IL DEMONE BUONGUSTAIO
Breve Riassunto: Il buffo Blu sta per sconfiggere il trio, ma…
Data di composizione: 11 Novembre 2001 Ore 15:42 - 16 Gennaio 2002 Ore 21:48
Valutazione del contenuto: Adatto a tutti.
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Phoebe si recò in bagno come ogni mattina. Era una calda
mattina d'estate, una di quelle giornate in cui vorresti distenderti in costume
nel mezzo del tuo giardino o su di un balcone, e non muoverti fino a che non
cala il sole. Quello era il grande piano della piccola, che finalmente aveva
terminato in ciclo di studi e si godeva un meritato riposo. Quella mattina finì
di lavarsi. Sentì bussare alla porta - Phoebe… Mi serve il bagno. Devo lavarmi
la testa. -
Phoebe rispose di aspettare un attimo. - Un secondo, Piper. Mi sto vestendo. -
stava quasi per uscire, quando diede un occhio sotto il termosifone, posto dove
giaceva impolverata una bilancia pesapersone. Si osservarono. Era come se
l'oggetto stesse lanciando alla giovane donna una precisa sfida: prova a salirmi
sopra.
- Ci siamo… - commentò aprendo di scatto gli occhi, rassegnata Con un paio di
calzoncini corti ed un top salì sul moderno oracolo, che sentenziò i due numeri
attesi: 5 e 1. Si fermò a metà strada fra 1 e 2. Phoebe sorrise. Uno a zero per
lei. - Ti ho battuta, stavolta. - disse in tono canzonatorio alla sua
antagonista.
Uscì, e in men che non si dica, Piper era già dentro.
Phoebe, Prue e Piper, bello spettacolo a vedersi. Molti dei loro conoscenti si
rammaricavano che le due sorelle minori si fossero già accasate. Ma volevano
immediatamente rifarsi, corteggiando la maggiore.
Prue continuava ad ingurgitare patatine, quasi senza rendersene conto. Le finì
in pochissimo tempo. Stava leggendo una rivista di fotografia, e pescava
l'aperitivo senza guardare. Toccò le poche briciole ed il sale rimasto sul
fondo. - Accidenti. Le ho già finite. Ero convinta di aver messo dentro due etti
di patatine. Ragazze… - vide le sorelle che si stavano leccando le dita, levando
il sale - Cosa c'è ? - chiesero all'unisono.
- Lasciamo perdere. Ne volete ancora ? -
- Non sarebbe male. -
- Un piccolo stravizio me lo posso concedere. -
- Bene. Una di voi due ne vada a prendere ancora. - si risedette sulla sedia a
sdraio, abbassò lo schienale e si sdraiò a pancia in giù.
Piper e Phoebe si guardarono in faccia. - D'accordo… Vado io… - Piper prese la
grossa insalatiera. Quando arrivò in cucina fu presa dall'irrefrenabile voglia
di un dolce. Da una credenza prese le patatine, e poi dall'acquaio prese anche
un piatto fondo, dove mise una fetta da un quarto di torta di mele, iniziata il
giorno prima.
Tornò in giardino con ben due ciotole, piene con due etti di patatine a testa
per le sorelle. Phoebe ne rimase meravigliata - Wow, Piper. Che abbondanza! Ma
mi vuoi far morire d'indigestione ? -
- Sembra un pranzo di Natale. - convenne Prue.
- Ho pensato che voleste avere piatti separati per non finirvele l'una con
l'altra. -
- Hai pensato benissimo. - si complimentò la sorella maggiore, prendendo la sua
insalatiera.
- Già. - sembrò autoconvincersi del modo di agire di Piper - E tu, non le prendi
? -
- No, la torta di ieri va finita, altrimenti la buttiamo. - ne mangiò un boccone
- E devo dire che è venuta molto bene. -
- Molto modesta, vero ? -
- Sto mangiando… - Smisero soltanto per andare a mangiare. E poi via fino a
sera.
Piper aveva un appuntamento galante con il suo bel Leo. Non era elegante, ma
comunque era di un certo livello, diciamo.
Andarono in un ristorante abbastanza chic, nei dintorni della periferia.
L'atmosfera era calda e romantica, molto buona per le coppiette affiatate. Piper
fu la prima ad ordinare. - Allora… Per cominciare… Linguine… Poi… Si deve per
forza scegliere un solo primo ? - chiese, alzando gli occhi dalla lettura del
meno.
- No, signorina. Può scegliere ciò che vuole. - diede uno sguardo storto a Leo,
come se volesse dire: "Ammesso che te lo possa permettere."
