Streghe Italia Fan Fiction

THE DARK RIDE


Riassuntino : c’è una brutta, bruttissima sorpresa per una delle tre sorelle Halliwell…

Fascia d’età : adatto a tutti.

Data : cominciato il 18 febbraio 2001 alle 0.41 e finito il 29 marzo 2001 alle 23.11, ma c’è da escludere l’intera settimana in cui sono stato a Vienna :P

Disclaimer : Si ricorda che tutti i diritti sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro.

Nota : ancora una volta devo ringraziare Artemide ed i suoi preziosi consigli… come farei senza di te, bestione mio? :P


Perché proprio io ?
Che ho fatto di male per farmi assegnare un incarico del genere ? Devo scendere nelle vecchie catacombe e spulciare i testi più impolverati e obsoleti per cercare…non ho nemmeno capito cosa.
Perché proprio io, il grande arciere Klashtorn, comandante della legione oscura Reign in blood, i cui vessilli sono svettati sopra città di qualsiasi regione della Terra, che ha annoverato fra i suoi membri alcuni dei più forti guerrieri diabolici di tutti i tempi, come il terribile e leggendario Tourach Minion, le cui spade si sono bagnate del sangue di milioni di persone innocenti cadute sotto la soverchiante forza infernale…dicevo, perché proprio io sono stato obbligato ad un compito così umiliante ? E poi, dopo aver trovato quello che sto cercando…ripeto che non so nemmeno cosa sia…devo andare sulla Terra da solo, e senza l’appoggio dei miei camerati non mi sento per nulla sicuro, a risvegliare la coscienza del Predestinato. Boh !
La biblioteca dei seminterrati…ragazzi, quanto tempo è che qualcuno non entra qua ? Ci sono almeno 10 dita di polvere sparse un po’ dovunque e io sono allergico alla polvere…sì, lo so, uno dei più forti, intrepidi e modesti guerrieri infernali che si fa spaventare da un po’ di sporcizia…beh, che devo dire, anche i migliori hanno i loro punti deboli.
Mi avvicino nauseato al primo scaffale, ci sono tanti di quei libri che ci si perderebbe ore solo a contarli, figurati che io devo leggerli tutti uno per uno. Siccome non so da che parte cominciare, ne prendo uno a caso, dalla copertina rossa…mi pare che sia rossa, il velo di sporco rende difficile distinguerne il colore…lo guardo pensando a ciò che mi attende e mi siedo al tavolo più vicino. Questo vecchio testo si chiama “L’avanzata del male nell’ultimo secolo” e si riferisce sicuramente alle due guerre mondiali, con il vecchio maresciallo Hindeburg ed il simpatico baffetto austriaco…anche se dubito di trovare qui ciò che mi serve mi farò una sana lettura, assaporando i racconti su quei deliziosi campi di lavoro con cui il caro Adolf aveva riempito l’Europa dell’est. Quell’uomo era un genio, aveva elaborato, tramite i suoi sottoposti e grazie all’insostituibile apporto del fidatissimo Heichmann, un sistema comodo, rapido ed efficace per grandi massacri, perpetrati con la connivenza silenziosa del Vaticano…è una teoria di fantapolitica, ma io ci credo e ne sarei solo contento, qua all’Inferno abbiamo decine e decine di papi…e con una classe difficilmente riscontrabile in altri “folli”. E’ veramente piacevole per me leggere delle sue gesta, narrate con dovizia di particolari normalmente trascurati. D’accordo, è bello fin che vuoi ma sicuramente non è qui l’informazione che mi serve e quindi, anche se un po’ scocciato, lo chiudo e lo ripongo al suo posto passando al successivo. “La caccia alle streghe nel 1600”…altro argomento dilettevole, ma probabilmente anche questo tentativo andrà a vuoto.
Non mi sbagliavo.
Sconquasso tutto il locale ma non riesco a cavare un ragno dal buco…è veramente ben nascosto. Poi mi ritrovo in mano un libro che ha almeno 5 o 600 anni più degli altri, dalla copertina di un marrone marcio, il cui titolo è “Le profezie dell’arcivescovo demoniaco Nepenthe”, il più famoso astro-meta-fisico dell’oltretomba, un po’ l’equivalente oscuro di Nostradamus e finora tutto ciò che ha detto si è puntualmente realizzato. Il mio sesto senso mi dice che ci sono…non sarei riuscito a rimanere qui un minuto di più.
Forse ho capito perché il gran capo mi ha spedito in questo squallido posto : se il mio compito successivo è quello di arrivare sulla Terra e parlare col Predestinato, adesso devo capire chi sia costui, dove lo posso trovare e soprattutto se ho qualche possibilità di successo. Beh, farò di tutto per riuscirci, anche perché so che non accetterebbe un fallimento…basti pensare a cos’è successo al povero Tourach, condannato alla dannazione perpetua perché ha inavvertitamente rovesciato il Suo bicchiere di vino mentre gli descriveva la grande vittoria di Warcorl. Il compagno Minion manca a tutti noi, ma chissà che un giorno Lui non decida di richiamarlo in servizio, la sua presenza ci serve, era un uomo di grande carisma e la sua parola infondeva coraggio nei novellini spaventati. Bah, sto divagando, leggiamo questo ennesimo, polverosissimo tomo e mettiamoci l’anima in pace. Mi risiedo per la milionesima volta, inforco gli occhiali…oltre ad essere modesto sono leggermente astigmatico e ho qualche difficoltà nella lettura…e apro il volume. L’introduzione è veramente degna dell’autore, scritta con un carattere baroccheggiante raro da trovare oggigiorno : “Nell’anno di disgrazia del Demonio 682 Nepenthe decise di trascrivere su queste pagine, e solo su queste, i frutti delle sue visioni extra-sensoriali, perle di saggezza che non potevano andare perse. Dall’alto della sua immensa statura morale, l’arcivescovo si ripromise di lasciare ai posteri ciò che aveva visto nella speranza che i suoi scritti potessero servire per il trionfo della causa demoniaca alla fine della Guerra del Peccato con il blasfemo Paradiso”. Vabbè, tanta aria fritta, a me interessano le cose più concrete, come ad esempio il nome del Predestinato. Sfoglio, sfoglio, sfoglio e dopo qualche minuto i miei occhi cadono sulla quartina sciolta numero 451 :

Verrà un giorno in cui una strega, nata sotto il segno di Scorpio, che ha sempre creduto di agire per il Bene vedrà con chiarezza il motivo per cui è arrivata sul mondo.
Lei è stata destinata dalle stelle a porsi a comando degli squadroni infernali e di portarli alla vittoria finale contro le forze della luce.
Lei, che ha sempre vissuto nell’inganno e nella menzogna, dopo la venuta del messaggero si renderà conto di ciò che l’attende nel futuro e abbandonerà il Bene.
Lei, che si è sempre adoperata affinché la giustizia vincesse, capirà quanto inutile sia stato il suo lavoro e si consegnerà al Male.
Lei sarà la nostra tenebra più potente, la nostra oscurità più impenetrabile, nonché l’arma finale verso la gloria.
 

Grandi parole, e io non posso fare a meno di versare qualche lacrimuccia di fronte alla maestosità di questi versi, che di poetico in senso formale non hanno nulla ma che sono talmente elevati spiritualmente da commuovermi, e non sono tipo che frigna per qualsiasi stupidata. E così il Predestinato è in realtà una Predestinata, tanto meglio, la missione sarà più piacevole. Però l’arcivescovo poteva essere un po’ più preciso, sono praticamente al punto di partenza, non so dove andare a trovarla, né so se la profezia si riferisce a questo periodo o no. Insomma, all’orizzonte si profila una scottante disfatta per me, ed evito di immaginarmi che punizione mi meriterò. Mentre sto per riporre a posto il libro noto con enorme stupore che, sotto a quanto ho appena letto, appaiono veloci delle frasi scritte da una penna rossa : 

Klashtorn, sono Nepenthe. Non ti preoccupare, sei ancora in tempo per far avverare quanto scritto lì sopra. Purtroppo la legge mi impedisce di dirti il nome di questa strega, ma posso farti sapere che abita nella città americana di San Francisco. Non mi è concesso rivelarti altro, ma confido che sarai in grado di portare a termine il compito che ti è stato assegnato, sei in gamba e non c’è motivo per cui tu fallisca. Buona fortuna. 

