ALIAS Italia

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FANFICTION

Scritto da Marina
Riassunto: Michael ritorna a far parte dello spionaggio, ma… se la famosa alunna dovesse rientrare inaspettatamente nella sua vita?

Data di composizione: 12/13 dicembre 2004
Periodo di svolgimento: seguito de "Le due Syd".
Valutazione del contenuto: adatto a tutti

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

Verona & Anorev

Michael non riusciva a parlare, non riusciva a muoversi, non riusciva a respirare, quasi. Era impossibile ciò che aveva davanti: Sydney Bristow, la donna le cui ceneri aveva personalmente sparso nella baia di Sta Monica, si trovava lì, ora, di fronte a lui, e lo guardava negli occhi, anche lei incapace a fare qualsiasi cosa. Pure l’altra Syd, la sua alunna, lo fissava, ma in un modo diverso. Vaughn capì che aveva intuito ciò che stava succedendo. Quel silenzio fu interrotto dalla rediviva Sydney che non perse altro tempo e, lasciata cadere a terra la fotografia che aveva in mano, si gettò letteralmente fra le braccia di lui, ancora immobile. – Michael, non ci credo… Sei qui… - non faceva che ripetere mentre lo stringeva. Vaughn, sentendo il calore del suo corpo impresso contro di lui, non resistette e si lasciò andare all’abbraccio, mentre quella che prima era stata un’incredula Sydney, ora era disperata: quella donna era tornata, lo amava ancora, ed era chiaro che lui amava ancora lei. Lentamente, quasi senza fare rumore, si allontanò dalla strada, dirigendosi all’albergo. Riusciva solo a pensare egoisticamente che forse, se non se ne fosse andata via così da luna park, Sydney Bristow non avrebbe trovato Vaughn, magari non subito, e in cuor suo rimpianse di essere scappata.
- Che cosa… Dove… - Michael si era trasformato: non era più il professore di lettere così sicuro di sé, ma un semplice uomo che ha di fronte a sé la donna che ama e non la vede da troppo tempo. Una lacrima gli scorse lungo la guancia mentre cercava di accarezzare ogni millimetro del viso di Syd, fissandosi nella memoria ogni particolare per mai dimenticare quel momento.
- Shhhhh… Non ha importanza ora. L’importante è che ti ho trovato… Pensavo fosse troppo tardi… pensavo che ti fossi già sposato… Ma non porti nessun anello – rispose lei prendendogli la mano sinistra.
- No, non sarà mai troppo tardi… Che cosa hai fatto in questi mesi? Credevo di impazzire dal dolore! Mi sei mancata così tanto che a volte non riuscivo a respirare… E poi… - già, e poi c’era stata l’altra Sydney, quella ragazzina così dolce e matura che tanto gli ricordava la donna che gli stava di fronte, quella ragazza che qualche momento prima aveva quasi baciato… Era la prima volta da quando aveva visto Sydney Bristow che pensava a lei.
- … e poi c’è stata lei. Non mentirmi, Vaughn. Quella ragazza che era qui prima non è solo una tua alunna, vero?! La sola cosa che non capisco è chi stai per sposare. -
- Tra me e Sydney non c’è stato nulla. In quanto a Lauren…
- Quella bambina si chiama come me? Già, ti ho sentito quando prima la chiamavi. Una volta quel tono era solo per me… - disse Syd, alquanto mortificata.
- Syd, credimi, io amo solo te. Questo è il giorno più bello della mia vita perché sei tornata, non sei morta. E ora la mia esistenza ha un senso. Appena torneremo a Los Angeles lascerò Lauren. Voglio stare tutta la vita con te, io…
- Ma si può sapere quante ne hai? – lo interruppe lei – Non ti basta la tua fidanzata, che ti sei trovato subito, a quanto vedo, vuoi anche la ragazzina. Chi sei Vaughn? Non ti riconosco più…
- Ti ho gia detto che Syd non è nulla per me. L’ho quasi baciata, va bene, ma…
- Cosa?! E lo chiami niente?!
- E’ stato un momento di debolezza… Syd, lei ti assomiglia tanto. Ride come te, piange come te, è precisa e secchiona come te. Non capisci che il mio cervello stava cercando qualcuno per riempire il vuoto che tu hai lasciato? Anche Lauren esiste nella mia vita per lo stesso motivo: avevo bisogno di qualcuno per dimenticarti…
- E ci sei riuscito? – chiese Syd in un misto fra l’ironico e lo stizzito.
- No. Sai bene che mi è impossibile fare a meno di te! – A queste parole finalmente lei sorrise e gli si avvicinò. Tutto intorno a loro si annebbiò, mentre lui la baciava con dolcezza e sentiva le tensioni di entrambi sciogliersi in quella meravigliosa stretta.

