ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Neverin
Riassunto: Seguito de "Il risveglio" e di "Niente è cambiato". Terza e ultima parte... ci sarà un happy-end?

Data di composizione: dal 25 ottobre al 28 novembre 2003
Adatto a: tutti
Ambientato: Terza stagione. Contiene SPOILER!

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro. I personaggi nuovi sono di proprietà dell'autrice.

Niente è cambiato - Epilogo

“Is there love without hate
Is there pleasure without pain?
I have seen all my mistakes
I cast you out, but now, I want you back
So light me again, cause my heart is turning black”

***

“Though I've tried to forget,
You're all that I am”

- Ehi, dobbiamo parlare. –
Michael si fece indietro e lasciò entrare in casa Weiss, senza riuscire a nascondere l’espressione interdetta che si era disegnata sul suo volto.
- Cosa sta succedendo? – Non poté fare a meno di chiedere.
- Questo dovresti dirmelo tu. Non credi?-
- Weiss, sei tu che piombi in casa mia nel bel mezzo del mio giorno di riposo. Dunque per favore dimmi di cosa dobbiamo parlare così urgentemente. Si tratta di lavoro?-
- Il lavoro può attendere... –
Michael sospirò e andò a sedersi sul divano. Se non si trattava di lavoro, solo altre due cose potevano far uscire di casa Eric Weiss nel pieno del sabato pomeriggio e farlo arrivare fino al suo appartamento con quell’espressione sconvolta: un improvviso guasto alla televisione... o Sydney. E qualcosa gli diceva che la sua televisione funzionava alla perfezione. Dunque si trattava di Sydney. Si trattava sempre di Sydney.
- E allora dimmi... cosa è successo? –
- Ma si può sapere cosa ti sta prendendo Michael Vaughn?! Hai perso del tutto il senno?! Come ti può essere saltato in mente di andare a casa sua e di riportarle quella dannata scatola?!-
- Ti ha detto della scatola?! – Si sentì quasi tradito. In quella scatola c’era il “loro” passato...i “loro” ricordi...le uniche cose che li tenevano ancora uniti, le uniche cose che potevano ancora condividere. Non poté impedire al suo sguardo di farsi immensamente triste mentre pensava che tutto quello che rimaneva di un amore come quello che c’era stato tra di loro fossero alcune fotografie, un vecchio orologio rotto e il simbolo di una promessa che non avevano avuto il tempo di scambiarsi... e i rimpianti di tutto quello che non si erano detti, di ciò che non avevano fatto e che avrebbero potuto...se solo...Quei rimpianti che ancora cercava di convincersi di non avere...Che non doveva avere, che non poteva permettersi...che non voleva...No, non li voleva, non li aveva...Lui era felice con la sua vita...E aveva fatto bene a riportare a Sydney quella scatola...
- Non ha avuto bisogno di dirmelo! L’ho trovata questa mattina sul divano, con quelle foto in mano! Tu devi essere proprio impazzito! Con tutto quello che ha passato, quello che ancora sta affrontando! Perché non le sparavi già che c’eri? Non potevi aspettare a sbatterla definitivamente fuori dalla tua vita, non è vero?!-
- Eric io... Non intendevo ferirla...volevo solo che avesse quelle cose...Che ricordasse... –
- E’ questo il suo problema, Mike! Che lei ricorda! Ricorda quello che farebbe meglio a dimenticare...e non c’è bisogno che tu le rinfreschi la memoria!-
- Ok, ho sbagliato... Senti, non so perché l’ho fatto...davvero...Ho trovato quelle cose...e ho pensato...-
- Sì, hai pensato che fosse giusto che le avesse lei “per un po’”...E poi che diavolo significa “per un po’”? Vuoi che le tenga lei o no? –
Non ottenne risposta. Lo sguardo di Michael era perso nel vuoto.
- O Dio! –
- Cosa? – Rispose questa volta, stupito dall’esclamazione dell’amico.
- Tu hai paura... –
- Paura? Weiss...sei tu che adesso straparli. Di cosa dovrei avere paura? –
- Di lei, amico. Dei tuoi ricordi...di quello che provi...ancora. –
- Eric, sono felicemente sposato...dimentichi? Quel giorno in cui eravamo tutti e due vestiti in maniera ridicola davanti all’altare, sai, tu eri il testimone dello sposo...il mio testimone...Ricordi?-
- Certo che ricordo...Ma questo non cambia le cose. Tu ti sei sbarazzato di quegli oggetti perché vuoi dimenticare...dimenticare quanto eri felice con lei, e hai paura di chiederti come sarebbe stare con lei adesso...Hai paura della risposta che potresti darti. E allora, meglio ignorare quello che provi, giusto? –
- Eric, credevo che ti piacesse Lauren...si può sapere perché diavolo mi stai facendo questo discorso? –
- Perché tu hai bisogno di essere onesto con te stesso. Senti, so che la tua non è una posizione facile. In altre circostanze ti invidierei, voglio dire, conteso da due bellissime donne, wow!...nemmeno nei miei sogni...Ma questo non è il caso...Tu devi chiarirti le idee...devi capire cosa vuoi. Non puoi continuare a far soffrire Sydney... o mentire a Lauren... Sei adulto... Scegli...e fai quello che devi fare. –
E così dicendo si diresse verso la porta d’ingresso e la varcò lasciando Michael seduto sul divano del suo salotto, lo sguardo fisso sul pavimento.
Non appena sentì la porta richiudersi, Michael si appoggiò allo schienale del divano, lasciò cadere la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Nella sua mente c’era solo un volto.


****** 2 ANNI DOPO ***********************************************************

Si rivoltò nel letto ancora una volta. Guardò la sveglia sul comodino e la implorò di concederle un solo minuto. Uno solo, non le sembrava poi così tanto. Sfortunatamente la sveglia non pareva pensarla allo stesso modo dal momento che non la smetteva di suonare... strappandola ai suoi sogni e riportandola alla realtà. Lasciò cadere la mano sulla sveglia. Si alzò e si diresse verso la cucina. Ogni movimento era automatico. Arrivò al bancone della cucina e si versò una tazza di caffè caldo. Poi uscì sulla veranda e si sedette sulla poltrona di vimini.



****** flashback *****************************************************************

Per tutto il giorno non era riuscita a ritrovare un briciolo di concentrazione. Non appena la sua mente si liberava dalle preoccupazioni del lavoro, il pensiero di ciò che aveva trovato nella scatola che Michael le aveva riportato, le faceva arrestare il battito del cuore. Non sapeva cosa pensare e non sapeva come sentirsi. Forse avrebbe sbagliato, ma doveva parlarne con lui, non c’era altra soluzione. Dopotutto tra di loro non c’era mai stato un addio. Solo gli ingenui pensano che la morte sia un addio...non lo è... non per un amore come quello che avevano avuto loro. Ma ora che le cose erano così diverse, era necessario mettere fine a quella storia. Era il suo momento di lasciarsi il passato alle spalle e di andare avanti con la sua vita. Di scoprire la verità sui due anni in cui era mancata, di prendere un nuovo lavoro, di innamorarsi di nuovo...anche se non avrebbe mai amato nessuno come amava Michael...Ma lei non poteva più amarlo... Doveva porre fine a quella storia.