- Signora, comunque… - precisò Piper, ma in fondo contenta che qualcuno la
chiamasse signorina - Anche… Spaghetti… Gnocchi… - per farla breve, in una sola
sera mangiò quasi tutto quello che poteva venire ordinato, a parte verdure e
gelato. Al portafoglio di Leo venne quasi un tracollo. Durante la cena, Leo
rimase per un po' a osservare con sguardo confuso la sua donna mangiare, sebbene
educatamente, una quantità di cibo che avrebbe accoppato un bue. - Beh ? che c'è
? -
- Ehm… No, nulla. - Leo riprese a mangiare il suo piatto di brodo. - Se ordino
qualcos'altro - si disse - rischio di fare un mutuo. -
- Ho solo fame. -
- Ah… - annuì Leo, ma con un occhio sempre al suo portafoglio, che sapeva quella
sera avrebbe avuto un colpo mortale.
Andarono anche a prendere un gelato ad una gelateria, poi lo gustarono col
tramonto. Dovette pagare Piper, non avendo Leo abbastanza soldi.
La sera, si sentì (chissà come mai…) la pancia gonfia, e dovette dare una grossa
mano al suo stomaco per mandar giù tutta quella roba. Bevve un bicchiere di
digestivo e si ficcò sotto le coperte, stanca e piena.
Phoebe volle sapere com'era andato l'appuntamento della sera prima, durante la
colazione. Ascoltava rapita il discorso di Piper, mentre mangiava il suo riso
soffiato e latte. Non sopportava il forte sapore del caffè.
- Mi ha portato in un ristorante in periferia. E' stato carinissimo. Anche se io
ne ho approfittato un po'. -
- In che senso ? - chiese Phoebe, sempre più incuriosita, versandosi ancora del
latte fresco.
- Ma sì, lui ha offerto tutto e io gli ho fatto sperperare una fortuna in una
sola sera. -
- Dai… - Phoebe era incredula e sempre rapita
- Sì. Non ho mai mangiato tanto in vita mia. Stavo scoppiando. -
- Ehm… Domani dovremo andare a fare la spesa. -
- In che senso? -
Col detestabile modo di fare che aveva, Phoebe cercò di indorare la pillola -
Ecco… Io e Prue ieri sera… Abbiamo quasi ripulito il frigo… -
Piper spalancò gli occhi, sorpresa - Ma come ? Era mezzo pieno. -
- Era… - confermò Phoebe.
Prue arrivò in cucina sofferente. Aveva una mano sulla pancia ed un bicchiere in
mano. Si sedette quasi di schianto sull'unica sedia libera e salutò le sue
sorelle - Ciao a tutte… -
Phoebe le chiese preoccupata - Che hai, Prue ? Non hai una bella cera. -
- Infatti. Colpa di quell'abbuffata di ieri sera. - a giudicare dal rumore di
frizzante che usciva dal bicchiere, doveva esserci dentro del digestivo - Ancora
uno spillo e sarei scoppiata.
- Diamoci una regolata…O non ce la faremo a tirare natale…-
- Vabbeh… Allora vieni con noi a fare la spesa, Piper ? -
- No… Non ho voglia. E poi ho da fare al locale. Ci vedremo stasera, vorrà dire.
-
- Va bene, sorellina. Domani mattina, piuttosto. - Prue non stava affatto bene.
Continuava a tenersi una mano sulla pancia e ad abbassare la testa.
Ciononostante, chiese a Phoebe se le brioche farcite fossero finite.
Piper era molto indaffarata al locale, non c'era dubbio, ma trovò il tempo per
una bibita nel riguardare i conti del locale, paurosamente alti. Ma per fortuna
la clientela non si faceva pregare, e i proventi derivanti dalle visite di
gruppi e cantanti famosi quali Cranberries, Sclub7, B*Witched, Faith Hill,
facevano lievitare il tutto. Non sarebbe potuto andare meglio. - Quest'anno
abbiamo fatto il botto, ragazzi. - Emilia e Amy, le cameriere, stavano pulendo
per terra.
- Dice, Piper ? -
- Con quello che abbiamo guadagnato nell'ultima settimana ci potrei
tranquillamente pagare le bollette di questo mese. Speriamo che non cambi. -
- Se trovasse i soldi per un piccolo aumento di stipendio, non sarebbe male. -
commentò Emilia all'orecchio di Amy.
- Ah, ah… Ti ho sentita, piccola. - l'ammonì Piper. - Non credo vada bene. -
bevve un sorso del sidro avanzato sul fondo di una bottiglia. - Se i soldi delle
consumazioni calassero, vi lamentereste che taglio gli stipendi. -
- Non fa una grinza… - sospirò Amy.
Leo scese le scale velocemente, cercando la giovane strega. - Piper. - la chiamò
una volta sola, senza nemmeno cercarla con lo sguardo - Sono qui, Tesoro. -
- Sei da sola ? Devo parlarti di lavoro. - era un nome in codice per non far
insospettire nessuno. In pratica, c'era qualche grana magica.
- No, ma si fa' in fretta. Ragazze! Uscireste un attimo ? -
- D'accordo, Piper. - le due lasciarono l'ambiente in fretta.
