Streghe Italia Fan Fiction

PICCOLE STREGHE


Breve riassunto: Ad un certo punto della vostra vita non avreste voluto sentirvi addosso qualche anno di meno ? Prue lo ha fatto, ma ora vorrebbe essersi morsa la lingua quando era ancora in tempo…

Data di composizione: 14 Maggio 2001, ore 22: 05 - 28 Giugno 2001, ore 17: 32

Valutazione del contenuto: Adatto a tutti.

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Enterteinment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.


La vita è un temporale, tanto che a volte ci piacerebbe prendere e tornare indietro nel tempo. E adesso torniamoci, altrimenti non si capisce niente.
La notte dei san Lorenzo, come tutti sanno, è la notte delle stelle cadenti. E, fatto eccezionale nelle grandi metropoli, quel giorno anche a San Francisco era possibile osservarle con straordinaria facilità, anche se con i danni della vita metropolitana. Phoebe e Piper erano davanti alla porta di casa ad ammirare il cielo sereno, ma che non lasciava trasparire le sue stelle per colpa delle moltissime luci, dei lampioni e degli edifici. Piper era particolarmente rapita da questo spettacolo così raro, in quelle condizioni. Un fuoristrada le illuminò con i suoi fari, distraendole dalla loro osservazione per un attimo. Una volta che la conducente scese dalla macchina, le due la riconobbero e la salutarono - Ciao, come mai sei arrivata così tardi ? -
- Non me ne parlare, Phoebe. Sono arrabbiata come mai prima d'ora. Quella maledetta viziata che si crede chissà mi ha fatto aspettare tre ore sul set senza presentarsi, e poi quando è arrivata non gli andava bene mai niente, voleva assolutamente fare le cose a modo suo, così al posto di andarmene alle quattro, me ne sono andata via di là alle sette e mezza passate. -
- Non ci pensare. Rilassati guardando il cielo. Oggi è la notte delle stelle cadenti, esprimi un desiderio senza farlo sentire agli altri. Può avverarsi. -
- Va bene, Phoebe. Almeno servirà a farmi sbollire la rabbia. - chiuse gli occhi, riaprendoli dopo un veloce attimo - Fatto. -
- Aspetta, e vedrai che si avvererà. -
- Lo spero. -
- Resti ancora un po' con noi ? -
- No, Piper. Voglio soltanto dormire. Non chiedo altro che non pensare più a oggi. -
- Va bene, buonanotte, sorellina. -
- Quasi quasi la seguo anch'io. -
- OK, io vengo dentro tra poco. Buonanotte. -
- Esprimerò anch'io un secondo desiderio. Ecco. Ora posso andare. - guardò sospirando la costellazione del cigno e tornò in casa

Phoebe entrò in camera sua e diede un'occhiata alla web cam, appoggiata sopra il suo PC - Adesso ? Non vorrete mica vedermi nuda, vero ? -
La girò in modo che inquadrasse la parete, consentendole di mettersi in pigiama, al termine della vestizione poi la rimise come prima. Si cacciò sotto le coperte e diede la buonanotte ai suoi "guardoni" salutandoli con la mano.

Quando la radiosveglia suonò, Prue faticò a svegliarsi, ancora intorpidita dal sonno. La guardò segnare le nove e quarantuno. - Hmm… Le dieci meno venti passate. Vediamo di alzarci - cercò, allungando il braccio, di spegnere la sveglia, ma non riuscì ad arrivarci. - Ma dove sei finita ?… - Si alzò e la prese a due mani, spegnendola immediatamente
Uscì per andare a lavarsi. Trovò difficile aprire la porta. Le sembrava che la maniglia fosse molto più in alto del solito, ma diede la colpa al sonno ed entrò. Volle guardarsi allo specchio, ma, o per il sonno, oppure per qualche altro motivo, non riuscì a vedere un bel niente. - Ma che mattina è oggi ?… - si chiese, e aggiunse - Non riesco a riconoscere la mia voce, accidenti. - aveva gli occhi socchiusi e una mano nei capelli. Uscì stropicciandosi l'occhio destro.
In corridoio incrociò Piper, anche lei mezza addormentata. Si salutarono, non notando, sulle prime, niente di strano.
- Buongiorno, Prue… -
- Buongiorno, Piper… -
Come succede in alcuni cartoni animati, si fermarono dopo essersi superate. Lentamente si girarono e si squadrarono con gli occhi sbarrati, prede di uno stupore molto simile allo spavento - Prue! Ma cosa ti… -
- Piper! Ma… -
- Uno specchio! Ho bisogno di uno specchio! Devo specchiarmi! -
- La specchiera del salotto, Piper. - le due scesero di corsa le scale. Piper a momenti cadde, incespicando nella sua vestaglia troppo ampia. Arrivarono alla specchiera e si guardarono. - Non… ci credo. - Prue si toccò le braccia, poi si fece passare la faccia, il corpo, quasi spaventata - Sono io, ma come posso essere io ? -
- No, è un sogno. Non può essere vera, una cosa del genere. - anche Piper era totalmente confusa. - Siamo… - boccheggiò - Siamo tornate bambine.-
Phoebe urlò da camera sua. Le sue sorelle accorsero e si trovarono di fronte ad una terza bambina, visibilmente più giovane di loro. - Phoebe. E' successo anche a te… -
- Sorelline… Cosa ci è successo ? - chiese Phoebe, con gli occhi persi
- Non ci pensare, Phoebe. Troveremo una soluzione. Prue. Cosa ci è capitato ? -
- Credo… credo che… sia… colpa mia. - rispose Prue, abbassando lo sguardo.

