La stregoneria e il demonismo stregonico nel VI e VII secolo
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1. Demonologia cattolica
I testi evangelici e
neotestamentari, e le narrazioni relative ai Padri della Chiesa, divennero
oggetto delle speculazioni dei teologi durante tutto il Medioevo, per culminare
nelle formulazioni definitive di S. Tommaso d’Aquino. Le questioni che vanno
dalla L (50) alla LXIV (64) della “Summa Theologica”, formano il “Tractatus
de angelis” nel quale sono discussi i problemi della qualità, della
natura, degli attributi, dei limiti d’azione dei demoni e della loro funzione
nell’ordine della Provvidenza. In sintesi, i principi tomistici, che ispirano
tutta la posteriore dottrina cattolica sull’argomento, e che riassumono le
tesi già sostenute da Pietro Lombardo e S. Agostino, possono essere così
sintetizzati:
1. I demoni, nel momento in cui desideravano d’essere uguale a Dio,
secondo la narrazione della Genesi, commisero un peccato d’orgoglio e
d’invidia;
2. I demoni, non sono naturalmente malvagi, ma tutti lo divengono in
conseguenza dell’esercizio della loro libera volontà;
3. La caduta del diavolo, non fu simultanea con la loro creazione perché,
se lo fosse stata, Dio sarebbe la causa del male. Vi fu, pertanto, un intervallo
tra la creazione e la caduta dei demoni;
4. Il diavolo fu, all’origine, il massimo fra gli angeli, e il suo
peccato, fu la causa del peccato degli altri angeli caduti, per incitamento e
non per compulsione;
5. Il numero degli angeli caduti, è più piccolo del numero di quelli che
hanno perseverato nella loro fedeltà a Dio;
6. Le menti dei demoni sono oscurate dalla privazione della conoscenza
dell’ultima verità, ma essi, possiedono la conoscenza naturale;
7. Gli angeli buoni, dopo la loro beatificazione, sono determinati nella
loro bontà, così, come loro, la volontà degli angeli cattivi, nella direzione
del male;
8. I demoni, soffrono pene che non hanno, però, carattere sensibile;
9. I demoni hanno due dimore, l’inferno in cui torturano i dannati e
l’aria dove essi, incitano gli uomini al male.
2. Le gerarchie demoniache
I
demonologi vissuti fra il XV e XVII secolo, hanno esaminato le forme, gli
aspetti esteriori, i nomi, le specifiche attività dei demoni, raccogliendo,
proprio in questo campo, alcune fra le credenze diffuse nell’antichità in
tutto il mondo, ma anche recuperando tradizioni popolari, o quelle che
scendevano dal filone semipopolare dei Grimoires.
Il medico Johann Weyer (Wieros, Wier), nell’intenzione di sfatare la cruenta
leggenda della stregoneria, rese lo “Pseudomonarchia
daemonium”, un interessante elenco di diavoli, causando aspre critiche dai
demonologi ortodossi Del Rio e Bodin, poiché, secondo questi, aveva fornito una
nuova arma, ai seguaci dei riti diabolici. I demoni, sono divisi da Wier in
gerarchie angeliche, secondo lo schema che lo “Pseudo-Dionigi”, applicò agli angeli. Ognuno di essi, ha, al
proprio servizio, una o più schiere di demoni inferiori, dette legioni
(come dice la Bibbia).
Ognuna
delle gerarchie, ha ore proprie del giorno favorevoli all’evocazione:
1. RE: dall’ora III fino al mezzodì e dall’ora nona fino al vespro;
2. MARCHESI: dall’ora I fino al mezzogiorno;
3. DUCHI: dall’ora I a mezzogiorno;
4. PRAESES: al crepuscolo;
5. CONTI: ogni ora.
E’
interessante, in Wier, la descrizione fisica dei singoli demoni; per esempio:
-BYLETH:
è un re grande e terribile, che cavalca un cavallo di color pallido, preceduto
da trombe, zampogne e da ogni specie di strumento musicale;
-SYSTRI O BITRU:
è un gran principe, che ha volto di leopardo ed ali di grifo, pronto a
trasformarsi in splendida figura umana, e ad accendere le donne d’amore, per
possederle libidinosamente;
-BUNE:
è un granduca in forma di drago con tra teste, delle quali una è umana, parla
con voce muta, fa parlare i morti e riunisce i demoni sopra i sepolcri degli
uomini, da ai mortali ogni ricchezza, fecondia e sapienza;
-CAYM:
è un grande praeses in forma di merlo, ma si trasforma, quando evocato, in uomo
e parla attraverso una fiamma ardente, reggendo in mano una spada acutissima.
