RIASSUNTO:
Seguito di "La partenza". I quattro alieni
arrivano su Antar per cercare di riprendere il possesso del trono.
DATA DI STESURA: 4/06/2002 – 26/06/02
VALUTAZIONE: Adatto a tutti
DIRITTI: Tutti i diritti dei personaggi
appartengono alla WB e alla UPN, fatta eccezione per i personaggi di Lenny e
David Bliss e Gonah il Gran Consigliere che sono scaturiti dalla fantasia e
dalla penna dell’autrice. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
La mia e-mail è
taniapan@libero.it
L’estate continuava ad essere
torrida; durante il giorno la cittadina di Roswell era un vero e proprio forno
ma i turisti non smettevano di arrivare con i loro sorrisi sulle labbra, la
voglia di avere il souvenir con un ominide verde e naturalmente di mangiare
qualsiasi cosa che avesse un nome anche vagamente alieno. Liz e Maria si
affannavano tra i tavoli del Crashdown sempre gremiti di clienti, mentre il
clone di Michael era indaffaratissimo in cucina. Le due ragazze si erano spesso
soffermate ad osservarlo e Maria stessa non credeva a suoi occhi: quel ragazzo
era veramente uguale in tutto e per tutto a Michael: le movenze, lo sguardo e
soprattutto il carattere. Anche per il clone di Max era la stessa cosa e Liz
ripensava spesso al giorno della partenza, nel deserto, quando la copia di Max
l’aveva abbracciata per consolarla. Era impossibile riconoscere il vero dal
falso e la tentazione di abbracciarlo ogni volta che lo vedeva, diventava ogni
giorno sempre più incontrollabile.
Erano passate ormai due settimane dal giorno della partenza degli alieni e
nonostante avessero i comunicatori, si erano sentiti solo un paio di volte e
mettersi in contatto era stata una cosa difficilissima e, ancora peggio, la
comunicazione era stata brevissima. L’ultimo contatto risaliva a qualche giorno
prima: gli alieni stavano bene e tutto sembrava procedere per il meglio.
Nonostante le assicurazioni, Liz e Maria erano sempre preoccupate; non passava
un momento senza pensare ai ragazzi persi chissà dove nello spazio; non si
davano pace, ma dovevano far finta di niente. Nessuno doveva sospettare,
potevano contare solo su di loro e naturalmente su Alex e Kyle, il che
alleggeriva leggermente il carico da portare sulle proprie spalle. Lo Sceriffo
Valenti vegliava sempre sui ragazzi, era sempre presente ed anche lui era
preoccupato; non lo dava a vedere, ma non vedeva l’ora che tutta quella storia
finisse, che tutto tornasse alla normalità, nella “loro normalità”.
Il viaggio era stato relativamente breve, ma difficile. I ragazzi avevano fatto
fatica ad abituarsi a viaggiare nello spazio, soprattutto per la velocità con
cui viaggiava l’astronave. Isabel e Tess avevano accusato alcuni malesseri ma
tutto si era risolto per il meglio. Michael e Max erano sempre rimasti vicini a
Lenny e a David cercando di memorizzare il più possibile sulla guida della
navicella ma il tempo che rimaneva a sua disposizione, Max lo aveva passato,
per la maggior parte, nella stanza che gli era stata affidata. Pensava a Liz,
al pianeta che aveva appena lasciato, ai suoi genitori ed ancora a Liz. Gli
mancava da morire, e il fatto di non sapere quando avrebbe potuto
riabbracciarla aumentava la sua tristezza. Poi pensava ad Antar, quel pianeta
che stava per raggiungere: aveva il timore di non riuscire a fare quello che si
erano prefissati e odiava sentirsi in quel modo. Prima non aveva mai avuto
dubbi, aveva sempre saputo cosa fare, ma ora… era tutto diverso. Pensava e
ripensava quando sentì bussare alla porta, sobbalzò nel letto dove era sdraiato
e lasciando da parte i suoi pensieri disse: “Avanti!”. Tess entrò, il suo viso
era illuminato da un sorriso di felicità e con voce eccitata disse: “Siamo
quasi arrivati. Vieni Max, vieni a vedere Antar!”. Max rimase stupito: com’era
possibile che fossero già arrivati? Erano partiti da solo due giorni! Ma non
esitò oltre e, anticipando Tess, uscì dalla stanza e si precipitò nella sala
comandi. Rimase stupito anche lui, come Isabel e Michael, nel vedere la
costellazione a V di cui faceva parte Antar e Lenny indicò a Max il pianeta.
Non riusciva a crederci, era così simile alla Terra. Si distinguevano
nettamente i mari e la terra e quel satellite che gli girava intorno gli
ricordava la luna. Man mano che si avvicinavano, riuscivano a scorgere il verde
della vegetazione e tutti e quattro i ragazzi furono pervasi da uno strano
senso di sollievo: erano a casa!
Contattarono l’aeroporto che, durante la permanenza sulla Terra di Lenny e
David, era passato in mano ai ribelli. Questo voleva dire che la lotta era
ricominciata, e la prima battaglia contro Kivar era stata vinta. L’atterraggio
fu dolce, e quando i quattro reali uscirono dalla navicella si ritrovarono
circondati da una folla festante che li acclamava ed applaudiva. Isabel,
Michael e Tess non riuscivano a credere a quello che stava succedendo mentre
Max sembrava aver sempre saputo quello che sarebbe accaduto. La sorella lo
guardò per un attimo negli occhi e si accorse che erano illuminati da una luce
diversa: lui sapeva di essere il re e sembrava esserne veramente consapevole e
stava agendo di conseguenza. Era sicuro e guardava la gente che lo acclamava
con uno sguardo trionfante: finalmente era tornato e il suo popolo era felice.
Ad un tratto alzò il braccio, come fosse un gesto naturale per lui, salutando
tutta quella folla di gente che a quel gesto cominciò ad acclamarlo sempre più
forte; Tess gli si avvicinò ed imitò il gesto di suo marito, acclamata a sua
volta a gran voce. In lontananza, Isabel, notò che un anziano signore si stava
facendo largo tra la folla; faticava a farsi spazio e stava utilizzando tutte
le sue forze. Isabel lo fece notare a Lenny e a David che subito si
preoccuparono di mandare due guardie per facilitargli l’arrivo al cospetto dei
reali. “Ma chi è?” chiese Isabel incuriosita “Lui è, o meglio era, il Gran
Consigliere della famiglia reale! E’ quello che dovrà assicurarsi della vostra
vera identità!” – “In poche parole è quello che ci metterà alla prova!” – “Si!
Solo lui è in grado di dire se voi siete veramente i quattro reali!” – “E come
farà a provarlo?” – “Questo non lo so! So solamente che è stato lui a crearvi,
a creare i quattro cloni, e lui saprà riconoscervi!”. Finalmente l’anziano
riuscì ad avvicinarsi ai quattro reali e, dopo aver salutato i fratelli Bliss,
li condusse all’interno di una stanza dell’aeroporto appositamente preparata
allo scopo. La stanza era luminosa ma poco arredata: c’era solo qualche sedia
ed un tavolo. I ragazzi si sedettero sulle sedie ed attesero l’arrivo
dell’anziano. Continuavano a guardarsi intorno e Max si fece pensieroso; Isabel
se ne rese conto, gli si avvicinò e gli chiese: “Stai bene?” – “Si! Sono solo
un po’ confuso; prima là fuori mi sono sentito strano, mi è venuto naturale
salutare quella folla esultante. Ero cosciente di quello che facevo ma
stranamente non sono riuscito a fermarmi! E’ stato tutto così normale!” –
“Penso che anche Tess abbia avuto la tua stessa reazione!” – “Gia! Lo credo
anch’io. Quando si è avvicinata a me e ha salutato anche lei tutta quella gente
credo abbia avuto lo stesso mio impulso!”. Lenny e David si avvicinarono ai
quattro alieni e brevemente spiegarono, come aveva fatto prima Lenny con
Isabel, chi era l’anziano e cosa avrebbe dovuto fare. I ragazzi stavano ancora
parlando fra di loro quando, ad un tratto, l’anziano signore entrò nella
stanza. I quattro reali si alzarono in piedi e l’anziano rimase stupito di quel
gesto, ma subito li fece riaccomodare, poi cominciò a parlare: “Benvenuti su
Antar! Io sono Gonah! Ero il Gran Consigliere all’epoca del vostro regno!” la
voce era fioca e rivelava che l’uomo era molto anziano, ma allo stesso tempo
era decisa. L’anziano guardò ad uno ad uno i quattro ragazzi che gli stavano
seduti di fronte e poi continuò: “Immagino che i fratelli Bliss vi abbiano già
messo al corrente di quello che dovrò fare!” – “Sappiamo che lei è la persona
che ci ha creato e che solo lei può sapere se veramente siamo i quattro reali!”
disse Max in tono sicuro – “E’ così!” rispose Gonah. “Direi di cominciare,
allora!” disse Michael “Sempre pronto all’azione, vero Rath?” disse l’anziano
rivolto al ragazzo con un sorriso di compiacimento; in cuor suo Gonah era
sicuro che i ragazzi fossero i veri reali, ma tutto doveva svolgersi come
previsto e si avvicinò a Max. Lo guardò intensamente negli occhi ricambiato dal
ragazzo, poi mise la mano sinistra sulla testa di Max, chiuse gli occhi
concentrandosi e dalla sua mano si sviluppò un luce bianca. Dopo qualche
secondo ritirò la mano e guardando Max disse: “Molto bene Zan, re di Antar!” e
scostandosi da Max si avvicinò ad Isabel per ripetere lo stesso gesto. Dopo
qualche secondo ritrasse la mano e guardando la ragazza negli occhi disse:
“Bentornata Vilandra, principessa di Antar!” e voltandosi si andò a sedere su
di una sedia di fronte ai quattro ragazzi. I due fratelli si guardarono con
aria soddisfatta ma allo stesso tempo interrogativa: come aveva fatto quell’uomo
a sapere che loro erano veramente i regnanti? Una volta seduto Gonah li guardò
e disse: “So cosa volete sapere!” e facendo una breve pausa notò i volti
sgomenti dei due ragazzi, poi continuò: “Nella vostra testa è stato impresso il
sigillo di Antar. E’ questo che vi rende unici!” Max ed Isabel si guardarono
negli occhi e tornando a guardare Gonah, Max chiese: “E come fa a sapere che
loro sono i nostri veri consorti?” – “Noto con piacere, Zan, che sei rimasto il
ragazzo intelligente che ho conosciuto!” disse l’anziano con un sorriso
compiaciuto, poi continuò: “Ho visto l’energia di Ava e di Rath nei vostri
cuori e questo non sarebbe stato possibile se i vostri veri consorti non
fossero stati accanto a voi!”. Gonah fece un’altra breve pausa ed alzatosi
dalla sedia a fatica disse: “Bentornati su Antar. L’attesa è stata lunga ma ora
siete di nuovo tra di noi! Lenny! David! accompagnateli dalla regina madre!” a
quelle parole Isabel e Max ebbero un tuffo al cuore, ma subito Isabel guardò
Lenny e gli disse: “Ma non avevi detto che nessuno sapeva di nostra madre?” –
“Si! E’ vero, l’ho detto e non ho mentito!” e bloccandosi guardò il viso di
Gonah che con un cenno della testa gli disse di proseguire: “Gonah è nostro
padre! E’ per questo che sa che la regina madre è ancora viva!”. I quattro
ragazzi erano confusi ma erano anche pervasi da un senso di soddisfazione: ora
che la loro identità era stata provata si sentivano meglio. Rimasero a sedere
in quella stanza ancora qualche minuto, il tempo necessario per mettere tutti
al corrente che loro erano veramente i quattro reali e non appena uscirono
dalla stanza, si ritrovarono tutta la folla in silenzio ed inginocchiata al
loro cospetto. Furono portati a casa Bliss per incontrare la regina madre e
l’incontro fu pieno di lacrime e di gioia. Finalmente la famiglia reale era
stata ricomposta e questa era un’ottima premessa per la vittoria contro Kivar.