Le tre cercarono di adattarsi, o meglio riadattarsi, a quella vita iniziando a calmarsi, facendo colazione.
- Quindi - ricapitolò Piper - tu ieri sera hai espresso il desiderio di tornare indietro di almeno diciassette anni. Ma perché allora ci siamo andate di mezzo anche noi ? -
- Quello, purtroppo - Phoebe abbassò lo sguardo - E' colpa mia. Dopo che voi due siete rientrate, io ho espresso il desiderio che noi rimanessimo sempre unite, anche nelle situazioni di pericolo. -
- Questa è davvero sfortuna. Adesso cosa facciamo ? -
- Non so… So soltanto che dobbiamo tornare normali il più presto possibile, altrimenti perderemo i nostri lavori. Ed io domani ho un servizio fotografico… Nessuno si fiderebbe a farsi fare un servizio fotografico da una ragazzina di dodici anni. Non credo che qualcuno si fidi a lasciare un locale in mano ad una ragazzina di dieci, nonostante entrambe abbiano la coscienza di una trentenne. -
Phoebe si calò dalla sedia. Non era mai stata alta, da bambina, quindi ha sempre dovuto ingegnarsi come meglio poteva. - Allora cosa aspettiamo a cercare nel Libro delle Ombre ? -
Suonarono alla porta. - Lascia, Phoebe. Vado io. -
Dal basso in alto Prue non riconobbe chi gli stava davanti. - Ciao, piccola. E' in casa Prue ? -
- Entra in casa, Morris. Presto. - lo prese per l'orlo della giacca
- Calmati, piccola. Voglio solo parlare con Prue. -
- Morris… Sono io. -
- Bello scherzo, piccola, ma vedi… E' una cosa importante. -
Prue usò il suo potere per farlo entrare e poi chiudere la porta - Prue ? - chiese, spaesato - Ma cosa ti è successo ? -
- Io e Phoebe abbiamo sbagliato a formulare dei desideri, ieri sera. -
- Dove sono le altre ? -
- Sono in cucina, e sono messe ancora peggio di me. Ma cosa dovevi dirmi ? -
- Da una settimana si stanno verificando delle misteriose sparizioni di anziani in un piccolo ospedale del centro di San Francisco. -
- Pensi che sia un demone a rapire gli anziani ? -
- E' quello che ho pensato, sapendo che voi avete spesso a che fare con quel genere di cose, con le quali io al contrario non ho affatto confidenza. -
- Possiamo provare a raccogliere delle informazioni, ma abbiamo bisogno di qualche altro dettaglio, se non ti crea problemi. -
- Hmm… - mugugnò Morris, massaggiandosi il mento con l'indice ed il pollice - Posso vedere se riesco a non farmi pizzicare dai miei superiori, ma non vi garantisco niente. Per ora tieni questo plico di fogli. Ah, riferisci ad Andy che la disciplinare sta ancora cercando di riaprire i suoi casi irrisolti, dei quali figurate anche voi. Vi consiglio di temporeggiare, finché potete. Potrebbero decidere di venirvi a cercare per chiedervi delle informazioni. -
- Pensavo che li avessero chiusi per sempre… E va bene, li abbiamo già fatti chiudere una volta, cosa vuoi che ci serva ? -
- Qualche buona scusa, presumo. Ci vediamo, Prue. Salutami Piper e Phoebe. -
- Riferirò. Arrivederci. -
Prue tornò in cucina.
- Chi era alla porta ? -
- Era Morris. La disciplinare vuole aprire di nuovo i casi irrisolti che ci riguardano. Inoltre pare che ci siano state delle sparizioni misteriose in un ospedale, in settimana. E mi ha dato anche questo pacco di fogli. -
Piper gli diede un occhiata erano inclusi in quel plico, attaccate con una graffetta c'erano varie foto, ritraenti le persone scomparse, con uniti le indicazioni anagrafiche. - Che cosa hanno in comune le vittime ? - chiese Phoebe, in piedi sulla sedia che si appoggiava con le mani sul tavolo.
- Hanno tutti più di settantacinque anni, e naturalmente sono stati ospiti della casa di cura. Ci sono anche le analisi autoptiche. Analisi del sangue, biopsia, cuoio capelluto, rilevamenti vari… Ecco qui. Tutte le vittime avevano una forte alterazione dei valori dei glucidi, con una presenza di circa il duecento percento. -
- Morris pensa che sia colpa di un demone, essendosi rivolto a noi ? -
- Credo di sì. Non è che abbia molta esperienza, nel campo. -
- Consultiamo il Libro ? -
- Sarebbe meglio. Ma prima troviamo qualcosa da metterci addosso. Non potremo di certo andare in giro conciate con dei vestiti tre volte più larghi del necessario. -
Rimasero per un certo periodo di tempo a frugare negli armadi alla ricerca di qualche cosa che potessero mettere.
- Guardare le cose da questo punto di vista mi fa sentire pelle e ossa… - commentò Phoebe.
- Credo che a me come larghezza andrebbero comunque bene… - le fece eco Piper.
- E questi sarebbero pantaloni corti… Mi arrivano addirittura a metà polpaccio. -
- Siete pronte, sorelline ? -
- Aspetta, Prue. Stavo pensando: se dobbiamo andare da qualche parte, per le scarpe come facciamo ? -
- Ce ne sono alcune paia in soffitta. benedetta nonna, quando ha conservato le nostre cose. -
- Perfetto, allora. -

