La conoscenza della situazione nemica
viene invariabilmente ottenuta attraverso gli uomini. […] Se le varie
categorie di spie operano assieme seguendo vie che nessuno conosce, è come
avere a disposizione una rete che permetta di acquisire informazioni in
maniera, all’apparenza, sovrannaturale.
Sunzi, L’arte della guerra
CAPITOLO 1
Dopo l‘uccisione di Kazari Bomani, avvenuta in agosto, era seguita una
vera e propria „calma prima della tempesta“ fra CIA e Convenzione; poco
dopo l‘agente del CSN Lauren Reed passò clamorosamente al nemico portando
con sé le informazioni dettagliate sulla rete degli agenti segreti
americani in Cina e Corea del Nord, informazioni che aveva racimolato in
diversi anni di lavoro al CSN e di spionaggio alla CIA. La convenzione
vendette ai Nordcoreani la lista portata dalla Reed a peso d‘oro e dalla
Cina ottenne un beneficio ancor più importante: la loro protezione, cosa
che comportava alla possibilità di avere proprie basi segrete nel loro
territorio, l‘impunità per i loro crimini passati in Cina e l‘inestradabilità
dei proprî elementi di fronte a tribunali e polizie internazionali. Il
valore di questa protezione era eccezionale: la Cina era una potenza
nucleare che se ne poteva strabattere allegramente delle ritorsioni della
NATO. Ben 120 agenti di CIA, NSA, DIA e delle agenzie di spionaggio
militare americano furono uccisi dai cinesi e dai coreani ed altrettanti
vennero evacuati dall‘estremo oriente. A febbraio il DCI (Direttorato
Centrale per lo Spionaggio americano) era completamente cieco per quanto
riguardava ciò che poteva avvenire in Cina ed in Corea del Nord.
Sydney Bristow non provava più niente nei confronti di Lauren anche se una
volta aveva nutrito un sentimento nei suoi confronti. Ora quel sentimento
era del tutto estinto.
Da quel settembre era iniziata una guerra senza tregua fra servizî
americani e Convenzione poiché San‘ko, il capo dell‘organizzazione,
puntava allo scontro frontale e non poteva capitare in un momento
peggiore: gli americani non sapevano nulla di quanto accadesse in Cina,
rifugio della Convenzione, che oltretutto aveva a disposizione il denaro
nordcoreano. A maggio erano stati uccisi od era stata rivelata l‘identità
(il che poi era lo stesso) di 57 agenti di CIA, NSA e DIA. Altri 12 erano
stati catturati e grazie alle informazioni loro estorte la Convenzione era
riuscita a saccheggiare gli archivî informatici della NSA e della National
Imagery and Mapping Agency. La CIA era riuscita a resistere ai tentativi
d‘intrusione grazie al sovrumano sforzo di Marshall Flinkman che per 24
ore consecutive, dalle 6.00 del 24/4 alle 5.32 del 25/4 era rimasto
incollato alla sua sedia intercettando dal suo terminale più di un
migliaio di attacchi informatici. La benevolenza dell‘Agenzia nei
confronti di Flinkman era stata estesa all‘agente Carrie Bowman, sua
moglie, che non era stata trasferita.
In ogni caso, si trattava della peggior sconfitta di sempre dei servizî
segreti americani.
Le fortune di Kendall, che era caduto in disgrazia da qualche anno, si
risollevarono improvvisamente portandolo fino al grado di direttore
generale dell‘agenzia. Per contro quasi tutti gli agenti della CIA di Los
Angeles vennero sospettati di aver in qualche modo contribuito al
tradimento della Reed e molti agenti finirono per esser trasferiti: Jack
Bristow fu mandato a Chicago, Eric Weiss a Miami e Marcus Dixon finì alla
sede di Ottawa, inoltre Michael Vaughn vene sospeso per qualche tempo ma
poi riuscì a rientrare nell‘Agenzia. Al CNS venne riservato un trattamento
ancora peggiore, accusandolo quasi apertamente di complicità: vennero
fuori tutti gli scheletri nell‘armadio ed il direttore Cheung, indegno
successore dell‘indegno Lindsey, distrutto dallo scandalo dei
finanziamenti illeciti, venne destituito e finì in galera. In giugno il
CNS era un‘organizzazione agonizzante.
Sydney Bristow era rimasta operativa perché non sospettata: infatti aveva
tentato di fermare la Reed a costo della vita; anche Flinkman era al di
fuori di ogni sospetto: se davvero avesse voluto tradire la CIA l‘avrebbe
fatto da tempo e con più danno,viste le sue competenze informatiche e la
conoscenza della rete dell‘agenzia.
Nella classifica degli uomini più ricercati d‘America, San’ko era al
numero 3, Sark era quarto, Reed quinta e la Derėvko rimaneva sesta.
Kendall si interrogava sulle finalità degli attacchi nei confronti delle
agenzie da parte della Convenzione e cominciava a credere che non fosse né
una ritorsione per la morte di Bomani –che la Convenzione attribuiva alla
CIA- né una campagna di espansione ai loro danni. Non fu sorpreso quando
il 2 giugno la Bristow gli passò la notizia-bomba: la Convenzione offriva
una tregua. I dettagli non le erano stati riferiti ma sicuramente si
sarebbe trattato di qualcosa di esorbitante.
In effetti la filosofia degli Stati Uniti era chiara: mai trattare coi
terroristi. A prescindere dal fatto che questa era una balla propinata ai
mezzi di comunicazione e che le agenzie americane hanno sempre trattato
quando questo s‘è reso necessario, sta di fatto che i terroristi agiscono
soltanto per fare scarmazzo ed è per questo che sono intrattabili; la
Convenzione agisce per il proprio interesse e questo la rende ragionevole.