Nei quattro giorni che seguirono, i quattro reali furono catapultati in un
mondo a loro estraneo, ma per tutti fu come se fosse stata sempre la loro vita.
Tutto veniva naturale: le loro azioni, i loro pensieri; ma quando si riunivano
la sera tra di loro, e ripensavano alla giornata appena trascorsa, Max, Isabel
e Michael rimanevano sconcertati, non riuscivano a credere a quello che stavano
facendo. L’unica a sentirsi a proprio agio era Tess: da quando erano arrivati
su Antar era una persona diversa, sicura di sé, tutti se n’erano accorti ed
inevitabilmente il suo comportamento la portava sempre di più a stare vicino a
Max. Lei si sentiva davvero Ava, lei era Ava, la regina, e il suo posto era
vicino a Zan, il re, suo marito. Isabel lo fece notare a Max ma lui non volle
dargli peso, era così stanco e preso da tutti i problemi da risolvere che non
badò troppo alle parole della sorella. La sera successiva Max crollò in un
sonno profondo quasi subito e Tess entrò silenziosamente in camera sua. Con un
gesto molto naturale, scostò il lenzuolo e si stese nel letto di fianco a lui.
Max percepì la presenza di qualcuno ed ancora assonnato si girò verso di lei,
la guardò e, sorridendole, l’abbracciò: “Oh, Ava! Mi sei mancata!” – “Anche tu
Zan mi sei mancato, ma ora sono qui, di nuovo al tuo fianco!” e si baciarono a
lungo. Le labbra di lui cercavano quelle di lei quasi come se volesse saziarsi
e lei continuava a stringerlo forte a sé. In un turbine di sensazioni, Zan
continuava a baciare la sua sposa e le immagini di loro due insieme scorrevano
nella sua mente. Ad un tratto, però, apparve un flash di una ragazza dai lunghi
capelli castani e gli occhi nocciola che lo chiamava e che allungava le braccia
verso di lui per toccarlo e pian piano l’immagine si allontanava fino a
scomparire del tutto. Zan si scostò da Ava con una sguardo perso nel vuoto e
lei rimase a guardarlo sconcertata: “Zan, che c’è? Va tutto bene?”. Il ragazzo
non riusciva a rispondere, era ammutolito e l’immagine di quella ragazza era
ancora nitida nella memoria. Poi ad un tratto la testa prese a dolergli
notevolmente, tanto che dovette prendersela tra le mani come se quel gesto
riuscisse ad alleviargli il dolore. Fu un attimo solo e il dolore sparì; guardò
la ragazza ancora di fronte a lui e con un gesto rabbioso l’allontanò e si alzò
dal letto: “Tess! Come hai potuto farlo?” – “Tess? Zan, caro, sono io! Sono
Ava, tua moglie!” – “Tess, tu hai manipolato la mia mente! Ma come hai potuto
farlo?” la voce di Max era rabbiosa e continuava a guardare la ragazza dritta
negli occhi. Tess non riuscì a sostenere il suo sguardo, aveva visto il flash
di Liz e capì che il suo potere non valeva niente davanti all’amore che Max
provava per la terrestre; guardò il letto dove ancora era stesa, si mise a
sedere coprendosi il corpo con il lenzuolo. Una lacrima le scese lungo la
guancia e seguì un lungo silenzio nel quale cercava le parole per spiegare a
Max quello che l’aveva spinta fino a tanto. Max, dal canto suo, non riusciva a
parlare e continuava a fissarla in attesa di una sua risposta. Tess continuava
a piangere sommessamente e Max aveva ancora lo sguardo arrabbiato. D’un tratto
Tess si asciugò le lacrime, si alzò dal letto e guardando Max con fare
dispiaciuto disse: “Mi dispiace Max, non avrei dovuto farlo, ma era la mia
ultima speranza per riaverti accanto!”. Max la guardò sconcertato e poi sentì
la rabbia crescergli in corpo ed alzando il tono della voce disse: “Volevi
ingannarmi? Volevi farmi credere che tu fossi veramente Ava ed io Zan?” – “Max,
ti prego, non fare così! Io ti amo e volevo solo riaverti vicino! Ora siamo su
Antar, il nostro pianeta, e volevo riavere la mia vita!” – “Questa non è la
nostra vita! Non lo sarà mai! Siamo qui con l’unico scopo di sconfiggere Kivar
e questo lo sai benissimo!” – “Lo so Max, e ti chiedo ancora perdono! Non era
mia intenzione ingannarti, volevo… io volevo solo amarti!”. La voce di Tess era
remissiva e le lacrime ricominciarono a bagnarle il viso e Max sentì la rabbia
scivolargli via. La ragazza era sincera, lo sapeva, lo sentiva. Ci fu ancora un
momento di silenzio poi Max la guardò negli occhi, si avvicinò e le mise una
mano sulla spalla e la voce era tornata tranquilla: “Mi dispiace Tess. Io amo
Liz!” fece una breve pausa e poi riprese: “Io ti voglio bene, sei una di noi,
ci hai aiutato, ma non posso amarti!” La ragazza fece un cenno col capo e Max
sapeva che questa volta aveva capito davvero quello che lui provava per Liz,
poi riprese: “Ad ogni modo abbiamo cose più importanti a cui pensare in questo
momento!” la sua voce aveva assunto un tono grave e continuò: ”Dobbiamo pensare
a liberarci di Kivar, e tu sei importante per la riuscita del nostro piano. Io
devo sapere se tu sei ancora dei nostri senza altri inganni! Siamo tutti in
pericolo e dobbiamo rimanere uniti!” Tess lo guardò negli occhi e si fece seria
e rispose: “Si! Certo! Ma voglio che tu mi dica se sarai ancora in grado di
fidarti di me! Te lo giuro Max, ho capito il tuo amore per Liz e non mi
frapporrò mai più fra voi due!” – “Sono contento di sentirti dire questo!
Comunque hai ancora la mia fiducia; la mia, quella di Isabel e quella di
Michael!” Tess lo guardò negli occhi ed un sorriso di gratitudine si dipinse
sul suo volto: “Grazie Max!” e subito dopo le lacrime si impadronirono di nuovo
di lei. Ancora una volta Max ebbe conferma che la ragazza era sincera, non era
da lei piangere e quelle lacrime erano vere e lesse ancora una volta nei suoi
occhi che non mentiva. “E’ meglio che tu vada a dormire, domani ci aspetta una
giornata pesante!”. Tess non rispose, la voce non le usciva dalle labbra e fece
solo un cenno col capo poi si avviò alla porta. Prima di aprirla si girò verso
Max e lo guardò con lo sguardo ancora pieno di gratitudine ed uscì dalla camera
ancora con le lacrime agli occhi ma con la consapevolezza dell’amicizia del
ragazzo. Max si rimise nel letto e pensò molto a quello che era successo; era
ancora sconvolto ma riusciva a capire quello che la ragazza provava e si
addormentò, più tardi, pensando alla sua Liz.
Nei giorni seguenti i ragazzi furono impegnati in riunioni, consigli superiori
e tutto quanto era necessario per mettere a punto il piano fissato. Tutto
doveva essere perfetto, il rientro a palazzo dei reali era vicino e non era
concessa a nessuno la possibilità di sbagliare. Per prima cosa fu dato ordine
di cessare qualsiasi forma di lotta e tutto l’esercito dei ribelli fu fatto
rientrare, poi venne inoltrata a palazzo reale una richiesta di incontro tra
Kivar ed un rappresentante dei ribelli. Questo allo scopo di sviare
momentaneamente Kivar che, dal canto suo, pensò solamente ad una mossa
difensiva dell’avversario e credette che i ribelli volessero finalmente
arrendersi. La risposta positiva alla richiesta di incontro non si fece
attendere e tutto era pronto. Il rappresentante designato si recò a palazzo
reale assieme a quattro uomini e tutti furono scortati al cospetto di Kivar.
“Bene! Finalmente avete deciso di arrendervi!” disse Kivar con voce
soddisfatta. Era sicuro di avere la vittoria in mano e ne stava già gustando il
sapore. “Credo che tu abbia avuto troppa fretta!” disse l’emissario e così
dicendo si passò una mano davanti al viso. Il volto dell’incaricato cambiò
rivelando la sua vera identità: “Non è possibile! Tu sei morta!! La regina
madre è morta!!” – “A quanto pare non ancora! Siamo qui per riprenderci quello
che è nostro!”. A quelle parole, i quattro uomini che erano con lei si
passarono una mano sul volto, proprio come aveva fatto poco prima la regina
madre, e rivelarono la loro vera identità: “I quattro reali!! No! Non è
possibile!” gridò Kivar. Era spiazzato e si rese conto che quella che credeva
una remota possibilità era diventata una realtà. I reali erano tornati ed erano
lì, davanti a lui, insieme alla regina madre. Non riusciva a credere che il
rientro di quei ragazzi fosse avvenuto senza che lui potesse accorgersene:
“Guardie, prendeteli!” gridò rabbiosamente “E’ inutile che chiami i tuoi
soldati. Il potere della famiglia reale gli ha già resi inoffensivi!” Kivar
stava per alzare il braccio per colpirli con un raggio di luce distruttivo nel
tentativo disperato di ucciderli, ma sapeva che il potere della famiglia reale
poteva essere micidiale; quella famosa notte aveva vinto perché i reali erano
stati separati, ma ora erano lì, tutti insieme ed uniti davanti a lui. Kivar
non ebbe il tempo di sferrare il colpo: i quattro reali e la regina madre
avevano già unito le loro menti e i loro poteri. Il potere della famiglia reale
era superiore a qualsiasi altra cosa, ma funzionava solamente se tutti e cinque
erano insieme. Kivar fu immobilizzato all’istante e a poco a poco cadde, tra le
urla strazianti di dolore, prima in ginocchio, poi steso a terra, senza vita.
