ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Articiòch
Riassunto: Sloane viene a scoprire i piani della Convenzione per far scoppiare una guerra in Africa orientale e decide di approfittarne.

Data di composizione: luglio/agosto 2004, il giorno prima dell’esame di Anatomia (sessione estiva) ed i giorni successivi al 24 ricavato con fatica.
Periodo di svolgimento: dopo “La trattativa” (mio racconto precedente).
Adatto a: adulti che abbiano voglia di leggerselo

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – Il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

Quando Syd tornò a lavorare per Sloane

PREFAZIONE DELL'AUTORE "MEGALOMANE":
Leggendo alcuni racconti della sezione fanfiction del sito, mi sono accorto che essi danno un ampio spazio ai sentimenti dei personaggi della serie, in special modo a quelli della protagonista; questa è una cosa coerente con quella della serie perché la recitazione di Jennifer Garner da’ al suo personaggio una profondità che uno non si aspetterebbe in una serie televisiva di spionaggio. In parte a causa del mio carattere schivo, in parte per cambiare un po’, io invece racconterò storie basate su intrighi internazionali e robe simili: questo mi porterà a citare personaggi realmente esistenti come, per esempio, John Kerry o Usama bin Ladin (trascrizione filologicamente giusta per Osama bin Laden) e, parimenti, a descrivere situazioni politiche assai complesse. Visto che la storia è parzialmente ambientata nel Corno d’Africa ed in India, conviene che io spieghi un po’ i rapporti che han fra loro quei Paesi.
Nell’Africa Orientale troviamo due Paesi in conflitto fra loro per questioni di confine: la grande Etiopia e la piccola Eritrea. Entrambi sono entrambi poverissimi ed ex-colonie nostre ma l’Etiopia è una repubblica federale a risicata maggioranza cristiana copta (50,3%) mentre l’Eritrea è per il 69% mussulmana. L’Etiopia è una repubblica federale formatasi dalle rovine del regime di Menghistu, a sua volta nato dal crollo di quell’Impero amharico che per quasi mille anni resisté all’Islam ed alla colonizzazione europea, dominando da Axum sulla vasta congerie di etníe vicine, mussulmane, animiste o cristiane. L’Eritrea dal 1946 al 1993 fu unita al potente vicino e ci fu una lunga guerra di secessione, tuttavia dal momento in cui essa venne a separarsi dall’Etiopia, questa perse il suo sbocco al mare e tentò di rifarselo in una guerra combattuta contro l’Eritrea nel 1998-2000. Attualmente i due Paesi stanno normalizzando i loro rapporti diplomatici e si sono scambiati i prigionieri di guerra.
A sud dell’Etiopia vi è la Somalia, paese mussulmano che fu colonia italiana ed inglese (fino al 1960) attualmente divisa in tribù e clan in guerra fra loro: la situazione interna è in preda al caos.
Fra Eritrea e Somalia vi è il piccolo stato del Gibuti, ex colonia francese, sede di una base militare transalpina e del Comando antiterrorismo USA per il Corno d’Africa, che sorveglia la turbolenta Somalia.
A nord ed a ovest dell’Etiopia troviamo il Sudan: questo è un Paese in cui il Nord è abitato da una popolazione di razza europoide, di lingua araba e di religione mussulmana sunnita; il Sud è abitato da una popolazione di razza negroide, parlante innumerevoli lingue sudanesi (Dinka e Azande, le principali) e di religione animista con qualche percentuale di cristiani. Il Nord ed il Sud si combattono da prima dell’indipendenza del Paese dalla Gran Bretagna. Il governo arabo, accusato di connivenze col terrorismo, ha espulso bin Ladin nel 1999 e si è conciliato cogli Stati Uniti offrendogli collaborazione dopo l’11 settembre 2001; questi, a loro volta, interessati a sfruttare il petrolio sudanese, hanno promosso trattative fra governo ed opposizione e fra governo e separatisti del Sud: il 20/7/2002 è stato raggiunto fra le due parti un accordo per il “cessate il fuoco”.
Andando in Asia, bisogna notare che la guerra fra indù e mussulmani è il conflitto in corso da piú tempo sulla Terra assieme a quella fra inglesi ed irlandesi. Infatti nel corso del Basso medioevo truppe mussulmane provenienti dall’Afganistan e dalla Persia invasero l’India del Nord costituendovi uno Stato mussulmano che poi si estese fino all’estremità meridionale della penisola indiana. Dopo la tregua a séguito dell’occupazione inglese, durata dal XVIII secolo fino al 1946, nel subcontinente indiano sono venuti a costituirsi due Stati rivali: l’Unione Indiana sulla maggioranza del territorio ed uno a nordovest, a maggioranza islamica: il Pakistan. Questi due paesi si contendono il Kạsmir, paese che i britannici assegnarono all’Unione nonostante fosse a maggioranza mussulmana: dopo una guerra perduta nel 1974 il Pakistan si limita ad appoggiare i secessionisti mussulmani di quella regione. India e Pakistan hanno entrambi ordigni nucleari. Il Pakistan era l’unico alleato dei talebani fino alla distruzione dei colossi di Bāmiān (2000): a séguito di quest’avvenimento il presidente pakistano Musharraf ritirò il proprio appoggio al governo del mullah Omar.
Le bombe nucleari “sporche” sono delle bombe nelle quali non avviene né fissione né fusione nucleari ma una carica di esplosivo vien detonata dentro un contenitore di piombo o d’altro materiale isolante che contiene del materiale radioattivo; l’esplosione scaravente qua e là il materiale che si diffonde su un raggio piú o meno largo con effetti disastrosi sugli esseri viventi.

* * * * * * * * * *

Il confine tra guerra e terrorismo verrà sempre piú a sbiadirsi. […] Prevenzione e repressione del terrorismo diverranno di conseguenza molto piú importanti che in passato.[…] I comandi operativi speciali e le forze sotto il loro comando svolgeranno un ruolo piú prominente nella lotta al terrorismo. Unità speciali e la ricerca di metodi atti a neutralizzare le armi chimiche e batteriologiche dovranno ricevere maggiore priorità.

François Heisbourg, Il futuro della guerra, 1997

CAPITOLO 1: la catastrofe evitata
LONDRA
La Mercedes si fermò nel vicolo buio di fronte alla Ford di Sydney. Ne scesero Arvin Sloane ed un gorilla di scorta. Lei mandò loro un’occhiata crudele: da mesi l’agente CIA Sydney Bristow era ricattata da Sloane che era stato uno degli uomini più ricercati d’America e che oggi era dato per morto da tutte le agenzie internazionali. Sloane aveva in ostaggio il figlio della Bristow che tutti credevano morto e lo usava per ricattare Sydney. Sloane aveva convinto Siward ed Håkansen, che erano gli agenti assegnatigli come scorta dal CNS, a passare dalla sua parte prima di venire giustiziato dagli americani ed ora lo servivano dall’interno come faceva la Bristow.
Sloane si avvicinò a Syd per stringerle la mano ma lei non glie la tese.
«Syd, ti ho chiesto di venire da me per darti notizie di estrema importanza sulla Convenzione.»
«Pagavi troppo di bolletta?».
«Ascolta attentamente quello che sto per dirti. La Convenzione progetta di far esplodere una bomba nucleare in Etiopia facendone ricadere la responsabilità su al-Qa’ida: questo scatenerà dapprima una feroce pulizia etnica nei confronti della minoranza mussulmana del paese e poi un intervento armato in Somalia; a queste provocazioni seguiranno inevitabilmente le ritorsioni da parte dei paesi mussulmani confinanti coll’Etiopia: Sudan ed Eritrea spalleggiate a loro volta dai Paesi arabi.
A questo punto alcuni generali sudanesi ritireranno le loro truppe in combattimento lasciando dilagare gli etiopici nel sud del paese, che è abitato da animisti e cristiani e che si ribellerà in blocco al nord mussulmano. Non so dirti se questa mossa è stata programmata dai sudanesi stessi o se la Convenzione abbia corrotto i generali.»
«Fra l’altro in Sudan esiste già una guerra civile di questo tipo.»
«Sì, da quando è indipendente. È stata una follia per i britannici mettere insieme un paese bianco e mussulmano con uno nero e pagano.
Comunque la ritirata sudanese provocherà l’intervento dei Paesi arabi e l’intensificarsi dei torbidi a sfondo religioso a sud dell’Etiopia: Somalia certamente, probabilmente l’Uganda e forse anche il Kenya. Con una dose sufficiente di fortuna ed abilità la Convenzione potrebbe tentare di estendere il casino alla zona dei Grandi Laghi africani, ma questa è una speculazione mia. In ogni caso il rischio esiste.
Questo clima di conflitti permetterà alla Convenzione di espandere il proprio controllo sull’Africa orientale a discapito del Centro antiterrorismo americano che, isolato a Gibuti, non potrà intervenire a sufficienza e comunque avrà già i suoi grattacapi coi terroristi islamici.»
«Questo spiega come mai due agenti della CIA nell’Africa orientale siano stati uccisi nei due mesi passati.»
«La bomba nucleare verrá trafugata oggi da un silos nel Kazakistan e dopodomani partirà per l’Etiopia su di un Antonov. Arrivati ad Addis Abeba verrà caricata su di un camioncino e trasportata fino ad Axum, l’antica residenza degli Imperatori.
Fin qui quello che hai da dire alla CIA. Il tuo compito sarà quello di farti assegnare l’incarico: la tua copertura sarà un funzionario della FAO o della Croce Rossa. Ruberai la bomba per me facendo credere che sia stata distrutta; ho già una squadra sul posto che farà tutto il lavoro ma tu devi scoprire quale camioncino trasporta la bomba.
Fatto ciò, porterai subito la bomba in India dove la consegnerai ad un mio agente. Nessuno controllerà un agente della CIA mentre il Presidente degli Stati Uniti visita il Paese, così potrai entrare facilmente in India.»
«Quale sarà il mio contatto ad Addis Abeba?»
«Atnafù Debri ti aspetterà ad Abeba e ti fornirà i dettagli sul trasporto; Ambachew Afsaw sarà il capo della mia squadra. Sono entrambi di etnía amharica. A Bombay darai l’ordigno a Håkansen.»
Syd stava per rientrare in macchina ed andarsene ma le venne in mente una cosa. «E che te ne farai della bomba?»
«La venderò al migliore offerente.»
Ci avrebbe scommesso. Sydney salì in macchina e si mise subito in contatto col suo diretto superiore, Jamie Selkirk: costei era la direttrice della CIA a Los Angeles ed aveva rimpiazzato Marco Dixon dai tempi del voltafaccia di Lauren Reed. Una riunione informativa venne subito programmata mentre lei era in volo per Yaoundé da dove avrebbe poi preso una coincidenza per Addis Abeba.
Sloane aveva altri progetti per quella bomba. Altro che Etiopia. L’avrebbe fatta esplodere a Bombay, sempre facendola attribuire agli estremisti islamici, ottendendo due risultati: il primo che indiani e mussulmani avrebbero ripreso a scannarsi destabilizzando almeno il continente asiatico, il secondo che la Cina avrebbe esteso anche a lui la benevolenza colla quale trattava la Convenzione.
La Cina era nemica sia degli estremisti mussulmani che degli indiani ed aveva tutto da guadagnare da un conflitto fra costoro, anche perché gli americani si sarebbero occupati più del sud dell’Asia che dell’est lasciando ai cinesi mani più libere in casa loro. E così per far scoppiare un grosso pasticcio i servizî segreti del Regno di Mezzo si erano rivolti a Sloane, non sapendo che fosse stato lui ad attaccare quel laboratorio della Convenzione nel loro territorio: loro sospettavano fosse stata la CIA od un gruppo avversario alla Convenzione. Ovviamente gli americani non ne sapevano nulla perché la loro rete di spie nell’Estremo Oriente era stata smantellata l’anno prima grazie alle soffiate fatte dalla Convenzione ai cinesi. Sloane pensò che se tutto andava secondo i piani il Presidente degli USA sarebbe stato a Delhi quando Håkansen avrebbe fatto esplodere la bomba e questo non avrebbe fatto che complicare la situazione, a suo favore.