La Convenzione offriva qualcosa in cambio di qualcos‘altro ed era nel suo
stesso interesse non mandare a monte quella possibilità di trattare che
tanto difficilmente avevano acquisito.
Un secondo abboccamento fra Sark e gli agenti Bristow e McDonwald portò
alla luce le loro richieste: in ordine d‘importanza, la mappatura del DNA
di Rambaldi, 50 miliardi di dollari, i dettagli sulla tecnologia MASER, il
perdono ufficiale per tutti i loro membri ricercati nei paesi occidentali,
la Russia.
La Convenzione voleva avere le mani libere per ogni loro operazione in
Russia, il cui scopo era evidentemente quello di creare una lobby di
potere, se non un vero e proprio governo-ombra, collo scopo di controllare
la politica (e le risorse) di quel Paese. Su questo ultimo punto nessuno
sarebbe stato disposto a trattare: consegnare nelle loro mani un paese con
l‘atomica equivaleva a gettare la sicurezza internazionale nel caos; ma
questo la Convenzione lo sapeva ed era semplicemente la base di partenza
pelle trattative. Per tre mesi il signor Sloane e gli agenti Bristow,
Lachland e McOmie si diedero da fare colle trattative volando da una parte
all‘altra del globo mentre il Vicesegretario di Stato Alan S. Lord faceva
tutte le pressioni possibili per convincere la Cina a collaborare,
tuttavia questo Paese aveva tutto da guadagnare in un indebolimento della
Russia e fece orecchio da mercante.
Il 2 di settembre si decise finalmente di aprire le trattative vere e
proprie colla Convenzione, che si sarebbero svolte faccia a faccia fra il
Vicesegretario di Stato e San’ko in una località segreta nella quale
sarebbe stato portato bendato, il 20 dello stesso mese. Il 12 sarebbe
preceduto un breve abboccamento fra Kendall e Sark per garantire
l‘incolumità del Vicesegretario di Stato Lord durante le trattative. Ci si
sarebbe incontrati nella sala d‘attesa dell‘aeroporto Kai Tak di Hong
Kong: Sark, in gessato scuro, sarebbe stato facilmente riconoscibile per
una valigia rossa coll‘adesivo „Hawaii“.
Quel giorno Kendall era particolarmente nervoso; era senza scorta anche se
seguito a distanza da tre agenti in un furgone superattrezzato nel
parcheggio dell‘aeroporto ma con ogni probabilità lo era anche Sark. Dopo
un po‘ trovò il contatto.
«Signor Sark.»
«Signor Kendall.»
«Come stabilito, sono qua per avere garanzie sull‘incolumità del
Vicesegretario Lord durante la sua permanenza presso di voi.»
«Siamo disposti a farlo accompagnare da uno o due vostri agenti armati.»
«Questa misura si rivelerebbe ben presto futile se si ritrovasse
circondato dai vostri uomini.»
«Deve capire che le trattative devono svolgersi in completa tranquillità e
che il signor San’ko è ricercato da mezzo mondo mentre il signor Lord no.
Non possiamo mica farli incontrare all‘Hilton.»
«Dovrà esserci una squadra di scorta a distanza.»
«Questa condizione è inaccettabile. Siamo disposti ad ospitare due
agenti.»
«Voglio un vostro ostaggio.»
«Va bene. Vi sarà consegnato la momento dell‘arrivo di Lord.»
«Chi sarà?»
«Lo saprete quando lo vedrete.»
«Mi prende in giro? O si sa chi sarà o non se ne fa niente.»
«Mi offrirò io… ma non posso garantire che ci sarò.»
«Se ci sarà lei siamo disposti ad accettare le altre condizioni. Se ci
sarà qualcun altro al suo posto addio e nemici come prima.»
«Può andare. Tuttavia l‘agente di scorta sarà scelto da noi da una lista
di agenti stesa da voi.»
«Me l‘avete detto. Eccola.»
Sark prese in mano il foglietto e lo lesse attentamente.
«L‘agente Sydney Bristow e l‘agente Michael Vaughn.»
«Posso chiedere come mai proprio loro?»
«Domanda lecita. Erano gli unici segnati anche sul nostro elenco.»
«Lei capirà che la Bristow a causa dei passati rapporti con voialtri non
sarebbe propriamente indicata…»
«Vaughn e Bristow sono gli unici agenti di questa lista dei quali sappiamo
per certo che non hanno denti otturati; otturazioni che potrebbero
nascondere trasmittenti.»
«In caso che uno dei due non possa venire…?»
«Si farà un altro incontro. Questi due abbiamo scelto e questi due
dovranno esserci: altri non ne vogliamo.»
«Luogo e ora dell‘incontro?»
«Il 19, sul sito porno www.antonio.genna.com (grazie per la simpatica
citazione!! NdR), dalle ore 0.00 alle ore 10.00 sarà presente nella
pagina dei linkaggi il banner di un sito feticista, „frustate.iq“:
l‘immagine contiene, codificate, tutte le informazioni al riguardo. La
password per decrittare è: „mocassino acquatico“. Vi presenterete con una
macchina dalla quale scenderanno i vostri, da un‘altra automobile uscirò
io. Io salirò sulla vostra, i vostri saliranno sulla nostra. Se verremo
seguiti, il Vicesegretario ed i due agenti verranno uccisi. Se qualcuno
dei tre verrà trovato in possesso di armi diverse da quelle di ordinanza,
il Vicesegretario ed i due agenti verranno uccisi. Se qualcuno di loro
avesse un apparecchio per comunicare coll‘esterno o per determinare il
posto in cui si trova, anche una semplice bussola, il Vicesegretario ed i
due agenti verranno uccisi. Capito bene?»
«Non mi piace la parte sul Vicesegretario.»
«Sono i miei ordini. Rischiamo noi più di voi e quindi dovete sottostare
alle nostre condizioni.»
