Streghe Italia Fan Fiction

TELECINESI


Riassunto: seguito della mia saga, penultima puntata (ultimo racconto "Strani furti"). A San Francisco accadono strani incidenti in locali pubblici: Piper è agitata, teme che possa succedere anche al P3, mentre le sorelle sono scettiche, e pensano che demoni e stregoni non centrino. E hanno ragione... Intanto, un malefico visitatore penetra a Villa Halliwell, alla ricerca del Libro delle Ombre: sembra non sia difficile eliminarlo, ma il nemico si rivela più forte di quanto il Trio potesse pensare.

Data di composizione: 26 gennaio 2003 - 5 gennaio 2006

Periodo di svolgimento: terza serie, dopo gli altri racconti della mia saga

Adatto a: bambini con i genitori

DISCLAIMER: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito "Streghe Italia", e che tutti i personaggi di “Streghe/Charmed” utilizzati sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment, e sono utilizzati senza il permesso degli autori e non a fini di lucro.
Il personaggio di Reva Bradshaw, di mia creazione, mi è stato ispirato da Carrie White, protagonista del libro di Stephen King "Carrie".


Ore 8:03, villa Halliwell

 “Anche questa notte, come nelle ultime due settimane, un locale della città ha subito gravi danni. Come potete vedere dalle immagini, riprese alle prime ore dell’alba da un nostro operatore, sembra quasi che una bomba sia esplosa al suo interno: vetri infranti ovunque, macerie e soprattutto corpi esanimi rimasti intrappolati. Il bilancio ancora una volta è tragico: sei ragazzi morti e nove feriti, immediatamente trasportati negli ospedali dalle efficienti ambulanze subito accorse nel luogo del sinistro. Tre giovani sono in prognosi riservata, mentre gli altri non hanno subito lesioni gravi. Le autorità non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, riservandosi di concedere ai giornalisti una conferenza stampa entro qualche giorno. Le notizie che trapelano, tuttavia, non sono confortanti: sembra infatti che la polizia non stia seguendo alcuna pista, e ciò è dovuto soprattutto al fatto che sui luoghi degli incidenti non sono stati ritrovati ordigni o altro materiale esplosivo… Torniamo con le immagini in studio… Nuova rapina a Chinatown alle 23:00 di ieri…”, raccontò il giornalista televisivo, interrotto dallo spegnimento del televisore da parte di Prue.
“Non è possibile!”, commentò rassegnata Piper. “E’ già il terzo in meno di due settimane!”.
“Temi per il P3?”, domandò cautamente la maggiore delle sorelle.
“Tu che ne dici? Per forza sono preoccupata, se per caso quel pazzo dinamitardo prendesse di mira il nostro locale, addio lavoro, addio redditi, addio… Addio anche alle nostre vite, forse!”, si lamentò un po’ alterata colei che padroneggiava la stasi temporale.
“Dovresti pensare anche a quelle povere vittime, sorellina…”, la punzecchiò Phoebe. “Quanti morti ci sono stati, ormai? Tredici?”.
“Quindici, facendo un rapido calcolo.”, precisò la strega che poteva essere in due posti contemporaneamente.
“Ma proprio non volete pensare che sotto tutto questo ci possa essere un demone?”, chiese la moglie di Leo.
“Che vantaggi potrebbe trarre un demone da azioni di questo tipo? Non è il loro modus operandi!”, borbottò la minore.
“Ci sono talmente tanti tipi diversi di demoni, o stregoni… Credo che il solo piacere di distruggere delle vite umane possa essere un valido motivo per una creatura infernale. Che, oltretutto, non avrebbe difficoltà a creare quel disastro senza lasciare traccia!”, esplicò l’ex chef di famiglia.
“Abbiamo già controllato nel Libro dopo che Darryl ci ha chiesto aiuto, e non abbiamo trovato il benché minimo accenno a demoni che compiono azioni di questo tipo!”, ricordò Prue.
“Certo, ma questo non esclude la possibilità che sia proprio uno dei nostri nemici a portare a termine quelle carneficine… E se fosse una creatura proveniente dal futuro? Questo spiegherebbe la mancanza d’informazioni nel Libro.”, ipotizzò colei che poteva far esplodere gli oggetti.
“E se mia nonna avesse le ruote… Scusa nonna…”, ironizzò la veggente di casa alzando gli occhi al cielo durante la seconda frase. “Non possiamo utilizzare i ‘se’ per agire, Piper! Necessitiamo di prove, come i poliziotti!”.
“E’ proprio la mancanza di prove che dovrebbe insospettirci! Gli esseri umani lasciano sempre qualche traccia!”, la incalzò la manager del P3.
“Beh… Uh, come sei suscettibile!”, ribatté la gestante, non sapendo cosa dire.
“Almeno concedetemi il beneficio del dubbio, e permettete che la remota possibilità che sia stato un demone a distruggere quei locali sia presa in considerazione.”, richiese Piper.
“OK, questo te lo concediamo…”, la rincuorò l’ex curatrice museale. “Ma anche se fosse un demone a compiere queste azioni, noi non possiamo farci nulla finché non si tradisce!”.
“Ce ne stiamo con le mani in mano, allora?”, domandò la sorella di mezzo, quasi alle lacrime.
“Io no di certo, mi aspettano al giornale!”, replicò la fotografa, dando un bacetto alla preoccupata congiunta e uscendo di corsa.
“Avanti, non preoccuparti. Vedrai che non ci accadrà nulla!”, riprese Phoebe. “E se proprio dovesse succedere qualcosa, tu bloccherai tutto il locale e sbloccherai le persone perché si mettano in salvo.”.
“Ah sì, una vera passeggiata… E, mettendo caso che ne fossi in grado, come la mettiamo con la distruzione del fabbricato, e degli oggetti che ci sono dentro? Per non parlare della spiegazione che dovremmo dare alla polizia, del fatto che tutti si sono salvati…”, disse l’imprenditrice.
“Che la paghiamo a fare, l’assicurazione? Con tutti i soldi che diamo a quell’assicuratore sanguisuga, dovrebbe come minimo ripagarci di tutti i danni, se non di più!”, rispose con un sorriso colei che poteva volare. “E per la polizia, ci penserebbe Darryl a sistemare tutto.”.
“Punto primo, l’assicurazione non copre totalmente la distruzione del P3, punto secondo Darryl non ha abbastanza inventiva per insabbiare un caso del genere… Con tutto il rispetto per il nostro amico poliziotto, s’intende!”, mormorò l’unica del Trio ad essere sposata.
“Ma ti sei alzata col piede sbagliato, stamattina?”, obiettò stancamente la futura madre. “Dovremmo essere eccitate per la nascita di Phyllis, non andare fuori di testa per una remota possibilità… Avanti Piper, fammi un sorrisino… Un sorrisino piccolo, su! Non sorridi neanche se ti faccio il solletico?”, mormorò afferrando una piuma di pavone e stuzzicando il braccio della sorella.
“OK, OK… Per adesso smetto di fare… La paranoica, secondo la tua diagnosi da psicologa senza lavoro!”, concluse la strega che padroneggiava la stasi temporale.
“Ah, finalmente!”, sospirò la donna incinta.