Concede l’intelligenza di tutti gli animali, il muggito dei buoi, il latrato
del cane, il suono delle acque;
-ORIAS:
è un grande marchese, in forma di leone cavalcante un cavallo fortissimo con
coda di serpente. Regge nella mano destra due grandi serpenti sibilanti, conosce
i segreti dell’astronomia, concede la dignità, le prelature e i poteri;
-GOMORY:
cinto di corona ducale, ha forma di bellissima donna cavalcante un cammello,
concede di scoprire i tesori occulti, dà l’amore delle donne e specialmente
delle ragazze;
-BALAM:
è un re grande e terribile, tricipite, con testa di toro, uomo e ariete, con
coda di serpente, occhi di fiamma, cavalcante un orso con un avvoltoio sulla
testa. Risponde sul presente, sul passato e sul futuro, fa l’uomo invisibile e
prudente;
-ZALEOS:
è un gran conte, che cavalca, simile a soldato bellissimo, un coccodrillo
ornato di corona ducale, apparentemente pacifico.
3.
I significati antropologici della stregoneria
La
stregoneria potrebbe
essere identificata come uno
statuto mitico – rituale
nel quale, all’interno di ogni
cultura, viene ad esprimersi
la reazione
aggressiva di
gruppi e di
margini sociali
che, per motivi
vari, non sono
integrati o
sono parzialmente integrati
nei modelli
propri della
cultura propria
dalla quale
dipendono, o anche
respingono tali
modelli.
La
formazione d’aree
di aggressività, nelle
quali viene ad emergere
la fenomenologia
stregonica, è certamente
molto complessa, e
le dinamiche
di formazione
vanno scoperte
ed analizzate
all’interno delle
specifiche culture,
ed in
relazione ai
conflitti presenti
in esse.
Vi
sono, per esempio, numerose
culture nelle
quali la
stregoneria sembra
corrispondere alla
carica aggressiva
e anti – sociale
di gruppi
che la maggioranza respinge
ed emargina,
caratterizzandoli come
estranei, “stranieri” o alieni secondo la
dinamica tipica
del pregiudizio.
In
questi casi, i
gruppi emarginati, sono considerati portatori
di patrimoni
rituali e
mitologici che
si contrappongono eversivamente
ai modelli
della maggioranza
e divengono
stregoneria nella
loro relazione
antitetica con tali
modelli. Ci si
può riferire, per
questi casi, alla
condizione degli
Zingari in
rapporto alle
culture moderne
e contemporanee
occidentali; dei Falascià in
rapporto alla
cultura etiopica; dei
Fabbri o
Forgeroni in
rapporto a molte
culture etnologiche; dei
Yezidi in
rapporto alla
cultura islamica; dei
Triballi e
degli Illiri
in rapporto
alla cultura
greca.
Altre
volte l’area
d’aggressività sembra
delinearsi nella
storia interna
di una
specifica cultura, senza,
cioè, la rilevanza di un’antitesi
fra modelli
di cultura
ed estraneità
o alienità
etnicamente qualificabile.