«Il Vicesegretario di Stato non accetterà mai…»
«Basta che non tentiate trucchi e tutto andrà liscio come l‘olio. Ripeto:
non fate i furbi perché conosciamo i vostri trucchi.» Sark si alzò in
piedi. «Allora, cosa devo dire al signor San’ko? Verrete o no?»
«Come vi ho detto…»
«Sì o no?»
«Sì.» Chi se ne frega di quel che dirà il Segretario di Stato. Era in
pericolo la vita di persone, che anche lui corra dei rischi.
«Ma dico, è impazzito? Io dovrei mettermi nelle mani di quei delinquenti e
sperare che non gli girino gli attributi se no m‘ammazzano?»
«Cerchi di capire signor…»
«Io ho capito che rischio la pelle!» Lord appariva visibilmente irritato
ed il riporto aveva perso la pettinatura scoprendo ampie zone di pelata.
«Signor Vicesegretario, mi stia a sentire. Le sue preoccupazioni sono
sacrosante…»
«Sacrosante!?! Quando mai un membro del governo ha dovuto rischiare la
pelle con dei terroristi?»
«Quando mai le agenzie governative hanno perduto più di 170 agenti e la
rete d‘informazioni sull‘unica altra grande superpotenza del mondo?! Se
non l‘ha capito, signor Lord, la sua vita vale molto meno della
possibilità di sapere cosa i cinesi ed i nordcoreani stiano facendo e se
lei non accetta, non potremo trattare colla Convenzione e se non potremo
farlo, rimarremo al buio su Cina e Corea per un bel pezzo: quindi capisce
bene quali rischi può correre il nostro paese. E poi quelle minacce erano
più deterrenti che effettive: noi non tenteremo trucchi e loro non
oseranno ammazzarla.» Kendall fece una pausa. «Cerchi di capire: lei è
sacrificabile, per lo scopo che ci proponiamo.»
«Lei crede che coi suoi metodi potremo sconfiggere la Convenzione?»
«Coi miei metodi il problema non si sarebbe nemmeno posto. Le ricordo che
quando questo casino è saltato fuori io facevo il residuato in qualche
ufficio pieno di scartoffie.»
«E sia, ma se andrà male lei ne risponderà al Presidente.»
«Come ho sempre fatto per tutte le altre mie operazioni. Perché, Lord, si
metta bene in testa una cosa: questa è la mia operazione e se lei vorrà
metter su qualche casino, farsi seguire o sorvegliare, metterà a
repentaglio non solo la sua vita e quella dei miei uomini, ma anche la
sicurezza nazionale. Ha capito: se lei manda in vacca questa trattativa,
non sarà soltanto la mia testa a cadere!».
Kendall uscì dall‘ufficio mentre Lord si rimetteva a posto il riporto come
poteva.
il banner feticista una volta decodificato indicava come sede per lo
scambio nientemeno che la piazza Bol’šoj di Mosca alle 12.30 del giorno
successivo; i due gruppi si sarebbero finti degli uomini d‘affari
occidentali. Il protocollo messo a punto dalla Convenzione prevedeva che i
tre americani e Sark sarebbero scesi e saliti dalle macchine
contemporaneamente; quindi la macchina della Convenzione sulla quale era
il Vicesegretario sarebbe partita per una destinazione segreta e non
avrebbe dovuto venir seguita per nessun motivo. Le trattative non
avrebbero avuto un tempo predeterminato e forse si sarebbe tirato per le
lunghe.
Quel giorno il cielo era un po‘ nuvoloso a Mosca. Lord, Sydney e Vaughn
scesero dalla macchina, tutti e tre in gessato scuro; Sark aveva un
completo bianco che lo faceva quasi sembrare un mafioso: forse uno dei
suoi tocchi d‘ironia. Mentre attraversavano lo spazio fra i due veicoli,
Lord e Sark, come previsto, si salutarono e si strinsero le mani come se
fossero in affari, quindi proseguirono.
I tre americani salirono su una Moskovič guidata da due gorilla che non
avevano mai visto; il viaggio fu piuttosto burrascoso: cambiarono più
volte macchina, sempre coi gorilla, salendo anche su dei tassì che con
ogni probabilità non c‘entravano niente. Lord dava segni di nervosismo e
Vaughn aveva iniziato a tormentare lo stecchino che s‘era messo in bocca,
forse per rispondere al tremendo vestito di Sark. Ancora un po‘ e se lo
sarebbe ingoiato.
Ad un certo punto arrivarono ad un aeroporto fuori mano –uno dei tanti
abbandonati dopo il crollo del comunismo- e scesero dalla macchina.
Vennero perquisiti con un metal-detector, ma le uniche cose che rilevarono
furono le due pistole d‘ordinanza, che erano autorizzati a tenere.
«Cosa essere questo libro?»
«È una lettura per il viaggio.»
«Noi tienere. Tu leggere altro su viaggio.»
Dopo la perquisizione montarono su di un elicottero, un Mil Mi-1
abbastanza scassato da indurre Vaughn a sputare lo stecchino per evitare
di conficcarselo in qualche parte della bocca durante qualche scossone. I
due che li avevano accompagnati restarono saggiamente a terra. Sydney
suppose che il velivolo si muovesse verso sudovest.
Dopo mezz‘ora di volo arrivarono ad un altro aereoporto abbandonato nella
campagna, forse vicino all‘Ucraina, forse nell‘Ucraina. Un altro aereo li
aspettava sulla pista.
«Perbacco, un An-74» fece Vaughn. «la versione allungata del gioiello
della tecnologia sovietica di trent‘anni fa. Ma sembra abbastanza a
posto.» Dentro trovarono un ambiente lussuoso: un frigobar ben assortito,
delle poltroncine veramente comode, due tavolini, tappezzeria di buon
gusto ed infissi in noce. C‘erano anche delle riviste straniere, alcune in
alfabeti che Sydney neanche conosceva.
