RAGAZZINE UN PO' MENO CASINISTE
Breve riassunto: Seguito di "Ragazzine casiniste": verranno chiariti alcuni misteri rimasti irrisolti e comparirà un nuovo demone che rapirà una persona a cui ormai le Halliwell si sono già affezionate...
Adatto: a tutti
Data di composizione: Dicembre 2000
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Spelling Television Production © 2000
In
casa Graves, verso le 8 meno 10 di mattina, tutto procedeva tranquillamente… o
quasi.
«Amy! Vieni qui immediatamente! Non ti sei
nemmeno allacciata le scarpe, rischi di cadere!» venne rimproverata la bimba
dalla zia di Miriam, Cindy Graves. La piccola stava rincorrendo per tutta casa
sua sorella, Christine, che si divertiva a prenderla in giro mentre scappava.
Amy era molto più lenta di lei, così Christine riusciva a farsi rincorrere e,
nel frattempo, anche a rallentare un po’ per schernirla. Si era appena girata
verso la sorellina per mostrarle la lingua quando con la schiena andò a
sbattere contro qualcuno. Quel “qualcuno” era Prue e aveva uno sguardo
severo dipinto sul volto: «Ti sembra il momento di mettersi a fare questi
giochi? È tardi, dovete andare a scuola!». La ragazzina non ebbe il tempo di
controbattere che la donna continuò: «Tu, signorina, hai quasi tredici anni e
ti comporti ancora così?! Un minimo di responsabilità!»
Christine si incupì ma non disse nulla. Di discorsi sulla responsabilità era
abituata a sentirne fin troppi; i suoi genitori, infatti, non mancavano mai di
ripeterle, ogni volta che ne capitasse l’occasione: “Tu sei più grande di
Amy, devi occuparti di lei e se succede qualcosa la responsabilità è tua perché
lei è troppo piccola e… etc.. etc…”.
Era vero che lei aveva un’altra sorella, Jennifer, che andava all’università
con Phoebe e che era la più grande fra le tre, ma in casa non c’era quasi mai
quindi Christine doveva sempre appiopparsi anche le colpe di Amy, perché, in
assenza di Jennifer era lei la “maggiore”.
«Su, Miriam, manchi solo tu» disse Piper alla bambina incitandola a mettersi
in fretta il giubbotto e la cartella sulle spalle perché erano tutte in
ritardo.
«Arrivo!» rispose lei e le raggiunse.
Quando la porta si richiuse alle loro spalle la casa rimase semivuota. Gli unici
esseri viventi al suo interno erano Cindy, Phoebe e Kit, la gatta. La ragazza
aveva lezione all’università solo il pomeriggio quel giorno, così avrebbe
potuto passare tutta la mattina a tempestare di domande la zia di Miriam, alla
quale non avevano ancora avuto l’occasione di chiedere spiegazioni riguardanti
lei, sua sorella e la figlia di quest’ultima.
«Cindy, avrei bisogno di parlarti» esordì Phoebe senza troppi preamboli.
«Va bene però, vieni, andiamo a sederci in soggiorno» rispose precedendola,
poi aggiunse: «Ti dà fastidio se nel frattempo lavoro un po’
all’uncinetto?»
Phoebe, piuttosto sorpresa: «No, no, figurati» e intanto pensava
“All’uncinetto?!! Avrò capito male, figuriamoci se esistono ancora persone
che si danno a certi passatemp…” ma non fece nemmeno in tempo a finire la
frase dentro di sé che la vide chinarsi e prendere un uncinetto ancora infilato
in un grande centrino rotondo da completare. Dopo un secondo attimo di
perplessità, si sedette sul divano e incominciò: «Tu sei una strega buona,
come me e le mie sorelle, perciò mi chiedevo come fosse possibile, dal momento
che i poteri sono ereditari, che tu li abbia ricevuti e la madre di Miriam no»
«Ti sbagli, anche mia sorella li possiede, solo che non ne fa mai uso» fu la
risposta.
Era evidente che la ragazza volesse ulteriori spiegazioni, perciò Cindy continuò:
«Io e lei siamo gemelle. Fin da piccole abbiamo fatto uso dei nostri poteri,
che, uniti, diventano ancora più forti. Quell’essere che ci ha attaccate
l’ultima volta (N.d.a: Vi ricordate, vero, della donna dagli occhi senza iride
e le zanne da lupo?) l’avevamo già sconfitto in passato ma è ritornato
soprattutto per avere i vostri poteri. Quando ho provato a colpirlo si è preso
gioco di me dicendo che senza mia sorella non valgo niente e, purtroppo, questo
è vero. Nella nostra famiglia nascono quasi sempre, ogni due generazioni, dei
gemelli che, se separati, sono però quasi completamente indifesi. Quella donna
era già un demone molto difficile da combattere ai tempi in cui io e mia
sorella eravamo ancora unite, ora, era ritornata perché diventata più forte e
desiderosa di nuovi poteri. Non più interessata al mio ha cercato di
impossessarsi dei vostri»
«Capisco, allora la conoscevi già. Ma come mai tu e tua sorella vi siete
separate?» chiese Phoebe.
«Lei non ha mai voluto possedere il suo potere. Quando si è innamorata di
George, suo marito, ha promesso di non farne più uso, inoltre confidava nel
fatto che, essendo separate, né io né lei avremmo più ricevuto attacchi da
parte dei demoni, quindi non sarebbe stata costretta a servirsene. Essi infatti
sono convinti che quando siamo sole è come se non possedessimo alcun potere,
come se fossimo dei normali esseri umani. Un tempo era davvero così, ma di
generazione in generazione, come sai, i poteri aumentano, per questo ora sono in
grado di utilizzare parzialmente il mio anche se non c’è mia sorella»
«La vostra è una storia che ha dell’incredibile, ma non ho finito ancora di
assillarti con le mie domande e vorrei parlare un po’ di Miria...» non fece
in tempo a finire di dire che qualcuno suonò alla porta. Era un’amica di
vecchia data di Cindy; la donna la fece entrare e incominciarono a
chiacchierare. Phoebe allora dovette rinunciare ai suoi propositi e restò anche
lei in compagnia a parlare del più e del meno.
Nel
frattempo al P3…
«No, FERMO!! Quello va messo lì! Ehi, tu
dove stai andando con quelle casse?» urlava Piper rincorrendo più persone allo
stesso tempo. Leo la osservava mentre aiutava anche lui nei lavori. Era così
indaffarata che non sarebbe riuscito a chiederle nemmeno questa volta come stava
andando con le tre ragazzine che ora possedevano i loro poteri. C’erano da
preparare troppe cose per quella sera ma appena avrebbe avuto un minuto libero
glielo avrebbe chiesto.
Stava riflettendo su queste cose quando nel locale entrò Dan. Si avvicinò a
Piper e la baciò. Lei rimase immobile per un attimo, poi si mise probabilmente
a spiegargli che in quel momento era troppo indaffarata e che si sarebbero
potuti vedere più tardi.
Leo era troppo lontano per sentirli perciò tentò di leggere il labiale.
«Ultimamente mi sembri un po’ distaccata Piper, se non fosse che adesso hai
molto lavoro da fare mi verrebbe da pensare che tu non voglia uscire con me»
sembrò dire Dan.
La ragazza per un attimo ebbe un’espressione indecifrabile, poi sforzandosi di
sorridere rispose: «Ma che idee ti passano per la testa? Io non vedo l’ora di
trascorrere un po’ di tempo con te solo che…»
«Lo so, lo so, hai troppo da fare. Anch’io sono impegnato, ero passato
soltanto per vederti e per chiederti di uscire stasera, ma visto come vanno le
cose che ne dici di posticipare a domani?» fece lui.
«Sì va bene, allora a domani. Ciao»
«Ciao tesoro» e la baciò di nuovo prima di uscire.
Leo sentì ribollirglisi il sangue nelle vene, ma doveva rimanere calmo, perciò
cercò di concentrasi il più possibile su quello che aveva da fare. Riprese a
sistemare i fili delle casse che erano già state posizionate e non si accorse
che su di lui era posato lo sguardo di Piper.
Sembrava triste.
«Miriam,
Miriam, presto devo parlarti!» disse Amy mentre tirava con insistenza una
manica dell’amica.
«Cosa c’è? È qualcosa di urgente? Dimmi» rispose lei mentre le sue
compagne le guardavano incuriosite. Notando di essere al centro
dell’attenzione Amy aggiunse a bassa voce: «Vieni, andiamo da un’altra
parte». Intuito quale fosse l’argomento di cui voleva parlare, Miriam salutò
le amiche dicendo che sarebbe tornata presto.
Si appartarono in un angolo e Amy incominciò a spiegare: «Prima, in
classe, ho visto una cosa terribile!»
«Hai avuto una premonizione?» chiese lei.
«Sì, c’era un uomo con un cappuccio e un mantello lunghissimo che attaccava
Celine!!»
«Celine? La tua compagna di banco?» si stupì.
«Esatto, proprio lei, ma non so perché» rispose Amy visibilmente preoccupata.
«Hai capito dove avveniva l’aggressione? Hai idea di che ora potesse essere?»
«Come puoi pretendere tutte queste cose da me! Non ti basta sapere che la mia
amica Celine verrà attaccata da un demone?» si stava scaldando la bimba.
Miriam non ebbe il tempo di aggiungere nulla che la campanella suonò.
