FAKE REALITY
Breve riassunto: Prue, Piper e Phoebe sono risucchiate in una dimensione parallela, dove la loro casa è un set cinematografico a Los Angeles. Come si può tornare a casa senza poteri magici ?
Data di composizione: Agosto - Settembre 2001
Valutazione del contenuto: Adatto a tutti.
Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.
Introduzione
Immaginate che la realtà vostra non sia altro che una delle infinite
realtà che esistono.
Immaginate che un giorno doveste incontrare i vostri doppioni.
Immaginate cosa sareste in questa nuova vita.
Immaginate di esistere nella finzione in una realtà a sua volta finta.
Immaginate e preparatevi un giorno a quest'esperienza.
Prue si svegliò dal lungo sonno. Era rientrata tardi da
una festa e si era addormentata dopo le cinque.
Si lavò, si vestì come ogni mattina, ma stranamente vide che la città non era
più quella della sera prima. - Guarda gli scherzi del sonno. Sembra che sia Los
Angeles. - si grattò la testa, mugolò e scese in salotto. Lo trovò pieno di
riflettori ed impianti tecnici per riprese. - E questi che cosa sono ?
Riflettori ? Mixer audio ? Microfoni ? -
- Ehi, Prue. Che ci fa questa roba in salotto ? -
Piper era appena rientrata da non si sa dove. - E' la stessa cosa che volevo
chiederti io, Piper. - si sentì rispondere
- E allora chi ce li ha messi questi affari in salotto ? -
- Oh, buongiorno, signorina Doherty. Signorina Combs. - Rimasero entrambe
confuse dal vedere un uomo sui trent'anni, vestito elegantemente e che portava
sotto il braccio un pacco di fogli scritti solo su di un lato, chiamarle con
quei nomi mai sentiti prima.
- Scusi un attimo. - fece cenno a Piper di seguirla in disparte.
- Hai sentito come ci ha chiamato ? Doherty ? Combs ? -
- Lo so, Piper. Hai dietro la tua carta d'identità, per caso ? -
- Certo, ma non vedo cosa possa centrare con… - guardò il nome scritto sulla sua
carta d'identità. Holly Marie Combs, nata a San Diego, California, nel '72.
Anche Prue guardò che nome c'era scritto sul suo documento. Risultava come
Doherty Shannen, di anni trentuno, nata a Memphis, Tennessee.
- Holly… Il nome che più odio al mondo me lo hanno messo ?! No, no. Mi rifiuto
di crederlo. E' uno scherzo. -
- Purtroppo no. Io quello non l'ho mai incontrato né visto prima. Che dovrebbe
farci a fare uno scherzo ? -
Phoebe entrò dalla cucina. - Salve, ragazze. Come mai ci sono tutti questi
riflettori in salotto ? E chi è quello laggiù ? - lei lo salutò, ricambiata. -
Buongiorno, signorina Milano. -
- Milano ? -
- Ascolta, Phoebe. Da' un'occhiata ad un tuo documento. -
- Ma cosa vuole dire, Prue ? -
- Zitta e guarda. Non c'è tempo. - disse a Phoebe, guardandola nel profondo
degli occhi con aria infastidita.
- Va bene. Ma non vedo cosa centri. -
Phoebe trasse dalla tasca posteriore dei pantaloni la sua patente e la lesse,
commentando: - Figurati se adesso non so più neanche… come mi chiamo… - aveva
veramente aria di non riuscire a credere a quello che stava leggendo. Mentre
diceva quella frase, la sua decisione sciamò improvvisamente. - Se… sembra pro…
proprio che non sappia più chi so… sono. - Sulla patente c'era scritto: Milano
Alyssa, nata a New York il 15 maggio del 73.
- State bene, signorine ? - il tizio di prima si avvicinò, con aria preoccupata.
- Sì, sì. E' solo che siamo molto stanche. Fra quanto si comincia ? -
- Appena arriverà la troupe. -
- Perfetto. Potremmo avere i copioni, per favore ? -
- Ecco a voi. -
- Grazie. Andiamo a vedere la parte fuori, ragazze. -
Mentre se ne andavano, il tizio si disse - Shannen è strana, oggi. Di solito mi
strappa di mano i nuovi copioni senza dire nulla. Ed è strano che conversi con
Alyssa senza farle del male. -
- Non ci posso credere. - commentò Phoebe, scorrendo le pagine del copione - Noi
esistiamo nella finzione. Non ci credo. -
- E poi, quei tipi là in fondo. Che avranno da guardarci così ? Mi sento come un
fenomeno da baraccone. -
- Devono essere fan. Defiliamoci senza dare nell'occhio. -
Arrivarono ad un bar e chiesero un cappuccino, una Guinness e un'acqua naturale.