Sydney White aprì stancamente la porta della camera d’albergo che divideva con Sarah. Aveva girovagato tutta la notte per le strade di Verona e aveva capito che, per una volta, avrebbe dovuto seguire il suo istinto, invece di legarsi troppo a Vaughn. Sapeva fin dall’inizio che quella sarebbe stata una storia impossibile ma era stata testarda, troppo, e ora si ritrovava delusa, per l’ennesima volta, dalla vita. Si era illusa che lui l’avrebbe protetta, che lui tenesse a lei sul serio, invece non appena era ritornata quella… lei era diventata la ruota di scorta.
- Ci siamo date alla pazza gioia, eh?! – esclamò la sua compagna di stanza, sentendo la porta che si apriva. – Tutta la classe non fa che parlare della profezia della medium e di come lui ti sia corso dietro… Dove siete stati per tutta la notte? In camera sua?… - continuò maliziosa. Tuttavia, quando Syd accese la luce e l’amica notò gli occhi gonfi di lacrime, smise subito di prenderla in giro e andò ad abbracciarla. – Ma che diavolo è successo?- chiese, facendola sedere sul letto. Syd aveva bisogno fin troppo di qualcuno con cui parlare, e raccontò a Sarah tutta la storia dall’inizio, da quando Michael le aveva parlato di Sydney Bristow, fino agli avvenimenti della sera stessa. - … La verità è che a lui non gli è ne mai fregato nulla di me… Mi ha usata! Io non ero altro che la sostituta. Visto che l’originale non era al momento disponibile…-
- Ma sei davvero sicura che fosse lei?
- Come fai a chiedermelo!? Ho visto come si sono guardati… Mi è bastato quello per capire. E poi mi aveva fatto vedere una sua fotografia, tempo fa. Oddio, Sarah, sto male solo a pensarli assieme adesso… - concluse piangendo Sydney.
- Credimi, lo so cosa si prova a sentirsi usate. Perciò ti do un consiglio: smettila di pensarci. Ti ha trattata da schifo, e non ti merita. Che se ne stia con la sua Sydney..