- Devi aver avuto una bella indigestione ieri sera. -
- No, il mio stomaco non ha fatto capricci. Si sentiva vuoto, tutto qui. -
- Beh, allora ecco una notizia seria. Si dice che sia in giro per San Francisco
un demone il cui compito è far eccedere nella gola. Non è un vero e proprio
demone, ma è piuttosto pericoloso. -
- A me, Prue e Phoebe è venuta una smania mangereccia, ieri. Che sia un effetto
di quel demone ? -
- Probabile, ma non ne sono certo, Piper. C'è una piccola possibilità che non
centri nulla, ma bisogna comunque stare in campana. Attraverso la fame questa
entità trascina solo le streghe in una spirale di cibo. Gli piace far morire
lentamente le sue vittime di crepapelle. -
Un brivido corse lungo la schiena di Piper. Il suo sesto senso le diceva che era
meglio darsi una regolata. L'aveva già detto, che difficilmente avrebbero tirato
natale, continuando in quel modo.
Leo stava dando la caccia a quel demone in modo forsennato, ma Piper, al
contrario, sembrava disinteressarsene in modo evidente. Passava le sue giornate
a lavorare e a mangiare. Soprattutto a mangiare. Nonostante fosse allarmata
dalla presenza del nemico, si rimpinzava ogni giorno, di qualunque cosa.
La televisione le stava inondando di spot, che interrompevano sempre più spesso
i programmi. I pulsanti del telecomando cominciavano ad incavarsi per
l'abitudine che avevano le tre di premere l'avanzamento del canale con le
unghie.
Bussarono alla porta. Phoebe e Piper erano addormentate, mentre Prue aveva
appena iniziato ad appisolarsi. Fu tratta da quel suono fastidioso. Si
stiracchiò pigramente ed andò ad aprire sfregandosi un occhio.
Morris si era distratto per un attimo, ma quando sentì la maniglia scattare si
volse verso l'uscio. - Buongiorno, Prue. - squadrò la strega un paio di volte.
Aveva un aspetto alquanto trasandato: la maglietta corta lasciava scoperta una
pancia diventata tonda e soffice. I capelli erano arruffati e spettinati.
- Mica tanto, Morris. Ho un sonno incredibile. -
- Beh, allora ti ruberò ancora pochi minuti. -
- Vuoi entrare ? - lo invitò Prue, anche con un gesto della mano.
- No, vado di fretta. Questi fascicoli fotocopiati riguardano dei casi di
persone, morte in un modo che francamente io non ho mai visto prima. Nessun
movente, nessun collegamento. - Prue glieli prese di mano e gli diede una fugace
occhiata. - Se scopriremo qualcosa, ti faremo sapere. -
- In gamba. Arrivederci, salutami le ragazze. - Morris se ne andò. Prue così
poté mettersi di nuovo a dormire in santa pace. Lasciò i fogli su di un tavolo,
e lì se li dimenticò.
Il demone continuò a mietere vittime in quel suo strano modo, e nessuno riusciva
a fermarlo o a mettergli le mani addosso. Sembrava irraggiungibile. Nessuno in
grado di braccarlo. Nelle alte sfere tutti attendevano il solito e
provvidenziale intervento delle sorelle Halliwell. Ma questo tardava ad
arrivare. Dov'erano le famose sorelle ?
A dormire placidamente nel giardino di casa loro. Stese a prendere il sole in
costume da bagno e a rosicchiare qualunque cosa ci fosse di commestibile.
Leo si materializzò dietro la sdraio di Piper. Era uno spettacolo che lasciava
disarmati e confusi. Le tre alacri beniamine ridotte a delle amebe. Leo cercò di
farsi coraggio e di svegliare almeno sua moglie. Le scosse la spalla,
chiamandola dolcemente - Piper. Tesoro… Svegliati, su. - con noncuranza, provò
un vecchio sistema, sempre valido: il colpo dato nelle maniglie dell'amore con
la punta delle dita. Piper, difatti, si svegliò aprendo gli occhi di
soprassalto, chiedendo silenziosamente spiegazioni, girando la testa da ogni
parte. Scorse Leo di fianco a lei, e gli chiese che scherzi fossero - Mi hai
fatto prendere un colpo. -
- Scusami, ma non ti svegliavi. - si giustificò lui.
- Beh, ci sarà stato un motivo, no ? - Piper si girò goffamente su di un fianco
- Che volevi dirmi ? -
- Lassù sono un po' preoccupati. Il fatto che voi non facciate altro che
mangiare e dormire li ha preoccupati non poco. La percentuale di innocenti persi
sta lievitando. Non ti offendere, ma è una cosa che avete in comune. -
- Non mi offendo, Leo. Lo so che lo dici per il mio bene. - Piper cercò di
prendergli la mano, ma si addormentò. Rimase col braccio a penzoloni russando
rumorosamente quasi in modo teatrale. Leo era seriamente sull'orlo di chiedere
il prepensionamento anticipato da angelo bianco. Si ripeteva - Calmati… si
riprenderanno da sole… Ce la faranno…La faranno finita coi demoni ancora una
volta… -
Stavolta però non ci credeva più nemmeno lui. Le uniche cose che le sue protette
erano in grado di fare erano dormire, e mangiare di continuo. Ma fu questo a
suggerirgli un'idea che avrebbe schiodato la situazione. Quello era
indubbiamente il modo di agire di Blu, quel ricercato. Se c'era il sintomo,
allora avrebbe fatto leva su questo. E per questo si concesse anche lui un
meritato riposo, ma che sembrava molto di più un'attesa
Passarono due mesi, nei quali passò anche il compleanno di Piper, i primi di
agosto. Leo saltò agilmente l'idea di regalarle un vestito provocante. La nuova
Piper non era brutta o sformata, ma…
Si era diffusa un'atmosfera pigra in casa. La polvere regnava sovrana. Era già
tanto che le tre sorelle si cambiassero d'abito. Fra l'altro, il loro numero era
drasticamente calato. Quasi nulla calzava più, oramai.
