dei due sapeva se e cosa dire. Jayce era sdraiato a terra, ancora troppo debole per muoversi, mentre Aura era appoggiata al tronco, con le gambe piegate e il mento sulle ginocchia. Sopra di loro, c'erano la roccia e un fitta vegetazione che faceva comunque trapelare la luce del pomeriggio. 
"Senti..."-dissero contemporaneamente. 
"No, così non va, o parli tu o parlo io".
"Ok, perdonami se sono poco cavalleresco, ma devo chiederti il vero motivo per cui mi stai aiutando".
"Vedi Jayce, quello che ti ho detto è vero: sono un tipo generoso e, comunque, non sei in grado di farmi del male, adesso".
"Ma se mi aiuti potrei fartene in seguito, non ci hai pensato?".
"Sì, certo, però, c'è un'altra cosa che mi ha spinto a fare quello che ho fatto: tu mi ricordi qualcuno, anche se non so chi...insomma, mi sembri familiare".
"Non credo che ci siamo già incontrati in precedenza; io ho sempre vissuto con i miei compagni di addestramento e non mi viene in mente nessuno che ti somigli neanche lontanamente".
Aura rimase un po' a riflettere.
"Immagino che LEI ti abbia parlato di me".
"Mi ha detto che sei uno dei migliori elementi del tuo gruppo".
"Se la pensa così, cioè che sono una dura a piegarsi, evidentemente anche tu non devi essere da meno".
Jayce sorrise appena: -"Adoro pilotare qualsiasi cosa mi capiti a tiro".
"Non mi dire: tu sei il Suo miglior pilota! Allora ho sentito parlare di te".
"Sul serio?".
"Sì. Mi hanno detto che riesci a fare qualsiasi cosa con un nave in bune condizioni".
"Beh, non è proprio vero se adesso sono qui".
"E' stata solo sfortuna. La prossima volta andrà meglio!".
Jayce si mise a ridere anche se questo gli peggiorò il dolore alla testa.
"Adesso tocca a me fare domande: perché sei tornata? Dalla Terra, intendo".
Il viso di Aura si fece serio e Jayce se ne accorse: -"Ho toccato un tasto dolente?".
"E' che con tutto quello che è successo non ho avuto il tempo per pensarci. Se sono tornata è perché il mio maestro, Demetrius, è morto e volevo essere al suo funerale domani".
Jayce comprese che il suo attacco le avrebbe forse impedito di esservi presente e sentì una punta di rimorso. "Mi dispiace, dico davvero, non lo sapevo".
"Anche se tu lo avessi saputo, avresti dovuto eseguire gli ordini, no?". Jayce non rispose, così Aura decise di cambiare argomento: -"Senti, tu sei umano, come sei finito al servizio di quell'essere?".
"Io Le devo ubbidienza e rispetto"-Jayce non aveva gradito come Aura si era riferita alla sua signora, ma decise comunque di rispondere-"Io molto tempo fa vivevo sulla Terra. Non avevo genitori o parenti, poi un giorno arrivò LEI e mi portò con sé, dandomi quello che non ho mai avuto: una famiglia e uno scopo nella vita. Non so se riuscirai a capire, ma io le devo tutto".
"Ti sbagli, lo capisco benissimo invece. Demetrius ha fatto lo stesso per me".
"Neanche tu avevi una famiglia?".
"No. Vivevo in un orfanotrofio. Finché non è arrivato Demetrius, c'erano la signora Nichols e le altre tutrici ad occuparsi di me".
"Anche dove stavo io c'era una signora Nichols. Ricordo che una volta mi rincorse per tutto il giardino perché aveva scoperto che tenevo un gattino in camera"-Jayce era immerso nei suoi ricordi e non si era reso conto dell'espressione sorpresa sul volto di Aura che mormorò quasi in trance: -"Me lo ricordo".
"Come te lo ricordi?"-Jayce era incredulo.
"Adesso ho capito...Jayce non è vero che non ci siamo mai incontrati"-ma lui le fece segno di stare zitta.
Anche Aura ne comprese la ragione. Si abbassò per guardare l'esterno da sotto il tronco e scorse delle zampe quasi a ridosso del nascondiglio. Trattenne il respiro e cercò di rimanere calma, poi si chinò nuovamente per osservare i movimenti dell'animale, ma né le zampe, né qualche altra parte del corpo si vedevano più. 
"Dove sarà finito?"-pensò. Un ringhio da sopra la sua testa le gelò il sangue. Con gli occhi spalancati, si voltò verso Jayce. L'animale era balzato silenziosamente sopra il tronco e fiutava la sua preda attraverso il manto di vegetazione sottostante. 
L'attimo che trascorse sembrò passare al rallentatore: la belva balzò oltre il tronco, cadendo tra Jayce e Aura e cercando di avventarsi su quest'ultima; lei cercò di pararsi con le mani, terrorizzata, credendo sul serio di morire. Quando riaprì gli occhi, vide una scena incredibile: l'animale era a terra agonizzante e perdeva sangue dalla gola, tagliata dal coltello che Jayce, in piedi, teneva in mano. Si era buttato fulmineo a fianco dell'animale e gli aveva reciso la giugulare prima che potesse farle del male. 
Aura era indecisa se ringraziarlo o sentirsi minacciata, dal momento che Jayce aveva letteralmente ripreso il coltello dalla parte del manico.
Fu lui a rompere gli indugi: -"Dobbiamo andarcene via alla svelta! Ce ne sono degli altri e sono certo che stanno arrivando". Alcuni rumori provenienti dal bosco gli diedero ragione.
"Sbrighiamoci!"-e le tese la mano.

"Squadra 1, pronti alla manovra di avvicinamento"-comunicò Chris ai suoi.
All'improvviso, si accesero le spie d'allarme. "Navi nemiche in avvicinamento! Ma quante sono?". 
"Sono venti...no, trenta!"-Chris ne vedeva sempre di più sul proprio schermo-"Mike, sei troppo scoperto!".
"Cerco di togliermi dalla loro linea fuoco, ne ho cinque in coda!". "Maledizione! Sono in troppi!".
"Manovra diversiva! Dividiamoci!"-comandò Chris.
Una pioggia di raggi di energia aveva invaso lo spazio introno al pianeta sul quale si trovavano Aura e Jayce. "Chris, non so quanto riuscirò a reggere!". "Resisti Mike!...Attento a ore nove!"-lo avvertì e solo per un pelo schivò un siluro. "Accidenti! Ci sono andato vicinissimo!". "Basta così! Torniamo al Clone Centrale!".
"Non sarà facile! Non ci mollano". "Via di qui!".
Le navi riuscirono a fatica ad andarsene. "Non capisco...perché non ci seguono?". "Mike, perché sanno che ritorneremo; loro saranno qui ad aspettarci e probabilmente saranno anche di più".