ADDIS ABEBA
«Scussi, io tella FAO, io austriaca; non può lei mica accompaniare me ferso Axum?»
«No guardi, noleggi un tassì che io c’ho da fare.» Il camionista non sapeva di stare parlando con Sydney Bristow una delle migliori agenti della CIA.
«Tropo tardi per taxi e poi io afere paura a aspetare notte. Ma scussi, lei andare tofe?». Forse Syd stava calcando un po’ troppo l’accento tedesco.
«Axum»
«La prego… io pagare.»
«Quanto?» Evidentemente non sapeva di trasportare una bomba atomica.
«Fano pene… vanno bene dolari?»
«200.»
«200 tropo, noi faciamo 60.» Alla fine s’accordarono per 120 e Sydney montò su. Il camionista guidò per due ore sulle scassatissime strade etipioche, talmente piene di buchi che Sydney si complimentò con sé stessa per aver scelto di mangiare sull’aereo da Londra ed aver già digerito tutto. Non fecero molta conversazione. Un messaggio sul GSM, “Ti amo e ti voglio sposare”, avvisò a Sydney che la squadra di Sloane stava per entrare in azione.
«Ha sentito questo rumore?»
Erano in aperta campagna ed era ormai buio; non c’era nessuno.
«Io no afere sentito.» Il camionista si voltò di scatto.
«Ehi ma che…». Syd estrasse la Makarov che Debri gli aveva passato ad Abeba e la puntò in faccia al camionista.
«Si fermi. Non faccia domande.»
Il autocarro si fermò; dal buio emersero due uomini ma dovevano essercene di piú, sugli altri lati dell’autocarro perché si sentì subito una voce da dietro che parlava etiope.
«Sydney Bristow? Io Ambachew Afsaw. Sta arrivare una squadra della Convenzione; Legesse riaccompagnerà te ad Abeba mentre noi tentiamo fermarli; andate dritti a aeroporto, Debri lì ad aspettarvi.»
«Del camionista che ne facciamo?»
«Fate lui scendere.»
«Non sarebbe meglio risparmiarlo?»
«Fate lui scendere.»
Era il tipico modo di operare di Sloane. Syd decise di obbedire: con una bomba nucleare come carico era meglio non fare troppe storie.
Dopo aver svoltato indietro e ripreso la strada per Addis Abeba, sentirono lo sparo. Arrivarono nella capitale che era notte fonda ma trovarono solo un posto di blocco che non controllò a fondo i loro documenti ma prese 300 dollari. All’aeroporto c’era Debri.
«C’è un Antonov per Bombay, parte tra poco. Il carico è quello aspettato?»
«Sì, gli uomini di Afsaw hanno controllato.»
«Vi aiuto a scaricare.»
Un’ora dopo era già in volo per Bombay; Syd passò tutto il viaggio nel gabinetto dell’aereo, cólta dal disturbo intestinale che colpisce tutti i turisti in Africa. Fra uno spasmo e l’altro iniziò a pensare ad un dettaglio che a lei pareva poco chiaro: come mai usare un altro agente della CIA per portare a Sloane la bomba? È vero che due agenti dei servizî segreti americani non sarebbero stati controllati nel periodo in cui il loro Presidente avrebbe visitato l’India ma l’Agenzia avrebbe potuto facilmente notare i loro movimenti e fare due più due. Le venne in mente che all’SD-6 le avevano spiegato dettagliatamente la struttura di una bomba a fissione e che…

BOMBAY
Come Sydney arrivò al Santa Croce di Bombay trovò che l’addetto che manovrava lo scaricatore era un viso noto: Julian Sark. Caricò la bomba ed i due andarono al deposito n. 20, in fondo alla pista 3.
Håkansen li aspettava lí. Sark aprì la cassa dove c’era la bomba ed iniziò a controllarne il contenuto. Håkansen trattenne Sydney chiedendole precise informazioni sull’operazione in Etiopia e spiegandole la storiella che Sloane aveva inventato come copertura ai loro movimenti.
«Un momento, qui manca il chip del detonatore.»
«Non so di che cosa stai parlando.»
«Lo sai bene. Il display si accende ma il conto alla rovescia non parte.»
«Perché, volevi farla esplodere?»
Sark tirò fuori la sua pistola e la puntò contro Sydney. «Puttana l’hai tolta tu. Dov’è?!»
«Ehi, Håkansen, lo sapevi che questo bel tipo voleva far saltare la bomba qui? O non ti sei accorto che era solo una copertura?»
Håkansen tirò fuori la sua SIG-Sauer e la puntò alla tempia della ragazza. «Lo sapevo benissimo.» ora Sydney aveva due pistole puntate alla testa. «Dov’è il chip del display?»
«Un pezzo è nella mia tasca.»
«Tiralo fuori, lentamente.» Syd mise la mano nella tasca sinistra ed estrasse un pezzo sbrindellato di piattaforma per chip.
«Il resto l’ho sbriciolato in aereo. Vi può servire questo che ho?»
Håkansen le diede una botta in testa e lei cadde per terra svenuta. Sark prese il frammento.
«Avrei voluto farlo io. Uhm… penso che il chip sia completamente andato. Bisogna avvertire il signor Sloane.»
«La puttanella ha capito tutto… lo dicevo io che era troppo pericoloso.»
Sark chiamò sul telefonino Sloane e gli espose la situazione.
«Ha detto di stare qui per adesso. Colla Bristow seguiremo il piano prestabilito, quindi falle un’iniezione di sedativi. Mi sa che sta per rinvenire.» Già che c’era, le assestò un calcio nel ventre.