Parole scritte dal pugno dell’arcivescovo e rivolte direttamente a me ; di nuovo mi sento…non riesco nemmeno a spiegarlo, ma è una sensazione meravigliosa. Ora so che riuscirò a compiere la missione, quella strega ha finito di sprecare il suo tempo, è ora che il Male abbia il suo comandante supremo, colei che porterà il mondo sull’orlo del baratro.
Senza perdere ulteriore tempo in chiacchiere mi concentro teletrasportandomi sulla Terra, precisamente a San Francisco. Mi trovo proprio nel centro della città, nel quartiere che presumo sia il centro nevralgico dell’economia del posto, infatti le strade sono affollate di manager in doppiopetto che mi guardano come se fossi un fantasma. Ops, ho ancora addosso il completo da battaglia : armatura in piastre, 50 kg di protezione e cattiveria, elmo che mi copre completamente la faccia…e questi fessacchiotti non si perdono nulla, a parte la bava che mi scende dagli angoli della bocca…gambali saldi come roccia, stivali in ferro battuto e soprattutto il mio adorato arco, chiamato Barbiglio dell’Armageddon…lo so che è un nome idiota, ma quando il precedente comandante della Reign in blood me l’ha lasciato in eredità mi ha fatto promettere di non ribattezzarlo, altrimenti avrei combinato un casino di proporzioni bibliche, eppoi lui è il mio Barbigliuccio, come potrei cambiargli nome ?…con il quale ho falcidiato talmente tanti nemici da perderne il conto, e grazie a cui mi sembra di tagliare teste come se cogliessi dei fiori. Vado via velocemente, mentre il mio armamentario fa un rumore pazzesco attirando ancora più curiosi di prima, come se ne avessi bisogno, e mi rifugio in un angolino sicuro. Qui, al riparo di sguardi indiscreti, avviene la trasformazione ; nel giro di quattro secondi mi ritrovo con addosso un elegantissimo gessato grigio, il pacchetto di sigarette che spunta malizioso dal taschino e il Rolex che risplende al polso destro…è un vezzo, quando mi mimetizzo metto sempre l’orologio dalla parte sbagliata. Il mio travestimento è perfetto, assomiglio un po’ troppo a John Gotti ma va bene così. Mi incammino alla ricerca del mio obiettivo, spero di non dover girare troppo che poi mi vengono le vesciche ai piedi…sapete, combatti qui e combatti là, le piante diventano sensibili a qualsiasi sforzo eccessivo.
Dopo un paio d’ore…maremma che male…vedo tre belle ragazze sedute su una panchina che si mangiano un gelato, col caldo che fa le capisco e ne vorrei uno anch’io. Sto per passare oltre quando un lampo colpisce inconsciamente il mio cervelletto di gallina…sono un guerriero, mica un filosofo…e capisco che la Predestinata è vicina. Loro si alzano, mentre io mi stropiccio gli occhi per essere sicuro di non sbagliare. Possibile che quelle siano davvero tre streghe e che una di loro sia la persona che cerco ?
Ehi, se mi fermo a pensare le perdo… 

Ahahahahahahahahahahahahah.
So che non si dovrebbe ridere delle disgrazie altrui, ma quello che Phoebe ci ha appena raccontato è troppo divertente per fare finta di niente. Praticamente ieri sera ha aspettato per mezz’ora Ricky, quel bel ragazzo che ha conosciuto la scorsa settimana al Cobra, si è allontanata un attimo per non ho capito bene quale motivo e quando è tornata l’ha visto andarsene, e non è riuscita a raggiungerlo. Poverina, come mi dispiace.
Ci alziamo dalla panchina e ci avviamo alla macchina senza smettere di prenderla in giro, non dovremmo proprio ma è più forte di noi. Lei ci guarda con una faccia a metà fra il deluso e l’offeso, ma poi capisce che non stiamo facendo sul serio e scoppia a ridere anche lei sfoggiando tutta la sua autoironia.
Buono il cono al cioccolato e stracciatella, con questo clima africano è davvero l’ideale.
Siamo ormai a pochi metri quando sento che qualcosa non va, ma non riesco a capire cosa…mi volto di scatto per controllare, ma niente è fuori posto, c’è un vecchio signore in giacca e cravatta che ci osserva incuriosito ma non credo che la minaccia provenga da lui. E allora cos’è ? Sono sicura di aver avvertito un pericolo.
“Che c’è ? Tutto bene ?” mi chiede Phoebe accorgendosi che non le sto seguendo.
“No, ho avuto come una pessima sensazione…”.
“Dai, ti sarai sbagliata. Andiamo a casa”.
“Io vengo a piedi, non mi sento tranquilla e preferisco dare un’occhiata”.
“Oh, avanti. Monta su o mi offendo”.
“Non sto scherzando. Tanto mi ci vogliono dieci minuti per rientrare, non preoccupatevi per me…e poi mi so difendere”.
“Uffffffffffffi. E va bene, se ci tieni tanto a sforzarti inutilmente. Ti voglio bene”.
“Anch’io te ne voglio” e spedisco loro un bacio. Care sorelline, come farei senza di voi ? “E ne voglio anche a te Phoebe, non mi sono dimenticata della mia sorella minore”.
“Volevo ben dire” esclama sfoderando il suo sorriso più solare.
Loro se ne vanno mentre io ritorno sui nostri passi alla ricerca dell’invisibile nemico, ammesso che esista, niente infatti mi impedisce di essermi semplicemente confusa e che in realtà sia tutto sotto controllo.
Mi guardo attorno…niente. Squadro da cima a fondo qualunque passante…niente. Allora ho proprio preso un abbaglio. Quando però passo accanto al signore di cui sopra mi succede una cosa stranissima : sento come una nuova coscienza che si risveglia dentro il mio corpo, un ricordo sbiadito che, dopo secoli passati a dormire, è stato stimolato ed è tornato in vita, un atavico stato d’essere che riconosco, almeno in parte, come facente parte di me. Mi fermo, mentre con la coda dell’occhio lo vedo osservarmi soddisfatto, sul suo volto un grande sorriso di compiacimento. 

L’ho trovata ! E’ lei, ne sono sicuro. Ora devo studiare un approccio per convincerla. Vieni bella, vieni da papà Klashtorn. 