La mattina dopo, tutti i compagni continuavano a osservare la povera Sydney di sottecchi e a ridacchiare. Addirittura uno di loro chiese all’amico: - Ma dov’è Vaughn?
- Sarah, che devo fare?… Non so dov’è… Tutti mi prendono in giro e non sanno…
- Niente. Quando torna, perché prima o poi dovrà farlo, lo affronterai. Ma adesso non serve a nulla… - Sarah non riuscì a terminare la frase. Vaughn era arrivato proprio in quel momento, assieme a Sydney Bristow. Fortunatamente i tavoli della sala da pranzo erano quasi tutti in una posizione dalla quale non si poteva osservare l’entrata, quindi gli altri compagni non se ne accorsero, ma Sarah, che a ogni secondo si sporgeva per sapere se Michael fosse arrivato, lo scorse. Syd capì immediatamente dallo sguardo dell’amica quello che stava per succedere. Si voltò di scatto e li vide: per una frazione di secondo i suoi occhi si incontrarono con quelli di Vaughn. L’altra Syd, con un gesto di grande delicatezza, gli sussurrò qualcosa all’orecchio, poi uscì dall’albergo. Michael fece segno a Syd di venire verso di lui, quasi supplicandola. Nonostante Sarah tentasse di dissuaderla, la ragazza non riuscì a rifiutare e si incamminò lentamente verso la reception, seguita con gli occhi dalla classe, che si era accorta di qualcosa di strano.
- Che vuoi? – chiese lei, acida.
- Spiegarti che cos’è successo…
- Non ce n’è nessun bisogno. Ho già capito tutto. Mi credi una stupida? E’ vero. Con te ci sono cascata in pieno, ma non si ripeterà. – detto questo fece per andarsene, ma lui la trattenne per un braccio.
- E invece non hai capito niente. E’ successo tutto così in fretta: ad un tratto c’eri solo tu che correvi, poi è apparsa lei, e io sono rimasto paralizzato. Syd, la credevo morta.
- Lo so. Quello che non riesco a capire è perché ti sia scelto proprio me per rimpiazzarla, il motivo per cui mi hai usata, mi hai fatto credere chissà quali cose, e poi quando è riapparsa mi hai gettata via come un oggetto vecchio… - incominciava a piangere.
- Ti prego, non fare così… Lo sai che non lo sopporto. Io non ti ho usata: in quel momento, ieri sera, ciò che sentivo era vero. Ma quando l’ho rivista mi sono reso conto che non l’avevo mai dimenticata.
- Molto commovente… Sai cosa ti dico, vorrei proprio conoscerla meglio: una donna che riesce a governarti come fossi un burattino!
- Non sai quello che dici. E’ comprensibile, sei giustamente arrabbiata… Ma voglio che tu sappia che io ti voglio bene, e non voglio perderti.
- Come puoi anche solo pensare che io riuscirò più a guardarti negli occhi? Tutta la classe mi ride alle spalle perché ha visto il modo in cui mi sei venuto dietro ieri sera, e pensa che… Invece è tutto il contrario: tu non mi vuoi, e non mi vorrai mai… - Si liberò dalla stretta al braccio e corse su per le scale, lasciandolo solo in mezzo alla hall.

Michael non riusciva a crederci: in poche ore aveva tentato di baciare una sua allieva, ci aveva litigato furiosamente, aveva riabbracciato la donna che credeva morta e che amava, e quest’ultima gli aveva rivelato che Lauren, sua futura sposa, non era altro che una terrorista infiltrata nella CIA. Avete capito bene: quel signor Bowmani, con cui abbiamo sentito parlare Lauren era un importante membro di una delle più pericolose organizzazioni terroristiche, chiamata Convenzione. E Vaughn non riusciva a capacitarsene… Mentre rifletteva sulla sua situazione, Sydney Bristow rientrò nell’albergo e si sorprese nel vederlo ancora nella stesa posizione in cui l’aveva lasciato; con un gesto impercettibile gli sfiorò la mano. Michael, accorgendosene, si voltò verso di lei. – Hey – disse debolmente.
- Non ha reagito bene, vero? Del resto non potevi aspettarti molto di più… E’ innamorata e si sente tradita.
- Che posso fare? Scusa, Syd… Tu sei appena ricomparsa e tutto quello che riesco a fare è parlarti di lei. Ma, capisci, io ci tengo. Non voglio che si rovini l’esistenza per un errore mio!
- Io ti capisco. Davvero. – poi, dopo poco - Senti, ho un’idea. Se ci parlassi io?
- Cosa?!
- Dai, non fare così, magari, da donna a donna riusciremo a chiarirci. Dimmi in che stanza è.
- Syd…
- Dimmelo o lo chiedo al cameriere. – quasi con sollievo, Michael si rese conto che, anche se erano passati mesi, non era cambiata per niente. Nessuno sarebbe mai riuscito distogliere Sydney Bristow da ciò che aveva in mente…
- 110. – disse rassegnato. Lei gli schioccò un bacio sulla guancia e corse su per le scale, esattamente come aveva fatto l’altra Sydney poco prima. E Vaughn era, ancora una volta, solo.