L’intervallo era finito e dovevano entrambe ritornare in classe.
Era sera e il buio aveva già
iniziato a calare sulla città di San Francisco. Una donna vestita elegantemente
entrò in una grande villa della periferia. Appena chiuse la porta dietro di sé
venne accolta da un micio che incominciò subito a fare le fusa.
«Ciao Kit, ci sei solo tu?» chiese rivolta alla gatta. Come risposta ebbe un
dolce miagolio.
«Ora vado a prenderti da mangiare, non preoccuparti» continuò a dire mentre
si dirigeva in cucina. Era strano che non ci fosse nessuno in casa. Né Cindy, né
le tre ragazzine, né tanto meno le sue due sorelle. Piper probabilmente era
ancora al locale ma Phoebe sarebbe già dovuta tornare, per non parlare poi di
Cindy. Lei non lavorava e, da quanto aveva capito, se ne restava quasi sempre
tappata in casa. Iniziò subito a pensare che forse era successo loro qualcosa.
Appena finito di dare da mangiare a Kit si precipitò fuori di casa, ma si fermò
di colpo. Non sapeva dove fossero e per di più se fosse uscita anche lei
avrebbe chiuso fuori di casa Piper che non aveva un duplicato delle chiavi.
Rinunciò quindi al suo proposito iniziale e rientrò. Se avessero continuato a
tardare avrebbe avvisato Piper e poi, insieme, avrebbero deciso cosa fare.
Nonostante non sopportasse l’idea di restarsene con le mani in mano mentre
forse le altre erano in pericolo decise lo stesso di aspettare un po’.
La sua pazienza fu premiata: dopo neanche dieci minuti arrivarono tutte;
l’unica ad essere ancora fuori era Piper, ma sapevano che sarebbe rientrata a
momenti.
«Dov’eravate, mi avete fatto preoccupare!» le investì Prue appena varcarono
la porta di casa. Amy le corse incontro piangendo: «Non siamo riuscite a
salvarla! Ora è in coma!!»
«IN COMA??! Ma di chi state parlando?» chiese lei incominciandosi a
preoccupare.
«Di una sua compagna di classe, Celine. È stata attaccata da un demone che si
nutre di spiriti puri. Sceglie soprattutto bambini che vanno dai tre ai sei
anni, perché ancora innocenti; questi cadono in coma e nel giro di tre giorni
vengono consumati completamente» spiegò Phoebe.
Prue rimase per un attimo senza parole. Il silenzio appena creato fu interrotto
da Cindy: «Abbiamo già guardato sul Libro delle Ombre e lì c’è una formula
per relegarlo in un’altra dimensione ma non siamo riuscite a finire di
recitarla, che lui si era già volatilizzato lasciando a terra il corpo inerme
di Celine».
«Siamo arrivate troppo tardi perché io non avevo capito dove sarebbe
successo!!» urlò Amy fra i singhiozzi. Prue, che le era vicino cercò di
calmarla e di consolarla. Phoebe tentò di farle capire che non era colpa sua.
La piccola però non sembrava ancora tranquillizzarsi. Si era presa tutta la
colpa, soprattutto per via di uno sguardo che le aveva lanciato la sorella.
Christine in realtà non ce l’aveva con lei ma con se stessa. Si sentiva
responsabile sia nei confronti di Amy che di Miriam. Era stata lei a convincerle
a fare quell’incantesimo, se non l’avesse fatto ora non si sarebbero mai
ritrovate in quella situazione.
Dlin Dlon
«Vado io ad aprire, sarà Piper» disse
Christine dirigendosi verso la porta.
«CIAO A TUTTE!!» urlò quasi la ragazza appena entrata. Era tutta contenta
perché la serata era stata un vero e proprio successo. Aveva fatto il tutto
esaurito. Ma il suo entusiasmo si
smorzò subito appena vide le facce delle altre e, soprattutto, Amy in lacrime
in braccio a Phoebe. Scomparve del tutto quando venne a sapere quello che era
successo.
«Non so se sarà sufficiente relegarlo in un’altra dimensione per salvare
Celine. Temo che l’unica soluzione sia annientarlo del tutto» disse lei dopo
un attimo di riflessione. A quelle parole il pianto di Amy si fece più copioso.
Phoebe fulminò la sorella perché era da un po’ che stava cercando di far
star buona la piccola. Prue tentò di mettere una pezza: «Non essere così
pessimista Piper, non è detto. Anzi, io sono quasi convinta che sia più che
sufficiente spedirlo in un’altra dimensione» e così dicendo le fece
l’occhiolino. La sorella capì al volo e resse il gioco: «Forse hai ragione,
a volte sono un po’ troppo pessimista…». La bimba si calmò un po’.
Poco dopo Cindy uscì dalla stanza per recarsi in cucina, dopo aver annunciato
che avrebbe preparato una buonissima cenetta all’italiana. Piper non
resistette e la seguì per aiutarla: le era sempre piaciuto quel tipo di cucina
e se la cavava anche piuttosto bene con la pasta.
Non troppo lontano, una donna
singhiozzava sul letto con le mani che le coprivano il viso per soffocare il
pianto.
“Perché è dovuto succedere? Perché così presto?” si continuava a
chiedere nella mente, disperata. Odiava il suo destino e ancora di più quello
che avrebbe dovuto affrontare sua figlia.
In quel momento un uomo entrò nella stanza: era suo marito. Vedendola piangere,
subito le andò vicino e l’abbracciò. Poi le sussurrò in un orecchio: «Tesoro
non preoccuparti, vedrai che andrà tutto bene. Mancano meno di due settimane
alla luna piena e poi avremo di nuovo la nostra Miriam qui con noi.». La donna
lo guardò dritto negli occhi. Aveva sposato un uomo meraviglioso che anche
quando aveva saputo che lei era una strega non l’aveva abbandonata (n.d.a: ma
esistono davvero uomini del genere? Se sì, perché Prue, Piper e Phoebe sono
così sfigate?)
«Sì, la riavremo presto ma non sarà più la stessa cosa. Vorrà avere delle
spiegazioni ora che sa che sua zia è davvero una strega. Mi ha già chiesto
come mai non lo sia anch’io…» disse la donna.
«Lo temevo. Abbiamo una figlioletta molto sveglia… eh, già, ha preso tutto
da suo padre!» fece lui.
Lei lo guardò storto: «Da chi avrebbe preso?! Ma se è tutta sua madre!! Avrà
anche il mio stesso potere!!». E quasi come due bambini iniziarono a prendersi
a cuscinate.
Dopo non molto ritornarono in sé ed andarono a letto.
Nel frattempo, anche qualcun
altro era andato a letto. Si trattava di Christine, Miriam ed Amy.
Prue, Piper, Phoebe e Cindy erano in soggiorno a parlare. Dopo aver stabilito di
comune accordo che avrebbero dovuto impegnarsi a eliminare del tutto il demone,
Kryos, passarono ad un argomento sul quale le nostre tre streghe preferite
avevano ancora dei dubbi.
«Da quello che ho capito, Miriam è una
strega, ma… il suo potere?» chiese Phoebe rivolta a Cindy.
«Io e sua madre glielo abbiamo bloccato. Mia sorella voleva che lei avesse una
vita normale per il maggior tempo possibile. Poi quando sarebbe divenuta grande
abbastanza per comprendere quali responsabilità e pericoli comportasse essere
una strega glielo avrebbe restituito insegnandole come usarlo».
«Hai detto “re-stituito”, quindi intendi che per un certo tempo lei l’ha
posseduto?» chiese Prue incuriosita.
«Esatto, quando era ancora in fasce. Io avevo insistito tanto per vedere se era
uguale al nostro o se era aumentato. Poi ovviamente glielo abbiamo bloccato
quasi subito perché una volta, dopo aver pianto e non aver visto arrivare
subito nessuno, aveva dato fuoco alla porta della sua cameretta…» così
dicendo soffocò una risata. Si ricordava come se fosse stato ieri quel lontano
giorno.
«Cosa aspettiamo a sbloccarle il potere? Potrebbe tornarci molto utile visto
che dobbiamo sconfiggere questo Kryos entro due giorni!» esclamò Phoebe.
«Non è così semplice, devo convincere prima mia sorella» rispose lei
abbassando lo sguardo.
«Se non ci riesci la convinceremo noi, con le buone o con le cattive. Non ha
motivo di tenerglielo ancora bloccato dal momento che adesso sta già
utilizzando il mio di potere!» disse Piper decisa, trascinando Cindy verso la
cornetta del telefono.
«Aspetta, a quest’ora magari sta già dormendo…» cercò di replicare lei
mentre la ragazza continuava a trainarla.
«Ha ragione Piper, non c’è un minuto da perdere!» la contraddisse Phoebe.
Solo Prue sembrava essere d’accordo con la povera Cindy, che alla fine fu
costretta a telefonare lo stesso.
DRIIIIIIN DRIIIIIIN
«Mmmh, ma chi diavolo è che telefona a
quest’ora?» si lagnò Isabel. (N.d.a: Finalmente scopriamo il nome della
sorella di Cindy… peccato, ero riuscita a tenerlo nascosto fino ad adesso!!)
Poi rispose: «Pronto?», nel frattempo il marito dormiva della grossa.
«Ciao sorellina, come va?»
«Cindy, ti sembra questa l’ora di chiamare?!!» poi le balenò in mente
un’idea: «è successo qualcosa
a Miriam? State tutte bene?» chiese allarmata.