AMSTERDAM
Syd. Era sempre stata la migliore e questo era un’arma a doppio taglio. Aveva fatto male a farle svolgere quell’operazione ma non aveva altre idee per fare entrare una bomba nucleare in un paese che temendo piú i terroristi della carestia controllava severamente il proprio spazio aereo e le proprie coste, senza contare la flotta NATO che stazionava nell’Oceano Indiano alla ricerca di “navi di al-Qa’ida”. Beh, comunque lui, Arvin Sloane, l’uomo che aveva sempre un piano pronto per ogni situazione, ne aveva anche uno stavolta; l’unica rottura era che adesso in Olanda erano le quattro di mattina e lui dovette farsi un bel caffè per tirarsi su, quindi prese un telefonino e chiamò Debri.
«Atnafù, è arrivato Afsaw coi suoi?»
«Adesso. Tre perdite. La squadra della Convenzione non ha avuto superstiti, a suo dire.»
«Caricali sull’aereo. Il pilota sa già la destinazione. Hai fatto quel che ti ho detto?»
«Sì signore.»
«Bene.»
Il piano B prevedeva di far sabotare da Debri il motore d’un secondo aereo che avrebbe trasportato verso Bombay la squadra di Afsaw, di modo da farli esplodere sopra il Mare Arabico; questo avrebbe comportato tre vantaggi: numero uno, far sparire le tracce, numero due, far credere ai cinesi che la bomba fosse sotto decine di metri d’acqua marina, numero tre, risparmiarsi l’altra metà del compenso pattutio con quell’assassino di Afsaw. Ambachew Afsaw nei bei giorni di Menghistu aveva avuto un ruolo piuttosto importante nelle stragi di eritrei; colla caduta del regime comunista in Etiopia s’era dato alla macchia ma quando nel 1997 le relazioni fra Etiopia ed Eritrea le quotazioni di Afsaw erano tornate a salire. Comunque, nessuno l’avrebbe rimpianto.
A questo punto Sloane doveva giocarsi la carta migliore; compose sbadigliando un numero riservato.
«Parla l’Agenzia di viaggi Andaman.»
«Vorrei prenotare una comitiva di 12 viaggiatori per Eśnapur». Era la parola d’ordine per passare dall’agenzia di copertura ad un gabinetto interno dei servizî segreti indiani.
«Aspetti in linea.» Dopo pochi secondi sentì una voce sconosciuta. «Chi parla?»
«Sono il signor Arvin Sloane. Vorrei parlare col signor Kumar.» Sloane sentì battere sui tasti di una tastiera. L’impiegato stava sicuramente consultando la base di dati informatica dei servizî segreti indiani per stabilire chi lui fosse e se la sua traccia audio corrispondesse a quella in archivio. Aśok Kumar era un importante funzionario del controspionaggio indiano.
«Glielo passo subito.» Stavolta spettò in linea un minuto.
«Buongiorno signor Sloane. Cosa posso fare per un collaboratore della CIA?»
«Si metta bene comodo, signor Kumar, perché le devo fare una serie di rivelazioni di una certa importanza. Il mese scorso i servizî segreti cinesi mi hanno contattato perché m’impadronissi una bomba nucleare trafugata dalla Convenzione che avrebbe dovuto esplodere in Etiopia.»
«Di questo eravamo a conoscenza.»
«Mi risparmi le sue c***ate, tutti sanno che la Convenzione può impadronirsi d’una bomba cazaca quando e come vuole e voi indiani non avete la piú pallida idea di cosa facciano i cinesi. Dunque questa bomba l’avrei far dovuta esplodere a casa vostra e poi far ricadere la colpa sui mussulmani. Ora l’ordigno è a Bombay.» Sloane fece una pausa. «Vorrei parlare col Ministro della Difesa.»
«Il signor Issar sarà da lei fra cinque minuti.» Ne passarono due.
«Signor Issar, io sono Arvin Sloane e credo che lei mi conosca di fama; ho per le mani due cose che la possono interessare. La prima è che a Bombay c’è un ordigno nucleare, la seconda è che ce l’ho messo io coi soldi cinesi. Voglio trattare con lei per evitare una catastrofe nucleare ed anche, lo ammetto, per trarne vantaggi personali.»
«Signor Sloane, mi stia bene a sentire. Se io scopro che lei sta fingendo farò di tutto per farla consegnare ai cinesi od a noi e le assicuro che sarà una detenzione breve ma non quanto avrà sperato.»
«Va bene. Dall’India desidero una sola cosa: il diritto di asilo in assoluta segretezza quando ne avrò bisogno. La bomba è nel deposito n. 20, in fondo alla pista 3 dell’aeroporto Santa Croce di Bombay.»
«Manderò immediatamente una squadra. Un miliardo di indiani le sarà riconoscente, signor Sloane.»
«Vorrei anche consigliarvi di tenere Pechino all’oscuro della faccenda, anzitutto perché fareste la figura degli incompetenti e poi perché causereste un incidente diplomatico senza averne le prove.»
«Inoltre, se facessimo dei problemi ai cinesi, loro la potrebbero ammazzare.»
«Signor Issar, non c’è riuscita la CIA, non ci riusciranno neanche loro. Vi consiglierei anche di organizzare una dimostrazione di forza ai vostri confini colla Cina, potrebbe dissuaderli da ulteriori tentativi.»
Quando i cinesi chiamarono Sloane, due giorni dopo, gli chiesero di annullare l’operazione perché l’India era praticamente sul piede di guerra per i territorî del Kạsmir occupati dalla Repubblica Popolare e temevano ritorsioni. Sloane li avvertì che avevano corso un bel rischio perché dieci minuti dopo la loro telefonata avrebbe dovuto far detonare l’ordigno. Li avvertì che comunque si teneva i soldi e la bomba. Per inciso, la CIA credeva che Sydney Bristow fosse morta nell’incidente aereo e che la bomba fosse sul fondo del Mare Arabico mentre la Convenzione credeva che la bomba ce l’avesse lui.

Sloane adesso aveva in mente una serie di mosse; la prima e piú importante, trovare un rifugio sicuro per sé ed il piccolo Jack: l’India poteva andar bene.
Il secondo obiettivo era quello di condurre nelle sue mani la Convenzione; Sloane aveva abilmente pilotato le mosse della CIA contro i membri di quell’organizzazione a lui invisi mentre agli altri aveva elargito informazioni, soldi o minacce così tutti i grandi capi superstiti della Convenzione o gli dovevano qualcosa o lo temevano. I recenti fatti di Addis Abeba avevano dimostrato all’organizzazione di essere troppo forte per poter essere combattuto. Tra pochi giorni si sarebbe tenuto un raduno dei capi della Convenzione ed era certo che avrebbero scelto lui come successore di Prilavin. Eugenio Akakijevič Prilavin era colui che aveva preso per breve tempo il posto di San’ko prima di venire fatto fuori dalla CIA in giugno.
Infine, il programma piú ambizioso era quello di convincere la Convenzione, le varie mafie mondiali ed i narcotrafficanti colombiani a fornire soldi ai fanatici mussulmani ed ai gruppi di estremisti di destra degli USA di modo da costringere i varî servizî segreti statunitensi a spaccarsi la testa correndo dietro ai terroristi mentre il crimine organizzato poteva occuparsi in santa pace dei proprî affari e delle proprie beghe interne senza che quei fottuti americani venissero a ficcare il naso. Lo scopo immediato di Sloane era di combinare disastri della portata dell’11 settembre 2001 o delle stazioni di Madrid del 2004: in un primo tempo gli americani avrebbero iniziato ad indagare anche sui finanziatori dei terroristi ma poi la quantitá di attacchi li avrebbe convinti a desistere ed a concentrarsi sull’essenziale. Sloane non escludeva che dopo il primo anno di “ostilità” avrebbe potuto negoziare una tregua vantaggiosa. Del resto la CIA era piú disposta a trattare da dopo la batosta subíta l’anno prima, quando Lauren Reed passò al nemico e colle sue rivelazioni l’intera rete dei servizî americani in Cina e Corea del Nord venne smantellata nel sangue.
Tanto per dare un contentino alla Convenzione l’antica operazione in Etiopia sarebbe ripresa e probabilmente l’India non si sarebbe opposta perché Delhi preferiva assai che un casino coi mussulmani capitasse in Etiopia piuttostoché da loro.
Infine, ultimo atto di un piano che Sloane aveva pensato mesi prima di consegnarsi alla CIA e che per tutti quegli anni aveva studiato fin nei minimi dettagli Sloane avrebbe pensato a risolvere definitivamente la pratica Sydney Bristow.
Per sempre.