 Ore 8:42, in un liceo cittadino

 “Avrei così tanta voglia di uscire con Jonathan, sai! E’ così bello, muscoloso…”, iniziò Rachel, con aria sognante.
"Certo: senza cervello, volgare, rozzo… Potrei anche continuare, sai?”, scherzò la sua amica Reva, dando un’occhiata al ragazzo che, parlando con un altro, stava squadrando una liceale che passava in quel momento.
“Oh, avanti! Non dire che non ci passeresti una serata! Uh, anche una nottata, con uno così…”, mormorò ridendo la giovane innamorata.
“Non essere scurrile! Con un tipo del genere, poi… Sarà anche carino, con un corpo fantastico, ma quanto a cervello siamo ad un livello difficilmente raggiungibile! Quello è il tipo di ragazzo che passa subito all’azione, credimi! Uno che, già dopo tre secondi dall’inizio del primo appuntamento, ti si struscia addosso cercando di toglierti i vestiti. Dovresti conoscere la sua fama, Rachel!”, spiegò la bionda ragazza.
“Oh, non faccio caso alle dicerie di ochette che si sono pentite di essersi concesse a lui. E’ tutta invidia, e rabbia perché non possono più averlo per loro.”, obiettò sicura la castana.
“Ma sei proprio cotta, eh? Avanti, fatti passare questi bollori altrimenti non ti concentrerai abbastanza per gli esami di metà semestre! Inoltre Jonathan non ti chiederà mai di uscire… Lui punta sempre in alto, ci prova solo con le più popolari della scuola! E noi non apparteniamo certo a quella categoria!”, ricordò con una punta di amarezza Reva.
“Almeno lasciami sognare, OK? Non ho uno straccio di ragazzo, ma con la fantasia posso averne quanti ne voglio… Dovresti farlo anche tu, invece di pensare solo allo studio. Ti diverti troppo poco, amica mia!”, disse seriamente l’interessata al giovane fusto.
“Non è questo… E poi esco, anche di frequente! Io ho dei valori, delle priorità! Nella mia scala personale in questo momento al primo posto c’è la scuola… Se voglio diventare un medico, devo impegnarmi a tutti i costi per raggiungere il mio obiettivo. E per diventare medico devo ottenere una borsa di studio, ed entrare in una facoltà prestigiosa dove possa laurearmi a pieni voti!”, esplicò Reva.
“Uh, mi scusi dottoressa Bradshaw… Non volevo turbare i suoi piani con un consiglio così spassionato! Avanti, svegliati un po’… Sei carina, simpatica, potresti avere parecchi ragazzi ai tuoi piedi! Anzi, li avresti già se non uccidessi le loro speranze al primo approccio che ti fanno!”, la punzecchiò Rachel.
“Oh, cambiamo argomento per favore! Sai che la professoressa O’Brien terrà delle lezioni integrative per coloro che desiderano approfondire il tema che stiamo studiando? Credo che vi parteciperò, sarà sicuramente interessante e utile!”, affermò con trasporto la bionda.
“Io certo non verrò, la O’Brien è così indisponente! Già mi è difficile sopportarla durante le lezioni normali, figurati ascoltarla anche nel tempo libero… Tornando al discorso di prima…”, iniziò la castana, ma venne interrotta da una sensazione proveniente dal suo fondoschiena: un ragazzo, passando in mezzo alle due amiche, aveva allungato le mani verso entrambe dando due belle pacche sul sedere delle giovani. “Ehi’!”, protestò Rachel. “Come ti permetti!?”.
“Oh scusa… Non volevo, le mani si sono mosse da sole, non riuscivo a controllarle! Forse però è stato il tuo culetto che si è appoggiato ai miei palmi, non il contrario… Chi lo sa!”, ridacchiò il ragazzo, camminando all’indietro verso Jonathan.
“Dammi il cinque, fratello!”, accennò il ragazzo per cui Rachel aveva preso una cotta, verso il nuovo arrivato. “Bella mossa, complimenti!”.
“Grazie amico!”, sussurrò il maniaco facendo l’occhiolino.
“Reva, tu non dici nulla?”, domandò arrabbiata la bruna, ma l’amica sembrava non ascoltarla: stringeva invece i pugni, trattenendo a stento la rabbia che aveva provato al gesto immaturo del giovane. Improvvisamente, un cestino dell’immondizia precipitò con violenza sul ragazzo dalle mani lunghe, travolgendolo e sbattendolo a terra. Sembrava che qualcuno molto forte avesse tirato il secchio, ma nessuno in giro poteva averlo fatto. Alcuni ragazzi si precipitarono a soccorrere il malcapitato, coperto di rifiuti e pieno di ammaccature, mentre Reva si allontanava senza proferire parola, seguita dalla stupita Rachel.

Ore 10:22, al giornale

 “Allora Charlie, come ti trovi a lavorare qui?”, chiese Prue, passata in amministrazione per fare due chiacchiere con l’amico-strega.
“Benissimo, grazie. Qui tutti sono molto simpatici e disponibili, sto imparando un sacco di cose! Ti ringrazio ancora per avermi fatto assumere!”, rispose il giovane.
“Oh, per favore basta con i ringraziamenti! Mi avrai già espresso la tua riconoscenza un migliaio di volte!!! L’importante è che tutto fili liscio e non ci siano problemi di alcun genere.”, mormorò la fotografa. “Come va invece il tuo… Secondo lavoro, diciamo così!”.
“Beh, non mi posso lamentare fortunatamente. Ho combattuto con quattro o cinque stregoni da quando abbiamo sconfitto Ben Rawlings, nessun demone o altra creatura maligna si è fatta viva per distruggermi. Non sono mica ricercato come il Trio, io!”, rise il contabile.
“Puoi proprio ritenerti fortunato, Charlie, noi invece ne passiamo continuamente di cotte e di crude! Hai perfezionato la preparazione delle pozioni, in queste settimane di tregua?”, volle sapere colei che padroneggiava la telecinesi.
“Oh sì, sto migliorando molto. Anche con gli incantesimi me la cavo abbastanza bene, oltre che con l’uso del mio potere. C’è ancora da lavorare, ma comunque…”, bisbigliò il ragazzo. “Come stanno Piper e Phoebe? A quando il parto?”.
“Beh, oramai dovremmo esserci quasi. Potrebbe accadere in qualsiasi momento, sebbene la data esatta sia tra circa tre settimane. Si sa però, i nascituri raramente sono puntuali: o arrivano in anticipo, o sono in ritardo!”, ironizzò colei che poteva essere in due posti contemporaneamente.
“E’ vero… Beh, non vorrei essere scortese, ma noto con dispiacere che mi stanno guardando un po’ male i colleghi, quindi temo che dovrò cacciarti. Verrò a trovarvi presto, se non disturbo.”, sussurrò la strega maschio.
“Per carità, quale disturbo! Resterai anche a cena, Piper ne sarà felice. Ora vado, stammi bene!”, salutò Prue.
“Anche tu, ciao!”, terminò Charlie.