"Mi dispiace ragazzi, non ho potuto mantenere la promessa. Non siamo neanche riusciti ad avvicinarci alla superficie"-Chris stava spiegando cos'era accaduto.
"E adesso che farete?". "Ci riproveremo".
Max era poco convinto: -"Cosa vi dice che la seconda volta non andrà come la prima?".
"Niente, ma tu cosa faresti al mio posto? Non tenteresti ancora?"-Chris era stato chiaro e Max non ribatté.
Quando Chris fu uscito, però, si rivolse ai suoi compagni: -"Non possiamo rimanere con le mani in mano".
"Cosa intendi?"-gli chiese Tess.
"Abbiamo dei poteri, no? Usiamoli!". "Spiegati meglio"-intervenne Michael-"Anche se Isabel, ad esempio, tentasse di comunicare con Aura, non so se ci riuscirebbe, in fondo siamo troppo lontani".
"Forse, ma se riusciamo ad amplificare la sua energia, come quella volta che ha dovuto connettersi con la mente di Kivar, potrebbe sapere dove si trova Aura".
"Ma non abbiamo la sfera!". "Non ce n'è bisogno. Anche Aura ha detto che avremmo imparato a farne a meno".
"E dopo?". "Dopo...è meglio che non vi dica cosa ho in mente".

"Dove siamo?". Aura e Jayce si erano fermati a prendere fiato. "Non lo so"-rispose lei-"Ma ho come l'impressione che stiamo girando in tondo". 
"Forse, è quello che vogliono, in modo da andargli dritti incontro". 
"Toglimi una curiosità. Avevi una terribile infezione e stavi per lasciarmi qui da sola...come mai adesso sembri in forma?". 
"Beh, io ho una fibra forte...e un bracciale che somministra dosi di un antibiotico favoloso".
"Ah, mi pareva...quello che ho visto era la reazione all'antibiotico".
"Forza, andiamo, oggi non ho voglia di essere il pranzo di qualcuno".

"Sei pronta Izzie?". Isabel era sdraiata per tentare il collegamento.
"Senza offesa, ma preferirei che qui ci fosse Aura a guidarmi".
"Ma cosa ci troverai in lei che io non ho?"-tentò di smorzare Michael, ma fu fulminato con lo sguardo da Maria e dalla stessa aliena che cercava di far rilassare.
"Va bene, cominciamo"-Isabel aveva toccato la foto che si erano fatti insieme ad Aura e gradualmente si addormentò.
Max, Michael e Tess erano concentrati accanto a lei e avevano appoggiato le dita sulla sua fronte per infonderle forza. Liz, Maria, Alex e Kyle se ne stavano un po' in disparte e osservavano la scena, pregando dentro di loro che tutto andasse bene.

Ad Isabel sembrò di essere tornata fisicamente di nuovo sul pianeta che aveva lasciato precipitosamente solo poche ore prima, solo che stavolta tutto sembrava più ovattato, sfocato. "Dove può essere?"-si domandò, guardandosi intorno. Nella radura in cui si trovava, Isabel riusciva solo a vedere alberi, cespugli e rocce, quando avvertì che qualcuno si stava avvicinando di corsa. Si voltò e vide Aura venirle incontro, ma non era sola: con grande stupore, Isabel scorse dietro di lei il ragazzo che li aveva attaccati nello spazio. "Oh no! L'ha trovata!"-pensò. 
Poi, però, comprese che Aura non stava fuggendo da lui.
Isabel lo vide inciampare e cadere. "Non ti fermare!"-gridò ad Aura. Lei, invece, tornò indietro e lo aiutò a rialzarsi. "Jayce, non sei in condizioni di correre ancora"-Aura si guardò intorno per cercare un rifugio.
"Devi metterti in salvo!". 
"Non temere, non sono una martire di professione"-disse portandolo dietro ad alcuni massi-"Io li distrarrò mentre tu te ne andrai in direzione opposta non appena saranno passati. Hai capito?".
"Che cos'hai in mente?". 
"Se riesce, te lo dirò di persona, altrimenti non era una buona idea"-lo lasciò e ritornò verso il centro della radura, dove attese. Isabel tentò di farle percepire la sua presenza, ma Aura non riusciva a sentirla, troppo presa a scrutare la vegetazione e lei sentiva che al sua energia si stava indebolendo: -"Non resisterò a lungo...Aura non mollare"-e la connessione s'interruppe.
Isabel si risvegliò di soprassalto insieme agli altri tre.
"Cos'hai visto?"-le chiese subito Maria.
"Aura..è insieme al pilota della nave che ci ha attaccati. Stavano fuggendo da qualcosa, non so bene di cosa si trattasse, ma ne parlavano al plurale".
"Potevano essere dei nemici?"-ipotizzò Alex.
"Non lo so, anche quel ragazzo stava scappando, se fossero stati nemici non ne avrebbe avuto motivo".
"Allora, dovevano essere animali feroci come quello che abbiamo visto poco prima di andarcene dal pianeta"-concluse Max.
"E adesso?"-chiese Liz angosciata.
Max era determinato: -"Andiamo a prenderla". 

Aura s'irrigidì e il suo respiro cominciò a farsi sempre più veloce: aveva udito distintamente ringhiare. 
"Ok, sono arrivati..."-poi a voce alta-"...forza, venite a prendermi, sempre se ci riuscite!"-si voltò e cominciò a correre. Dietro di lei, saltarono fuori dalla vegetazione tre grossi predatori come quello che Jayce aveva ucciso. Due di loro ripresero subito l'inseguimento, mentre uno si fermò ad annusare l'aria.
Jayce non si mosse: sapeva che lo stava cercando. 
L'animale ringhiò, sembrava disorientato, come indeciso se proseguire o fermarsi a cercare ancora. Solo i versi dei suoi compagni lo richiamarono alla caccia.
Jayce si alzò solo quando fu sicuro che se ne fosse andato. "Così finiremo solo per farci ammazzare!".

Aura avanzava a grandi passi tra gli alberi. Non era certa di dove stesse andando, ma sapeva di non avere altre possibilità. Sentiva che i suoi inseguitori si stavano facendo sempre più vicini; non era più semplicemente braccata, adesso avrebbero fatto sul serio.
Si voltò per vedere dove si trovassero e quando si girò nuovamente era vicina alla cascata che dava sul lago. "Maledizione! Era qui che volevano portarmi!". Il dislivello era di quindici metri, forse anche di più, e il fragore dell'acqua che si infrangeva non la incoraggiava. "Ma stanno arrivando.."-Aura si voltava in continuazione: la distanza diminuiva sempre di più. Prese allora tutto il suo coraggio e spiccò il salto.
L'impatto con l'acqua arrivò qualche istante dopo e ad Aura sembrò di oltrepassare una porta che conduceva chissà dove. Tutto intorno a lei non vedeva altro che oscurità appena rischiarata qua e là dai raggi che riuscivano a penetrare la superficie del lago. Doveva lottare ancora, anche se l'urto l'aveva stordita e le aveva impedito di reagire prontamente. Raccolse di nuovo le sue forze e nuotò verso la luce. Riemerse respirando profondamente e si diresse per istinto verso la riva. "Ancora un piccolo sforzo..."-si disse cercando di vincere la resistenza dell'acqua ai suoi passi. 
Una zampata la sfiorò e la fece ricadere all'indietro in acqua: uno degli animali non l'aveva presa per un soffio e manifestò la sua rabbia con un ruggito terrificante.
Aura si allontanò velocemente al largo, dirigendosi verso un'altra sponda, ma, ovunque guardasse, non vedeva via d'uscita. I tre predatori si erano posizionati in modo tale da circondarla. "Sono in trappola".