Sydney si trovava in camera sua, e parlava con Sarah della discussione con il professore, quando qualcuno bussò alla porta. – Se è lui non lo voglio vedere. – disse la ragazza, mentre la compagna andava ad aprire. Ma Sarah rimase molto sorpresa quando si trovò davanti una giovane donna che le sorrideva e le diceva in inglese perfetto: - Ciao. Tu devi essere Sarah. Mi chiamo Sydney Bristow e vorrei parlare con la tua amica, se è possibile… - A sentire quel nome, Sarah si fece subito da parte e chiamò la sua compagna. – Syd, ci sono visite per te.
La giovane uscì dal bagno e fissò la sua rivale che ora si trovava lì, di fronte a lei. – D’accordo, io vado a fare un giro, eh?! Ci vediamo. Ciao Sydney. Tutte e due. – Con queste parole Sarah lasciò la stanza. Il momento del confronto era arrivato, ma entrambe non ne avevano paura né odiavano l’altra. La prima a parlare fu l’ex agente segreto.
- Senti, Sydney, lo so che tra noi è cominciata male. Era un momento un po’ particolare e ti ci sei trovata in mezzo, ma io volevo comunque avere un chiarimento con te, perché so che Michael ci tiene molto al vostro rapporto. Anche se le cose hanno preso una piega strana. – aggiunse subito, notando l’espressione contrariata dell’altra. – So che non ci crederesti se ti dicessi che stanotte non abbiamo fatto che parlare, ci siamo raccontati questi mesi in cui siamo stati separati. E gli unici momenti che lui ha ritenuto degni di nota sono stati quelli vissuti con te.
- Credimi, non è con te che ce l’ho. – rispose l’altra Syd – Sapevo fin dall’inizio che sarebbe finita male questa storia, ma mai avrei pensato che lui mi avrebbe trattata in quel modo. Ho provato a giustificarlo, pensando che era talmente preso da te che si è dimenticato di tutto, ma… meritavo una spiegazione, una parola, un “mi dispiace”, detto in quel momento, però, non stamattina.
- Ti capisco perfettamente, e sarei anch’io arrabbiata come te perché, - disse sorridendo - da come ti descrive, dobbiamo essere molto simili io e te. Ma, vedi, per noi non è mai stato facile. Non voglio fare la vittima o giustificare in qualche modo il suo comportamento. So che conosci a grandi linee la nostra storia, ma non sai quello che provavamo in quei momenti. Syd, io ero sola, costretta a fare una vita da doppiogiochista che odiavo, costretta a sorridere all’uomo che odiavo più di tutto… L’unica persona che mi è sempre stata vicina, senza mai deludermi, aiutandomi tutte le volte che ne avevo bisogno, l’unico su tutta la Terra… era Michael. Provavamo forti sentimenti l’uno per l’altra (una volta ha perfino rischiato il lavoro per salvarmi), ma non potevamo rivelarli perché se i nostri datori di lavoro l’avessero saputo, saremmo morti. Intendo nel vero senso della parola. – Stava per continuare, quando l’alunna di Vaughn la interruppe: - Santo cielo! Doppiogiochista, sareste morti… Ma che diavolo di lavoro facevate?
- Credimi, sarebbe molto meglio per te se non lo sapessi. Chi anche per caso viene a conoscenza di queste cose, si ritrova invischiato in un mondo fatto solo di menzogne. Comunque, fortunatamente, dopo due anni di lavoro, riuscimmo a terminare l’operazione e potemmo finalmente dichiarare al mondo intero, oltre che a noi stessi, che ci amavamo. Sono stati i mesi più belli della mia vita, non mi ricordo momenti migliori; a parte ieri sera, naturalmente…
Syd era allibita. Sapeva che Michael aveva quasi adorato quella donna, ma mai sarebbe arrivata a pensare che aveva dovuto sopportare tutto ciò. Cominciava a sentirsi lei, ora, in colpa, per come aveva reagito. Si rendeva conto che l’attrazione che la legava a Vaughn non era nulla in confronto al sentimento che c’era, c’era sempre stato, e sempre ci sarebbe stato tra Sydney Bristow ed il suo professore. Come se le leggesse nel pensiero (e forse un po’ era così), l’ex agente disse: - Non hai nessun motivo per sentirti in colpa. Non sei tu ad aver sbagliato.- Poi, vedendo la faccia allarmata di Syd, continuò – Sì, Michael mi ha raccontato tutto. Non hai rovinato nulla. Io posso capirlo: sono sparita per quasi un anno e devo dire che in te mi rivedo quando ero un po’ più giovane… Però, l’unica cosa che è importante per te sapere è che lui ti vuole davvero bene. Sei la migliore alunna che abbia mai avuto e non vuole perderti come persona. Sa di averti ferita e vuole rimediare, ma non mi ha mandata lui. E’ stata una mia decisione, perché non sopporto di vederlo con quella faccia… - concluse ridendo.
- Grazie, davvero… Io non so che cosa dire… Mi sento una sciocca…
- Non devi. Piuttosto, la cosa migliore che devi fare è scendere e chiarirti sul serio con Michael.
- Mi avrebbe fatto piacere, davvero, conoscerti in un’altra situazione, Sydney.
- Anche a me, Sydney. – la ripetizione quasi monotona del nome le fece ridere entrambe – Perché non ricominciamo daccapo? Forse sarai un po’ condizionata da quello che provi per lui, ma…
- Non ti preoccupare. I miei sentimenti non sono niente al confronto dei tuoi..