«San’ko lo usare per sui viaggio» uno dei loro accompagnatori spiegò
quello che tutti avevano già capito. Parlava male l‘inglese:
nell‘organizzazione doveva fare solo l‘assassino e basta.
Il viaggio durò diverse ore. Gli oblò erano coperti e non si poteva vedere
fuori; quando arrivarono erano in una pista semiabbandonata in mezzo alla
Siberia; salirono su di una Lada Niva che andò ad infilarsi in una
foresta. A Syd parve che la Lada non andasse da nessuna parte ma si
limitasse a girare a vuoto sulle piste in mezzo agli alberi. Ad un certo
punto ne uscirono, fecero ancora un po‘ di strada ed infine, dopo due
scambi di fuoristrada, arrivarono ad una baracca isolata nella tundra.
Erano le undici di sera del 20: Vaughn aveva finito tutti gli
stuzzicadenti che s‘era preso sul volo e non avevano ancora mangiato.
«Sono distrutto.» commentò Lord. «Spero che non inizieremo adesso le
trattative o scoppierò.»
«Riposatevi prima di cena. Mangiare tra una ora.» Il gorilla che era stato
loro compagno di viaggio dall‘Antonov fino a lì iniziò a preparare da
mangiare in un vano-cucina accendendo un fornelletto ed aprendo dei
barattoli.
«Scusi, ha mica uno stuzzicadenti?»
«Stucjeka… cosa?»
«Uno stecchino… quelli che tenevo sempre in bocca oggi, tipo bastoncino…»
fece Vaughn indicandosi il labbro.
«Ah…zubočistka. Io vedere. No… non essere, no.»
«Andiamo bene.»
Adun certo punto arrivò un cinese…o se non lo era, comunque aveva gli
occhî a mandorla. Lui ed il russo iniziarono a parlare fra di loro, ma
erano evidentemente in imbarazzo perché non si capivano. Vaughn decise di
intervenire e fare da interprete.
«Lui vuole che lei vada in città a comprare del cibo buono… anche della
frutta fresca.» disse in cinese all‘altro.
«Qua intorno non ci sono città. Che altro?»
«Uh, se ci fossero, degli stuzzicadenti.»
«Cosa?»
Mannaggia, non si ricordava il termine in cinese. Gli ci vollero dieci
minuti per spiegargli il concetto.
Dopo la frugale cena a base di scatolette, i quattro andarono a dormire
nelle brandine vicino al vano cucina; per fortuna, Lord era troppo stanco
per lamentarsi.
Il giorno dopo finalmente si fece vedere San’ko.
«Mi scuso per il viaggio ma era l‘unica possibilità per non farci
individuare.»
«Ho già perduto un giorno del mio tempo prezioso. Spero che questi
negoziati non durino altrettanto.»
«Se è pronto, inizieremo adesso. Ma prima devo dire una cosa al signor
Vaughn.»
«A me?» fece l‘altro, stupito.
«Sì. Senta, non tenti più di fregarci. Lei è venuto a sapere che qua
intorno non ci sono città ed è contro il protocollo che lei cerchi di
orientarsi sul luogo delle trattative.»
«Ma io non…»
«Crede che sia così cretino da mettervi con due miei uomini che non si
capiscano fra loro né che capiscano voi?»
«Senta era solo un modo di dire…»
«Signor Vaughn, solo una cosa: non ci provi mai più. Chiaro?»
«Chiaro.»
«Ora possono incominciare le trattative.»
Il colloquio durò ore. Dopo una breve serie di convenevoli i due
iniziarono a tirare sul prezzo ed a mercanteggiare sul livello di libertà
che Convenzione avrebbe potuto ottenere nelle sue operazioni in Russia.
Dopo i primi dieci minuti Vaughn chiese di poter uscire.
«Non oltre la staccionata.»
«Non oltre la staccionata… Non oltre la staccionata… è talmente a pezzi
che la potrei attraversare senza accorgermene.» fece l‘agente mentre
passeggiava nello squallido cortile. «Che panorama insignificante. Posto
di m***a.» Rientrò dentro e prese l‘unico libro sull‘unico scaffale della
catapecchia. Era una raccolta di discorsi di Mao a cui mancavano diverse
pagine. Intanto il dialogo fra San’ko e Lord assumeva toni sempre più
accesi. Rimise a posto il capolavoro e vide che il russo aveva tirato
fuori degli scacchi: giocò con le guardie e vinse tutte le partite finché
loro non lo mandarono a c**are. Al cesso ci andò veramente: una
scomodissima ritirata dietro la casa dove trovò alcune pagine del libro di
prima pronte per l‘uso.
Rientrò. Vide Sydney e Lord in ginocchio colle mani dietro la testa ed un
certo numero di Makarov puntate alla testa loro e sua. «In ginocchio, mani
dietro la testa.»
«Come vanno le trattative?» Chiese Vaughn mentre due gorilla gli sfilavano
la SIG-Sauer dalla fondina.
«Come può vedere siamo arrivati ad un punto morto.»
Vaughn sentì un colpo fortissimo in testa e svenne.
Ad un certo punto gli sembrò di sentire il rumore del motore d‘una
macchina e di avere i polsi immobilizzati; si concentrò e sentì il suo
respiro avvicinare ed allontanare ritmicamente dal naso un tessuto. Dopo
un po‘ realizzò di esser seduto sul sedile d‘una macchina, d‘avere le mani
legate e di avere un cappuccio in testa.
«Ciao tesoro.»
Era la voce di Lauren!
«Gesù… dove sei?»
«Davanti a te, ma non mi puoi vedre. Avrai realizzato di avere un
cappuccio.»
«Come mai sei passata al nemico? Tuo padre ti aveva lasciato troppi pochi
soldi?»