Ore 11:07, P3

 “No Rick, sposta i tavolini seguendo la disposizione che ti ho disegnato!”, gridò Piper al dipendente, mentre con destrezza disponeva i bicchieri sulle mensole.
“Non essere così dispotica, sorellina…”, consigliò Phoebe. “Potresti perdere anche questo fusto, come gli ultimi due!”.
“Oh, avanti, cerco solo di farli lavorare al meglio! In fin dei conti sono io che comando, no?”, replicò colei che poteva far esplodere gli oggetti.
“Hai ragione… Ma lo stesso non fare la prepotente.”, mormorò la psicologa, mentre osservava una delle cameriere mentre spazzava il palco.
“D’accordo, sarò più comprensiva con i miei ragazzi…”, esitò la manager del locale. “Phoebe, che hai? Non stai bene?”.
“Oh…”, biascicò la gestante tenendosi il ventre. “Sento delle contrazioni… Se stessi per partorire? No, è ancora troppo presto!”.
“Suvvia, vieni che ti accompagno in ufficio… Ragazzi, continuate!”, ordinò la sorella di mezzo ai subalterni, che si erano fermati ad osservare la futura madre. “Sdraiati sul divanetto, io chiamo Leo”.
“OK.”, si limitò a replicare la giovane.
“Leeeooo!”, gridò Piper, cercando di non attirare l’attenzione. Il marito si manifestò immediatamente, tra mille e mille luci azzurrine.
“Cos’è successo? Oh Phoebe!”, sussurrò l’angelo correndo al capezzale della cognata e imponendo le mani su di lei. “Non accade nulla!”.
“Oh no, sto partorendo!”, si lamentò la donna. “Sto partorendo, sto partorendo!”.
“Non stai partorendo… Non ti si sono rotte le acque!”, le fece notare la sorella maggiore.
“E’ vero… Saranno false contrazioni!”, ipotizzò Leo.
“Orbitiamo all’ospedale!”, ordinò in preda al panico la donna gravida. “E poi corri a prendere Prue!”. L’angelo eseguì gli ordini, e in men che non si dica i tre arrivarono al pronto soccorso.
“Volo a prendere vostra sorella…”, mormorò la creatura sovrannaturale scomparendo.
“Dottore… Presto, mia sorella ha delle contrazioni!”, disse Piper ad un medico che passava davanti al ripostiglio in cui erano orbitati.
“Ma cosa ci fate lì dentro?”, obiettò perplesso il dottore.
“Avanti, non è questo il momento di domande inutili!”, svicolò colei che poteva fermare il tempo, afferrando un lettino a rotelle trovato nella stanza, e facendovi sdraiare la congiunta. “Mia sorella è quasi alla 39esima settimana, e il suo ginecologo è il dottor Spencer.”.
“Oh, Sam oggi non è di turno… Vediamo cosa possiamo fare…”, rispose il medico, spingendo Phoebe in una camera libera poco distante. “Infermiera… Prepari per un’ecografia, subito!”.
“Sì dottore!”, fece la donna, eseguendo l’ordine.
“Signora… Signora?”, chiese il sanitario.
“Halliwell, Phoebe Halliwell!”, replicò per lei l’imprenditrice di casa. “Allora, cos’ha mia sorella?”.
“A quanto pare non c’è dilatazione… Vediamo un po’ l’ecografo cosa ci dice…”, mormorò l’esperto, osservando attentamente ciò che il monitor rappresentava. “Dunque, sembra tutto normale… Ad occhio e croce le dimensioni sono regolari, e anche il cuore batte ad un ritmo corretto. Vuole sentirlo?”.
“Certo…”, sussurrò la psicologa, un po’ tranquillizzata dalle parole dell’uomo. Il medico aumentò il volume dell’ecografo, estendendo all’intera stanza il suono dolce e ritmato del battito fetale.
“Che bello…”, dichiarò Piper, rapita dal suono di una vita che cresce.
“Signora, lei ha avuto le cosiddette false contrazioni, definite di Blackston-Hicks. E’ tipico dei giorni antecedenti al parto… Stia tranquilla, la sua bambina ancora non se la sente di nascere!”, spiegò il dottore.
“Meno male! Ehi, effettivamente non sento più contrazioni…”, dichiarò la gestante.
“Non si agiti in questi giorni, mi raccomando! Se le vengono altre spasmi, ed ha anche il più piccolo dubbio che si tratti di vere e proprie contrazioni, non esiti a presentarsi qui in ospedale!”, esplicò il medico. “Ora vado a prendere la sua cartella, la aggiorno e poi può tornarsene a casa!”.
“Grazie mille, dottore!”, mormorarono in coro, sollevate, le sorelle.
“Di nulla, di nulla!”, replicò lo specialista.