Può avvenire che, in
una cultura, un
gruppo economicamente emarginato o
oppresso (contadini poveri
nella società
feudale o
post-feudale) respinga gli
schemi della
maggioranza oppressiva
come esprimenti
un quadro
ideologico sostanzialmente
estraneo, non capace di trasmettere
un messaggio
salvificante significante; e parallelamente qualifichi
i propri
comportamenti e
le proprie
mitologie come
“negazione” o “capovolgimento” di
quegli schemi, affidandosi
ad una
“religione” autonoma che
si specifica
come l’ ”inverso”
della religione
tradizionale. In alcuni
casi tale “religione”
autonoma attinge
parte delle
sue tematiche
ai residui
non integrali
e folkloricamente
individuabili di
patrimoni di
epoche precedenti (XV-XVIII
secolo). Il tema
dell’aggressività, non copre
però – anche
se convincente – tutto
l’arco dell’etiogenesi
ricca ed
articolata del
fenomeno; in quanto presenta
un’ambivalenza significante, nel senso
che le
impulsioni aggressive
non si muovono nella
sola direzione
indicata ( emarginati modelli) in
quanto, viceversa le maggioranze
portatrici di
modelli culturali, possono esprimere la
loro aggressività
a carico
dei gruppi
emarginati come
stregonici e
risolvere, nell’opposizione persecutoria
a tali
gruppi, le proprie
crisi conflittuali
e i
propri rischi
di fallimento. In
altri termini
il diavolo assume
una funzione di valvola
di sicurezza
e una
forma fantastica
che garantisce
il potere. Questa ambivalenza delle
emergenze aggressive
sembra evidente
almeno nel
caso della
stregoneria occidentale, che da l’occasione
storica ad
alcune strutture
culturali (cattoliche e
riformate) di
riversare su
arre umane
emarginate (streghe e
stregoni), avvalendosi della
figura demoniaca, le cause del
proprio malessere, della
propria dimensione
di cultura – colpa –
peccato, e di
riacquisire, attraverso le
persecuzioni, il fittizio affidamento
ad una
sicurezza di
essere storicamente
in un
mondo che, liberato dalle streghe,
si crede
liberato dalle
radici del
proprio malessere. La presenza di
imponenti movimenti
stregonici, corrisponde ad
epoche in
cui sono
verificabili l’insofferenza per le
strutture del
proprio tempo
e la ricerca di
soluzioni che rinunziano
ad una
radicale modificazione
di esso
e realizzano una
fuga alienante. Le
correnti satanistiche e stregoniche
che si
presentano all’interno
delle società
consumistiche e tecnologiche,
sono collocabili
negli Stati Uniti, in
Svezia, in Svizzera
e in
Italia. In effetti
ciò è
dimostrato, per esempio, in
Italia, in Friuli
dove troviamo
i Benandanti, i quali si
presentano in
un primo tempo
come difensori
dei raccolti
contro le
streghe e
gli stregoni; poi, i meno
di un secolo, sotto la pressione
degli inquisitori, eccoli
inaspettatamente assumere
i tratti
degli odiati
antagonisti. Questa trasformazione
ha probabilmente valore esemplare
, le diramazioni
al di
là delle Alpi
delle credenze
imperniate sui “Benandanti” consentono
di avanzare
un’ipotesi generale
sul significato
e le
origini della
stregoneria popolare.
Inoltre è
da verificare
se e
in quale
misura la
serie di
ipotesi antropologiche
e psicosociologiche
ora avanzate
sia applicabile
ai fenomeni
di stregoneria
delle società
arcaiche, globali e primitive. In quelle
società, la stregoneria,
pur avvertita come
negazione del
modello culturale –
religioso e
pur diagnosticata
nei suoi
contenuti aggressivi, è pur dimensionata
come struttura
necessaria, culturalmente inevitabile
e insopprimibile.
4. Il demonismo stregonico nella dottrina ecclesiastica
Tutti
i trattati
di demonologia
della grande
epoca inquisitoriale,
collimano nell’individuazione
del personaggio
che diviene
non solo oggetto
di una
costante possessione
diabolica, ma stringe con
il demonio
un patto
definitivo, diretto contro
il benessere
del gruppo: la
strega. La strega
si distingue
dal semplice
indemoniato in
quanto essa
non è
la vittima
del mondo
dei demoni
ma è la protagonista di
un’impresa di
rischio e perdizione, nel corso del
quale sollecita
un suo
rapporto personale
con il
mondo del
male e riassocia ad
esso fisicamente
e spiritualmente, in odio del
mondo e
dei suoi limiti, per
l’acquisto di
una potenza effimera
e, tuttavia, tremenda. Di conseguenza
dipende da
ciò il
principio di ricorrere
alla strega
non con
mezzi esorcistici
e terapeutici
ma con
la morte. Si discusse
in particolare
il patto
e le consuetudini con
il demonio, dando
rilievo alle
forme sessuali
del rapporto
con esso
istituito dalle
streghe. Il tema
sessuale, nelle esposizioni
teologiche sull’argomento,
è fondamentale, poiché
all’origine del
rapporto sembra
essere presupposto
un peccato di
sesso o
un desiderio
di sfrenata
licenza che
spinge la
donna a
sperimentare la
sua unione
con satana
o ad
accoglierne le
sollecitazioni amatorie, dannandosi per
sempre.
