ALIAS Italia

ALIAS ITALIA

FANFICTION

Scritto da Marina
Riassunto: come si comporta il Professor Vaughn con i suoi alunni? E se nella sua vita entrasse a far parte qualcuno capace di distoglierlo da Syd? Non ci credete? Leggete!!

Data di composizione: dall’1 al 3 ottobre 2004
Periodo di svolgimento: Ipotetico periodo fra la presunta morte di Syd e l’inizio della terza stagione
Valutazione del contenuto: adatto a tutti

DISCLAIMER
Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Alias Italia – il dossier Sydney Bristow", e che tutti i personaggi della serie "ALIAS" utilizzati sono di proprietà ABC, Bad Robot – Touchstone Television e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.

Le due Syd

- Vaughn, sei qui… - Lei sorrise e gli si gettò fra le braccia. Michael la baciò, come dal primo momento aveva desiderato fare, e poteva sentire il calore del suo corpo invaderlo lentamente e percorrere le sue vene. Ora non importava più nulla: finalmente l’Sd-6 era sconfitto e loro avrebbero potuto amarsi davanti a tutti, senza che questo causasse menzogne, sotterfugi e rimproveri. Ma all’improvviso Syd si staccò da lui e gli disse: - Mi dispiace, Michael, ora devo andare, il mio destino mi aspetta… - E mentre ancora parlava, da dietro le spalle comparve Francie che le sparò in pieno petto, mortalmente. Lui non ebbe neanche il tempo di rendersene conto, che già Syd si era accasciata al suolo, esanime.
- Nooooooooo!… -

Michael Vaughn si svegliò di soprassalto e madido di sudore. Era successo di nuovo. Da quasi un anno, ormai, lei non c’era più, e ancora la sognava, ancora la pensava, ancora la amava. Non passava notte che non ripercorresse in qualche modo, tramite un incubo, i momenti che lo legavano a Sydney, e poi, alla fine la vedeva sempre morire davanti a lui, senza poter fare nulla per salvarla. Ne era sicuro: quella sarebbe stata in eterno la sua condanna. Ma lei era morta, era scomparsa per sempre, e lui non poteva andare avanti così, doveva riuscire a farsene una ragione… Glielo ripetevano tutti continuamente, anche se ora non lavorava più alla CIA e non usciva quasi mai da casa. Aveva perfino cominciato a insegnare lettere, il mestiere che sarebbe piaciuto fare a Syd, ma ancora il suo ricordo lo perseguitava, non lo lasciava respirare. Naturalmente Lauren non lo sapeva. Già, Lauren. Chi era questa donna? Nemmeno Michael lo sapeva. Stava per sposarla, aveva passato del tempo con lei, ma ancora non la conosceva abbastanza e soprattutto… non la amava. Voleva diventare suo marito solo perché le voleva bene e le era grato per essergli stata vicino in quei mesi d’inferno. Ecco, le voleva bene, ma sapeva che l’amore sarebbe stato per sempre solo di Sydney, e il maggiore suo rimpianto era quello di non essere stato capace di rivelare alla donna che amava i suoi sentimenti. Certo, con i fatti glielo aveva dimostrato, ma lei le cose voleva sentirsele dire, e lui non c’era riuscito. Per timidezza, o per paura di non essere ricambiato…
- Che stupido… - disse fra sé mentre una lacrima, l’ennesima, gli rigava il viso.