Ore 13.42, mensa aziendale

“Pronto?”, disse Charlie rispondendo al cellulare.
“Ciao, sono Reva!”, replicò una voce all’altro capo del telefono.
“Ehi, finalmente! Sono due settimane che non ci sentiamo… E’ successo qualcosa?”, chiese un po’ preoccupato il contabile.
“No, no… Solo che ho avuto molte cose da fare. Sai, gli esami di metà semestre si avvicinano.”, raccontò la ragazza.
“E immagino tu stia studiando come una forsennata! Neanche ne avessi bisogno, preparata come sei! Ma dimmi, piuttosto, qual buon vento?”, domandò il giovane.
“Niente, volevo solo sentire la tua voce. Di questi tempi le cose non mi vanno poi molto bene, ho bisogno di vederti…”, sussurrò la studentessa.
“D’accordo! Però mi stai facendo preoccupare… Che ne dici di uscire insieme, questa sera? Magari andiamo a bere qualcosa al P3, il locale della mia amica Piper. Te ne ho parlato, ricordi? Così mi spieghi tutto!”, ipotizzò la strega maschio.
“Buona idea… Scusa se te lo chiedo, ma porti anche John? Perché vorrei parlarti da solo… Se non è un problema!”, mormorò Reva.
“Figurati! E poi, si dà il caso che lui sia a Los Angeles per tre settimane: quel fortunato sta frequentando uno stage presso alcuni studios della città! Ti passo a prendere a casa alle 21.00, ti va?”, suggerì Charlie.
“Beh… Sarebbe meglio che mi aspettassi al parco vicino a casa mia!”, disse la liceale. “Mia madre non vuole che i ragazzi mi vengano a prendere… E tu rientri nella categoria, dopo tutto…”
“Era una battuta?”, controbatté con finta rabbia l’amico. “Comunque siamo intesi, al parco alle 21.00. Puntuale! Ora ti lascio, ci vediamo più tardi!”.
“Grazie, sei impagabile! A stasera!”, salutò la giovane.
“Con chi eri al telefono?”. Un gemito provenne dalla stanza attigua a quella in cui Reva aveva appena riappeso la cornetta.
“Oh, con un’amica… Stasera esco per un paio d’ore, vado a studiare da Rachel.”, replicò la biondina.
“Mi raccomando, non allontanarti! Come sono felice che tu non sia come tutte le altre ragazze d’oggi, che riescono solo a pensare a quanti uomini fanno girare la testa!”, mormorò con trasporto la voce proveniente dall’altra camera.
“Oh, mamma… Rimettiti a letto, e sta tranquilla: rientrerò presto!”, concluse la conversazione la studentessa.

Ore 21.05, P3

“Come sei riuscita a convincermi? Ancora non me lo spiego!”, sussurrò un po’ stizzita Prue.
“Ovviamente con la mia arte magica, e come sennò?”, scherzò Piper. “Dopotutto questo locale è anche tuo! Non perdete occasione di ricordarmi che siamo tutte socie… E quindi credo sia sacrosanto che ogni tanto mi diate una mano!”.
“La concezione della locuzione ‘ogni tanto’ forse è un po’ diversa tra noi… Comunque, vedo che questa sera è tutto piuttosto tranquillo.”, constatò la maggiore.
“E’ un giorno feriale, che pretendi? In più non ci sono artisti che si esibiscono, né è una serata a tema.”, spiegò la manager. “Piuttosto, hai avuto modo di parlare con Darryl oggi? Ha chiamato due volte, sempre a proposito delle strane esplosioni degli ultimi tempi. Dice che alla polizia non riescono a venire a capo di nulla… Phoebe ha provato ad avere qualche premonizione, ma non è accaduto niente. Si è pure recata sul luogo dell’ultima deflagrazione, ma il suo potere non si è attivato.”.
“L’ho sentito al cellulare… Francamente non so cosa pensare, il fatto che Phoebe non abbia alcuna premonizione o visione mi fa credere che i demoni non centrino affatto, come d’altronde sosteniamo.”, raccontò la fotografa.
“Non è detto… Ho ricontrollato sul Libro, ci sono dei demoni che riescono ad usare poteri telecinetici ad alto tasso distruttivo. Però sembra sia un clan estinto da secoli… Non arrabbiarti, ma ho recitato un incantesimo che avrebbe dovuto permettere di convocare questa razza al mio cospetto, ma non è successo nulla. Quindi me la sento di escludere una simile possibilità, sebbene non sia del tutto convinta che gli incidenti siano opera di esseri umani!”, dichiarò l’unica del Trio ad essere sposata.
“Tu hai fatto cosa? Ti rendi conto che, se i demoni fossero comparsi, saresti stata in grave pericolo? Dove hai la testa?”, gridò l’ex curatrice museale.
“Era tutto calcolato, i demoni sarebbero dovuti apparire all’interno dei cristalli… Non poteva accadermi nulla, anche perché preventivamente avevo preparato la pozione per eliminarli! Cerchiamo di tenere le orecchie bene aperte, piuttosto, non vorrei che stasera succedesse qualcosa qui al P3!”, consigliò la secondogenita.
“Ehi Piper!”, proferì una voce dall’altra parte del bancone.
“Ciao Charlie!”, salutò la moglie di Leo. “Che bello averti qui al locale!”.
“Come posso mancare? Ciao Prue!”, accennò il contabile.
“Ciao! Oggi ci incontriamo per la seconda volta!”, sorrise la primogenita.
“Ragazze, questa è Reva, una delle mie migliori amiche! Reva, loro sono Piper e Prue, le proprietarie del locale!”.
“E’ un piacere fare la vostra conoscenza!”, asserì con educazione la cliente.
“Piacere tutto nostro!”, dissero in coro le sorelle.
“Ci prendiamo un tavolo nel privé, se non è un problema…”, suggerì il giovane. “Così facciamo quattro chiacchiere tra noi.”.
“Fate pure, tanto non c’è un gran affollamento stasera.”, replicò Piper. “Da quella parte.”.
“Torno più tardi per prendere qualcosa da bere…”, asserì il ragazzo, dirigendosi con l’amica verso un tavolino poco distante.
“Che bella ragazzina… Che sia solo un’amica?”, insinuò l’imprenditrice di casa Halliwell.
“Direi di sì… Come lui puntualmente ha precisato!”, rispose la fotografa.