Una volta vestite, consultarono il Libro delle Ombre sedute sul divano. Consultando le pagine polverose dello spesso tomo trovarono alcune indicazioni che forse potevano tornargli utili. Una pagina recava in alto una scritta in caratteri gotici rossi e verdi: "Cea". Prue lesse attentamente. - Il Cea è una creatura che si nutre degli zuccheri disciolti nel sangue. Gli individui che hanno una forte alterazione del loro valore sono prede predilette. -
- Come lo si elimina ? -
- Aspetta un momento. - scorse velocemente con gli occhi la pagina, trovando un'indicazione molto approssimativa - Dice soltanto che se l'apporto di glucidi viene interrotto, il demone muore. Poi sembra continuare, ma non c'è scritto più niente. -
- E' troppo approssimativo. E poi come facciamo a fargli mancare gli zuccheri ? Non siamo nelle condizioni di farlo. -
- Io dico che dobbiamo almeno cominciare a provare. E poi, è nostro preciso compito provvedere, no ? -
- Sì, hai ragione. Me ne stavo dimenticando. Scusami, ma è un lo sconforto per essere ridotta così. -
- Non hai niente di sbagliato, Phoebe. Sei sempre tu, soltanto sei ringiovanita. Vedila da questo punto di vista: rimarrai giovane per più tempo. -
- Fa un certo effetto essere confortata da te, Prue. -
- Devo ammetterlo anch'io, Phoebe… Avanti, non perdiamo tempo. Dobbiamo venire a capo di questa faccenda. -

Le tre arrivarono a piedi alla clinica, molto sobria nella sua facciata bianca. Un'insegna luminosa a forma di croce segnalava la presenza di un centro ospedaliero.
- E' questo l'ospedale ? -
- Penso di sì, Piper. A meno che Morris non ci abbia dato delle indicazioni sbagliate. -
- Entriamo, avanti. -
Le tre varcarono la soglia del centro, e appena dentro, furono investite da un pungente odore di disinfettante, tipico di ogni ospedale. - Andiamo alla reception e chiediamo di un nostro parente. -
- Adesso che ci penso, ma non abbiamo un parente da parte di madre che è stato ricoverato qui ? -
- Chi ? Ah, è vero. Al, il nipote del cugino di nostra madre. E' uno stregone anche lui, se gli spieghiamo cosa è successo, capirà e ci aiuterà. -
- Buona idea. Andiamo alla reception. -
- Lasciate che me ne occupi io. - Phoebe si mise in punta di piedi per cercare di guadagnare qualche centimetro sul bancone - Mi scusi. Mi scusi, signorina… -
- Hai bisogno di qualcosa, piccolina ? -
- Vorrei sapere dove è ricoverato Al Halliwell. -
- Siete delle parenti ? -
- Siamo delle cugine di secondo grado. -
- Attendete un attimo, prego. - la donna non più giovane, ma di certo ancora attraente, controllò nel database del computer i ricoveri, battendo sulla tastiera con mani veloci ed esperte. Alcuni secondi dopo, fu in grado di soddisfare la loro richiesta. - Alexander Halliwell. Ricoverato in data 10 agosto, causa frattura semplice del braccio destro, in seguito ad un incidente sul lavoro, caduta da un'impalcatura. Reparto ortopedia, secondo piano, singola numero 58. -
- Grazie mille, signorina. -
- Di niente. -