- Una Guinness ? Ma tu non hai mai bevuto birra irlandese. -
- Non so perché ma sento una voglia irrefrenabile di berla. - persino Prue era
spiazzata dal suo stesso comportamento.
- Mi ha sempre dato fastidio il caffè. Perché diavolo voglio berlo, adesso ??? -
La cameriera gli chiese - Vi hanno mai detto che voi siete perfettamente uguali
al cast di Streghe ? -
- A… a volte ad essere dei sosia è una brutta cosa. -
Leo arrivò da loro. - Alyssa. Ti stavo cercando dappertutto - la baciò sulla
guancia. Piper volle alzarsi per chiedere spiegazioni, ma Prue la fece risedere
con un calcio allo stinco.
- Ti senti bene, Alyssa ? -
- Oh, certo. Certo. Ma io non mi chiamo Alyssa. Mi chiamo Ally Bunton. -
Leo diventò rosso in volto, si scusò e se ne andò.
- Ma che diavolo gli è successo ? E che succede anche a te ? Mi hai quasi
spezzato una gamba! -
- Meglio così! - il suo tono era molto cattivo.
- Prue! Ma che stai dicendo ?! -
Prue si mise le mani nei capelli - Ma che diavolo mi succede ? Per un attimo… Ti
ho odiato. -
- Forse ci stiamo immedesimando nelle nostre corrispettive. Facciamo così. Da
ora in poi, finché non torneremo indietro, saremo - si toccò il seno col palmo
della mano destra per un paio di volte, per dire "io", poi indicò Piper ed
infine Prue - Ally Bunton, Sharon Adams e Mary Brown (-_- ma che rimbambito…).
Sotto questi nomi, basta che ci facciamo fare dei documenti falsi.
- Eh sì, e dove ? -
- Una volta, dopo essere venuta via da New York, ho passato una settimana a Los
Angeles, dove ho conosciuto una persona che faceva carte d'identità false. Non
si è mai fatto beccare e non ha mai neppure insospettito le autorità. -
- Ti rendi conto che se ci beccano siamo finite, vero Phoebe ? -
- Ti pare che abbiamo una qualche altra scelta, mia cara ? -
- Hmm… No. -
- Bunton, hai detto ? - Prue sembrò sul punto di inventare qualche battuta - Che
fantasia. -
- Hm. - Phoebe non aggiunse altro. Piper capì che se non le avrebbe tenute
calme, si sarebbero ammazzate a vicenda.
In tre settimane, le ragazze si trovarono tre bei lavoretti. Phoebe si mise una
parrucca bionda e cambiò accento; Piper si trasformò in una specie di rapper
metropolitana: vestiti taglia cinquantadue, occhiali neri e bandana ricamata.
Prue cambiò del tutto: fascinosa e quasi vamp. Vestita bene, tuttavia sexy e
anche un po' sfacciata, si tinse di rosso rubino i capelli. Phoebe lavorava in
una tavola calda come cameriera, e serviva ai tavoli, Piper faceva la dipendente
di un edicolante, mentre Prue si era fatta assumere in un salone di bellezza,
come manicure.
- Ally! Cornetto e cappuccino senza schiuma al tavolo 10! -
- Arrivo, Patrizia. Come il cornetto ? -
- Come lo vuole il cornetto ? - chiese educatamente la ragazza di nome Patrizia
- Normale, senza zucchero a velo.
- Aspetta un attimo. Ecco a lei il resto. Grazie, arrivederci. - Servì un
cliente alla cassa. Montò la macchina per il cappuccino. Prese in mano il
cartone del latte e gli diede una piccola scossa, accorgendosi che era vuoto.
Tagliò l'angolo del cartoncino e vi inserì il tubicino della macchinetta. -
Cappuccino e cornetto in arrivo, caldi caldi. Fanno cinque dollari. Ecco lo
scontrino. In monetine da un dollaro, mi raccomando. Ad Alice servono spiccioli.