Non era mai stato più difficile per lei convincere i suoi polmoni a rilasciare l’aria che trattenevano...e a farne entrare di nuova. Respirare regolarmente in sua presenza era sempre stata un’impresa non da poco, per non parlare di quelle volte in cui lui la guardava... in cui la guardava in quel modo in cui lui la guardava sempre... Ma a pensarci bene, anche quando lui era evidentemente arrabbiato, per lei era difficile respirare correttamente... Insomma, Michael le aveva sempre tolto il fiato. Quel giorno più degli altri. Ma per una volta, non era la sua presenza che le impediva di respirare. Era ciò che stava per dirgli. Stava per fare una cosa che non avrebbe mai creduto possibile, che non avrebbe mai voluto accadesse: stava per dire addio per sempre all’unico uomo che avesse mai amato con tutta se stessa. Stava per cancellare una parte si sé, la parte di sé che amava di più. Non lo avrebbe mai dimenticato, ma doveva chiudere quella storia che li stava facendo soffrire entrambi troppo. Quello che era successo non era dipeso da loro, ma le cose ora stavano così: lei era tornata dalla morte; lui era sposato; per loro non ci sarebbe mai stata più alcuna possibilità per stare insieme. Lo aveva capito quando, dopo il loro ritorno da Dublino, lui era tornato a casa da sua moglie...Ne aveva avuto la certezza quando lui le aveva riportato quella scatola con tutti i loro ricordi, con quell’anello. Non poté fare a meno di pensare che se quella dannata notte le cose fossero andate diversamente, allora ci sarebbe stata lei al posto di Lauren, ci sarebbe stata lei al suo fianco tutte le mattine quando lui apriva gli occhi, ci sarebbe stata lei... per sempre, con lui... E le loro foto sarebbero state sul tavolino della sala, o sulle mensole in camera da letto... e non sul fondo di una vecchia scatola... E anche quell’anello... Non aveva resistito alla tentazione e se lo era messo al dito. Lo aveva guardato. Aveva immaginato come sarebbe stata la scena. Dove le avrebbe chiesto di sposarla? In riva al mare a Santa Barbara? O forse al Molo? O all’osservatorio?...Ma in fin dei conti non importava il dove...l’importante sarebbe stato che Michael Vaughn le stava chiedendo di passare il resto della vita al suo fianco, nella buona e nella cattiva sorte, fin che morte non li avrebbe separati. Pensò che la sorte era stata sempre decisamente cattiva con loro, e che la morte li aveva separati prima ancora che potessero promettersi quell’amore eterno che tanto avevano desiderato di poter condividere. Amore eterno? Ma era davvero così? Forse nel loro cuore...forse...ma non di certo nella loro vita. Era per questo che doveva mettere fine a tutto...perché non poteva continuare a vivere nel passato, non poteva continuare a chiedersi se ci sarebbe stato un giorno in cui le cose sarebbero tornate come una volta. Nulla sarebbe mai tornato come prima...lui non la voleva più...L’aveva spinta fuori dalla sua vita. Aveva gettato via tutti i ricordi di lei. Aveva scelto Lauren. Sentì i suoi passi che si avvicinavano. Si tolse velocemente l’anello. E si asciugò le lacrime. Non si era nemmeno accorta delle lacrime...

- Ciao... volevi vedermi? –
- Devo parlarti... –
- Ascolta.. se è per la scatola, Weiss mi ha detto... –
- Non è per la scatola, cioè, voglio dire è anche per la scatola, ma non è solo per quello.. –
- Capisco... –
- Vaughn... Lo so che le cose tra di noi non sono facili...insomma, quello che c’è stato, e le cose come sono adesso...e quello che è successo....la storia dell’NSC... E io non ho fatto nulla per renderle più facili. Sono sempre stata testarda e ti ho dato delle colpe che non hai. E anche con Lauren, sono stata tutt’altro che gentile...e anche mio padre con lei è stato terribile...E invece lei mi ha anche aiutato...E anche tu...Non dovevi aiutarmi...Hai rischiato a fare quello che hai fatto...e...-
- Sydney. Basta. Quello che stai dicendo...non ha senso –
- No invece...ha perfettamente senso. Quello che volevo dirti è che... – Inspirò... e lasciò uscire tutte quelle parole che la opprimevano, espirando – che io ero morta, tu ti sei sposato, io sono tornata, tu sei felicemente sposato... ed tra di noi è finita. – Si morse le labbra per non piangere. Lo aveva detto – E’ finita – ripeté più per se stessa.
Michael la guardava. La sua espressione era cambiata. Con sorpresa notò che era arrabbiato.
- E così mi hai fato venire qui per dirmi questo? –
Si sentiva terribilmente confusa. Si era aspettata diverse reazioni da lui, ma non aveva mai considerato che potesse arrabbiarsi per le sue parole. La confusione ebbe l’effetto di fermare le lacrime che minacciavano di scendere.
- Cosa ti aspettavi che ti dicessi? –
- Che eri arrabbiata perché ti avevo riportato quella scatola... Che credevi che avessi deciso di sbatterti fuori dalla mia vita, che avessi deciso di dimenticare tutto quello che c’era stato tra di noi...che mi chiedessi spiegazioni per quell’anello... Sai, quell’anello che ti sei fatta scivolare in tasca quando sono entrato, ma che avevi al dito fino a dieci minuti fa...prima che iniziassi a straparlare.. –
- A straparlare?! – Non sapeva come sentirsi. Il comportamento di lui oltre che inaspettato era davvero strano. La cosa la innervosiva. Lui era sposato. Cosa voleva da lei?! – Sarei io quella che straparla e che è insensata? Dimmi quanto di ciò che ti ho detto è privo di senso? Tu mi hai chiuso fuori dalla tua vita quando ti sei sposato...e portarmi quella scatola è stato un modo molto carino per dirmi che il mio posto era solo in quel passato...sul fondo di quella scatola con tutti i tuoi bei ricordi!!!! – Lacrime di rabbia scendevano sul suo volto.
- Syd, ti ho riportato la scatola solo perché.. Non so cosa avessi per la testa quando l’altro giorno sono uscito di casa con quella scatola. Dopo quello che ti è successo, che ci è successo. Voglio dire: l’NSC che voleva arrestarti e Dio solo sa cosa fare per recuperare i tuoi ricordi; la fuga a Dublino; la storia di Simon ... e Sark che ancora un po’ ci uccideva entrambi... Non lo so cosa mi è preso dopo tutto quello...volevo solo vederti...e volevo solo dirti che ... che era in quel modo che io ti ricordavo... – Fece una pausa che durò forse un secondo di troppo, ma quello che stava per dire forse avrebbe cambiato di molto le cose tra di loro. – Volevo solo che tenessi tu i nostri ricordi... volevo che sapessi che...che se non fosse successo quello che è successo... noi saremmo stati ancora così...insieme. –
Sydney era immobile davanti a lui. Non un muscolo del suo volto si muoveva, e anche il suo respiro era rallentato... Gli occhi di lei fissi nei suoi.
- Mi dispiace.. Avrei dovuto dirti l’altro giorno queste cose...Mi dispiace. Ma ti prego...dì qualcosa.-
Sydney si scosse. Aveva capito male le sue intenzioni, ma non riusciva ancora a comprendere cosa lui volesse dirle ora. E perché la stava guardando in quel modo? Perché i suoi occhi erano così brillanti... perché dovevano essere così belli? Perché le sue parole dovevano essere sempre così perfette?
- Perché mi stai dicendo questo? –
- Forse sto sbagliando... ma volevo che sapessi. Non siamo più quello che eravamo. Siamo cambiati anche noi...e non solo le cose che ci sono attorno. Ma anche se tutto è cambiato... –
- Niente è diverso... – Cercò i suoi occhi con lo sguardo. Li trovò. E vi lesse tutto ciò che aveva desiderato trovarvi, ma improvvisamente la verità la spaventò. Lui la amava ancora come prima, forse più di prima... Ma questa volta l’amore non sarebbe stato abbastanza... Non erano più solo loro due contro tutti...Le cose erano cambiate... Tutto era cambiato...e il fatto che ciò che provavano l’uno per l’altra fosse rimasto immutato, non faceva altro che rendere la situazione più difficile e spaventosa.
- Ma le cose sono diverse... E non possiamo fare niente per cambiarle. Non possiamo tornare indietro nel tempo. Per quanto ... vorrei che fosse possibile...Ma non è così. Tu hai la tua vita, le tue responsabilità... la tua famiglia... E adesso tocca a me...andare avanti... Ricostruirmi una vita... – le lacrime le impedivano quasi di parlare – Una volta mi hai detto che mi avevi amato ... Anche io ti ho amato...con tutta me stessa...e .. ed è ancora così... Ma le cose sono diverse... E’ finita –
Disse correndo via... e mentre correva strinse l’anello che aveva in tasca.