CAPITOLO 2: spiegazioni.
INDIA, LOCALITÁ SCONOSCIUTA
«Signor Sloane… dove mi trovo… cos’è successo?»
Sydney Bristow era in una stanza imbiancata, su di un lettino. Una situazione che molte volte nella sua vita aveva rivissuto ma che lei non avrebbe potuto ricordare.
«Sydney, adesso devi riposare; penseremo a tutto dopo. L’importante è che tu sappia che ti sono vicino» fece una pausa. «Hai subito un forte shock ed ora devi soltanto riposare. Tutti gli altri li vedrai dopo».
Il giorno dopo Sloane tornò da Sydney.
«Il dottore dice che puoi iniziare a camminare.» Quel neurochirurgo era un mago.
«Stamattina ho fatto due passi in corridoio.»
«Ora è tempo che ti dica cosa è successo. Siamo nel dicembre del 2008; tu non ti ricordi di cosa sia successo negli ultimi sette anni e quattro mesi della tua vita.» Le lasciò il tempo per capire e riprendersi.
«Nel settembre 2001 il tuo fidanzato Danny Hecht venne trovato ucciso nella sua vasca…»
«Sí, questo me lo ricordo… a dire il vero è l’ultima cosa che mi ricordo.» Quel neurochirurgo era davvero un mago. Era riuscito a rimuovere dalla memoria di Sydney tutto ciò che era successo da quel momento in poi.
«Vedi, esiste una serie di persone dentro la CIA che costituiscono una specie di “servizî segreti deviati”. Costoro hanno ucciso Danny per coprire l’esistenza dell’SD-6 che era un organismo collegato coll’agenzia ma che operava dall’esterno proprio per individuarne le mele marce. Gli agenti della CIA deviati e l’Alleanza si sono messi insieme e sono riusciti ad impadronirsi della nostra sede centrale a Los Angeles e ad uccidere tutti. Ci siamo salvati solo tu ed io.»
«E mio padre? E Dixon? Flinkman?»
«Sydney, è molto difficile da capire. Tu non ci vorrai credere ma dovrai fartene una ragione.»
«Gli è successo qualcosa? Sta bene?»
«Tuo padre e Dixon ci hanno traditi. È per questo che i cattivi sono riusciti ad annientarci.» Sloane fece una pausa. Gesù, quella era decisamente una delle sue migliori interpretazioni, degna d’un Oscar. Aveva il tono dispiaciuto ma pacato di chi avendo subito una disgrazia, col passare del tempo si è abituato a sopportarne il peso. Era davvero bravo. «Dixon ha ucciso la mia Emily…» Beh, quello era vero. «Ora tu ed io siamo nascosti in India, protetti in gran segreto da un'altra branca dei servizî americani; negli anni passati hai svolto diverse operazioni per la sicurezza nazionale ed hai contribuito a debellare l’Alleanza.
Due mesi fa sei caduta nelle mani della Convenzione, un’organizzazione terroristica nemica tanto degli Stati Uniti che di quanto rimaneva dell’Alleanza; ti abbiamo recuperata ma non sappiamo cosa ti abbiano fatto. Probabilmente sei stata torturata ed inoltre t’hanno usato come cavia per terapie di condizionamento mentale e cancellazione della memoria.»
«Si sa niente di Francie e di Will?»
«Te lo mostrerò piú tardi. Adesso, cara, devi riposare.»
Tornò l’ora dopo con una videocamera digitale, di quelle che avevano un piccolo schermo per vedere cosa si aveva registrato. Certo, non era stato difficile riuscire a sottrarre alla polizia austriaca quelle registrazioni della sicurezza dell’albergo Verlustzeit a Graz ma era stato difficle trovarle: quei vaccari le avevano perdute in chissà quale archivio e Siward ci aveva messo giorni a capire dove fossero quando era andato a cercarle.
«Devi sapere che Will, uhm, mi è difficile spiegartelo. Queste registrazioni sono di tre anni fa.»
«Will? Will? La persona piú equilibrata al mondo?»
«Guarda tu stessa.»
nel piccolo schermo si videro Francie e Will lottare in un corridoio. «Erano all’albergo Verlustzeit a Graz.» Ad un certo punto Will sembrava essere a mal partito ma riuscì a prendere un coltello e ad accoltellare Francie… o meglio, ad accoltellare Allison Doren. Quindi arrivò Sydney ed i due scapparono via. Syd si mise a piangere guardando il corpo di Francie che restava immobile sul pavimento, in una pozza di sangue.
«Non è possibile… No…» gemeva «Non è possibile che Will..»
«In quel periodo Will era quasi impazzito e andava in giro dicendo cose senza senso, era perfino stato arrestato. Era una malattia mentale ereditaria nella sua famiglia.» Syd lo guardò cogli occhî pieni di lacrime. «Non è stata colpa sua. La follia ogni tanto prendeva il sopravvento.»
«Ma… c’è una cosa che non capisco: come mai io e lui poi siamo scappati assieme?»
«Perché allora eravate sposati.» Sloane le diede un anello di matrimonio. “23 gennaio 2005, Will & Syd”. «Perché allora tu avevi qualcosa di suo e non potevi separarti da Will.»
«Cosa vuol dire?»
«Aspetta un momento.» Sloane uscì e tornò con un batuffolo in braccio… un bambino.
«L’unica buona notizia… vostro figlio. Milo Tippin.» Sloane, con un maestrale recupero, riuscì a trasformare il ghigno demoniaco che gli era involontariamente venuto quando aveva detto “Milo” in un lieto sorriso. Aveva deciso di chiamarlo come il “padre” vero. Il “figlio” di Rambaldi e di Sydney era già stato spacciato come figlio di Michael Vaughn. In effetti il piccolo Milo aveva il DNA nucleico di Rambaldi ma Sydney Bristow l’aveva partorito. Porse il pupolino alla donna.
Sydney dapprima rimase confusa, poi un sorriso fece capolino sulla sua bella bocca e si allargò fino al massimo. Sydney iniziò a cullarlo fra le sue braccia secondo l’istinto materno che adesso la stava facendo piangere non di disperazione ma di gioia.
Sloane lasciò un attimo sola Syd col bambino ed uscí fuori. Ucciderla? E perché avrebbe dovuto? In un certo senso si era affezionato a Syd e non voleva cancellare completamente l’unico legame vivente fra lui ed i suoi ricordi. Inoltre Sydney era uno dei migliori agenti –se non il migliore- coi quali avesse lavorato, ma soprattutto, il motivo principale per il quale aveva deciso di lasciarla in vita era questo: e se il piccolo Milo avesse avuto bisogno di un trapianto? Di midollo osseo, di un rene, per un qualche incidente o malattia? C’era lí la madre pronta a fornire i pezzi di ricambio. La vita del nuovo Rambaldi era troppo importante per poter trascurare anche il minimo rischio.
Il giorno dopo spiegò a Sydney la natura dell’organizzazione supersegreta che s’era inventato: essa controllava dall’esterno le agenzie governative per evitare che queste potessero agire per proprio conto ai danni della nazione. Si occupava anche di quelle ritorsioni che non si potevano fare ufficialmente ai danni di alleati che si tiravano indietro nel momento del bisogno, banche che riciclavano denaro sporco, intrallazzatori e mafiosi con agganci politici, politici corrotti e roba simile; insomma, piú o meno il vecchio lavoro “ufficiale” dell’SD-6.
Ragguagliò anche Sydney sugli avvenimenti degli ultimi anni: le guerre in Afganistan ed Iraq, l’elezione di John Kerry, la nomina di Kendall a capo della CIA, la morte di Castro, il breve pontificato del Papa Ratzinger ed altre amenità.

CAPITOLO 3: il ritorno di Jack senior.
CHICAGO
L’agente Jack Bristow era oramai un relitto umano all’interno di un’agenzia allo scatafascio.
Negli ultimi anni i servizî segreti statunitensi avevano subito una serie di batoste ad opera dei cinesi, dei nordcoreani, della Convenzione e, nei mesi piú recenti, dai terroristi mussulmani ed americani. La sede della NSA a Miami era stata fatta saltare in aria da un ordigno esplosivo nascosto in un autocarro: ventisette tonnellate di dinamite per sessantasei morti; presumibilmente si trattava di un attentato degli estremisti di destra.
A Baltimora una bomba nucleare sporca aveva massacrato piú di 90.000 persone: opera di al-Qa’ida?
Una bomba detonata nel teatro Bol’šoj di Mosca durante la rappresentazione de “La Morte dei Cigno” aveva seppellito nelle sue rovine almeno duecento spettatori: la CIA non aveva idea se fosse stata opera dei ceceni.
Ad Addis Abeba un attentato dinamitardo rivendicato da al Qa’ida che aveva seminato decine di morti fra la folla. L’Etiopia per rappresaglia aveva mosso guerra ai paesi mussulmani: la Somalia e l’Eritrea erano state occupate, solo Massaua resisteva assediata, sostenuta dalla marina dello Yemen e dell’Arabia Saudita; il Sudan era stato invaso e la popolazione negra, da decenni vittima di genocidî da parte degli arabi, s’era ribellata diventando a loro volta carnefice, massacrando tutti i bianchi sui quali potè mettere le mani: le moschee erano diventate fosse comuni. Prima lo erano le chiese.
Il presidente pachistano Gen. Musharraf era stato ammazzato da di uno dei suoi ministri ed il Pakistan, senza piú una guida, era entrato in una situazione di stallo perché nessuna fazione era in grado di imporsi sulle altre.
In piú, nessuno sapeva dove fosse finito Sloane; parimenti, nessuno aveva mai messo in dubbio la fedeltà dei suoi due ex-agenti di scorta, Winston Siward e Franklin Håkansen, proprio perché non lo vedevano da mesi e sembrava improbabile avessero rapporti con lui.
Da tutti questi attentati le agenzie di sicurezza americane erano rimaste grandemente infangate: come si era potuto permettere che dopo l'11 settembre si verificassero nuovamente simili stragi? Come era possibile che la CIA non avesse idee neanche su chi fossero i colpevoli? Cosa stava facendo, di concreto, per evitare che altre disgrazie si ripetessero?
Per conto suo, a Jack non importava oramai niente di queste cose. Aveva perso sua moglie, aveva perso sua figlia, aveva perfino perso il suo nipotino: era un uomo distrutto, talmente annichilito dalle proprie ed altrui disgrazie da dimenticarsi di togliere la sicura la volta che decise di farsi saltare le cervella.
Jack buttò via la P226 traditrice ed accese il suo portatile. Forse Irina era in rete ma era un tentativo disperato, da mesi non si faceva sentire: piú o meno da quando Syd era morta.
NOVITÀ SULLA GUERRA IN ETIOPIA?
TRA BREVE ENTRERÀ ANCHE UGANDA
Con grande sorpresa di Jack, il suo messaggio aveva avuto risposta.
SITUAZIONE MOLTO GRAVE. CIA SCREDITATA
VI STA BENE
A questo punto Jack non aveva voglia di recriminare.
SAI CHI È STATO
CONVENZIONE
HAI NOTIZIE SU LORO
NO
NON TI SEI PIÚ FATTA SENTIRE DA QUANDO SYD È ANDATA
PERCHÉ NON È MORTA
COSA?????? A Jack ci andò un mezzo minuto per riprendersi. Rispose e poi corse subito a versarsi dello scotch in un bicchiere.
DOV’È?
NON LO SO
DOV’È?
NON FARMI DOMANDE CUI NON POSSO RISPONDERE
NON PUOI O NON VUOI?
NON POSSO. INDAGO PER CONTO MIO. CONTATTI NON SANNO O NON VOGLIONO PARLARE
SAI QUALCOSA
FORSE
CHI È STATO?
SLOANE
Quelle sei lettere gli diedero il capogiro. Doveva immaginarlo. Quell’uomo era la sua rovina. Jack iniziò abestemmiare ferocemente, sembrava uno scaricatore di porto che avesse dei conti da regolare con dio.
Jack ad un certo punto si sentì venir meno e cadde a terra. “Forse ho un attacco di cuore” pensò fra sé, ma poi rincominciò a respirare normalmente e si riprese. La sua tempra era ancora robusta.
CI SEI ANCORA?
COME MAI NON SEI CON LUI?
SONO CON LUI. MA NON DICE NIENTE DI SYD NON SO NEMMENO SE CE L’HA LUI
Jack cominciava ad avere dei dubbî.
JACK IO VOGLIO RIVEDERE NOSTRA FIGLIA
IRINA TI PROPONGO UN ACCORDO. RIMETTIAMOCI INSIEME TROVIAMOLA
NON POSSO. TROPPO CONTROLLATA
FARÒ DA SOLO. DAMMI INDIRIZZI E CONTATTI
NON SO SEI VUOI SAPERE QUELLO CHE SO IO
IRINA IO HO PERSO TUTTO, SONO SOLO. Jack fece una pausa, non sapeva cosa dire per convincerla, non sapeva scrivere sentimenti che a malapena poteva esprimere a parole.
DOMANI T’ARRIVA LETTERA DA PTE47@LYCOS.COM
COME FACCIO A SAPERE CHE NON È TRAPPOLA?
Irina non rispose.
TI RICORDI QUELLA VOLTA NEL MAINE? QUANDO SYD ERA IN MACCHINA E CANTAVAMO LE CANZONI DELLA RADIO? QUANDO FACEMMO L’AMORE SULLA SPIAGGIA? IO HO UCCISO PER SYD. TU ANCHE.
FIDATI JACK
Il contatto non era piú in rete. Il giorno dopo Jack prenotò un biglietto aereo per Los Angeles.