Michael era seduto nella hall dell’albergo, aspettando impazientemente un segno di vita dalle due Syd, quando vide l’alunna arrivare di corsa verso di lui. Lei sorrideva, perciò Vaughn tirò un sospiro di sollievo e si alzò. Syd non fece altro che abbracciarlo, mentre l’altra si faceva, almeno per un attimo, da parte. – Mi dispiace tanto… Non volevo reagire così… Lei è così buona…
- Non fare così, lo sai che non lo sopporto. – disse, vedendola piangere. – E’ tutto a posto. L’importante è che non sia arrabbiata con me. Ci tengo troppo… E scusami per ieri…
- Come faccio ad essere arrabbiata?! Io non immaginavo neanche quello che c’è stato tra voi. E’ destino che stiate insieme… Ne avete passate tante! E non sarò certo io a far cambiare qualcosa…
- Ti ha detto…
- No, niente di compromettente – rispose subito, troncando i dubbi – ha detto che se avessi saputo… sarebbe stato peggio, per me.
- E ha ragione. So che adesso ha stuzzicato la tua curiosità ma, te lo chiedo per favore, non cercare di indagare. Non voglio che ti cacci nei guai… Ti voglio bene, Syd… - questa volta fu lui ad abbracciarla. Proprio in quel momento, la classe usciva dalla sala-ristorante e vide quello che non avrebbe dovuto vedere. – Ehi, guarda… - tutti mormoravano. Il bisbiglio si accrebbe sempre più, cosicché dopo poco, se ne accorse anche Sydney, che si sciolse improvvisamente dalla stretta, riscuotendo anche Vaughn. – Beh, che avete da guardare? – fece ironico, verso gli alunni – Un professore non può avere un bel rapporto con una sua alunna? – Evidentemente in condizioni normali non avrebbe mai detto una cosa del genere, ma era così felice e sollevato che non gli importava più nulla di ciò che avrebbero pensato gli altri… Il silenzio imbarazzante fu rotto da Syd: - No, non abbiamo una tresca, se è questo che volete sapere. Anzi… - un po’ impazzita anche lei, si diresse spedita verso il posto dove sedeva Sydney Bristow, le chiese di alzarsi, la condusse in mezzo alla hall e disse, sotto gli occhi stupiti e divertiti di Vaughn: - Vi presento Sydney. Lei è la fidanzata del vostro professore. – L’ex agente rise guardando verso Michael, che rideva anch’egli.
- Non è possibile. Ma, lei non era mica morta? – chiese Josh.
- Evidentemente sono viva e vegeta…