«L‘FBI li ha confiscati quasi tutti.»
«Non volevi essere la numero due al CNS ed hai deciso di essere la numero
uno alla Convenzione?»
«Quasi un anno che non ci vediamo e questo è tutto ciò che trovi da dirmi?
Non „come stai?“ o „come ti trovi?“»
«Come stai? Come ti trovi?»
«La mensa era meglio da voi.»
«Anche l'ambiente. Sydney e Lord?»
«Insomma…stanno bene. San’ko voleva ucciderti ma l'ho convinto che sarebbe
stato meglio riconsegnarti alla CIA per presentare le sue scuse sul
fallimento delle trattative e negoziare il rilascio del Vicesegretario.»
«E quello di Sydney?» Vaughn non ottenne risposta. «E quello di Sydney?
Come sta?».
Lauren tirò un sospiro. «Caro, mi spiace… ha provato a reagire durante il
tragitto…uno dei gorilla è stato più lesto…»
«E lei è…»
«Conosceva i rischi ai quali andava incontro.»
«Sarai affranta quanto me dalla notizia.» Vaughn era tornato ad essere
sarcastico ma la sua voce era rotta. Lauren immaginò che stesse piangendo
ma sotto il cappuccio non si vedeva niente.
«Non mi fa piacere questa notizia, dovresti saperlo.»
«Certo, certo. Non c‘era niente di personale.»
«Assolutamente.»
«Beh, per me sì: Syd ha preso il tuo posto da quando tu te ne sei andata.»
«Credi che non lo sapessi?» Lauren fece una pausa. «D‘accordo, adesso devi
scendere. Quando non sentirai più il rumore della macchina non sarai più
sotto tiro e potrai levarti il cappuccio. In tasca hai la chiave delle
manette. Addio tesoro.»
«Ti conviene, che questo sia un addio.» qualcuno aprì lo sportello e
l‘agente venne spinto giù. Si rialzò e si liberò senza aspettare, ma non
accadde niente. L‘automobile era già lontana ed egli lesse a malapena la
targa. Comunque erano di nuovo in Russia.
CAPITOLO 2
Alle 23.00 del 21 settembre Vaughn entrò nella base della CIA a Mosca per
fare rapporto. Incontrò Kendall senza aspettare e gli annunciò con voce da
funerale
«Sydney Bristow è morta.»
«Bene.»
«BENE!?»
«Ha visto il cadavere?»
«No…»
«Non si preoccupi per la sua incolumità. Sapevo già che l‘obbiettivo
dell‘incontro non era trattare col Vicesegretario di Stato ma impadronirsi
di Sydney. Credeva fossi così cretino da non capirlo fin dall‘inizio?»
Vaughn ci pensò un attimo. «Rambaldi!»
«Proprio così. Avevano bisogno della Prescelta e noi glie l‘abbiamo
fornita.»
«Sì ma non mi sembra molto furbo.»
«Più di quanto s‘immagini. Prima che partisse, abbiamo impiantato vicino
ai molari, sotto la tunica della mucosa orale della Bristow una
trasmittente di materiale organico non mutageno ed anallergico. Se vuole
Flinkman le spiegherà di che cosa si tratta: comunque, il metallo era
appena il 2% del peso, talmente poco che il metal-detector non ha potuto
rilevarlo; iniettando un liquido tumefacente abbiamo gonfiato un po‘ la
gengiva di modo che coprisse la cicatrice, molto vicina alla corona
dentale. Abbiamo sempre saputo dove eravate e adesso sappiamo dov‘è lei.»
«Manderete una squadra?»
«Si trova in Cina; abbiamo dovuto rivolgerci ad un… ehm „contatto esterno“
che fosse in grado di operare lí.»
«Sloane?»
«Sì.»
«Un momento… chi ci ha fornito la tecnologia per la trasmittente? Sempre
lui?»
«Sì. Gli abbiamo dato le coordinate del luogo dove adesso è Sydney.»
«Comincio a temere che abbia fatto male, signor Kendall. Molto male.»
Prima del rapimento di Sloane a Città del Messico il CNS aveva voluto a
tutti i costi mettere una scorta armata a proteggerlo. L‘allora direttore
Lindsey scelse personalmente i due agenti.
«Signor Sloane, le presento i suoi due angeli custodi: gli agenti Seward e
Hakansen.»
«Håkansen.» Corresse l‘altro pronunciandolo giusto.
«Già, un cognome danese.» disse Sloane, cui piaceva dar sfoggio della sua
notevole cultura.
Dopo 3 mesi Sloane aveva già convinto i due a passare dalla sua parte.
Quando Sloane fu dato per morto e poi „risorse“, non tardò a mettersi in
contatto con Håkansen e Siward per continuare il rapporto di lavoro.
Come tutti avevano sospettato, la Convenzione era una creatura di Sloane e
della Derėvko: l‘unico che non se n‘era accordo era San‘ko. Se no perché
Sark e Bomani, quella volta a città del Messico, l‘avrebbero lasciato
andare? La storia del braccio tagliato era una sceneggiata messa su solo
per convincerlo a seguire le direttive di San‘ko, ma quando Bomani morì
San’ko potè finalmente far funzionare l‘organizzazione senza che nessuno
tenesse conto degli interessi dei due fondatori segreti lasciando così
fregato Sloane: infatti, aveva il manufatto di Rambaldi ma non gli ovuli
di Sydney. Era stata di San‘ko l‘idea di far incolpare Sloane della fuga
di informazioni della quale era in realtà responsabile la Reed, e sempre
collo scopo di levarselo di torno. Del resto, San’ko aveva deciso di dare
in ostaggio Sark perché lo sapeva troppo compromesso con Sloane così se
alla CIA avessero avuto l‘idea di vendicarsi avrebbero fatto la pelle a
lui. Un‘idea astuta ma non quanto quella di Sloane di contattare Sark il
18 settembre, vuotare il sacco raccontandogli i suoi piani e metterlo
dalla propria parte.