«Non preoccuparti, siamo sane e salve» rispose.
Allora l’altra, svanito ogni timore: «Si può sapere, dunque, perché cavolo
mi hai voluto buttare giù dal letto?!»
«Ecco… si tratta del potere di Miriam. Ne abbiamo bisogno, dovresti
sbloccarglielo»
«Ne avete bisogno?» si stupì Isabel alla quale il potere del trio sembrava più
che sufficiente per sconfiggere chiunque.
«Esatto, abbiamo a che fare con un demone che…»
«No, non se ne parla nemmeno. Miriam deve già gestire un potere che non le
appartiene, se dovesse imparare ad utilizzare allo stesso tempo anche il suo…
beh, temo che sarebbe proprio un disastro» la interruppe la sorella.
«Ma noi abbiamo bisogno di…» cercò di ribattere Cindy che venne di nuovo
azzittita:
«Lo so, per questo verrò io a darvi una mano, anche se solo l’idea di
utilizzare di nuovo il mio potere mi dà la nausea. Lo faccio solo per Miriam»
«Grazie davvero Isabel, ti aspettiamo. Vieni domani mattina?»
«No, verrò nel tardo pomeriggio, dopo essere rientrata dal lavoro. Fammi
trovare un letto libero! Ciao»
«Ciao, a domani». Poi subito pensò: “Un letto libero? E dove lo pesco!!
QUESTA CASA NON è MICA UN
ALBERGO!!!”
«Allora?» chiesero in coro le tre sorelle rivolte a Cindy.
«Allora verrà lei, non vuole che Miriam si ritrovi a possedere mille poteri
che non sa nemmeno utilizzare» fu la risposta.
«D’accordo, adesso però me ne vado a nanna che domani mattina ho un orario
piuttosto pesante» fece Phoebe incamminandosi verso la camera da letto.
«Andiamo anche noi, buonanotte» disse Prue precedendo Piper.
«Buonanotte» rispose Cindy un po’ pensierosa. Le venne in mente il problema
del letto: dove mai l’avrebbe fatta dormire sua sorella? Sul divano? Di
dividere il letto a due piazze in cui dormiva lei, neanche a parlarne.
L’ultima volta che l’avevano fatto avevano litigato diverse ore per decidere
su quale lato avrebbero dormito e poi sua sorella aveva sempre avuto sonni
agitati in cui era solita tirare calci e pugni… anche suo marito George, nei
primi tempi, era disperato, poi ci aveva fatto l’abitudine, o almeno, così le
aveva sempre raccontato.
Mentre ancora cercava una soluzione decise di andare a letto anche lei, ci
avrebbe pensato più in là.
«Phoebeee, Phoebee…»
sussurrava piano Amy per cercare di svegliarla nel miglior modo possibile.
Siccome le reazioni erano nulle incominciò a scuoterla leggermente ma nemmeno
così sembrava riuscirci. Proprio in quel momento Prue entrò nella stanza: «Se
continui con quella tecnica non otterrai niente. Guarda “il maestro” e
impara» disse alla bimba. Poi si avvicinò alla sorella, prese un lembo della
coperta e lo scagliò giù in fondo al letto. Phoebe mormorò un “Mmmmh”,
forse dovuto all’improvviso cambio di temperatura.
«SVEGLIAAA! PIGRONAAA!!» urlò con tutto il fiato che aveva in gola. Alle
altre due per poco non venne un colpo. Phoebe scattò su dal letto e saltò
addosso a Prue: «Ma lo sai che potrebbe essere pericoloso svegliare così
bruscamente le persone?!!» la rimproverò subito e incominciò ad attaccare la
sorella che prontamente la evitò e sgattaiolò fuori dalla stanza dicendo
rivolta ad Amy: «Visto che funziona? Solo che ci sono anche dei piccoli
“effetti collaterali”…!!»
Piper dal chiasso che proveniva dalla loro stanza e dall’urlo che l’aveva
preceduto capì che finalmente ora anche Phoebe era in piedi. Erano di nuovo in
ritardo e incitò Christine e Miriam a prepararsi in fretta.
«Io sono già pronta da un pezzo» le rispose Christine con un certo tono di
superiorità «Piuttosto… Phoebe a che punto è? Ha ancora addosso il pigiama?».
A Piper non piacque molto l’atteggiamento della ragazzina ma non sapeva come
controbattere, quindi si rivolse a Miriam: «Tu hai già lavato i denti?»
«Ah no, è vero, me l’ero dimenticato. Adesso vado» e così dicendo corse
nel bagno, che, giustamente, trovò occupato da Phoebe (in quella casa ce
n’era soltanto uno dal momento che Cindy viveva da sola).
Alla fine uscirono tutte ancora più tardi del solito, la zia di Miriam restò
da sola e, dopo aver salutato ed accarezzato il gatto, se ne andò a fare la
spesa. Avrebbe dovuto comprare parecchie cose, considerando che ora ci sarebbe
stata un’altra persona in casa, una persona che non vedeva da molto, ma molto
tempo.
Christine vagava per il
giardino della scuola senza una meta precisa. Pensava a Celine e a Kryos. Non
riusciva a togliersi dalla mente l’immagine del corpo inerme della bambina
disteso affianco al demone e le lacrime di sua sorella. Decise di trovare un
luogo appartato dove esercitarsi con il suo potere, doveva imparare a dominarlo
con le mani così avrebbe potuto sconfiggere più facilmente quell’orrenda
creatura. Non aveva tanto tempo a sua disposizione perché non mancava poi molto
all’inizio della seconda ora: quel giorno sarebbe dovuta entrare più tardi ma
aveva pensato di non dirlo a nessuno per non sballare tutti gli orari e non
essere un peso per le altre. Appena trovò un angolino che le sembrava adatto
iniziò ad esercitarsi nello spostare dei sassi con lo sguardo, poi decise di
sforzarsi di più e di utilizzare le mani ma colpì un albero lì vicino
facendolo pendere all’indietro e rischiando di farlo cadere.
“Ops!” pensò “Ci ho messo un po’ troppa foga…”
«Phoebe, ciao!» esclamò
Jennifer andandole incontro.
«Ciao Jenny, come va?»
«Tutto bene… a parte il fatto che i miei genitori ce l’hanno a morte con me
perché Christine ed Amy ora stanno da Cindy da più di una settimana senza un
motivo apparente»
«Ah, capisco…» disse lei sentendosi un po’ in colpa, poi cambiò subito
argomento: «Ma lo sai che le tue due sorelline stanno facendo grandi progressi?
Christine ha quasi imparato a dominare completamente il suo potere!»
«Non parlarmi di Christine! Appena torna a casa la strozzo: è tutta colpa sua
se ora Amy si trova in questa brutta situazione!» si innervosì Jennifer.
«Non devi prendertela così tanto con lei, in fondo anche Miriam ed Amy erano
d’accordo e teoricamente l’incantesimo non si sarebbe nemmeno dovuto
avverare perché può funzionare solo se pronunciato da una strega. Peccato che
fra di loro ci fosse davvero una strega, ossia Miriam»
«Eeeeeh?! Stai scherzando?? Mi… Mi..
Miriam è…»
«Shhh!» la zittì Phoebe tappandole subito la bocca con la mano. «Ti sei
ammattita? Vuoi farlo sapere a tutta l’università?» la rimproverò.
«Scusami, hai ragione, è che proprio non me lo aspettavo. Già sono rimasta
sconvolta quando ho saputo di te e delle tue sorelle, adesso anche Miriam!»
poi, dopo un attimo, aggiunse: «Aiuto! Sono circondata da streghe!!»
«Ringrazia il cielo che siamo streghe buone, se no ti avremmo fatto a fettine e
cotta ai ferri!»
«Che carina che sei… perché non semplicemente bollita?» resse il gioco
Jennifer e continuarono a parlare di cucina ancora per un po’.
«Ciao Leo… già qui?»
chiese Piper al ragazzo.
«Veramente sei tu che sei in ritardo e anche più del solito» le fece notare
lui senza specificare l’orario.
«Hai ragione, scusami se ti ho fatto aspettare… tutta colpa di quella
dormigliona di Phoebe! Ci sono volute le cannonate per tirarla giù dal letto!!»
si scusò e giustificò Piper
«Figurati, anche gli altri sono in ritardo. Piuttosto, volevo dirti che prima
era passato Morris a cercarvi; non trovandovi a casa aveva pensato di fare un
salto al P3. Ma non lo avevate avvisato del vostro temporaneo trasferimento?!»
«Ecco… veramente eravamo così prese che proprio ci siamo dimenticate. Ti ha
detto cosa voleva?» chiese.
«è stato piuttosto vago. Ha
accennato ad alcuni insoliti casi di bambini molto piccoli che sono caduti in
coma. La cosa più strana è che sembrano deperire ad una velocità
impressionante» spiegò Leo.
«Hai detto: “alcuni casi”?!» si stupì Piper.
«Sì, non ha specificato il numero e poi se n’è andato subito dicendo che
sarebbe passato di nuovo questa sera»
«Non ti ha parlato di quando hanno incominciato a verificarsi?»
«No, te l’ho detto, è stato vago e frettoloso. Voleva parlare con te e le
tue sorelle non con me!» poi aggiunse: «Tu ne sai qualcosa di questa storia,
vero?».