Ore 21.35, villa Halliwell

 “Che tristezza… Qui tutta sola a vedere film romantici in TV!”, piagnucolò Phoebe. “Se penso che invece potrei essere al locale con le altre… Mmm, forse è meglio così, quella schiavista di Piper mi avrebbe messa sotto come questa mattina!”. Un rumore bloccò di botto i pensieri della strega: sembrava quasi che qualcuno stesse gettando a terra degli oggetti su in soffitta.
“Cosa sarà mai?”, si chiese la psicologa, mentre con un po’ di fatica si dirigeva verso le scale. Arrivata davanti alla porta della stanza dalla quale provenivano gli strani strepiti, l’ultimogenita prese un randello appoggiato per caso poco lontano, e aprì di scatto l’uscio. Non restò sorpresa da quanto le si presentò di fronte: una figura umana cercava inutilmente di avvicinarsi al Libro delle Ombre, ma questo creava magicamente una barriera che lo respingeva lontano.
“Cosa stai cercando di fare?”, gridò la donna alzando l’arma impropria.
“Davvero non lo immagini?”, replicò l’essere, creando una sfera di fuoco e lanciandola verso la strega. Questa, sebbene appesantita dalla gravidanza, riuscì a scansarsi e ad evitarla.
“Cavoli… Leeeeoooo!”, urlò Phoebe, cercando di attirare le attenzioni del suo angelo bianco.
“Non pensare di cavartela ancora, strega!”, sogghignò il demone, mentre caricava una nuova sfera. La psicologa, con le spalle al muro, non poteva in alcun modo scappare al dardo che il nemico stava per lanciarle: il colpo partì, e Phoebe non poté far altro che stringersi a sé cercando invano di ripararsi. A sorpresa, le sue mani respinsero il colpo, rispedendolo al mittente… Ancora una volta Phyllis era riuscita, con la telecinesi, a proteggere se stessa e la madre. In quell’istante apparve Leo, nella consueta luce azzurrina, che trovò la cognata rannicchiata a terra, e un demone disteso all’altro capo della stanza.
“Stai… Stai bene?”, domandò l’angelo.
“Sì …”, replicò la veggente. “Grazie a Phyllis! Sono io che dovrei proteggerla, ed invece è stata nuovamente lei ad aiutarmi!”.
“L’importante è non vi siate ferite. Quel demone sembra svenuto…”, mormorò l’essere celeste, tenendo d’occhio l’antagonista. “Corro a prendere le tue sorelle, così potrete facilmente eliminarlo!”. E in un batter d’occhio, l’angelo scomparve e ricomparve con Prue e Piper.
“Chi c’è venuto a trovare, stasera?”, domandò la fotografa.
“Non ho ancora avuto modo di appurarlo…”, rispose la psicologa seguitando a recuperare il Libro, mentre Piper posizionava i cristalli bloccanti attorno al corpo del diavolo. “Dunque… Questo no, questo no… Demone Lucertola, Demone Radioattivo… Kaster, Voyecus, Lothes, Monferatus, Prodoner… Uh, eccolo qui, mi sembra questo… Zartan: demone della setta dei Nove. E’ immortale, ma questo non impedisce alle streghe di poterlo eliminare temporaneamente imprigionandolo in una speciale cella di energia spirituale che lo contiene per centoventitre anni, sei mesi e un giorno. I suoi poteri conosciuti sono il lancio di sfere infuocate, la levitazione e una singolare onda di energia mentale che priva le persone della propria anima. Per poter riuscire ad eliminarlo, è necessario disegnare su di una parete o sul pavimento uno speciale simbolo mistico,
µ, che permetterà l’apertura di un portale dimensionale. Il simbolo va disegnato con una mistura particolare creata con polvere di gesso, incenso, due quadrifogli seccati, bacche di ginepro e grasso di cavallo; deve essere pronunciato l’incantesimo sotto riportato, e fatta cadere una goccia di sangue di strega sul disegno: Zartan in questo modo verrà risucchiato e sigillato.”.
“Non mi sembra complicato…”, mormorò la manager del P3. “Abbiamo gli ingredienti per il composto, non dovremmo metterci molto.”.
“Ehi, si sta svegliando!”, notò con disappunto l’ex curatrice museale. “Dobbiamo impedirgli di utilizzare i suoi poteri.
“Non ci riuscirà, all’interno della barriera dei cristalli!”, la rassicurò la minore delle sorelle. “Io vado di sotto a preparare la mistura, voi rimanete di guardia al prigioniero.”. Così dicendo, scese le scale e si diresse in cucina.
“Io devo andare…”, mormorò Leo. “Sento che una mia protetta mi chiama, e vedo che non avete bisogno di me.”.
“A più tardi!”, lo salutò la moglie, mentre la sorella maggiore prendeva un paio di sedie.
“Come avete potuto farmi questo!?”, gridò il demone, ripresosi dal suo stesso colpo. “Liberatemi immediatamente, altrimenti vi scotennerò personalmente!”.
“Non credo sia una buona idea…”, gli replicò la fotografa. “Te ne starai buono buono finché non ti rispediremo nella tua prigione per altri cent’anni.”. L’essere infernale chiuse gli occhi, poi li riaprì di scatto e un’onda d’urto invisibile partì da lui: le due sorelle maggiori ne vennero colpite, e le loro iridi scomparvero.

Contemporaneamente, al P3

“I convenevoli li abbiamo superati…”, bofonchiò Charlie. “Ora credo sia arrivato il momento che mi parli dei problemi ai quali hai accennato quando mi hai chiamato.”.
“Non so da che parte iniziare…”, rispose Reva. “Francamente, non so neanche perché ti ho chiamato. In fondo non è nulla, almeno credo.”.
“Tu parla… Sai che a me puoi dire qualunque cosa!”, la rassicurò il ragazzo.
“Vedi…”, indugiò la studentessa. “Da qualche tempo mi succede una cosa strana. Anche stamattina… Non lo so, quando mi arrabbio… Io… Perdo il contatto con la realtà… Me ne sono accorta, la prima volta, il giorno successivo al mio diciottesimo compleanno…”.
“Cosa intendi? Non capisco!”, disse la strega maschio.
“Sento salire in me una tale rabbia, in quelle occasioni… Quasi tutto il mio sangue affluisse alla testa… E per alcuni secondi non vedo più nulla… Poi, quando recupero le mie facoltà, qualcuno… Qualcuno… Si è ferito!”, raccontò la biondina.
“Si è ferito?”, ripeté l’amico, non comprendendo bene.
“Esatto… Non so cosa, o come, o perché… So solo che quando mi arrabbio, succedono cose strane. Stamattina, per esempio, un ragazzo idiota della mia scuola mi ha toccato il sedere, per farsi bello agli occhi di un amico. Io mi sono agitata, ed è successo! Per qualche secondo non ho più visto nulla, e subito dopo quel ragazzo era disteso nel cortile del liceo, coperto di immondizia e con vari traumi. Un cestino l’ha colpito violentemente, peccato che nessuno abbia visto chi gliel’ha lanciato… Io sono certa di esserne responsabile!”, descrisse la liceale.
“Dici davvero?”, mormorò il contabile, pensando se gli avvenimenti raccontatigli potessero avere qualcosa a che fare con il mondo soprannaturale. “E altri episodi simili?”.
“Beh… I più gravi sono successi di sera… Hai sentito di quelle esplosioni nei locali?”, chiese Reva.
“Certo, i giornali non parlano d’altro. Tu eri presente?”, domandò Charlie.
“Sì… E ogni volta, le cose sono successe dopo che mi ero arrabbiata!”, narrò la studentessa.
“Perdonami un secondo, vado… A prendere qualcosa da bere…”, sussurrò la strega maschio, dirigendosi verso il bancone. La sua intenzione era di parlarne alle amiche, ma non trovò né Prue, né Piper. “Scusa, sai dov’è la proprietaria? Sono un suo amico!”.
“Non ne ho idea, era qui fino ad un momento fa con sua sorella… Ho provato a vedere nel retro, o in ufficio, ma sembrano scomparse!”, replicò Rick, il barman.
“Grazie mille… Se per caso le vedi, dì loro che le ho cercate.”, dichiarò il cliente. “Intanto puoi darmi due coca-cola?”.
“Certo, arrivano subito!”, rispose il barista. Charlie si girò verso l’amica, volendo lanciarle un’occhiata rassicurante, ma vide un ragazzo di circa venticinque anni avvicinarsi a lei. I due iniziarono a parlare, e l’uomo si sedette al suo posto; poi le prese la mano, ma lei la ritrasse di scatto. Lui continuò a parlarle, sebbene Reva fosse visibilmente contrariata dall’insistenza del giovane: probabilmente voleva invitarla a ballare, ma lei non ne era esattamente entusiasta. Lui continuò ad importunarla, arrivando persino a metterle una mano sulla gamba: a quel punto Charlie si decise ad avvicinarsi all’amica, per mandare via il fastidioso pretendente, ma prima che muovesse un passo il tavolino vicino al suo, vuoto, si sollevò come se qualcuno lo avesse preso di peso, e si scontrò a tutta forza contro il giovane molestatore, lanciandolo a distanza e lasciandolo incosciente a terra. Sotto shock, Charlie rimase impietrito, mentre Reva si alzò e scappò via dal locale, in lacrime. Immediatamente lui corse verso il ragazzo, e con l’aiuto di Rick cercò di rianimarlo, in quanto il suo cuore si era fermato. Dopo un massaggio cardiaco, il giovane riprese a respirare, e i presenti chiamarono un’ambulanza per soccorrere il ferito. Charlie non attese l’arrivo dei soccorsi: era troppo importante raggiungere Reva, e cercare di porre fine a quegli spaventosi incidenti.