Che mi succede ?
Non ho mai visto quest’uomo in vita mia, ma so di potermi fidare di lui, so che quello che dirà è giusto, so che non posso tirarmi indietro, sono certezze che trovano le loro radici a livello istintivo, a pelle…ehi, cosa sto dicendo ? Tirarmi indietro da cosa ? No, non va bene. Mi sto facendo influenzare dal suo magnetico sguardo…sì, è l’unica spiegazione possibile.
Cambio repentinamente direzione, ma sento una mano poggiata sulla mia spalla, è una mano forte ma nello stesso tempo morbida e quasi tenera. Mi giro spaventata, è stato lui a fermarmi.
Chi è ? Cosa vuole da me ?
“Non conosco il tuo nome, ma so chi sei. Sei la Predestinata”.
Predestinata ? L’arteriosclerosi deve avergli giocato un brutto scherzo.
“Credo che si stia sbagliando, non sono quello che pensa io sia. Mi lasci andare”. Non mi lascerà andare, ed io stessa non sono poi così convinta di voler cambiare aria…con dolcezza riafferma : “Sì che lo sei, evidentemente col passare del tempo hai rimosso dalla tua memoria il motivo per cui cammini su questa Terra”.
Mentre le parole escono soavi dalle sue labbra, non posso fare a meno di guardare estasiata il suo viso, corroso da profonde rughe ma dotato di uno charme senza paragoni, che mi attrae irresistibilmente e mi avviluppa nella sua soffice rete non dandomi possibilità di fuga. Sono in sua balìa, non riesco a trovare la forza per reagire e scappare via, ma in fondo non è brutto, anche perché non sembra avere cattive intenzioni. Ammaliata da un 70enne…se si sapesse in giro la mia reputazione andrebbe in frantumi.
“Vieni con me, devo raccontarti cosa sei in realtà”.
Dai, andiamo, tanto non morderà…no, non devo seguirlo, sento che se facessi come mi chiede mi metterei in un guaio talmente grosso da non poter essere sistemato in nessun modo. Che ho addosso ? Sento come due voci che mi spingono a fare cose completamente opposte : la prima, quella del cervello, mi consiglia di mettere le ali ai piedi e di allontanarmi il più possibile, la seconda, quella del cuore, mi esorta invece a prendere il braccetto del vecchio e camminare con lui in mezzo al parco ascoltando la sua lunga ed interessante storia.
Ho bisogno d’aiuto.
“Coraggio, seguimi, lascia che la tua parte irrazionale abbia il sopravvento e ti aprirò orizzonti che non pensavi potessero esistere. Posso capire la tua incertezza, ma ti assicuro che quando avrò finito di parlare non un ombra di insicurezza coprirà la tua via” insiste calmo e gentile, il suo sguardo tutto concentrato su di me.
Alla fine decido di andare, ma siccome la sensazione di pericolo non accenna ad abbandonarmi rimango sempre all’erta, pronta a reagire ad ogni sua minima mossa sospetta. Mi fa cenno di seguirlo e cominciamo la passeggiata. Per un po’ sta in silenzio ed io lo osservo meravigliata e spaventata, cercando di immaginarmi cosa debba dirmi, poi finalmente comincia il suo discorso : “Dunque, devi sapere che tu fino ad adesso hai sprecato la tua vita di strega”.
Come fa a sapere che sono una strega ? E soprattutto come si permette di dirmi che tutto ciò che ho fatto finora è stato inutile ?
“Scusi tanto, ma come fa…”.
“Come faccio a sapere ? Non è importante, l’importante è che adesso tu ti calmi un attimo e mi lasci raccontare. Ok ?” risponde con estrema tranquillità.
Non so che fare. Analizziamo la situazione : mentre sono con le mie sorelle a mangiare un gelato nel parco percepisco un pericolo nell’aria e non mi sono sbagliata, su questo poco ci piove. L’unica possibile fonte del mio disagio è un vecchietto dall’aria più innocua del mondo, che però si rivela essere diverso da come appare, tanto che farfuglia di una mia predestinazione a qualcosa che non mi è per nulla chiaro, e come se non bastasse sa che sono una strega. Queste sono le cose che mi puzzano : ciò che invece mi dispone bene nei suoi confronti è il suo atteggiamento pacifico, assolutamente diverso da tutti i demoni e gli stregoni che ho già incontrato…non ci sono dubbi che sia una creatura soprannaturale…e il fatto che non abbia ancora provato ad uccidermi, anche se questo non esclude che potrebbe tentarci in un secondo momento. Mi fido o no ?
Lascio che le parole escano da sole dalla bocca, non voglio sentire ciò che sto dicendo : “Avanti, parla”. Ho detto di sì. Lo so, mi ero ripromessa di non ascoltare, ma dovrò pur sapere se mi sto rovinando la vita.
“Perfetto. Dicevo, tutto quello che hai fatto nella tua vita, da quando hai acquisito il tuo potere, o poteri…questo non lo so…andava contro la tua più intima natura”.
Ma cosa si sta inventando ?
“Non sono sicura di avere afferrato l’ultima parte”.
“Hai capito benissimo. Io sono stato mandato qui per rivelarti la tua missione, sono un messaggero. Ed ora cerca di non interrompermi, grazie. Dev’esserci stato un errore dopo la tua nascita perché tu, in realtà, sei qui per far prosperare il Male, e non il Bene. Sei una figlia dell’oscurità, non della luce”.
No, no, no, non è possibile…mi sta prendendo in giro. Io so chi sono, so qual è il mio compito, non può sperare che gli creda. Eppure è così convincente…
“Ma ne…”
“Ti avevo chiesto di lasciarmi finire” dice sorridendomi…anche se sembra così gentile mi sa che si sta rodendo perché non riesce a concludere…“E non è questa la cosa importante che dovevo dirti. Non solo tu dovresti essere votata al Male e non al Bene, ma dovresti anche esserlo in qualità di comandante supremo delle legioni infernali. Già, sei stata destinata ad essere colei che metterà a ferro e fuoco il mondo intero, è scritto nelle stelle sin dalla notte dei tempi, quando c’è stata la divisione fra Paradiso ed Inferno…lì è stato deciso tutto, inclusa la tua posizione. Abbandona le false credenze su cui ti sei appoggiata finora, ed abbraccia la via oscura che ti porterà nel posto a te riservato”.
Cosa ? Comandante supremo ? Ma dico, sta scherzando ?
Mi fermo lasciandolo proseguire da solo, non credo ad una sola parola di quanto mi ha detto…non è vero, sotto sotto so che ha ragione e solo adesso mi spiego ciò che ho sentito prima, quell’istintivo bisogno di fidarmi di lui.
Di nuovo questo dualismo, che nervi che mi fa venire. Entrambe le voci che sento rimbombare nel mio cervello, una che mi dice di prenderlo a pugni e l’altra che invece mi incita ad andare ovunque mi voglia portare, sono a dir poco forti ed insistenti…la mia testa assomiglia ad un concerto di bong.
Lui, accorgendosi che non lo sto più seguendo, si gira e mi guarda con un volto bonario e comprensivo, probabilmente si aspettava questa mia reazione e si era preparato.
“Qualcosa non va ?”.
Ha anche il coraggio di chiedermi se c’è qualcosa che non va… 

Avanti.
E’ inutile che ti dibatta in un conflitto interiore senza senso e senza motivo di esistere. Per quanto tu possa tentare di combattere non riuscirai ad impedire che la tua vera natura emerga in superficie, dopo ben…quanti anni avrà ? Ad occhio gliene do 26…tre decenni passati negli interstizi più oscuri e remoti del tuo cuore.
E’ il tuo destino, che a te piaccia o no : nel Giorno del Giudizio tu, proprio tu, protetta da un’armatura in cuoio lavorato…mi batterò perché non le facciano mettere l’armatura di ferro, troppo ingombrante per il suo corpo di donna…con una spada corta ed uno scudo nelle tue mani ci guiderai alla vittoria finale, fra lampi di tuono e cieli di fuoco, mentre intorno al nostro manipolo di prodi si scatenerà la battaglia più cruenta mai vista su questo misero pianeta.
Al tuo fianco ci sarò io col mio Barbiglio dell’Armageddon, ci saranno Hipnos, Aethiss, Seth, Nemini, Gorasch, Skandal, Zeldarath, tutti i più valenti guerrieri infernali ti saranno di supporto per la tua impresa…e io spero con tutto il cuore che ci sarà anche Tourach, abbiamo bisogno di lui e della sua Messerschmidt’s Reaver, l’ascia più potente mai forgiata dai nostri fabbri. Sei la Predestinata, non puoi sperare di sfuggire al fato che ti è stato assegnato il giorno della tua nascita. E quando, alla fine dell’ecatombe, i pochi e sparuti sopravvissuti troveranno l’ardore di guardarti negli occhi non vi vedranno la ragazza che ho davanti adesso, spaventata ed incerta, ma solo un viso freddo ed insensibile che, per non sporcarsi le mani col sangue di gente insulsa, ordinerà ad uno dei suoi sottoposti di ucciderli.
Mi seguirai, volente o nolente. Non puoi scappare.
Avanzo lentamente verso di lei mostrandole il sorriso migliore che posso permettermi e cerco di parlare in un modo schifosamente dolce : “Su, non devi fare così. So di averti messo in confusione, ti capisco perfettamente, ma mi sono limitato a dirti la verità. E’ il tuo compito finale, il motivo per cui cammini su questa Terra, ricordatelo bene…”.
Non è ancora convinta, anzi mi pare lontana dall’aver preso una decisione in entrambi in sensi. Beh, io non ho fretta.
“No, no, stai cercando di fregarmi, tutto quello che mi hai detto è falso” urla proprio mentre sto per prenderle la mano per cercare di…bleah…rassicurarla. Mi da uno spintone e scappa via in lacrime.
In teoria dovrei essere piuttosto arrabbiato per come è andata, ma qualcosa mi dice che il mio discorso ha installato nel suo cervello il tarlo del dubbio e che, alla lunga, finirà col credermi. E poi, adesso che l’ho trovata, non mi scapperà più, ormai riuscirei a fiutarla a chilometri di distanza, quindi per ora mi conviene lasciarla andare. 