Sydney rinvenne dallo svenimento. Era legata ad un lettino in una stanza
bianca con uno specchio. Ad un certo punto entrò…
«VACCA!»
«Così si saluta una vecchia amica?» chiese Lauren.
Sydney le sputò addosso centrandole il colletto della camicetta.
«Ecco come ti saluto!»
«Non sei contenta di vedere un volto amico?»
«Impiccati, puttana!»
«Aspetta prima di chiamarmi puttana. In Patagonia ci hai distrutto i tuoi
ovuli ma ora» sorrise «abbiamo qui te e qualche copia del DNA di
Rambaldi.»
«C-cosa volete farmi?…»
«Si chiama „inseminazione artificiale“.»
«Piuttosto mi strappo l‘utero colle mie mani!»
Lauren le si avvicinò e si chinò su di lei; le passò il dito sulla pancia
con dolcezza.
«È per questo che porterò io l‘embrione. Crescerà dentro di me.» Le
accarezzò il viso. «Cara, non sarà bellissimo avere un bambino?»
Lauren uscì dalla stanza con disinvoltura mentre l‘altra le gridava dietro
„puttana!“ come un‘indiavolata. Nel corridoio incontrò San’ko.
«Lei non ci serve più.»
«Ma la profezia dice…»
«La profezia dice che il figlio sarà suo e di Rambaldi, ma non precisa che
sarà lei a partorirlo . Sydney sarebbe capace di
abortire sbattendo contro il muro e a tenerla per nove mesi sotto sedativi
lo sviluppo del feto avrebbe qualche piccolo inconveniente.»
«Se ne occupi lei dopo che avremo prelevato gli ovuli.»
Quando l‘operazione di prelievo finì Sydney era ancora paralizzata
dall‘anestesia: il mondo circostante a lei dapprima era un caos informe di
sensazioni, poi iniziò ad organizzarsi in forme sempre più distinte; alla
fine capì di essere sempre nel locale di prima, sul lettino. Ad un certo
punto s‘accorse che Lauren era entrata; vide che lei prese, con studiata
calma, una siringa non usata sul tavolino accanto al letto; quindi
estrasse dalla tasca un barattolino di liquido ambrato.
«Sai Syd, hai già distrutto una volta le tue preziose cellule uovo e, beh,
voglio esser sicura che tu non lo rifaccia.»
Si avvicinò a lei, furtiva, s‘inumidì colla saliva il dito e glie lo passò
sulle labbra.
«Ora mi sbrigo, perché poi devo andare a prepararmi per tuo figlio.»
Riempì la siringa. «Sono sterile, lo sai? È per
questo che io e Mickey non ne abbiamo fatto uno.»
Si chinò e la baciò sulla bocca.
«Con questo, Syd, non sentirai dolore. È così brutto quando c‘è il sangue,
vero?»
Ad un certo punto si sentirono dei colpi di arma da fuoco; la porta della
stanza si aprì, si sentì uno sparo e la testa di Lauren esplose; il corpo
cadde su Sydney: lei poteva vedere il suo occhio destro spalancato, sotto
la voragine sanguinolenta che era stato il suo cervello. Una donna in tuta
da operazioni speciali si avvicinò a lei e constatò che sebbene cosciente
era ancora paralizzata nei movimenti; per tranquillizzarla, le passò una
mano sulla testa.
«Stai tranquilla, cara. Lo porteremo a termine, questo parto.»
Poi il mondo attorno a Syd tornò a farsi confuso, poi evanescente ed
infine buio.
Mentre Vaughn e Kendall confabulavano a Mosca una squadra guidata da Irina
Derėvko partiva dal nord del Vietnam ed entrava in un laboratorio segreto
della Convenzione a Canton, nel sud della Cina, ammazzando il personale di
guardia prima che potesse dare l‘allarme. La Derėvko volle sparare
personalmente a San’ko ed il vicesegretario Lord, lì detenuto, venne
liberato. La squadra intervenne appena in tempo salvare la vita alla
signorina Bristow, parimenti detenuta nel laboratorio, ma essa era
talmente agitata che si dovette farle un‘iniezione di tranquillante.
Questo era il senso del rapporto inviato da Sloane, che ovviamente omise
il nome della Derėvko ed un avvenimento che si svolse fra l‘iniezione di
tranquillante e la fuga dalla Cina. Sloane affermò che il Cubo di Rambaldi
si trovava lì ma era stato distrutto da una bomba a mano durante l‘azione
armata e fece consegnare un frammento dell‘oggetto a Kendall. Sloane
consegnò anche un oggetto personale per Vaughn: il dito anulare della Reed,
mozzato. C‘era ancora l‘anello matrimoniale.
Sydney Bristow tornò a Los Angeles il 24 di settembre, una bella giornata
di sole. Le venne estratta la trasmittente e le fu accordata una lunga
vacanza; anche Vaughn, da poco ritornato a Los Angeles, era in ferie.
Sydney decise di starsene dapprima un po‘ a casa e di passare poi una
settimana a Santa Barbara. Vaughn non si fece sentire.
Syd si stava rilassando in un bungalow a Santa Barbara; dopo una bella
nuotata, leggeva „Il Mestro e Margherita“ di Bulgakov. Ad un certo punto
sentì bussare con insistenza alla porta e prese subito la pistola, poi
però rimise a posto la SIG-Sauer supponendo che nessun rapitore fosse cosí
scemo da bussare alla porta della sua vittima; aprì la porta.
Vaughn.
«Mi sentivo solo sulle Montagne Rocciose. Posso stare un po‘ da te?»
Lei si gettò al suo collo.