L’indomani mattina, Michael si trovava come sempre in un’aula della sua scuola e stava interrogando la classe su Shakespeare.
- “Ecco, dalle mie labbra, per mezzo delle tue, è tolto il peccato.” Chi ho citato? -
- Penso sia Shakespeare, professore.. – disse timidamente una ragazza al primo banco.
- Brava, Sydney. Sei sempre preparata. – dicendo quel nome, come sempre, Vaughn si bloccò un attimo, guardando la sua alunna fissamente. Poi, riprendendosi - Però, vedi, Shakespeare ha scritto circa trenta poemi… Non è che potresti dirmi quale opera ho citato? -
- Certo, professore. Si tratta di Romeo e Giulietta. Atto primo, scena quinta. E’ il primo incontro tra i due protagonisti. -
- Ottimo, Syd… - Oddio, l’aveva chiamata Syd! Non poteva permettersi altre cose del genere davanti a tutto il resto della classe. Anche se quella ragazza era davvero brillante, preparata ogni giorno, e anche molto gentile con lui. Qualche volta avevano persino parlato al di fuori di una lezione, e lui le aveva raccontato di aver conosciuto un’altra Sydney…
- D’accordo, ragazzi. – Tagliò corto Michael, vedendo le loro facce sorprese a quel diminutivo. – Volevo informarvi che abbiamo deciso dove portarvi in gita scolastica. Andremo a Verona, in Italia, dove è ambientato il poema di Romeo e Giulietta. -
La classe esplose in un grido di approvazione. I ragazzi erano contenti per via del cibo, le fanciulle perché i ragazzi italiani godevano di un’ottima fama in quanto a bellezza…
- Wow, finalmente assaggerò la vera pizza italiana, non le schifezze di Los Angeles!!!!!!!! – esclamò Josh, un ragazzo all’ultimo banco.
- Ti pregherei di fare almeno finta di essere interessato a Shakespeare, Josh… - rispose Vaughn, divertito.
- Ma io lo so sono professore, anzi, è da un po’ di tempo che volevo chiederle una cosa. In questo periodo ci ho riflettuto molto, e…
- Josh, non posso crederci… Tu hai detto CI HO RIFLETTUTO???!!! Non è possibile… - Tutta la classe rise di cuore all’ennesime battuta amichevole del loro prof. di lettere. Quello non era un prof. come gli altri: era fantastico.
- La prego, non mi prenda in giro!!!!
- Dai, scherzavo! Continua pure.
- Beh, stavo dicendo… Ecco, lo so che è una domanda strana, ma… lei crede nel vero amore? E’ d’accordo con quanto asserito da Shakespeare? – La classe si ammutolì, aspettando impaziente la risposta. Solo una fra gli alunni, non era entusiasta di sentirla. Era proprio Sydney, la ragazza che prima aveva risposto correttamente alla domanda di Vaughn; lei, infatti, la conosceva già, perché una volta si era incontrata con lui per caso al parco, e avevano passato la giornata a raccontarsi, praticamente, le loro vite, e Michael le aveva parlato di una certa Sydney Bristow, che aveva perso per sempre, ma che ancora amava. Dal primo momento che l’aveva visto, Sydney (l’alunna), era rimasta molto colpita da quel giovane insegnante molto comprensivo e veramente interessato ai suoi studenti, che quando pronunciava il suo nome si adombrava per qualche secondo, come se ricordasse qualcosa di molto triste, e che, nel dirlo, usava un tono profondo, diverso da quello che utilizzava per tutti gli altri allievi. Ora lei aveva capito cos’era quel qualcosa che lo rendeva malinconico: la sua donna era morta, senza dargli il tempo di dirle quanto l’amasse.
Così, giorno dopo giorno, fra professore e allieva si era creato un feeling straordinario, finché non avevano avuto quell’incontro casuale e non avevano parlato del bel rapporto che stava crescendo tra loro. Syd ricordava con piacere che lui le aveva confidato di esserle molto affezionato perché lei era l’unica persona in mezzo alla moltitudine di studenti che volva costruire il suo futuro impegnandosi seriamente, e non facendo l’oca, come le sue compagne. In poche ore lei si era resa conto di potersi fidare ciecamente del suo professore e gli aveva raccontato i suoi problemi, la malattia di sua madre, l’amarezza delle molteplici delusioni datele da chi considerava amico. E da lui aveva trovato risposte, consigli, semplicemente incoraggiamenti ad andare avanti, a non arrendersi mai. – Se vuoi, fuori dalla scuola, puoi darmi del tu. Tanto ormai ci conosciamo abbastanza bene! – le aveva detto Vaughn. Naturalmente aveva accettato subito… Non poteva negare che, in fondo in fondo, era un po’ innamorata di quel professore giovane, molto carino, che si era legato a lei. Ma il suo era un amore irrealizzabile: avevano più di dieci anni di differenza. E poi lui era ancora preso dal ricordo di quella Sydney…
Le sue riflessioni furono interrotte da Michael, che stava iniziando a rispondere alla domanda di Josh. – Davvero molto notevole, come domanda. Ti prometto che risponderò, ma perché lo chiedi proprio a me? –