Ore 22.15, villa Halliwell

“Maledizione!”, urlò Zartan, cercando per l’ennesima volta di uscire dalla sua prigione di energia creata grazie all’aiuto dei cristalli. Di fronte a lui Prue e Piper erano sedute, apparentemente senz’anima: i loro occhi, completamente bianchi, le facevano somigliare a delle statue scolpite.
“Eccomi in arrivo con la mistura!”, gongolò Phoebe, aprendo la porta della soffitta. “Sorelline, ci vorrà poco per far sparire il demone. Prue, credo che potremmo disegnare il simbolo sulla parete vuota lì in fondo.”. La sorella non rispose, e la psicologa le si avvicinò, mentre Zartan le sbraitava di lasciarlo andare.
“Prue, perché non rispondi?”, domandò scrollandola. Solo allora si rese conto che le sorelle sembravano inanimate. “Cos’hai fatto?”, gridò al demone.
“Quello che farò ora anche a te!”, replicò lui chiudendo gli occhi e riaprendoli di scatto. L’onda d’urto partì da lui, ma Phoebe prontamente si ritrovò ad alzare la mani, come a proteggersi, e deviò il colpo invisibile versò l’altro lato della stanza.
“Prima che ti torturi, dimmi immediatamente cos’hai fatto loro!”, strillò la psicologa.
“Eh eh… Non sei molto informata sui miei poteri, strega! La mia onda d’urto ha eliminato la loro anima!”, sogghignò il nemico. Poi richiuse gli occhi, e li riaprì di scatto facendo partire una nuova scarica della sua dote. La veggente di casa, ancora una volta, deviò con le mani il colpo, rendendosi conto di riuscire a padroneggiare la telecinesi di Phyllis almeno per difendersi.
“Dimmi subito come fare per farle tornare normali, altrimenti ti farò soffrire… Molto…”, mormorò piena d’ira colei che poteva volare.
“E’ impossibile! Il mio potere ha effetti irreversibili!”, replicò pieno di soddisfazione il demone. “E ora fammi subito uscire da questo campo di forza, e non ti ucciderò!”.
Phoebe non sapeva come comportarsi: da un lato, desiderava cercare una soluzione al problema delle sorelle, ma dall’altro si era resa conto di dover eliminare Zartan al più presto possibile. Optò per la seconda ipotesi, convincendosi che liquidato il demonio, sarebbe riuscita sicuramente a trovare un incantesimo per invertire gli effetti del potere di questi.
“Leeeooo!”, gridò la strega, e il cognato rispose al richiamo. “Il demone ha usato il potere di eliminazione dell’anima verso Prue e Piper… Sono come inanimate!”.
“Accidenti!”, reagì l’angelo. “Ho sentito dire che solo una persona è riuscita a riprendersi dopo un attacco di questo tipo…”.
“Intanto pensiamo ad eliminare lui!”, consigliò colei che poteva vedere il futuro, respingendo un nuovo attacco dell’antagonista.
Grazie alle mie poche parole

Hypnos su di te scenderà,
le tue palpebre si chiuderanno da sole
e un sonno profondo ti colpirà.
Solo io svegliarti potrò
con uno schiocco di dita,
se a questo incantesimo rinuncerò,
per ridarti la vita
, pronunciò la ragazza, lanciando una pietra presa dal tavolino accanto a lei verso il nemico. Quest’ultimo cadde improvvisamente, come rapito da un sonno profondo.
“Solitamente serve un contatto fisico per la buona riuscita di questo incantesimo, ma ho sperimentato che anche un contatto mediato da un oggetto, se effettuato in breve tempo, va bene ugualmente…”, spiegò Phoebe, mentre il cognato osservava la sua prontezza. “Bisogna sempre essere preparati, no?”.
“Senza dubbio…”, replicò l’angelo.