Piper avrebbe voluto mentirgli per far sì che non ci entrasse anche lui ma
sapeva che se lo avesse fatto l’avrebbe sicuramente capito, quindi,
rassegnatasi, ammise la verità: «Ad essere sinceri sì». Aprì la porta del
locale e continuò: «Vieni, entriamo e ti racconto tutto».
Era ora di pranzo. Suonata la
campanella tutti si precipitarono a lavarsi le mani e poi a tavola. Amy se la
stava prendendo comoda mentre chiacchierava con alcune compagne. Tutt’a un
tratto, appoggiandosi al lavandino, ebbe una visione: proprio in quel bagno vide
Kryos afferrare Miriam e sollevarla da terra per poi lanciarla contro ad un
muro. L’amica sembrava perdere i sensi e il demone incominciava a venirle
incontro con una mano tesa in avanti.
Riaprì gli occhi e si ritrovò davanti Melany, una sua amica, che dopo averla
squadrata per un attimo le chiese: «Ti senti bene?». Amy era pallida e con
un’espressione mista tra lo spaventato e il sorpreso. A guardarla sembrava che
avesse appena visto un fantasma.
«Cosa? Sì… sì, mi sento bene, mi era appena venuta in mente la scena del
film che ho visto ieri sera…» inventò la bimba per giustificare il suo
comportamento.
«Davvero? Che film era? Io ieri sera avrei voluto vedere quello con Jim Carrey…
ora non mi ricordo il titolo, solo che la mamma mi ha mandato a letto appena si
è concluso il primo tempo, così non so come è andato a finire…» le disse
Melany.
“Che sfiga che ho” pensò Amy “E ora cosa mi invento?”
«Io ne ho visto un altro, il mio era… era uno di paura che ha voluto vedere
Christine e che io dopo dieci minuti ho smesso di guardare perché è arrivata
Jennifer che me l’ha impedito» disse.
Da quando avevano iniziato a parlare erano uscite dal bagno per dirigersi in
mensa e ora che Amy temeva di nuovo un’altra domanda erano già arrivate
sufficientemente vicino ai tavoli da permetterle di sgattaiolare via e sedersi
vicino a Miriam che in genere le teneva occupato il posto, se arrivava per
prima.
«Ciao Amy» le disse l’amica vedendola sedersi velocemente di fianco a lei.
«Ciao. Devo parlarti, poi, in privato» fece Amy tutta seria. Dallo sguardo
Miriam aveva capito che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che
probabilmente aveva a che fare con Kryos.
«Va bene, ci vediamo in bagno fra…»
«No, in bagno NO!» urlò quasi lei.
Quelli che erano loro attorno si girarono verso di Amy. La guardarono male per
un attimo poi ripresero a chiacchierare e a mangiare. Anche Miriam si era messa
a fissarla ma nel suo sguardo più che rimprovero c’era dello stupore: «Perché
in bagno no? Guarda che non ci sono altri posti dove possiamo vederci»
«Il punto è che il posto dove lui… lui… insomma, la mia vision… UFFA!
Dovremmo inventare un modo per parlare in codice!» disse Amy.
«Hai visto che sta per succedere qualcosa in bagno?» girò la frase Miriam,
sperando che comunque nessuno facesse caso a quello che si stavano dicendo.
«Esatto, proprio così, quindi bisognerà evitare di andarci per tutto il resto
della giornata»
«Stai scherzando vero? Io non resisterò mai!» si lamentò Miriam.
«Lo dico soprattutto per te, ma forse basta che ci andiamo in momenti diversi»
«In momenti diversi? Perché, eravamo insieme quando hai visto quello che hai
visto?» chiese.
«Già, o almeno credo»
«D’accordo, io andrò nelle prime due ore, tu ci andrai dopo»
«Va bene» acconsentì Amy e iniziarono a mangiare in fretta, un po’ per la
fame, un po’ perché con tutto quel parlare erano rimaste indietro rispetto
agli altri.
Nel frattempo, al P3…
«Piper, è già ora di pranzo, che ne dici
di prenderci insieme una pizza?» chiese Leo «Offro io!».
«Una pizza, perché no?» rispose la ragazza alzandosi dalla sedia e poco dopo
aggiunse: «Però voglio essere io ad offrire!»
«Eh no, ormai…» non fece in tempo a terminare la frase che qualcuno entrò
nel locale. (n.d.a: E chi sarà mai ad entrare? Se pensate che lo faccio
apposta… ebbene sì, sappiate che avete ragione)
«Ciao Piper» disse Dan e venne fulminato con lo sguardo da Leo, ma quello che
davvero lo rattristò fu il fatto che nemmeno da Piper ricevette subito una
calda accoglienza, sembrava che i suoi occhi dicessero: “Cosa ci fai qui
adesso?”. Come per rispondere al suo sguardo il ragazzo continuò: «Oggi ho
finito prima del solito, così ho pensato che avremmo potuto pranzare insieme e
poi, se non sei troppo impegnata, fare un salto al cinema, insomma, sto
anticipando il nostro appuntamento di stasera».
«Ah, che bella idea che hai avuto…» disse Piper sforzandosi di essere
convincente e abbozzando un sorriso. Ma Dan aveva imparato a conoscerla bene e
notò che c’era qualcosa che non andava: «Se avevi già qualcos’altro in
programma non fa niente, io…»
«No, non avevamo alcun programma. Io le avevo fatto notare che era già ora di
pranzo e che pensavo di prendermi una pausa e fare un salto al McDonald’s qui
vicino» intervenne Leo togliendo Piper dai guai. «Penserò io al locale, sta
tranquilla. Ciao». Prese la giacca e uscì. «Ciao…» sussurrò quasi Piper
guardandolo andar via.
Il sole aveva incominciato a
fare capolino da dietro le nuvole. Quella mattina il cielo dava a prospettare
solo un bell’acquazzone ma ora i raggi solari aprivano la speranza di un bel
pomeriggio in arrivo. Se il tempo atmosferico volgeva al meglio, non era però
lo stesso per la situazione di Miriam. L’insegnante
non aveva voluto saperne di lasciarla andare in bagno perché era la classica
insegnate str… che riteneva il dover andare in bagno solo una scusa per
perdere parte della sua lezione, considerando poi che Miriam nella sua materia
non andava molto bene. Faticava a prendere la sufficienza e non aveva affatto un
buon rapporto con i numeri, anzi, li odiava. Non riusciva proprio a capire come
facessero a piacere alla sua amica Christine.
“Che nervi! Mi toccherà andare in bagno alla fine dell’ora, col rischio che
anche Amy faccia lo stesso” pensò preoccupata e allo stesso tempo un po’
irritata.
Al suonare della campanella Miriam corse per tutto il corridoio, cosa che se
l’avessero beccata le avrebbe procurato una di quelle ramanzine… fino ad
arrivare in bagno dove per fortuna sembrava non esserci ancora nessuno. Dopo non
molto però qualcuno arrivò: aveva il fiatone, come se avesse corso
(probabilmente aveva dovuto aspettare a lungo e proprio non ce la faceva più)
ed entrò nel bagno affianco al suo. Mentre si lavava le mani vide uscire da una
porta una bambina, una che purtroppo conosceva benissimo.
«Che ci fai tu qui?!» si urlarono a vicenda.
«Non ne potevo più, prima di pranzo non ci ero nemmeno andata per colpa della
visione!» spiegò subito Amy.
«Che cosa?! Ma allora me lo dicevi e ci invertivamo gli orar…» non terminò
la frase perché il vetro della finestra alla sua sinistra andò in frantumi. Si
vide apparire di fronte un uomo molto alto, con il cappuccio che gli faceva
ombra sul viso nascondendo completamente i suoi tratti. Lo riconobbe subito: era
Kryos. Senza dire una parola le si avventò contro e fu talmente veloce che non
ebbe il tempo di bloccarlo. Lui l’afferrò per la gola, la sollevò e la lanciò
contro al muro proprio come aveva visto già succedere Amy nella sua
premonizione. Miriam cadde a terra priva di sensi e con un taglio sul collo
causato dall’unghia lunghissima dell’indice di Kryos. Il demone incominciò
ad andare verso di Amy tendendo in avanti la mano destra. La piccola era
immobilizzata dalla paura e non riuscì a reagire nemmeno quando lui la sollevò
e la premette contro la porta. Nell’oscurità sotto il cappuccio intravide due
lucine azzurrognole che all’improvviso si intensificarono fino quasi ad
accecarla.
«Tu sei diversa» disse
Kryos con la sua voce metallica. «Percepisco
in te un’energia, un qualcosa che… MA SEI UNA STREGA!!» esclamò.
Sembrava davvero sorpreso da quella scoperta perché non l’aveva percepito in
anticipo. In Miriam aveva subito notato un certo potenziale e per questo
l’aveva attaccata per prima, ma non gli interessava perché la ragazzina aveva
circa dieci anni a vista d’occhio. Invece Amy gli era sembrata una bambina
“normale”, una comunissima preda intorno ai sei anni. La osservò ancora per
un attimo. La bimba era impallidita dalla paura e i suoi occhi verde chiaro
dimostravano chiaramente quanto fosse terrorizzata. Pensò di riservarle un
trattamento speciale visto che si trattava di una giovanissima strega; passò il
mantello sopra di lei con un ampio gesto e la nascose sotto di esso. La fece
cadere in un sonno profondo e la portò via con sé, uscendo dalla finestra
distrutta.
«Pronto?»
«Parlo con la signora Isabel Graves?»