Jayce era tornato al relitto della sua nave e vi lavorava sopra febbrilmente. Si stava avvicinando la sera e temeva che con il buio non sarebbe riuscito a finire. "Avanti, funziona!"-si rivolse alla nave come se fosse stato un essere vivente, ma sembrava non dare segni di risposta, tranne una scossa elettrica che fece balzare indietro il ragazzo, dolorante. "Maledizione!"-imprecò e le diede un calcio. 
Doveva calmarsi, pensare a quello che faceva, anziché prendersela con le cose, ma era sempre più difficile.
"Non ti arrendere, non ti arrendere!".

Michael passeggiava lungo il corridoio, guardandosi intorno.
Il guardiano lo osservò avvicinarsi con una certa curiosità. "Però! Avete proprio una gran bella base!"-commentò per rompere il ghiaccio-"Oh, scusa amico, non mi sono presentato: io sono Michael Guerin. Tu come ti chiami?".
Lo sguardo del guardiano, un possente alieno dalla pelle vagamente gialla, era piuttosto diffidente, pur conoscendo bene l'identità del visitatore. Tuttavia, si lasciò convincere: -"Il mio nome è Moren. Sono il guardiano della stanza delle sfere"-disse con voce stentorea.
"Accidenti! Deve essere un incarico molto importante il tuo".
Moren non commentò, così Michael continuò: -"Aura una volta mi ha detto che le sfere devono ricaricarsi ogni tanto".
"E' così". 
Michael doveva infrangere la sua reticenza: -"Quella di Aura era proprio la limite quando siamo arrivati".
"Già".
Michael cominciò a disperarsi, ma notò che dopo quell'ultima frase il voltò di Moren si era fatto ancora più duro, forse...
"Immagino che ne avrete passate tante...".
"E' vero!"-Moren si era fatto improvvisamente loquace e raccontò in modo particolareggiato al suo interlocutore che lui ed Aura avevano fatto parte della stessa squadra per un po' di tempo e che avevano affrontato diversi pericoli insieme. 
Michael lo ascoltava sorridendo tra sé. Il primo passo era stato fatto.

Aura sentiva a malapena le gambe e lottava per non perdere conoscenza. Il gelo che l'acqua le trasmetteva la stava inesorabilmente sopraffando, mentre i suoi cacciatori non si erano mossi e la osservavano, aspettando che si decidesse a tornare a riva.
"Non vi darò la soddisfazione, statene certi!"-gridò anche se allo stesso tempo credeva che non ce l'avrebbe fatta. 
I suoi sensi si stavano annebbiando e faticava a tenersi a galla. La notte incombente stava peggiorando le cose e, probabilmente, avrebbe segnato la sua fine.
Alcuni lampi apparvero repentini a rischiarare l'oscurità vicino al lago, ma lei li vide in maniera confusa, così come udì indistintamente l'agonia dei predatori colpiti e finiti a terra. "Cosa...succede...io non capisco".
Avvertiva come una lontana eco, qualcuno la chiamava, ma lei non si rendeva conto nemmeno da dove provenisse la sua voce. Poi, un tonfo nell'acqua, il rumore di bracciate che si avvicinavano, delle mani che l'afferravano e la trascinavano da qualche parte.
Toccare terra fu in qualche modo rassicurante, anche se le gambe non la sorreggevano. 
"Sei completamente gelata, potresti morire d'assideramento. Cerca di reagire!"-qualcuno la sosteneva, anche se non lei riusciva a riconoscerlo. 
"Ci sto provando"-mormorò a fatica.
"Devo portarti in un posto caldo. Non ti addormentare, hai capito?...Aura, mi senti? Aura!".

"Dopo che ha finito di raccontarmi dell'attacco di tre mesi fa, sono riuscito a farmi dire che la sfera di Aura era nella stanza che lui custodisce e che si sta ricaricando".
"Anche se potessimo entrare, come faremmo riconoscerla?"-chiese Kyle.
"Non sarà un problema. Ha detto che dentro c'é solo una sfera".
"D'accordo, ma non sappiamo ancora come si entra"-obiettò Maria.
"A questo ci penserai tu, Tess"-intervenne Max-"Farai in modo che sia Moren a farci strada".
"Dovremo fare in fretta, non sono certa di poter ingannare a lungo un cervello che non sia umano".
"Bene, prepariamoci. Tra qualche ora si comincia".

Aura si svegliò lentamente e si sentì subito intirizzita. Si accorse di stringere qualcosa che sembrava una coperta e che accanto a lei c'erano i resti di un fuoco ancora fumanti. Dall'entrata della grotta dove si trovava entravano i primi deboli raggi di una nuova giornata. Si alzò tentennante e avanzò verso la luce. Si voltò a guardare nuovamente l'interno e solo allora scorse Jayce appoggiato ad una parete. Gli si avvicinò e vide che stava ancora dormendo. "Così stavolta mi hai salvato tu"-commentò osservandolo-"Siamo pari, però, da adesso in poi evita di uccidermi, siamo intesi? E poi, ti devo ancora dire come mai ti conosco".
Aura ritornò a sedersi. "Oggi è il giorno del funerale"-pensò sconsolata.

Michael passeggiava nuovamente nel corridoio con il medesimo fare noncurante. Moren lo vide ma non disse nulla.
Michael lo salutò e passò avanti senza fermarsi. Moren lo seguì con lo sguardo.
Quando tornò a guardare davanti a sé, sussultò sorpreso. "Consigliere Theris!".
"Moren, devo controllare a che punto è la sfera di Aura. Apri la porta per favore".
"Subito, consigliere!".
Moren mise la sua mano su una piastra accanto alla porta. Sulla piastra un fascio di luce la analizzò e la porta scorse su se stessa quasi immediatamente dopo. Theris entrò e disse a Moren di aspettare fuori.
La porta si richiuse e Max e Liz si avvicinarono alla sfera, che era completamente circondata da un fascio di luce dal soffitto della stanza. L'ambiente era completamente bianco, anche se non accecante. 
"Come la prendiamo?".
"Non lo so Liz. Facciamo qualche tentativo".
Max rifletté un attimo: -"Liz devi prestarmi un capello". 
"Come hai detto?".
"Adesso capirai perché te l'ho chiesto, ti prego".
"Lo sai che se me lo chiedi in quel modo non ti dirò mai di no"-gli sorrise maliziosa, si strappò un capello e glielo porse.
Lui lo prese ricambiando il sorriso e poi lo avvicinò al fascio di luce. Il capello si bruciò immediatamente e Max dovette lasciarlo cadere per non scottarsi. "Come immaginavo".
"Proviamo con un comando vocale. Aura faceva così no?". 
"Ok, vediamo...Sfera, avvicinati a me!". L'oggetto non si spostò.
"Non funziona, proviamo con qualcos'altro...che ne so, ad esempio...".
"Sfera, interrompi la rigenerazione energetica"-fece una forte voce alle loro spalle.
Max e Liz si voltarono più sorpresi che spaventati. Moren era entrato senza far rumore, nonostante la sua mole. La sfera aveva levitato fino a posizionarsi poco al di sopra della mano del guardiano. "Era questo il comando che dovevate dare".
"Noi..."-cominciò Max.
"Voi avete appena commesso una violazione molto grave e potreste essere espulsi dal Clone Centrale immediatamente".
"No, la prego, non lo faccia!"-lo implorò Liz-"Non si è trattato di un gesto di sfida o di un capriccio. Lo abbiamo fatto per Aura, perché sappiamo dov'è e sappiamo che è in pericolo".
"Come lo sapete?".
"Mia sorella Isabel si è collegata con lei e ha visto che stava fuggendo. Noi vogliamo solo andare a prenderla prima che sia troppo tardi".
"Ci sta già pensando il Consiglio".
"Ma non è abbastanza! La prego, Aura si è sacrificata per salvarci, non ci impedisca di renderle il favore!".
Moren guardò Liz e comprese che era sincera. "Sfera, mostra livello di energia"-ordinò.
Max e Liz aspettavano la sua decisione. Lui li guardò ancora, incerto.