Quando Sydney tornò operativa, fra una cosa e l‘altra si accorse di avere
un ritardo solo dopo 2 mesi e realizzò anche che non poteva trattarsi di
un ritardo. Entrò nell‘ufficio di Vaughn in una uggiosa giornata di
novembre.
«Michael, ti posso parlare?»
«Dimmi.»
«Tu sai che ci siamo rimessi insieme…»
«Avremmo dovuto restarci.»
«Hai mai fatto piani per il futuro?»
«Adesso? Mio dio, no… il mio precedente matrimonio è stato un fallimento!»
«Si ma… uhm.» Era meglio andare al sodo, gli uomini erano tardivi a capire
certi argomaneti. «Mickey, tu sai che gli anticoncezionali non sempre
funzionano, circa l’1% delle volte può succedere che…»
Vaughn la guardò come se avesse visto la Madonna. «Vuoi dire… che sei…
incinta?!?!»
«Sì.»
Vaughn quasi non ci credeva. Decise di chiedere la giornata libera per sé
e per Weiss che strascinò con lui a bere e poi ad una distensiva partita
di hockey a due conclusasi in parità perché l‘uno e l‘altro non riuscivano
a stare in piedi.
Di comune accordo, Sydney e Michael decisero di fare progetti di
matrimonio dopo la nascita del bambino. Decisero di chiamarlo Jack se
fosse maschio ed Emily se fosse stata femmina. La Bristow ebbe un congedo
di maternità a partire dall‘1 Marzo; i colleghi le fecero una festa di
arrivederci per la quale Dixon era riuscito a venire da Ottawa e nella
quale Marshall sudò l‘improbabile, Weiss un po‘ alticcio diede una testata
contro il muro e Jack Bristow partecipò in videoconferenza dalla Norvegia
(che interessi poteva averci lì la CIA?).
Il parto avvenne il mattino del 24 maggio all‘Ospedale Memoriale di Los
Angeles; faceva già molto caldo; al suo fianco c‘era Vaughn ed era appena
arrivato anche Jack; Sydney non ebbe molti problemi nel parto vero e
proprio tuttavia l‘ostetrico, come ebbe in mano il bambino non lo sentì
piangere gli tagliò rapidamente il cordone ombelicale e scappò di corsa in
un‘altra sala. Quando tornò, dopo diversi minuti, aveva una faccia da
funerale.
«Signorina Bristow, uhm, deve sapere che… che il parto è un evento
traumatico anche per il neonato e—
«Dottore come sta mio figlio?»
«…che il sei per mille delle volte capita…»
«Come sta?»
«È nato morto.»
Quelle parole ebbero su di lei e su Vaughn un effetto peggiore di una
coltellata al cuore. Non sapeva cosa dire.
«Non è colpa sua, signorina… Sydney. Qualche volta, qualche raro caso… può
capitare, specie quando nasce con un po‘ d‘anticipo.»
Sydney pianse, poi chiese, ancora singhiozzando, di poter vedere il
figlio. Il dottore glie lo sconsigliò ma permise che lo vedesse Vaughn.
Il piccolo Jack sembrava un angioletto dormiente; la testa, reclinata
all‘indietro, lo faceva apparire piú assorto nel sonno che nella morte;
gli occhietti chiusi sembravano dovessero aprirsi da un momento all‘altro
e la bocca, leggermente aperta, sembrava chiedere al mondo il conforto di
un genitore. Il padre iniziò a singhiozzare accarezzandolo dolcemente.
«No, no, no.»
«Malformazione cardiaca. Non era possibile rilevarlo quando era nel grembo
materno.»
«Dottore, faccia qualcosa per favore!»
«Non possiamo più fare nulla. Mi dispiace. La prego venga via con me.» Ci
volle del bello e del buono per staccarlo dal cadaverino.
Quella sera Michael si era rimesso un po‘ dal dolore e dalla sbornia. Andò
da Sydney per consolarla.
«Syd, anche se mi sembra esagerato parlarne adesso, voglio che tu sappia
una cosa… senti, perché non ci sposiamo?»
EPILOGO
Era il 3 giugno. Sydney era tornata dall‘ospedale e stava valutando la
proposta di Michael. Faceva di tutto pur di non ripensare al loro figlio,
Jack Marcus Vaughn, seppellito il giorno prima, andando colla mente a
rivivere qualche passata avventura o ripensando alla Convenzione, che
senza un capo si stava rapidamente dissolvendo –a quanto dicevano le
ultime informazioni. Jack intanto era tornato a Chicago. Squillò il
telefono.
«Pronto?»
«Ho saputo che l‘avete chiamato Jack, come il nonno. Io l‘avrei chiamato
Milo, come il padre.» Attraverso il telefono si sentivano i vagiti di un
bambino piccolo.
Sydney, in un istante, capì tutto.
«PORCO.»
«Sai, ho apprezzato che se fosse stata femmina l‘avreste chiamata come mia
moglie, ma così non era destino. Su, saluta la mamma. Adesso ce l‘ho in
braccio: un pupetto molto grazioso vero?»
«FIGLIO DI PUTTANA.»
«È stato estremamente facile rapirlo, sai? Adesso lo passo alla nonna.»
«Tu… tu e quella vacca mi fate schifo!»
«Calmati Syd, stai respirando troppo in fretta. Non sei contenta di sapere
che tuo figlio è ancora vivo? Perché gli dovrei fare del male, dopo tutta
la fatica che ho fatto per farlo nascere?»
«Se gli f-fai qualcosa io-io-io te lo giuro su Dio T‘AMMAZZO! Capito,
maledetto? IO T‘AMMAZZO! T‘AMMAZZO!»
Passò un bel pezzo prima che Sydney smettesse di ansimare e riprendesse il
controllo su di sé.
«Cosa-cosa vuoi?»