Piper si alzò assonnata. Si allungò, facendo attenzione a non svegliare Prue,
che dormiva accanto lei sul divano. Iniziò a camminare lentamente e a dirigersi
in cucina per bere un sorso d'acqua.
Si sentiva stanca, ma più di quello si sentiva osservata. Da chi non avrebbe
saputo dirlo, ma il suo sesto senso le diceva che stava per succedere qualcosa
di brutto. Volle fare qualcosa, avvertire le sorelle, ma fu presa dalla
stanchezza e dalla pigrizia - Devo avvertirle… Ma sono troppo stanca… - bevve,
poi si portò dietro la bottiglia ed il bicchiere. Si rimise sul divano, poi
riprese a dormire nella stessa posizione di prima.
Phoebe si svegliò intorpidita e stranita. Si stiracchiò e si alzò. Non stava
molto bene. La testa le faceva male. - Ah… La testa… - si lamentò. Decise di
andarsi a prendere una pastiglia e di infilarsi nuovamente sotto le coperte.
Una volta assunto il medicinale tornò in salotto, pronta per tornare a dormire.
Ma quando tornò, non trovò più le sue sorelle. Sulle prime non vi diede peso.
Pensò che fossero andate in cucina a mangiare, cosa che fece scattare una molla
nella mente della strega. La molla della fame. Andò in cucina, ma non le vide da
nessuna parte. Inoltre, anche Leo se nera andato. Si ricordava benissimo che
dormiva abbracciato a Piper. Se aveva sonno anche lui, perché andarsene ? Non
capiva bene, ma ogni volta che provava a concentrarsi, il sonno si impadroniva
di lei, come se non volesse che si applicasse.
Ritornò sul divano, si sdraiò e si aiutò ad assumere una posizione comoda con
una mano. In quel momento, avvertì un brivido freddo lungo la schiena, e alcune
immagini in bianco e mero iniziarono a passarle davanti. Quel che vedeva non le
piaceva affatto. Stava vedendo Piper e Prue mentre morivano. Un demone gli stava
prosciugando le energie. Vedeva le aure delle streghe venire assorbite dai corpi
delle creature infernali. - Prue… Piper… - sospirò a voce bassa. Phoebe aveva il
fiato grosso.
- Oh, mio Dio. - Si mosse velocemente. Il suo corpo si paralizzò, e una scossa
la percorse. Le sembrava che la sua mente si stesse liberando da qualcosa. Fu
allora che riprese coscienza e buonsenso. - Mamma mia, che brivido. Ma che mi è
successo? - Phoebe si guardò allo specchio, per vedere se era ancora lei. Rimase
senza fiato quando si vide così cambiata. Il suo corpo era gonfio, nonostante
una sorprendente armonia nelle forme. Si passò una mano su fianchi e cosce. Si
girò di spalle, controllando tutto con solerzia e tristezza. - Non ho il
coraggio di pesarmi… - piagnucolò a labbra serrate. Non aveva tempo per simili
sciocchezze. Le sue sorelle erano in pericolo di vita, e quello era più
importante del suo aspetto fisico. Ci mancherebbe altro.
Phoebe si scontrò con Morris, nell'uscire. - Phoebe. Vai di fretta ? - Non la
vedeva da molto tempo, e la riconobbe solo dagli occhi e dal taglio di capelli.
- Phoebe ? - non era sicuro neppure di quello.
- Morris, Prue e Piper sono sparite. Ho capito dove sono. Devo trovarle. -
- D'accordo. Ora stai calma. Hai avuto una premonizione ? -
Phoebe si stava calmando a poco a poco. Annuì alla domanda.
- Ok. Hai visto dove sono ? -
- Sono in mezzo ai magazzini abbandonati in riva al mare. -
- O.K. Salta in macchina. E' abbastanza lontano. -
Phoebe fremeva come mai in vita sua. Avvertiva un disagio profondo, e aveva una
gran brutta sensazione.
- Avete dato un'occhiata ai fascicoli ? -
- Quali fascicoli ? -
- Li avevo dato a Prue qualche tempo fa. -
- Ah, capisco. Allora Prue li avrà lasciati da qualche parte. Adesso però so con
chi abbiamo a che fare. -
- E chi sarebbe ? - Morris le faceva le domande senza guardarla, ma tenendo
sott'occhio la strada.