Ci fu un momento di silenzio totale e poi, lentamente, si iniziarono a sentire
dei lamenti in tutto il palazzo reale. I soldati agli ordini di Kivar, avevano
subito per anni la manipolazione della mente ed ora che lui era morto,
iniziavano a svegliarsi come da un sonno durato parecchi anni e la testa di
ognuno di loro doleva in un modo pazzesco. Gli uomini dell’esercito ribelle
erano pronti ad intervenire, sapevano che tutto questo sarebbe successo, ed
erano preparati a quest’evenienza. Nel giro di poche ore i soldati di Kivar
vennero portati all’ospedale più vicino e sostituiti con le nuove guardie reali
ed il palazzo era di nuovo in possesso dei veri proprietari.
I giorni che seguirono furono tutt’altro che tranquilli. Bisognava ristabilire
l’armonia nel pianeta e formare un nuovo consiglio di gestione che aiutasse la
regina madre a governare il pianeta in quanto Max, Isabel, Michael e Tess non
avevano intenzione di rimanere su Antar. Erano stati chiari fin dall’inizio,
avrebbero portato a termine il loro compito e sarebbero tornati sulla Terra.
Tutti avevano cercato di dissuaderli dal ripartire, tranne la madre di Max ed
Isabel: lei sapeva che per i suoi figli era importante tornare sulla Terra e
dopo aver visto l’amore che Liz provava per Max, non se la sentiva di farli
rimanere su di un pianeta a cui loro non sentivano di appartenere. Max, Isabel,
Tess e Michael visitarono diverse città, per ristabilire i contatti con i
vecchi governatori e formare nuove alleanze che permettessero di assicurare una
maggiore collaborazione nella lontana ipotesi che si potesse verificare di
nuovo quello che era successo con Kivar. Viaggiarono tanto ed ebbero la
possibilità di vedere il loro pianeta. Era veramente bello e così simile alla
Terra: c’erano gli oceani, le montagne, i laghi e le praterie. Inoltre la fauna
era ricca di animali, diversi da quelli presenti sulla Terra, ma altrettanto
belli ed affascinanti. L’aria era pulita ed aveva un profumo tutto particolare.
La flora era altrettanto ricca e molto varia. Le città erano grandi ma ordinate
ed i palazzi, quasi tutti con forme rotondeggianti, erano colorati con tinte
pastello molto tenui. Ora che Kivar era morto, la gente era tranquilla ed
accoglievano i quattro reali con un calore che esprimeva al meglio la gioia di
quella popolazione. I ragazzi rimasero estasiati da quei viaggi, era stato
molto bello poter vedere tutte quelle città ed assaporare il calore della gente
e si rattristarono un po’ quando dovettero tornare nella capitale, a palazzo
reale, dove tutti li attendevano in trepidante attesa. Una volta tornati,
ebbero poco tempo per riposarsi ed i quattro ragazzi ne approfittarono per
cercare di contattare Liz e Maria. Il contatto fu difficile e molto breve, ma
rese tutti quanti felici, anche Tess che, però, con il passare dei giorni,
stava pensando all’ipotesi di rimanere su Antar. Il pensiero di vivere sullo
stesso pianeta lontana da Max l’assillava ma allo stesso tempo sapeva che lui
non avrebbe mai abbandonato Liz; dopo quella notte l’aveva capito anche troppo
bene, lui aveva resistito ai suoi poteri proprio grazie all’amore che provava
per quella terrestre e, nonostante lei avesse cercato di manipolargli la mente,
lui l’aveva perdonata e si fidava ancora di lei e non poteva rischiare di
perderlo totalmente. Si, rimanere su Antar era la cosa migliore.
Max, Michael ed Isabel si trovavano nella stanza di quest’ultima tentando
nuovamente un altro contatto con la Terra, quando sentirono bussare alla porta:
“Avanti!” disse Isabel e tutti e tre si voltarono per guardare chi fosse. Tess
entrò lentamente nella stanza e subito richiuse la porta dietro di lei:
“Scusate ragazzi se vi interrompo ma avrei una cosa da dirvi!” Il tono della
ragazza era serio e al contempo triste. I tre alieni la guardarono e dal tono
della sua voce compresero che era una cosa importante e i loro visi si
preoccuparono: “Cosa c’è Tess? E’ successo qualcosa di grave?” chiese Michael
alzandosi dal letto dove era seduto insieme agli altri. “No, niente di grave!”
disse la ragazza cercando di rassicurare i tre amici: “E’ solo che…” La ragazza
non sapeva come continuare, ma doveva assolutamente metterli al corrente della
sua decisione ed abbassò lo sguardo come per cercare le parole. Max si avvicinò
a lei con fare comprensivo la fece accomodare sul letto: “Avanti, dicci cosa ti
preoccupa!”. Tess guardò ad uno ad uno i tre ragazzi e finalmente si decise:
“Ho deciso di rimanere su Antar!”. Quella frase arrivò come un fulmine a ciel
sereno, avevano tanto parlato del loro ritorno sulla Terra che quell’affermazione
colse tutti di sorpresa. Isabel si avvicinò ancora di più a lei, le prese una
mano e disse: “Ma cosa stai dicendo? Non è possibile che tu abbia deciso di
rimanere qui! Cosa ti ha fatto cambiare idea?” Tess guardò prima Isabel e poi
Max e si rese conto che lui non aveva parlato con loro di quello che era
successo quella sera, così, dopo essersi fatta coraggio, raccontò tutto. Max
non credeva che lei ne sarebbe stata capace, ma questo fu un’ennesima prova
della sua sincerità, mentre Michael ed Isabel rimasero allibiti. Quando Tess
ebbe finito di raccontare, fu subito chiaro il motivo per cui aveva deciso di
rimanere e nessuno si sentì di replicare. Isabel la guardò e le disse: “Ora è
tutto molto chiaro! Ti capisco Tess ed accetto, anche se a malincuore, la tua
decisione!” – “Si! Ci dispiace che tu rimanga qui ma se è proprio questo che
vuoi…!” continuò Michael. Tess cominciò a piangere e ripensò alla frase che Max
le disse quella sera: << Comunque hai ancora la mia fiducia; la mia, quella di
Isabel e quella di Michael!>>. Era vero, nonostante anche loro ora sapessero
quello che aveva tentato di fare, nessuno la rimproverò, anzi capirono la
situazione e anche se a malincuore avevano accettato la sua decisione. Si
fidavano ancora di lei e l’affetto che le stavano dimostrando in quel momento
ne era la prova. Isabel l’abbracciò forte e le disse: “Cercheremo di rimanere
in contatto il più possibile!”. Michael le appoggiò una mano sulla spalla e Max
fece altrettanto. Rimasero così per un po’ di tempo fino a quando non furono
interrotti dal suono del comunicatore che gli aveva lasciato Lenny. Max corse
alla scrivania dove l’oggetto era appoggiato, lo afferrò in tutta fretta,
spinse l’interruttore e una voce dall’altra parte diceva: “Ehi ragazzi ci
siete? State tutti bene?”. La voce di Liz giungeva lontana e con qualche
disturbo ma tutto sommato era nitida: “Liz, sono Max! Stiamo tutti bene e voi?”
La conversazione durò solo pochissimi minuti e Max non fece in tempo a dire che
avevano sconfitto Kivar, ma il solo fatto di aver sentito la voce di Liz lo
fece stare bene. Anche Michael ed Isabel erano più tranquilli, avevano sentito
anche le voci di Maria ed Alex e questo li rasserenò. Tess guardò i ragazzi ed
asciugandosi le lacrime con un lieve sorriso sulle labbra disse: “Mi
raccomando, salutatemi i ragazzi!” e così dicendo si avviò verso la porta.
Isabel tentò di fermarla ma la ragazza le sorrise e disse: “Va tutto bene!
Grazie per avermi perdonata!” ed uscì dalla stanza.
Gli ultimi giorni di permanenza su Antar furono ancora pieni di impegni, ma una
cosa su tutte impegnava la mente dei quattro alieni. La cosa coinvolgeva tutti
e quattro, compresa la regina madre che era in pieno accordo con i figli, ma
soprattutto due persone in particolare. Si stava finendo di formare il Gran
Consiglio e, dopo aver nominato Gonah di nuovo Gran Consigliere, rimanevano
liberi due posti. I quattro ragazzi ne avevano discusso già parecchio e i nomi
che sembravano più adeguati erano quelli di Lenny e David. Quei ragazzi li
avevano aiutati molto, oltre a dare prova di ottime qualità di diplomazia e di
fedeltà alla famiglia reale. Dovevano loro un riconoscimento, e quale migliore
occasione di nominarli tra i consiglieri superiori? Organizzarono, così, una
grande festa in onore dei due ragazzi a loro insaputa nella quale sarebbero
avvenute le nomine. Doveva essere una sorpresa e in quei giorni la sala dei
ricevimenti rimase chiusa, proprio per permettere la preparazione della festa
stessa. Lenny e David ignoravano la cosa e continuavano a darsi da fare a
palazzo. Finalmente tutto fu pronto e per la prima volta dopo anni di guerre e
di angherie, si aprirono le porte del palazzo reale per accogliere gli invitati
che provenivano da tutto il pianeta. Si respirava un’aria di gioia e le prime
note di una musica bellissima iniziarono ad espandersi in tutte le stanze del
palazzo. La regina madre fu presa da un attacco di malinconia, e fu sorpresa da
Max a piangere proprio prima di fare il suo ingresso in sala: “Mamma, cosa ti
succede?” chiese il ragazzo preoccupato e porgendo un fazzoletto alla donna.
“Niente, caro! Stavo ripensando all’ultima festa che abbiamo dato a palazzo!
C’era ancora tuo padre e fu una festa bellissima. Eravamo tutti così felici…!”
Il ragazzo abbracciò forte a sé la madre e con un soffio di voce le disse:
“D’ora in poi ci saranno tante altre bellissime feste! E sono sicuro che la
felicità risiederà per sempre in questo palazzo!” – “Non credo, figliolo! Tu,
Isabel e Michael state per partire, e il mio cuore si spezza al solo pensiero.