"Forza, sbrighiamoci. Non abbiamo molto tempo e la sfera è a poco più del trenta per cento".
"Ce l'avete fatta!".
"Ti stupirai Michael, ma è stato lo stesso Moren a consegnarcela!".
"Cosa?!".
"Non c'è tempo per le spiegazioni. Sfera, seleziona modulo di trasporto".
Apparve di nuovo lo schermo olografico e Max selezionò la forma più semplice per risparmiare energia.
"Sfera, traccia la rotta per il sistema Gamma-8 e teletrasportaci fuori di qui".
I ragazzi si ritrovarono di nuovo nello spazio aperto e osservarono il Clone Centrale allontanarsi.
"Sfera, calcola il tempo per l'arrivo".
"Dieci ore?"-Maria era sorpresa-"Sono troppe!".
"Allora ci vorrà una scorciatoia"-disse risoluto Max-"Sfera, apri un tunnel".

Aura osservava il cielo diventare di un azzurro sempre più intenso. Udì un rumore dietro di sé e si accorse che Jayce si era svegliato.
"Buongiorno!"-lo salutò.
"Se così si può dire..."-fece lui stiracchiandosi ancora indolenzito.
"Dov'è finita la tua forte fibra?".
"Se ne andata ieri notte quando mi sono quasi preso una polmonite per ripescarti!".
Aura rise sommessamente, poi scambiò un'occhiata con Jayce e sia corse della sua espressione falsamente imbronciata e ricominciò a ridere più divertita. Anche Jayce cedette all'ironia del momento e per qualche momento l'atmosfera si fece più leggera.
"A proposito, cosa ti sei inventato ieri per salvarmi la vita?".
"Bene! Non te lo ricordi neanche?". 
"Non ero molto in me, a dire il vero".
"Sono tornato alla mia nave ed ho smontato un sistema che permette di assorbire energia. L'ho modificato per adattarlo agli esseri viventi e poi sono venuto a cercarti".
"Fammi indovinare...è con quel sistema che hai tolto energia alla mia sfera?".
"Lo ammetto, vostro onore".
"Non posso dire che sono contenta, ma devo riconoscere che è geniale"-Aura stava osservando l'apparecchio.
"Aura, ti volevo solo dire che mi dispiace...per il fatto che a causa del mio attacco forse non potrai essere presente al funerale del tuo maestro".
"Non avresti potuto fare altrimenti, te l'ho già detto".
"Forse no, o forse sì".
Rimasero per un attimo in silenzio.
"Ascolta Jayce, non ti ho detto ancora una cosa e non è semplice da spiegare".
"A cosa ti riferisci?".
"A noi, intendo al fatto che io sono sicura di conoscerti".
"Ma io non mi ricordo di te".
"Quando eravamo piccoli vivevamo nello stesso orfanotrofio sulla Terra. C'erano la signora Nichols e le altre che si prendevano cura di noi. Erano la nostra unica famiglia. Ti prego, cerca di concentrarti".
Jayce non rispose, così Aura continuò: -"Di notte accadeva che i bambini venivano portati via, venivano presi da LEI e noi avevamo sempre paura che sarebbe arrivato presto il nostro turno".
Gli occhi di Jayce cominciarono a spalancarsi.
"Ti ricordi cosa ci siamo detti l'ultima volta prima che tu fossi rapito? Tu mi dicesti che sentivi che saresti stato portato via e mi hai chiesto di prendermi cura del tuo gattino e io ti ho detto che...".
"Che avresti fatto tutto quello che ti avrei chiesto...sì, mi ricordo ora".
"Jayce...lo so che è doloroso, ma..."-lui non le lasciò il tempo di finire e, sorprendendola, la strinse forte a sé, incredulo e allo stesso tempo felice.
"Mi sei mancata tanto"-furono le uniche parole che riuscì a dire.
"Anche tu"-Aura si era decisa a ricambiare l'abbraccio.
"Adesso che cosa facciamo?"-Jayce l'aveva lasciata andare, ma senza staccare lo sguardo da lei.
Aura si rese conto della portata di quello che era successo.
"Non lo so, non lo so davvero".

Terza parte

"Ci siamo quasi". La sfera era abbastanza grande da poter ospitare comodamente gli otto ragazzi, ma avvicinandosi al sistema di pianeti appariva minuscola.
"Quanta energia ci resta?"-chiese Liz.
"Circa un ventiquattro per cento"-le rispose Max controllando il visore su una sezione della sfera-"Arrivo previsto tra poco meno di due ore e trentacinque minuti".
"Speriamo che non sia già troppo tardi".
"Cerca di tranquillizzarti Isabel. Io sono certo che Aura sta bene. Nessun terremoto o belva feroce riuscirebbe a fermarla!".
"Lo so Michael, ma io mi stavo riferendo al nemico che era sul pianeta con lei...come si chiamava...Jayce. Da quello che ho visto nella mia visione sembrava che stessero collaborando, ma non ci si può fidare".
"Vedrai che Aura starà attenta".
"Lo spero"-Isabel non ne era affatto convinta.
"Presto saremo investiti dalla luce della stella"-rifletté Max-"Sfera, scudo solare".