Il
demoni, secondo le tesi
di Del Rio, può
sessualmente unirsi
in forma
di succube
con lo
stregone, in forma
di incubo
con la
strega e
consumare il
coito. In quanto
al corpo
materiale che
assume in
tali unioni, i
demoni possono
prendere il
corpo dei
defunti, ovvero farsene uno
nuovo con
aria o
altri elementi, dandogli
i caratteri
della carne
palpabile, muovendolo, riscaldandolo
e fornendolo artificiosamente
di sesso
maschile o
femminile (che non posseggono
naturalmente) portando il
seme da
altre parti
e imitandone
la naturale
emissione. Da tali unioni
possono nascere
figli ma, comunque, devono
procurarsi il
seme da
un uomo
sottraendoglielo nel sonno
poiché non
possono generare
per propria
forza e
propria sostanza
come gli
uomini. Primariamente sollecitano
la mente
degli uomini
ad amore disordinato, in secondo luogo li
rendono impotenti, in
terzo luogo, sottraggono
all’uomo le
parti fisiche
destinate alla
generazione; in quarto
luogo, trasformano con
arte prestigiosa
gli uomini
in forme
bestiali; in quinto luogo,
distruggono l’istinto
generativo femminile, in
sesto luogo, procurano
l’aborto e
in settimo
luogo offrono
i neonati
ai demoni.
5. Diavoli e streghe al
Sabba
Il Sabba, o
convegno, o congresso
notturno, del quale le
streghe erano
accusate nei
processi è, anch’esso,
uno degli
argomenti preferiti
dai demonologi.
La
strega uno
o due giorni
prima della
riunione notturna, detta congregatio o
synagoga, riceve l’intimazione di
parteciparvi da parte
di un demonio, che
è appositamente a ciò delegato, e
può esentarsene
soltanto se
ha un giusto e
legittimo motivo. Quando
è giunta
l’ora del
convegno, la donna è
chiamata da
una voce umana,
quella del
demonio detta
Magisterius o
Magister, Martinettus, Martinellus. Si
unge, allora, con un
unguento in
alcune parti
del corpo, esce
dalla casa
per il
camino e
incontra lo
stesso Magisterius
in forma
di capro
o di
ariete. Gli sale
in groppa
e in
brevissimo tempo
raggiunge il
noce di
Benevento. Ma la
strega può
anche essere
sollevata nel
suo volo, su
un bastone, su
una scopa, su
una canna, su
un toro, su
un cane.
Il
demonio presiede
il sabba, sedendo su un trono, in
forma di capro o
di cane. A
lui si
presentano i
partecipanti, per rendergli omaggio,
e lo
adorano non
già genuflessi
come supplici, ma avvicinandoglisi con
le terga, o a
testa in
giù, o con
la testa
non inchinata
ma rivolta
al cielo, portando
in offerta
candele di
colore piceo
o l’ombelico
di un neonato e
baciandogli l’ano
se è
un caprone, mentre
se ha
le sembianze di una
rana, baciandogli le labbra.
Talvolta si
imita la
Messa dei
Cattolici e, in
alcuni casi
noti nella
trattatistica, si offre
il sacrificio
di esseri
umani, in prevalenza
di figli
e di
neonati, ovvero si
presenta un’offerta
di seme
umano mescolato
con sacro
crisma. Talvolta qualcuno dei
partecipanti porta con
sé un’ostia
consacrata che
è riuscito
a trattenere
in bocca
comunicandosi, e la
pesta di
fronte al
demonio. Inoltre, si univano
tutti nella
venerazione del
diavolo e
danzavano intorno
a lui al suono
di una
macabra musica
eseguita con
strani strumenti, quali
teschi di
cavalli, tronchi di
quercia, ossa umane. Compiuti i
riti, le streghe
partecipavano ad
un lauto banchetto, nel
quale consumavano
le provviste
che il demonio medesimo
ha loro
fornito o
che esse
hanno portato: in
Germania rape
affettate, parodie dell’Ostia
consacrata, nella Savoia,
bambini arrostiti
o bolliti, in
Spagna, cadaveri dissepolti, preferibilmente
di parenti, nell’Alsazia,
fricassee di pipistrelli, in Inghilterra,
più intelligentemente, carne
arrostita e
birra, ma importante
è sapere
che il cibo
era freddo
e insapore
e per qualche arcana
ragione demonologica, un
ingrediente fondamentale, il
sale, non era mai
messo. Dopo il
banchetto, ciascuno dei
demoni prende
per mano
la sua
allieva prediletta
e danza
con lei
spalla contro
spalla all’inverso
di quanto
avviene nel
mondo umano. I
danzatori portano, qualche volta candele
picee accese
nelle mani
e cantano
strofe oscenissime in onore
dei demoni
unendosi con loro in
contatti nefandi (camminano
all’indietro –mondo alla rovescia). Durante i
rapporti sessuali
il diavolo, si
manifesta alle
donne come
incubus e
agli uomini
come succubus. Una
volta finito
il sabba, i
demoni si
affrettano a
riportare indietro
le loro
adepte, accompagnandole alla
loro casa, prima
che la
notte sia
completamente trascorsa e
prima che
suoni il
mattutino, poiché, se mentre
sono in
viaggio aereo, la
campana squilla, essi
sono costretti
a deporre
le donne
nel luogo
in cui hanno udito
il suono, né
la possono
più toccare. I
sabba erano
molto frequenti;
inizialmente, gli inquisitori
della Lorena, ritennero
che avvenissero
di Giovedì, ma
si scoprì
che i
sabba avvenivano
anche Lunedì, Mercoledì,
Venerdì e Sabato, ma si
accertò anche
il Martedì
come giorno di
riserva.