«Tu saresti disposta a tutto per tuo figlio, no? Ti dispiacerebbe farmi un
piccolo favore?»
«Ammazzati. T‘avrei dovuto strangolare la prima volta che t‘ho rivisto»
«Saresti morta in Russia od a Campo Williams. Saresti pronta a lavorare
per me, visto che mi devi due volte la vita se non di più?»
«Piuttosto mi taglio le vene.»
«Pensa a tuo figlio.»
«C-o-s-a vuoi?»
«Mi faresti un bel favore passandomi alcune informazioni che la CIA
s‘ostina a tenermi segrete. Chissà come mai.
Se farai la brava, potrai vedere tuo figlio.»
«Dovrò lavorare per te?»
«Pensa a tuo figlio. Baci, Syd… anche da tua mamma.» e riattaccò.
In pratica sarebbe dovuta tornare a lavorare come doppiogiochista ma
stavolta non per i buoni, ma per il cattivo, cattivo che fra l‘altro aveva
rapito il suo unico figlio per farne chissà cosa.
«Così non può andare, piccola.» Disse a sé stessa. Sydney andò verso il
cassetto della biancheria intima e tirò fuori la P226 d‘ordinanza. Si
sedette sul letto. Si puntò la pistola alla tempia.
„Pensa a tuo figlio.“
Armò il cane. Mise il dito sul grilletto.
„Pensa a tuo figlio.“
Stette così un momento che sembrò un‘eternità. Poi gettò via la pistola
vomitando una selva d‘improperi.
NOTE
1- Il DNA del nucleo della cellula in questo
caso apparterrebbe a Rambaldi ma la cellula uovo sarebbe prodotta da
Sydney; di Syd sarebbero anche i mitocondrî, che passano dalla madre ai
figli perché l’oocita mantiene i proprî mitocondrî anche dopo che,
fecondato, diviene embrione: insomma, gli animali ricevono i mitocondrî
solo dalla madre e non dal padre.
2- Esistono due tipi di sterilità femminile: la
sterilità vera e propria, cioè l’incapacità della donna di produrre un
ovulo fecondabile e di ospitare l’embrione nel proprio utero; la
condizione di infertilità, cioè l’incapacità della donna di produrre un
ovulo fecondabile, cosa che non esclude che la donna possa poi ospitare un
embrione nel proprio utero.
POSTFAZIONE
DELL'AUTORE "MEGALOMANE":
Salve, mi presento: sono colui che ha scritto queste pagine.
Credo di aver usato, scrivendole, una prosa piuttosto pesante da leggere.
Li enumero tentando così di discolparmi della eventuale cattiva lettura:
-siccome ci sono molti nomi stranieri e scrivo in Microsoft Word, ho
disabilitato il controllo automatico degli errori durante la digitazione
per evitare di avere righe rosse ogni due righe; questo può avere però
fatto sì che troviate in questo testo un sacco di errori di ortografia.
-spesso, anziché descrivere in terza persona gli eventi li ho fatti
„vivere“ attraverso i dialoghi. Questo fa molto stiloso ma rende anche
piuttosto ardua la comprensione di quanto stia avvenendo. Per me ha un
vantaggio: permette di risparmiare tempo a narrare perché poi i personaggî
fra di loro parlerebbero lo stesso finendo per descrivere quanto avviene.
-un altro mio difetto è di inserire nel discorso un sacco di frasi tra
parentesi, tra trattini, tra virgole, che spiegano quanto avvenuto prima
ma che rendono estremamente complicato il periodare. A me fanno
risparmiare tempo, come anche per i „dialoghi narrativi“ di cui sopra.
-quando un singolare maschile finisce in ‚io‘ (servizio, occhio)
regolarmente il plurale sarà scritto con la î coll‘accento circonflesso
per marcare la presenza di una doppia i: servizî, occhî. Fa molto pedante
ma il motivo vero pel quale faccio questo è che scrivo usando una tastiera
tedesca che mi permette di battere vocali con accenti circonflessi,
accenti acuti, gravi… una goduria. (insomma).
-in aperta opposizione all‘uso internettiano, limito al massimo le parole
straniere e quando le uso le metto in corsivo.
-temo di aver calcato troppo la carica sarcastica del personaggio di
Vaughn, tuttavia volevo riprodurre quell‘aura di ironia colla quale vien
caratterizzato dalle smorfie di M. Vartan; inoltre volevo che nel mio
racconto ci fosse almeno un personaggio che facesse da spunto comico
durante l‘azione.
-Irina in questa storia collabora con Sloane nonostante che nell‘episodio
3.12 della serie Katja Derėvko minacci Sloane affinché egli „lasci in pace
sua sorella“. Ho deciso che ad un certo punto della III serie i due si
siano riconciliati.
-la pistola di ordinanza di Sydney è (almeno in questa storia) una
SIG-Sauer P226; qualche volta la chiamo „pistola“, qualche volta „la
SIG-Sauer“, qualche altra volta ancora „P226“. Io penso che leggendo si
capisca che parlo della pistola dell‘eroina ma non si sa mai. Altre
pistole che cito: Makarov e Tokarev, modelli sovietici.
-dopo lunga e combattuta riflessione ho deciso di usare il piú possibile
le traslitterazioni ufficiali o specialistiche per rendere le parole
scritte in altri alfabeti: per esempio userò il sistema ISO per il
cirillico, il Pinyin per il cinese e via dicendo; tali metodi impongono
l‘uso di consonanti con accenti strani o roba simile che nel passaggio dal
formato Word a quello .html potrebbero perdersi: così nella lettura
potreste incontrare nomi inframmezzati di „□“ o „?“ al posto di lettere. I
nomi delle nazioni, invece, seguono l‘uso corrente sicché scriverò
Afganistan e non Afghanistan o Afġanistan, Kazakistan e non Kazakhstan e
così via. |