Le tre sorelle bussarono alla porta. Entrò per prima Prue, affacciandosi timidamente, scrutando il malcapitato che stava al suo interno.
- Alexander ? Possiamo entrare ? -
Un uomo sulla trentina era a letto con un braccio al collo, sdraiato con quattro cuscini sotto la testa. Aveva capelli rasati molto corti, in alcune zone più chiari che rispetto ad altre. Occhi molto simili a quelli di Phoebe. Girò la testa verso la voce. - Ti conosco ? -
- Dovresti. Ragazze, entrate pure. E' qui. -
Piper e Phoebe entrarono e presero ognuna una sedia. - Non ti viene in mente niente, Al ? -
- Io non ho parenti così giovani. che io ricordi. Aspetta. - disse indicando Prue - Mi sembra di ricordare qualcuno… Forse… - chiuse gli occhi, suo consueto modo per attingere i ricordi - Ma no, non può essere. Prue, Piper, Phoebe. Siete voi ? Cosa vi è capitato ? -
- E' una lunga storia. Come stai ? -
- Sono uno stregone ma non posso evitare le cadute, il risultato lo vedete. Vi ringrazio di essere venute, comunque. Pensavo che la mia famiglia si fosse dimenticata del povero Alexander. -
- Ma no, cosa dici ? Ma come ti è successo ? -
- Poi mi racconterete la vostra storia, se io vi racconto la mia. Comunque, stavo lavorando su un impalcatura, quando una delle assi si è spezzata, facendomi mancare l'appoggio sotto i piedi. Inoltre la cintura di sicurezza era difettosa e si è sfilacciata, tranciandosi. Accidenti al mio potere. Intuire ogni situazione non aiuta, in alcuni casi. E voi, perché siete tornate bambine ? -
- Sai che ieri era la notte di San Lorenzo, vero ? Be', io ho avuto una giornata molto infelice e ho desiderato di tornare indietro a quando avevo dodici anni, mentre Phoebe ha espresso il desiderio di unire maggiormente il trio, così eccoci qui. -
- Scusate, ma non sapete che i desideri espressi dalle streghe nella notte delle stelle cadenti si avverano sempre ? Ma il mio sesto senso mi dice che non siete qui solo per sapere delle mie condizioni. Sputate il rospo. -
- D'accordo. Noi collaboriamo con un detective della scientifica quando ci sono dei casi che riguardano dei demoni. Forse avrai sentito dire che molti dei casi della polizia di San Francisco sono irrisolti, e che il detective che li seguiva è morto tragicamente durante uno scontro a fuoco. Ebbene, quel detective è morto per colpa di un demone, non in una sparatoria. Il suo ex collega ci ha passato un plico di informazioni che riguardano delle sparizioni avvenute nel reparto di epatologia di questo stesso ospedale. E poi il reparto è proprio in fondo a questo corridoio. Non hai mai visto un viavai strano , o qualcosa del genere ? -
- Se devo essere sincero no. E' un ospedale, vedo solo infermiere e dottori. Se volete, posso farvi da palo. Cercherò di raccogliere più indiscrezioni che posso. Vi fidate di me ? -
- Certamente. -
- Ti da fastidio se ti facciamo un altro po' di compagnia ? -
- Assolutamente no. Anzi, mi fa piacere. Stiamo sempre così poco tempo insieme. -
Così passarono tutta la mattina insieme a quel loro cugino lontano, scoprendo particolari inediti della loro famiglia. A mezzogiorno dovettero lasciarlo, e tornarono a casa. Alexander mantenne fede al giuramento, raccogliendo tutti i sospetti, le informazioni e le voci di corridoio che correvano in corsia. Passò il pomeriggio nel reparto di epatologia a raccogliere ogni cosa che si potesse rivelare utile. Si fermò qualche tempo a sentire cosa aveva da dire un anziano di circa settantacinque anni, ammalato di diabete allo stadio terminale. Era attaccato a delle sofisticate apparecchiature che lo mantenevano in vita. Rimasero a parlare sui dubbi che circondavano la sala operatoria alla fine del corridoio. Appena entrò nella stanza, senza essere notato dalle infermiere, rimase abbastanza scottato nel vedere quella singolare e anche inquietante simbiosi tra uomo e macchina. L'uomo sul letto girò lentamente la testa verso la direzione del nuovo entrato. Con una voce minata dalla malattia gli chiese chi fosse - Chi… Sei ? -
- Non si sforzi. Sono qui solo per chiederle alcune cose. Lei ha mai subito operazioni in questo reparto ? -
- Io… Sì, ne ho subite due, finora… Stanno cercando di uccidermi… -
- Si calmi. Come sarebbe a dire che vogliono ucciderla ? -
- Stanno fingendo… di curarmi, ma vogliono darmi in pasto ad un mostro… -
- Un mostro ? Che genere di mostro ? -
- Non… lo… so. Rimane nelle tenebre fino a che ti hanno addormentato… Poi ti succhia il sangue… -
- Ha ragione. E' un mostro che si ciba degli zuccheri presenti nel sangue umano. E che ora sta cercando di . -
- Chi parla ? - un giovane rimaneva immerso nel buio, con le braccia conserte a vegliare sull'uomo
- Sono il suo Custode. -
- Cosa sai di quel mostro che sta in sala operatoria ? -
- So che ha già ucciso oltre dieci persone, e che ho l'ordine dalle alte sfere di fermarlo ad ogni costo. Non mi dire che sei qui anche tu per quello. -
- E anche se fosse ? Mi fermeresti ? -
- Se mi vuoi ostacolare, sì. -
- E come intendi ucciderlo ? -
- Il Cea ha bisogno di una grande quantità di sangue per vivere. Se soltanto ne perde una minima 
Qualcuno appena entrato diede una botta in testa ad Al, il quale svenne accasciandosi al suolo sul braccio rotto. Il suo interlocutore venne attaccato direttamente al cuore e ucciso come niente. - Un altro angelo bianco. Ma come facciamo liberarcene ? -
- Non si preoccupi, signorina. Cea deve avere il suo pasto. E' ancora il vecchio ? -
- Sì, dottor Fe. E' la quarta volta che si presenta al suo cospetto. -
- Quindi adesso andrà a far parte del nostro signore. Bene, avanti, voi due. - incitò due energumeni di infermieri - portatelo in sala operatoria. Anche oggi il grande Cea avrà il suo pasto pronto. -