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Sorseggiò lentamente il caffè che quella mattina sembrava più amaro del solito. Ma forse non era il caffè...forse era il ricordo di quel giorno terribile. Chiuse gli occhi per un istante, quasi per cancellare quella sensazione che ancora la feriva a due anni di distanza. Erano passati esattamente ventiquattro mesi da quel terribile giorno in cui aveva deciso di mettere una pietra sopra il passato, di lasciarsi Michael alle spalle e di ricominciare a vivere. E in quei mesi la sua vita era cambiata davvero enormemente. Finalmente aveva trovato un po’ di serenità... le cose sarebbero andate bene. Guardò l’Oceano, il moto regolare delle onde, lo scintillio del sole sull’acqua... e sorrise.

***

Fu il suono insistente del telefono a svegliarlo. “Maledetta sveglia telefonica” pensò ancora a metà tra il sonno e la veglia “Ma perché mi è venuta la brillante idea di richiederla!” Avrebbe voluto prendersi a sberle, ma stava facendo già abbastanza fatica ad alzare le braccia per sollevare la cornetta del telefono. La alzò e la rifece cadere senza nemmeno rispondere. La recptionist avrebbe sicuramente pensato che fosse un cliente maleducato... ma alle sei del mattino un po’ di maleducazione era anche concessa. Riaffondò la testa nel cuscino. Contò fino a dieci prima di rendersi conto che non gli sarebbe stato concesso arrivare in ritardo nel luogo in cui era atteso. Aprì gli occhi e si alzò. Fortunatamente quello era il suo ultimo giorno a Washington D.C.. Era lì da ormai una settimana, e non vedeva l’ora di tornare a casa. Non aveva mai amato quella città. Ci aveva vissuto per un po’ quando era una recluta di Langley... e poi durante il fidanzamento con Lauren. Già... Lauren...



****** flashback *****************************************************************


Era mattina inoltrata quando finalmente riuscì a tornare a casa. Dopo il viaggio a Dublino e la notte nel rifugio con Sydney...l’ultima cosa di cui aveva bisogno era tornare a casa ed affrontare Lauren. Cosa le avrebbe detto? Come le avrebbe spiegato la sua rabbia di qualche giorno prima? Come le avrebbe potuto far capire perché l’aveva lasciata per correre ad aiutare un’altra donna? Per proteggere Sydney? Non ebbe molto tempo per pensare. Lauren era in piedi, in salotto, con gli occhi rivolti verso la porta. Lo stava aspettando.

- Ciao – La guardò aspettando una sua reazione.
Lauren lo guardò negli occhi. Il suo sguardo era carico di dolore, di preoccupazione, di colpevolezza. Gli corse in contro e si gettò tra le sue braccia. Lui la strinse... Si aggrappò a lei come ci si aggrappa ad un salvagente quando si sta per affogare. Improvvisamente tutto gli fu chiaro. Lauren per lui era un’ancora, un porto sicuro...Era la donna con cui poteva passare la vita senza avere paura di perderla... Quando era con lei, lui era diverso...era ancora quell’uomo distrutto dal dolore, perseguitato dai rimorsi e dai rimpianti...era un uomo debole, che aveva bisogno di sicurezza, di avere qualcuno nella sua vita...qualcuno di cui avrebbe potuto fare a meno... Stringendo sua moglie tra le braccia ripensò al giorno in cui aveva stretto Sydney al vecchio magazzino... Lei era disperata, spaventata...e lui era lì, al suo fianco, il suo alleato, il suo angelo...che l’avrebbe sempre protetta...che l’avrebbe sempre amata... Come era diverso stringere Sydney...come era più bello...
- Mi dispiace... mi dispiace...non volevo che le succedesse niente... – Disse Lauren tra le lacrime.
- E’ finita... E’ andato tutto bene...lei sta bene... –
- Non so perché... io volevo fare il mio lavoro...non ho pensato a quello che avrebbero potuto farle...mi dispiace così tanto Michael...sono stata così...egoista! –
- Basta... non piangere. E’ finita – disse cercando di calmarla.
Lauren annuì e si sedette sul divano. Non era ancora del tutto calma, ma sembrava stare meglio. Le sorrise.
- Mi dispiace... per.. l’altro giorno. Ma quando Sydney è in pericolo... –
- Lo so.. –
- Ha già sofferto abbastanza... non è giusto che paghi anche per quello che non ha fatto... non coscientemente per lo meno. –
- Lo so... Ma .. –
- Ma? –
- Tu non hai colpa per quello che le è successo... Non hai colpa per aver continuato a vivere... per non essere morto con lei... –
La guardò. Le sue parole continuavano a risuonare nella sua mente “non essere morto con lei”... Improvvisamente non fu più sicuro di questo. Quando aveva creduto Sydney morta...lui era morto insieme a lei...l’uomo che aveva continuato a vivere, che si era innamorato ancora, che si era sposato...quello non era lui... quello era solo la sua ombra, la parte peggiore di lui...era il bambino impaurito che aveva perso tragicamente il padre, il giovane uomo che aveva perso l’amore della sua vita...Ma decisamente non era lui... lui era morto due anni prima... E ora era ritornato alla vita...Ora che Sydney era di nuovo al suo fianco, ora che intravedeva un’altra possibilità per essere davvero felice... Ora che il suo cuore era tornato a battere...
- Sono stanco... Credo che andrò a dormire... a proposito...grazie per l’aiuto che hai dato a Jack. – E così dicendo salì al piano di sopra, lasciando sua moglie sola... con la sua paura più grande.
Non appena fu in camera, tirò fuori da guardaroba una vecchia scatola...L’aprì..al suo interno c’era tutto quello che rimaneva di lui e di Sydney: le loro foto, i loro ricordi...un anello che lei non aveva mai visto. Forse era arrivato il momento che lei sapesse... che sapesse fino a che punto lui l’aveva amata...fino a che punto ancora l’amava... Doveva portarle quella scatola.


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Strinse il nodo alla cravatta e si sistemò la giacca. Era pronto. Un ultimo giorno di lavoro a Washington. Un’ultima deposizione e poi tutto sarebbe finito. Per sempre.

***

Guardò fuori dalla finestra: dopo quasi una settimana di pioggia il sole era tornato a splendere su Washington. Era presto, anche se non sapeva con precisione che ore potessero essere. Aveva passato tutta la notte in ufficio e ora, invece che una bella doccia calda e un comodo letto, l’avrebbe aspettata un intero giorno di lavoro. L’ultimo giorno dell’inchiesta. Tornò verso la poltrona e vi si lasciò cadere sopra. Ora che il suo lavoro stava per terminare, cosa sarebbe stato di lei? Cosa della sua vita? Tutta la sua vita, ogni singolo istante della sua esistenza era stato dedicato al lavoro...per svolgerlo al meglio aveva sacrificato tutto...la sua felicità compresa. Aveva mentito alle persone che più amava... e le aveva perse. E adesso che quel lavoro era quasi terminato aveva paura. Cosa avrebbe dato senso alla sua vita? Cosa avrebbe fatto? Tornare indietro non era possibile...ma se lo fosse stato, le sue scelte sarebbero state davvero differenti? Chiuse gli occhi e ripercorse gli ultimi anni della sua vita... per quanto fosse sembrato impossibile, erano stati anni felici, pieni di soddisfazioni, e di amore...finché qualcosa di inaspettato l’aveva travolta... finché le cose avevano iniziato a sfuggire dal suo controllo... Riaprì gli occhi e guardò il dossier appoggiato sulla sua scrivania. Quel nome sembrava perseguitarla. Sydney Bristow.