Tra occhiate incredule, battutine taglienti e nascondimento dei veri sentimenti (questo solo da parte di Syd), la gita scolastica trascorse velocemente. Nel frattempo, Michael aveva telefonato a Lauren, avvertendola che molte cose erano cambiate in quei giorni e che non sarebbe tornato a casa. Inutile dire che lo sgomento della sua futura sposa e i tentativi di capire che cosa mai fosse successo di così grave, erano solo finzione: Lauren Reed sapeva benissimo che Sydney Bristow era tornata poiché la Convenzione l’aveva informata, e, stranamente, non perché qualcuno all’interno della CIA gliel’aveva riferito (quel tipo di notizie erano tenute riservate e sapute solo dai capi di sezione); questa volta il suo ruolo di talpa all’interno dell’Agenzia non aveva funzionato e i capi cominciavano a stancarsi dei suoi fallimenti. L’avevano addirittura minacciata: se al più presto non avesse riportato Sydney Bristow da loro, … beh, sapeva che fine avrebbe fatto.
Già, perché l’agente CIA era rimasta per quei lunghi mesi sotto il controllo a vista di almeno tre della Convenzione, torturata e sottoposta ad ogni genere di lavaggio del cervello, ma nulla aveva funzionato. Dopo tutto quel tempo, la donna era riuscita a conservare la lucidità necessaria per organizzare una fuga che, evidentemente, era andata a buon fine, aveva raggiunto un rifugio segreto della CIA ed erano venuti a prenderla, increduli che fosse ancora viva. Sempre sotto costante protezione e dopo aver preso conoscenza delle ultime novità, aveva chiesto di vedere Vaughn… il resto lo sappiamo.
Tornati a Los Angeles, Sydney White si rese conto che molto probabilmente Vaughn sarebbe ritornato a lavorare dov’era prima, e dovette fare i conti con la gelosia pungente e il dolore che quel distacco le avrebbero provocato. Michael, invece, pensava solo a come smascherare Lauren e a liberarsi di lei, ma quando entrò in casa non la trovò; al suo posto c’era un biglietto: “So che sai. Non sognarti che ti chieda perdono. Faccio ciò che mi conviene e mi appaga, come esattamente hai fatto tu con me in questi mesi. Ci rivedremo, ma stavolta non illuderti che la tua Syd ne uscirà viva.” Nel leggere il biglietto si rese conto di quanto era stato stupido a telefonarle, in questo modo aveva avvertito la Convenzione di dove fosse Sydney… La prima cosa che fece fu ritornare alla CIA, e chiedere il ri-reclutamento: doveva informare i capi e aiutare a punire quei bastardi che gli avevano portato via la donna che amava, e questa volta non sarebbe scappato. Naturalmente i suoi ex colleghi ne furono felicissimi, Michael Vaughn era sempre stato amato da tutti quelli che gli stavano attorno; quando videro entrare dalla solita porta Michael e Sydney, ancora insieme, ancora come una volta, non poterono trattenersi chi dal sorridere, chi (il solito Marshall) dal piangere a dirotto. Eric Weiss, l’amico di sempre, il compagno di bravate al tempo del doppiogioco con l’Sd-6, per poco non saltò loro al collo. La mattina dopo, Vaughn disse a Syd che era il giorno stabilito per lasciare la scuola.
- Michael, so che ci tenevi tanto. Non devi sentirti obbligato a tornare per me. Pensa a come starà la tua alunna.
- Dimentichi che quei bastardi hanno rovinato la vita anche a me. – disse, abbracciandola. – E poi, stavo per sposare una traditrice, che mi usava. La voglio morta. Sydney capirà. Con lei ne abbiamo già parlato. – Riflettendoci pensò che “parlato” non era esattamente la parola appropriata. Lui le aveva detto come stavano le cose e quali erano le sue intenzioni, e lei aveva semplicemente risposto: “Ah…”
- Se ne sei proprio sicuro, io sono felice. Sai che con te mi sento sempre più forte…
- Anch’io. Ti amo… - la baciò.