«Sì, sono io»
«Senta, oggi sua figlia ha avuto un incidente a scuola»
«…»
«Adesso sta riposando, è qui nell’infermeria. Sta bene, ha solo riportato un
“lieve” taglio (n.d.a: si cerca sempre di sdrammatizzare quando si parla con
la madre di bambina ferita) all’altezza della gola»
«Vengo subito»
Click
Dopo neanche una ventina di minuti una donna tutta trafelata entrò di corsa
nell’edificio scolastico delle scuole elementari. Dopo aver chiesto dove fosse
l’infermeria vi si precipitò e, una volta entrata, vide sua figlia seduta
vicino ad una bidella che stava continuando ad offrirle del the e dei biscotti
nonostante i rifiuti della bambina alla quale il the non piaceva proprio e di
mandare giù un boccone non se la sentiva.
«Ciao tesoro, come stai?» le chiese andandole incontro.
«Bene, mi brucia solo un po’ la ferita ma sto bene» rispose Miriam
sorridendole.
«Ora ti porto subito a casa».
Dopo aver parlato con l’infermiera, essersi accertata che si trattava
effettivamente di un taglio non troppo profondo che non necessitava di cure
particolari e aver ringraziato per le prontezza del loro intervento se ne andò
con la figlia senza neanche chiedere cosa fosse successo perché immaginava già
di cosa poteva trattarsi. Quando si ritrovò in macchina da sola con Miriam,
prima di mettere in moto si fece raccontare tutto quello che era successo.
Terminato di ascoltarla, la prima cosa che fece fu inventare una balla per
giustificare l’uscita anticipata di Amy tranquillizzando l’insegnante che
stava iniziando a preoccuparsi per la sua assenza, poi ne inventò un’altra
per fare uscire in anticipo anche Christine e tutte insieme si recarono a casa
di Cindy.
«Eccomi
di ritorno!» fece Prue entrando in casa. In un primo momento non rispose
nessuno e pensò che fosse successo di nuovo qualcosa, ma poco dopo le venne
incontro Phoebe salutandola.
«Già qui sorellina? Oggi hai finito presto!»
«Sì, anche tu, però, non avevi detto ieri sera che oggi avevi un orario
pesante?» le chiese con un tono allusivo che sembrava dire: “Non ti sarai
mica bigiata le ultime ore di lezione, vero?”
«Non è come pensi tu!» disse lei come se le avesse letto nel pensiero.
Di rimando la sorella le fece una faccia che parlava da sé.
«Ecco… veramente…» iniziò a pensare in fretta ad una balla plausibile ma
sapeva che sua sorella era difficile da ingannare e non le veniva in mente
niente di efficace.
«Lo sapevo! Ma brava! È già la terza volta che lo fai!! Non starà mica
diventando un vizio?» la rimproverò Prue.
«È solo la seconda e poi oggi le ultime quattro ore erano troppo noiose, mi
sarei addormentata anche se mi fossi bevuta prima sei tazzine di caffè!»
ribatté Phoebe.
Fortunatamente furono interrotte dall’arrivo di Isabel che, dopo essersi
presentata, raccontò subito quello che era successo il pomeriggio. Con lei in
casa erano entrate anche Miriam e Christine; quest’ultima sembrava nera, ma
così nera che neanche Miriam ricordava di averla mai vista così. Se in quel
momento qualcuno l’avesse toccata, probabilmente l’avrebbe scaraventato
lontano almeno una decina di metri con il suo potere.
«Ora che Amy è stata portata via da Kryos non possiamo sapere quale sarà la
sua prossima vittima, dovremmo trovare una formula per attirarlo da noi e poi
distruggerlo definitivamente» disse Prue con decisione.
«Già, ma così non sapremo dove ha nascosto mia sorella quel maledetto!» fece
notare Christine pronunciando le ultime due parole stringendo i denti come per
non farsi sfuggire altri “apprezzamenti” sul demone che odiava con tutto il
cuore.
«Potrei provare a creare una formula che ci mostri dove si trova adesso…»
disse Phoebe pensierosa «Però ho bisogno di tempo, parecchio tempo, sapete,
sono un po’ fuori allenamento…».
«Sei davvero in grado di fare incantesimi?» chiese Miriam tutta raggiante.
«Se lo sei, vedi di darti una mossa!» interruppe brusca Christine.
Phoebe stava per risponderle a tono, una ragazzina della sua età non poteva
permettersi di parlarle a quel modo, anzi, lì l’età non c’entrava proprio
un bel niente, nemmeno dalle sue sorelle avrebbe accettato un comportamento del
genere, ma venne preceduta da Prue: «Lo sappiamo che sei preoccupata per tua
sorella, ma questo non ti giustifica! Chiedi subito scusa a Phoebe per esserti
rivolta a lei con quel tono»
Christine si era resa conto di aver esagerato, la povera Phoebe non aveva colpe
e lei si era comportata male nei suoi confronti perché accecata dalla rabbia e
dal dolore. Stava per scusarsi quando incrociò lo sguardo della ragazza. Non
era arrabbiata, anzi, avendo forse capito cosa stava provando in quel momento,
la guardava con due occhi che sembravano pieni di compassione. Quegli occhi la
fecero irritare, e, per evitare scenate di fronte a Miriam, uscì di corsa dalla
stanza andandosi a chiudere a chiave nella sua camera (n.d.a: “sua”, non era
esattamente sua, visto che la casa era di Cindy e con lei vi ci dormivano sia
Miriam che Amy… però lasciamo correre…), si infilò le cuffie e si mise ad
ascoltare musica a tutto volume.
Le altre erano rimaste interdette. Miriam avrebbe voluto seguire l’amica, ma
era stata bloccata da sua madre. Proprio in quel momento rientrò Cindy, che
salutò tutte.
«Ciao, allora mi hai preparato un letto?» le chiese Isabel.
La sorella rimase un po’ male a quella domanda, si aspettava un inizio del
tipo: “Che bello rivederti, era da anni che…” oppure un “Ciao sorellina,
quanto tempo…”, non di certo quello che aveva appena sentito.
«No che non te l’ho preparato, perché non ne ho di liberi, l’unica è che
tu dorma sul divano» fu la risposta di Cindy.
«Sul divano??! Stai scherzando, spero!»
Le altre avevano iniziato a guardarle incuriosite, soprattutto Miriam che non
era abituata a vedere sua madre litigare con qualcuno. Phoebe invece iniziò a
pensare che la storia dei poteri era tutta una scusa e che le due gemelle si
erano in realtà separate solo perché non si sopportavano.
«Se preferisci, puoi dividere il “lettone” con me» aggiunse Cindy in tono
ancora più provocatorio.
«Piuttosto che dividere il letto con te, dormo davvero sul divano!» fece
Isabel.
Il tutto venne interrotto dall’infrangersi di una finestra (n.d.a: ma quand’è
che cambierà la sua entrata? Incomincia ad essere un po’ ripetitivo questo
Kryos).
Il demone lievitò fino all’ingresso, dove erano rimaste tutte e si scagliò
su di Miriam, la quale, d’impulso lo bloccò. Ma questa volta non si limitò a
bloccare solo lui bensì anche Prue e Phoebe.
«Oh no, cosa ho fatto!» si disperò la bambina.
«Presto Isabel, è il nostro turno, ora che è bloccato attacchiamolo insieme,
ti ricordi come si fa?» disse Cindy.
«Certo che mi ricordo, cosa credi!» rispose Isabel irritandosi ulteriormente.
Insieme mossero le braccia puntandole verso il demone ma non successe nulla. Nel
frattempo questi si sbloccò e si lanciò di nuovo su Miriam la quale lo ribloccò
all’ultimo momento, proprio quando l’unghia dell’indice della mano destra
stava per perforarle una spalla. La bambina si rialzò e si spostò dietro al
demone.
«Brava, piccola mia!» non riuscì a trattenersi dal dire la madre guardando
tutta orgogliosa sua figlia.
«Ehi, Isabel, ma ti stai concentrando?» le chiese Cindy.
«Io sì che mi sto concentrando, tu piuttosto mi sei sembrata distratta!»
«Guarda che fra le due, quella che rischia di aver dimenticato come usare il
proprio potere sei tu, non di certo io»
«Mamma, zia, finitela di litigare, fra poco questo qui si risbloccherà» urlò
Miriam.
Di fatto il demone riprese a muoversi e, rimasto un attimo perplesso non
trovandosi più davanti la bambina, si guardò intorno. Scorte Cindy e Isabel
decise di attaccarle. Le due si separarono affrontandolo individualmente e
riuscirono a colpirlo entrambe con le loro spire di fuoco. Ma quando erano
divise la loro magia era davvero di basso livello, infatti Kryos non subì alcun
danno.
«Tutto qui quello che sapete fare? Quella
bambina, da sola, è più potente di voi due messe assieme!»
disse indicando Miriam. Per fortuna in quel momento entrò nella stanza anche
Christine, che sbollita un po’ la rabbia, aveva pensato di fare un salto in
cucina per prendersi qualcosa da sgranocchiare.
«KRYOS, MALEDETTOOO!!!» urlò appena vide il demone e con il suo potere lo
scaraventò contro una libreria. Non ancora soddisfatta, lo sollevò da terra
lentamente per poi farlo andare contro ad un’altra parete. Mentre faceva ciò
gli si era avvicinata camminando e lo stava fissando con degli occhi pieni di
odio. A guardarla, Phoebe, che si era sbloccata prima insieme al demone e a
Prue, ebbe quasi paura. Voleva fermarla e dirle di darsi una calmata, ma non ce
ne fu bisogno perché il demone scomparve volatilizzandosi.