Lo posizionarono sotto la lampada con sette luci. Il medico e l'infermiera che aveva colpito Al erano pronti per dare inizio all'operazione, vestiti di tutto punto come si conviene. Sotto gli indumenti asettici rivelarono però avere degli abiti strani, simili a degli abiti di chiesa, viola con ricami neri. La stanza era completamente al buio, con la sola luce di quattro bracieri ai vertici del lettino e del faro dall'alto. Un ruggito terrificante esordì da un angolo completamente oscurato. I due finti medici iniziarono il rito in una lingua misteriosa. Il vecchio si accorse di essere sul punto di essere sacrificato, e cercò con le ultime energie rimaste, di andarsene, ma fu subito bloccato dai due infermieri. - Tenetelo fermo, dannazione! - Il vecchio continuava ad agitarsi, si dimenava, provando a liberarsi da quella morsa, ma il medico gli mise davanti al volto la mascherina dell'anestesia. In pochi secondi, il vecchio si addormentò indebolendo sempre di più i suoi sforzi, fino al nulla. - Bene. Ricominciamo, se non c sono altri inconvenienti. - ripresero il rito, invocando la misteriosa creatura che si annidava nel buio di quel locale. Una nuvola nera si manifestò, prendendo sempre più corpo e consistenza. - Grande Cea, ecco ancora un'altra vittima che si unirà a te per l'eternità. Accettala, e dà a noi l'invincibilità. -
- Hmm…Sì… Hai trovato una vittima ottimale… Il suo sangue è pieno di zuccheri… E' perfetto. - l'entità spinse all'esterno delle gengive i suoi quattro canini. - Entra in me e dammi un nuovo corpo. - Il vecchio si era ripreso dall'anestesia, estremamente diluita, fece in tempo soltanto a vedere i denti del mostro che affondavano nelle sue carni, in profondità succhiandogli il sangue. L'unica cosa che rimase di quell'uomo fu un urlo disumano, che riecheggiò nella corsia per un po' di tempo, ma che poi si spense, come la vita di quel povero pasto sacrificale.