LOS ANGELES
«Buongiorno signorina. Sono l’agente Jonathan Donahue Bristow, della CIA. Ho bisogno della sua collaborazione.»
«Dica pure.» La receptionista dell’ospedale era giovane e bella; forse non si sarebbe ricordata di eventi accaduti svariati mesi prima.
«Devo assolutamente sapere chi era l’ostetrico di turno il mattino dell’8 maggio passato.»
«Veramente non saprei… aspetti, le chiamo la caposala.»
Un donnone vecchio e brutto gli si presentò dopo dieci minuti.
«Cosa c’è, Evelina?»
«Questo signore chiede chi era di turno in ostetricia…»
«L’8 maggio mattina.»
«Strano, sa? Non è il primo che me lo chiede.»
CRISTO!!!!
«Chi è che glie lo ha già chiesto?»
«Uhm… in giugno, una donna di mezza età, credo; recentemente un altro agente della CIA –uno piuttosto giovane.»
«Bene, chi era di turno?»
«Il povero dottor Roland. Sa, è morto in un incidente stradale il 22 di agosto… ma dove sta andando?»
Jack corse fuori dall’edificio e balzò in macchina. Percorse le vie di Los Angeles a velocità massima rischiando piú volte di travolgere dei pedoni ed ignorando ben quattro semafori. Arrivò all’aeroporto appena in tempo per prendere il volo per Miami; infatti Vaughn era stato trasferito lí, dove aveva ritrovato Weiss.

MIAMI
Vaughn era intento a passare il tempo torturando uno stecchino durante il suo lavoro d’ufficio, al primo piano della sede della CIA, il piano dei perdenti, di coloro che erano stati accantonati dal grande giro dello spionaggio internazionale e che ora facevano solo piú lavoro d’ufficio o missioni indesiderabili.
«Agente Vaughn, mi segua in bagno.»
«Perché?»
«È un ordine, Michael, non un invito.» Jack entrò nel bagno. C’era un agente che non conosceva che stava per mettersi davanti all’orinatoio.
«Va’ a pisciare da un’altra parte.»
Alla CIA era meglio dar retta agli agenti anziani. Il tizio corse via subito dopo essersi richiuso la lampo.
«Michael, credo che lei sappia alcune cose su mio nipote che non mi ha detto.»
«Mi stavo giusto chiedendo quando ci sarebbe arrivato.»
«E che c***o aspettava a dirmele?»
«Guardi che lei qui non è l’unico che si tiene dei segreti.»
«Michael, le propongo di condividere quello che sappiamo.»
«E vada. Il 2 giugno scorso venne rapito il bambino di Allison Pannofino, una ragazza-madre che viveva nei quartieri di periferia. Adrian Wes Pannofino era nato il 24 maggio all’Ospedale Memoriale e non venne piú trovato nonostante le indagini continuassero per settimane. La Pannofino ricorda che quando suo figlio venne al mondo non lo sentì piangere ed il dottore, un tal Roland, tornò dopo un’ora dicendo di esser riuscito a rianimarlo. Nel frattempo nasceva e moriva Jack Marcus Vaughn. Il buon dottore ricevette poco dopo un bonifico bancario da 20.000.000 $ sul suo conto alle Cayman ma, ahilui, non poté goderselo poiché morì investito da un pirata della strada il 22 di agosto.
Io penso che mio figlio sia ancora vivo; penso che la Convenzione l’abbia fatto sostituire con un altro bambino, nato morto; penso che sia da qualche parte in… non mi sembra molto sorpreso, Jack.»
«Sydney è ancora viva. È nelle mani di Sloane che forse ha anche un’atomica e sicuramente suo figlio.» Jack sospettava che il piccolo Jack Marcus non fosse figlio di Vaughn ma decise di non dirglielo. «Anche la Derėvko lavora per Sloane ma non ha modo di vedere né Sydney né il bambino, comunque mi ha mandato per posta un elenco di suoi contatti. La Convenzione è dietro a tutti i recenti attacchi terroristici.»
Vaughn ebbe un sussulto.
«Ho bisogno di qualcosa di forte.»
Vaughn uscì dal bagno ed andò da Weiss.
«Mi dai un po’ di whisky?»
«Sai che non me lo porto mai in ufficio.»
«Dammelo. Perdìo, dammelo o lo dico a Nicotra.» Laurence Nicotra era il direttore della sede CIA di Miami.
«Ecco. Dovresti smettere, però.»
«Fatti i c***i tuoi.»
Michael tracannò un paio di sorsate e poi rese la bottiglia a Weiss. «Lo diciamo a Kendall?»
«Se queste notizie vengono risapute Irina è morta. Come sa, è stata lei che me le ha passate, anche se non so fino a che punto sia dalla nostra parte.»
«Agire da soli? Con i terroristi a briglia sciolta che tirano bombe a destra e a sinistra, da soli contro la Convenzione e Sloane?»
«Io combatterei contro tutto il mondo per mia figlia. Penso che lei voglia fare lo stesso.»
«Non sarebbe la prima volta che agiamo per conto nostro. Se l’agenzia ci scopre ci gettano in gattabuia e non ci fanno uscire piú.»
«Correrò il rischio.»
«Jack, voglio che lei sappia una cosa: se mi beccano vuoto il sacco e se ammazzano sua moglie, tanto meglio perché se lo merita.»
«Vaughn, lei non farà un bel niente se la beccano.»
«E dovrei starmene in cella senza far niente? È disposto a rischiare sua figlia e suo nipote per una donna che vent‘anni fa l‘ha tradita?»

Quella sera Jack era nella camera d‘un lercissimo albergo di Miami. Aveva mangiato malissimo e per digerire stava leggendo alcuni documenti non classificati dell‘agenzia quando qualcuno venne a bussare alla sua porta.
«Ah, ‘sera Weiss.»
«Buonasera, signor Bristow. Che ne dice di abbassare la pistola?»
«Che ci fai tu qui?»
«Ero venuto a parlarle di alcune cose. Mi farebbe entrare?»
«Vieni, accomodati.» Si sedettero al tavolo della cucina e Jack versò ad Eric un po‘ di tè freddo.
«Sa, signor Bristow…»
«Mi chiami pure Jack.»
«Jack, stamattina Michael mi ha chiesto da bere. Era da settimane che aveva smesso ed aveva cominciato a farlo solo quando Sydney era… beh, in tutti e due i casi.»
«E allora?»
«E allora mi sono incuriosito ed ho fatto un paio di ricerche. Lo sa che al Memoriale una donna partorì un maschietto nella stessa ora nel quale anche Sydney aveva il suo? Altra coincidenza: Wes Pannofino –così si chiamava il pargolo- nacque senza piangere e fu necessario rianimarlo, operazione nella quale il dottor Roland, allora di turno, passò un certo periodo di tempo da solo col bambino. Riportato in vita, il maschietto venne rapito poco dopo non si sa da chi. In piú l‘ostetrico venne accoppato da un automobilista misterioso il 22 agosto. E sa qual è la cosa piú strana? Che due agenti della CIA piú una donna d‘identità sconosciuta sono venuti a fare le stesse domande che ho fatto io.»
«Bravo. Così ha fatto due piú due, vero?»
«Già. Ma non so una cosa: che fine ha fatto Sydney?»
«Come avrà già capito, è ancora viva. Non so dove, però.»
«Vede, io ho capito subito che lei e Jack jr. erano ancora vivi, ma non mi sono limitato a fare due piú due.»
«Si spieghi.»
«Ho fatto anche quattro piú quattro. Il 21 settembre dell‘anno scorso Sydney era prigioniera della Convenzione, la quale aveva così sia gli oociti di Syd che il DNA di Rambaldi. Certo, Sloane è risucito a mandare lí una squadra, ma siamo sicuri che il lavoro, anziché interromperlo, non l‘abbiano portato a termine per conto del nostro vecchio amico?»
«Sa che io l‘ho sempre sottovalutata, Eric?»
«Ora, visto che lei e Michael vi state cacciando in un casino vólto a recupare Sydney e suo figlio, mi sto chiedendo una cosa: visto che Mickey è mio amico, glie lo devo dire che Jack jr. non è suo figlio?»
«Vede, Eric, Vaughn ha deciso di prendere parte a questa storia anche per ritrovare suo… il suo presunto figlio. Ora questo per lui ora è un motivo per continuare e tenere duro, ma se ciò divenisse un incentivo a rischiare ed esporsi inutilmente, gli dirò la verità.»
«Per me va bene. Ma una cosa, Jack: se a mio parere Michael si mettesse a rischiare ed esporsi inutilmente allora io gli dirò la verità che lei sia d‘accordo o no.»
«Faccia come crede, però abbia la bontà di avvertirmi un po‘ prima. Non vorrei fare la figura del tordo, oltre che dello s*****o.»
«A questo punto come posso esserle d‘aiuto?»
«Originariamente volevo tenerla fuori: continuiamo secondo il piano iniziale. Lei ha fatto dei salti mortali per tornare ad avere una posizione nella CIA, dopo il tradimento di Lauren e la caduta in disgrazia dei suoi colleghi; potrà esserci molto piú utile dall‘interno dell‘agenzia che dall‘esterno.»
«Andata.» Weiss gli porse la mano.

CAPITOLO 4: l‘ombra della Convenzione.
Alla fine la Convenzione aveva scelto come capo Julian Sark, il candidato sostenuto da Sloane. Era una scelta abbastanza prevedibile perché era il loro membro piú esperto e l‘unico personaggio d‘un certo carisma all‘interno dell‘organizzazione. Nel corso dell‘estate molte cosche mafiose italiane, americane, russe, turche, albanesi, giapponesi, cinesi, israeliane, parecchi trafficanti d‘armi, droga e uomini, molti gruppi terroristici americani, mussulmani ed europei avevano aderito al programma di „collaborazione contro il nemico comune“ di Sloane ed in autunno erano stati realizzati gli ormai famigerati attentati negli USA ed in Etiopia.