Avervi ritrovati e vedervi partire di nuovo è un dolore fortissimo, ma non
posso e non voglio fermarvi. Voi avete una vita diversa ora, ed è giusto che la
viviate fino in fondo!” – “Grazie mamma, sei così… speciale! Ma tu sai che non
ti abbandoneremo mai!” – “Lo so figlio mio, lo so! Ora andiamo o gli invitati
si chiederanno che fine abbiamo fatto!” La donna finì di asciugarsi le lacrime,
si diede un’occhiata veloce allo specchio su di una parete e sfoggiando un
sorrise smagliante, entrò nella sala affiancata dal figlio che la teneva sotto
braccio. La festa si svolgeva nei migliore dei modi: l’orchestra suonava
musiche che per troppi anni non si erano sentite, gli invitati ballavano
gioiosi e i tavoli del buffet erano pieni di ogni ben di dio. Max, Isabel,
Michael e Tess attesero che l’orchestra finissero la canzone che stavano
suonando poi, appropriandosi del palco costruito per l’occasione, attirarono
l’attenzione di tutti i presenti. Era arrivato il momento della nomina e mentre
Max parlava agli invitati, cercava con lo sguardo Lenny e David che stavano
dietro a tutti, quasi nascosti da tutta la gente. “…ed è per questi motivi che
abbiamo deciso di affidare un ruolo così importante per la nostra società a due
ragazzi, a due uomini, che siamo sicuri che saranno in grado di svolgere al
meglio. Signore e signori, vi presento Lenny e David Bliss i nostri Consiglieri
Superiori!” Gli invitati si voltarono tutti nel tentativo di vederli e quando
li individuarono iniziarono ad applaudire. I due ragazzi erano a dir poco
stupiti, nessuno dei due si aspettava una cosa del genere ed erano rimasti
paralizzati a fissare i quattro reali sul palco che applaudivano a loro volta.
Max gli fece cenno di venire avanti e a malapena i due amici riuscirono a
muovere un passo. La folla di gente che continuava ad applaudire, cominciò a
fare spazio in modo che loro potessero raggiungere il palco, e i due fratelli
iniziarono a fare qualche passo in direzione dei reali. Erano increduli, e
passare in mezzo a quella folla acclamante di invitati era un’emozione
fortissima, mai provata fino a quel momento. Lentamente giunsero davanti al
palco e una volta saliti, l’applauso si fece ancora più vivo. I fratelli Bliss
videro il padre poco distante da loro: il suo viso era felice e gli occhi erano
lucidi. Non avevano mai visto il padre piangere ed anche i loro occhi si
riempirono di lacrime. Quando l’applauso andò via via spegnendosi, Lenny si
schiarì la voce e cominciò a ringraziare tutti. David era quello più impacciato
e dopo qualche esitazione, ringraziò anche lui tutti i presenti poi si voltò a
guardare i quattro reali che si erano tenuti dietro di loro e li abbracciò
tutti uno ad uno. Lenny seguì l’esempio del fratello e poi fece lo stesso con
la regina madre, che se fino a quel momento aveva trattenuto le lacrime di
gioia, a quel punto cedette, presa dalla felicità di quel momento così
commovente. La festa si protrasse fino a notte fonda quando, tutti esausti, gli
invitati lasciarono il palazzo. Quella notte tutti i ragazzi dormirono sonni
tranquilli. Era tanto tempo che nessuno dei quattro riusciva ad addormentarsi
senza pensare ai problemi che li affliggevano e si svegliarono il giorno dopo a
tarda ora, ma riposati e felici.
Il giorno del ritorno sulla Terra si stava avvicinando e Max, Isabel e Michael
erano elettrizzati al pensiero. Allo stesso tempo, erano un po’ tristi: Antar
gli piaceva, era davvero un bel pianeta ed avevano stretto una vera e propria
amicizia con Lenny e David; inoltre Max ed Isabel avevano riabbracciato la loro
vera madre. I due fratelli sarebbero mancati a tutti e tre, ma ancora di più
gli mancavano i loro amori e amici terrestri. Il giorno prima della partenza
Max volle fare un giro nel giardino del palazzo, per poter memorizzare al
meglio tutte quelle varietà di piante presenti sul pianeta. Si avvicinò ad un
cespuglio che aveva dei fiori meravigliosi e dopo aver preso tra le mani uno
dei fiori ne odorò a pieni polmoni il profumo. Poi fece un giro attorno al
cespuglio, scelse il fiore più bello e delicatamente lo raccolse; andò dritto
in camera sua e lo mise in mezzo ad un libro che aveva deciso di portare con
sé. Isabel passò la maggior parte della giornata con la madre. Sapeva che non
l’avrebbe rivista molto presto e voleva passare più tempo possibile con lei.
Michael, invece, trascorse molte ore con Lenny e David e poi si incontrò con
tutti gli altri ragazzi nella sala da pranzo. Era un posto tranquillo e
parlarono per molto tempo mangiando, di tanto in tanto, qualche leccornia che i
cuochi di palazzo avevano preparato. Tess era con loro ed aveva un’espressione
tranquilla. Aveva preso la sua decisione e più passavano i giorni, e più sapeva
che aveva fatto la cosa giusta. Arrivò l’ora di cena e la regina madre,
d’accordo con Tess, aveva fatto preparare una cena sublime. Era l’ultima volta
che si ritrovavano tutti a tavola insieme ed era un momento che si sarebbe
ricordata per sempre. Cenarono e nessuno di loro toccò l’argomento della
partenza; tutti quanti volevano godersi quegli ultimi momenti in serenità e
parlarono di tante cose. I bagagli erano pronti e, dopo cena, si trattennero
nella veranda in giardino, per godere anche di quegli ultimi istanti. A tarda
notte la stanchezza fece da padrona e costrinse tutti quanti a ritirarsi nelle
proprie camere; il giorno dopo sarebbe stata un’altra giornata pesante: li
attendeva un viaggio faticoso, ma la cosa non gli interessava. Quel viaggio li
avrebbe riportati finalmente sulla Terra, a quella che per loro era la vera
casa.
Tutto era pronto per la partenza e tutti gli occupanti del palazzo erano lì per
salutarli. Tutti quanti si erano affezionati a quei ragazzi: nonostante
avessero trascorso solo pochi giorni insieme a loro, i tre reali avevano saputo
dare affetto e simpatia a tutti, e questa non era una cosa da tutti i giorni.
L’aeromobile che li avrebbe portati all’aeroporto della capitale era pronta:
l’autista aveva finito di caricare i pochi bagagli dei ragazzi ed ora era lì,
insieme a tutti gli altri, per salutare il suo re. Quando l’aeromobile partì,
la regina madre guardò Tess la quale ricambiò lo sguardo e si abbracciarono:
“Chissà quando li rivedremo!” disse la donna con le lacrime agli occhi. La
ragazza la strinse forte a sé e poi disse: “Non sarà presto, questo lo
sappiamo! Ma quando avverrà sarà una giornata memorabile!” – “Si, hai ragione!
Ma ora ho un vuoto incolmabile nel cuore!”.
“Michael, mi servono altri due anelli di saturno per il tavolo 3! Liz un frappè
alla fragola al 7!” Maria gridava per farsi sentire. Il Crashdown era più
affollato del solito e quel giorno i clienti più piccoli facevano un baccano
infernale. Erano tutti eccitati: chi aveva appena visitato l’Ufo Center, chi
aveva appena comprato la maglietta con l’alieno verde e chi piangeva perché
voleva il pupazzetto alieno. Maria non ce la faceva più: quella era una
giornata terribile e non vedeva l’ora che finisse il turno. Liz e il clone di
Michael non stavano certo meglio: la prima dietro al bancone a preparare litri
e litri di frappè e il secondo tra i fornelli si scioglieva dal caldo. Lo
sceriffo aveva tentato di entrare nell’ora di pranzo per mangiare un boccone,
ma ci aveva rinunciato data la calca di gente. Era solo riuscito ad intravedere
i ragazzi e a salutarli e, arreso, uscì subito dopo. Finalmente il turno finì e
i tre ragazzi scapparono letteralmente dal locale nel timore che al Sig. Parker
venisse in mente di fargli fare qualcos’altro. Liz corse a più non posso le
scale che portavano al suo appartamento e si precipitò nel bagno per farsi una
doccia rinfrescante. Era sfinita, ma se non altro non aveva pensato a Max. Le
faceva male pensarlo lontano e l’unica nota positiva di quelle giornate
infernali era proprio che non le permettevano di pensare. Per Maria fu lo
stesso: arrivò a casa praticamente di corsa e salutò la madre correndo verso il
bagno. Non vedeva l’ora di farsi una doccia: si sentiva fradicia di sudore e la
maglietta le si appiccicava addosso. Dopo essersi rinfrescati, tutti e tre si
riposarono per un paio d’ore e poi si incontrarono con gli altri ragazzi, e
cloni, nel parco pubblico. Parlarono un po’ del più e del meno facendo finta di
essere uno dei tanti gruppi di ragazzi che si ritrovavano lì per prendere un
po’ di fresco, poi decisero di andare a casa di Michael e tentare un nuovo
collegamento con gli alieni. Provarono e riprovarono ma fu tutto inutile. Liz e
Maria si stavano demoralizzando quando il clone di Max disse: “Forse sono già
di ritorno e non riusciamo a contattarli!” Il clone di Isabel cercò di
rafforzare quell’ipotesi e guardando le ragazze disse: “Si! È sicuramente così!
In fondo sono passate ormai più di due settimane!” – “Grazie ragazzi, siete
davvero molto carini a tirarci su di morale!” disse Liz stirando un sorriso
seguita da Maria. Le ragazze comprendevano tutti i loro sforzi ed erano
veramente grate, ma il fatto era che non sopportavano più quella situazione.
Avere due ragazzi con le sembianze di Max e di Michael davanti a loro e non
poterli abbracciare, era una condizione straziante. Non se la passava certo
meglio Alex, che per non vedere il clone di Isabel, si era praticamente
rinchiuso in casa. Usciva solamente quando erano tutti insieme, e questo si
riduceva, solitamente, a qualche ora durante la serata. Lasciarono trascorrere
qualche ora; giunse la sera e nel frattempo si aggiunse a loro anche Kyle.
Parlarono un po’ e poi vollero ritentare a contattare i ragazzi, ma ancora una
volta fu tutto inutile. Prese dallo sconforto, Liz e Maria si avviarono a casa.
Domani le avrebbe attese un’altra giornata infernale e decisero che era meglio
riposarsi, se mai fosse stato possibile dormire sonni tranquilli.