Perché proprio io ?
Quel tizio si è sicuramente sbagliato, io non posso essere quello che mi ha detto lui. E’ impossibile.
Corro più forte che posso in preda alla disperazione più nera e cupa, il mio cuore ha battiti almeno dieci volte più veloci del normali ed i polmoni sono ad un passo dal collassare per la fatica.
Intorno a me c’è la vita, bambini che giocano a pallone, coppiette che camminano mano nella mano sotto il sole, ragazzini che si rincorrono felici, gruppi di giovani che passeggiano fumandosi una sigaretta in santa pace ; tutto questo succede all’esterno e non mi tocca, mi sembra di essere una di quegli autistici chiusi nel loro mondo fatto di solitudine e sofferenza.
Proseguo per la via in cui mi trovo, Jefferson Avenue, persa nei miei tetri pensieri quando il mio sguardo cade su dei necrologi, cartelloni su cui vengono annunciati i funerali di gente morta da poco : osservandoli ho una specie di visione…un campo di battaglia in cui infuria l’Apocalisse, soldati che muoiono e soldati che uccidono, sangue che scorre a fiumi come se fosse birra all’Oktoberfest, lance ammaccate e corazze rovinate gettate per terra. Lontano dalla bagarre vedo me stessa, con una enorme spada nelle mani, fronteggiare una spaventatissima Phoebe che in ginocchio mi prega di risparmiarla. Sul mio volto si disegna rapido un sorrisino malefico, tipico dei nemici che siamo solite affrontare e vincere, e alzando la spada al cielo urlo : “Muori, schifosa strega del bene !”.
Lei rimane a dir poco interdetta e, vedendo la lama cadere veloce sulla sua testa, piange disperata : “Fermati, ti prego. Fermati, P…” ma non le do nemmeno il tempo di concludere perché il mio colpo la decapita staccandole di netto il cranio che rotola lontano. Ciò che rimane del suo corpo ha un ultimo sussulto di vita, poi cade a terra. Tutto quello che dico è : “Era la fine che ti meritavi per aver osato opporti a me, il comandante delle truppe infernali”.
Quando torno alla realtà non posso fare a meno di portare una mano alla bocca per il disgusto e pensare : “Non permetterò mai che accada una cosa del genere, Phoebe morirà solo fra molto, molto tempo e di certo non per mano mia”. Sarebbe da ipocriti, però, non ammettere che ho provato un sottile piacere…appena sono nelle condizioni di farlo scappo via, lontano da quei cartelli e lontano da quello che ho visto.
Cammino per ancora molto tempo, poi finisco casualmente di fronte al negozio di musica dove compro abitualmente i cd. Non essendo proprio dell’umore adatto faccio per proseguire oltre, ma qualcosa mi trattiene…è il motivo che proviene dall’interno, un orribile concentrato di metallo, borchie e sudore. Normalmente girerei alla larga, ma oggi, dopo tutto quello che mi è successo, sento irresistibile l’impulso di entrare. Una volta dentro mi do un’occhiata in giro, non mi pare che ci sia nulla di nuovo sullo scaffale “novità”.
“Ehi, quanto tempo che non passavi di qui” sento da una voce familiare alle mie spalle. Oh, è David, il gestore. “Sì, è parecchio che non entro. Allora, volevo sapere…”.
Senza darmi il tempo di proseguire dice contento, fiutando l’affare : “Guarda, mi è arrivato giusto ieri l’ultimo album di Mariah Carey, e c’è anche quello di Whitney Houston”.
“No David, oggi voglio cambiare. Avevo intenzione di comprare il cd da cui è tratta la canzone che stai facendo suonare adesso” rispondo cercando di mascherare i miei problemi.
Lui mi guarda con uno sguardo parecchio stupito, finora non avevo mai tradito le mie cantanti preferite, ma ora non penso di essere più la stessa di prima…
“I Manowar ? Sei sicura di quello che dici ?”.
“Sicura, sicura. Avanti, non crolla il mondo se per una volta esco dai miei soliti schemi”.
Non ne è per niente convinto, ma siccome gli interessano solo i soldi fa spallucce e mi chiede : “Sai almeno come si chiama ?”.
Mi sta scocciando…”No, non lo so, e vorrei scoprirlo. Ti dispiace darmelo ? Quanto costa ?”.
“Ok, ok, scusa” cerca di difendersi.
“Va tutto bene” rispondo abbozzando un sorrisino.
“Dunque, `Sign of the hammer` dei Manowar, 1984...costa 17 dollari tondi tondi”.
“Perfetto”, tiro fuori dal portafoglio i soldi e aspetto che me lo dia.
“Continuo a non capire…” dice rivolto più a se stesso che a me mentre lo cerca fra la marea di cd alle sue spalle.
“Non c’è nulla da capire”. 

Preoccupata, ecco come sono.
E’ fuori da quasi due ore, e aveva detto che non ci avrebbe messo più di dieci minuti.
Sto per decidermi e chiamare la polizia quando eccola entrare con uno sguardo glaciale, mi sa che le è successo qualcosa. Nella destra regge un sacchetto del “David’s nest”.
“Tutto bene P…” comincio, ma posandomi con dolcezza un dito sulla bocca mi fa cenno di non proseguire. Mi tira a sé e mi sussurra nell’orecchio : “Ti voglio bene sorellina, qualunque cosa succeda ricordati di questo, non tradirò mai né te, né Phoebe”.
Le è successo qualcosa.
Poi, come se avesse improvvisamente cambiato umore, mi scosta in modo abbastanza brusco e mi fa segno di andarmene ; lo stesso dice a Phoebe che sta entrando adesso.
“Via, via, lasciatemi un po’ da sola, devo ascoltare il nuovo cd che ho appena comprato”.
“Oh, bello. Che cd è ? Jennifer Lopez ? Coldplay ? Dido ?” chiede Phoebe con la sua voce innocente.
“Niente di tutto questo, sono i Manowar. Ed adesso sciò, voglio lo stereo tutto per me”.
Lei, visibilmente delusa, fa per protestare, ma la precedo e trascinandola via la porto in cucina. “Si può sapere cosa succede in questo manicomio ?” mi chiede preoccupata.
“Ne so quanto te, tutto ciò che ho capito è che deve esserle capitato un fatto spiacevole e pare non avere nessuna intenzione di parlarne”.
“Cosa consigli di fare ?”.
“Non lo so, penso che la cosa migliore è che si decida a sfogarsi o che le passi”.
Mentre siamo ancora lì a parlare un frastuono insopportabile giunge dal salotto.
 

Qual’era ?
Non riesco a trovare la traccia che ho sentito al negozio di David.
Continuo a spingere i pulsanti “Forward” e “Rewind” nella speranza di beccarla, voglio dire che quei 17 dollari gli ho spesi per quel pezzo, se non lo trovassi…se non lo trovassi mi arrabbierei molto.
Poi, finalmente, dopo lunghi e penosi tentativi, riesco a sintonizzarmi correttamente : è il brano numero due, “Animals”…ahhhh, mi è subito piaciuto.
 

I’m an animal
there’s an animal in me
gonna set him free

(Animals – Manowar)

Bella, bella, bella.
Cosa mi sta succedendo ?
Di solito non sento musica così scatenata e pesante, mi oriento verso il genere R&B o pop ma non metal, non fino ad oggi almeno. Non voglio ammetterlo a me stessa, ma l’incontro con quel vecchio mi ha scombussolata, e non mi riferisco solo ai miei gusti musicali.
Ragioniamo : io so bene che ha mentito, non ho…o meglio non dovrei avere…dubbi in merito, mi ha raccontato solo un mucchio di balle per non so quale motivo. So che ho ragione io, così come so che Phoebe è la mia piccola sorellina pestifera e che due più due fa quattro. Eppure…
Non riesco neanche a spiegarlo con le parole, ma la sensazione che fosse nel giusto, che dicesse cose vere e sacrosante, che io in realtà sia destinata a distruggere il mondo non mi abbandona, e dubito che mi abbandonerà tanto presto. E’ come se due enormi forze, una che parte dalla mia testa e l’altra dal centro del mio petto, si scontrassero nel mezzo del mio corpo, come due eserciti che si fronteggiano sul campo di battaglia senza che nessuno dei due riesca a sfondare le linee di difesa nemiche…solo che qui l’unica che riporta danni da questa guerra che appare infinita sono io, e nessun’altro. Nessuno, neppure le mie sorelle, neppure Loro credo, può capire cosa sto passando. Vedere entrare nella propria vita un vecchietto, piccolo e rachitico ma con uno sguardo che attrae e cattura da tanto è carismatico, il quale ti viene a dire che hai sprecato tutto il tempo passato finora a combattere il Male in ogni sua forma…e il non riuscire a rigettare del tutto questa sua tesi, anzi crederci inconsciamente…beh, è una cosa a dir poco terribile, che fa male, davvero male.
Io non sono l’Anticristo, non voglio voltare le spalle a ciò in cui credo e soprattutto non voglio che la mia visione si avveri, non sarò di certo io ad uccidere Phoebe durante il Giorno del Giudizio…ma nel contempo sento che è il mio dovere.
Tutte a me devono capitare.
Come posso fare ? Devo farmi consigliare da qualcuno, ma non voglio coinvolgere le mie sorelle, non so come reagirebbero e non è nelle mie intenzioni metterle in apprensione per nulla. Oddio, per nulla…
Sono obbligata a ricorrere all’ultima spiaggia, chiamare Leo e sperare che possa darmi una mano. Dopo aver chiuso tutte le porte alzo lo sguardo verso il cielo…verso il soffitto…e chiamo a squarciagola.
Un tentativo, due, tre, quattro…dopo il settimo andato a vuoto mi arrendo, o è fuori dalla mia portata di urlo o non può venire.
E così anche Loro mi hanno abbandonata. Maledetti, giuro che ve la farò pagare presto. Ehm, è meglio che la smetta di pensare così…