- Phoebe! Che cosa stai facendo ? -
- Sto solo cercando di preparare la cena. Non ti preoccupare. -
- No, io mi preoccupo eccome. Sei solo una bambina. -
- Non cominciare, Piper. Lo sai che non è vero, anche se sono ridotta così. E poi cosa vuoi che mi capiti ? -
- Phoebe. Non continuare, ti prego. Non puoi. -
- Su, ragazze, piantatela. Preparerò io da mangiare. I coltelli, Phoebe, non fanno per te. -
- Ma non è giusto lo stesso. -
- Sapete, però ? Io quasi quasi comincio ad abituarmi, a questa vita. -
- Io no. Non mi piace essere tappa. -
- Non te la prendere. Come le storie cominciano, poi finiscono. -
- Speriamo. - suonarono alla porta - Phoebe andò ad aprire - Lasciate, vado io. - aprì e si ritrovò davanti a Morris.
- Ciao, bambina. E' in casa Prue ? -
- Morris, vieni dentro e non chiamarmi bambina. -
- Phoebe, vero ? Che bel caratterino. -
- Cosa succede ? Non credo che tu sia venuto per mangiare un boccone. -
- Attualmente non mi ci starebbe nemmeno dell'aria. Quelli della disciplinare sono peggio dei mastini. Non mi hanno lasciato un attimo di tregua, stamattina. Dai un occhiata fuori dalla finestra. - Phoebe, con un grande sforzo, si alzò fino al livello del davanzale e osservò che un'auto color verde rame con due uomini con abito da sera nero stavano osservando con attenzione la casa delle tre sorelle - Li vedi ? Quei due sono da stamattina che mi stanno tra i piedi. -
- Sono quelli della disciplinare che ti stanno seguendo ? -
- Esatto. E sono sicuro che una volta che mi avranno visto entrare verranno a prendere anche voi. -
- E allora come mai sei venuto qui ? -
- Dovevo consegnarvi altre informazioni. - le porse un plico non molto spesso, dentro una copertina di cartone giallognolo - Dentro ci sono ulteriori informazioni sui decessi dell'ospedale. A proposito: si è verificato un altro decesso nella stessa clinica. Stesse modalità degli altri, e sembra che manchino le stesse cose. Le vittime sono tutte del reparto epatologia, affetti da una grave forma di diabete, ma dopo la morte, come per magia, gli zuccheri sono addirittura nulli, e il fegato sparisce, come se gli fosse stato mangiato. -
- E il dottore addetto alle operazioni come si difende ? -
- Lui dice che è colpa di un virus ancora non molto studiato che causa la distruzione delle cellule del fegato, con la conseguente disintegrazione dell'organo. -
- Va bene. Ci stiamo già lavorano, e abbiamo anche un osservatore all'interno del reparto. -
- Speriamo che vi aiuti a risolvere il caso prima della fine della settimana prossima. -
- In che senso, scusa ? -
- La disciplinare ha lanciato l'ultimatum: risolvere il caso entro una settimana, altrimenti sbatteranno in mezzo alla strada tutti quelli che lavorano nel distretto. -
- Vedremo di fare il possibile. Fidati di noi. -
- Io di voi mi fido. E' il caso che mi fa disperare. Arrivederci. -
- Chi era alla porta ? -
- Morris. Ci ha passato altri fogli sui decessi. Ne hanno scoperto un altro, sempre nella stessa clinica. -
- Davvero ? Hmm… - mugugnò Prue, assaggiando quello che stava preparando - Sarà meglio andare a trovare Al, dopo mangiato. Forse è riuscito ad ottenere qualche informazione in merito. -
Phoebe sfogliò i fogli di carta bollata e le fotografie allegate. - Qui ci sono anche delle indicazioni sul primario di quel reparto. Yang Fe. Nato a San Diego nel 1945 da genitori cinesi. Si è laureato un medicina col massimo dei voti. Nel suo campo è considerato praticamente un genio. E' diventato primario di tre fra i più grandi complessi ospedalieri privati della California. Fu espulso tre volte a causa dell'impressionante tasso di decessi che si è sempre verificato durante la sua gestione, circa il 99% dei pazienti affidati a lui è morto. -
- Il 99%, dici ? E allora come si spiega che è stato messo a capo dei più grandi centri ospedalieri di questo stato ? -
- E' un mistero, ad ogni modo potrebbe essere ricollegato al Cea. Forse si nasconde nell'ospedale. -
- Ragazze, ci sono novità. - esordì Piper, tornando da camera sua - Ho trovato un messaggio in segreteria. Era Al. E' stato dimesso dall'ospedale e sta venendo qui per dirci cos'ha raccolto. -
- Bene, così saremo in grado di compararle con le nostre. -
- Ma se non abbiamo più il nostro osservatore all'interno come facciamo a scovare il demone ? -
- Ormai non abbiamo più bisogno di una persona che raccolga informazione. Dobbiamo passare all'azione. -
In quella squillò il telefono, e Piper disse alle sorelle di rimanere sedute, perché sarebbe andata lei a rispondere.
- Pronto ? -
- Pro… Pronto ?… - era una voce titubante
- Ma… Mi scusi chi parla ? - Piper aveva un vago ricordo di una voce simile a quella che stava sentendo
- Piper è in casa ?… -
- No. Al momento non è qui. -
- Quando torna, potresti gentilmente dirle che Dan ha chiamato, e che tra un paio di giorni sarà lì ? -
Dan. Ecco di chi era quella voce. A Piper si strinse il cuore. D'un tratto ripercorse tutto il tempo passato insieme a lui, ma anche il ricordo della disputa con Leo. - Ri… Riferirò. Arrivederci… -
Piper rimise la cornetta sul telefono e tornò in cucina. - Chi era ? - le chiese Phoebe
- Era… Era Dan. Dice che tornerà fra un paio di giorni… Qui a San Francisco… -
- Era Dan ? Ti ha riconosciuto ? - Phoebe ridacchiò, ma Piper le diede un'occhiata sorta che le fece passare subito la voglia di ridere
- Che problema c'è ? -
- Il problema è che non gli posso stare vicino senza chiedermi se faccio bene a stare con lui o con Leo. -
- Piper - Prue le parlò con una voce ed una cadenza che da lei non aveva mai sentito prima - Tu hai già fatto la tua scelta, tempo fa. Adesso che ti si ripresenta Dan non puoi ancora chiedertelo. -
- Lo so, ma non posso farci nulla. -
- Ti do un consiglio, sorellina. Segui il cuore, comunque sia. Devi fare in modo di avere le idee chiare e dio superare questa prova che il destino ti chiama a risolvere. Oh, accidenti. Comincio a parlare come un vecchio, anche in questo stato. -
- Dimmi, Prue. Secondo te ce la farò a prendere la decisione giusta ? -
- Secondo me l'hai già fatta una volta. Non preoccuparti. -
< Sembra facile…> pensò preoccupata Piper