******* flashback ***************************************************************

- Mi stai dicendo che tutto quello che abbiamo fatto non è servito a nulla?! – urlò Michael indeciso tra l’incredulità e la collera.
Guardava suo marito. Nei suoi occhi vi leggeva frustrazione e rabbia... Ma le cose erano così: tutto quello che aveva rischiato per proteggere Sydney non era servito a niente. Aveva fatto di tutto per convincere i suoi superiori dell’innocenza di Sydney Bristow... ma non aveva ottenuto i risultati sperati. Adesso i suoi superiori volevano i ricordi di quei due anni...e avrebbero fatto di tutto per ottenerli.
- Michael... mi dispiace, ma a questo punto c’è ben poco che possiamo fare. Non puoi farla fuggire ancora! –
-Lauren...se solo me ne avessi parlato prima di consegnare quelle prove! Adesso le cose sarebbero diverse, non credi? –
- Ma ti rendi conto di quello che dici? Avrei dovuto nascondere delle prove ai miei capi?!-
- Sì... se era per una buona ragione! –
- Ma si può sapere che fine ha fatto l’uomo rispettoso del protocollo che ho conosciuto?! Ho fatto quello che ho potuto per aiutare te, Sydney e suo padre! Non starò qui a prendermi la colpa per avere fatto bene il mio lavoro. –
- Se torturare un innocente è fare bene il nostro lavoro, allora c’è qualcosa di sbagliato in quello che facciamo... E per la cronaca, io le regole le ho sempre rispettate.. –
- Tranne quando si tratta di lei –
Si morse il labbro inferiore e desiderò ardentemente di non aver detto quell’ultima frase. Ma era troppo tardi, ormai quelle parole le erano sfuggite... e il loro significato era fin tropo chiaro. Era perfettamente cosciente che la discussione avrebbe preso un’altra piega....
- Di cosa stiamo parlando? –
Eccola, era l’ancora di salvezza. Sperò di essere in grado di afferrarla. Di tornare sull’argomento “lavoro”... ma ormai aveva bisogno di sapere... di sapere chi era quell’uomo che aveva di fronte. Non era quello che aveva sposato, non di certo... L’uomo che aveva davanti era un uomo pronto ad accettare su di sé ogni rischio, era impulsivo, pieno di passione, era deciso... e forte. Era, se possibile, ancora più affascinante dell’uomo che aveva sposato. E la cosa che la faceva innervosire era il fatto che non era stata lei l’artefice di quel cambiamento. Si rese conto che l’uomo con cui stava parlando era il vero Michael Vaughn... un uomo che non aveva avuto la fortuna di conoscere. Era tardi per afferrare l’ancora... lasciò da parte la razionalità e diede sfogo a quello che provava da oramai quasi sei mesi...
- Stiamo parlando di te e di Sydney! Stiamo parlando del fatto che quando si tratta di lei, tutto il resto non conta...Io non conto, il nostro matrimonio non conta, il nostro lavoro non conta, le regole non contano...Sto parlando del fatto che non ti credo quando mi dici che tutto quello che fai per lei lo fai per evitarle ulteriore sofferenza...Lo fai perché hai paura di perderla ancora! Lo fai perché... Perché la ami Michael! E’ così evidente...a tutti...a me...possibile che solo tu non riesca ad accorgerti di quanto ancora sei legato a lei? Non le hai mai detto addio...e non hai intenzione di farlo...! – Le lacrime scendevano sulle sue guance e le impedivano quasi di vedere...il suo cuore batteva così forte da farle male...Ma cosa le importava...era già a pezzi, stava perdendo giorno dopo giorno l’unico uomo che avesse mai veramente amato...e non riusciva nemmeno a trovargli una colpa. Che colpa ne aveva lui se amava un’altra donna? Se era destinato ad un’altra? Se lei era morta e ora era tornata? Se non era riuscito a dimenticarla? Se non poteva impedirsi di amarla più di prima?
- Lauren...cosa stai dicendo? Lei non è mia moglie. –
- Ma io sono solo questo. Io sono solo tua moglie... io sono la donna che ti sei impegnato ad amare e a proteggere... ma non sarò mai la donna che sei destinato ad amare e a proteggere... –
E con queste ultime parole si lasciò cadere sul divano. Sentì suo marito che le si avvicinava che la stringeva... lo lasciò fare. Decise di concedersi un ultimo momento di illusione...decise perfino di credere alle sue parole.
- Dammi tempo Lauren... le cose tra noi andranno bene. –
Annuì. Ma sapeva che era solo una bugia. Forse lui aveva ancora bisogno del suo appoggio. Ma era solo questione di tempo prima che si rendesse conto di ciò che desiderava veramente.
- Ti amo Michael. –
Quando lui non rispose, chiuse gli occhi. Era solo questione di tempo.


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- Signora Reed? –
- Si Kathy? –
- L’udienza è tra quarantacinque minuti. –
- Grazie Kathy. –
Aspettò che la sua segretaria chiudesse la porta prima di abbassare lo sguardo sul fascicolo ancora aperto davanti ai suoi occhi. Sydney. L’aveva ammirata quando pensava fosse morta, e quando l’aveva conosciuta di persona si era resa conto che la sua fama era motivata. Sydney era l’agente migliore con cui avesse mai avuto l’onore di lavorare...ed era anche la persona migliore che avesse mai conosciuto in quel mondo di inganni e falsità... la persona migliore...Certo, c’era anche Michael... Sorrise amaramente... come aveva potuto metterci tanto a rendersi conto che erano sempre stati così perfetti l’uno per l’altra? Quando erano insieme...era come se una strana atmosfera li circondasse, come se le parole diventassero superflue... Aveva tentato di nascondere quell’evidenza ai suoi occhi troppo a lungo... Sospirò... La sua mente tornò a pensare all’udienza che stava per iniziare... l’ultima e poi sarebbe tornata a casa... finalmente.

***

Si rese conto che stava sorridendo all’ Oceano da quasi venti minuti. Forse era arrivato il momento di prepararsi per andare al lavoro. Si alzò con riluttanza dal comodo e confortevole rifugio offertole dalla poltrona di vimini posizionata sulla terrazza e rientrò in casa. Nella loro casa. Di nuovo sorrise e i suoi occhi cercarono e trovarono il sottile cerchietto d’oro giallo che cingeva il suo anulare sinistro. Lo osservò, si perse nel suo riflesso... Come era stato difficile trovare il coraggio di ricominciare, tornare a fidarsi della vita e dell’amore... E anche in questo, Michael la aveva aiutata... lasciandola andare...



******* flashback ****************************************************************



- Bentornato – disse tentando di nascondere l’agitazione che la opprimeva e come al solito le impediva di respirare correttamente. – Come è andata la missione? –
- Due mesi più lunga del previsto – rispose con un mezzo sorriso. Pensò che era contento di essere tornato a Los Angeles...e che forse quei due mesi lontano dalla sua vita lo avevano davvero aiutato a fare chiarezza. Non c’era molto da chiarire: lui amava Sydney come mai l’aveva amata...L’esperienza della sua “morte”, l’averla persa, gli aveva fatto capire che la sua vita senza di lei non era nient’altro che un trascinarsi di giorni privi di senso, in cui le uniche emozioni erano quel senso di vuoto e di disperazione che invadevano la sua mente durante quelle notti infinite. Ma nonostante questo, lui aveva preso un impegno. Aveva promesso a Lauren che le sarebbe sempre stato accanto. Dalla sua scelta sarebbe dipesa la felicità di sua moglie e della donna che amava... Doveva scegliere per il bene di entrambe, non per il suo. Doveva smetterla di illudere Sydney che le cose tra loro sarebbero potute tornare come prima. Forse non aveva creduto abbastanza in loro, non aveva avuto abbastanza fiducia, aveva avuto troppa paura...forse troppa rabbia...si era sentito abbandonato...Aveva fatto la scelta sbagliata...ma quella scelta era stata fatta e ora doveva rispettarla. In quei due mesi aveva capito che per permettere a Sydney di tornare ad essere felice...avrebbe dovuto lasciarla libera di ricominciare a vivere... sarebbe dovuto uscire dalla sua vita. Sentì il suo cuore fermarsi...sentì l’energia vitale scivolargli lentamente fuori dal corpo... La guardò negli occhi...quegli occhi profondi, bellissimi che amava follemente...Osservò i tratti del suo viso, memorizzò la trasparenza della sua pelle di porcellana... La linea perfetta delle sue labbra...Combatté strenuamente contro il desiderio di avvicinarsi, di stringerla, di baciarla... di prenderla tra le braccia e portarla via da quel Centro Operativo, da quella città, da quella vita... Lottò e vinse la sua battaglia... Cercò un tono di voce freddo e distaccato...Quello stesso tono che aveva usato anni prima per prendere le distanze da lei, quando era stato ammonito di aver valicato la linea che non avrebbe dovuto superare...quella che separava l’attenzione per il benessere fisico ed emotivo dell’agente a lui sottoposta e l’amore incondizionato per la donna che desiderava... Sperò che questa volta, a differenza della precedente, quel tono funzionasse, sperava che lei evitasse di guardarlo con quell’espressione interrogativa negli occhi... Sperava forse, che si mettesse a ridere e che non prendesse sul serio quello che stava per dirle...sperava che si avvicinasse e lo riportasse alla realtà... e nel contempo sperava che non soffrisse troppo...che non si sentisse tradita. Quello che stava per fare...abbandonarla, dimenticarla...lo stava facendo per lei e per lei soltanto...per la sua felicità... era l’ultimo gesto che il suo angelo custode avrebbe fatto per proteggerla, per garantirle il paradiso che meritava... Doveva farlo... ma quanto era difficile... Respirò... e trovò il tono più freddo, distaccato, professionale, meccanico... terribile che avesse mai usato... e parlò. – Sono stanco Sydney... scusa, devo andare a casa... Lauren mi sta aspettando. Ci vediamo domani. – Non sorrise, abbassò gli occhi e se ne andò... lasciandola impietrita alle sue spalle. Sapeva che stava piangendo...avrebbe voluto voltarsi e tornare dal lei, offrirle conforto, offrirle un abbraccio ... e invece continuò a camminare, pensando solo a mettere un piede davanti all’altro... pensando che stava commettendo l’errore più grande della sua vita...ma che era meglio così... Doveva andare avanti.... Non rimpiangeva nulla di ciò che aveva fatto... nulla... nulla... e allora cos’era quella stretta al cuore?