Dunque, vediamo un po’…
Sì, sto procedendo nella direzione giusta, il profumo della mia cara Predestinata è inconfondibile, un aroma più unico che raro costituito da una fraganza di schifiltoso bene e da uno spruzzo, sempre più forte, di eccitante male.
Allora, di qui non si passa, maledetti lavori in corso…di là c’è un vigile che mi ha inquadrato già da un po’ ed è meglio che mi eviti grane inutili…oh, c’è la viuzza che si perde nel barrìo gotico. Aspetta, quella è Barcellona, mi sto confondendo…capirai, la capitale catalana è l’ultima città dei mortali che ho visitato nel lontano 1864 e il tempo passa per tutti, anche per il sopraffino ed egocentrico Klashtorn.
Guarda, la vecchietta che si fa aiutare dal giovane scout ; sia benedetto se mi faccio sfuggire un’occasione simile, prima che mi ricapiti ci vorranno almeno tre o quattro secoli…ho voglia di togliermi il travestimento, incocciare una freccia nel mio dolce Barbiglio e infilarla nell’occhio destro del piccolo crocerossino, per poi dedicare un dardo d’amore all’ultracentenaria…magari sono trisnonna e trisnipote, e sarebbe un peccato lasciarli separati.
Non posso però…me ne pentirò a vita, me ne pentirò a vita. Quando mai avrò nuovamente la possibilità di spezzare un quadretto così idilliaco ?
Meglio che me ne torni alla mia ricerca del tartufo, se mi faccio distrarre troppo poi il naso si addormenta e allora sì che sarebbero dolori.
Fiutando come il miglior segugio della polizia salgo verso una collinetta che porta ad una zona di vecchi palazzi, alcuni vecchi quasi quanto il sottoscritto. L’aroma pregna sempre di più l’aria, è questione di minuti e sarò di nuovo al suo cospetto…spero che si sia schiarita un po’ le idee, non vorrei dover perdere altro tempo. Certo che il ripensare a come era ridotta prima non mi fa sperare bene, mi sembrava sinceramente sconvolta ed in un certo senso la capisco, se a me venissero a dire che in realtà, invece di diventare il fenomenale guerriero che sono ora, il mio destino era di essere il braccio destro di Dio…non la prenderei bene, ne sono sicuro.
Non è in questa palazzina di quattro piani che sembra essere stata usata da Godzilla come mazza da golf…non è nemmeno in questo residuato bellico, risalente non all’ultima guerra mondiale ma a quella di secessione…
Ahhhhh, mamma li turchi. Cos’è sto insopportabile rumore che mi disturba ? Toh, il più classico dei gruppi di ragazzini che decidono di distruggere le orecchie degli innocenti passanti. Vicino al muretto su cui sono seduti c’è infatti uno stereo con le casse decisamente grandi e fastidiose, e il motivo che ne esce rovina i miei delicati timpani. 

Standing in line to get to the fairground
heading to the wicked side
one way ticket
there is no returning
leave your soul here at the gates

(The dark ride – Helloween)

Ma, aspetta un attimo…il vostro arciere preferito è un poliglotta di prima categoria e questa canzone sembra rispecchiare alla perfezione ciò che sta succedendo alla Predestinata, il viaggio verso il lato oscuro, il fatto che una volta fatta la scelta non si torna indietro, il perdere l’anima…tipica debolezza umana…sentire questa roba mi ha messo di buon umore, ora più che mai sono convinto che lei prenderà la decisione giusta. Mi avvicino ai bambocci ; il loro capoccia si alza e, nell’atto di difendere il branco, mi dice duro : “Ehi vecchio, se non hai niente di meglio da fare sgomma, non vogliamo ultrasettantenni fra i piedi”. Lo guardo : è un ragazzino di non più di 16 anni, con in testa una bandana, gli occhiali scuri e uno sguardo fintamente cattivo. Non sa neanche cosa sia la vera cattiveria e non ho tempo di farglielo scoprire…questa missione si sta rivelando dannosa, ho un sacco di occasioni per divertirmi ma non posso approfittarne. Beh, dopo che avrò chiuso la mia faccenda, se loro saranno ancora qui li sistemerò per benino. Squadro il bulletto di periferia, lo fulmino con un’occhiataccia delle mie e sibilo : “Prega il tuo Dio di non rivedermi mai più, altrimenti ti insegnerò cos’è il dolore”. Se la fa talmente sotto che abbassa lo sguardo come un cane bastonato e torna nei suoi ranghi.
E adesso riprendiamo da dove siamo stati interrotti…accidenti, non sento più il suo odore. Il battibecco col poppante mi ha fatto perdere la pista.
Maledizione e stramaledizione, devo ricominciare tutto da capo… 