"Così, ho passato tutta la vita ad imparare a pilotare ogni genere di veicoli spaziali".
"Insomma, hai fatto per tutta la vita quello che ti piaceva".
Jayce sorrise: -"Sì, più o meno. Devo ammettere che il periodo di addestramento è stato piuttosto divertente; io e i miei compagni ne abbiamo passate tante, anche se la disciplina era dura". 
La mattinata era gradevolmente calda e la luce si spargeva intorno, frangendosi e rifrangendosi sulla vivace corrente del fiume.
"Chi sono i tuoi compagni?"-chiese Aura inginocchiandosi per rinfrescarsi con un po' d'acqua.
"Sono quasi tutti come me, umani intendo, e molti hanno una storia simile alla nostra".
"Qualcuno di loro viene anche dal nostro orfanotrofio?".
"No, non ho più visto gli altri dal giorno in cui siamo arrivati alla base; credo che siano stati assegnati ad altre sezioni".
Aura era assorta.
"A cosa pensi?".
"Come ti sei sentito quando sei arrivato lì?".
Jayce si abbassò accanto a lei: -"Avevo paura...mi sentivo perso, non c'era nessuno che conoscessi".
"E poi?".
"Ho imparato a cavarmela, ho fatto nuove amicizie, ho trovato uno scopo...insomma...".
"...hai fatto di tutto per vivere"-Aura aveva intuito cosa volesse dire-"In parte, anche io mi sono sentita così all'inizio, anche se quelli intorno a me si sono sempre sforzati di essere carini".
"Stai con qualcuno, ma mai veramente in famiglia"-rifletté Jayce ad alta voce.
"Mai veramente a casa"-Aura si rialzò, scrutando il cielo.
Lui la imitò ma spostandosi più avanti per trovare un punto per attraversare il fiume.
"Hai pensato...a cosa succederà dopo?".
La domanda sorprese Jayce, facendolo fermare di colpo, senza però farlo voltare. Aura lo guardò mentre era ancora di spalle: no, la situazione non era per niente facile.
"Neanche io ho voglia di affrontare la questione proprio quando potrei recuperare un pezzo della mia vita, ma, o i miei o i tuoi amici, stanno per arrivare"-e gli si portò quasi alla spalle-"Jayce, tu lo sai che non puoi portarmi con te senza aspettarti una resistenza da parte mia".
"Ho ricevuto degli ordini, non posso disobbedire".
Aura abbassò lo sguardo, in preda ad un senso di impotenza e sconforto: in quel momento, aveva capito. "Fino a dove arriveresti Jayce? Cosa mi faresti pur di eseguire gli ordini?".
Lui non rispose, spiazzato dalla franchezza con cui Aura gli si era rivolta, e, per la prima volta da quando era arrivato sul pianeta, non si senti più determinato.
Trovò il coraggio per guardarla ma senza riuscire a dire nulla. 
"Io non posso costringerti a vedere le cose dal mio punto di vista e, se verranno a prendermi prima che recuperino te, non ti forzerò a seguirmi, anche se lo vorrei. Mi dispiace soltanto che tutto questo debba dividere ancora una volta le nostre strade"-e Aura fece per allontanarsi.
"Cosa ti rende tanto certa che sei dalla parte giusta? Come fai a sapere che unendoti a me...a noi, non apriresti gli occhi?"-Jayce si era scosso.
Aura si voltò di nuovo: -"Anche se te lo dicessi, ti fideresti delle mie parole?"-gli si avvicinò ancora, fissandolo, mentre si sentiva crescere dentro una strana sensazione, un misto di rabbia e delusione -"Ti fideresti di me?".
"Mi stai chiedendo di voltare le spalle a tutto, lo capisci?"-le disse con un tono irritato.
"Sì, ma anche tu mi hai chiesto di fare la stessa cosa"-Aura era profondamente amareggiata-"Sai cosa mi ha convinta? Ho visto delle creature indifese portate via urlando. Ho visto il terrore nei loro occhi, perché, anche se non conoscevano il proprio destino, erano abbastanza sensibili da percepire a pelle il male..."
"Quella volta noi non capivamo..."-Jayce rifiutava il ricordo.
"Li ho visti aggrapparsi a qualsiasi cosa, li ho sentiti chiedere aiuto"-Aura continuava spinta dalla sua disperazione-"TU gridavi aiuto!".
"Smettila!"-le gridò esasperato. Lei sussultò spaventata, ma senza spostarsi.
"LEI ha fatto di tutto per me! E' stata mia madre!"-poi, improvvisamente, si fermò, stupito per le sue stesse reazioni.
"Ma cosa ti ha chiesto in cambio?"-Aura si era calmata, sperando che anche Jayce facesse lo stesso.
Lui non rispose, in preda ad un vortice di sensazioni e ricordi, troppo pesanti da sopportare. Si sedette allora a terra con la testa tra le mani, confuso e disorientato.
"Jayce, LEI ti ha preso l'anima, la coscienza"-gli disse mettendosi accanto a lui-"Quello che ti ha fatto ti ha impedito di vedere le cose terribili che sono accadute a chi ha tentato di opporsi al suo potere. Ma ti rendi conto che per LEI avresti persino ucciso degli innocenti?".
"Innocenti?!"-Jayce reagì indignato-"Quelli sono i capi dei ribelli antariani! Sono loro che hanno sempre cercato di destabilizzare il pianeta!".
"Jayce, quelli sono solo dei ragazzi!"-disse Aura senza rabbia-"Come me e te, senza contare che uno di loro è il legittimo erede al trono di Antar. Ti prego, cerca di vedere le cose come stanno".
"Io non lo so più come stanno le cose e sinceramente...non riesco a fidarmi. Mi dispiace".
"Va bene, come vuoi tu"-Aura si alzò e si allontanò verso il folto della vegetazione, profondamente ferita.
Jayce provò l'impulso di richiamarla, ma si trattenne, non avrebbe saputo comunque cosa dirle.

"Come è potuto succedere?"-Theris era furioso, anche se cercava di contenersi.
"Credo che con i loro poteri mi abbiano fatto credere che lei, consigliere Theris, volesse controllare la sfera. Sono entrati e l'hanno presa".
"E a te non è venuto nessun dubbio?".
"Consigliere Theris"-intervenne Chris-"Mi rendo conto che l'episodio è grave, ma Moren non poteva sapere di essere sotto l'effetto dei loro poteri. Credo che ora la cosa più importante sia impedire che ad Aura e a quei ragazzi accada qualcosa. Suggerisco di pensare al resto quando la situazione sarà tornata tranquilla".
"Dove potrebbero essere ora?".
"Chiedo il permesso di partire per cercarli".
"Permesso accordato".
"Preparo la mia squadra".
"No, è meglio che tu vada da solo, un movimento di gruppo attirerebbe di più l'attenzione".
"E se cadessi in una trappola?".
"Terrai sempre il contatto con noi".
"Sì, signore"-Chris aveva qualche dubbio.
Theris se andò e Chris si voltò verso Moren.
"Ti conosco troppo bene per credere alla storiella che hai appena raccontato. La tua razza è dotata di un cervello in grado di percepire le visioni indotte e adesso mi chiedo perché hai mentito".
"Tu perché l'hai fatto?".
"Perché ti sono amico e so che dovevi avere una buona ragione".
"E' vero, avevo una buona ragione: loro possono aiutare Aura".
"Come?"-Chris non capiva.
"Sanno dov'è e sanno che è in pericolo".
"Lo immaginavo. Devo sbrigarmi"-Chris fece per andarsene, quando Moren lo richiamò.
"Cosa c'è?". 
"Grazie".
Chris accennò un sorriso e riprese a camminare a passo svelto.

"Non capisco perché dovevamo ritirarci!".
"Comandante Kivar"-replicò tranquillamente la signora in nero-"Per una ragione molto semplice: se foste rimasti lì era più probabile che l'evento che stavamo aspettando non si sarebbe verificato".
"E sarebbe?"-fece lui poco convinto.
"La mia fonte mi ha segnalato la presenza di una sfera vicino al sistema Gamma-8".
"Una sola sfera?".
"Non è una sfera qualunque...è sfuggita al loro controllo ed ha un contenuto molto interessante...per voi".
"I capi dei ribelli..."-Kivar sorrise compiaciuto-"Manderò immediatamente una squadra".
"No, questa volta me ne occuperò io"-la signora in nero aveva una voce ferma-"Sono sicura che su uno dei pianeti di quel sistema si trovi uno dei miei soldati migliori e voglio recuperarlo".
"Perché non lo lascia fare a me?".
"Le ho già detto che si tratta di uno dei miei soldati"-disse non senza una poco velata minaccia-"E poi, in questo modo adempirò alla mia parte del patto".
Un attimo di silenzio interruppe la conversazione. "Come desidera"-Kivar non fece nulla per nascondere il proprio disappunto e chiuse il collegamento.
"Cosa può avere in mente?"-si chiese sospettoso.