- E' un demone che fa prima impigrire le sue vittime, poi le spinge a divorare
di tutto, e infine le fa ingrassare, per cibarsi del loro grasso. -
- Hm. E Prue è una sua vittima ? -
- Non solo lei, ma anche io e Piper siamo state contagiate.Io non so come, ma me
la sono cavata. -
- Infatti, mi sembrava che foste diverse dal solito. -
- Anche tu. Ti sei tagliato i capelli ? - Morris intuì che Phoebe avrebbe
preferito cambiare discorso molto volentieri.
Il demone era in procinto di farsi uno spuntino. Le sue prede erano due ed erano
molto belle e succulente. Scartò subito il maschi: stopposo, troppo muscolo e
con poca carne soffice.
Era un'altra la leccornia che avrebbe voluto prendere con sé: la più piccola
delle donne. Poco grasso, carne giovane e tenera. Ma non l'aveva trovata. Non vi
diede peso, siccome il suo vincolo di pigrizia non era mai stato rotto in
precedenza. Si ripromise che sarebbe andato a cercarla in un secondo tempo. Non
aveva fretta.
Tastò le parti pregiate dei corpi di Piper e Prue, ancora profondamente
addormentate. Pancia, cosce e braccia - Con queste gambe ci potrei fare dei
prosciutti da fare invidia a quelli di Parma. - considerò - Potrei venderli a
qualche demone invece di mangiarli. Potrei tenerne una per me. - era un
buongustaio, e i suoi poteri gli derivavano da una scelta di passione.
Si soffermò su Prue. Gli dispiacque ucciderla. Era veramente una bellissima
donna, la più bella che avesse mai incontrato nella sua millenaria e solitaria
esistenza. Per la prima volta in vita sua, ebbe compassione di una sua vittima
designata. E forse di lei si era anche innamorato. Lui sapeva in principio che
l'avrebbe respinto. Non era brutto di per sé, ma era la sua pancia da birra a
far sviare le donne. Forse lei l'avrebbe apprezzato, perché no ? Decise di fare
una prova. Se fosse andato a pallino, avrebbe mangiato quella donna come lauta
consolazione, ma se fosse andato bene, avrebbe avuto una lieta presenza
femminile al suo fianco. Così, prese una decisione: la svegliò da sonno ipnotico
e la liberò dalle corde. Aspettò con ansia che riaprisse gli occhi. Appena si
accorse che si stava riavendo, si mise a posto i capelli e la giacca di pelle.
Prue si massaggiò la tempia. Non capiva bene come andassero le cose. Si
ricordava di stare dormendo sul divano, ora invece si ritrovava dentro una
specie di casino - Ma che cavolo sto facendo qui? E tu chi sei? -
- Può chiamarmi semplicemente Blu. Era qui svenuta. Come si sente, signorina… -
- Prue… Prue Halliwell. -
- Ha un bellissimo nome. - aiutò Prue a mettersi in piedi porgendole la mano -
Posso aiutarla? -
- Grazie mille. - Prue si rimise in piedi e si diede una pulita ai vestiti. Si
chiese come diavolo avesse fatto ad uscire con la roba che aveva addosso. Il
maglioncino azzurro che aveva le lasciava scoperta un'abbondante porzione di
addome, cosa per nulla buona, col freddo che faceva un quei giorni Mi piacerebbe
sapere come ho fatto a ritrovarmi qui. Stavo dormendo così bene sul mio divano,
e adesso… -
- Potrei riaccompagnarla a casa, se vuole. -
Prue non seppe cosa dire. Non si fidava del tutto degli sconosciuti, ma quel
tipo le ispirava fiducia. Non urtava il suo sesto senso estremamente
suscettibile, quindi accettò molto volentieri - Va bene. Ha una macchina? -
- Sicuro. Venga. -
Prue bandì ogni formalismo - Può anche smetterla di darmi del lei. -
- Va bene. Allora, dove stai di casa, Prue ? -
Prue non pensò neppure lontanamente che potesse essere l'inizio della fine.
Piper tornò a casa una volta sveglia. Conosceva la zona, e non le fu difficile
tornare. Il difficile fu vergognarsi come una ladra del suo abbigliamento.
- Sorelline! - gridò appena tornata a casa - Sono tornata. -
- Ciao, Piper… - la voce stanca e pigra era quella di Phoebe. Doveva aver
smaltito la solerzia e la determinazione di quando Morris l'aveva presa.
- Oh, vedo che non ci siamo scomodate, eh ? -
- Guarda che sono tornata adesso anch'io, e sono stanca morta. - Phoebe stava
sonnecchiando sul divano con la pancia scoperta, approfittando dell'assenza
delle sorelle. Piper prese un lembo del vestito e lo tirò verso il basso -
Copriti, o ti prenderai un accidente. -
- Va bene, sorellina. - Phoebe dovette alzarsi, e in quel momento Piper
approfittò per sottrarle il posto - Ehi! C'ero seduta io! -
- Ci sono tre divani. -
Phoebe era stanca e impigrita di nuovo, oltre che nuovamente ingrassata. La sua
faccia si era notevolmente arrotondata. Quando rideva, la le gote le davano
un'espressione simpatica e solare.