AGRA
Alcuni gruppi, però, rifiutarono l‘appoggio di Sloane con decisione. Arvin decise di contattarne personalmente i capi per convincerli.
«Buongiorno, signor bin Ladin. Voglio che lei sappia che per me è un onore parlare coll‘uomo piú ricercato del mondo.»
«Signor Sloane, sarò breve perché la CIA controlla tutte le radiocomunicazioni a banda larga criptate del Pashtunistan. Non sono interessato al suo aiuto. Lei è una di quelle persone che prima mi appoggerebbero ma ad un certo punto potrebbero venire a dirmi „basta così“ ed io non voglio che la mia organizzazione possa avere condizionamenti dall‘esterno, di qualunque tipo.»
«Anzitutto, signor bin Ladin, l‘apparecchio ricetrasmittente che le ha fornito l‘alleanza è stato progettato da me basandomi sui disegni di Milo Rambaldi ed è impossibile che la CIA possa accorgersene anche solo per sbaglio. Poi, ho da offrirle una cosa in cambio della vita sua e dei suoi uomini.»
«Io ed i miei seguaci siamo nelle mani di Allah.»
«Gli americani, esasperati poiché non riescono a catturarla, hanno sparso per il Pashtunistan un‘arma biologica, un virus del tifo geneticamente modificato e lei ed i suoi rischiate di morire di malattia senza nemmeno poter reagire. Ci sono già stati casi di malattie infetttive sconosciute fra i suoi guerrieri?» Seguì una pausa intensa. «Ebbene, io ho il vaccino contro questo virus.»
«Sloane, se questo è vero io ed i miei uomini saremo onorati di proclamarci vostri umili servitori.»
«Cominciamo a ragionare.»

Le polizie internazionali e le agenzie di sicurezza di moltissimi Paesi ora si stavano concentrando sul terrorismo lasciando finalmente respirare la criminalità organizzata. Erano stati parecchî a fare i soldi vendendo false informazioni ai servizî di spionaggio di questo o quel paese, erano stati parecchî a fare affaroni quando gli americani, anziché controllare cosa entrava nei loro confini, s‘erano messi a controllare chi, erano stati in parecchî a guadagnarci vendendo armi difettose a sudanesi ed etiopi in barba all‘embargo degli armamenti promosso dalle Nazioni Unite (a dire il vero anche alcune nazioni europee ne avevano aprofittato per fare fuori i proprî avanzi di magazzino: solo l‘Italia non era riuscita a piazzare i suoi M48, residuati della guerra di Corea, perché erano di terza mano e talmente scassati che quando li avevano visti gli africani s‘erano messi a ridere). E tutti ringraziavano il geniale signor Sloane e le sue trovate.

CALCUTTA
«Salve, Julian. È un po‘ che non ci si vede.»
«Alla Convenzione ho sempre un diavolo per capello.»
«Mi ha contattato bin Ladin. Vuole eliminare il presidente Kerry.»
«Dopo la bomba nucleare a Baltimora? Ha così fretta di morire?»
«Dice che se gli USA invadono l‘Iran lui perde uno dei suoi piú validi alleati e quindi tanto vale rischiare.»
«Ammazzare un presidente americano non è un‘operazione facile… temo che la Convenzione potrebbe esporsi troppo per togliere una soddisfazione ad Usama.»
«Ha trasferito 100 milioni di dollari sui miei conti segreti ed altrettanto ha fatto con lei.»
«Dica ad Usama bin Ladin che il presidente degli Stati Uniti è un uomo morto. Accidenti!»
«Che c‘è?»
«Era tanto che volevo pronunciare una frase del genere.»

CAPITOLO 5: Sydney

Sydney Bristow era stata sottoposta ad un‘operazione che la aveva privata della memoria dei precedenti sette anni e quindi della consapevolezza che Sloane era in realtà un criminale ed un traditore della patria. Riarruolata nell‘organizzazione di Sloane, aveva condotto con successo diverse operazioni sotto copertura: una era quella di rubare da un laboratorio americano il vaccino per un virus geneticamente modificato.
«Vedi, Syd, anche se il laboratorio lavora per l‘esercito americano, non è giusto che un‘arma così terribile sia nelle mani del complesso militare-industriale senza che i cittadini del nostro paese vengano a saperlo. Un generale fanatico od un lobbysta ambizioso potrebbero farne un uso che potrei definire a malapena tragico, senza contare che gli scienziati che l‘hanno scoperto potrebbero venderlo segretamente al nemico. Il tuo compito non sarà semplicemente impossessarti del vaccino senza che nessuno se ne accorga ma rendere il mondo sicuro da una delle peggiori minacce biologiche degli ultimi anni.»
Impadronitosi del vaccino, Sloane lo passò agli uomini di al-Qa‘ida per farne l‘uso di cui s‘è detto sopra.
Nel marzo del 2009 Sydney si recò in Siria per contattare un gruppo di ex-ufficiali dei reggimenti chimici dell‘esercito iracheno che si stavano avvicinando al nuovo Ba‘at. Lo scopo dichiarato era quello di convincerli a collaborare coi servizî segreti americani per rivelare i crimini di guerra perpetrati dal regime di Saddam ̣Husayn; in realtà Sloane aveva bisogno di loro per dar un po‘ di movimento alla guerra fra Etiopia e Sudan, che si trascinava da mesi senza eventi bellici di rilievo: i due Paesi erano stremati dal conflitto ma la Convenzione non era riuscita a raggiungere tutti gli obiettivi che s‘era preposta di conseguire nella regione, cioè non aveva venduto abbastanza armi.
Per guardare il piccolo Milo Tippin in sua assenza Sloane aveva trovato una tata molto qualificata, una certa Nadia Santos.

CAPITOLO 6: scontro fra titani.
MIAMI
Per tentare di ritrovare Sydney, Michael e Jack avevano giocato la loro ultima carta: contattare il nemico.
«Sark.»
«Buongiorno, signor Sark. Riconosce la mia voce?»
Jack era riuscito a trovare una linea sicura colla quale parlare nientemeno che con Julian Sark e l‘aveva passato a Vaughn, che era meno controllato di lui.
«Agente Vaughn… mi fa sempre piacere sentire un vecchio amico.»
«Si risparmi le battute. Ho da proporle un‘offerta.»
«Cosa può propormi un agente CIA oramai in disarmo?»
«Per esempio, cosa sappiamo di lei.»
«E cosa sapete?»
«Crede che io sia così scemo da dirglielo per telefono? Per darle però l‘idea delle nostre informazioni sappia che la CIA sa che lei è il capo della Convenzione.»
«Cosa vuole in cambio?»
«Francoforte, Hotel Hilton, domani alle 19.00 nell‘atrio, di persona.»
«Troppo sorvegliato.»
«Non mi deluda… lei è entrato in posti piú difficili.»
«E se è una trappola?»
«Allora lei mi ucciderà.»
«Arrivederla a domani, signor Vaughn.»
Era una mossa disperata per venire a conoscenza della condizione di Syd, ma tuttavia qualcosa bisognava pur tentare dopo che tutti gli altri canali d‘informazione s‘erano rivelati inutili.

FRANCOFORTE SUL MENO
L‘atrio dell‘Hilton di Francoforte era illuminato e frequentato abbastanza perché Julian Sark ed i suoi uomini si sentissero al sicuro. Loro erano facce note per Vaughn: Carlos Dominguez, ex sicario del cartello di Cali, ricercato per genocidio, Roman Akakijevič Nevėrin, ex colonnello del KGB in trasferta presso il KHAD , ricercato per genocidio, e Catherine Backinsdale, ex terrorista di sinistra e free-lancer nel mondo dei bombaroli, ricercata per genocidio. In mezzo ai macellai, il boia: Julian Sark era ricercato ovviamente per genocidio ed in piú per qualche altra sciocchezzuola cui un uomo di mondo come lui non poteva non essersi dedicato: terrorismo, omicidî (molti), spionaggio, alto tradimento.
«Buonasera signor Vaughn. Peccato che non le possa chiedere come stia la consorte.»
«Peccato che non posso chiederle come stiano i suoi.»
«Oh, mia madre sta benissimo.» Era iniziato uno scontro fra titani.
«Vedo che la mia consorte ha trovato presso di lei un degno rimpiazzo.»
«Kate è un ottimo agente.»
«Anche Lauren non era male… come traditrice. Dov‘è Sydney Bristow?»
«E come farei io a sapere dov‘è?»
«Perché anche adesso che è a capo della Convenzione, Sark, lei è legato a filo doppio con Arvin Sloane.»
«Complimenti. Come avete fatto ad accedere a questa informazione?»
«Rivelare l‘identità dei nostri informatori non è incluso nel prezzo.»
«Su Sydney Sloane non mi tiene al corrente ma, se potesse interessarla, tra due giorni invierà un suo agente in Siria, a Homs e credo che lì potrà avere qualche incontro proficuo. Ha altro da dirmi?»
«Siamo a conoscenza della scellerata alleanza fra malviventi e terroristi che lei e Sloane avete organizzato. Sappiamo chi c‘è dentro e sappiamo quanta grana è in ballo. È tutto qui, su questo dischetto… l‘essenziale, perché se entrassi nei dettagli potreste capire quali sono i nostri informatori.»
«Queste cose le ha pubblicate il Washington Post due mesi fa.»
«Vuole le notizie vere o le balle dei giornali?»
Sark prese il dischetto.
«Infine, tre milioni di dollari su questi conti.» Vaughn porse a Sark un foglio con alcune coordinate bancarie.
«Un milione.»
«Due.»
«Uno e mezzo.»
«Andata. Signor Sark, non abbiamo piú niente da dirci. Uscirà prima lei.»
«A mai piú arrivederla.» Sloane stava passando informazioni riservate alla Convenzione ma qualche volta bisognava contattare il nemico per combatterlo… o per trarne vantaggio. In questo caso, per trovare Sydney e loro figlio.