"Ecco il pianeta. Isabel dov'era Aura nella tua visione?".
"Non lo so con precisione, Max, ma, mentre la cercavo, ho visto chiaramente un lago nelle vicinanze".
"Sfera, indica il numero di laghi nel settore del precedente atterraggio"-ordinò Max.
"Sono una ventina...da dove cominciamo?"-chiese Liz.
"Non c'è altro che ricordi, Isabel?".
Lei rimase un po' sovrappensiero. "Non saprei che dirvi...c'erano alberi, vegetazione bassa...".
"La foresta nella vallata?"-ipotizzò Maria.
"Forse, anche se non ci giurerei".
"La sfera indica che lì vicino ci sono sette laghi"-osservò Max-"Sei sicura di non ricordare se quello che hai visto aveva qualcosa di particolare, magari nella forma?".
"La cascata!"-ad Isabel si illuminarono gli occhi-"Ho visto una cascata che alimentava il lago".
"Ce ne sono solo due alimentati da un fiume. Dirigiamoci lì e controlliamoli".

"No, no! Non può andare a finire così!"-Aura espresse il suo nervosismo calciando un sasso con tutta la forza dettata dalla propria rabbia.
"Ti potresti fare male in questo modo".
"Non mi dire! Ti interessa?"-rispose a Jayce con una buona dose di sarcasmo.
"Perché sei così arrabbiata?"-le chiese ignorando la sua provocazione.
"Se vuoi discutere ancora te lo dirò, altrimenti è meglio che tu non lo sappia".
"Sei arrabbiata con me?".
"No, non è così: sono arrabbiata con LEI, perché, nonostante tutto quello che ha fatto, è sempre riuscita a tenersi strettamente fedeli quelli su cui ha messo le mani, sono arrabbiata con i miei amici perché non sono venuti a prendermi prima così da evitarmi tutto questo, ma...-"e il suo tono si fece più fermo-"...soprattutto, sono arrabbiata con me stessa, perché sapevo che sarebbe successo, sapevo che non avrei potuto farti capire, sapevo che ci sarei stata male e, malgrado lo sapessi, ho tentato ugualmente"-abbassò gli occhi sconsolata-"Adesso, mi sento tanto stupida".
Jayce ancora una volta, era rimasto senza parole, ma si sforzò di ragionare. "Aura, non credere che sia facile per me, anzi io...mi sento confuso!".
"Confuso?".
"Certo! Sono felice di averti ritrovato, ma allo stesso tempo, vorrei che non fosse successo, perché adesso non so più come comportarmi"-a fatica, la guardava negli occhi-"Ho sempre pensato che disobbedire a degli ordini dati da LEI fosse fuori discussione, ma...non ne sono più sicuro".
"Neanche io so più cosa sia giusto".
"Siamo proprio messi bene, eh?".
"Già"-Aura accennò un sorriso amaro.

"Sfera, ricerca forme di vita umana nella zona circoscritta".
I ragazzi attesero per qualche minuto che l'analisi terminasse.
"Niente! Nessun segno vitale umano nei paraggi!"-Isabel fu presa dal timore.
"Calmati Izzie! Basterà allargare il raggio d'azione"-disse Max per tranquillizzarla, anche se neppure lui era molto fiducioso-"Sfera, raddoppia l'area di ricerca".
"Avanti, avanti!"-gli occhi di Michael insieme a quelli degli altri scrutavano impazienti lo schermo, che mostrava il settore selezionato progressivamente coperto dai sensori della sfera.

"Mi avvicino al pianeta"-comunicò Chris alla base-"Ho già i ragazzi sui sensori a corto raggio. Contatto previsto tra cinque minuti".
"E' probabile che non vorranno tornare indietro"-disse Theris, al di là dello schermo-"Cerca di convincerli a seguirti senza storie".
"Tenterò..."-poi una spia luminosa richiamò la sua attenzione-"Cosa...no, non adesso!".
"Cosa succede Chris?".
"I sensori a lungo raggio rivelano la presenza di astronavi nel settore".
"Nemiche?".
"Non lo so ancora. Se mantengono rotta e velocità me li troverò addosso fra ventotto minuti!".
"Vai a prenderli Chris e fai in fretta!".
"Sì signore! Propulsori di coda attivi!"-la sua navicella sfrecciò nello spazio-"Questa non ci voleva".

"Fra poco arriveremo nelle vicinanze del bersaglio, mia signora. Non sarà troppo difficile eliminare gli antariani e recuperare Jayce".
"Bene, resterò in contatto con voi durante tutto lo svolgimento dell'attacco e, ricordatelo, non ammetto fallimenti".
"Ai suoi ordini"-rispose il comandante che, pur abituato ad essere autoritario con i propri sottoposti, fu intimorito dal tono della signora in nero.

"Guardate!"-esclamò Liz.
"La sfera rileva due forme di vita umanoidi"-confermò Max osservando lampeggiare due puntini sullo schermo-"Devono essere Aura e Jayce".
"Dobbiamo raggiungerli!".
"Non così in fretta Maria"-una voce risuonò nella sfera.
"Ma questo...è Chris!"-esclamò Tess.
"Ma dov'è?"-si chiese Alex.
"Se guardate alle vostre spalle mi vedrete arrivare".
I ragazzi si voltarono immediatamente e attraverso la parete trasparente della sfera videro la nave di Chris, che li agganciò con un raggio traente.
"Si può sapere cosa vi è venuto in mente?"-li rimproverò-"Non potevate sperare di passare inosservati, adesso abbiamo diverse navi che ci sta venendo contro!".
"Chris, ascoltami!"-intervenne Liz-"Non possiamo andarcene adesso! Abbiamo appena rintracciato Aura e se l'abbiamo trovata noi la troveranno anche loro e la cattureranno!".
Chris rifletté un secondo. "Va bene! Abbiamo una ventina di minuti prima di essere intercettati. Passatemi le coordinate, presto!".

"Contatto fra quindici minuti".
"Procedete in questo modo e riferitemi tutto quello accade"-la signora in nero controllava dal proprio monitor la situazione.
"Rileviamo la presenza di un'altra nave nella zona!".
"Potete stabilire di chi si tratta?".
"Non lo sappiamo ancora, ma ha agganciato la sfera degli antariani e si sta dirigendo verso la superficie del pianeta".
"E' la nave inviata a prelevare Aura...impediteglielo! Lei e Jayce devono essere portati da me!".
"Sì, mia signora! Fate uscire la squadra d'attacco!".

"La vedi Chris?".
"No, Max. La vegetazione è troppo fitta, forse neanche lei sa della nostra presenza".
"Continuiamo a cercare"-Isabel parlava nervosamente, mentre con gli altri scrutava tra gli alberi in cerca di qualche movimento-"Io sono certa che è qui vicino".
"Quanto tempo abbiamo?"-chiese Alex teso.
"Meno di sette minuti"-Liz era stata incaricata di controllare il timer sulla console della navetta di Chris.
"I sensori rilevano qualcosa poco più avanti di noi"-fece quest'ultimo-"proviamo a muoverci".
"Come facciamo ad attirare la sua attenzione?".
"Non temere Michael, mi è appena venuta in mente un'idea...".