- Vede, professore, lei non è come gli altri insegnanti. Lei è l’unico che ci abbia dimostrato di poter parlare liberamente con noi, anche di cose imbarazzanti…
- D’accordo, ho capito e ti ringrazio per l’apprezzamento. – Fece una pausa e poi continuò. – Sì. Io credo nell’amore vero. Ci credo fermamente. E sono convinto che Shakespeare abbia proprio centrato il significato di “amore”. “Amore” è sacrificare la propria vita per l’altro, donarsi interamente, con tutto te stesso. Non è importante il tipo di amore. C’è quello fisico tra uomo e donna, quello filiale, quello caritatevole… Vedete, alcuni di voi sono ancora un po’ immaturi per riuscire a provare un sentimento così forte, senza offesa, naturalmente. Ma sono sicuro che almeno una di voi, già lo prova. Al punto di sacrificare tutto il suo tempo perché qualcuno a lei caro sta male… - A queste ultime parole, Syd era sul punto di scoppiare a piangere, perché sapeva che Vaughn parlava di lei. Tutti i compagni si guardarono in giro, cercando di capire chi potesse essere, ma Sydney era tenuta talmente poco in considerazione nella classe, che nessuno si accorse del suo stato d’animo. Approfittando del momento di distrazione degli allievi, Michael le lanciò uno sguardo pieno d’affetto che riuscì a farla sorridere.
Dopo qualche istante, un’altra studentessa chiese: - Prof. lei l’ha mai trovato? L’amore vero, intendo… -
Sydney, conoscendo la curiosità dei compagni, temeva che potessero porre una domanda simile. Ma non aveva fatto in tempo a trovare una scusa per cambiare discorso e liberare Vaughn dall’imbarazzo.
- Mi auguro che voi sappiate che mi state domandando qualcosa di molto personale…
- Sì, prof. certo, ma noi speravamo che…
- Lo so, lo so. Siete curiosi. Fa parte della vostra età! E io ho il dovere di rispondervi, perché credo che le esperienze dei più grandi servano a coloro che imparano… Ho conosciuto l’amore vero. – La classe ora aveva tutti gli occhi fissi sul professore. – Una volta, circa un anno fa, io facevo un lavoro completamente diverso da questo, e per lavoro, conobbi una ragazza. Si chiamava… ehm… si chiamava… - Syd sorrise e guardò Michael, che ricambiò lo sguardo d’intesa. – Beh, non è necessario che lo sappiate. Comunque, lei era davvero molto bella; con il passare del tempo la nostra amicizia si tramutò in qualcosa di molto più profondo e importante. Non mi era mai capitato di essere così innamorato… Ero al settimo cielo, e già progettavamo la nostra vita insieme, quando… lei morì in un incidente, e io non ho mai fatto in tempo a dirle quanto l’amavo. Bene, ragazzi, voi che siete abituati a cambiare amore ogni due settimane, io vi dico che non l’ho ancora dimenticata, e che ho continuato ad amarla anche se è passato molto tempo… - Michael si era fatto triste d’improvviso, e anche la classe aveva assunto un’aria malinconica, ma nello stesso tempo stupita dell’esperienza traumatica del suo prof. .
- Ehi, riprendetevi. Non volevo distruggere il morale dei miei allievi con la mia storia! Dove eravamo rimasti? Ah, sì. Vi stavo dicendo della gita. Sarà di quattro giorni e partiremo lunedì della prossima settimana. Ecco, ora vi distribuisco i fogli con su scritto il programma per intero e ciò che vi servirà. – Il resto dell’ora trascorse velocemente. Quando suonò la campana, Vaughn salutò la classe dando appuntamento a lunedì e chiese a Syd di rimanere un attimo in classe. Non era la prima volta che capitava: ormai i compagni erano abituati a questi tète-a-tète tra i due, ma le ragazze, ancora mormoravano, gelose dell’intimità che Sydney aveva creato con quel professore che compariva in tutti i loro sogni.
- Syd, mi dispiace. Non volevo metterti in imbarazzo o rattristarti. Forse non dovevo fare quell’allusione. – disse Michael quando tutti se ne furono andati.
- Stia tranquillo. Non è successo niente. Anzi, mi scusi lei per non aver impedito loro di farle quella domanda. Che cosa voleva dirmi?
- Ehi, ma… non dovevi darmi del tu al di fuori delle lezioni?
Lei sorrise e lo guardò annuendo.
- OK, allora fallo! Comunque volevo solo scusarmi con te per ciò che ho detto e… prometterti che non permetterò agli altri tuoi compagni scansafatiche di rovinarti la gita. So che ti piace molto Verona.
- Come fa… scusami… come fai a saperlo?
- Me l’hai scritto nel tema più bello che abbia mai letto, ricordi?
- Ah, sì. – rispose lei, arrossendo lievemente. Solo quel suo professore aveva il potere di metterla in imbarazzo e contemporaneamente di lusingarla in quel modo. – Grazie per la promessa. Ci vediamo lunedì perché ora devo scappare. Ciao…
- Ciao. Buona giornata.