Cosa le sta succedendo ?
Dopo aver sentito e risentito quella orribile canzone ha chiamato me e Phoebe e ci ha chiesto di procurarle un coltello perché sentiva irresistibile l’impulso di uccidere qualcuno.
Mentre aspettava che noi, da brave cameriere, scattassimo e le prendessimo ciò che le serviva, senza rendersi conto di averci lasciato completamente inebetite, il suo volto ha subito un mutamento radicale : da malvagio, di una malvagità genuina e terribile…ho persino dubitato che quella persona fosse mia sorella…è passato a sconcertato e disperato, come quello di un bambino che si perde in un buio corridoio e non riesce a trovare l’interruttore della luce.
E adesso sto tenendo la sua testa sul mio petto, lasciandola sfogare il più possibile. Phoebe è seduta sul divano, ovviamente preoccupata, ma non osa intervenire, anche perché forse non sa come prenderla. Sulle sue ginocchia tiene uno dei coltelli della serie Samurai, non si sa mai che cambi di nuovo umore. Speriamo che noi non si debba darglielo in mano.
“Perché proprio a me ?” mi chiede piangendo.
“Proprio a te cosa ?” le chiedo di rimando.
“Io non voglio distruggere il mondo…” è tutto quello che riesco a capire, i singhiozzi mi rendono difficile comprendere le sue parole.
E’ impazzita ? Distruggere il mondo ? Deve aver bevuto qualcosa di forte mentre era fuori.
“Ascolta tesoro, tu non distruggerai il mondo” la assecondo, perché spero si stia limitando a vaneggiare. Le accarezzo i capelli, sono lisci e splendenti come sempre, e come sempre sono più belli dei miei.
“E’ qui che ti sbagli. Io mi sento di dovere di farlo, però non voglio…non è facile da spiegare”.
Si sente in dovere di fare cosa ?
“Sei sicura di sentirti bene ?”.
“No che non mi sento bene !” risponde sgarbatamente recuperando l’arroganza che aveva mostrato prima, quando ci aveva scacciate in malo modo dal salotto. Si asciuga veloce le lacrime e comincia a camminare, sembra che sia stata morsa da una tarantola rabbiosa perché non si ferma neanche mezzo secondo, continua imperterrita ad attraversare la stanza e a passare dietro a me e a Phoebe.
“Ragazze, non so cosa mi stia capitando…o meglio, lo so ed è questo che mi spaventa”.
“Potresti cominciare col dirci cosa hai fatto dopo che ci siamo separate” suggerisco.
Per qualche secondo mi guarda chiedendomi silenziosamente “Sei ammattita ?”, poi prende un respirone profondo, si siede in poltrona e comincia a raccontare : “Prima, quando sono tornata indietro mentre voi salivate in macchina, ho incontrato un vecchietto. Un uomo sulla settantina, molto elegante e gentile, che mi ha fatto un brutto effetto”.
“In che senso ti ha fatto un brutto effetto ?”.
“Beh, non so se riuscirò a spiegarlo come vorrei…il fatto è che, quando gli sono passata vicino, ho capito a livello inconscio di potermi fidare di lui e di poter credere a ciò che mi avrebbe detto”.
Continuo a capirci sempre di meno. “E cosa ti ha detto ? Che devi distruggere il mondo ?” dico sarcasticamente per tentare di smorzare la tensione rampante.
“E’ perfettamente inutile che fai la spiritosa perché è proprio questo ciò che mi ha detto ; secondo una profezia io sono stata destinata a condurre le forze infernali alla vittoria finale, e la vittoria finale dell’oscurità si può risolvere solo nell’Armageddon”
Phoebe interviene dopo essere stata sempre in silenzio : “Ma scusa, dov’è il problema ? Sappiamo che ha mentito, quindi non capisco perché la cosa ti abbia sconvolto tanto. E’ tutto falso, no ?”. A quanto pare non ha sentito niente di quello che ha detto prima.
Si volta verso di lei, gli occhi pieni di lacrime, e ripete quello che ha già esternato precedentemente : “Non hai capito. La cosa orrenda è che non ha mentito, ne sono sicura. Tutto quello che mi ha raccontato è la semplice e pura verità, lo sento, e una parte di me non vede l’ora di andare fuori, trovarlo e sparire con lui nelle tenebre eterne per organizzare il Giorno del Giudizio nei minimi e più sanguinolenti dettagli. Non so cosa fare, mi sento sperduta come una giovane marmotta senza bussola in mezzo al bosco. Datemi una mano, vi prego”.
Ommioddio. Che cosa possiamo fare ? Mi sento terribilmente impotente e da quanto arguisco guardando Phoebe lei non sta granché meglio.
“Vi scongiuro, ho bisogno di aiuto !” implora di nuovo mentre si alza.
Dacci tempo…
Ecco cosa le è successo : è volontariamente rimasta indietro mentre stavamo tornando a casa da una passeggiata, ha incontrato questo arzillo pensionato che le ha raccontato di una arcana profezia e di tutto ciò ad essa legato, ne è rimasta giustamente sconvolta e adesso è qui davanti a noi, chiedendoci con tutto il fiato che ha in gola un aiuto, un qualsiasi aiuto per togliersi da questa spinosa e scomodissima situazione. Il problema è che non sappiamo che fare, non so Phoebe ma io mi sento le mani ed il cervello legati da una lunga ed invisibile corda di nylon che si diverte a prendermi in giro perché non riesco a muovere un muscolo per soccorrere nostra sorella e tirarla fuori dal pantano in cui è, suo malgrado, sprofondata.
Nella mia testa si disegna un’immagine, una metafora che rende bene come mi sento in questo momento…ci siamo tutte e tre in un capannone in disuso, lei è legata ad un nastro trasportatore mentre io e Phoebe siamo a pochi metri, ma per qualche motivo a noi sconosciuto non riusciamo a schiodarci dalla nostra posizione e siamo condannate a vederla avvicinarsi alla sega elettrica che gira minacciosa alla fine del nastro…le sue urla riempiono le nostre orecchie e rendono ancora più amare le lacrime che versiamo senza risparmiarci, stiamo assistendo alla fine di nostra sorella e non possiamo intervenire in nessun modo. Aspetta, forse è un po’ esagerato perché non sta morendo, però poco ci manca. E comunque, se mai dovesse decidersi a seguire questo fantomatico vecchio, il vederla andare via ci ucciderebbe…ovvio che mi riferisco alla sfera non fisica, ma spirituale…non reggeremmo senza di lei, sarebbe come se fosse morta sotto i nostri occhi e ne contemplassimo il cadavere steso per terra. La perderemmo per sempre, questo è certo.
Dobbiamo fare qualcosa…ma cosa ?
Non penso sia in nostro potere influenzare la sua scelta, è una decisione che deve prendere da sola, senza intromissioni esterne. Deve ascoltare la voce della propria coscienza e decidere in piena libertà ciò che crede più giusto…anche se questo potrebbe significare la vittoria del Male. Io non mi sento di tentare di convincerla a desistere e a prendere il vecchio a scarpate perché, da quanto ho capito, una parte della sua anima è profondamente convinta delle apocalittiche parole del messaggero infernale e cercando di farle cambiare idea mi guadagnerei solo delle occhiatacce, se non qualcosa di peggio.
Che situazione…
Phoebe, stufatasi di rimanere seduta, si alza col coltellaccio in mano ; non so proprio perché, ma ho addosso una pessima sensazione, come se dovesse succedere qualcosa. Non mi sbaglio mai…la mia sorellina minore, forse inciampando nel tappeto, rotola per terra e il coltello le sfugge di mano finendo a dieci centimetri dalla faccia della nostra Amleto, ancora in piedi intenta ad autocommiserarsi e a cercare una soluzione. Non fosse mai successo…immediatamente lei esplode in grandi urla, talmente forti che probabilmente si sentono anche in strada ed oltre : “Ma dico, sei diventata scema del tutto ? Hai visto cosa hai fatto ? Volevi ammazzarmi ? Non mi basta avere i problemi miei, ora si mettono anche i parenti a cercare di farmi la pelle”.
La piccola…so che non è piccola, ma mi piace prenderla in giro…tenta balbettando di giustificarsi, ma non riesce a spiccicare mezza parola : “Per piacere, non provare con uno dei tuoi patetici tentativi di scusa, non m’interessa sapere cosa vuoi tirar fuori dal cilindro per spiegare questa tua ennesima uscita da pagliaccio, pagliaccio impedito fra l’altro. Stai zitta e farai un piacere all’umanità”. Phoebe non resiste più e scoppia in lacrime. “Scusami…”.
“Ti ho detto di tacere !”.
La guardo con gli occhi sgranati, posso capire che non sia dell’umore adatto ma non l’avevo mai vista comportarsi così con una di noi…anzi, non l’avevo mai vista comportarsi così in qualunque caso. E’ vero, ha rischiato di ritrovarsi con un occhio in meno, ma in fondo è stato un incidente.
Non so cosa dire…e se il suo lato oscuro stesse venendo fuori ? Tremo al solo pensarci. 

Pioggia.
Era tanto tempo che non la vedevo, da quando, circa 300 anni fa, assaltammo quella fortezza in Messico. Fu una grande vittoria, più di metà dell’angelica guarnigione perì durante il nostro veemente attacco e lo stesso Tyrael, l’arcangelo più importante del Paradiso, fu ferito in modo talmente grave che non ha più preso in mano una spada e da allora di lui non si è saputo più niente…forse è morto, forse si è reso conto che noi soldati della Reign in blood siamo invincibili, forse si è stancato di combattere per l’eternità.
Idiota.
Sentire lo stridente rumore dell’acciaio che si scontra con altro acciaio, vedere il sangue dei tuoi nemici scorrere per terra, affondare la propria arma nelle profondità delle carni nemiche, godere delle urla di dolore…è tutto ciò per cui io adesso servo la causa infernale, se mancasse questo elemento eccitante penso che mollerei e mi ritirerei a vita privata in una casetta immersa nel verde.
Ok, ho ripreso la pista, il profumo mi guida sicuro verso l’obiettivo che, lo sento, è sempre più vicino.
Eccomi arrivato : una bella villa vittoriana, risalente all’incirca al 1840, il cui valore di mercato si dovrebbe aggirare intorno ai due milioni e 400 mila dollari. Stupiti della mia conoscenza in materia ? Beh, quando non sono impegnato ad uccidere qualcuno mi diletto nel leggere i più corposi libri di architettura e ormai sono diventato un esperto in questo campo, anche perché sono sempre io a salire sulla Terra in caso di missioni come questa e devo essere preparato.
Basta chiacchiere, devo agire. Percorro con solennità il vialetto, il momento supremo sta per giungere. Giro lentamente il pomello della porta e sono dentro : l’arredamento è elegante ma sobrio, niente sfarzi inutili che pure si accompagnerebbero bene alla maestosità della casa. Spero che, quando tutto questo sarà finito, potrò venire a passare qualche giorno di vacanza qui.
Si sentono delle urla…è la sua voce. Seguendola giungo nel salotto, dove ci sono la Predestinata e altre due ragazze, le stesse con cui era a passeggio quando l’ho vista la prima volta. Saranno sue sorelle, o cugine, o…ma in fondo che me ne importa ?
“Finalmente ti ho ritrovato”.
Nessuna delle tre si era accorta del mio arrivo, così si voltano verso di me : mentre le altre due mi squadrano perplesse cercando di ricordarsi se e dove mi hanno già visto, lei reagisce in modo criptico, non da segni di nessun stato d’animo particolare e si limita a guardarmi con uno sguardo indecifrabile.
“Scusa, tu chi sei ?” mi chiede quella che sembra la più giovane, i cui occhi sono visibilmente arrossati e gonfi…deve aver pianto molto negli ultimi minuti.
Sistemandomi il bavero della giacca le rispondo : “Oh, non mi sono presentato. Il mio nome è Klashtorn, comandante della legione infernale Reign in blood. Sono qui per scortare la Predestinata”.
E’ il colpo che le stronca definitivamente : “Cosa vuoi fare ? No, non ti lasceremo portarla via da noi !” esplodono contemporaneamente. Lei continua a fissarmi impassibile, la fontana di Trevi si avvicina lentamente alla mia persona mentre l’altra alza un braccio. Immediatamente sento una potente onda d’urto che cerca di scaraventarmi via, ma mi è sufficiente concentrarmi per rimanere ben fisso sui miei piedi.
“Che è successo ?” si chiede guardandosi le mani, e le altre due la seguono subito…a quanto pare ripongono molta fiducia in quel potere se si meravigliano così tanto in caso di fallimento.
Quella è l’inconfondibile matrice della telecinesi…interessante, davvero interessante. Chissà qual è il potere della Predestinata ; oh beh, dopo che sarà venuta con me dubito che lo userà tanto spesso.
Ci prova un’altra volta, ed un’altra ed un’altra ancora, ma ormai mi sono abituato al contraccolpo e resisto con facilità…è sempre più stupita di non avermi danneggiato, mentre io me lo aspettavo, per quanto eccezionale possa essere la sua abilità di spostare oggetti e persone col pensiero non ha nessuna possibilità contro di me.
“Finito di giocare ? chiedo con tono strafottente. Appena finisco faccio sparire il travestimento, prendo in mano il Barbiglio dell’Armageddon e…zack, una freccia si infila rapida e letale nella sua spalla. Si accascia per terra urlando, mentre qualche sparuta ed isolata goccia di sangue cade ritmicamente per terra. L’altra si precipita a soccorrerla. Non riesco a resistere e, dopo aver tirato su la visiera dell’elmo, mostro loro la mia sacra lingua. Lo so, è una cosa da bambini ritardati, ma mi diverto troppo a farla.
“Così impari a farmi questi simpatici scherzetti” sibilo a denti stretti.
Maledetto, ecco cosa staranno pensando di me quella che ho appena ferito e l’altra, la ragazzina…è vero, sono tutte ragazzine, ma parlo di quella più ragazzina delle altre.
“Ma mi stavo dimenticando una cosa molto, molto importante” esclamo ; mi rivolgo alla Predestinata, che ha assistito silenziosamente a tutta la scena, e le chiedo con galanteria : “Non so ancora il tuo nome. Saresti così gentile da dirmelo ?”. 