Liz e Maria trascorsero un’altra giornata infernale al Crashdown, tra caldo e
clienti affamati, ma sapevano che il giorno dopo sarebbe stato il loro giorno
libero, e con questo pensiero nella mente continuavano a lavorare come degli
automi. La serata la trascorsero assieme agli amici e ancora una volta
provarono a contattare gli alieni ma, come la sera precedente, non ebbero
successo. Trascorsero ancora un po’ di tempo in loro compagnia e poi, distrutte
dalla stanchezza, le due ragazze si avviarono a casa. La notte era fresca, era
l’unico momento della giornata che regalava un momento di refrigerio e Liz
cercò di approfittarne il più possibile standosene seduta in terrazza a
guardare le stelle. Il cielo era meraviglioso e metteva in mostra anche la
stella più piccola che aveva. Ma Liz, in realtà, non guardava le stelle,
cercava qualcos’altro, cercava quella navicella che ormai tre settimane prima
aveva allontanato il suo Max. Scrutava ogni angolo del cielo nella speranza di
vedere un bagliore o qualsiasi altra cosa, ma niente. Delusa, decise allora che
era arrivato il momento di andare a letto; scavalcò la finestra entrando in
camera e lentamente si appoggiò al letto addormentandosi cullata da una leggera
brezza. Nel cuore della notte, Liz si svegliò improvvisamente e apparentemente
senza alcun motivo. Rimase stesa nel letto a guardarsi intorno; non capiva il
perché si era svegliata, ma adesso era lì, con gli occhi aperti in attesa di
qualcosa. Guardò la sveglia sul comodino: le tre e mezza di mattina. Era così
presto e lei aveva ancora sonno, ma aspettava qualcosa; ma cosa? Si girò e
rigirò nel letto cercando un’altra comoda posizione per riprendere sonno, ma
non riusciva, poi d’istinto si alzò a sedere sul letto e fissò la finestra
della camera. Un’ombra era lì, la osservava, la scrutava in silenzio. Liz non
riusciva a respirare, non sapeva se gridare o continuare a rimanere immobile
quando l’ombra si mosse e quella figura divenne un profilo familiare. Il cuore
le balzò in gola e l’emozione era tanta. La figura scavalcò la finestra e Liz
si alzò per andare a riceverlo. “Max! Sei tu! Sei tornato!” sussurrò la
ragazza. Lui la abbracciò forte a sé: “Si, sono io! Finalmente sono tornato!”.
Liz lo guardò negli occhi e stava per baciarlo quando un dubbio le assalì la
mente: “Tu sei il vero Max?” Lui la guardò stupito e ricordandosi il suo clone
sorrise e le rispose: “Certamente, sono l’originale!” – “Dimostramelo!” disse
Liz allontanandosi da lui: “Come posso fare per convincerti?” Liz si avvicinò
alla scrivania, prese una spilla e si punse il dito. Fece una smorfia di dolore
poi, con aria di sfida, guardò il ragazzo e disse: “Se tu sei il vero Max
riuscirai a guarire questa ferita!” e tornò ad avvicinarsi a lui. Max non
riusciva a crederci, la sua Liz era diffidente, ma del resto poteva
comprenderla bene. La guardò negli occhi raccogliendo la sfida, le prese
delicatamente la mano e depose un bacio sul dito ferito, poi tornò a guardarla
negli occhi e Liz si guardò il dito. Il sangue era sparito e la ferita era
completamente rimarginata. Non vi era più traccia né della ferita né del
dubbio. La sua gioia esplose in un secondo, buttando le braccia al collo del
ragazzo e baciandogli le labbra appassionatamente. Max la strinse a sé
ricambiando quel bacio pieno di amore e di gioia. Liz prese a baciargli il
collo e lui la strinse ancora più forte a sé trascinandola sempre più vicino al
letto. La mente e il cuore di Max erano persi nei baci e nella passione di Liz
e con un gesto molto naturale le sollevò la t-shirt che indossava fino a
levargliela. Presa dello stesso istinto, Liz fece scivolare le sue mani sul
corpo di Max e una volta spogliato si stese sul letto trascinando Max su di sé.
Continuavano a baciarsi, come se volessero recuperare in pochi minuti tutto il
tempo che erano stati separati e si ritrovarono senza abiti e senza inibizioni.
I loro corpi si cercavano e si trovarono. Si amarono e la loro pelle si
illuminava al tocco delle loro dita di una luce tenue color delle stelle.
Quando la passione gli restituì il respiro, parlarono abbracciati l’uno
all’altra e si sussurrarono parole d’amore. Le loro menti e le loro anime erano
legate in un vincolo indissolubile. L’alba era ormai vicina e Max fu costretto
a rivestirsi per raggiungere nuovamente la Stanza delle Capsule. Non avrebbe
mai voluto lasciare quella stanza, e lei continuava a baciarlo e a stringerlo a
sé. Non poteva rimanere lì e non doveva farsi vedere da nessuno finchè il suo
clone era in circolazione. Si scambiarono ancora mille piccoli baci e si
diedero appuntamento per qualche ora più tardi nel deserto. Uscì dalla finestra
e si voltò a guardare la sua Liz ancora nel letto coperta solamente dal
lenzuolo leggero. Le mandò un bacio e sparì oltre il muro del terrazzo. Liz era
felicissima, appoggiò il capo sul cuscino e si addormentò poco dopo con il
profumo di lui sul suo corpo.
A pochi chilometri di distanza, Maria non riusciva a prendere sonno. Era
accaldata e anche l’acqua fresca non riusciva a spegnere il calore che la
pervadeva. Si alzò dal letto e guardò l’orologio: le quattro del mattino.
“Santo cielo, non sono ancora riuscita a chiudere occhio!” disse tra sé e sé e
lei aveva sonno ma il caldo non le permetteva di dormire. Si avvicinò alla
finestra e si sedette sul davanzale portandosi le ginocchia al petto. L’aria
era fresca e cominciò a rinfrescarle il corpo accaldato. Se solo avesse potuto
mettere il letto sotto alla finestra… “Devo provarci o un’altra notte così e
morirò. Ne sono sicura!” disse a bassa voce. Pensava a come avrebbe potuto
sistemare il letto e nel frattempo aveva lo sguardo perso nel cielo stellato.
Inconsciamente cercava qualche segno che le rivelasse la presenza della
navicella, ma niente. Eppure sentiva che stava per succedere qualcosa, sentiva
lo stomaco stretto in una morsa d’ansia e questo le succedeva sempre quando
sentiva che stava per succedere qualcosa di inaspettato. Lanciò un’occhiata
veloce dall’altra parte della strada e stava per appoggiare la testa sulle
ginocchia quando si rese conto che aveva visto qualcuno. Rialzò la testa e
tornò a guardare il marciapiede che si trovava dall’altra parte della strada e
vide una figura camminare verso di lei. Ebbe un tremito di paura, d’istinto si
alzò in piedi e sentiva il cuore batterle all’impazzata. La figura si faceva
sempre più vicina e Maria non riusciva a capire chi fosse fino a quando quella
persona non si fermò sotto al lampione proprio vicino a casa sua. Nel
riconoscerlo ebbe un tuffo al cuore: finalmente era tornato. Michael era
tornato. Il ragazzo si avvicinò ancora fino ad arrivare davanti a lei e la
ragazza ebbe un fremito. Stava per abbracciarlo quando si rese conto che poteva
essere il suo clone e si fermò immediatamente lasciando Michael attonito: “Beh!
Maria che c’è? Sono io! Ti sei già dimenticata di me?” – “Tu non sei Michael,
sei il suo clone! Mi dispiace caro, ma non riuscirai ad ingannarmi!” disse
Maria mettendo le mani sui fianchi. Il ragazzo cambiò espressione, si era
completamente dimenticato del clone che era rimasto vicino a lei probabilmente
fino a qualche ora prima e tentò invano di farle cambiare idea. “Come posso
convincerti che sono davvero io?” – “Beh! fai qualcosa che il clone non
potrebbe mai fare!” rispose la ragazza con aria di sfida. Michael non riusciva
ancora a credere che Maria fosse così diffidente nei suoi confronti, ma capiva
la situazione in cui si era trovata fino a quel momento, e comunque provò un
certo piacere: lei voleva solo lui e nessun altro. Pensò a quello che aveva
detto Lenny riguardo ai cloni e la parola chiave che stava cercando era il
potere. Gia! I cloni non avevano i loro poteri. Ora sapeva cosa doveva fare.
Michael si guardò un po’ intorno e nel vedere un’auto parcheggiata a poca
distanza disse: “Ora dovrai ricrederti!” Il ragazzo volse il suo sguardo in
direzione dell’auto e Maria fece lo stesso, poi si concentrò ed alzando una
mano spostò l’auto di qualche metro con la forza del pensiero, poi tornò a
guardare Maria che aveva il volto stupito: “Adesso sei convinta che sono
l’originale?” – “Oh, Michael! Scusami io credevo…” e gli mise le braccia al
collo. Lo fece entrare in camera e tornò ad abbracciarlo più forte di prima
contraccambiata da lui, poi cercò le sue labbra e si unirono in un bacio
appassionato. Quando si staccarono per riprendere fiato, la ragazza lo guardò
interrogativa e gli chiese: “Mi chiedo come hai fatto a non farla saltare in
aria quell’auto?!” lui sorrise soddisfatto e rispose: “Finalmente ho imparato a
controllare i miei poteri!” poi tornò a baciarla con più foga di prima, la
prese in braccio e la distese sul letto. Le mani di Michael sfioravano il corpo
di Maria; quella ragazza non gli era mai mancata tanto ed ora non voleva
pensare razionalmente, ma solo con il cuore. L’amava e lei ricambiava ogni suo
bacio ed ogni sua carezza con altrettanto amore e passione; non sarebbe mai
riuscito a frenarsi. Iniziò a slacciare i bottoni della leggera camicia da
notte che Maria indossava e lei non aveva intenzione di fermarlo e cominciò a
sfilargli la maglia. Un rumore provenì dalla stanza a fianco e i due,
allarmati, si fermarono. Si sentirono dei passi, Maria guardò Michael impaurita
e gli fece segno di nascondersi al lato del letto spingendolo per fargli
fretta. “Maria tutto bene? Ho sentito dei rumori!” disse Amy sussurrando alla
figlia avvicinando sempre di più la mano alla maniglia della porta. Maria non
fece in tempo a rispondere che la porta si aprì: “Ti ho sentita muoverti, va
tutto bene?” – “Si mamma, è tutto a posto! Ero alla finestra a prendere un po’
d’aria!” la voce di Maria era insicura e ancora leggermente ansimante per la
passione provata in quei pochi attimi e fece di tutto per camuffarla “Ah,
d’accordo! Ora sono più tranquilla! Buona notte!” – “Notte mamma!” Amy uscì
richiudendo la porta dietro di sé e tornò nella sua camera. Maria, ora, sudava
freddo: lo spavento che la madre potesse scoprire Michael in camera sua era
stato fortissimo ed ora respirava affannosamente mentre il cuore batteva
all’impazzata. Michael si mise a sedere sul letto a fianco di Maria e,
guardandola, fece un sorriso e disse: “Questa volta ce la siamo cavata! Ma…” e
il suo tono scherzoso diventò serio: “…forse è meglio fermarci. Ora tua madre è
sveglia ed io è meglio che vada!” Maria non ebbe il coraggio di obiettare, lui
aveva ragione, così accettò a malincuore quella situazione e rivestendosi
chiese: “Dove passerai la notte?” – “Torno alla Stanza delle Capsule. Finchè ci
sono i cloni in giro è meglio non farsi vedere! Ti aspetto domani nel deserto!”
e così dicendo si rimise la maglietta e si avvicinò a Maria per darle un ultimo
bacio. Concordarono poi per il giorno dopo e Michael uscì silenziosamente dalla
stanza.