Arrivato a casa, verso l’una del pomeriggio, dopo estenuanti ore di lavoro con i suo studenti, Michael riuscì a riposarsi un attimo sul divano. Chiuse gli occhi, e nella testa aveva quella sua alunna dagli occhi dolci che arrossiva ai suoi complimenti. Pensò che forse doveva smetterla di illuderla in quel modo; si era accorto perfettamente che ora lei si sarebbe aspettata qualcosa di interessante durante la gita di più giorni a Verona, e sapeva benissimo di non poterla accontentare. Insomma, lui era il prof. e lei l’allieva, c’erano più di dieci anni di differenza, e poi doveva sposare Lauren… Al solo pensiero gli venne quasi la nausea. E allora, perché aveva deciso così? Per mille motivi, si rispose al momento. Dimenticare Syd, ricominciare, legarsi a qualcun altro, ecc., ecc. Nonostante si imponesse di farlo, non riusciva a non pensare alle due Sydney, e alla gita molto divertente che lo aspettava…

Lunedì arrivò molto in fretta, e Lauren si era offerta di accompagnare Vaughn all’aeroporto. – Così non sarai costretto a lasciare l’auto incustodita. – gli aveva detto per convincerlo – E poi, ti potrò salutare meglio… Come nei grandi film d’amore!
- Sì, quelli che finiscono male… - aveva ribattuto lui sarcasticamente. A quelle parole, lei si era accorta dell’indelicatezza che aveva compiuto. Sapeva perfettamente che ogni piccola allusione che si faceva a storie d’amore tragiche, riportava alla memoria di Michael il brutto periodo vissuto dopo la morte della sua ex. Già parecchie volte si era dovuta sorbire tutta quella tristezza, quell’apatia, tutto il racconto della vita di quella donna che doveva essere stata veramente straordinaria, per catturare in un tale modo il cuore di Vaughn.
Fatto il check-in, Michael e Lauren si ritrovarono nella sala d’aspetto, dove il professore salutò amichevolmente i suoi alunni, accompagnati dai genitori già in ansia. Sydney, vedendo per la prima volta la futura moglie di Vaughn, non poté che ammettere con la sua migliore amica che era veramente bella, e che davvero su quell’aspetto lo meritava.
- E’ in partenza dalla pista numero due il volo diretto all’aeroporto di Verona. Tutti i passeggeri sono pregati di affrettarsi alle uscite… - dopo circa cinque minuti, dall’altoparlante risuonarono queste parole. Lauren schioccò un sonoro bacio sulle labbra a Michael, che non oppose per nulla resistenza; a quella vista, Syd fu presa da un’irritazione inspiegabile (o quasi!!!!), e non sentì nemmeno le solite raccomandazioni del padre. Per fortuna Michael si accorse che la sua alunna era “braccata” dal padre e, dopo un debole “arrivederci” alla futura sposa, si diresse verso di loro dicendo all’uomo: - Non si preoccupi, signor White. Sua figlia sarà in buone mani: non la perderò di vista un attimo. - La ragazza lanciò uno sguardo raggiante al professore. Poi trovò la forza di salutare il papà e si lasciò accompagnare all’uscita da Michael, che le sorrideva, divertito.
Nel frattempo, Lauren osservava la scena, chiedendosi chi fosse quella ragazza e se avrebbe creato problemi al suo piano… Proprio in quel momento le squillò il cellulare.
- Che succede?
- Nulla, solo abbiamo bisogno di lei per un’operazione delicata.
- Signor BOWMANI, non era il mio periodo di riposo?!


