Il mondo dei doppiatori - Gli speciali

L'AUDIODESCRIZIONE
Articoli vari


Una cura che non cura
Gli svantaggi della traduzione


a cura di Laura Giordani

Da anni ho l’onore di insegnare come scrivere audiodescrizioni e da ancor più tempo studio l’argomento con gioia inesauribile. Durante una lezione, la materia viene estratta, sezionata, catalogata, esaminata, e alla fine del procedimento impariamo qualcosa in più, ma al contempo scopriamo di aver operato sul fantasma di un’entità che vive lontano dal quaderno di appunti. Questa creatura indefinibile ci appare in tutto il suo vigore quando siamo al lavoro, ci confrontiamo con i colleghi, ascoltiamo i fruitori e ci rapportiamo alle committenze. In simili occasioni constatiamo che quella materia cristallizzata in un insieme di tecniche e competenze è molto più mutevole e varia di quanto ci aspettassimo perché in realtà non è un concetto astratto, ma un insieme di persone.
Le audiodescrizioni stanno cambiando. Gli sforzi delle onlus, la dedizione dei professionisti, la diffusione dell’argomento in sede accademica e la graduale apertura da parte delle società stanno facendo sì che sempre più prodotti e servizi vengano resi disponibili a un pubblico cieco o ipovedente. Sono stati fatti dei progressi e occorre farne altri perché un simile strumento raggiunga il proprio scopo: abbattere le barriere che impediscono l’inclusione di individui sensorialmente lesi. Il miglioramento è graduale e ogni nuovo ostacolo che si pone sul cammino è più minaccioso dei precedenti e rischia di produrre un’inversione di marcia. La rovinosa caduta avviene ogni volta che l’audiodescrizione viene considerata come un concetto astratto e non come un insieme di individui intenti ad ampliare le proprie possibilità. È ciò che normalmente avviene con le “traduzioni”, ossia quella soluzione che prevede la traduzione di un’audiodescrizione proveniente da un altro paese, modalità prediletta da numerose piattaforme.
Tradurre una AD costa meno (sia in tempo che in denaro) ma si sceglie questa strada scavalcando alcuni fattori che non andrebbero mai ignorati; primo fra tutti la lingua. Questi prodotti consistono in traduzioni quasi letterali, colme di calchi dall’inglese e scritte in una forma così lontana da quella comune da risultare buffa quando non è incomprensibile. Il secondo aspetto che viene trascurato è la differenza tra le linee guida di altri paesi e quelle italiane. Immettere un prodotto che non segue le esplicite richieste dei fruitori è una manovra a dir poco dissennata. Queste due sono gravi mancanze nei confronti del pubblico cieco e ipovedente, alle quali seguono i reclami dei fruitori, come abbiamo visto in passato e vediamo ogni giorno. Finora il più delle volte sono state le onlus a esprimere questo dissenso, ma finalmente anche i singoli utenti iniziano a far sentire la propria voce. Molte società sanno che ricevere simili reclami porta a una sola conclusione, cioè rifare il prodotto affidando il lavoro a un audiodescrittore professionista, e per questo si rivolgono fin da subito a chi di dovere per non trovarsi a pagare due volte per una lavorazione sola. Un’altra grave mancanza di considerazione nel metodo delle traduzioni è l’avvilimento del lavoro dell’audiodescrittore, il quale crea testi originali a uso di spettatori ciechi e ipovedenti. Oggi questa categoria è in procinto di essere finalmente riconosciuta e tutelata; scegliere una modalità che svilisce i progressi compiuti finora proprio in un momento come questo è un messaggio piuttosto chiaro, che dimostra un completo disinteresse nei confronti dell’argomento. I lavoratori del settore non devono sottostare a tali negligenze e invito chiunque tra loro stia leggendo a prendere contatto con l’AIDAC (associazione italiana dialoghisti adattatori cinetelevisivi), che da anni si batte per il riconoscimento di questa importante figura professionale. Reputo che queste argomentazioni siano sufficienti a riconoscere l’inadeguatezza delle cosiddette “audiodescrizioni tradotte”.
Ragionando sull’avvenire è facile prendere la strada verso l’ideale, ovvero il migliore dei mondi possibili. È un percorso tortuoso, nel quale il neofita accantona le certezze presenti per lanciarsi attraverso l’ignoto mentre l’esperto si paralizza nel timore di perdere tutto ciò che ha conquistato con fatica. In questi casi, il protagonista delle fiabe raggiunge l’agognato premio assumendo l’elisir della prudenza, a patto che questo venga saggiamente dosato dal mago di turno; perché la cautela, come ogni farmaco, può trasformarsi in un veleno. Questo assetto mentale è materiale da leggenda e può andar bene per un individuo con grandi e meravigliose ambizioni, ma non è adeguato alla collettività. L’audiodescrizione è una collettività che comprende i fruitori dentro e fuori le onlus, i professionisti del settore, i ricercatori, le società e le produzioni e tutte queste cellule devono trovare il modo di contribuire al corretto funzionamento dell’organismo trovando tra di loro un perfetto equilibrio. Per ottenere una tale armonia non serve un ideale in nome del quale bruciare ogni cosa né una visione tanto sublime da suscitare terrore; basta avere cura e l’incrollabile desiderio di costruire con pazienza qualcosa per noi stessi e per chi verrà dopo di noi.


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