- Mi sembra che ci stiamo dando dentro un po’ troppo. Non ho più vestiti. -
- Nemmeno io, ma non mi preoccupo. Ci sono i negozi per noi. -
- Ma io non sono grassa! - si ribellò Piper, rimettendosi a sedere sul divano.
Non fece altre obiezioni, siccome Phoebe si era profondamente addormentata,
rigirata su di un fianco, la mano destra penzolante. Era tenuta leggermente
sollevata dalla pancia, cresciuta in due sole settimane in una maniera
incredibile.
Sentirono Prue rientrare in quel momento, ma solo Piper era abbastanza sveglia
da accorgersene. Si alzò pigramente e aspettò la sorella nascosta vicino
all’ingresso.
Sentì che la sorella maggiore stava ringraziando qualcuno di averla riportata a
casa, e sentì anche quel qualcuno risponderle che l’aveva fatto con piacere.
Prue richiuse la porta, allora Piper poté uscire allo scoperto. - Dove sei
stata, sorellina? –
- In giro. Non so come, ma mi sono trovata in un magazzino senza sapere come, e
quando mi sono svegliata lui era accanto a me. -
- Lui chi? Il ragazzo che era con te? -
- Sì. E’ stato carinissimo, offrendosi di riportarmi a casa. - alzò la maglietta
per grattarsi la pancia, poi sbadigliò. Io vado a dormire. -
- Anch’io… YAWN… - lo sbadiglio di Prue era contagioso.
Si appisolarono nuovamente, incuranti che le loro vite stavano andando quasi a
catafascio. Se non fosse stato per la bravura di Leo, le avrebbero già
licenziate, tranne Phoebe, che restava una laureata disoccupata.
Passò un altro mese, e le tre sorelle ingrassarono fino a raggiungere più o meno
il quintale. Phoebe, nonostante fosse la più giovane, era quella che era
aumentata di più fra tutte. Faceva fatica a muoversi, non essendo abituata a
portarsi dietro quel peso superfluo.
Le loro cene e i loro pranzi orami erano diventati dei banchetti nuziali. Leo e
Cole un giorno, non essendo usciti con le rispettive mogli per un lungo periodo
di tempo, si riunirono per caso in un bar. Cole era già al bancone, e si accorse
della presenza dell'angelo quando quest'ultimo orinò uno zabaione.
- Buongiorno Leo. Anche tu all'ultima spiaggia? -
- Non me ne parlare. Sono giorni ormai che Piper non si muove da quel divano. -
- E lo stesso vale per Phoebe. Ho sentito che un demone le ha prese di mira. Ma
non è un demone normale. - abbassò la voce per non farsi sentire dal barista e
dagli altri.
- Infatti. E' un demone di classe FREAK. - confermò.
- Ah, ora capisco il perché. Un Freak. -
- Demoni con poteri grotteschi, quali cibarsi di unghie umane oppure far
ingrassare le proprie vittime per poi risucchiare la loro energia. -
- Mai visti scarti peggiori. Non sono ben visti nemmeno dagli altri demoni, e
per questo sono costretti a vagare per i regni degli uomini. E sono scacciati
persino qui. Sono soltanto cibo per creature magiche bianche. -
- Già, ma se questo Freak è stato in grado di infettare le Prescelte, vuol dire
che è tre spanne sopra le altre creature demoniache. -
- Può darsi che sia vero. Io ho intenzione di trovarlo, e di fargliela pagare
per quello che ha fatto a Phoebe. Strinse il pugno, facendo fremere il braccio -
Che ne dici? -
- Vuoi uccidere quel demone per riavere la vecchia Phoebe? -
- Non è solo quello. Da quando ho fatto tramutare i miei poteri oscuri in
celesti, posso usare le mie risorse senza problemi, e voglio usarle contro i
demoni. Non dirmi che gli vuoi far passare liscio quello che ha fatto anche a
Piper. -
- Un libro non si giudica dalla copertina. E poi, io non posso usare i miei
poteri liberamente. Sono un Angelo Bianco, non un Detective. Sfortunatamente i
miei capi mi tengono d'occhio. -
- D'accordo. - ridacchiò finendo la d'un sorso la sua birra. - Gli strapperò le
ossa anche per te. -
- Sei sempre il solito, anche se non sei più un demone. - Leo si distese sul
bancone, pensando che il marito di Phoebe avrebbe passato dei guai.
Blu aveva assistito alla conversazione fra le due creature della luce, e non
aveva fatto a meno di deglutire un boccone amaro quando il moro aveva giurato di
strappargli le ossa. Gli pareva di ricordare quell'aura magica. Era quella di un
demone molta potente, nonostante fosse un'aura neutrale. - Quella è la parte
umana di Belthazor. Interessante e anche pericoloso. La sua aura è neutrale, ma
è molto superiore alla mia. Non ho la benché minima intenzione di mettermi
contro di lui. Ma non posso nemmeno morire di fame. E adesso che cavolo faccio?