-
- D'accordo. Grazie, Ally. -
<Sembra così strano non farmi chiamare Phoebe.> pensò Ally, tornando a servire
gli avventori. Trovò come seconda cliente Sharon. - Oh, sei qui. -
- Già. Sono qui ? Qualcosa in contrario ? -
- No, nulla. - Ally strinse i denti - Cosa desidera ? -
Le richiese la cosa più faticosa da fare in cartellone, poi aggiunse: - Bene,
quando avrai finito, io sono al tavolo laggiù. -
<Strega… Maledetta…> - Ascolta, Alex: Un Soul Sunrise per quella… Ehm… cliente
al tavolo più lontano. -
- Ma non è quella che vive con te ? -
- E' lei. Dio, come la odio. -
- E allora per quale motivo abitate assieme ? -
- E' una lunga storia, te la racconterò dopo. Soul Sunrise, mi raccomando, poi
vallo a portare alla rossa laggiù in fondo. -
- D'accordo. Il Sunrise è il mio cavallo di battaglia. -
- Bene. -<Assaggerai quanto io sia tosta, sorellina.>
Alex era un'ispano-americana, con lo stesso identico nome di un grande tennista
spagnolo, si chiamava infatti Alex Corretja. Le battute sul suo nome,
naturalmente, andavano sprecate. Fra le varie cose che differivano, vi era anche
il sesso. Lei era la migliore barista che ci fosse in circolazione, e per lui
preparare un Manhattan era come fare gli esercizi di stretching appena svegli.
- Ecco a lei il cocktail, signorina. -
- Oh, grazie mille. - Alex si fece pagare, ma non gli andava giù l'atteggiamento
che aveva la donna. - Avevi ragione, Ally. E' detestabile. -
- E dire che prima non era così. E' da quando siamo arrivate a Los Angeles che
si comporta così. -
- Forse è un caso di inversione della personalità. Capitò anche ad un mio zio.
E' solo dovuto all'aver cambiato città. Ehi, hai sentito che tre attrici sono
sparite dal set di un telefilm, il mese scorso ? -
- No. Ma… chi ? -
- Alyssa Milano, Shannen Doherty e Holly Marie Combs. Ma dai, era su tutti i
giornali. Non te ne sei accorta ? -
- No. - Tutte, a parte Prue, avevano messo su qualche chilo per sfuggire meglio
a fan e produttori.
- Eppure, tu assomigli… No non può essere. Sono io che guardo troppa
televisione. -
- Già. - Ally vide Sharon mentre se ne andava. <Dove diavolo starà andando,
quella ? Spero che Mary la tenga sotto controllo.>
Qualche minuto dopo entrò proprio Mary, insolitamente gentile e cortese. - Ciao,
Ally. -
- Buongiorno, che le servo ? - le fece l'occhiolino, come dire: stai al gioco.
- Cappuccino all'italiana, grazie. Con un abbondante spruzzo di cacao. Dov'è
finita Sharon ? E' venuta all'edicola per prendere dei giornali , poi quando le
ho chiesto dove stesse andando, non mi ha neanche degnato di una risposta. -
- Il suo carattere è peggiorato parecchio, non c'è che dire. E' scontrosa,
aggressiva. E ti odia. -
- Questo l'ho notato anch'io Come ho notato che sei diventata neutrale come una
svizzera. -
- Come cento svizzere. (capito il gioco di parole ? ^_^) Guarda che rotoli. - si
toccò l'addome, un po' demoralizzata.
- Lo so, ma finché non troviamo una soluzione al nostro problema. Salve. - smise
di parlare quando vide che un cliente era entrato. Lo servì, poi continuò la
conversazione con Mary. - Comunque, ho deciso di pedinarla, ogni volta che avrò
un momento libero fuori del lavoro, per scoprire cosa fa. -
- Spero tu sappia cosa fare, Ally. -
- Non ti preoccupare, Mary. So badare a me stessa. Ho seguito o no quei corsi di
autodifesa e kickboxing ? -
- Lo so, ma io non sono sicura lo stesso. -
- Lascia perdere, so quel che faccio. -
- Che Dio ti protegga. -
Ally si stupì di come il carattere di Mary si fosse addolcito. Sembrava un
agnello bianco, incapace di provare odio e in grado soltanto di provare buoni
sentimenti. - Dagli amici mi guardi iddio, che dai nemici mi guardo io, Mary.