Prue Halliwell.
Il mio nome, da 29 anni a questa parte.
Fino a stamattina la mia vita era la più facile e bella che si potesse mai desiderare : ero di ottimo umore, il lavoro attraversava uno splendido periodo, Bane sarebbe uscito di prigione fra un paio di giorni e non vedevo l’ora di riallacciare il nostro rapporto, così bruscamente interrotto. Ed invece…
Ed invece l’incontro con questo figuro mi ha rovinato non solo la giornata, ma probabilmente tutta la mia stessa esistenza. Immagino vi stiate chiedendo perché : beh, si è limitato a dirmi che io sono il Male incarnato, una specie di Anticristo che deve seminare morte e distruzione alla testa delle sue infinite schiere di soldati e io, stupida come non mai, gli ho anche creduto. Mi ha talmente convinto che adesso, con Piper ferita da una freccia e Phoebe in preda ad una crisi isterica, non provo né un briciolo di dolore, né il minimo desiderio di aiutarle. Sono fredda come un pezzo di ghiaccio ben lontano dallo sciogliersi e, se devo essere sincera al 100%, questa mia nuova condizione non mi sconvolge per nulla, ed anzi mi lascia del tutto indifferente, se non addirittura soddisfatta. Non sono più la stessa di tre ore fa, questo è lampante.
Ora sto fissando i suoi occhi, neri come la pece e profondi come il mare…non lo ammetterò mai a me stessa, ma il suo sguardo mi cattura irrimediabilmente ogni volta che incrocia il mio.
Ripenso agli ultimi due anni, alla sera in cui Phoebe, curiosa come sempre, ha aperto la porta della soffitta e ci ha fatte entrare nel mondo del soprannaturale, rendendoci così consce del retaggio che il nome Halliwell aveva alle sue spalle. Sono sempre stata orgogliosa di portare questo cognome perché sapevo quanto bene aveva fatto la mia stirpe, partendo da Melinda Warren fino a giungere a noi tre. Bene, ora tutto questo non mi appartiene più, ho appena rinnegato 400 anni di storia e di magia bianca, ho rinnegato mia madre e mia nonna, ho rinnegato le mie sorelle e il nostro operato, e tutto questo a causa dell’uomo che, bardato in un’armatura medievale, sta in piedi davanti a me, così maestosamente ed altezzosamente ritto, con quel suo splendido arco gotico che sembra quasi risplendere di luce propria. E non mi sto pentendo per nulla di tutto ciò.
Ehi, ehi, e questo ? Nella mia testa vedo Rodriguez, Andy, la spirale del tempo… e Phoebe e Piper morte. Quando è successo ? Non mi ricordo nulla del genere. Forse è capitato prima di uno dei tanti riavvolgimenti temporali che si sono succeduti, ma ero convinta che solo Phoebe ne avesse memoria. Invece adesso, ad un nodo cruciale della mia vita, riacquisisco questi frammenti perduti e ne godo, ne godo intimamente…la sfera di elettricità violetta che prima squassa il corpo di Phoebe spedendola a fracassarsi contro il muro, e che poi si abbatte tremenda su Piper e le fa distruggere una vetrata. Se questa fosse una videocassetta la riavvolgerei all’infinito per continuare a gustare una scena così toccante ed emozionante.
Ho deciso, andrò con lui, in fondo è il mio destino e, come ho imparato a mie spese in passato, non si può combattere il destino, ciò che è stato scritto è inevitabilmente obbligato a verificarsi. E poi voglio andare con lui, in me si fa largo l’ormai incrollabile convinzione che abbia pienamente ragione.
Solo una cosa non mi è chiara : come è stato possibile che non mi sia mai resa conto di tutto questo ? Voglio dire, avere nelle proprie mani il futuro del mondo non è una cosa da poco. Non riesco a capire come abbia fatto a non accorgermi che il mio compito è sempre stato quello di portare l’umanità all’estinzione. E’ inspiegabile.
“Prudence, avevo paura che questo momento sarebbe arrivato prima o poi…”. La voce della mamma, sta risuonando nella mia testa. A quanto pare la sento solo io perché né le mie sorelle né Klashtorn sembrano essersene accorti. Normalmente avrei fatto i salti di gioia nel sentirla, dopo così tanto tempo, ma ormai anche questo non fa altro che scocciarmi.
“Figlia mia, devi sapere che io e la nonna eravamo a conoscenza di quali `imprese` eri stata investita dal fato e così, quando sei nata, abbiamo fatto un incantesimo per cambiare la tua natura. Non potevamo permettere che questa cosa terribile succedesse”. Quando la smette di blaterare ? Ho cose più importanti da fare che stare a sentire lo spirito di un morto.
“So già cosa stai pensando, ti stai chiedendo quando stacco la spina. Tranquilla, ho finito. E’ inutile che nasconda i miei timori, ho sempre sospettato che, per quanto potessimo aver fatto per impedirlo, i fili della tua vita si sarebbero arrotolati e srotolati come prestabilito. Mi dispiace solo di non essere lì con te…e non importa quanto perfida possa essere diventata, tu rimani sempre la mia bambina”. La voce smette.
“Io sono Prue, la piccola frignante è Phoebe, mentre l’inetta che si è fatta bucherellare è Piper” le apostrofo con un tocco di acidità. Loro strabuzzano i loro occhioni da cerbiatte, penso che non credino alle loro orecchie…dovranno imparare a crederci.
“Estasiato di conoscervi” risponde. E’ veramente un gentiluomo, ne sono completamente affascinata.
“Vogliamo andare, madamoiselle ?”.
“Ma certo, monsieur”.
Da vero cavaliere mi offre il braccetto ed io, con estrema gioia, lo accetto volentieri. Ci incamminiamo verso la porta d’ingresso e con la coda dell’occhio vedo le mie “adorate” sorelle piangere come due fontanelle…poverine, devo aver spezzato il loro cuoricino di pan di spagna.
“Ah, ma prima vorrei farvi sentire una cosa” dice il mio accompagnatore. Ci fermiamo sulla soglia di casa, lui schiocchia le dita e comincia a diffondersi una musica a me conosciuta…ma certo, sono i Carmina Burana di Carl Orff. 

Sors salutis et virtutis
mihi nunc contraria
est affectus et defectus
semper in angaria
hac in hora sine mora
corde pulsum tangite
quod per sortem sternit fortem
mecus omnes plangite

(Carmina burana – Carl Orff)

Oh, la colonna sonora perfetta per l’Apocalisse… 

Finita.
La mia vita è finita.
Il Trio è finito.
E’ tutto finito.
Abbiamo resistito per due e passa anni, intere schiere di demoni e stregoni hanno provato a farci la pelle, fallendo, ed ora è bastato questo…questo tipo qui a rovinarci.
Il brutto è che non ha assolutamente usato la forza, se si esclude la freccia che mi ha scagliato contro, ma si è limitato a parlare, e parlando è riuscito a convincere Prue ad andarsene chissà dove, lontano da casa, lontano dalla sua eredità e soprattutto lontano da noi due.
Mi fa un male cane, e non mi sto riferendo alla spalla, ma al cuore…ve l’avevo detto, il vederla andare via mi avrebbe distrutto. E’ ancora peggio di quanto mi fossi immaginata, la osservo con gli occhi inumiditi mentre si allontana e sento i miei nervi frantumarsi in minuscoli pezzetti, la testa girare come una giostra del luna park completamente fuori controllo, i muscoli liquefarsi come ghiaccioli al sole d’agosto, le ossa consumarsi progressivamente fino a sparire.
Senza rendermene pienamente conto le urlo dietro un disperato appello : “Prueeeeeeeeee, non andartene, ti prego, non puoi farci questo !”. Ogni singola parola prende un brandello della mia anima e se lo porta via ridacchiando. Non si volta nemmeno, con una lama al posto della voce risponde : “Scordatelo Piper, non mi fermerò ora che ho scoperto tutto, ora che so per quale motivo esisto, ora che ho finalmente trovato la mia strada, la mia vera strada. Mi dispiace…anzi, non mi dispiace, ma quel che è stato è stato e non tornerà mai più. Addio Piper, addio Phoebe”.
Nooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo…voglio morire, voglio morire. 