SIRIA
Sydney arrivò all‘aeroporto di Damasco alle 7.30 di sera e fece appena in tempo per prendere l‘ultimo treno per Homs, dove l‘avrebbe attesa il contatto degli ufficiali iracheni; alla stazione Centrale di Damasco comprò un giornale tedesco che parlava dello stato di caos che regnava in Pakistan, dove le varie parti si macellavano allegramente, e del fallimento del Colonia Football Club. Il giorno dopo atterravano a Damasco Michael Vaughn e Jack Bristow, che decisero di noleggiare una macchina per Homs. La scassatissima Toyota si piantò a metà strada.
«Cristo! Siamo fermi nel deserto!»
«Non si preoccupi, Michael, adesso chiamo soccorso.»
«Ci metteranno ore ad arrivare! Ma porca vacca!»
«Non se la prenda: il nostro informatore ci ha detto che Sloane ha mandato qualcuno a Homs ma non è detto che sia proprio Sydney.»
«Era la nostra unica speranza di trovare lei e mio figlio e lei lo sa bene! Adesso che facciamo?»
«L‘unica possibilità è di incontrarla sulla strada del ritorno. Attendiamola all‘aeroporto di Damasco e con un po‘ di fortuna riusciremo a vederla o scoprire su quale aereo si è imbarcata.»
«Io voglio recuperarla, non sapere dove se ne sta Sloane.»
«Sappia che se non scopriremo dove si nasconde quel bastardo Syd e suo figlio non saranno mai al sicuro.»
«Guardi, Jack, una macchina!» Una Peugeot 604 avanzava velocemente lungo la corsia opposta sollevando nubi di sabbia.
Jack e Michael si sbracciarono facendo gesti ma la Peugeot non si fermò, anzi mancò di poco Vaughn. «Porcama--» Michael si gettò di lato. «Ma guarda che razza di cornuti!» Commentò l‘agente ripulendosi la camicia dalla polvere.

«Chi erano? Come mai non s‘è fermato ad aiutarli?» Chiese Sydney.
«Signorina Bristow, quando si trattano affari come quelli che noi trattiamo adesso non ci é tempo per dare una mano a stupidi turisti.» Il guidatore, Sa‘d al-Mu‘āwiya, parlava con un lieve accento arabo bedawita che rendeva ancor piú duro il suo tono di voce. «Il colonnello al-Mas‘ūdī ha accettato di collaborare con signor Sloane e lei deve tornare a riferire dell‘accordo. Abbiamo fretta, l‘aereo parte tra due ore.»

DAMASCO
Michael e Jack arrivarono a Damasco alle cinque del pomeriggio ed andarono subito all‘areoporto. Ad un certo punto il GSM di Vaughn si mise a suonare.
«Ciao Eric.
Come? Subito?
Digli che sono in missione.
Va bene, glie l‘hai già detto. Sì, sì torno domani.
Arrivederci.» Chiuse il telefonino. «Quel rompiscatole di Nicotra mi vuole per una importantissima riunione del c***o domani. Temo che dovrò partire per Parigi col volo delle 6.12. Temo che lei dovrà rimanere qui da solo, Jack.»
«Devo partire anch‘io perché se non mi faccio vivo a Chicago inizieranno a sospettare di me. Resterò qui fino a domani mattina.»
«Evidentemente non ha mandato Syd.»
«Evidentemente.»

PARIGI
In quello stesso momento, Sydney Bristow, alias Veronica Olsen, veniva svegliata dalla hostess del volo Damasco-Parigi per avvertirla che erano atterrati al de Gaulle.

INDIA
Nell‘aprile del 2009 Sloane affidò alla Bristow un compito di grande importanza: penetrare nel Centro per la Ricerca Atomica di Parigi per carpire tutte le informazioni sulla bomba all‘antimateria che i francesi andavano studiando.
Dopo questa missione sarebbe stata sottoposta ad un‘operazione di plastica facciale; Sloane avrebbe voluto farla operare subito ma per evitare problemi psicologici il suo psichiatra gli aveva consigliato di lasciar passare un po‘ di tempo fra il momento in cui Sydney avrebbe perso la memoria ed il momento in cui lei avrebbe perso la sua vecchia faccia.

WASHINGTON D.C.
La Camera Ovale era immersa nella luce dell‘assolato pomeriggio primaverile di Washington. I direttori delle varie agenzie di sicurezza americana erano riuniti assieme al Presidente, al Ministro della Difesa ed al Segretario di Stato per discutere al riguardo di una nuova minaccia contro gli Stati Uniti. John Kerry mise sul tavolo il fascio di fogli che stava leggendo.
«Direttore Kendall, spero che le notizie raccolte dalla CIA abbiano un qualche fondamento, questa volta.»
«Oso ricordare al signor Presidente che eravamo riusciti ad intercettare la bomba a Baltimora prima che arrivasse a Washington.»
«D‘accordo, ma è esplosa prima che la disinnescaste causando migliaia di morti; signori, qualcuno ha qualcosa da dire?»
Prese la parola l‘irruente generale Thornton. «Signori, col controspionaggio non si risolverà un bel niente! Dobbiamo bombardare quei porci, bombardarli finché non li accoppiamo tutti. Solo così potremo essere al riparo dalle minacce del terrorismo internazionale.»
«Gen. Thornton, vorrebbe forse nuclearizzare tutti i paesi islamici, la Cina ed i nostri connazionali sperando che colpendo nel mucchio potremo beccare qualche cattivo?»
«Sa benissimo cosa intendo, signor Presidente: schiacciamo l‘Iran ed invadiamo le aree tribali del Pakistan! Non ha ancora capito che i pachistani non hanno forza sufficiente per eliminare i fondamentalisti? Finché ne vivrà soltanto uno noi non saremo al sicuro!»
«Abbiamo già…»
«Hanno raso al suolo le torri gemelle e Baltimora, sono venuti ad attaccarci fin nel Pentagono: cosa aspettiamo ad andare a prenderli a calci nel sedere a casa loro, visto che loro si permettono di darcene a casa nostra?»
«Gen. Thornton, il capo qua sono io!»
«Mi scusi signor Presidente.»
«Dobbiamo evitare la guerra aperta coll‘Islam. Attaccare degli Stati indipendenti solo per colpa delle mele marce sarà la nostra ultima opzione. Direttore Rose, vuole aggiungere qualcosa?»
«Sì, signor Presidente. La NSA ha studiato accuratamente la situazione ed ha concluso che i soldi ricavati dal petrolio di Arabia Saudita, Iran, Libia, non sono la fonte principale dei finanziamenti dei terroristi. In collaborazione con CIA, Mossad ed MI6 siamo riusciti ad individuare le vere fonti di denaro di questi estremisti…»
«Sì, Pietro Gambadilegno!» esclamò Thornton. La sua faccia era rossa come un peperone. Rose lo ignorò.
«…Premetto che questa informazione mi è appena pervenuta ieri da fonte sicura ed ho fatto appena in tempo ad accennarla ai direttori Kendall della CIA e Clifford della DIA prima di entrare. Insomma, la Convenzione, un‘organizzazione criminale volta a…»
«Conosciamo tutti le attività della Convenzione.»
«…Ha convinto esponenti del crimine organizzato: mafia, narcotrafficanti, contrabbandieri, a finanziare attività terroristiche collo scopo di distrarre le nostre agenzie dalla normale lotta all‘illegalità e concentrarci -in soldoni- sui bombaroli anziché su di loro.»
«Non è una gran novità. La CIA mi ha mandato diverse circolari dove si sosteneva quest‘ipotesi.»
«Ma abbiamo appena saputo che quest‘idea è partita da… la mente che ha organizzato tutto questo, insomma, che controlla il capo della Convenzione…»
«Insomma, c‘è un cervello. D‘accordo, ma chi è?»
«Arvin Sloane.»
«Sloane!»
«Ma non era morto?!» sbottò il Segretario di Stato.
«Ma per favore!» Thornton era furibondo. «Sentite, se noi tiriamo una bomba sulle loro città ogni volta che loro tirano una bomba nelle nostre città, vedrete che la smetteranno di…»
«Thornton, per l‘amor di dio STIA ZITTO! QUESTA TATTICA LA USANO IN ISRAELE DA CINQUANT‘ANNI E SONO ANCORA LÌ!» John Kerry zittì il militare con furia. «Questo Sloane, se davvero è ancora vivo, se davvero costituisce una minaccia, e voi mi dite che lo è, va‘ ucciso. Avete idea di dove possa nascondersi?» I varî direttori restarono muti.
«Ma bene… da questo porco prendono gli ordini bin Ladin, il KKK, Sendero Luminoso e dio sa quanti altri gruppi di farabutti e CIA, FBI, DIA e NSA e-e tutte le altre agenzie, che prendono miliardi di dollari ogni anno per proteggermi, dico, nessuno sa dove c***o sia a grattarsi le corna l‘UOMO CON CUI AVETE ASTUTAMENTE PRESO ACCORDI E CHE AVETE DATO ASTUTAMENTE PER MORTO!!!».
«Ha passato la vita a nascondersi e nessuno è bravo quanto lui. Ci vorranno anni per scovare questa carogna.»
«Signori, lo cercheremo finché non verrà sferrato un nuovo attacco terroristico. Ma se faranno saltare qualcos‘altro per aria qui, nel nostro Paese, allora passeremo alla strategia intimidatoria proposta dal Gen. Thornton: occhio per occhio, bomba per bomba. I miei elettori sapranno che non esiterò a nuclearizzare l‘intero Islam, pur di liberare l‘America dal terrorismo. Il tempo della diplomazia e delle mezze misure è agli sgoccioli e la prossima volta che colpiremo, colpiremo per far ricordare a tutti chi siamo!
Bene, la riunione è aggiornata.»