«Maledizione, se n’è andato prima che potessi chiedergli dov’è mia
sorella!» fece Christine.
«Se n’è andato poco prima che lo facessi fuori» la corresse Phoebe ancora
impressionata dallo sguardo della ragazzina.
Per evitare un’ulteriore discussione Prue intervenne cambiando argomento: «Cos’è
successo mentre eravamo bloccate?».
Fu Miriam a rispondere visto che sua madre e sua zia si stavano ancora
fulminando a vicenda con gli sguardi.
«Scusatemi, io non volevo bloccarvi» disse timidamente la bambina.
«Non ti devi scusare, anzi, il fatto che tu questa volta abbia bloccato anche
noi vuol dire che sei riuscita a fermare il tempo in tutta la stanza, ossia che
il tuo potere è aumentato, dovresti esserne contenta» la rincuorò Phoebe.
«Ha ragione, scommetto anche che ora la durata del potere sia aumentata
rispetto a prima» le disse Prue.
«Sì, è vero, ora che me l’hai fatto notare devo dire che è proprio vero»
confermò Miriam, poi continuò: «Prima, quando voi eravate bloccate, mia madre
e mia zia hanno provato insieme ad attaccare Kryos ma non ce l’hanno fatta. In
seguito hanno deciso di affrontarlo individualmente e io ho visto per la prima
volta la mia mamma che usava il suo potere!! È stata fantastica!! Peccato solo
che al demone non abbia fatto quasi alcun effetto…».
«È strano che io sia più forte di voi due, senza considerare poi che sto
utilizzando il potere di Prue da circa solo due settimane» osservò Christine.
«Non c’è nulla di strano» disse Cindy, che poi spiegò la storia della loro
famiglia e la particolarità del loro potere. «Quindi, se non c’è armonia
fra di noi non riusciamo a fondere i nostri poteri» concluse.
«A questo punto allora è meglio che Miriam riacquisti finalmente il suo» fece
Christine con decisione.
«NO! Non se ne parla, io non…» stava ribattendo Isabel quando venne
interrotta proprio da sua figlia: «Mamma, Christine ha ragione. Abbiamo poco
tempo a nostra disposizione, se voi due non riuscite ad entrare in sintonia
rischiamo di non essere abbastanza forti per sconfiggere Kryos».
Rassegnata, la donna decise di dar retta alle altre e insieme a sua sorella
recitò l’incantesimo per restituire il potere alla figlia:
Ti restituiamo ora il potere
tolto tempo addietro contro il tuo volere
per
difenderti da esso.
Adesso ne riprendi possesso!
Nonostante avessero appena
finito di recitare l’incantesimo a Miriam sembrava che nulla fosse cambiato
rispetto a pochi minuti prima, ma si sbagliava. Appena provò a utilizzare il
suo potere diede fuoco ad una sedia e tutte dovettero darsi da fare per
estinguere l’incendio. Non venne rimproverata ma le fu raccomandato di non
utilizzarlo più se non per necessità o in luoghi privi di oggetti
infiammabili.
«D’accordo, non ne farò più uso, ma come potrò allenarmi, allora?»
chiese.
«Io un’idea ce l’avrei» fece Christine con un sorriso che non prometteva
nulla di buono.
«Sentiamola» la invitò Cindy a continuare.
«Se tu togli tutto quello che contiene, Miriam potrebbe esercitarsi in cantina»
«Ah ah ah, dici così perché non immagini minimamente quanta roba questa qui
tiene in cantina!» le rise in faccia Isabel.
«“Questa qui” si dà il caso che abbia un nome… inoltre non è poi così
piena come dici!» si stizzì Cindy.
«Ragazze, non c’è alcun problema, siamo in sei e quando tornerà Piper
saremo in sette…» stava dicendo Phoebe ma venne interrotta dal suono del
campanello. Andarono ad aprire e si trovarono davanti Leo e Morris. «Siamo
addirittura in nove!» esclamò Phoebe. I due uomini sulla porta la guardarono
storto poi Leo cominciò a spiegare: «Morris oggi è passato due volte al P3,
ma non vi ha mai trovato Piper, quindi siccome voleva assolutamente parlarvi
l’ho accompagnato qui».
«Piper non è al locale ora?» si stupirono le due sorelle.
«No, è uscita con Dan» rispose lui aggrottando le sopracciglia e senza
guardarle in faccia.
«Prue, Phoebe, devo parlarvi in privato» disse Morris dando un occhiata
verso Cindy e Isabel.
«D’accordo, entra, andiamo in soggiorno» decise Prue, mentre anche Leo
entrava e faceva conoscenza sia con le due ragazzine che con le due streghe.
Morris cominciò a spiegare che dal giorno prima aveva incominciato ad avere una
serie di strani casi in cui le vittime erano tutti bambini dai tre ai sei anni
circa, caduti improvvisamente in coma. Essi deperivano ad una velocità
impressionante ed erano inoltre stati trovati tutti distesi a terra in stanze
con una finestra dal vetro rotto. Solo una bambina, la prima vittima, era caduta
in coma il pomeriggio, tutti gli altri casi, invece, si erano verificati durante
la notte. In totale erano esattamente 11.
«Undici?!!» si stupì Phoebe. «Quindi, dieci solo in una notte?»
«Esatto, voi ne sapete qualcosa?» chiese Morris.
«Purtroppo sì e in questa storia sono implicate anche Cindy, Isabel e tre
ragazzine che ora hanno i nostri poteri» disse Prue quasi con noncuranza.
«I vostri… i vostri poteri?!» si scandalizzò l’agente.
«Le spiegazioni a dopo, non c’è un momento da perdere. Oggi pomeriggio
questo demone è venuto ad attaccarci qui. Probabilmente si è reso conto che
noi potremmo essere un pericolo per lui» disse Prue.
«Sì, però poi si è volatilizzato proprio sul più bello… tanto lui non ha
fretta, ma noi abbiamo i giorni contati! Con domani pomeriggio termina già il
secondo e Celine non sopravviverà al terzo!» fece notare Christine appena
entrata nella stanza (probabilmente aveva origliato tutto il loro discorso).
«Vedo che vi siete organizzate, posso esservi utile in qualche modo?» chiede
Morris.
«Temo di no, comunque apprezziamo la tua offerta» gli rispose Prue.
«D’accordo allora mi affido a voi. Adesso devo proprio rientrare, ciao e in
bocca al lupo!».
«Che crepi! Ciao» fece Phoebe.
Appena il poliziotto uscì di casa Leo andò incontro alle ragazze per sapere le
novità. Anche Isabel e Cindy lo seguirono mentre Miriam rimase seduta sul
divano con l’aria pensierosa. Quando Christine vide Prue e Phoebe parlare
tranquillamente di demoni di fronte a quel ragazzo che era arrivato assieme
all’agente per poco non le prese un accidente.
«Lui sa che voi… che voi siete delle streghe?» urlò la ragazzina mentre
ancora non credeva ai propri occhi. Phoebe con tutta tranquillità le rispose:
«Certo che lo sa, Leo è… o meglio, Leo era il nostro angelo bianco, ora non
ha più i suoi poteri a causa… a causa di un “imprevisto” e…»
«è LEO?!!» esclamò Christine.
«Già, proprio lui in carne e ossa»
«Ti immaginavo più carino visto che eri conteso da Piper e da Phoe…» non
finì di dire Christine alla quale venne prontamente tappata la bocca. Quella
lontana sera in cui Phoebe aveva fatto da baby-sitter ad Amy e Christine aveva
parlato proprio di tutto, anche di Leo…
«Ma, come fa a conoscermi, lei?» si stupì il ragazzo, che per fortuna non se
l’era affatto presa per il commento poco carino della ragazzina (n.d.a: io,
personalmente, non la penso come Christine, ma i gusti sono gusti).
Phoebe si accorse immediatamente che stava per finire nei guai. Alla sua
sinistra sentiva inoltre una certa “aurea minacciosa”, era quella di Prue
alla quale già non era andato giù il fatto che all’inizio Phoebe non le
avesse raccontato nulla e ora veniva a sapere che non si era fatta alcuno
scrupolo a nel parlare delle loro storie d’amore; chissà cosa aveva detto di
lei ed Andy!
Avvertendo il pericolo, Phoebe decise di cambiare subito discorso: «Lasciamo
perdere questi particolari del tutto trascurabili, la cosa importante è agire
al più presto visto che il tempo stringe, quindi adesso vado di là e cerco di
creare una formula che ci faccia scoprire dove si trova Amy».
«Posso venire a darti una mano?» chiese Christine che quando si trattava di
magia diventava tutta raggiante, senza contare che in quel momento le premeva
molto ritrovare la sorella.
«Mmmh, vediamo… sì, forse potresti essermi utile» disse Phoebe facendo
strane facce e si diressero insieme in salotto.
«Ciao Dan» salutò Piper, aperta la porta di casa, mentre si accingeva ad
entrare. Appena la richiuse si ritrovò davanti Prue, Leo, Cindy e una donna
sconosciuta.
«Cosa ci fate qui davanti alla porta? Stavate tutti aspettando me?» chiese
ironica.