Forse meglio parlarne con Prue. -
Blu suonò alla porta di casa Halliwell. Prima che gli aprissero si passò una
mano fra i capelli, cercando di rimetterseli a posto seguendo l'ombra sullo
stipite. Una sistemata alla giacca, tutto prima che potessero aprirgli.
- Arrivo, un attimo. - gli disse una voce di giovane donna. Quella che gli venne
ad aprire era bella come Prue, ma non aveva quel suo fascino austero. Era
un'altra delle sue vittime, sempre ragazze e donne belle e giovani. Era un bel
manicaretto. Peccato avesse smesso di mangiare carne umana dal giorno in cui
aveva incontrato Prue.
La ragazza, prima di chiedergli cosa desiderasse si tirò giù quel maglioncino
stretto e chiuso con un solo bottone all'altezza del prosperoso seno. Gli altri
bottoni, a giudicare dalle condizioni delle cuciture dovevano essere tutti
saltati. Sicuramente, pensò Blu, quella donna doveva averlo tenuto su per molto
tempo, a causa della pigrizia. - Sì? - chiese, in un tono gentilmente
addormentato.
- Prue è in casa? Vorrei parlarle. -
- La vado a chiamare, aspetti un attimo. - mentre la donna si allontanava, Blu
sbloccò la personalità di Prue, per consentirle di parlare senza problemi.
Prue venne a parlargli. Aveva i capelli arruffati, ancora la maglietta che non
le copriva a sufficienza la pancia, una gonna, stretta nonostante fosse già una
taglia forte faceva intravedere le gambe dal ginocchio in giù. Era in ciabatte.
- Oh, ciao Blu. Come mai da queste parti? -
- Disturbo? -
- No, assolutamente. Mi ero appena svegliata, e stavo mangiando. Vuoi mangiare
un boccone con me? -
Blu rimase un po' pensieroso. S'era messo in testa di far qualcosa per risultare
più attraente agli occhi di Prue, ma un boccone non si rifiuta mai a nessuno. -
Molto volentieri. - entrò. Riconobbe immediatamente l'odore di candela bruciata
e di spezie, e lì tutti i suoi sospetti ebbero una conferma. Erano proprio tre
streghe. Nemmeno Prue poteva più ingannare il suo fiuto da segugio. Doveva
proprio farle un bel discorsetto.
Prue tirò fuori dal forno a microonde un piatto di polpette con patate al forno.
- Mi spiace che ci sia solo questo, ma è un po' che non facciamo la spesa. Mia
sorella minore è andata proprio adesso. Speriamo di mettere qualcosa sotto i
denti. -
- Non ti preoccupare. Io ho un debole per le polpette. -
- Mia sorella mi ha detto che mi volevi dire una cosa. -
- A dire il vero sì, Prue. Sei una strega, vero? -
Prue si fermò dal masticare, squadrando il suo ragazzo ad occhi sbarrati. - Non
capisco cosa vuoi dire. -
- A me lo puoi dire. Anche io, in fondo sono una creatura spirituale. -
- Come sarebbe? -
- Sì. Io… sono uno spiritello. -
- Intendi… Come un goblin, o qualcosa di simile? -
- Hmm… No. Io sono un qualcosa di diverso da quello. La mia essenza… E' questa -
estrasse da una piccola sacca di pelle una bottiglietta con dentro una specie di
luce dorata fluttuante. Prue si ricordava di qualcosa di simile quando avevano
rinchiuso il loro poteri in una lanterna per darli a Rex.
- Io… Ho capito chi eri da quando ti ho preso con me. E ho deciso di cambiare in
meglio. - fece scomparire nel nulla la bottiglia e riprese a mangiare. Prue, a
bocca piena gli chiese - Ma… che poteri hai, per curiosità? - deglutì e aspettò
speranzosa una risposta.
- Diciamo che vi chiedo scusa per i disagi arrecati. Dal profondo del cuore. -
- Ah, ma allora eri tu che ci hai fatte diventare dei palloncini ambulanti. - si
rivoltò Prue. Si calmò e si versò un generoso bicchiere di vino rosso,
offrendone anche al suo commensale. - Beh… l'importante è che te ne sia accorto
al momento giusto. - propose un brindisi, alzando il bicchiere. Alla sincerità.
-
- Alla sincerità. - gli fece eco Blu.
- E alla nuova Prue. - Blu alzò gli occhi dal piatto, e stavolta fu lui a
squadrare la sua ragazza con occhi interrogativi. Prue alzò le spalle e gli
chiese - Che c'è? Su con la vita, tesoro. -
- Alla nuova Prue! - ripeté felice Blu, tracannando la bevanda.
Dopo svariati mesi di cure, Phoebe tornò in bagno per lavarsi. Una volta
spazzolata accuratamente la sua fluente chioma castana, buttò l'occhio sotto il
termosifone spento, e vide la sua arcigna amica nemica, la bilancia pesapersone.