Poco più di un'ora dopo Al era a casa delle sorelle, intento ad illustrare loro quello che aveva scoperto. - E questo è tutto. Il mostro è in sala operatoria. Dobbiamo fare irruzione quando il malato viene portato dentro. Quando è il momento, Piper blocca tutti e noi entriamo. -
- Mi sembra troppo avventato. Dobbiamo pianificare meglio il tutto. -
- Avete la pozione per uccidere il demone ? -
- Non è una pozione. è un composto chimico che distrugge lo zucchero nel sangue. -
- Bene. Allora non ci serve altro. -
- Ma è avventato. Potremmo rimetterci. -
- Non essere così protettiva, Prue. Dobbiamo fare il possibile, come sempre. Non ci siamo trovate in situazioni peggiori ? -
- E' vero. Per una volta farò fare a voi le sorelle maggiori. -
- Sempre unite. -
- Per sempre. -

- Siamo pronti ad operare, infermiera ? -
- Sì, dottore. Possiamo portarlo in sala. -
- No! Voi non mi darete in pasto a quel mostro sanguinario. Non ce la farete mai! -
- Tenetelo fermo, maledizione! -
- Bloccatelo! Fermo, fermo. - anche l'infermiera cercava di tenere fermo il braccio dell'anziano scelto per il sacrificio, mentre il medico faceva l'iniezione di anestetico per calmarlo.
- Ce l'abbiamo fatta, alla fine. - commentò acido un assistente
- Infatti. Su, portiamolo in sala operatoria. -