- Ragazzi, devo darvi un triste annuncio, ma inevitabile. – A parlare era stato Vaughn, qualche ora dopo, in aula. – Siete stati una classe indimenticabile, davvero…– e qui guardò Sydney – … e vi ricorderò sempre. Oggi è l’ultimo giorno che lavoro qui. Torno a fare il vecchio lavoro. Mi auguro che non cambiate mai. – Molte ragazze piangevano, i maschi erano stupiti ma dispiaciuti, Sydney era apatica. Vaughn si curava solo di quest’ultima. Dopo qualche momento di silenzio, Josh disse: - E’ per la sua ragazza, vero? Non si preoccupi, non vogliamo sapere niente, ma la capiamo se è per questo che torna là. Solo… ci mancherà! –
Terminata l’ora, ognuno degli allievi andò a turno a salutare personalmente il prof., poi uscirono tutti, lasciando naturalmente Syd, che era rimasta per ultima, sola con lui. Seguì un silenzio imbarazzante, troncato da Michael che disse: - Senti, è difficile anche per me. Penso che tu abbia capito più o meno che genere di lavoro facevo. Non sai che cosa vuol dire ritornare dopo tempo a quella vita. Darei tutto per uscirne completamente e vivere sereno con lei, ma non posso, mi sento in dovere di trovare chi ci ha fatto questo… - Prima ancora che finisse di parlare, lei era già in lacrime. Vaughn si avvicinò e la strinse a sé, poi le prese il viso tra le mani e disse: - Non ti merito. Non pensare a me in quel modo. Tu hai bisogno di una persona che ti ami sul serio e io ci sarò sempre se avrai bisogno di qualcuno anche solo con cui parlare… Non dimenticherò mai il nostro rapporto… Sarai sempre importante per me. Ma non voglio che tu pianga perché io ti ho fatta soffrire. Ripeto: non lo merito. -
- Come sta lei? -
- Bene, ora. Ne ha passate tante… A proposito, mi ha chiesto di salutarti. -
- Ricambia da parte mia. Grazie per quello che… insomma… quello che mi hai dato. E non preoccuparti per me. Sii felice con lei perché se lo merita. – Detto questo scappò via dall’aula.

I mesi passavano e gli agenti facevano ogni volta grandi passi avanti nella ricerca e nell’eliminazione di tutti i capi della Convenzione, ma ben presto scoprirono che, per raggiungere il capo supremo, avrebbero dovuto passare per il misterioso Sark, che da tempo era loro nemico, e dalla stessa Lauren. Vennero a sapere che un fornitore e complice dei due, che si dava come nick name Anorev, di origini russe, ma che risiedeva da tutta la vita a Los Angeles, avrebbe voluto disertare dall’organizzazione terroristica. La missione affidata a Syd e Vaughn, ora di nuovo compagni di azione, era quella di penetrare clandestinamente in una festa a cui partecipava anche questo sig. Anorev, e di recuperarlo, per condurlo alla CIA e farsi indicare il nascondiglio di Sark e di Lauren. Usciti dal breafing, Vaughn pensò allo strano nome del disertore: ANOREV. Provò a leggerlo al contrario e si rese conto che risultava VERONA. Bastò quella parola a riportargli alla mente i ricordi della gita che aveva cambiato la sua vita. Pensò a Sydney White e gli sovvenne che una volta lei gli aveva detto che Verona era la sua città preferita… Ora sicuramente non sarebbe stato più così, dopo quello che le aveva fatto… Era davvero molto tempo che non la vedeva…
- Ehi, a che pensi? – Syd interruppe bruscamente il corso dei suoi pensieri.
- A nulla. Tutto bene. Penso che andremo ancora in missione insieme, ma stavolta siamo vicini a casa… Che ne dici se quando torniamo ci prendessimo quella maledetta vacanza che manca da quasi due anni? -
- Dico che sei un genio, proprio come due anni fa… -
Forse sarebbe finalmente riuscito a chiederle di sposarlo, magari davanti all’acqua cristallina del mare di Santa Barbara…

Sydney White si stava preparando per una festa, quella sera. Ci sarebbe andata con suo padre, che aveva insistito tanto. Le era sembrato un tantino agitato in quei giorni ma non era riuscita a spiegarsene i motivi. Addirittura le aveva promesso di farle conoscere un ragazzo molto interessante… Non la smetteva mai di affibbiarle persone che puntualmente non la interessavano. Ma quelli che la interessavano non erano al momento disponibili, quindi ritenne che valesse la pena fare l’ennesimo tentativo. Pensò che mancava ormai poco al suo esame finale e che era passato un sacco di tempo da quando aveva visto Vaughn l’ultima volta… e desiderò di incontrarlo, anche per caso.