Ricordatelo. -
- OK. Mi basta che tu sappia cosa stai facendo. -
- Ma sì, vedrai che tutto tornerà come prima una volta che ce ne andremo. -
- Va bene. Ora ti saluto. Ho il turno all'edicola. -
- Ciao, Mary. Ci vediamo a casa. -
- Ciao, Ally. Non lavorare troppo come l'altra volta, mi raccomando. -
- Va bene. - Ally era leggermente risentita. Cominciava a darle fastidio il
comportamento iperprotettivo di Mary.
Ally seguì Sharon la notte seguente. Era uscita stranamente presto, e lei aveva
inteso questo comportamento come strano e sospetto. Era arrivata fino al set
della casa. - E così, hai intenzione di tornare sul set. Maledizione. Ecco
perché non hai seguito il mio consiglio, maledetta strega. - si avvicinò ancora
di più, cercando di carpire qualche stralcio della conversazione che Sharon
stava per avere col tizio dei copioni.
- Buongiorno Aaron. -
- Oh, finalmente ti sei fatta viva, Shannen. Dove eravate finite ? Avete avuto
un attacco di demenza, per caso ? Le programmazioni sono slittate di un sacco di
giorni grazie alla vostra bravata. -
- Non rompere, Aaron. L'importante è che almeno io sono qui, no ? -
- Già, ma non basta. -
- Avanti, cosa vuoi che importi al pubblico di quei due pesi ? Oltretutto adesso
sono diventate talmente grasse da non poter più recitare. -
- Ma che stai dicendo ? Vuol dire che le hai viste. -
<Maledetta Sharon. Aspetta che mi capiti fra le mani… Maledetti irlandesi.>
- Aaron, sono state loro che mi hanno convinto a lasciare il set. -
- Ma sai dove sono ? -
- No. Le ho viste qualche giorno fa e mi hanno assicurato che se ne andranno per
sempre. -
Dopo essere rimasto pensieroso per un attimo, Aaron scosse vigorosamente la
testa, lasciando infastidita Sharon - Che c'è che non va ? Ti assicuro che è la
verità! -
- No. Penso di conoscere Alyssa e Holly abbastanza per sapere che non avrebbero
mai il coraggio di andarsene senza una spiegazione plausibile. Mi dispiace,
Shannen, ma non mi va bene. -
- Mi hanno detto che Holly ha avuto un cedimento nervoso, mentre Alyssa è
esaurita, e hanno bisogno di un periodo molto lungo di riposo, consigliato anche
dai loro medici. -
- Dici sul serio ? - Aaron sembrò giudicare plausibile la spiegazione di Shannen.
- Se è così, allora… Dovremo cucirti la parte addosso, Shannen. - sospirò,
crucciato. - Io adesso avviso il soggettista, in modo che faccia qualche
modifica al copione del prossimo episodio. -
<Maledizione! Sta pensando di diventare Shannen Doherty! E' completamente
pazza.>
- Aaron, mi accompagneresti a casa ? La mia macchina è dal meccanico, ed è già
tanto che io sia arrivata fino a qui a piedi. -
- Oh… Va bene. Aspetta solo un attimo che ti faccia vedere i copioni… No, ma che
dico. Non ti interesserà per niente, visto che dovremo cambiare del tutto storia
e personaggi. Accidenti, ma che diavolo gli sarà preso a quelle due ? -
- Ti ho detto che non reggono più il successo. Non hanno la mia personalità… E
si vede. -
<Maledetta irlandese con la testa di legno. E adesso che facciamo ?> se ne andò
via rapida come un fulmine, attraversando il giardino che circondava la
villetta.
- Non posso crederci, Leo. Sono veramente loro, secondo te ? - Morris non
riusciva a capacitarsi di come mai era dovuto intervenire ed arrestare Phoebe e
Prue quella mattina per rissa. Senza motivo, avevano cominciato ad azzuffarsi
come due gatte selvagge.