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Il sapore salato di una lacrima si mescolò al gusto amaro del caffè sulle sue labbra. Erano passati quasi due anni eppure quei ricordi ancora la facevano soffrire... Ma ora le cose erano cambiate... nuovamente... totalmente... Tutto era cambiato... ma niente... niente era diverso... Sospirò e guardò un’ultima volta la sua fede nuziale, prima di dirigersi verso la camera da letto per scegliere dal guardaroba un classico vestito nero da lavoro.

***

- Può dire gentilmente il suo nome, cognome e grado per il verbale? –
- Certo. Michael Cristopher Vaughn, Agente Operativo Anziano, CIA. –
- E’ consapevole del fatto che nonostante il carattere esclusivamente conoscitivo di questa inchiesta, è tenuto a collaborare dicendo sempre la verità e non le è permesso di divulgare niente di ciò che verrà detto all’interno di questa aula? –
- Ne sono pienamente consapevole e sono qui per collaborare. Possiamo iniziare? –
- Certo Agente. Dopo la scomparsa dell’Agente Bristow quattro anni e mezzo fa, lei ha risposto a molte domande, dunque l’Agenzia che io rappresento è perfettamente a conoscenza dei suoi rapporti con la sopramenzionata Agente Bristow. Quello che vorremmo ora sapere riguarda la sua implicazione nella fuga a Dublino dell’Agente, avvenuta circa sei mesi dopo il suo ritorno. –
- Dopo il suo ritorno, l’Agente Bristow ha scoperto di essere stata implicata nell’omicidio di Adrian Lazerey, un diplomatico russo. Secondo un filmato era stata l’esecutrice materiale del delitto. L’NSC voleva incastrarla. Io ho sempre creduto nella sua innocenza e l’ho aiutata a fuggire.-
- Premesso che non è mai stato interesse della mia Agenzia incastrare nessuno, vorrei chiederle come potesse essere certo, all’ora, della sua innocenza. –
- Sydney Bristow non è un’assassina. E’ vero, esisteva un filmato, ma sappiamo benissimo che nel nostro lavoro, le cose sono raramente quello che sembrano. Sapevo che l’agente Bristow non avrebbe mai intenzionalmente e coscientemente ucciso un uomo a sangue freddo. Se si chiede come potessi esserne certo... le consiglio di leggere i numerosi e dettagliatissimi rapporti che ho stilato durante gli anni in cui sono stato suo supervisore. E’ il migliore agente con cui abbia mai avuto l’onore di lavorare.
- E così lei, assieme a Jack Bristow e all’Agente Lauren Reed, avete organizzato la fuga in Europa dell’Agente Bristow, al fine di impedirne l’arresto. –
- Esattamente signore. Salvo per il fatto che sono stato io a organizzare la fuga dell’agente Bristow, l’ho messa io su quell’aereo, e io l’ho raggiunta. L’Agente Jack Bristow e l’Agente Lauren Reed sono stati messi davanti al fatto compiuto... e hanno fatto un ottimo lavoro...dimostrando la verità.-
- Nessuno sta incolpando nessuno, Agente Vaughn, stiamo solo cercando di fare chiarezza in alcuni fatti. –
- Sì signore. Quello che mi chiedo è perché sto rispondendo a queste domande. Voglio dire, ogni cosa che vi ho appena detto è scritta nei rapporti stilati due anni fa. –
- Questo è corretto, Agente, ma scopo di questa inchiesta e di chiudere definitivamente il caso dell’Agente Bristow. E’ nell’interesse di tutti, come vede, esigere la massima collaborazione. Continuiamo. Quando ha scoperto la verità sulla scomparsa dell’Agente Bristow? –
- Circa una settimana dopo il nostro ritorno da Dublino. L’Agente Reed mi ha informato che le accuse contro Sydney...contro l’Agente Bristow erano cadute, ma che l’NSC voleva comunque tentare una procedura sperimentale per recuperare i ricordi dei due anni in cui era scomparsa. –
- Questa procedura è stata applicata? –
- Non esattamente. La procedura era estremamente pericolosa, così, grazie all’aiuto dell’Agente Reed, è stata applicata una procedura alternativa, che ha comunque funzionato...e così... abbiamo scoperto la verità –
- La verità sui due anni di black-out. –
- La verità su quello che l’Agente Bristow ha dovuto subire in quei due anni...Gli inganni e i tradimenti di chi aveva sempre finto di esserle amico. –
- Quei ricordi hanno testimoniato che non solo l’Agente Bristow era stata condizionata e che sotto condizionamento psichico aveva intrapreso l’identità di Julia Thorne, assassina del Covenant, ma hanno anche dimostrato che la morte di Adrian Lazerey era in realtà una farsa, una messa in scena. E’ stato mandato in missione per due mesi per raccogliere le informazioni che avrebbero confermato le notizie apprese, se non sbaglio. –
- Esattamente. Dopo queste scoperte, e grazie alla testimonianza dello stesso Lazerey, tutti i sospetti sulla lealtà dell’Agente Bristow, sono definitivamente caduti. Inoltre, i suoi ricordi ci hanno dato gli elementi per sconfiggere definitivamente il Covenant, e il nuovo impero di Arvin Sloane. –
- I ricordi dell’Agente Bristow, assieme all’ottimo lavoro dell’Agente Reed. –
- Sì signore. Davvero un ottimo lavoro. –
- Bene Agente, abbiamo finito. Ora può andare. Grazie per la collaborazione. –


Si alzò e tornò a sedersi sulle sedie alle spalle della Commissione dell’NSC che conduceva l’inchiesta sulla scomparsa di Sydney e sulla distruzione del Covenant. Sentì chiamare il nome del prossimo teste. Vide Lauren alzarsi e dirigersi verso il banco. Vide il suo sguardo triste e stanco. Per un istante i loro occhi si incrociarono. Poté leggervi rammarico, dispiacere, costernazione... Le sorrise cercando di incoraggiarla... Lei rispose al sorriso, prima di sedersi e iniziare a rispondere alle domande della commissione.