“Non ci posso credere” bisbiglio chinandomi su Piper, le lacrime che corrono veloci sulle mie guancie come monoposto di F3000 sul circuito di Indianapolis. Mi sento a pezzi, nostra sorella se ne sta andando via, non tornerà più, e come se non bastasse non sta andando in vacanza a Yellowstone, ma sta andando all’Inferno, letteralmente. La cosa più sconvolgente è che ci sta andando di sua volontà, non l’hanno costretta e non le hanno neppure fatto il lavaggio del cervello, è nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali…sto malissimo.
“Piper, ti fa molto male ?” le chiedo per cercare di non pensare a Prue.
“Che domande fai ? Mi fa malissimo, ma non mi sto riferendo alla freccia, parlo di…”.
“Sì, ti capisco, anch’io mi sento così” taglio corto, non voglio sentire il suo nome, se per caso quelle quattro lettere arrivassero di nuovo alle mie orecchie da lì si avrebbe una reazione a catena che mi distruggerebbe, e forse non solo metaforicamente.
“Aspetta, vado a prendere del disinfettante e a chiamare l’ospedale”.
Mi incammino verso il piano superiore quando alle mie spalle sento la sua voce : “Ah, ma prima di abbandonarvi definitivamente ho un’ultima cosa da fare. Phoebe, cerca di non morire fino al Giorno del Giudizio”.
Voltandomi di scatto sputo dalla bocca : “Perché mi dici una cosa del genere ?” mentre mi si bagnano le labbra a causa del pianto.
“Semplice, cara sorellina. Quel giorno sarò io ad ucciderti”.
E’ veramente la conferma, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che la Prue a noi conosciuta è morta, seppellita dal suo lato oscuro che, a quanto pare, era proprio destinato ad avere la meglio. Guardo nei suoi glaciali occhi verdi alla ricerca di un granello di rimorso o di una spolverata di tristezza, ma tutto ciò che vi trovo è cattiveria, insensibilità e sadismo. Distolgo immediatamente la testa, non sopporto di vederla così, non lo sopporto. Meglio la morte ad un supplizio così doloroso.
Mi metto le mani sulla faccia per non guardarla più, mentre lei bisbiglia il suo ultimo e definitivo saluto : “Addio mie care, e riguardatevi”. Poi sparisce, dalla casa e dalle nostre vite rovinate.
“Phoebe” mi chiama Piper ; accorro prontamente e, accucciandomi al suo fianco, le chiedo solerte : “Cosa c’è ?”.
“Non estrarre la freccia, e non chiamare nemmeno l’ambulanza, voglio morire”.
Adesso ci si mette anche lei.
“Ma ti ha dato di volta il cervello per caso ? E’ stato sufficiente quello che è appena successo per sbriciolare il mio sistema nervoso”.
“Non sto scherzando” dice nel modo più serio possibile, anche se la sua voce è velata dalla sofferenza, sia fisica che morale. “Senza Prue siamo allo sbando, come streghe e come famiglia. Non voglio trascinare stancamente il resto della mia esistenza aspettando la morte per mano di mia sorella. Preferisco farla finita subito, mi risparmierò un sacco di angosce”.
Il sangue che ha perso ha formato sul tappeto una piccola macchia, e se ci si guardasse con attenzione penso si vedrebbero i microbi farci il bagno allegri…almeno c’è qualcuno che esce contento da questa situazione.
Devo dire la verità : la capisco, comprendo perfettamente le sue ragioni e sarei quasi tentata di lasciarmi andare anch’io. Adesso capisco perché il cosiddetto “dottor Morte” ha fatto quello che ha fatto, e mai come in questo momento sono stata così favorevole all’eutanasia, che in passato mi aveva sempre disgustato.
“E non hai pensato a me ? Perché dovrei rimanere al di qua della barricata ?”.
“Non ti sto dicendo di fare questo, soprattutto dopo ciò che ti ha detto…segui il mio consiglio, lasciami qui. Phoebe, non pretendo certo che tu resti sola a tenere alto il vessillo delle Halliwell, sarebbe troppo per te. Se invece facessi ciò che ho intenzione di fare io andremmo insieme in Paradiso, lontano dalle miserie di questo sporco mondo che ci ha strappato nostra sorella in un modo così terribile ed inaspettato”.
Non c’è che dire, anche da moribonda le sue parole mantengono il loro fascino, quel fascino che mi ha sempre spinta ad accontentare i suoi desideri…posso disubbidirle adesso che me lo chiede con le poche forze rimaste ?
No, non posso, non me la sento.
“Me ne pentirò per l’eternità, ma ho deciso di accontentarti…ti lascerò morire”.
Sul suo volto si disegna un debole sorriso, e fra i singhiozzi mormora : “Grazie Phoebe”.
“Di niente, altrimenti a che servono le sorelle ?”.
Mi alzo e recupero il coltello con cui stavo per rendere Prue orba di un occhio, poi mi risiedo vicino a Piper e le sussurro nell’orecchio : “Quando non ci sarai più ti seguirò, ma fino ad allora ci vorrà qualcuno che ti sorvegli, altrimenti so che tenteresti di giocarmi qualche scherzetto”.
“Non lo farei mai”.
“Lo faresti, ti conosco abbastanza”.
“Mi hai fregato”.
“Te l’ho detto, ormai non hai più segreti per me”.
Piccola e sommessa risata.
Dopo questo breve scambio di battute cade il silenzio. 

Non è profonda quanto basta.
La ferita infertami dalla freccia di Klashtorn non è estesa abbastanza da ammazzarmi velocemente, è grave ma non a sufficienza. Voglio liberarmi di questo corpo, capace solo di provare dolore e nient’altro…almeno, questo è ciò che mi è successo dopo che Prue se ne è andata.
Phoebe, poverina, si è addormentata appoggiata al divano, ve l’ho detto che ci vuole troppo tempo. Ne approfitto e le sfilo il coltello che tiene sulle gambe, ma prima di chiudere il sipario voglio lasciarle un biglietto, l’ultimo biglietto di Piper Halliwell.
Mi procuro a fatica un pezzo di carta, ma non c’è verso di reperire una matita od una penna…ehi, ma ho il mio sangue, quello che gocciola instancabile dal buco che ho nella spalla. E’ un po’ macabro come sostituto, ma non ho altre alternative.

Phoebe, ascoltami. Ho cambiato idea, ma non su di me, bensì su di te. Tu devi vivere, se te la senti. Non è giusto che la nostra stirpe si estingua oggi, almeno una di noi due deve sopravvivere. Spero che la fine del mondo non arrivi e che tu abbia dei bei figli che ti rendano di nuovo felice, come ti meriti di essere. Di a Leo che l’ho amato come non ho mai amato nessun altro. 

Addio,
Piper

Glielo lascio in grembo, al posto del pugnale.
Ora che ho assolto anche all’ultimo compito che mi legava ancora alla vita terrena, niente si frappone fra me e la fine. Riprendo il coltello, dato che prima l’avevo momentaneamente appoggiato a terra, lo guardo per un secondo, poi lo impugno con entrambe le mani…ci sono, è questioni di istanti.
Un colpo secco e via, tutto finito. 

Phoebe troverà il biglietto la mattina successiva, quando si sveglierà stupendosi di essere ancora viva. Vedendo il cadavere di Piper non riuscirà a trattenere una lacrimuccia, che però scosterà subito sapendo che era ciò che lei voleva, e che ora la guardava da lassù, insieme alla mamma e alla nonna. Si ricorderà però anche di Prue, che in quell’istante la guardava da laggiù mentre discuteva animosamente con Klashtorn a proposito degli armamenti nucleari, uno dei gli argomenti al centro dell’attenzione all’Inferno. Notando che la sua interlocutrice era distratta, l’arciere le chiederà : “Ehi Prue, tutto bene ?”.
Scuotendosi lei risponderà : “Sì sì, tutto bene, stavo solo pensando a Phoebe…Piper si è suicidata. Non sapevo che fosse così debole da mollare in questo modo indegno. Sono sempre più convinta di aver fatto bene a venire qui”.
“Non sai quanto hai ragione…” le sorriderà malignamente lui.

 
Scritto da Kaos


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