Segreti e bizzarrie del mondo del doppiaggio in formato quiz
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192
(05/02/2018)
QUIZ #192 |
"Tutto
Totò" è una serie televisiva trasmessa dalla Rai nel 1967, su cui
Wikipedia è assai prodiga d'informazioni, dispensando sfondoni ed
omissioni quando si occupa del doppiaggio del Principe della risata. Di seguito alcuni indizi per aiutarvi nella risoluzione:
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Scorrete la pagina in basso per le risposte...
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Sul finire del 1956 Totò fu colpito da
una grave patologia agli occhi, che gli danneggiò irrimediabilmente la
vista.
La menomazione gli creò notevoli difficoltà nel doppiarsi, perché non
riusciva più a scorgere il suo movimento labiale nello scorrere dell'anello
in sala di doppiaggio.
Da allora si premurava di far si che i suoi film fossero realizzati
preferibilmente in presa diretta. A scanso di sorprese, faceva inserire nei
contratti di scrittura una clausola segreta, nella quale si stabiliva che
qualora l'autodoppiaggio non risultasse di accettabile fattura, sarebbe
intervenuto in sostituzione un doppiatore di sua fiducia,
Carlo Croccolo, perfetto imitatore in
grado di coniugare eccellenti doti di doppiatore, che avrebbe avuto il
compito di nascondere al pubblico quella "debolezza".
Croccolo fu sempre lusingato dell'investitura del Maestro e non fece mai
mancare il suo contributo all'occorrenza.
Anzi, la sostituzione si dimostrò talmente impercettibile da divenire
automatica, evitando estenuanti e spesso inconcludenti prove al leggio da un
Totò sempre più in difficoltà.
La disponibilità di Croccolo venne ribadita anche per "Tutto Totò",
per tutti i primi 6 episodi programmati e per tutte le scene nelle quali non
c'era o non era di qualità accettabile la presa diretta.
Lungaggini burocratiche, non ultime legate a diatribe censorie, fecero
slittare le sessioni di doppiaggio di oltre 2 mesi.
Nel frattempo Croccolo si era recato negli USA per girare alcuni telefilm
della serie "I Spy", con protagonista Robert Culp.
Contattato direttamente da Totò, Croccolo ancora una volta concesse la
propria collaborazione, dichiarandosi disposto a rescindere il contratto con
la produzione americana, con l'unica pretesa di vedersi pagati la penale e
il viaggio di ritorno.
La RAI rifiutò. Non voleva sostenere spese aggiuntive, anche perché riteneva
di avere a disposizione il miglior imitatore in circolazione,
Alighiero Noschese, che con grande
professionalità si dimostrò anche valente doppiatore, riuscendo a rievocare
la voce di Totò con la stessa efficacia con la quale aveva fino ad allora
pensato Croccolo.
A seguito del clamoroso successo dalla
trasmissione dei 6 episodi, la Rai tentò con il materiale (incompleto) a
disposizione di confezionarne altri, con la grossa problematica
dell'intervenuta scomparsa di Totò, che rendeva impossibile girare
indispensabili scene di raccordo per assicurare una minima fluidità
narrativa.
Con evidenti e poco digeribili salti nelle sequenze dei montaggi, vennero
realizzati "Totò ciak" e "Totò a Napoli".
Checchè ne dica Wikipedia, sono proprio gli unici episodi nei quali non si
"sente" Noschese.
Anzi in "Totò ciak" non interviene alcun doppiatore.
In "Totò a Napoli", invece, per doppiare una lunga scena in esterni girata
nel centro del capoluogo campano, il cui sonoro in presa diretta era
inutilizzabile per gli invadenti rumori di fondo, la Rai ritenne che fosse
sufficiente reperire un semplice imitatore.
Senza nemmeno consultare i costosi Croccolo e Noschese, si interpellò il
salernitano Mario Di Gilio, imitatore gestuale e verbale in numeri
d'avanspettacolo del grande attore napoletano.
La prova ha un esito disastroso e certifica come il doppiaggio sia arte più
complessa e impegnativa della pura imitazione, tra l'altro insoddisfacente
anche sotto quel profilo.
Di Gilio concentra il suo curriculum cinematografico nell'apparizione come
concorrente in "Primo applauso" (1957) di Pino Mercanti, ispirato
all'omonima trasmissione televisiva, antesignana dei moderni talent show.
Cosa avete risposto...
H
a risposto parzialmente Gianni S.
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Le
domande e le risposte sono curate da Franco Longobardi.