«Uff…
fortuna che non era poi così piena la tua cantina!» fece Isabel con una punta
di sarcasmo rivolgendosi a Cindy.
«Ecco, ho finito» disse Leo dopo aver spinto in un angolo uno scatolone.
«Così dovrebbe bastare» disse Prue sedendosi, sfinita, su un altro scatolone.
Erano riusciti a liberare abbastanza spazio per poter permettere a Miriam di
esercitarsi con il suo potere.
«Miriam, te la senti di iniziare subito?» chiese Piper alla bambina.
«S… sì, credo di sì» esitò lei. Si sentiva un po’ troppo sotto
pressione. Tutti si aspettavano chissà quali cose da lei e ora la stavano
guardando, sembrava quasi che la fissassero. Di sicuro era solo una sua
impressione, ma una cosa era certa: doveva dare il meglio per non deluderli e
per salvare Amy.
«Allora qui a che punto siamo?» chiese Phoebe entrando nella stanza e facendo
uno dei suoi soliti sorrisi.
«Wow, avete già finito!» esclamò Christine.
«Noi abbiamo appena terminato la formula e devo dire che Christine si è
rivelata un’ottima aiutante; ha la stoffa per diventare una vera strega! Che
ne dici Prue, perché non le cedi definitivamente il tuo potere?» fece Phoebe.
«Non lo dire neanche per scherzo! Io ti ammazzo, sai?! E non correre che sono
stanca, ho spostato scatoloni fino ad adesso!!» urlò Prue incominciando a
seguire Phoebe. Nonostante la cantina non fosse particolarmente spaziosa la più
piccola era così veloce da riuscire a sottrarsi a Prue quasi con facilità.
«Ragazzi, è tardissimo e non abbiamo ancora cenato!» fece notare Isabel. Dopo
aver guardato l’orologio Cindy: «Per una volta tanto ti do ragione, andiamo a
preparare qualcosa. Oggi ho comprato tanta di quella roba!». Le due gemelle
uscirono così dalla cantina e Leo si incamminò dietro di loro: «Si è fatto
davvero tardi, devo andare».
«NO! Aspetta, puoi… puoi cenare con noi» propose Piper che non voleva
vederlo andar via così presto.
«Grazie per l’invito, ma devo proprio andare, ciao».
«Ciao Leo» lo salutarono le altre.
Ora nella cantina erano rimaste solo le tre Halliwell insieme a Miriam e
Christine. La bambina si sentiva ancora un po’ sotto pressione, ma decisamente
meno di prima.
«Allora, io disegno un cerchio qui con il gesso, tu cerca di centrarlo» disse
Piper mentre scarabocchiava la parete.
«Bel cerchio sorellina, è proprio tondo!» la schernì Phoebe..
«La prossima volta lo fai tu, miss Giotto!» ribatté Piper.
«Ragazze…» disse Prue per fermarle notando che Phoebe aveva già un’altra
battuta pronta.
«Provo?» chiese timidamente Miriam rivolta alle tre streghe.
«Sì, però avvicinati un po’ di più, così sarà più facile» le rispose
invece Christine. La bambina tese di colpo le due mani in avanti e… e non
successe nulla.
«Scusatemi, ora riprovo» disse, ma girandosi verso le Halliwell le ritrovò
completamente immobili.
«Che disastro! Le hai bloccate tutte e tre!! Beh, però devo dire che sei
migliorata. Guarda, questa mosca è ferma a mezz’aria» fece Christine.
Dopo
aver cenato, nonostante tutte fossero stanche morte ritornarono in cantina per
far esercitare Miriam. Se avessero rimandato al giorno dopo Kryos avrebbe
raddoppiato il numero delle sue vittime durante la notte.
«Forza, riprova» la incitò Christine.
La bambina si concentrò e questa volta lanciò una spirale di fuoco che per
poco non bruciò Piper.
«Ahi, mi sono scottata!! Ma questo potere è davvero pericoloso! Aspetta a
rilanciare quelle fiamme che mi metto alle tue spalle» disse la ragazza.
«Scusa Piper, fammi vedere, ti ho fatto male?» chiese Miriam, preoccupata,
correndole incontro.
«No, non è niente, è colpa mia che mi sono messa solo a cinque metri di
distanza dal bersaglio…».
La ragazzina non sapeva come interpretare quel “solo”, comunque non se la
prese. Anche Phoebe che era piuttosto scoperta seguì il suo esempio e tutte si
misero alle spalle di Miriam, tutte esclusa Christine. La bambina provò e
riprovò. La fiammata più vicina arrivò a poco meno di un metro di distanza
dall’obbiettivo, ma ormai era notte inoltrata e faticavano a reggersi in
piedi, senza considerare che il giorno dopo avrebbero dovuto riprendere le loro
quotidiane attività.
All’improvviso Christine uscì dalla cantina e dopo non molto tornò con una
candela.
«Ora tenta di dar fuoco allo stoppino» ordinò a Miriam mettendosi contro al
muro, con le spalle rivolte verso il cerchio (o meglio, quel piccolo sgorbio che
doveva essere un cerchio) disegnato da Piper. Teneva la candela con la mano
destra e il braccio disteso.
«Ma sei matta? Così rischio di bruciarti la mano o peggio ancora il braccio!!»
ribatté Miriam.
«Concentrati, ce le puoi fare» continuò ad incoraggiarla, poi aggiunse: «Sappi
che non userò il mio potere nel caso in cui la fiamma mi venga addosso».
«No, non ti permetto di far…» stava intervenendo Isabel quando venne fermata
da Prue: «Lasciala fare, non vedi com’è sicura? Sono convinta che si stia
comportando così per far scattare qualcosa dentro di Miriam. Lei conosce bene
tua figlia e credo che sappia cosa sta facendo». Anche Cindy, Piper e Phoebe
erano piuttosto perplesse, ma le lasciarono fare, sperando che la seconda frase
detta da Christine non fosse vera, ma solo d’effetto.
Miriam era quasi terrorizzata dalla paura di sbagliare. Se conosceva bene
Christine, cosa di cui poteva essere quasi certa, sapeva che stava facendo sul
serio: lo dicevano chiaramente i suoi occhi. Decise perciò di tentare.
Tese le mai in avanti, chiuse un occhio come per prendere la mira, lo riaprì e
lanciò una lunga spirale di fuoco verso la candela, ma purtroppo non doveva
aver preso molto bene la mira perché essa si stava dirigendo proprio verso
Christine. Questa, chiuse gli occhi proprio mentre si vide il fuoco così vicino
alla faccia da rischiare di accecarla e strinse i denti, sicura che si sarebbe
sentita bruciare… ma questo non avvenne. Li riaprì e vide la spirale di fuoco
ferma a mezz’aria davanti a sé. Tirò un sospiro di sollievo, poi corse
incontro a Miriam abbracciandola: «Bravissima, sei stata fantastica!!». Anche
sua madre e sua zia le andarono incontro complimentandosi. Le uniche che non lo
fecero furono le tre Halliwell che erano rimaste bloccate come il fuoco.
«Uh uh uh uh uh» rise una sagoma nel buio mentre stringeva fra le
mani un pugnale. «Questo potere mi sarà
piuttosto utile, inoltre con la tua morte magari traumatizzerò quella
streghetta di tua sorella a tal punto da impedirle di usare il suo potere… con
la seconda, invece, ricorrerò ad un espediente di cui non mi servivo da secoli,
ma che dovrebbe renderla innocua».
«Mmmh MMH MMMH!» fa la risposta dell’imbavagliata Amy. (Traduzione:
“lasciami, brutto demone!”).
«Smettila di fare tutto questo chiasso e
fammi iniziare il rito in santa pace! Mi impossesserò sia della tua giovane e
pura essenza che del tuo bel potere!! Il tutto in una manciata di minuti. Uh uh
uh uh uh!» rise di nuovo Kryos.
Aveva legato la bimba su di un tavolo circondato da sei candele e ora si
apprestava a recitare la formula. Tutt’intorno c’erano solo oscurità e
alberi, tanti alberi, sembrava si trovasse in una foresta.
Nel
frattempo in casa Graves…
«Phoebe, dov’è la formula?» chiese Prue.
«Eccola, l’ho scritta su questo foglietto» disse porgendolo alla sorella.
Piper che era lì affianco buttò un occhio sul pezzetto di carta e notò che
c’erano scritte giusto tre o quattro righe: «Ma come, in tutto quel tempo
avete scritto così poco?!» si scandalizzò.
«L’importante non è la quantità ma il contenuto!» ribatté Phoebe con
l’aria di chi la sa lunga. Christine soffocò una risata. «Questa storia non
mi convince, non è che vi siete prese delle pause mentre noi giù in cantina
lavoravamo come dei facchini?» continuò Piper. «Ne abbiamo fatta una sola e
più che meritata, guarda che è impegnativ…» stava ribattendo Phoebe quando
Prue l’azzittì: «Ne riparleremo dopo, forza leggiamo tutti insieme:
Forze del bene noi vi chiediamo
dateci un segno, ci accontentiamo
dove si trova sapere vogliamo
colei che, rapita, ora cerchiamo»
Appena
terminata la formula videro di fronte a loro come un’esplosione e nel fumo
generatosi con essa incominciarono ad intravedere delle immagini. Piano piano
esse divennero sempre più distinte, finché all’improvviso non scomparvero
del tutto.