Ore 23.27, in una strada di San Francisco

“Non è possibile, non riesco a trovarla…”, mormorò tra sé Charlie. “Come posso fare, adesso? Al cellulare non risponde…”. Riflettendo attentamente, il ragazzo si rese conto che l’unica cosa da fare era comporre un incantesimo che gli permettesse di rintracciare l’amica. Dopo qualche istante, pronunciò:
Vento caldo, la mia richiesta porta lontano
elementi della Terra, non faccio a voi appello invano:
conducetemi presto nel luogo che anelo,
levate del tempo e dello spazio il candido velo
”. Delle luci bianche lo avvolsero, e ben presto la strega maschio si ritrovò in un parco cittadino, dietro ad un cespuglio. Sul sentiero davanti a lui Reva, tra le lacrime, passeggiava con gli occhi al cielo.
“Reva…”, esclamò il contabile, sbucando fuori dal suo nascondiglio.
“Charlie…”, mormorò la ragazza. “Come hai fatto a scovarmi?”.
“Ho solo avuto fortuna! Anche se vago da un po’, oramai…”, rispose. “Dobbiamo capire cosa ti succede.”.
“Hai visto chiaramente cosa riesco a fare, no?”, biascicò la studentessa. “Non sono normale, qualcosa non va… Io… Devo possedere qualche potere magico, o una sorta di… Non lo so… Io a queste cose non ci credo! Sono una ragazza seria, voglio diventare un medico! La mia strada è la scienza… Mi prendi per matta, vero?”.
“Figurati… Devi sapere che la magia esiste, e forse effettivamente possiedi qualche potere…”, disse colui il quale poteva lanciare scariche elettriche.
“Non essere accondiscendente… Tu mi credi pazza… Ma hai visto cos’è successo a quel ragazzo, no? Hai visto che un tavolino gli si è scagliato contro… E io ho avuto quel momento di perdita del contatto con la realtà! Come le altre volte!”, gridò la biondina, continuando a piangere.
“Non sei pazza! Tutt’altro… E non ti sto assecondando, fidati di me. Io so per certo che la magia esiste. Se solo provi a calmarti un attimo, e vieni con me…”, accennò il giovane, toccandole il braccio.
“No! Tu mi credi matta da legare! Vuoi portarmi in manicomio?!”, strillò Reva, ma in quel momento Charlie venne scaraventato contro un grosso albero poco distante.
“Non voglio portarti da un medico, non ne hai bisogno…”, ribatté il ragazzo, alzandosi a fatica. “Voglio solo presentarti delle persone, che ti spiegheranno per bene quello che ti sta succedendo. E’ accaduto anche a loro, anni fa, e anche a me… Io sono una strega, e probabilmente lo sei anche tu!”.
“La magia non esiste!”, protestò la liceale, in preda ad isteria. “Tu non sei una strega, perché le streghe non esistono!”. Un vento fortissimo inizio a soffiare nella radura in cui i due si trovavano: i capelli di Reva ondeggiavano al vento, come del resto le fronde degli alberi e degli arbusti.
“Sì, esiste! Ho mai fatto qualcosa per il quale tu non ti debba fidare di me? Sono dalla tua parte, sono tuo amico!”, affermò con trasporto Charlie, cercando di avvicinarsi. Il vento però si faceva sempre più forte, e muovere anche un solo passo era un’impresa ardua. “Cerca di calmarti, vedrai che andrà tutto bene!”.
“Non vedi cosa sto provocando?”, sbraitò la studentessa, mentre la situazione peggiorava di secondo in secondo. “Io sono cattiva, faccio del male alle persone… E non voglio, non voglio… Io voglio aiutare gli altri, non ferirli o ucciderli! Ma non riesco a fermarmi…”.
“Devi solo respirare profondamente, e rilassarti: tutto si placherà, e ce ne andremo da qui, insieme. Ti resterò accanto, e cercheremo di capire cosa non va…”, sibilò il contabile, ma le sue parole venivano spazzate via dal potere distruttivo del suo interlocutore. “Reva, ascoltami: pensa a qualcosa di positivo…”, gridò, ma un grosso ramo lo colpì alla testa, e Charlie cadde e svenne, venendo trascinato via dalla corrente mentre una lacrima solcava la sua guancia.

“Charlie!”, strepitò la ragazza, vedendo l’amico, svenuto, che veniva trasportato lontano. Il trambusto si intensificò ancor di più: Reva era diventata incontrollabile, una potenza inarrestabile che il senso di colpa alimentava sempre più. Ad un tratto, una pesante panchina si sollevò in aria e la trafisse da dietro, facendola cadere a terra: più la giovane perdeva sangue, più la tempesta di vento creata andava scemando… Fino a che la notte tornò tranquilla.

Contemporaneamente, a villa Halliwell

“Il simbolo è stato disegnato, come indicato nel Libro…”, mormorò Leo, appoggiando il contenitore con i resti della mistura necessaria per il graffito.
“Bene… Ora pronunciò l’incantesimo:
Il male incarnato riposi nell’abisso
con queste rime io nel tempo ti sigillo
in una prigione invalicabile io ti fisso
con la goccia di sangue che ora stillo
”, proferì Phoebe facendo cadere una goccia di sangue dall’indice sul disegno creato da Leo. Dal simbolo partì un fascio di luce rossa che avvolse Zartan , ancora dormiente, e lo smaterializzò.
“Ha funzionato!”, esultò la creatura celeste. “Ora controlliamo nel Libro come poter riportare tra noi Piper e Prue.”. Impose le mani sul magico tomo, che si aprì e si sfogliò da solo fino all’ultima pagina.
“Non c’è niente…”, protestò la minore delle sorelle. “Riprova!”. Il cognato ripeté quanto prima effettuato, e anche stavolta non accadde nulla.
“Credo che nel Libro non ci siano incantesimi o pozioni per far tornare normali le tue sorelle…”, constatò l’angelo con le lacrime agli occhi. “Temo che non ci sia modo di risolvere il problema.”.
“E’ impossibile, ci deve essere una soluzione!”, gridò la veggente di casa, provando ad avere una premonizione toccando le due statuine, sedute poco distante. Non successe nulla. “Io non mi arrendo:
Divinità potenti ora vi invoco
Terra, Aria, Acqua, Fuoco,
accorrete tutti al mio richiamo
affluite in questo luogo, ed insieme restiamo.
Energia, Spirito, Anima, Essenza
qui è necessaria la vostra benevolenza:
senza indugio visitate queste ancelle
riportatele a noi, salvate le mie sorelle
”. L’incantesimo procurò un bagliore in tutta la soffitta, e appena i due poterono riaprire gli occhi, constatarono che il sortilegio non aveva avuto effetti.
Sangue al sangue,
ti chiamo con la voce,
sangue al sangue,
ritorna qui veloce
.”, insistette la psicologa, ma nemmeno questa volta accadde nulla.