I varî personaggi uscirono dalla Camera in silenzio. Thornton guardò con disprezzo il direttore Clifford: in realtà gli dava fastidio già soltanto vedere il suo musaccio nero. Ecco cosa succede quando si da‘ potere alle donne ed ai negracci, pensò. Buoni solo a fare compromessi e trovare soluzioni da vigliacchi, come anche quel muso giallo che per un po‘ diresse il CNS. Qualcuno minacciava la Patria e loro ci giocavano a rimpiattino. Bestie. Il generale guardò verso l‘obelisco di Washington –un obelisco bianco- e sperò di non arrivare vivo a quando avrebbero eletto un presidente negro. Suonò il suo GSM.
«Pronto?»
«Buongiorno, generale. Avete forse parlato di me?» Era la voce calda di Sloane.
«Sí, in effetti. Kerry sa di lei e vuole che la cerchino i mongoloidi dei servizî segreti, ma dopo il prossimo attentato ci farà finalmente intervenire: bombarderemo qualche città di scarafaggi… o beh, lei non ha di che preoccuparsi: non sarà così cretino da andare a nascondersi in posti dove sono tutti negri o tutti gialli, vero?»
«Per me non deve preoccuparsi, generale. La ringrazio.»
Già, anche a lei. Beh, qualche volta bisognava contattare il nemico per combatterlo… o per trarne vantaggio.

Clifford notò lo sguardo di disprezzo lanciatogli da Thornton. Certo, perché era nero, come se avesse scelto lui di essere di colore e come se esserlo fosse una colpa. Erano i maledetti razzisti come quel generale a rovinare l’America. Figli di puttana. Il direttore guardò verso l‘obelisco di Washington –un obelisco bianco! e sperò di arrivare a vedere quando avrebbero eletto un presidente afroamericano. Ad un certo punto suonò il GSM.
«Buongiorno, direttore Clifford.» Era Sloane.
«Buongiorno. S‘è parlato molto di lei poco fa, sa?»
«E che vi siete detti?»
«Kerry ci lascia tempo di trovarla fino al prossimo attentato, poi lascerà fare a quelle teste di razzo dei militari che bombarderanno chiunque li guardi storto.»
«Disraziatamente non riuscirete a trovarmi.»
«Disraziatamente.»
«Grazie per le sue informazioni, signor Clifford.»
Qualche volta bisognava contattare il nemico per combatterlo… o per trarne vantaggio.

CAPITOLO 7: WEISS PERDE LA TESTA
MIAMI
Eric Weiss tornò a casa stremato per la lunga riunione coi superiori. Entrò senza notare il furgone nero che era parcheggiato lì vicino e come chiuse la porta sentì una forte botta alla base del collo, poi dopo… il nulla.
Weiss si risvegliò; era in camera sua, legato sul letto e, cosa ancor piú preoccupante, vi erano quattro energumeni nella stanza.
«Chi siete?»
«Qua domande le facciamo noi.» Gesù, quello lì lui l’aveva già visto, era Roman Nevėrin, ex macellaio del KGB. «Suo caro amico Vaughn cerca di sapere dove è Sydney Bristow e suo piccolo bastardo. Noi siamo molto interessati a sapere perché e con chi lui cerca.»
«Io non…» Nevėrin gli assestò un pugno in faccia.
«Bombolo, ti conviene di essere collaborativo se no naso rotto sarà la migliore cosa che è capitata di questo giorno.»
«Io non so cosa faccia Michael. Sono affari suoi.»
«Vladimir, ėlektroda.» L’energumeno di nome Vladimir gli applicò alle unghie dei piedi degli elettrodi collegati ad una batteria; Nevėrin diede una scarica.
«Questo è poco, poco rispetto a quanto noi capaci di fare. Adesso pochi volt, ma quando arriviamo a 330?»
Eric tenne duro per quasi un’ora di torture, poi vuotò il sacco.
«Michael vuole cercare lei ed il figlio perché ha un po’ d’istinto paterno e Jack Bristow è con lui per lo stesso motivo. Le informazioni glie le passa la rete di informatori di Jack.»
«Grazie per disinteressata collaborazione.» Nevėrin si chinò verso una sacca da ginnastica posata sul pavimento ed estrasse una navaja . «Sai Bombolo, io nella mia lunga carriera vidi molta gente data per morta ritornare… specialmente voi agenti CIA sembrare avete sette vite come i gatti. Sark mi disse: sincerati lui sia morto.» Nevėrin alzò con tutte e due le mani l’arma sopra la sua testa. «E io così sono sicuro.»
«NOOOO!»
Nevėrin calò la spada ed il collo di Weiss si frantumò in una fontana di sangue mentre la sua bocca emetteva qualche suono strozzato, tuttavia dovette colpire altre due volte per mozzargli completamente la testa. Il letto e la parete erano completamente inondati di sangue, così come i vestiti di Nevėrin; gli schizzi erano arrivati dappertutto nella stanza, tanto che gli uomini della convenzione s’erano riparati dietro la porta per non esserne imbrattati. L’aguzzino prese la testa del povero Weiss per i capelli e la mise dentro un grosso barattolo pieno di formalina che uno dei suoi gorilla gli aveva porto.
«Enrique, questa è per Sark. Dammi altri vestiti, questi tutti grjaznye… sporchi.»

PARIGI
I giornali di venerdì riportavano in prima pagina la notizia di un massiccio bombardamento chimico su Dongola, la caduta del secondo governo Storace in Italia e la clamorosa vittoria per 42-10 della Francia in una partita di prova coll’Australia. Sydney comprò una copia di “Paris Match” e prese un tassí per un albergo di Palaiseau, dove avrebbe soggiornato durante l’operazione. Il Centro per la Ricerca Atomica di Parigi si trovava abbastanza vicino.
Per entrare il piano voleva che Syd avrebbe dovuto spacciarsi per una ricercatrice russa ed il suo alias sarebbe stato Anja Ivanovna Korov‘ëv.

«Bounjour mademoiselle. Est-ce que je puis vous aider?»
«Je juis une sciencée russienne, j’ai un rendez-vous avec vôtre directeur.»
«Vôtres documents, s’il vous plaît.»
Anja/Sydney mostrò le varie scartoffie abilmente falsificate. La guardia vi si dedicò qualche momento, poi guardò sul monitore della sua scrivania per controllare la foto dell’ospite e l’orario del suo appuntamento.
«Échelle 4, plaine 3éme. Au revoir, mademoiselle.»
Il direttore Germain de Marigny parlava un inglese perfetto e dopo qualche frase di convenienza e qualche occhiata alle gambe di Sydney le offrì un caffè. Per Sydney fu un gioco da ragazzi versare in quello del direttore una dose di neurostimolante sufficiente per annullare la volontà di chi lo assumeva, rendendolo molto aperto e disponibile a rivelare tutti i suoi segreti; l’unico neo di questa portentosa droga era che alcuni potevano esserne allergici e morire di shock anafilattico prima di poter rivelare quanto si voleva sapere da loro… ma era un rischio che si poteva correre.
Dopo un po’ de Marigny iniziò ad avere gli occhi socchiusi ed a parlare con voce impastata. Era il momento giusto per chiedergli i codici di accesso al database del Centro di Ricerca.
«Mon directeur, lequels sont-ils les côdes pour vôtre database?» Un altro dei difetti del neurostimolante era che il soggetto finiva invariabilmente per parlare nella sua lingua, cosa che poteva diventare un grosso problema se uno non la conosceva.
«Euh-euh-euh… lequels? Le côde d’accés o quel de confirmation? Car sont tous les deux trés trés trés lo… lo… long…» Il direttore iniziava a dare segni di cedimento.
«Le côde d’accés?»
«198-333-147.»
«Le côde de confirmation?»
«942-209-141. Non, 142… non, 143… enfin… euuuuhh… je ne sais pas.» Incoraggiante. Sarebbe dovuta andare a casaccio per l’ultima cifra. Syd aprì il programma di gestione del database e digitò la prima serie di cifre, quindi le venne richiesta la conferma. Sydney digitò 942-209-141 ma venne rifiutato allora provò con 942-209-142; anche stavolta non ebbe successo.
“Se è programmato per bloccarsi al terzo tentativo sbagliato sono fregata.” Syd digitò 942-209-143 e, con un sospiro di sollievo, finalmente ebbe accesso privilegiato al database ed iniziò a copiare il tutto su un mini-CD.

«Bonjour m’ssieurs. Est-ce…» La guardia all’ingresso guardava con sospetto quei due strani tipi che erano appena entrati assieme ad un poliziotto. Uno di loro estrasse un tesserino ed iniziò a parlare molto concitato.
«Senta, capisce l’inglese? Sì? Siamo agenti operativi americani ed agiamo per conto del vostro governo.» Jack Bristow non aveva voglia di stare a parlare francese. «Crediamo che una spia appartenente ad un’organizzazione terroristica sia penetrata nel vostro edificio e vorremmo dare uno sguardo all’archivio fotografico delle persone che sono entrate…»
«Oggi è entrata solo un persona… è su dau direttore!»
«Presto andiamo!… no, non dia l’allarme, agiremo di sorpresa.» Se la guardia avesse fatto suonare l’allarme la spia avrebbe scoperto di esser stata scoperta ed il direttore sarebbe stato in pericolo. In piú Langley voleva l’agente nemico vivo per poterlo interrogare.

La copiatura di dati andava a rilento, 84%… 88%…, Sydney sentì un rumore nel corridoio, l’adrenalina le salì a mille, si preparò a scattare ma non accadde niente. 92%… 96%… era tutto tranquillo ma tutt’a un tratto la porta dell’ufficio del direttore si spalancò ed entrarono due tizî che le puntarono in faccia le loro P226 urlando “Mani in alto!”.
100%… trasferimento completato.
Uno aveva la bocca spalancata.
«Sydney!» esclamò Jack.

NOTE
1- Il KHAD erano i servizi segreti del governo comunista dell’Afganistan e contavano un organico di 70.000 persone, dei quali 30.000 civili, inquadrati da 1.500 agenti del KGB.
2- Coltellaccio spagnolo che può raggiungere il metro di lunghezza.


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