«Quel poco che ho visto mi è bastato, credo che si trovino al parco!» disse
Phoebe e corse a mettersi la giacca. Le altre la seguirono e uscirono
velocemente dalla casa prendendo due macchine. Miriam dopo aver rivisto la sua
amata sorellina imbavagliata e legata a quel tavolo era ritornata più seria e
decisa che mai, giurò a se stessa che avrebbe ucciso quel demone con le sue
mani.
Appena
arrivate al parco si divisero in due gruppi per trovare prima Kryos ma non ci
misero molto perché la luce delle candele necessarie al rituale fu facilmente
individuabile, vista l’oscurità che regnava.
«Bene, siete arrivate, vi stavo aspettando… ma ce ne avete messo di tempo! Mi
dispiace per la vostra piccola amica, ma l’ho appena uccisa, dovevate essere
più veloci»
«TU COSA?» tuonò Christine piena di rabbia e, senza neanche pensare, mosse
rapidamente il braccio facendolo volare lontano e andare a sbattere contro di un
albero.
“Accidenti, mi aspettavo una reazione diversa… quella mocciosa è
proprio fastidiosa!” pensò il demone mentre si rialzava. Nel frattempo
Christine era corsa vicino al corpo di Amy ma non ebbe nemmeno il tempo di
toccarlo che Kryos coprendosi totalmente col proprio mantello scomparve davanti
ai loro occhi per rimaterializzarsi subito vicino ad Amy e prenderla con un
braccio. Si ricoprì e scomparì di nuovo per poi riapparire non molto distante.
Era stato così veloce da non dare a Christine nemmeno il tempo di reagire.
«Prova a colpirmi da lì, ma sappi che così
rischierai di rovinare il cadavere della tua piccola sorellina» le
disse il demone sghignazzando, e, proprio in quel momento in cui era distratto,
Miriam provò a bloccarlo, riuscendoci. Era piuttosto distante ma ce l’aveva
fatta. Corsero vicino a Kryos per riprendersi Amy. Christine non aveva ancora
realizzato che sua sorella non c’era più ed era convinta che fosse ancora
viva, che potesse ancora salvarla. Erano tutte e due vicinissime a
quell’essere, anche Cindy e Isabel erano accorse e non si trovavano che a
pochi metri di distanza, quando Kryos incominciò a sussurrare delle strane
parole per poi terminare con un urlo. Aveva finto di essere stato bloccato e
aveva appena pronunciato una formula di grande potenza offensiva che bloccò
tutte e quattro le streghe paralizzandole.
«Bene, bene, ho rischiato un po’ ma ne è
valsa la pena, ora termino il rituale e mi libero davvero di questa bambina»
disse il demone tutto soddisfatto.
«Fermo, tu non farai proprio un bel niente, ti sei dimenticato di noi!» urlò
Phoebe con decisione.
«Voi tre cosa credete di farmi, siete delle
misere streghe prive dei vostri poteri, non potete nulla contro di me!» rispose
con sicurezza. Effettivamente non aveva tutti i torti, ma loro non potevano
permettergli di uccidere davvero la piccola Amy e nemmeno di lasciar morire
tutti gli altri bambini che erano caduti in coma. Phoebe gli corse incontro e
provò a colpirlo con uno dei suoi calci ma senza successo. Egli si era
abilmente spostato, era davvero velocissimo e l’attaccò a sua volta
graffiandola con la sua lunghissima unghia. La ragazza indietreggiò tenendo una
mano sulla ferita. Prue e Piper nel frattempo non erano rimaste senza far nulla,
la prima si era anch’essa avvicinata al demone mentre la seconda aveva
iniziato da sola a recitare la formula per sconfiggerlo. Appena Kryos se ne
accorse si smaterializzò per ricomparire alle sue spalle, prenderla da dietro
sollevandola da terra e scaraventarla a terra con notevole forza.
«Phoebe tutto bene?» chiese Prue alla sorella mentre prendeva in braccio la
piccola Amy, senza accorgersi che Piper era stata attaccata dal demone. «Sì è
solo un graffio… PIPER!!!» urlò vedendo che il demone dopo averla
immobilizzata stava per trafiggerla con la sua unghia.
Il terrore si impossessò di loro. Credettero di perderla davvero ma per fortuna
il braccio del demone si fermò a mezz’aria. Era stato il potere di Miriam che
stavolta aveva fatto effetto. Quello che invece aveva appena smesso di fare
effetto era l’incantesimo recitato prima dal demone per immobilizzare le
streghe. Egli aveva fatto cessare anche il flusso di energia che l’aveva reso
immune al potere di Miriam perché ritenuto non più necessario e, soprattutto,
perché gli impediva di muoversi alla sua massima velocità.
Piper si rialzò a fatica. Era tutta ammaccata ma non aveva niente di rotto. Amy
provò a lanciare contro al demone una spirale di fuoco e per poco non fece
fuori del tutto Piper che non riuscì a trattenersi dal dire: «Ma tu ce l’hai
proprio con me!!». Christine si tenne pronta a scaraventare il demone contro un
albero qualsiasi appena avesse ripreso a muoversi mentre Prue e Phoebe
rincominciarono a recitare la formula per sconfiggerlo:
«Pene e mali hai inflitto all’umanità
ma ora noi ti distruggiamo senza pietà…»
Intanto Kyos aveva ripreso a muoversi e la sua unghia, anziché colpire Piper, andò a conficcarsi nel terreno. Christine fu pronta di riflessi e lo colpì con il suo potere spezzandogli la sua migliore arma d’attacco.
«…brucia nelle fiamme dell’aldilà
adesso scompari e non tornare più qua!»
«NOOOOoooohh!» urlò quella creatura prima di cessare la propria
esistenza. Tutte corsero intorno a Prue che teneva ancora in braccio la piccola
Amy per vedere come stava. Era solo addormentata e sembrava non avesse nulla,
decisero perciò di non svegliarla e risalirono in macchina per tornare a casa.
Durante il viaggio Miriam fu ricoperta di complimenti. Durante la battaglia si
era comportata davvero bene, era anche riuscita a gestire il potere di Piper così
bene da bloccare solo il demone e non tutto quello che le stava attorno. Solo
nel lanciare le spirali di fuoco aveva ancora qualche problema, ma col tempo
avrebbe imparato a migliorarsi.
Christine, nell’altra macchina, era rimasta in silenzio per quasi tutto il
tragitto a guardare la sua sorellina dormire appoggiata a lei. Per la prima
volta nella sua vita si era resa conto di quanto fosse importante Amy per lei,
si promise che l’avrebbe sempre protetta e che non avrebbe mai permesso a
nessuno di farle del male.
Solo Piper era in vena di fare polemiche e si stava ancora lamentando
riguardo alla formula che avevano creato Phoebe e Christine: «…e poi
quell’ultima frase “adesso scompari e non tornare più qua” non fa nemmeno
rima è solo un’assonanza!».
«Cos’hai contro quella frase? È quella che ho pensato io!!» si irritò
Christine.
«Beh, potevi impegnarti un po’ di più, mentre noi stavamo giù in cantina a
sudare e spostare scatoloni!» ribatté Piper.
«Ragazze, calmatevi… tu Piper pensa a guidare, mentre tu, Christine, parla un
po’ più piano se no svegli tua sorella» cercò di mettere pace Phoebe.
Nonostante quei piccoli screzi il viaggio fu piuttosto tranquillo e appena
rientrate in casa tutte andarono a letto, esauste e con gli occhi che si
chiudevano dal sonno. Erano così stanche che Isabel e Cindy non ebbero nemmeno
la forza di litigare per la questione dei letti che risolsero andando a dormire
tutte e due nello stesso.
Il
giorno dopo…
«AAAHH, sono in ritardo anche questa
mattina, potevi svegliarmi un po’ prima, Amy?!» si lamentava Phoebe mentre
correva qua e là per la casa.
«Uffa, sempre la stessa storia, io sono già pronta da dieci minuti, si può
sapere quanto dovrò ancora aspettare?» chiedeva ad alta voce Christine rivolta
a Miriam.
«Piccola, trovami per favore le chiavi della macchina, non ricordo più dove le
ho messe!» disse Isabel alla figlia che cominciò a cercarle.
«PRUUUEE!! Vuoi uscire da quel bagno!! Non puoi mica monopolizzarlo, c’è la
fila qua fuori!!» urlò Piper contro la porta con di fianco Cindy che aspettava
anche lei e che cercava di calmarla: «Non preoccuparti per me, io non ho mica
fretta…»
«Un attimo, ho quasi finito la doccia!» urlò Prue dall’interno.
«Eccole mamma, le ho trovate!» esclamò Miriam tenendo le chiavi in mano.
«Presto, lanciamele!» le rispose Isabel che in quel momento si trovava nel
corridoio proprio all’altezza del bagno.
«Tieni!» disse la bambina tirandole alla madre che però non le vide nemmeno
arrivare perché erano andate a finire contro Piper.
«AHI! Ma io ti strozzo, brutta peste!! Ammettilo che lo fai apposta perché non
ci credo che tu abbia così poca mira!» le urlò dietro Piper. Nel frattempo
Isabel aveva raccolto le chiavi e stava uscendo di casa.
A difendere Miriam intervenne Amy: «Invece devi crederci Miriam è sempre stata
un disastro. Io la batto sempre quando giochiamo a centrare i paletti!»
E pensare che quelle sette dovranno passare insieme ancora circa due settimane…
Scritto da Irene