- Non penso proprio, Morris. Ho la netta sensazione che ci sia sotto qualcosa,
correlato agli avvenimenti di questi giorni in città. Mi pare che non ti debba
dire quali, no ? -
- Già. Dopo che hanno cominciato a comportarsi in modo strano sono cominciati ad
impazzire due terzi degli abitanti di San Francisco. Mi chiedo cosa possa esser
successo. Amici che si uccidono fra di loro, madri che tentano di assassinare i
figli. Ci vedo poco chiaro. E quando si esce dal conosciuto… -
- Si entra nell'occulto. Capisco. Pensi che ci sia qualche incantesimo strano
dietro tutto questo ? -
- No… Sembra quasi che non siano loro. Che di loro abbiano solo l'aspetto
esteriore. Sembrano… come placcate. Piper è diventata gentilissima, Phoebe,
addirittura ieri l'ho sentita suonare un pezzo di Collins quando non ha mai
preso in mano uno strumento in vita sua, mentre Prue… Diciamo solo che ha un
carattere di m… Beh, lasciamo stare. -
- Affido l'incarico a te, Leo. Vedi di scoprire più che puoi. -
- D'accordo. Lascia fare tutto a me. Pur di ritrovare Piper sai che farei di
tutto. -
- Intanto, se vuoi, la cauzione per le due è fissata a cinquecento dollari. Due
e cinquanta a testa, naturalmente. -
- Penso che gli farà bene rimanere al fresco per qualche tempo. Spero tu non le
abbia messe in cella assieme. -
- Di quello se ne occupa il sergente Williams. Io non centro nulla. Se le ha
messe dentro insieme, allora… Darò una strigliata anche a lui. Ci vediamo Leo.
Buon lavoro. -
- Buon lavoro, Morris. Ci vediamo. - Piper fece timidamente capolino da dietro
il braccio di Leo. - Allora, Holly ? Come andiamo, oggi ? -
- Abbastanza bene, Brian. -
- Leo… Il mio nome è Leo Wyatt. Per l'ultima volta. -
- Ah… Non lo capirò mai che devo chiamarti come il personaggio e non come
l'attore che lo interpreta. -
Leo ebbe un lampo improvviso di lucidità. - Come hai detto ? -
- No, è che… Tu esisti da dove vengo io… solo perché qualcuno ti ha creato… Così
come Phoebe, Prue e tutto. -
- Per Diana, ma certo. Grazie, Holly. - le diede un bacio sulla fronte.
Imbarazzatissima, lei si strinse nello scialle lilla, dicendo a bassa voce: - Se
Alyssa lo sapesse mi ucciderebbe… -
- Come diavolo ho fatto a non pensarci prima ? Ora è tutto chiaro. Qui non si
tratta di un maleficio, ma di un qualcosa che riguarda gli universi paralleli.
Qui ci dev'essere qualcosa a riguardo. Ho la netta sensazione che infrangerò un
paio di regole, ma spero che il Capo comprenda… -
Scorse ad una velocità impressionante le pagine, senza neppure toccarle con le
mani. - Che l'incantesimo possa trovare. Che le stesse pagine me lo possano
rivelare. -
- Eccoti qui finalmente. - Era l'incantesimo giusto. Passaggio dimensionale.
Tutto quello che gli occorreva era una latta di vernice, ed un punto di
conversione di ogni tipo di energia. Si ricordò che le cinque energie di San
Francisco convergevano direttamente sulla casa delle Halliwell. Corse in
soffitta, una volta presa la latta di vernice. - Perfetto. Ora devo soltanto
disegnare una stella a cinque punte. - disegnò sul muro la stella. - Spero che
funzioni, altrimenti avrò ottenuto soltanto di imbrattare un muro. E poi chi la
sente Piper… - Concentrazione. Leo espresse la sua aura magica blu. Cercò di
connettersi con lo spirito di Piper nella dimensione parallela. - I miei poteri
mi collegano a te, Piper Halliwell. Dammi il cammino per giungere sino a te. -
dalla sua mano imposta, scaturì la sua magia, che aprì il portale. Sembrava che
conducesse in una soffitta anch'esso.
- Pare che ci sia una seconda soffitta, là in fondo. Aspetta… Ma se io passo
dall'altra parte, come potrei fare a tornare indietro ? -
- E bravo il nostro angioletto. Volevi mandarci via di qui, eh ? -
Leo si girò di scatto e trovò Shannen appoggiata alla porta con le braccia
conserte.
- Come hai fatto a tornare indietro ? -
- Con il potere che ho scoperto di avere, è stato facile. E non ho intenzione di
tornare a Los Angeles. -
- Non ti rendi conto che già il fatto di essere arrivata qui ha scombinato i
fatti di entrambi i nostri mondi ? -
- Non mi interessa. Io non intendo tornare indietro. E ora, chiudi quel buco. -
- Non ci penso nemmeno, Shannen. Non fare idiozie, avanti. -
- Certo, ora tu avresti anche un libero pensiero, quando sei al mio cospetto ? -
Shannen cadde tramortita sul pavimento, a causa di una violenta padellata datale
da Holly, arrivata di soppiatto alle sue spalle.