Mentre Lauren sistemava i suoi misteriosi affari, sull’aereo ancora in procinto di partire, Michael e Sydney si resero conto che avevano assegnato loro due posti vicini (lei era in mezzo tra il prof e la sua amica Sarah). Una volta seduti, vedendo l’espressione contrariata sul suo viso, Vaughn le chiese se avesse paura dell’aereo. In un misto tra l’imbarazzato e l’impaurito, Syd rispose: - Ehm… sa, non ho mai volato… E’ il decollo che mi infastidisce…
- Non ti preoccupare, non succederà nulla di grave. Solo sentirai una sensazione di vuoto sotto di te. Stringi forte la mia mano e appoggiati al sedile, se avrai panico! – le disse lui con uno sguardo allegro. Doveva stringergli la mano? Possibile che avesse capito bene… Sognava da mesi di poterlo fare! E che avrebbe detto Sarah se avesse guardato un po’ alla sua sinistra? Non ebbe il tempo di rispondersi perché l’aereo cominciava a muoversi velocemente, diventando all’improvviso una scheggia. Senza pensarci seriamente, ma quasi d’istinto, la ragazza allungò la sua mano sinistra verso di lui cercando affannosamente la sua mano… La trovò quasi subito, o meglio, fu lui ad afferrare la sua, perché Syd era talmente terrorizzata che si muoveva convulsamente con tutto il corpo. Appena sentì il contatto, lei si sentì pervasa da una sensazione di calore e di protezione grandissima, e in un attimo la paura scivolò via dalla sua testa, che ora era impegnata a godersi quell’attimo di beatitudine…
“Com’è dolce!” pensava lui, guardandola mentre lentamente si calmava e il velivolo in cui si trovavano cominciava ad elevarsi. Era da un bel pezzo che non si sentiva in quel modo. L’ultima volta che aveva stretto dolcemente la mano di una ragazza per tranquillizzarla, era stato certamente con l’altra Sydney. Ricordava distintamente la prima volta che avevano volato insieme, e pensò seriamente che quella ragazza, anzi, quella donna, che gli sedeva di fianco, gliela ricordava davvero tanto…
Quando l’aereo fu totalmente in quota, i due si guardarono per un istante, prima che lei ritraesse la sua mano, cercando di nascondere il rossore che le appariva inesorabile sulle guance. Riuscì a mormorare un “grazie”, fioco. – Ma io non ho fatto nulla… - disse Vaughn, sapendo di mentire, ma quasi lo divertiva questa situazione che si stava creando. Purtroppo non pensava al fatto che sarebbe potuta diventare seria…
- Invece sì… E credo tu lo sappia. – Syd si ricordò troppo tardi che non erano soli ed era compromettente dargli del tu davanti ai suoi compagni. Fortunatamente nessuno, all’apparenza aveva sentito quel particolare. Michael non ci pensò nemmeno. Non gli era mai interessata l’opinione degli altri, piuttosto rifletteva sul fatto che quella, esattamente come l’altra Syd, riusciva sempre a capire se stesse dicendo la verità.
Di nuovo si osservarono, sorridendo. Quel momento fu rovinato dalla suoneria del cellulare del prof. – Pronto?
- Ciao amore, sono io. – dall’altra parte aveva risposto Lauren.
- Ciao, Lauren. – Il sorriso scomparve dal viso di Sydney, che si girò dall’altra parte per chiacchierare con Sarah, e contemporaneamente per non vederlo mentre parlava con la sua futura sposa…
- Come è andato il viaggio? Sei arrivato?
- No, non ancora. Sono sull’aereo. Ma, perché mi chiami qui? Lo sai che non si potrebbe: le hostess mi uccideranno! Non dirmi che sei in pensiero. Guarda che se devo avere una moglie iperprotettiva ci rinuncio, eh?! – esclamò Vaughn, mostrandosi un po’ scocciato. Il che, fece molto piacere a Syd.

Circa due ore dopo, in albergo a Verona, Sarah era più agitata di Sydney perché, da brava migliore amica, aveva osservato e ascoltato tutto quello che era successo in volo e, sembrava, anche dopo! Una volta rimaste sole nella loro stanza, lasciate andare via le altre compagne venute a far visita, era cominciato l’interrogatorio.
- Insomma, Syd, il professore più carino sulla faccia della Terra ti fa palesemente la corte, e tu non ne parli con la tua migliore amica? Saresti da scomunica! Non mi avevi nemmeno detto che gli dai del tu!!!
- Ti ho già fatto notare che non mi fa la corte, è molto incasinato. Manco solo io a complicargli la vita…
- Perché è incasinato? Chi se ne frega se sta per sposare un’altra… Forse non ti accorgi di come ti guarda!
- Non dire cretinate adesso. Mi ha solo offerto la sua mano perché avevo paura del decollo, non è successo niente di male.
- Oh, carino, lui!! – fece ironicamente Sarah – Ti offre la sua mano. A proposito, non è che per caso gliel’hai rotta a furia di stringere? La scena era davvero molto buffa…
- Smettila! Per me non è stato affatto buffo…
- Eccola, che finalmente ammette! – esultò l’amica trionfante – Allora ti piace sul serio, eh?! Beh, chiunque ci rimarrebbe di sasso se uno come lui ti tiene la mano, non parla con altri che te per otto ore di volo, ti scarica e ti porta in camera la roba senza che tu gliel’abbia chiesto!
- OK, va bene, mi arrendo… - sorrise Syd – un po’ mi piace, però non devo farmi illusioni, anche perché, come hai detto tu, sta per sposarsi, e poi abbiamo più di dieci anni di differenza.
- Mi sa che per le illusioni è un po’ tardi. Piuttosto, pensa a goderti questi giorni, e… a stargli più vicina che puoi!!!
Le due scoppiarono a ridere insieme.