6. Diavoli e streghe dinanzi ai tribunali
Il
documento giuridico
più antico
ed importante
che riguarda
il demonismo
stregonico è
inserito nei “Libri
de synodalibus
causis et
disciplinis ecclesiasticis”di
Reginone di
Prüm, il quale
da ai vescovi precise
istruzioni sulla
posizione dottrinale
da assumere
nei riguardi
di queste
credenze che
essi, evidentemente, le trovano
diffuse presso
le popolazioni
nelle loro
visite.
Il
testo di
Reginone, si pone
come un
documento ecclesiastico-giuridico, sui
limiti del
potere dei
demoni e
della loro
concreta azione
sulle streghe. Ricordato
ai parroci, l’obbligo
di separare
dal corpo
sano della
Chiesa, coloro che
seguono dilettuare
credenze, Reginone, fa subito
riferimento ad
alcune scellerate
donne che, seguendo satana, sedotte dalle illusioni
e dai fantasmi diabolici, credono e
proclamano che, con
Diana (pagana) e con
innumerevoli donne,
cavalcano sopra
talune bestie
nelle ore
della notte
attraverso enormi
distanze obbedendo ai comandi della dea.
Queste non penano solo
personalmente, ma trafiggono un
infinito numero
di altre
nella loro
perfidia, portandole a
credere che
vi sono
altri dei
all’infuori dell’unico
Dio. Alla fine, il
testo del
Canon, afferma che
se anche
le presunte
streghe non
partecipano ai
Sabba, la loro colpa
è in ogni caso evidente
perché non
credono a
Dio ma al
diavolo.
Nella
“Summa
de officio
inquisitonis”, è inserito un formulario
di domande
che l’inquisitore deve porre
alla strega
in giudizio: ha compiuto atti
cultuali in
onore del
demonio, o se li
ha fatti
compiere, se sa
chi li ha compiuti; se
ha fatto
l’esperimento dello
specchio, o della
spada, o dell’unghia, o della
sfera, o del manubrio
d’avorio, o dell’invocazione
dei demoni
su erbe, uccelli
o altre
creature; se ha
fatto pratiche
magiche che
provocano l’amore
delle donne
o degli
uomini, l’ira, l’odio o
la discordia, o
sono destinate
a trovare
tesori nascosti
o cose
rubate, o a procurare
onori e
ricchezze; se ha fatto
la pratica
del cerchio
magico, o del
bambino, o ha
compiuto qualche
sacrificio per
avere responsi
dal demonio; se
ha preparato
fatture con
la testa di
uomini morti
o vivi
o con i loro
vestiti, o con
capelli; se ha
scritto formule
sull’ostia consacrata
o altrove
con sangue
umano; se ha
ricavato presagi
dai visceri
e dalle
ossa di
animali, se al capodanno, ha
compiuto pratiche augurali
per la
buona sorte
e se ha dato
o ricevuto strenne; se
ha preparato
filtri e
ha compiuto pratiche
con l’ostia
consacrata, con il
sacro crisma
o con
l’acqua del
battesimo. Questi si ponevano
anche agli
idolatri o
eretici.
Anche i Catari, furono accusati di stregoneria. Alain, infatti, faceva derivare il nome Catari, come accusa del baciamento dell’ano di satana sotto forma di gatto. Il cataro adepto, dopo aver giurato fedeltà al diavolo, gli rende omaggio baciandogli l’ano. Questi sono accusati di uccisioni di bambini per procurarsi il grasso per ungere scope, preparazione di polvere con i visceri dei bambini ed altri ingredienti animali, per spargerli nell’aria, in tempo nebbioso, così da provocare morte e distruzione.
La
presente ricerca è stata eseguita, scritta e corretta da Davide
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