In corridoio, i quattro stavano aspettando che uscissero dalla stanza con il malato. Phoebe si iniziava a spazientire - Ma quando arrivano ? Non riesco a capire se ci stanno provocando o cosa. E' un'ora che aspettiamo. -
- Phoebe… - l'ammonì Prue - Stai calma, abbi pazienza. -
- Eccoli. Stanno uscendo adesso. -
- La fanno bene, la scena. Fingono che sia da operare urgentemente e lo trasportano nel covo del demone. Avanti, Piper. Fai il tuo dovere. -
- D'accordo, ma non so quanto potrà durare, in questo stato. - bloccò il tempo, e tutti si affrettarono ad entrare in sala prima che fosse tardi.
I quattro si nascosero nel buio e aspettarono che Piper sbloccasse i medici. Osservarono l'intera scena. Il paziente veniva posto sotto una lampada, e lì il macabro rituale aveva inizio. Il medico sacerdote invocava il mostro, che puntualmente si manifestava. Il serpentone con busto umano e denti da leone. Si apprestava a divorare il fegato di quel pover'uomo.
Al per primo, uscì allo scoperto, cercando di infilare nel collo di Cea una siringa piena della formula per ucciderlo, ma il mostro era molto più forte di lui. Prese lo stregone per il collo del maglione e lo sbatté in un angolo della stanza. La siringa cadde di mano ad Al, e si fracassò sul pavimento. Piper cercò di bloccare il mostro prima che facesse danni, ma ormai non aveva potere sufficiente per un mostro di quelle dimensioni. Finì anche lei come suo cugino, in un angolo, battendo la testa. Phoebe non si perse d'animo, e cercò di raggiungere le bacinelle con gli attrezzi. Tre infermieri grossi come armadi a sei ante le ostruirono il passaggio - Tu dove credi di andare, bambina ? -
- A prendere un bisturi, e se non ti togli ti faccio male. -
- Prova a farlo, mocciosa. -
- Va bene. - con un salto, Phoebe superò il colosso, e gli piantò un punteruolo di ghiaccio nella schiena. Puntò dritta verso le bacinelle prima che fosse troppo tardi. Cea se ne accorse, e le corse dietro per fermarla prima che fosse troppo tardi. Phoebe notò il trambusto che aveva suscitato e prese a correre ancora più forte. Prue si parò davanti a Cea a braccia larghe
- Levati, ragazzina, altrimenti ti dilanierò il fegato! - le disse con la sua voce bestiale, come se fosse mista fra la voce umana e quella di una creatura infernale
- Fallo, ma non lo digerirai. -
- Prue. Ma… -
- Phoebe! Fai veloce! Intingi il bisturi dentro il liquido, prima che il pavimento lo beva! -
Senza un attimo di esitazione, Phoebe prese il bisturi e fece scorrere qualche goccia della pozione sulla lama, prima di lanciarlo contro il demone. Sembrava tutto fatto, fino a quando Phoebe non scoprì che la pelle del mostro era talmente dura da non lasciar passare nemmeno una lama talmente affilata come quella di un bisturi.
Phoebe la riprese, e decise di lanciarsi in un'azione quasi suicida: aggrapparsi al collo della bestia e spingere lei in profondità la lama.
Così fece. Mentre Prue lo teneva fermo, Phoebe cercava di incidere le coriacee squame della creatura, ma senza risultati. Tre volte cercò di finalizzare, ma non vi riuscì, quindi Cea ebbe tutto il tempo di "disarcionare" Phoebe, facendole perdere la presa sul bisturi, che finì non si sa dove. - Dov'è finito ? Dov'è ? -
Qualcun altro prese l'attrezzo, e tentò la stessa azione della ragazzina. - Anche tu vuoi cercare di uccidermi ? Farai una fine peggiore di quella delle tue compagne. - il mostro cercò di trafiggerlo con le sue unghie affilate come rasoi. Per qualche attacco Al scansò le unghiate, ma una lo colpì alla spalla, tagliandogli una grande quantità di pelle, sporcando di sangue la camicia blu. - Ehi, carogna. Questa camicia era nuova. -
Al, deciso, si fece passare il bisturi nell'altra mano e affondò per tutta la lunghezza la lama affilata. Si staccò dalla bestia e prese con sé Prue, anche lei ferita in vari punti.
La pozione fece quasi subito effetto, riducendo il Cea ad una poltiglia, e poi ad un mucchietto di polvere. Il bisturi cadde sul pavimento, e il suo suono metallico si sparse per tutta la stanza. Fon cercò di scappare e mettersi in salvo. Non avendo più un protettore, ora sarebbe stato spacciato. Al lo vide e gli tirò in testa la prima cosa pesante che gli era capitata in mano. In questo modo, Fon rimase svenuto e pronto per l'arresto.

- Grazie per l'aiuto. - li ringraziò Morris
- Grazie di cosa, tenente ? Piuttosto, si curi che quel pazzo sia messo nella sistemazione che gli è consona. -
- Consona ? Imputato per negligenza, negligenza che ha causato la morte di dieci pazienti e traffico d'organi. Almeno il mercato nero spiegherà come mai alle vittime mancava il fegato e altri organi. Penso proprio che una decina d'anni non glieli tolga nessuno. Ah, volevo dirvi che dovreste deporre una testimonianza. -
- Non si preoccupi. Verremo appena ci saremo riprese. Per ora, ci vediamo. -
E se ne andarono, ferite ma contente di averla passata anche questa volta.

 
Scritto da MoonWalker


Torna all'indice della Fan Fiction

Torna a Streghe Italia