- Che si fa stasera, prof? – chiesero quasi in coro i ragazzi, a cena, qualche tempo dopo.
- Ehi, siamo appena arrivati, il viaggio è stato lungo… non è che stasera ve ne stareste buoni buoni in albergo? – Un moto di disapprovazione aleggiò nella stanza a queste parole.
- D’accordo, d’accordo. Ho capito. Ma ricordatevi che sono vecchio, e certe bravate non me le posso permettere… Dove mi volete portare?
Prese la parola un allievo di nome Steven. – Professor Vaughn, ho letto dei manifesti che dicevano, secondo il mio dizionario italiano, che ci sarebbe stata, oggi fino alle 2.00 di notte, una fiera con tanti dolci e anche delle giostre, magari le montagne russe!!! Potrebbe essere un’idea…
- Che dite, ci fidiamo del suo dizionario d’italiano?
Alla domanda, la classe intera rispose con un assenso generale, mentre Michael cercava con gli occhi dove fosse Syd. – Bene, ragazzi, disse sempre distratto, allora ci troviamo nell’atrio fra mezz’ora, pronti, mi raccomando. A dopo. – detto questo si alzò da tavola e, quasi d’istinto, uscì in giardino, spinto dalla ferma convinzione che v’avrebbe trovato anche lei. Non si stupì quindi, quando la vide appoggiata alla balaustra del tempietto in mezzo al praticello. Al contrario, rimase male quando notò che stava piangendo; le si avvicinò lentamente. – Non hai mangiato stasera, vero? – Solo adesso Syd si accorgeva della sua presenza. – Che succede? – chiese di nuovo Vaughn.
- Oh, scusami… - rispose lei, cercando di controllarsi. Ma le lacrime non ne volevano sapere di fermarsi. – Non volevo farti preoccupare… Avevo solo bisogno di…
- …stare da sola. Stai tranquilla, non mi hai fatto preoccupare. So bene che hai la testa sulle spalle. Ti manca tua madre, la madre che avevi prima che si ammalasse, non è così?
- Come fai a saperlo?
- Ci sono passato. Solo che per te è diverso. Tu la madre ce l’hai ancora, anche se con tutti i problemi di cui mi hai parlato. Invece mio padre è morto quando avevo otto anni…
- Mi dispiace, non lo sapevo…
- Ehi, non volevo renderti ancora più triste. Possibile che vi faccio sempre questo effetto?! Era solo per dirti che tu sei ancora più fortunata. Non sprecare questo tempo in cui ce l’hai ancora vicina.
- Mi sento in colpa per averla lasciata da sola, per essermi anche solo divertita un po’ senza di lei. Sai, questa città mi ricorda quando andavamo insieme in vacanza… - non riuscì a dire altro, non riusciva a non singhiozzare. Per Michael fu un attimo. Gli ritornò in mente quando l’altra Syd aveva di queste crisi, e quello che di solito faceva per tranquillizzarla. La somiglianza anche in quello era troppa per resistere alla tentazione. E lui non resistette. Fece un passo verso di lei e le disse dolcemente: - Vieni qui, Syd. – La ragazza era troppo provata per rifiutarsi di stargli accanto. A sua volta gli si avvicinò e lui la abbracciò lentamente, quasi come se avesse paura di rovinare un bel fiore. Ma quando sentì quel calore che tanto gli mancava, passarono tutti i timori e la strinse forte a sé; dal canto suo, Syd provò di nuovo quella sensazione di protezione e di sicurezza assoluta dell’aereo e riuscì perfino a sorridere tra le lacrime.