Max e Michael si incontrarono nel posto deciso ed insieme tornarono alla Stanza
delle Capsule utilizzando l’auto di Lenny e David che avevano lasciato nel
deserto ben nascosta. Isabel non era voluta andare con loro, non le sembrava
opportuno andare da Alex a quell’ora di notte, diceva: “…e poi cosa penserà la
gente se mi dovessero vedere?”. Durante il tragitto i due ragazzi parlarono per
tutto il tempo, erano contenti di essere a casa e soprattutto di aver visto le
due ragazze. Parlarono di come avevano dovuto farsi riconoscere e risero
insieme. Poi Michael si fece serio e disse: “Non mi era mai mancata così tanto!
Avrei voluto rimanere là. Sai noi… stavamo per… hai capito no! Poi è arrivata
Amy e ho dovuto nascondermi!” – “Anche a me Liz è mancata da morire! E… si,
insomma… noi…” Max non sapeva come dirlo, fece una breve pausa e poi seguì le
parole del cuore: “…abbiamo fatto l’amore!” – “Beh! complimenti! Se non altro
non siete stati interrotti!” disse Michael sorridendo, poi aggiunse: “Sono
contento per voi anche se devo dirti che un po’ ti invidio!” – “Ma cosa dici,
Michael?” – “Si, ti invidio perché se non fosse stata per sua madre sarebbe
andata in un’altra maniera! Credimi, non riuscivo a staccarmi da lei e in un
secondo mi sono ritrovato nascosto a lato del letto!” Michael era ancora
contrariato, ma dopotutto non aveva avuto altra scelta. Max cominciò a ridere
di gusto e l’amico lo guardò: “Beh! E adesso cos’è che ti fa tanto ridere?” Max
dovette prendere fiato, e nonostante cercasse di smettere di ridere, non
riusciva e tra le risate disse: “Mi stavo immaginando la scena di te con Maria
e lei che ti spinge giù dal letto!” – “Non c’è assolutamente niente da ridere!”
disse Michael ma poi ripensò alla scena ed era proprio andata così, e cominciò
a ridere anche lui. Erano già arrivati alla Stanza delle Capsule e vi entrarono
con ancora gli strascichi delle risate. Isabel li sentì: aveva preso sonno da
poco e fu svegliata. Li guardò assonnata e stupita: “Che avete da ridere?”
chiese con la voce roca, propria di chi si era appena svegliata. I ragazzi si
guardarono in faccia e si scusarono per averla disturbata e poi inventarono la
prima scusa che gli venne in mente. Era un discorso tutto loro, e non volevano
condividerlo con lei. Isabel capì che non doveva sapere niente e sorvolò:
“Avete avvertito Liz e Maria?” chiese “Si! Ho detto a Liz di avvertire Alex!
Saranno qui domani insieme a tutti i cloni!” – “Finalmente potremo congedarli!
Non mi piaceva l’idea di Alex vicino ad una Isabel che non ero io!” – “A chi lo
dici!?!?!” disse Michael ripensando alla prova che aveva dovuto superare per
farsi credere. Isabel notò l’espressione di Michael mentre pronunciava quelle
parole e capì che c’era stato qualcos’altro e con un sorriso disse: “Beh! Se
domani ne avrete voglia, mi racconterete cos’è successo! Ora torno a dormire!”
e si rimise comoda nel sacco a pelo che avevano lasciato nella caverna proprio
per quell’evenienza. Max e Michael si guardarono ancora negli occhi con uno
sguardo complice, poi stesero i loro sacchi a pelo e cercarono di dormire
quelle poche ore che li separava dall’incontro con tutti i ragazzi.
I raggi del sole vinsero l’oscurità e filtrarono attraverso la finestra della
camera di Liz, ferendo gli occhi della ragazza. Liz si svegliò, si sentiva così
felice e per la prima volta dopo tre settimane aveva dormito tranquillamente.
Si mise su di un fianco e ripensò alla notte appena trascorsa. Sentiva ancora
il profumo di Max sul cuscino e nelle lenzuola e lo respirò a pieni polmoni,
poi, muovendo il lenzuolo che la copriva, si accorse che si era addormentata
senza abiti. Guardò la sveglia sul comodino: erano le otto. Doveva alzarsi e
telefonare subito ad Alex, era la prima cosa che Max gli aveva detto di fare.
Lentamente si alzò dal letto, si rimise la t-shirt che aveva la sera prima e
prese in mano il telefono che teneva sulla scrivania. Avvisò Alex che rimase
stupefatto di quella notizia e, quando terminò la conversazione, andò in bagno
a prepararsi per andare da Maria. Rimase a lungo sotto la doccia, lasciandosi
massaggiare dall’acqua che scendeva dolcemente sul suo corpo. Il suo pensiero
andava sempre a Max e alla notte passata. Lui era stato così dolce e
meraviglioso e pensava a come tutto si era svolto naturalmente. “Ehi Liz! Se
continui così dovrò andare dai vicini a fare la doccia!” gridò suo padre per
farsi sentire dalla figlia. Liz sobbalzò e si rese conto che aveva perso la
cognizione del tempo: “Esco subito, papà! Scusami!” – “D’accordo tesoro! Tua
madre ti aspetta per la colazione!” – “Grazie!”. Liz uscì dal bagno e si vestì
in tutta fretta, raggiunse la madre in cucina e dopo averla salutata senza
guardarla in viso, si sbrigò a bere la tazza di caffè che la madre le aveva
preparato. “Hai fretta Liz? Dove devi andare?” chiese la madre notando la
velocità della figlia. “Devo andare da Maria e sono già in ritardo! Andiamo a
fare un giro per i negozi!” le rispose sempre senza guardarla in volto, aveva
paura che se l’avesse guardata negli occhi lei avrebbe capito tutto e non
voleva. Dieci minuti più tardi Liz era già per strada e raggiunse l’abitazione
di Maria. Non fece in tempo a suonare il campanello che l’amica l’aprì e, in
tutta fretta, la fece entrare. Senza dirsi una parola si abbracciarono con la
gioia nel cuore e ridevano per la felicità. Mentre Maria finiva di prepararsi,
si raccontarono tutto, a volte parlando nello stesso momento. Quando Liz arrivò
al momento cruciale del suo racconto, Maria si girò verso di lei, la guardò e
le sorrise con affetto abbracciandola, poi volle sapere tutto e raccontò a sua
volta quello che, invece, era successo a lei. Rimasero lì ancora un po’ poi,
ricordandosi di Alex, andarono a casa del ragazzo. Insieme raggiunsero casa
Evans, casa Valenti dove si trovava il clone di Tess, ed infine l’abitazione di
Michael e, una volta uniti, si diressero alla Stanza delle Capsule.
Giunti nel deserto videro da lontano i tre alieni fuori dalla caverna ad
attenderli e, quando li raggiunsero, si salutarono abbracciandosi
affettuosamente l’uno l’altro. Max e Liz si baciarono sulle labbra e il loro
sguardo fu intenso, ricordando la notte trascorsa insieme, mentre Michael
abbracciò forte a sé Maria baciandola più volte sulle labbra. “Ma Tess dov’è?”
Liz notò la sua mancanza e pensando fosse all’interno della grotta, chiese sue
notizie. “Beh! veramente… all’ultimo momento c’è stato un cambio di programma!”
rispose Isabel “E cioè?” chiese Maria “E’ rimasta su Antar?” chiese invece Liz
“Venite dentro, vi racconteremo tutto dall’inizio!” disse Max. Entrarono nella
caverna, il luogo era sempre fresco e si stava davvero bene là dentro. Si
misero tutti a sedere per terra e Max cominciò: “Prima di iniziare a raccontare
tutto, dobbiamo congedare i nostri cloni. Lenny e David si sono raccomandati di
farlo subito!” – “Perché? Che fretta c’è?” chiese Maria. “Vedi, non possiamo
stare insieme a loro per troppo tempo, potrebbero esserci dei problemi!”
rispose Michael “Che tipo di problemi?” chiese ancora Maria “E’ una cosa un po’
complicata da spiegare, è po’ come se intervenissero delle interferenze!”
rispose Michael – “Ma cosa potrebbe succedere?” chiese Liz un po’ preoccupata
“I cloni potrebbero perdere il controllo di sé stessi, potrebbero acquisire i
nostri poteri e la cosa non è molto consigliabile!” rispose Isabel. “Beh!
allora cosa state aspettando?!” disse Maria facendo fretta ai tre alieni. Max
prese lo zaino che si era portato nel viaggio ed estrasse un oggetto rotondo.
Non aveva pulsanti di nessun tipo, la sua superficie era completamente liscia e
la forma rotonda era perfetta; a vederlo sembrava una pietra ben levigata dello
stesso colore della giada. “E quello cos’è?” chiese Alex “E’ una pietra
particolare che viene da Antar! Ha il potere di… congedare i cloni” rispose Max
“Praticamene è l’anti-clone!” disse Maria “Già, proprio così!” disse Michael
sorridendo. I terrestri salutarono i cloni, in fondo gli erano stati sempre
vicini e si erano comportati da amici, poi furono fatti allontanare per
sicurezza. Max si avvicinò al suo clone, si sedettero l’uno di fronte all’altro
appoggiando la pietra in terra in mezzo a loro. Max si concentrò e dalla pietra
si sprigionò una luce verde molto forte dello stesso colore della pietra. Tutta
la caverna venne avvolta da un colore verde intenso e un secondo più tardi la
luce sparì ed il clone di Max fu letteralmente risucchiato dalla pietra. Fu poi
la volta di Michael ed infine di Isabel ora rimaneva solo il clone di Tess. I
terrestri erano rimasti in disparte, ma avendo visto come funzionava la pietra
si stavano chiedendo come gli alieni avrebbero fatto a far scomparire il clone
di Tess. La risposta si propose ai loro occhi pochi minuti dopo: i tre alieni
si sedettero in cerchio attorno a Tess prendendosi per mano e la pietra venne
messa a terra proprio vicino all’ultimo clone rimasto. Si ripetè la scena di
alcuni minuti prima ed anche l’ultimo clone sparì. Rimasti in sei si sedettero
per terra tutti insieme e finalmente i tre alieni raccontarono tutto quello che
era successo su Antar: dal loro arrivo sul pianeta alla sconfitta di Kivar e
dalla decisione di Tess di rimanere a palazzo alla festa in onore di Lenny e
David fino ad arrivare alla loro partenza. Nessuno dei tre terrestri osava
interrompere il racconto dei tre alieni e se ne stavano seduti ascoltando ogni
singola parola. Quando i tre ragazzi ebbero finito Liz, Maria ed Alex erano
incantati; gli avevano raccontato la bellezza del pianeta e della sua
stupefacente rassomiglianza alla Terra. “Mi piacerebbe visitarlo. Da quello che
avete detto, Antar deve essere molto bello!” disse Maria “Si! Anche a me
piacerebbe molto. Spero che la ricerca di Lenny e David con il nostro sangue
abbia un esito positivo!” disse Liz “A quanto ne sappiamo, avevano ripreso gli
esperimenti subito dopo la riconquista del trono.” disse Michael “E sapete se
ci sono nuovi risultati?” chiese Alex incuriosito “Mi dispiace, ma era tutto
top-secret!” rispose Isabel. “Ragazzi che ne dite di andare a mangiare un
boccone? Sarete affamati!” disse Liz che subito aggiunse: “Il Crashdown è
chiuso, ma i miei genitori sono andati ad Albuquerque e non torneranno prima di
sera!” – “Ottima idea! Non vedevo l’ora di mangiare di nuovo un buon
hamburger!” disse Michael gustandosi già il sapore della carne e soprattutto
del tabasco. “Se vi raccontiamo cosa abbiamo mangiato…” disse Max “Dai non
esagerare! Non abbiamo poi mangiato così male!” affermò Isabel spingendo una
spalla del fratello in modo scherzoso “E’ vero, è vero! Non era così male!” si
corresse Max sorridendo. I tre alieni raccolsero le loro cose e si diressero
tutti insieme al Crashdown. “Che bella sensazione tornare a guidare la mia
jeep! Temevo di essermi dimenticato come si faceva!” disse Max raggiungendo
Roswell e nel vedere il cartello con la scritta della città, un brivido gli
percorse la schiena. Era felicissimo di essere tornato e sapeva che ci sarebbe
rimasto ancora per tanto tempo, naturalmente insieme alla sua Liz.