Phoebe le lanciò un'occhiata di sfida. - Non ho paura di te. - le disse. Vi salì
sopra completamente nuda, dopo essersi tolta l'accappatoio. L'ago, dopo un corto
girare, si bloccò sui settantacinque e otto. - Hm… - mugugnò Phoebe - Non sono
in piena forma, ma… pazienza. - con il piede spinse indietro la bilancia, di
nuovo sotto il calorifero, e si rimise l'accappatoio.
Si guardò allo specchio. Dopo essersi squadrata per bene di fronte, si scostò di
profilo e si atteggiò quasi a diva. - Burro puro… - constatò.
- Vuoi che ti scaldi un po' alla piastra? - Phoebe si girò di scatto, e si
ritrovò fra le forti braccia di Cole. Gli si gettò al collo e lo baciò.
- Che ne dici, Cole? Ti sembro troppo grossa? -
- Sei perfetta, tesoro. - gli disse circuendola - Un libro non si giudica dalla
copertina. io ti ho letta già diverse volte, e per me sei un capolavoro. -
Phoebe sorrise, e si strinse ancora di più al suo uomo. Sarebbe stato un momento
magico, se solo non fosse che Piper bussò violentemente alla porta del bagno,
con quella bella mano pesante che si ritrovava. - Ehi, si sente odore di
arrosto. Abbassate il gas e fatemi entrare, arrosti che non siete altro. -
Phoebe uscì dal bagno sistemandosi i capelli in un nastrino rosa - Certo che tu
hai bisogno del bagno nei momenti meno opportuni. -
- Che vuoi farci… Esigenza fisiologiche. -
Phoebe sbuffò infastidita, ma preferì dare bando alle noie, e iniziare la
giornata di ferie con una buona colazione.
- Buongiorno Prue. -
- Buongiorno, sorellina. Caffè? -
- Molto volentieri, grazie. -
- Vedo che sei dimagrita. -
- Già, ma ho deciso che è il mio capolinea. -
- Nel senso? - gli mandò un messaggio inequivocabile con gli occhi, recepito
alla perfezione dalla giovane - Nel senso che io non sto male, Cole mi trova
affascinante così. Ho un lavoro… Non potrei essere più felice di così. -
Prue fischiettò il ritornello di una canzonetta che aveva sentito diverse volte
in radio, inneggiante alla felicità. Phoebe sorrise, sorseggiando il suo
caffelatte.
- Va bene. - esordì Prue, rompendo il silenzio sceso dopo quel veloce dialogo -
E' ora di andare. -
- Andare dove? -
- Ho preparato la colazione per te e Piper, ma è mezzogiorno passato, sorellina.
- Phoebe guardò stordita l'ora. - E' vero! - gridò - Mamma mia, che rintronata
che sono! -
- Non fa niente. O.K., ci vediamo. - ma la sorella minore la trattenne, avendo
ancora una domanda - Ehi, e.. com'è il tuo lui? Si chiama blu, no? -
- Beh… E' alto, moro, bello, simpatico… e grasso. - sottolineò.
Phoebe affondò la faccia nella scodella, colpita da quell'ultima parola. - Cosa?
-
- Certo. E non dire nulla di spiacevole, sorellina. -
Phoebe alzò le mani - Io non ho detto niente - proruppe.
Prue abbassò la testa in segno d'intesa. - Io ti saluto - le disse. Ciao, ciao.
-
Blu la stava aspettando all'ingresso. Suonò alla porta proprio mentre Prue stava
uscendo. - Sei splendida. -
- Grazie. Trovi? -
- Assolutamente si. Quei jeans ti stanno come un guanto. -
- Vero. Sono una seconda pelle più che altro. - Blu la cinse al fianco. Strinse
abbastanza per comprimere la soffice carne che Prue aveva acquistato in due
mesi. La strega gli scostò la mano. Quando la stringevano così le facevano il
solletico.
Per Blu gli angeli erano come lei: austere, e con quei fianchi larghi,
prosperose e floride. Solo, non le immaginava more con gli occhi neri.
- Sono proprio una bella coppia. - commentò.
Leo mugolò, concorde - Sono fatti l'uno per l'altra. Non trovi che sia ironico,
Piper? Un demone che ripara da solo i suoi danni per amore. -
- Dimmi una cosa, Leo, se fra un anno non dovessi esser tornata com'ero,
chiederesti il divorzio? -
Leo giocherellò con i capelli della frangia di Piper - Non accetterei di
rimanere single nemmeno se tu dovessi morire. -
- Grazie. Perché sai che c'è l'oltretomba, vero? - disse maligna Piper. Lei era
l'unica ad esser rimasta sui novanta chili, e a non aver ancora perso peso anche
se lo voleva fortemente. Sapeva che se ci avesse provato l'avrebbero linciata
almeno in quattro. Sapeva già che tutti glielo avrebbero permesso soltanto dopo
maggio, dopo nove lunghi mesi.
Scritto da MoonWalker