La comitiva che uscì (non proprio) mezz’ora dopo dall’albergo era a dir poco frizzante. Ragazzi che correvano per le strade, ragazze che strillavano nel vedere le foto di Raul Bova appese ai muri della città… Michael sembrava non accorgersi del marasma che stavano provocando i suoi alunni, infatti era impegnato a spiegare a Syd che il balconcino di Romeo e Giulietta era appena a due isolati da lì. – Ma guarda questi Americani! – disse un anziano passante – Sempre pronti a fare schiamazzi…
Vaughn sentì la protesta (non aveva naturalmente bisogno di interpreti…) e richiamò immediatamente i ragazzi. – Smettetela o giuro che ce ne torniamo a Los Angeles immediatamente! – Divertita, Sydney cercava di godersi ogni attimo di quella serata, sempre cercando di stare il più possibile vicina al prof. Non si rendeva conto che tutte le ragazze della sua classe, tranne la sua amica ovviamente, la squadravano da dietro con invidia mista a rabbia e voglia matta di essere al suo posto. Insomma: il professore più giovane e carino di tutta la città non si curava che di lei, ingenua e secchiona.
Percorsero ancora qualche metro e si ritrovarono già immersi in quella mega-festa cittadina. Da ogni parte, bambini e genitori, coppiette di innamorati, adolescenti in gruppo, sorridevano e si divertivano come matti centrando obiettivi da una lunga distanza, provando il loro coraggio sulle montagne russe o godendosi una gita panoramica sulla ruota. – D’accordo, giovani – disse Michael – sono le nove. Vi voglio qui al massimo per mezzanotte. Non accetterò ritardi, è chiaro?! Divertitevi. – I ragazzi si divisero in gruppetti e, in men che non si dica, erano già scomparsi. Sarah, invitata da un compagno, decise di lasciare Syd sola con il prof. A nulla valsero le proteste di quest’ultima.
- Bene, Syd… Come avrai notato ci hanno lasciati soli. Anche le altre professoresse mi hanno abbandonato… - esclamò Vaughn. Syd rise, imbarazzata ma desiderosa di trascorrere qualche ora con lui. – Che ne diresti dello zucchero filato per cominciare? Io lo adoro…
- Anch’io… - rispose lei – Mia madre mi portava sempre alle fiere da piccola. Vada per lo zucchero!
Felici e sorridenti si incamminarono verso il baraccone che produceva il loro dolce preferito. Ormai l’imbarazzo era passato, ed entrambi sentivano che la serata si stava riscaldando. Fecero un giro sulle montagne russe durante il quale Syd stava per avere un attacco di cuore, andarono sulla ruota panoramica parlando di argomenti strani e buffi, risero come ragazzini per due ore buone. Poi si accorsero che erano già le 11. – Accidenti, sono mesi che il tempo non volava così. Non ho mai riso così tanto in vita mia! – disse lui, ancora sorridendo. Si trovavano in mezzo alla strada e impedivano il passaggio alla moltitudine di gente che voleva cambiare gioco. Una bambina sbadata stava per urtare Syd con la sua coppa di gelato; Vaughn se ne accorse e dopo averle preso la mano e averle detto : - Attenta! –, le diede uno strattone facendola quasi cadere addosso a sé. Lei non poté impedirsi di inciampare e di finire contro il suo petto. Fu un attimo. Tutto intorno a loro si bloccò. I due visi erano a pochi millimetri l’uno dall’altro. Michael non era più professore e Sydney non più la sua alunna. Le accarezzò una guancia con la mano e le labbra di lui si avvicinarono vertiginosamente ma lentamente a quelle di lei… L’abbraccio era sempre più stretto…
- Syd, dove sei? – Urlò all’improvviso Sarah, facendoli sobbalzare entrambi e rovinando quel momento. Sydney si rese conto di ciò che stava per fare e si liberò subito dalla stretta, lasciando Michael da solo, incredulo e ancora scioccato. – Sono qui, Sarah. Che succede? O mio Dio, stai piangendo… - disse vedendola seduta in un angolo. L’amica raccontò a Sydney che il ragazzo con cui era andata prima la tradiva con la biondina della classe, quella a cui tutti avevano aspirato. Solo dopo qualche momento, Sarah capì che forse aveva interrotto qualcosa tra Syd e il prof, allora chiese preoccupata: - Ma, non è che per caso eri impegnata e io ho rovinato tutto? -.
- Veramente sì. Però non ti preoccupare, è stato meglio così: non sarebbe stata una cosa normale. Insomma, lui è sempre il professore, anche se con me non sembra. E poi si sta per sposare. -
- Syd, non è giusto. Tu gli piaci, e anche lui piace a te. L’hai ammesso qualche ora fa, ricordi?
- Questo non cambia le cose. Devo stare lontana da lui: non voglio soffrire… - Per Sydney quello che era successo prima era stato solo un momento di debolezza, o meglio, così voleva farsi credere. Ma ben presto scoprì che non ce l’avrebbe fatta a reprimere quello che sentiva e, lasciata Sarah in compagnia di altre amiche, si mise alla ricerca di Michael, il quale, dopo un attimo di blocco totale, era riuscito a riprendersi e ora aveva incontrato un gruppo di alunni di fronte alla tenda di una donna che voleva farsi credere una medium con la passione per la lettura delle carte.