Arrivarono al Crashdown; parcheggiarono nel retro ed utilizzarono la porta
secondaria per entrare nel locale. Michael, rivedendo la cucina, disse: “Sapete
una cosa? In fondo in fondo questa cucina mi è mancata!” – “Ma smettila! Eri
lassù a fare il principe: servito e riverito!” gli disse Maria con il suo
solito fare sbarazzino e lui l’abbracciò raggiungendola da dietro: “Anche
questo tuo modo di fare mi è mancato molto!” le disse all’orecchio e la ragazza
sorrise girandosi su sé stessa incontrando il suo sguardo: “Ci credo! Non penso
ci siamo molte aliene come me!” sussurrò lei con fare malizioso “Su questo hai
ragione!” affermò Michael e la baciò sulle labbra. Liz accese la piastra per
scaldare gli hamburger ed apparecchiò il loro solito tavolo aiutata da Maria.
Dopo qualche minuto si sedettero tutti davanti ai classici piatti del Crashdown
e mangiarono ridendo in compagnia come non succedeva da tempo. Parlarono e
risero parecchio stando seduti al tavolo: era bello essere di nuovo tutti
insieme. Liz, però, non era rimasta soddisfatta della spiegazione che i tre
alieni avevano dato riguardo la decisione di Tess di rimanere su Antar, ma non
voleva rovinare quel bel momento e si ripromise di chiederlo a Max non appena
avessero trascorso un momento da soli. “Ehi! E Kyle come sta?” chiese Max “Sta
bene! Ha trovato un lavoro estivo presso la ferramenta dei Signori Logan. L’ho
avvertito questa mattina del vostro ritorno ma lui era di turno in negozio; è
per questo che non è venuto!” rispose Maria. Trascorse un’altra ora e i tre
alieni decisero di raggiungere le proprie abitazioni: volevano farsi una doccia
e cambiarsi gli abiti e si diedero appuntamento alla sera con i tre terrestri.
Alex imitò i ragazzi mentre le due amiche ripulirono il locale.
Il resto del pomeriggio trascorse lentamente. Liz rimase tutto il tempo stesa
sul letto, rinfrescata dal ventilatore che aveva messo sulla scrivania a
ripensare a tutto quello che i tre alieni le avevano raccontato. La storia di
Tess non la convinceva del tutto, doveva essere successo qualcosa tra lei e gli
altri tre ragazzi per farle prendere questa decisione, ne era quasi sicura. Ma
cosa? Doveva assolutamente chiederlo a Max o altrimenti il tarlo del dubbio
avrebbe continuato ad insinuarsi nella sua mente. Ripensò poi al suo Max e a
quello che aveva condiviso con lui la notte precedente.
Maria, invece, pensò ad una nuova disposizione della sua camera: il pensiero di
mettere il letto sotto alla finestra non l’aveva abbandonata e continuava a
misurare e a fare schizzi. Poi, pian piano, mise temporaneamente il letto
vicino alla finestra in modo che la notte riuscisse almeno a respirare.
Immaginava già la reazione della madre, ma sarebbe riuscita a convincerla, ne
era certa.
Alex, invece, riprese in mano la sua chitarra. Era tanto che non suonava, tutti
quei problemi di alieni gli avevano fatto quasi dimenticare come si facesse a
tenerla in mano. Non appena se la posizionò, le sue dita scorsero sulle corde
componendo, quasi senza pensarci, una nuova musica. Suonò e risuonò quella
breve melodia ed appuntò le note sullo spartito e continuò fino a comporre una
canzone completa. Mancavano solo le parole, ma sapeva che sarebbero venute
automaticamente pensando ad Isabel. E fu così: in poche ore aveva composto una
canzone e lui stesso ne rimase stupito. Non gli era mai successo, ma quella
giornata era stata piena di emozioni e la sua mente era tornata fertile, piena
di idee e di brio.
Max ed Isabel tornarono a casa e nel rivedere la madre, Isabel si lasciò
sfuggire una lacrima di gioia che asciugò subito per non farla notare.
Avrebbero voluto raccontarle tutto quello che avevano fatto, ma non potevano e
si avvicinarono a lei dandole un bacio sulla guancia come facevano di solito.
“Ciao ragazzi, dove siete stati? – “Siamo stati un po’ al parco insieme agli
altri ragazzi a giocare a basket!” rispose Max. La madre si girò a guardarlo,
ricambiò il bacio ad entrambe i figli e poi guardando Max disse: “Ma non avevi
la maglietta bianca prima?” Il ragazzo rimase per un attimo senza parole e in
un secondo ripensò al suo clone: lui aveva una t-shirt bianca mentre lui
l’aveva blu scura. Era dura da camuffare, non poteva mentirle proprio
spudoratamente. Si guardò la maglia e tornando a guardare la madre disse: “Oh,
no! Ho preso la maglia di Michael e non me ne sono neanche accorto!”
l’espressione era quella di un attore consumato e Isabel dovette trattenere le
risate e la madre, sospirando di sollievo, disse: “Per un attimo ho creduto di
aver avuto le travecole!” I ragazzi salirono le scale per raggiungere le loro
camere ed Isabel, finalmente, potè sfogarsi e ridere a crepapelle: “Avresti
dovuto vedere la tua faccia!” disse con la voce spezzata dalle risa e Max rise
a sua volta. Quando Isabel si fu calmata aggiunse: “Però devo ammetterlo, sei
stato bravo. Se non avessi saputo la verità ci sarei cascata anch’io!” –
“Grazie! Lo ritengo un complimento! Pensi che potrei avere un futuro come
attore?” disse sempre sorridendo “Certamente! Dopo questa interpretazione direi
proprio di sì!” I due si divisero nel corridoio ed ognuno raggiunse la propria
camera. A turno fecero una doccia e passarono il resto del pomeriggio ognuno
nella propria stanza. Isabel ripensò a quelle ultime tre settimane. Era felice
di essere a casa, ma allo stesso tempo le dispiaceva di aver lasciato la vera
madre. Max, invece, non fece altro che pensare alla notte precedente trascorsa
con Liz. Ripensava al viso della ragazza, ai suoi baci, al suo corpo contro al
suo e l’emozione di quei momenti tornò viva nella sua mente. Più tardi si
addormentò, finalmente nel suo letto e come unico pensiero c’era Liz.
Arrivato in casa, Michael si precipitò nella doccia svestendosi lungo il
tragitto che separava l’ingresso dal bagno e rimase sotto l’acqua per più di
venti minuti. “Finalmente sono a casa mia!” disse fra sé e sé ed era contento.
Aveva ritrovato i suoi amici e soprattutto Maria. Ripensò alla notte precedente
e gli venne da ridere e poi pensò: “E se non fosse arrivata Amy?” e subito si
rispose: “Sicuramente non avremmo parlato molto… anzi!” Avrebbe voluto cambiare
il corso di quella notte, ma non poteva e comunque, ora, era di nuovo a Roswell
e sicuramente ci sarebbero state tante altre occasioni per stare da soli. Fece
un giro per casa e notò come tutto fosse in ordine: “Però, quel clone ci sapeva
davvero fare! Avrà preso la parte nascosta di me!” pensò e con il sorriso sulle
labbra si stese nel letto addormentandosi poco dopo.
Finalmente arrivò la sera con la sua brezza fresca a carica di profumo
d’estate. I tre alieni si erano riposati tutto il pomeriggio e non vedevano
l’ora di incontrarsi nuovamente con i loro amici. Max ed Isabel invitarono
Michael a cena il quale accettò volentieri l’invito, finalmente avrebbero
riassaggiato la cucina sublime della Sig.ra Evans e tutti e tre i ragazzi erano
ansiosi. Cenarono in un’atmosfera di allegria ed abbondando con la salsa
tabasco; quella mistura piccante gli era mancata durante i pasti su Antar e più
di una volta Michael si era trovato a maledire sé stesso per non averne portato
almeno una bottiglia. Ma ora era lì, sulla tavola insieme a tutte le altre
leccornie che la Sig.ra Evans aveva preparato, e potevano servirsene in
abbondanza. Mangiarono con tanto gusto che la madre di Max ed Isabel rimase più
che soddisfatta mentre il marito non ricordava di aver mai visto i suoi figli
mangiare così tanto. Si trattennero più del solito a tavola cercando di sapere
più cose possibili di quello che era successo nelle tre settimane che erano
stati assenti, ma sempre con molta discrezione per non destare il sospetto dei
Signori Evans. Erano quasi le 21.30 quando i tre ragazzi uscirono di casa,
diretti ovviamente al Crashdown; nonostante la chiusura, sapevano che Liz li
avrebbe fatti entrare. Quando arrivarono, Liz si affrettò ad aprire il locale e
gli alieni trovarono già Maria ed Alex ad attenderli e dopo qualche minuto si
presentò anche Kyle. Fu accolto dai tre alieni con un calore che non aveva mai
riscontrato nei suoi confronti e ne fu felice, lo fece sentire ancora più
partecipe di quel gruppo che si era andato, negli anni, rafforzando sempre più.