- Può dire gentilmente il suo nome, cognome e grado per il verbale? –
- Agente Lauren Reed, Agente Operativo Anziano... per il SIS Britannico. –
- E’ consapevole del fatto che nonostante il carattere esclusivamente conoscitivo di questa inchiesta, è tenuta a collaborare dicendo sempre la verità e non le è permesso di divulgare niente di ciò che verrà detto all’interno di questa aula? –
- Sì signore –
- Bene. La sua posizione nei confronti del nostro Governo è stata già chiarita alcuni mesi fa. Potrebbe riassumere brevemente la vicenda, giusto per il verbale. –
- Cercherò di essere breve. Sono stata reclutata dal SIS mentre mi trovavo in Gran Bretagna per studi. Il SIS stava cercando da diversi mesi di identificare un pericoloso terrorista che si faceva chiamare “L’Uomo”. Avevamo diversi agenti infiltrati nella sua organizzazione, ma è stata la CIA a rivelarci l’identità di Irina Derevko. Quando la Derevko si è consegnata ed è stata istituita la Task Force tra CIA e FBI per distruggere l’Alleanza, l’NSC ha iniziato a monitorare attentamente la situazione. E io sono stata mandata negli Stati Uniti come agente di collegamento tra SIS e NSC. Ovviamente era un’operazione sotto copertura, nessuno doveva conoscere il mio legame con i Servizi Britannici, dunque sono entrata a far parte dell’NSC a tutti gli effetti. Dopo la fuga di Irina Derevko ho iniziato ad indagare sul caso, e ho fatto parte anche della commissione d’inchiesta sulla morte di Sydney Bristow, nonché della commissione che ha deciso per l’immunità di Arvin Sloane. Come è facile intuire quegli assegnamenti non sono stati casuali, avevo il compito di tenere sotto controllo ogni possibile sospetto. –
- Dopo il ritorno dell’Agente Bristow, le cose sono cambiate. –
- Decisamente. I ricordi dell’Agente Bristow sono stati preziosissimi per incastrare Arvin Sloane e distruggere definitivamente il Covenant. Anche se purtroppo, la Derevko non è ancora stata trovata.-
- Tornando al caso Sydney Bristow, quando è venuta a conoscenza del fatto che la Bristow era ancora in vita? –
- Quando è stata ritrovata dalla CIA ad Hong Kong... ma i miei superiori del SIS e dell’NSC erano a conoscenza della faccenda da circa un anno prima del suo ritrovamento. Le mie indagini successive hanno anche mostrato l’esistenza di traditori all’interno dell’Agenzia, ma questo dossier è classificato e non sono autorizzata a parlarne nemmeno in questa sede. –
- E non le è richiesto, Agente Reed. Bene, la sua posizione è stata chiarita ai fini dell’inchiesta. Se non ha altro da aggiungere, è libera di andare. –
- Io ho terminato. –
- Bene. –
Si alzò e cercò Michael tra le persone sedute per assistere all’inchiesta, ma non lo trovò. Sospirò e si diresse verso l’uscita dell’aula. Era davvero finita.
Fu stupita di trovarlo fuori dalla stanza. Era in piedi davanti a lei, era sempre meraviglioso. Sorrise tristemente.
- Ciao. –
- Ciao, ti stavo aspettando. –
- Michael...non finirò mai di dirtelo...mi dispiace. –
- Lauren, non ti stavo aspettando per sentire le tue scuse. Credo...credo di aver capito... e accettato quello che è successo. ... Ascolta... ti va di venire a pranzo? Non voglio parlare in questo posto.. –
Lauren lo guardò e sorrise. Annuì e lo seguì fuori dall’edificio federale. Salì in macchina senza dire una parola. Nessuno dei due parlò finché non arrivarono a un piccolo ristorante. Michael aveva sempre avuto ottimo gusto per i ristoranti. Era una sua piccola mania, ogni volta che entrava in una città, cercava subito i ristoranti migliori... Aveva sempre adorato pranzare con lui, ma questo pranzo, non sarebbe stato piacevole come gli altri. Se solo avesse potuto tornare indietro... Ma cosa avrebbe potuto fare? Rifiutarsi di fare il suo lavoro? Far saltare la sua copertura? Non era colpa sua se si era innamorata di quel giovane agente CIA...non era colpa sua se aveva dovuto ingannarlo e non rivelargli la sua vera identità...ma il lavoro era l’unica cosa su cui gli aveva mentito, su tutto il resto era stata sincera, lo aveva amato sinceramente... Eppure non riusciva a dimenticare lo sguardo che c’era nei suoi occhi il giorno in cui aveva scoperto per chi lavorava davvero...


******* flashback ***************************************************************


- Chi sei davvero Lauren? Per chi lavori? Dimmi la verità. Adesso. Sono stanco di inganni... Dimmi la verità! –
I suoi occhi erano di ghiaccio, la mano che le teneva puntata una pistola contro era tremante, eppure sapeva che Michael non avrebbe esitato a premere quel grilletto, se solo avesse sospettato che lei aveva tradito.
- Michal..ascolta... non è come sembra... –
- Le cose non sono mai come sembrano. L’ho sempre detto... ma pensavo che non si dovesse necessariamente applicare anche al mio matrimonio! Dimmi per chi lavori Lauren... non farmi perdere la pazienza. –
- Ascolta... Io non ho tradito. D’accordo? Non sono una traditrice. Non lo sono. –
- E allora dimmi perché io e Sydney abbiamo trovato quelle foto...e quelle intercettazioni che ti legano ad un agente straniero? –
- Quell’agente è il mio contatto... del SIS. – Lasciò andare il respiro. Vide la mano di suo marito tremare, ma infine abbassare l’arma. Ma ora i suoi occhi erano quelli di un uomo tradito, ingannato...
- Sei un gente britannico? –
- Sì –
- Perché? –
- Ascolta... tu non ne hai idea di cosa voglia dire essere la figlia di un uomo potente, di un Senatore...di uno che è abituato a considerarsi il migliore, che è abituato a dare ordini e che si aspetta di essere sempre obbedito... Tu non sai cosa significa vivere con un padre che non ha stima di te...che ti crede solo una ragazzina capricciosa e viziata.... Volevo fare qualcosa della mia vita...volevo fare anche io la mia parte per questo paese, ma lui me lo ha sempre impedito. Volevo essere un operativo nell’NSA, ma ho fallito i test...So di aver fatto bene a quei test, ma lui era influente...e io sono stata spedita a casa... e da casa in Inghilterra, per togliermi dalla testa certe idee... Ero così arrabbiata quando ho scoperto la verità... volevo dimostrargli che potevo farcela da sola, che non avevo bisogno di lui... E così, quando il SIS mi ha reclutata... ho accettato. Mia madre è cittadina britannica... non è stato difficile entrare nell’Agenzia... e sono stati degli anni fantastici...ero così soddisfatta di me...e poi mi hanno mandato qui... Il caso della Derevko era un affare molto.. importante... “Finalmente torno a casa da vincitrice” ho pensato... Non sapevo che le cose sarebbero andate così. –
- Sapevi quello che avevo passato... e non mi hai detto niente. –
- Erano gli ordini... Sai come funzionano queste missioni... –
- Certo che lo so... è il mio lavoro supervisionare missioni segrete... ma io ero tuo marito... avresti dovuto dirmi la verità! –
- E cosa sarebbe cambiato? Io mi sono innamorata di te... volevo più di ogni altra cosa passare la mia vita con te...Mi dispiace, sono stata stupida, ma avevo paura di perderti... mi dispiace.. Ma io ti amo... ti amo... –
- Se io e Sydney non avessimo scoperto nulla... per quanto tempo saresti andata avanti a mentirmi..per quanto ?!?-
- Non... non lo so – disse singhiozzando - Mi dispiace –
- Lauren.. io ... Come hai potuto... come... –
La guardò.. i suoi occhi erano pieni di incredulità, di disprezzo...Si voltò e se ne andò lasciando sua moglie in lacrime sul divano del loro salotto. Non sapeva come sentirsi: ingannato? Tradito? E questa nuova scoperta come avrebbe cambiato le cose tra di loro? Avrebbe mai potuto perdonare il tradimento di sua moglie? Perché tutto doveva essere così dannatamente difficile? Aveva perso Sydney per sempre, l’aveva allontanata, l’aveva fatta soffrire...E ora si rendeva conto che tra lui e Lauren c’erano molte più bugie di quello che avrebbero mai ammesso... Salì in macchina e iniziò a guidare... Non aveva una meta...avrebbe solo voluto sparire..