- Professore, perché non entriamo? Si lasci leggere le carte… sarà divertente!
- Lo sapete benissimo che non credo in queste cose, e poi non sono dell’umore giusto… - Ma i ragazzi erano irremovibili e lo pregarono talmente tanto che alla fine accettò. Proprio mentre stavano per entrare, Syd lo scorse tra i compagni, pur non riuscendo a richiamare la sua attenzione. Entrò anche lei nella tenda che si rivelò abbastanza grande, nonostante l’apparenza dall’esterno. La strega fece sedere il prof. davanti a lei e cominciò a stendere le carte sul tavolino. Appena guardò la prima rimase scioccata: non capitava spesso di trovarsi davanti “la morte” subito. – Questa carta rispecchia molto la tua esistenza… - cominciò a dire. Capovolse la seconda. – Ne hai passate tante, vero giovanotto?! – La classe era ammutolita, Syd spaventata all’idea della reazione di Vaughn. Girò la terza carta. – Eh, sì. Come pensavo dall’inizio. Hai perso qualcuno a te molto caro da bambino… Morto male, tuo padre… - Michael sbarrò gli occhi. Come lo sapeva? – Hai visto morire tante persone, a volte anche per colpa tua… Ma soprattutto non hai impedito che lei morisse… Che c’entra Sydney?… Questo nome continua a invischiarsi nella tua vita e non ti lascia tregua… Guardati dalla donna di adesso… Non merita la tua felicità e l’amore che pensi di provare per lei… E’ solo una bambina capricciosa… - Sydney non riuscì ad ascoltare altro e uscì in fretta dalla tenda. Michael, accortosi solo ora della sua presenza, la seguì immediatamente, lasciando di stucco tutti gli alunni. La medium parlò ancora. – Lui non lo sa e capirà troppo tardi che non mi riferivo a quella donna…
Sydney correva all’impazzata sotto la pioggia che cominciava a scrosciare. Non aveva idea del posto in cui andare: voleva solo correre. Michael la seguiva più in fretta che poteva, chiamandola, anche, ma senza risposta. Infatti il rumore dell’acqua sopra di lei e lo stato d’animo in cui si trovava non le permettevano di udire altro che il suono del cuore che batteva all’impazzata; mentre una moltitudine di pensieri contrastanti le inondavano la mente, non si accorse di urtare una persona che le veniva incontro. Istintivamente si scusò in inglese e rimase allibita quando si sentì rispondere nella stessa lingua. La voce di quella giovane donna era lievemente agitata e incrinata. Sydney la guardò in viso, illuminato da un lampione lì vicino. Dove aveva visto quella faccia? Eppure ne era sicura, ma al momento non riusciva a ricordarselo. Anche perché l’altra le porse una semplice domanda: - Sei americana, per caso? –
- Sì, perché? – rispose lei.
- Sei in gita con la scuola in questa città?
- Sì, anche questa volta ha ragione. Ma lei chi è, mi scusi?
- Sto cercando un professore di Los Angeles che… - la sconosciuta non fece in tempo a terminare la frase perché in fondo alla strada era comparso Vaughn, ansimante, urlando: - Syd!!! -
Entrambe le donne si voltarono contemporaneamente nel sentire quel nome. Di nuovo il volto dell’altra donna venne illuminato dal lampione, così che anche Michael potesse vederlo. Quest’ultimo, in procinto di raggiungere l’alunna, si bloccò come colpito da un fulmine. L’estranea e il professore si fissarono per lunghissimi istanti, mentre sul volto di lei si allargava un sorriso profondo. Quel lasso di tempo bastò a Sydney per comprendere ciò che stava succedendo: ora si ricordava perfettamente dove aveva visto quel volto. Era su di una foto che Michael le aveva mostrato…
La donna che aveva di fronte era Sydney Bristow!!!

Continua…

POSTFAZIONE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti coloro che saranno riusciti a leggere questo racconto senza annoiarsi…! E’ solo il primo, spero di riuscire a comporre una continuazione… scuola permettendo!!!! Non vi preoccupate: so benissimo che NESSUNA riuscirebbe a dividere Syd (quella vera) da Vaughn…
Mi scuso con Neverin per averle “rubato” l’idea delle lezioni di Vaughn con Shakespeare, ma le sue fanfiction sono talmente belle che hanno dato ispirazione alla mia!
A questo punto è però doveroso un sano ringraziamento a colui senza il quale non avremmo questo piacere (e, per chi la pensa come me, non conosceremmo MICHAEL VARTAN) che è Alias, cioè il mitico J.J. Abrams. Sei grande. Complimenti ad Antonio Genna per il sito…
Arrivederci alla prossima!!!!


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Alias Italia - Il dossier Sydney Bristow © 2003/05 Antonio Genna
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