Aura si lasciava cullare dal vento che filtrava attraverso la foresta. Poco più indietro, appoggiato all'esausto fusto di un grande albero ormai secco, Jayce stava con lo sguardo fisso, un po' perso tra l'osservare la ragazza e il ricordo che aveva di lei. La distanza che c'era tra loro ormai andava irrimediabilmente oltre quella fisica. Aura sentiva i suoi occhi su di sé, ma, dopo le ultime parole che si erano scambiati, non si sentiva in grado di rompere il silenzio che, in fondo, aveva dato tregua a due menti fin troppo provate.
Un luccichio, che si faceva largo tra i rami, li distolse quasi contemporaneamente dai loro pensieri.
"Cos'è?"-Jayce si avvicinò per esaminare lo strano fenomeno.
"Sembra un raggio...dall'alto, sì, qualcuno lo sta guidando dall'alto".
"Un analizzatore?".
"Forse". Il raggio compiva fulmineamente una traiettoria molto irregolare e, più volte, aveva girato intorno ai due ragazzi.
"Ehi...ma che fa? Viene...sta venendo...".
"Attenta!"-Jayce la spinse via, mentre lui non poté evitarlo.
Aura tornò subito in piedi. "Jayce!"-gli si fece accanto mentre lui era ancora a terra-"Jayce, stai bene? Dove ti ha preso?".
"Gli occhi...".
"Oh no...Riesci a vedere niente?"
"Certo! Te l'ho mai detto cha hai dei bellissimi occhi?".
La preoccupazione di Aura lasciò il posto al disincanto. "Stupido! Mi hai spaventata".
"Dai, era solo uno scherzo!"-le disse con una certa ironia-"Quel raggio non ha fatto nient'altro che attraversarmi"
"Infatti è stata la caduta a danneggiarti la testa!".
Jayce sorrise divertito. "Non te la prendere! Cerchiamo invece di capire cos'è quel raggio".
"Beh, se non sta analizzando niente..."-Aura si era fatto d'un tratto assorta-"...si sta solo facendo notare...". Insieme spalancarono gli occhi.
"Dobbiamo..."-Jayce non finì la frase. 
"Andiamo!"-di scatto, Aura si era messa a correre cercando un luogo tra gli alberi che fosse abbastanza visibile dall'alto. Trovò una piccola radura rocciosa, leggermente più elevata del terreno circostante, e, fermandosi in cima, si mise a scrutare il cielo.
Jayce la trovò subito, ma non volle raggiungerla e rimase seminascosto dalla vegetazione.
La ragazza continuava a girarsi intorno: il cielo era ancora chiaro e dalla sua posizione poteva osservare la zona per una buona distanza.
"Chris!"-gridò nonostante il respiro un po' affannoso-"Sono qui!". L'astronave era sospesa poco sopra le cime della foresta. 

"Eccola!"-Michael la indicò agli altri-"Andiamo a prenderla Chris!".
"Liz, dammi il tempo!".
"Quattro minuti!".
"Presto, dobbiamo andarcene di qui!".

"Mi hanno vista!"-esclamò, poi scorse di nuovo Jayce e la sensazione di sollievo svanì. La nave era sopra la sua testa ed era certa che fossero pronti a tele-trasportarla dentro. 
Fu allora che Aura capì che Jayce aveva preso la sua decisione. I loro sguardi si incrociarono e lei comprese, con stupore, che non l'avrebbe fermata. Gli tese la mano, chiedendogli, ancora una volta, di seguirla, incerta se ciò significasse chiedergli oltre ciò che poteva darle, ma incapace di andarsene senza tentare.
Un boato vicinissimo la scosse, facendola inginocchiare con le braccia sopra la testa. Immediatamente si accorse che la nave di Chris era stata colpita e che stava sbandando, avvicinandosi pericolosamente al suolo. Cinque veicoli sfrecciarono pericolosamente poco distanti e proseguirono l'attacco.
"No!"-urlò, rendendosi conto del pericolo -"Chris vattene, sono troppi!".
I colpi sparati dalle cinque navi erano come una fitta pioggia e molti finivano sulla superficie, mentre Chris lottava per reagire.
"Aura, vieni via da lì!"-Jayce tentò di richiamarla, ma la ragazza riusciva a malapena a muoversi, intrappolata dalle esplosioni, che alzavano una miriade di schegge e le facevano inevitabilmente perdere l'equilibrio.
Lui le arrivò accanto e l'aiutò ad alzarsi, cercando di portarla al sicuro. Un siluro esplose a terra in quel momento. 
Jayce fu scaraventato via dall'onda d'urto. Si rialzò quasi subito dolorante, rendendosi conto di essersi ferito ad una spalla. Quando il suo sguardo si posò su Aura si sentì gelare: la ragazza era riversa su un fianco e aveva ferite sull'altro e su una gamba. Perdeva molto sangue e stava per svenire.
"Aura!"-Jayce la chiamava sconvolto, tentando di tamponare le ferite-"Non mollare, non mollare! Non puoi!".

"Chris, ce li abbiamo addosso!".
"Lo so Max"-gli rispose controllando il radar -" Tre navi in coda! Non vedo le altre due".
"Una trappola?"-ipotizzò Isabel.
"Vediamo di toglierci dai piedi questi intanto!"-Chris diresse la nave verso alcune formazioni simili a canyon.
"Che vuoi fare?".
"Calmatevi ragazzi! Fidatevi di me!"-Chris si concentrò e passò al controllo cerebrale del proprio veicolo.
Le navicelle rasentavano a grande velocità le rocce e sembrava sempre che mancasse davvero poco all'impatto. L'inseguimento non dava tregua a nessuno.
Chris cercava invano di seminare i nemici, ma nessuna manovra riusciva a sorprenderli.
"Ora basta! Sfera, inizializza sequenza onda d'urto".
"Abbiamo gia visto Aura usarla"-intervenne Liz-"Le navi non sono abbastanza vicine!".
"Stai a vedere...come può essere usata"-e Chris spinse il suo veicolo verso un'alta parete di roccia.
"Ci schianteremo!"-gridò Maria.
Per un soffio, evitarono l'urto, mentre una delle tre inseguitrici non ci riuscì ed esplose. "Meno una!"
"E con quelle che restano?".
"Dovremo solo ripetere il giochetto".
I ragazzi si guardarono spaventati.
Ancora una volta le tre navi evitarono di finire contro la roccia. "Non ha funzionato..."-mormorò Kyle.
"Tu dici?"-Chris lo aveva sentito-"Sfera, onda d'urto".
La forte vibrazione fece staccare enormi frammenti di roccia che colpirono in pieno i veicoli e li fecero precipitare. I boati e le fiamme in fondo alla vallata sottostante resero chiaro che il pericolo era, per il momento, passato.
"Ora torniamo da Aura"-disse Liz.
"D'accordo, anche se non capisco che fine abbiano fatto le altre due navi".