Notò subito l’assenza di Tess e chiese sue notizie; Liz aveva preferito non
parlarne per telefono, era troppo rischioso, e così si era limitata ad
invitarlo per festeggiare i tre amici. Gli alieni spiegarono il motivo
dell’assenza di Tess e Kyle ne rimase stupito. Tentò invano di avere più
spiegazioni ma i tre amici non vollero dire di più aumentando, così, i sospetti
di Liz la quale, per cercare di cambiare discorso, chiese ai presenti se
volessero qualcosa da bere. Si alzò per andare a prendere le bibite, seguita a
ruota da Maria che aveva intuito che qualcosa non andava. Arrivate in cucina
Maria fermò l’amica: “Liz, che c’è che non va?” – “C’è che questa storia di
Tess non mi convince!” – “Si, in effetti…; ma dai non ci pensare!” – “Tu ce la
vedi Tess che rinuncia a tornare sulla Terra perché ha deciso che su Antar c’è
bisogno di lei?” – “Beh! magari si è immedesimata nel ruolo di regina! Che ci
vuoi fare Liz, certa gente è fatta così!” disse Maria con il suo solito fare
sbarazzino e Liz continuò: “E rinunciare completamente a Max? No Maria, deve
essere successo qualcosa e il silenzio che i nostri amici ostentano lo
conferma!”. La voce di Liz si stava alterando, Maria stava per ribattere ma fu
interrotta dalla voce di Max proveniente dalla sala: “Ragazze avete bisogno di
una mano?” – “No, arriviamo subito, grazie!” si affrettò a rispondere Liz che
tentò di sembrare molto calma e dopo qualche minuto si presentarono al tavolo
con le bibite e i bicchieri. Liz lasciò da parte la rabbia di qualche minuto
prima e stavano ridendo quando i Signori Parker tornarono ed entrando nel
locale videro i ragazzi. “Ciao papà, ciao mamma; non vi dispiace vero se stiamo
qui ancora un po’?” – “Ciao ragazzi! No Liz, rimanete pure quanto volete. Noi
andiamo di sopra!” rispose il padre e, salutando di nuovo tutti, salirono le
scale che portavano all’appartamento. I ragazzi tornarono a parlare e rimasero
lì ancora un’ora, quando Kyle decise di andare a casa: la mattina successiva
doveva aprire il negozio ed aveva bisogno di dormire. Salutò tutti abbracciando
di nuovo i 3 alieni e si diresse a casa. Rimaste sole, le tre coppie si
guardarono in faccia e decisero di dividersi: Alex ed Isabel andarono nel parco
ancora affollato di gente, Michael e Maria andarono nell’appartamento di lui e
Max e Liz decisero di andare al Vecchio Lago.
Durante il tragitto lungo la statale Liz si girò a guardare Max intento a
guidare. Sentendo il suo sguardo su di lui, il ragazzo le rivolse un’occhiata
veloce e chiese: “Che c’è Liz? Ti vedo pensierosa!”. La ragazza fu diretta e
senza giri di parole disse: “Max, raccontami la verità su Tess!” – “Non ci hai
creduto nemmeno un secondo, non è vero?” – “Proprio così!” – “D’accordo Liz. E’
giusto che tu lo sappia!”. Max sapeva che Liz sarebbe andata a fondo a questa
storia e decise di dirle la verità. Lo avrebbe fatto comunque, ma aspettava il
momento migliore e soprattutto le parole giuste per dirlo. Rallentò la jeep, si
fermò al ciglio della strada e si girò verso di lei e cominciò il suo racconto:
“Una notte, prima che sconfiggessimo Kivar, ero andato a letto molto presto.
Ero stanco e mi addormentai quasi subito. Tess entrò in camera mia, si mise a
letto al mio fianco e con il suo potere mi fece credere di essere Zan e lei,
naturalmente, era Ava.” Il ragazzo fece una pausa, si sentiva a disagio, ma
doveva raccontarle tutto, quindi fece un sospiro e continuò: “Ci siamo baciati
e ho visto immagini della nostra vita passata e d’un tratto sei apparsa tu!”
Liz rimase sbigottita nel sentire quella parola <<baciati>>; abbassò lo sguardo
e in una frazione di secondo fece mille pensieri: nella sua mente riapparve
l’immagine di quella notte che vide Max e Tess baciarsi. Subito dopo pensò
all’ultima frase pronunciata dal ragazzo <<…e poi sei apparsa tu!>> rialzò gli
occhi guardando quelli di Max e disse: “Io?” – “Si tu! La tua immagine mi
chiamava ed io mi sono reso conto di quello che stava succedendo! Tess stava
manipolando la mia mente ma il mio amore per te è stato più forte e finalmente
Tess se n’è resa conto!”. Liz aveva un’espressione stupita e il pensiero che il
suo Max avesse baciato Tess non le piaceva per niente: “Vuoi dire che sei
riuscito ad interrompere il potere che Tess stava esercitando su di te?” –
“Proprio così! Ed è stato grazie a te… al nostro amore!” – “Ma perché non
volevi dirmelo?” – “Te l’avrei detto, stavo solo cercando le parole giuste. Non
avrei mai potuto nasconderti la verità!”. Liz era ancora scombussolata da
quella rivelazione, ma Max era stato sincero con lei ed apprezzava la sua
sincerità. Max le prese una mano tra le sue, capiva che per lei non era facile
accettare il fatto che lui avesse baciato di nuovo Tess, la guardò negli occhi
e disse: “Mi dispiace Liz!” – “Tu non c’entri! E’ stata lei! Non credevo che
sarebbe arrivata a tanto!”. Nella sua voce si percepiva la rabbia che stava
provando in quel momento e Max cercò subito di calmarla: “Non devi più
preoccuparti. Questa volta Tess ha capito la lezione ed è proprio per questo
che è rimasta su Antar. Non voleva più farci soffrire e la soluzione migliore
era quella di rimanere a palazzo!” Liz guardò il ragazzo negli occhi e chiese:
“Ti fidi ancora di lei?” – “Si! Devo fidarmi. Lei ci ha comunque sempre
aiutati, non posso dubitare proprio ora!” – “D’accordo. Allora mi fido
anch’io!”. Max le prese il viso tra le mani e dolcemente le baciò le labbra poi
riprese a guidare fino al Vecchio Lago. Una volta arrivati, scesero dalla jeep
e Max prese con sé una coperta che stese sulla sabbia ancora calda. Si stesero
sulla coperta e, guardando le stelle, parlarono ancora del viaggio. Poi Max
estrasse il libro nel quale aveva riposto il fiore raccolto dal giardino del
palazzo reale e lo porse a Liz: “Mi sarebbe piaciuto portarti un mazzo di fiori
fresco, ma non mi è stato possibile!” La ragazza era felicemente stupita e
prese il fiore con entrambe le mani usando tutta la delicatezza che possedeva.
Lo osservò notando tutte le sfumature del blu e lentamente lo odorò; nonostante
tutto il profumo si percepiva ancora, un profumo dolce e delicato. Liz guardò
gli occhi di dell’alieno: “Grazie Max. E’ bellissimo ed ha un profumo
buonissimo! E’ stato un pensiero davvero molto dolce!” e gli baciò le labbra.
Tornarono a stendersi sulla coperta e Liz continuava a guardare il fiore quando
Max si girò su di un fianco per guardare gli occhi di Liz che fissavano i suoi:
“Liz, io… volevo dirti che… la scorsa notte è stato… meraviglioso. Non mi ero
mai sentito così! Liz tu per me sei tutto!” La ragazza sorrise ed
accarezzandogli il viso disse: “Anche per me è stato fantastico! Max tu sei il
mio mondo!” e se lo attirò a sè. Si baciarono, le visioni di loro due insieme
riaccese la passione e si amarono ancora sotto le stelle luminose del deserto.
Nel frattempo, a Roswell:
“E adesso cosa racconteremo riguardo a Tess?” Maria e Michael stavano
raggiungendo l’appartamento di lui ed il ragazzo aveva spiegato il vero motivo
per cui Tess aveva deciso di rimanere su Antar. “Non lo so. Ne abbiamo parlato
poco, eravamo così ansiosi di tornare, che non ci abbiamo pensato molto.” –
“Chissà come la prenderà Liz!” – “Credo che capirà la situazione! Insomma, Max
non c’entra, non ha agito di sua volontà!” – “Già, come quella sera davanti al
Crashdown!” – “Esatto! Vedrai, andrà tutto bene!”. I due ragazzi scesero
dall’auto di Maria ed entrarono in casa. Maria si sedette sul divano e Michael
prese delle bibite appoggiandole sul tavolino di fianco al divano. Parlarono
ancora del viaggio e Maria volle la descrizione dettagliata delle città che gli
alieni avevano visitato. Parlarono per molto tempo quando, dopo un attimo di
silenzio, Maria disse: “Mi dispiace per ieri notte!” – “Sono io che devo
scusarmi! Sono stato troppo impulsivo! Quando ti ho visto e ti ho abbracciato
non ho più saputo trattenermi!” – “Anche per me è stato così! Se non fosse
stato per mia madre non ti avrei più lasciato andare!” – “Mi avrebbe fatto
piacere!” I due ragazzi continuavano ad avvicinarsi guardandosi negli occhi e
le loro labbra si sfiorarono fino a serrarsi in un bacio. Fu un bacio lungo ed
appassionato, ma ad un certo punto Maria sobbalzò, si tirò indietro stupita e
guardò Michael negli occhi. Lui non osava parlare, sapeva cos’era successo, ma
non credeva che Maria si spaventasse e la ragazza, dal canto suo, non riusciva
a parlare. Ci fu un attimo di silenzio e finalmente Maria riuscì a trovare il
fiato: “Michael io… ho visto la tua vita!”. La ragazza era ancora sorpresa,
aveva visto tutto quello che Michael aveva dovuto subire dal padre adottivo ed
aveva sentito quello che provava per lei. Le sensazioni che provava erano un
misto di tristezza e di gioia. Passò qualche minuto di silenzio e finalmente
Michael parlò: “Io ho sempre visto la tua anima e ho sempre sentito i tuoi
sentimenti. Su Antar ho avuto modo di riflettere sulla nostra relazione ed ho
capito che era giunto il momento di aprirmi totalmente con te!” – “Oh Michael,
io… non ho parole. Sono così felice!”. Michael si avvicinò ancora di più a
Maria e le sussurrò: “Maria, io ti amo!” e prima che lei potesse replicare le
serrò le labbra in un bacio dolcissimo, poi delicatamente la prese in braccio e
si diresse in camera, l’adagiò sul letto e riempiendola di baci cominciò a
spogliarla. Si amarono e si addormentarono l’una nelle braccia dell’altro
consapevoli di appartenersi a vicenda.
L’alba sorprese le due coppie ancora abbracciate immerse in un sonno profondo e
tranquillo. Le loro anime si erano cercate per tanto tempo ed ora, finalmente,
si erano unite. Niente e nessuno avrebbe mai potuto dividerli.
Scritta
da Tania |