Michael e Syd si stavano preparando per una festa, quella sera. La festa in cui dovevano intrufolarsi per recuperare il membro della Convenzione.
- Te l’ho già detto che sei meravigliosa con quel vestito? -
- No… - lo baciò lievemente, ridacchiando.
- Sei pronta? -
- Sì, e tu?
- Certo. Speriamo di non trovare inconvenienti. -
- Speriamo. Sarà meglio andare. -

Sydney entrò nel vecchio castello illuminato al braccio di suo padre. Fu immediatamente avvolta da quell’atmosfera che odiava: falsa allegria. Ricconi che parlavano di affari, donne annoiate. Ma aveva un presentimento strano, che andava aldilà della noia. L’unica persona che conosceva la lasciò in balia di un ragazzo che, come previsto, non le piaceva, mentre qualcuno, da lontano lo chiamava fuori. Passò circa mezz’ora ascoltando quel giovane, annuendo ogni tanto per non fargli capire che pensava ad altro, poi lui, forse si chiamava Bill, le chiese di ballare. Mentre volteggiava nella sala udì il suono secco e terribile di uno sparo provenire dal giardino.

Sydney entrò nel vecchio castello illuminato al braccio di Michael. Dopo l’iniziale difficoltà con gli inviti, tutto sembrava andare liscio: si fingevano una coppia sposata, rappresentanti di un’organizzazione benefica internazionale e venivano rispettati dagli altri partecipanti alla festa. Come da piano, Sydney trovò nella sala colui che più corrispondeva alle descrizioni che possedeva sul sig. Anorev (la CIA aveva avuto solo un messaggio cifrato dall’interessato, ma non una foto) e, appurato che si trattava di lui, lo attirò fuori con una scusa, allontanandolo da due ragazzi che però vide solo da lontano. Cominciarono a parlare concitatamente della presunta attività benefica, e più lo ascoltava, più Syd riconosceva in lui i modi di fare di qualcuno che non si ricordava chi fosse. All’ora decisa, l’agente lo condusse in un posto appartato, non accorgendosi che due persone li seguivano a vista. Aspettava Vaughn, ma lui non arrivava. Mentre cercava una soluzione sentì il suono secco di uno sparo provenire da qualche passo dietro di lei.

Sydney White si staccò da Bill e corse fuori, terrorizzata. La scena che vide la lasciò terrorizzata: quella donna, ne era certa, che avrebbe dovuto sposare Vaughn, ora puntava una pistola alla fronte di suo padre! Un uomo biondo aveva appena ferito Michael alla spalla, mentre Sydney Bristow alzava in alto le mani come per arrendersi. Senza riflettere e presa dal panico, Syd fece per gettarsi verso suo padre urlando: - Papà!!! – Ma l’altra Sydney fu più veloce. Proprio mentre Sark sparava di nuovo, questa volta verso la ragazza, l’agente la spinse a lato, facendola cadere e quindi perdere conoscenza, ma coprendola con il suo corpo per poi rimanere a terra immobile.
– Syd! – Gridò Vaughn. L’uomo non pensò più ai fuggitivi e corse da lei. Approfittando della distrazione degli avversari, Lauren assestò un colpo alla nuca al disertore sconvolto e spaventato per la figlia, e insieme a Sark lo trascinò via nel marasma creatosi intorno al luogo della sparatoria: dopo alcuni istanti erano scomparsi.
Quando, passato qualche minuto, Sydney White riprese conoscenza, si ritrovò in un camioncino, con accanto un disperato Vaughn e un uomo sulla cinquantina di cui non conosceva l’identità, chini su Sydney Bristow. La donna giaceva esanime, mentre la macchia di sangue che si trovava al di sotto del suo corpo si allargava sempre di più…

Continua…

POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
Beh… sono arrivata in fondo anche a questo mio secondo racconto. Spero che i poveracci che sono riusciti a finirlo senza addormentarsi non si siano arrabbiati perché, ancora una volta, non è terminato del tutto!!!! Lo dedico a tutti coloro che mi sopportano quando continuo instancabilmente a parlare di Alias e a quelli che non credevano che ce l’avrei fatta a finirne un altro… Un saluto a tutti gli altri fans e ai visitatori del sito. (NON VEDO L’ORA CHE ARRIVI GIUGNO!!!!!!)


Alias © 2001/05 Bad Robot - Touchstone Television
Alias Italia - Il dossier Sydney Bristow © 2003/05 Antonio Genna
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