- Ooff… Mi hai salvato da una bruta situazione, Holly. Grazie. -
- Non c'è di che. - cominciò ad arrossire.
- Bene. Dov'è Alyssa ? -
- Non lo so. Non la vedo da stamattina. -
- Oh, non fa nulla. Adesso rimani qui, e se il buco si chiude, ripeti
l'incantesimo che è scritto sul foglietto là sul tavolo. Forse troverò il modo
di farvi tornare a casa. -
- Grazie mille. Sei molto gentile a farlo. -
- Di nulla. Io vado. Ricordati: se si chiude, riaprilo. - Leo si gettò dentro al
buco, che si sformò come fosse una bolla di sapone, per poi tornare piatto.
- Va bene. - Holly prese una sedia e si mise a far la guardia a Shannen, ma solo
dopo averla legata ben stretta con una corda di nylon.
Ally non si era mai scollata da Sharon da quando l'aveva scoperta sul set.
Voleva andare a riprenderla perché sapeva di non potersi per nulla fidare di
lei.
- Adesso vediamo la vecchia volpe dove si va a cacciare. - guardò l'orologio e
constatò che mancavano pochissimi secondi alla fine delle riprese. Sentì il
regista dire "stop" e mandare tutti a casa.
Sharon scambiò ancora qualche chiacchiera con Aaron e si avviò verso la sua
fiammante macchina nuova. Salì e chiese rumorosamente la portiera. Ally era lì
ad aspettarla, e la accolse con un freddo - Ma guarda chi si vede… la nostra
cara smemorata. -
Sharon trasalì - Che diavolo ci fai qui ? -
- Sono venuta per portarti a casa, signorina. E vedi di non fare resistenza. -
- A si ? E che vorresti fare ? - Ally, provocata diede un cazzotto a Sharon,
tramortendola. Ally la mise sul sedile del passeggero, non senza fatica, e pensò
lei a guidare.
Per Leo non fu affatto facile riuscire a ritrovare le tre. Era riuscito ad
estrapolare in giro qualche informazione da un falsario di carte d'identità, che
conosceva da molto tempo. Aveva cercato di redimerlo, ma senza successo. Ora lo
aveva appena redento dalla reticenza che l'aveva colpito, come una sorta di
segreto professionale, usando maniere poco ortodosse ma molto persuasive. Era
arrivato finalmente alla casa nuova, ma non sapeva come presentarsi. Pensò di
non bussare e di presentarsi a Piper direttamente con la sua consueta nuvoletta
azzurra. Ci provò, ma vi trovò grande difficoltà. Evidentemente, la traslazione
fra lui ed il suo corrispettivo in quel mondo non era ancora pienamente
completata. Doveva sbrigarsi. Apparì giusto davanti a Piper. Dallo spavento, la
povera ci rimase quasi secca. Lei non sapeva che dire e boccheggiava, stupita
dal vederlo. Lui pensò che fosse bene sbrigarsi ancora. - Non abbiamo molto
tempo, Piper. Adesso dobbiamo tornare nel set della casa. Prendi quello che
riesci a portare. Se non torneremo in tempo, resteremo qui in eterno. Dove sono
le altre ? -
- So… sono al set. -
- Questa non ci voleva. Se le aspettiamo qui perderemo soltanto del tempo
prezioso. -
- Cerchiamo di andargli incontro, allora. Aspetta un attimo. Se non dovessimo
incontrarle, gli lascio un biglietto. - scrisse in fretta e furia un bigliettino
sintetico come un telegramma, che lasciò sotto un bicchiere in cucina. "Ci
troviamo sul set. Probabile via d'uscita. Mary."