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Erano seduti l’uno di fronte all’altra. Avevano già ordinato, eppure nessuno dei due sollevava lo sguardo dal menù. L’atmosfera era molto tesa. Cosa ci si può ancora dire dopo aver vissuto una bugia?

- E adesso dove andrai? – Iniziò Michael decidendosi finalmente a rompere l’imbarazzante silenzio.
- A casa... credo. –
- Londra? –
Lauren annuì. – Non avrei mai voluto che le cose andassero così... voglio dire...mentirti. –
- Non è stato solo quello... –
- Lo so... quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. – Sorrise amaramente.
- Adesso non prenderti la colpa di quello che è successo... Io sono almeno colpevole quanto te...forse di più. –
- E perché? Perché hai amato una persona con tutto te stesso? Perché non hai mai smesso di amarla? Perché non hai lasciato che nemmeno la morte vi separasse? Non essere dispiaciuto per questo... –
- Lauren... –
- No, aspetta. Lasciami finire. Michael, il nostro matrimonio era basato su una tacita premessa... sul fatto che Sydney era morta. Tu ti sei innamorato di me, perché lei non c’era più... La sua morte è stato il motivo per cui ci siamo incontrati la prima volta... era la condizione alla quale tu hai accettato di amarmi... Quando lei è tornata... questa condizione è venuta a mancare... Era solo questione di tempo... e tutto quello che è successo dopo... non ha fatto che accelerare l’inevitabile. Tu l’amavi, la ami... non puoi fartene una colpa...Non ero io la donna della tua vita... – Si fermò per osservare Michael. Il suo sguardo fisso....accettava le sue parole... – Tu hai fatto il possibile per salvare il nostro matrimonio... Ricordo quando sei tornato da Dublino, sai? E anche il giorno in cui l’agenzia voleva sottoporre Sydney a quella procedura...le parole che mi hai detto. Ho voluto illudermi, ma sapevo che i tuoi sentimenti andavano in un’altra direzione... che era lei la donna che amavi. E poi quella missione...e quando sei tornato due mesi dopo...il modo in cui sei entrato in casa sorridendo... ci ho messo due secondi a capire che dietro quel sorriso c’era un dolore immenso...Ti ho ammirato...per la tenacia con cui hai cercato di salvare il nostro matrimonio, con cui hai cercato di lasciare libera Sydney...a costo della tua stessa felicità. Ma hai dimenticato un piccolo particolare... Che io ti amo Michael... ti ho amato dal primo istante che ti ho visto... E voglio solo una cosa...che tu sia felice... E tu avevi bisogno di lei per essere felice...-
- Mi dispiace... –
- Non essere dispiaciuto – sorrise nuovamente tra le lacrime – Sei stato un marito meraviglioso, dolce, premuroso... E so che mi hai voluto bene...sinceramente, e che tutto quello che hai fatto...l’hai fatto per me... Ma tu ami lei... Sii felice Michael... Addio –
Si alzò e si asciugò le lacrime... Lasciò il ristorante e saltò sul primo taxi che arrivava...Adesso era davvero finita. Per sempre.

***

L’aereo era atterrato con un’ora di ritardo. Una cosa abituale per i voli civili. Ma non importava, l’importante era essere nuovamente a casa. Raggiunse il parcheggio vicino al terminal di LAX, salì in macchina e fece rotta velocemente verso Santa Monica. Dopo una lunga settimana a Washington, dopo l’inchiesta e l’ennesimo confronto con Lauren, l’unica cosa di cui aveva davvero voglia era trovarsi in un posto familiare... essere a casa... E per la prima volta dopo più di quattro anni sentì che c’era davvero.



******** flashback ***************************************************************

“I can't run anymore,
I fall before you,
Here I am,
I have nothing left,
Though I've tried to forget,
You're all that I am”

Non poteva più fuggire. Non poteva più fuggire dal suo destino, dal suo cuore...da quello che voleva veramente. Ci aveva provato...a fare la cosa giusta. Ma era davvero quella la cosa giusta? Ingannarsi? Mentire a se stesso e a chi aveva fiducia in lui? Soffrire? Vedere soffrire l’unica persona che amava veramente? Più di tutto, più di se stesso, più della sua vita. Non poteva continuare a mentire, a nascondersi, a nascondere i suoi sentimenti. E ora era arrivato il momento per finire la farsa, per dire la verità. Per dirle che niente aveva mai contato più di lei nella sua vita.

“Take me home,
I'm through fighting it,
Broken,
Lifeless,
I give up”

Quei due anni senza di lei erano stati una lotta quotidiana contro tutto quello che sentiva, contro la mancanza di lei.... Una lotta che l’aveva spento, che l’aveva lasciato senza speranza, senza emozioni, senza forze... Il ricordo di lei era troppo pesante...lei era stata tutto ciò che lui aveva sempre desiderato... tutto ciò che aveva mai amato...e averla persa gli aveva tolto ogni ragione per vivere... Tutto ciò che lui era, era morto con lei... e così un giorno si era trovato con le spalle al muro in una vita che non gli apparteneva più...Qualsiasi cosa fosse successa sarebbe andata bene...Era stanco di lottare, di lottare contro i ricordi, contro il dolore...Un giorno si era arreso.

“You're my only strength,
Without you,
I can't go on,
Anymore,
Ever again.”

Ma adesso che lei era tornata, non poteva più fare finta di niente. Adesso tutto quello che lui aveva cancellato tornava a farsi vedere, a farsi sentire...il suo cuore aveva cominciato a battere di nuovo... e ora che sapeva cosa volesse dire vivere senza di lei, sapeva che non avrebbe più voluto perderla... che senza di lei nulla aveva senso... perché lei era tutto.

“I can't run anymore,
I give myself to you,
I'm sorry,
I'm sorry”

E ora che lei era lì davanti a lui, a pochi passi da lui, ora che i suoi occhi si perdevano nei suoi... non poteva più indugiare, non poteva più aspettare, doveva dirle quello che sentiva, quello che non aveva mai smesso di sentire... Doveva dirle che solo lei dava senso alle sue giornate, e che non avrebbe mai voluto dimenticarla, ferirla....allontanarla da sé... e che comunque non era servito a nulla. Quello che si era costruito era tutto falso... Nulla senza di lei aveva senso, nulla senza di lei era vero. Ed era falso anche ciò che continuava a dire a se stesso e a lei... era falso che non aveva rimpianti...lui era soffocato dai rimpianti, dai rimorsi...

“In all my bitterness,
I ignored,
All that's real and true,
All I need is you”

A nulla erano valsi i suoi sforzi per convincersi che avrebbe potuto fare a meno di lei... a nulla. Perché nonostante il dolore insistesse per cancellare il ricordo di lei, il suo cuore non aveva ceduto... Ogni giorno gli sussurrava il suo nome, gli diceva che lei era tutto ciò di cui lui aveva bisogno... ...solo lei...

“When night falls on me,
I'll not close my eyes,
I'm too alive,
And you're too strong,

E di lei aveva bisogno in quel momento... Perché per la prima volta dopo due anni sentiva che stava per lasciare l’oscurità alle sue spalle, sentiva che il sangue tornava a scorrere, sentiva che il cuore ricominciava a battere...per la prima volta in due anni si sentiva vivo...

I can't lie anymore,
I fall down before you,
I'm sorry,
I'm sorry.”

Davanti a lei, ai suoi occhi, non poteva più mentire... non poteva più fingere di non amarla...

“Constantly ignoring,
The pain consuming me,
But this time it's cut too deep,
I'll never stray again.”

Quell’amore che continuava a negare lo stava divorando a poco a poco, lo stava facendo soffrire troppo, ma soprattutto stava facendo soffrire lei... e questo non doveva succedere. Per troppo tempo avevano sofferto...e di un amore così non bisognerebbe soffrire...
Non avrebbero più sofferto ora, perché lui non avrebbe più mentito... perché lui le avrebbe detto la verità... le avrebbe detto quello che lei significava davvero per lui, quello che aveva sempre significato...e quello che avrebbe sempre significato...