Chris e i ragazzi erano atterrati e si erano addentrati nella foresta per scoprire cosa fosse successo. Videro che una delle due navi mancanti era atterrata sul pianeta e che Aura era incosciente, forse ferita, e veniva trasportata in braccio a Jayce al suo interno.
"Oh no..."-mormorò Isabel-"La stanno portando via!".
"Maledetti!"-Michael sfogò la sua rabbia contro un albero, mentre Chris decise di tornare all'astronave per contattare il Clone Centrale. 
"Theris, cosa possiamo fare?".
"A questo punto, nulla. Tornate indietro".
"E la lasciamo nelle loro mani?"-Max era incredulo.
"Dovete pensare al vostro pianeta, non potete permettervi di essere catturati con lei, sempre a patto che la loro intenzione sia semplicemente questa".
"E l'attacco?"-fece Chris.
"Dobbiamo cambiare strategia. Ne riparleremo quando voi sarete al sicuro"- Theris chiuse la comunicazione.
"Di che attacco parlava?".
"Vedi Max, avevamo in mente di coglierli di sorpresa"-gli spiegò Chris, mentre impostava la rotta-"Avevamo le coordinate della loro flotta e credevamo che non avrebbero preso iniziative fino a che noi non avessimo fatto un'altra mossa per salvare Aura. Dovevamo compiere un attacco simultaneo al suo recupero. In questo modo, sarebbero stati troppo occupati, per tentare di ostacolarci. Ma poi,...".
"Poi, noi abbiamo commesso la stupidaggine di fare di testa nostra e abbiamo rovinato tutto"-commentò Tess.
"E' stata soprattutto colpa mia"-Max si sentì profondamente responsabile.
"No, è stata colpa di tutti"-Liz provava la stessa sensazione.
"Cerchiamo di rimanere calmi"-disse Chris-"Io sono certo che non tutto sia perduto".
"Ma hanno preso Aura!".
"Lo so Maria. Ma hanno anche bisogno che lei rimanga viva. La cureranno pur di potersene servire".
"Ma cosa potrebbero volere da lei? Non ha neanche la sfera con sé!"-osservò Max che aveva ancora in custodia l'oggetto.
"Non lo so, ma credo che lo scopriremo presto".

"Hai fatto un ottimo lavoro. Aura è nelle nostre mani e gli antariani sono stati messi fuori gioco. Sono molto soddisfatta di te".
"Grazie, mia signora"-Jayce, pur inginocchiato e a testa bassa, percepiva distintamente il senso di compiacimento che la signora in nero provava verso di lui. Nonostante questo, in passato, lo avesse fatto sentire al settimo cielo, ora non riusciva neanche a penetrare nella cortina di smarrimento e confusione che lo stringeva. 
"Che cos'hai Jayce?"-chiese LEI con un tono vagamente indagatore-"Non sembri contento di aver portato a termine la tua missione".
Jayce fu percorso da qualcosa che sembrava un brivido e si chiese ancora se le voci secondo le quali LEI poteva leggere nel pensiero fossero vere. "Nulla, mia signora. Sono solo dispiaciuto di non essere riuscito a portare qui Aura in buone condizioni...come mi avete ordinato".
"Non temere"-fece LEI dopo un istante-"Con le nostre cure si riprenderà e potrà comunque esserci molto utile. Adesso, però, voglio che tu ti riposi. Dal tuo rapporto, so che hai rischiato molto e che sei rimasto ferito e desidero che alla prossima missione che ti affiderò tu giunga in perfetta forma".
"Sì, mia signora"-Jayce si rialzò e si diresse all'uscita.
La porta si richiuse alle sue spalle senza produrre alcun rumore. La signora in nero non si mosse: il comportamento del ragazzo non era normale. "Aura, Aura"-commentò tra sé, scuotendo leggermente la testa sotto il mantello-"Sei riuscita a fare qualche danno, ma non credere che sarà sufficiente per rovinare il progetto". Si avvicinò al grande tavolo che troneggiava al centro della stanza e si sedette. Passò la mano su una piastra e subito apparve uno schermo olografico. "Perché mi hai chiamato? Sai che questo canale non è sicuro"-le disse una voce maschile. "Non mi dire..."-fece LEI sarcastica-"Temi che i tuoi fidati collaboratori controllino le tue conversazioni?".
"Non scherzare, lo sai cosa c'è in ballo!"-la voce di lui sembrava irritata.
"So cosa c'è in ballo per te, soprattutto se non stai ai nostri patti".
"Che cosa vuoi?".
"Gli antariani sono arrivati?".
"Sì. A quanto pare, i tuoi fidati collaboratori non sono proprio riusciti a farli fuori".
La signora in nero non si scompose:- "Dopotutto, potrebbero servirci vivi".
"E Kivar?".
"Una volta che mi avrà consegnato il granilite, non mi servirà più".

"Ci dispiace molto, Theris. Non volevamo fare nulla che potesse nuocere ad Aura".
"Lo capisco, sovrano di Antar. Ma tutto questo è successo perché non avete avuto fiducia in noi"-Theris, circondato da tutti gli altri consiglieri, non lasciava trasparire alcuna irritazione, sempre che la stesse provando. 
"Cosa avete intenzione di fare adesso?"-chiese Michael.
"Per il momento, abbiamo le mani legate. La flotta nemica è sparita dai sensori e, finché i ricognitori non la trovano, non possiamo fare altro che prepararci per ogni evenienza".
"Consigliere Theris"-intervenne Liz-"Mi sono appena ricordata di una cosa che forse potrebbe essere importante".
"Ti ascolto, Elizabeth Parker".
"Beh"-iniziò lei un po' intimorita-"Quando siamo precipitati sul pianeta due giorni fa, Aura disse che non capiva come fossimo stati individuati e allora abbiamo ipotizzato che qualcuno lo avesse rivelato ai nemici".
"Una spia? Tra noi è impossibile!"-saltò su Theris.
Max intervenne:- "Come ha già detto Liz, è un'ipotesi"-sottolineò-"e comunque, non è da scartare a priori. Come può essere certo che le cose non stiano così?".
"Perché il legame che ci unisce riguarda la nostra stessa sopravvivenza"-rispose un altro dei consiglieri-"Se uno di noi tradisse metterebbe in serio pericolo non solo tutti gli altri, ma anche se stesso".
"Non credo di riuscire a capire".
"Capirlo non è facile"-continuò Theris-"e soprattutto non credo che sia questo il momento. Finché non sapremo qualcosa sulla sorte di Aura, non possiamo fare altro che celebrare il funerale del suo maestro".
"Ma Aura desiderava essere presente!"-protestò Maria.
"Mi dispiace, ma non è più possibile aspettare".

Jayce sembrava caduto in trance. Il suo sguardo non riusciva a staccarsi da Aura e dal letto dove era distesa priva di sensi. Appoggiò la testa alla parete trasparente che li divideva e osservò mentre i medici procedevano a rigenerare le cellule del suo corpo danneggiate dall'esplosione. Pensò che forse avrebbe dovuto chiedersi chi fosse realmente dalla parte giusta: se era lei, che pure lottava contro tutto ciò che aveva significato qualcosa nella sua vita, oppure era LEI, che, nonostante tutto ciò che gli avesse dato, lo aveva strappato da un'altra esistenza che avrebbe potuto avere. 
Non sapeva, non poteva ancora cercare la risposta: i sensi di colpa che provava, razionalmente immotivati e, allo stesso tempo, così forti, gli impedivano di riflettere. 
"Il funerale di Demetrius"-si ricordò improvvisamente. Di certo, lo stavano celebrando e proprio la sua allieva non avrebbe potuto esserci per dirgli addio.
"E' stata colpa mia"-si disse ad occhi chiusi, battendo la testa contro il vetro-"E' stata colpa mia".

Scritta da Aura


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