Non si incontrarono. Ally arrivò in casa trascinando Shannen ancora stordita dal
pugno di prima. - Mary ? Sono tornata. Vieni a darmi una mano. Sharon pesa. -
gridò, entrando in casa con la sorella caricata sulla schiena - Mary ? Dove stai
? Mary! Ma dove ti sei cacciata ?! -
Arrivò in cucina. Non vide il biglietto, ma prese il bicchiere, già bagnato. Il
foglietto era rimasto attaccato sotto il fondo. Ally vi versò dell'acqua fresca
di rubinetto. Nel bere, si accorse che il fondo amplificava l'immagine di una
scrittura. Fu lì che si accorse del foglio. - E questo che è ? - lo staccò, e
anche se era bagnato e l'inchiostro si era mischiato all'acqua riuscì a leggere
lo stesso. - Ci troviamo sul set. Probabile via d'uscita. Mary. - Dannazione. -
lasciò cadere il bicchiere dentro il lavandino e corse fuori di casa, sempre con
Sharon quasi a tracolla come un moschetto.
Mary stava camminando ansiosamente su giù per la soffitta. Su di un lato erano
ammassati numerosi impianti luminosi, quali lampade e riflettori. - Dove sono
finite quelle due ? -
- Pazienza, Piper. Pazienza. Probabilmente avranno trovato in ritardo il foglio
e ora stanno arrivando. - era infastidito da tutto quel nervosismo.
- Fra quanto dovrebbe aprirsi il passaggio ? -
Leo guardò l'orologio. Segnava le undici, cinquantanove minuti e venticinque
secondi. - In trenta secondi dovrebbe essere aperto. - annunciò.
- Finalmente si torna a casa. E' cambiato qualcosa mentre aravamo via ? -
- Diciamo che Prue e Phoebe hanno avuto qualche diverbio. -
- Nulla di grave. -
- Beh… Nulla che cinquecento dollari non possano sistemare per i futuro. -
- Le hanno arrestate ?! Forse è meglio aspettare a dirglielo. -
- Condivido. - L'aria cominciò ad addensarsi, e a sfaldarsi. Il portale si era
aperto. Dall'altro lato era possibile osservare la soffitta uguale e contraria.
- Prue e Phoebe non sono ancora arrivate. E adesso ? -
- Il passaggio rimarrà aperto per cinque minuti. Tu vai, io rimarrò qui. -
- Non ti attardare. Mi raccomando. - si diedero un bacio di sfuggita sulla
bocca.
Shannen (quella vera) si riprese dal violento colpo alla testa in quel momento.
Si guardò intorno e cercò di rimettersi in piedi, operazione resa difficoltosa
dalle mani legate. - Ma che diavolo è successo ? Cavolo… Che mal di testa. Mi
sento come se mi avessero messo sotto con un camion. Ma chi, chi è stato ? -
Piper entrò in soffitta dal portale sul muro. - Toh, guarda chi si vede. - si
era accorta della presenza legata sul pavimento. - Shannen Doherty, suppongo. -
- Liberami, avanti. - sembrò quasi ringhiare invece di parlare. Scattò anche in
avanti come una leonessa in caccia.
- Con calma e per piacere. Ora io vado a dormire. Quando torneranno e altre ti
libererò. -
- Ehi, fermati!!! Dove diavolo credi di andare ?! Torna indietro!!! -
Dovette attendere fino alla fine dei cinque minuti. Nell'istante stesso in cui i
tre uscirono dal portale in chiusura, i loro corrispettivi ripresero il loro
posto nelle loro rispettive realtà. Rimettendo tutto a posto.
Prue si risvegliò dal lungo sonno. Le sembrava di avere già vissuto quel giorno.
Si lavò, si vestì come ogni mattina, ma stranamente vide che la città non era
più quella della sera prima. Forse erano scherzi del sonno. Aveva mal di testa,
come se avesse preso una sbronza - Che diavolo di scherzi mi sta giocando questa
testa ? - si grattò la testa, mugolò e scese in salotto. Lo trovò pieno di
riflettori ed impianti tecnici per riprese. - E questi che cosa sono ?
Riflettori ? Mixer audio ? Microfoni ? Eh no, eh! Non ancora!!! -
Piper arrivò dalla cucina. - Ciao, sorellina. -
- Piper, dimmi che sei tu! Dimmi che sei tu!!! -
- Calmati, Prue. Chi vuoi ce sia ? Ti sei dimenticata che oggi dobbiamo fare le
foto di prova per il mio matrimonio ? -
Prue tirò un sospiro di sollievo. Se ne andò in cucina a fare colazione.
Convenne che essere sé stessi nel proprio mondo è molto meglio che essere
qualcun altro, anche se identico a te in tutto e per tutto.
Scritto da MoonWalker
da un soggetto di Sirius
"Phoenix" Corr