“Leo… Non riesco a farle tornare in sé!”, sibilò la donna.
“Provo ad andare dagli Anziani, vedrò se possono aiutarmi!”, replicò l’uomo di casa, scomparendo nella consueta luce azzurrina.
Ascolta le parole dell’invocazione
spirito dell’altra dimensione
vieni a me in comunione
attraversa la grande divisione
!”, recitò colei che poteva levitare. Tra intensi raggi gialli, nonna Penelope apparve alla congiunta.
“Phoebe… Ho visto cos’è accaduto…”, parlò sommessamente lo spirito. “Vuoi un aiuto per riportare le tue sorelle alla normalità, giusto?”.
“Certo, nonna… Guardale, sembrano morte… Ho provato con incantesimi potenti, ho consultato il Libro delle Ombre, ma nulla sembra in grado di guarirle dal potere di Zartan, nonostante lui sia stato ricacciato nella sua prigione.”, singhiozzò la neo-laureata.
“Ne sono a conoscenza, nipotina mia, ma non so come aiutarti: il potere quel demone è molto forte, e nessuna delle nostre antenate ha mai avuto a che fare con una cosa di questo tipo. Prova ne è il fatto che il Libro non menziona un metodo per uscire da questa brutta situazione.”, spiegò Penny. “Le tue sorelle sono ancora vive, ma parte della loro anima è stata spedita da qualche parte, in un piano astrale forse, dal quale non possono fuggire da sole. Perciò fino a che il loro corpo rimarrà in vita, i loro spiriti sopravvivranno, e non raggiungeranno vostra madre e me.”.
“Ma dev’esserci un modo per recuperare le loro anime…”, gemette la gestante. “Io ho bisogno di loro, fra poco partorirò… Non ce la posso fare da sola…”.
“Non disperare, bambina mia! Sei forte, più di quanto pensi. Riuscirai a vincere anche questa volta…”, replicò l’ava, mentre si dissolveva allo sguardo.
“Nonna… Nonna…”, gridò Phoebe, ma oramai Penelope era scomparsa.

Ore 00.18, al parco

“Oh… La mia testa…”, biascicò Charlie, aprendo a fatica gli occhi. “Cos’è accaduto?”. Si rialzò a malapena, appoggiandosi ad un albero, e si rese conto di perdere molto sangue da un taglio sulla fronte. Lo sguardo si perse nella radura circostante: rami e foglie ovunque, quasi ci fosse stata una tempesta fugace ma vigorosa. Poco lontano, un corpo riverso a terra… Accorso, per quanto le membra gli permettessero, il ragazzo constatò che si trattava di Reva, in una pozza di sangue.
“Reva… Reva!”, gridò la strega maschio, cercando di sentirle il polso. Nessuna pulsazione. “Reva, rispondimi!”. Nessuna reazione. Charlie si rese conto che l’amica era morta, poiché oramai il cadavere stava iniziando a perdere calore, e si ritrovò a piangere lacrime rabbiose: non era riuscito ad aiutarla, compito che si era prefissato di risolvere come aveva sempre fatto con lei negli anni precedenti.
“Hart!”, urlò a squarciagola, e il suo angelo bianco lo raggiunse in pochi istanti.
“Charlie… Cos’è successo?”, domandò perplesso e preoccupato l’essere celeste, mentre imponeva le mani sul cadavere, riscontrando che non poteva esserle d’aiuto. Il ragazzo lo aggiornò brevemente della situazione, e si fece curare i traumi subìti durante la tempesta provocata dall’amica.
“Lei era… Era una Mishar, a quanto pare…”, disse la creatura sovrannaturale.
“Una cosa?”, domandò il contabile, mentre le lacrime continuavano a solcargli il volto.
“Una Mishar… Li chiamiamo così… Sono degli esseri umani che nascono con dei difetti, sicuramente ha avuto delle streghe in famiglia, secoli fa.”, spiegò Hart. “A volte in una famiglia con avi streghe nascono questi Mishar, esseri umani che manifestano, dopo il compimento del diciottesimo anno, una sorta di potere telecinetico potentissimo che non riescono a controllare. Solitamente i Mishar vengono posseduti da questo potere, che li consuma e li porta alla morte… Se questo non accade, i Mishar vengono individuati ed eliminati da appositi angeli bianchi.”.
“Angeli bianchi che uccidono persone innocenti? Ma è assurdo!”, protestò colui il quale poteva lanciare scariche elettriche.
“I Mishar sono molto pericolosi… Come hai potuto constatare… Non possono essere lasciati liberi di circolare, metterebbero a repentaglio la vita di molti innocenti, oltre ad esporre la magia agli esseri umani.”, continuò l’angelo. “E le schiere del Bene non possono permetterlo: è crudele, lo ammetto, ma non si può fare altrimenti. Vuoi che ti porti a casa, ora?”.
“Cosa facciamo con Reva… Non possiamo mica lasciarla qui!?”, mormorò il giovane.
“Credo sia l’unica cosa da fare… Il corpo sarà rinvenuto, e la polizia cercherà un colpevole che non troverà. Il caso sarà archiviato, e la tua amica potrà riposare in pace.”, decretò l’essere celeste.
“D’accordo…”, sussurrò con animosità Charlie. “Portami dalle Halliwell, devo parlare con loro!”. Hart lo prese per mano, e in breve i due scomparvero tra luci azzurrine.

Ore 00.59, villa Halliwell

“Finalmente sei qui!”, disse Phoebe, vedendo luci azzurrine che illuminavano la stanza. Rimase un po’ infastidita quando notò che il visitatore non era Leo.
“Ciao, Phoebe. Devo parlare a te e alle tue sorelle!”, affermò con decisione la strega maschio.
“Non… Non è possibile!”, replicò la gestante, indicando le sorelle ai nuovi arrivati.
“Cosa diavolo… Cos’è accaduto?”, chiese Hart. La psicologa riassunse gli eventi della serata, singhiozzando tra una frase e l’altra.
“Non è giusto!”, gridò Charlie. “Essere strega è una maledizione!”
“Non dire così…”, lo rimproverò l’amica. “Sono gli inconvenienti del mestiere!”. Il contabile iniziò a piangere, e raccontò cosa gli era appena successo.
“Non avevo idea che esistessero esseri del genere…”, seguitò colei che poteva vedere il futuro, abbracciando l’amico per confortarlo. “Il Libro delle Ombre non ne fa menzione.”. In quell’istante, Leo apparve nella soffitta.
“Quanto ti ci è voluto!”, mormorò la neo-laureata, mentre il cognato salutava gli ospiti.
“Scusa… Non ho buone notizie, purtroppo. Gli Anziani mi hanno detto che salvare Piper e Prue è praticamente impossibile!”, biascicò il marito di Piper.
“Non ci credo”, sbraitò il più giovane del gruppo. “Non può succedere anche questo…”.
“Hai detto praticamente, vero?”, notò il suo collega. “Significa che un sistema c’è, giusto?”.
“Esatto… Ma è una missione suicida!”, replicò Leo con aria sfatta.

Continua…

Scritto da Carter


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