“My only hope,
(All the times I've tried)
My only peace,
(To walk away from you)
My only joy,
My only strength,
(I fall into your abounding grace)
My only power,
My only life,
(And love is where I am)
My only love”

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Parcheggiò come al solito a pochi passi da casa e si precipitò fuori dalla macchina senza nemmeno prendere la valigia che aveva appoggiato sul sedile posteriore.
Decise di non entrare dalla porta principale, ma di fare il giro dalla veranda. Era quasi il tramonto e sapeva che l’avrebbe trovata lì, sulla veranda, raccolta nella sua poltrona di vimini, con lo sguardo perso verso l’orizzonte...E infatti aveva ragione, salvo per il fatto che Sydney non era accoccolata nella sua poltrona, ma era in piedi davanti a lui e lo stava aspettando con un incredibile sorriso...
Le si avvicinò e la strinse tra le braccia, e la guardò negli occhi e la baciò... e desiderò che il tempo si fermasse in quel momento perfetto.
- E’ finita – sussurrò allontanandosi dal suo viso di solo qualche millimetro.
- Finalmente – rispose lei sorridendo. – E adesso? –
- E adesso stiamo qui...e guardiamo questo tramonto... e non pensiamo più a questi ultimi quattro anni. –
- Niente mele come piano, Agente Vaughn. –
- Non ho chiesto il suo parere Agente Bristow... ma sono contento che apprezzi le mie qualità di stratega... –
- A questo proposito sono tenuta a ricordarle quello che si dice. –
- E cosa si dice? –
- Che dietro a un grande uomo, c’è sempre una grande donna. –
- E da quando diamo credito alla saggezza popolare Agente? –
- E da quando siamo così polemici Agente?-
Con Sydney avrebbe perso qualsiasi gara di parole...e dunque non gli restò altro da fare che zittirla...con un lungo bacio.
- Ti amo Michael... –
- Ti amo Syd... –


******* flashback ****************************************************************


Il suono del campanello la distrasse dalla lettura del suo romanzo. Si alzò dal divano e andò ad aprire. Davanti ai suoi occhi c’era l’unica persona che non avrebbe più voluto vedere: Michael Vaughn. Da quando era tornato dalla missione che lo aveva tenuto in Europa per due mesi, Michael aveva fatto di tutto per tenersi lontano da lei...era freddo, distaccato...e anche le poche volte che avevano ancora lavorato insieme, aveva fatto di tutto per essere professionale...crudele. Le cose erano poi precipitate da quando avevano scoperto che Lauren era un agente del SIS britannico... Già, ma l’uomo che era in piedi davanti a lei in quel momento non era il Michael Vaughn tornato da una lunga missione in Europa, era il Michael Vaughn che aveva sempre conosciuto...che aveva sempre amato...e che amava ancora, nonostante i suoi tentativi per farsi odiare...
- Posso entrare? –
- Entra... – disse facendosi indietro per lasciarlo passare.
- Syd... –
La sua voce che pronunciava il suo nome la fece rabbrividire... si girò e lo guardò negli occhi... e cercò di leggere i suoi pensieri... Vide la sua incertezza, il suo dolore, le sue paure...
- Ti ascolto... – disse dolcemente.
E ascoltò. Lo ascoltò mentre lui le raccontava tutto quello che aveva passato nei due anni in cui era stata data per morta, mentre le raccontava il perché delle sue scelte e del suo comportamento quando lei era tornata... Mentre le diceva cosa provava per lei...cosa aveva sempre provato... E poi, per la prima volta, sentì la sua voce dire quello che aveva desiderato sentirsi dire per anni...

- Io... Syd...ti amo. –

Avrebbe voluto parlare, dire qualcosa...qualsiasi cosa. Chiedergli perché adesso, chiedergli di Lauren, chiedergli che cosa ne sarebbe stato di loro... O dirgli semplicemente che anche lei provava lo stesso per lui..che anche lei lo amava... Ma in quell’istante non trovava le parole...e anche se le avesse trovate, non era sicura che la voce non l’avrebbe tradita. I suoi occhi si riempirono di lacrime... E da dietro quel velo amaro, lo vide avvicinarsi...prendere il suo viso tra le sue mani e asciugarle le lacrime con il pollice.. e poi con le labbra. Sentì i suoi baci sulle sue palpebre abbassate...sulle sue guance umide...sulle sue labbra. Non sentì più alcun suono, nemmeno quello delle onde, perse la percezione dello spazio...l’unica cosa di cui era cosciente era di essere tra le braccia di Michael...ancora... dopo tanto tempo... e del fatto che lui la stava baciando...e lei lo baciò senza più pensare ad altro...



Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte.
Aveva fatto un sogno stranissimo: si trovava in un vicolo deserto di una grande città orientale. Era Hong Kong. Telefonava a Kendall che le diceva di raggiungere il solito rifugio. Lì arrivava Vaughn e le diceva cose talmente bizzarre e spaventose: tutti l’avevano creduta morta per ben due anni…e lui si era risposato. Sua moglie era ora il suo nuovo capo…un incubo!! Ma a pensarci bene aveva un qualcosa di immensamente divertente. Come tutti i sogni che ci sembrano impossibili. Per fortuna era impossibile. Si guardò intorno: la sua casa, la sua stanza, il suo letto. Si girò alla sua destra. Vaughn dormiva al suo fianco…quasi come ogni notte oramai. Si strinse a lui, e lui, nel sonno, restituì l’abbraccio. Si riaddormentò così: stretta tra le braccia dell’uomo che avrebbe amato per sempre. “Ti amo”, gli sussurrò dolcemente. Non ne era sicura, ma le parve di sentire lui dire “Ti amo anche io, Syd”.


La mattina riaprì gli occhi in un altro letto.
In un’altra casa. Ma non importava quanto fosse diversa da quella che era andata a fuoco due anni prima. Non importava nemmeno che l’incubo di quei due anni continuasse a perseguitarla ogni notte. Quello che importava era che nonostante tutto, ora era a casa e anche se tutto era cambiato, nulla era diverso.
Si voltò su un fianco. Michael dormiva ancora profondamente. Appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse nuovamente gli occhi. Lui l’abbracciò automaticamente. Si riaddormentò così: stretta tra le braccia dell’uomo che avrebbe amato per sempre. “Ti amo”, gli sussurrò dolcemente. Non ne era sicura, ma le parve di sentire dire “Ti amo anche io, Syd”. Sorrise: questa volta non era un sogno.

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- Fa freddo. Che ne dici se torniamo in casa? –
- Niente stelle questa sera? –
- Hai qualche desiderio da esprimere? –
- In effetti... ci sarebbe ancora una cosa che vorrei? –
- E sarebbe? –
- Un permesso di quindici giorni... Hai presente quello che ci promettono da circa sei mesi? Quello grazie al quale potremmo andare in viaggio di nozze.. –
- Forse hai ragione... è il caso che ci impegniamo a trovare almeno un paio di stelle cadenti... –
Sorrise e la strinse tra le sue braccia... Nulla avrebbe potuto essere più perfetto... E questa volta, niente più sarebbe cambiato...

FINE


POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
FINE!!!!! La mia terza stagione immaginaria è finita... spero che vi sia piaciuta almeno un po’... Comunque grazie per aver letto i miei racconti e per avermi sostenuto.
Chi devo ringraziare questa volta?
Come è ormai tradizione, ringrazio la mia famigliola virtuale, ovvero quei matti che popolano il forum e che mi fanno sempre tanta compagnia: siete grandi!
E poi ringrazio JJ per aver finalmente messo la testa a posto (chi è spoilerato sa cosa voglio dire... episodi 3.7 e 3.9... nessuna idea?)
Ringrazio Leo per il sostegno.... Questo racconto è per te...
E infine voglio condividere con voi il mio stupore per i bellissimi testi degli Evanescence che ispirano sempre le mie fanfiction... non ultimo quello usato in questo racconto... il titolo? “October”... qualche riferimento a un certo primo ottobre?


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