LE
CITTA' DEI VIZI
Quarto episodio: SYMPATHY
FOR THE DEVIL
Breve riassunto: Daniele si è liberato dal quarto Barone, ma chi libererà lui adesso che è un demone egli stesso?
Data di composizione: 2/9/2001 – 05/06/2002
Valutazione del contenuto: Se non prestate attenzione alle parolacce coperte da asterischi, sarà adatto a tutti.
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Daniele e le sue tre cugine si lanciarono all'inseguimento
del demone. Era tremendamente indebolito a causa delle ferite e delle frecce che
ne abbassavano la resistenza e la forza.
- E' inutile che scappi, maledetto! Ti abbiamo in pugno! -
<Prima dovete prendermi, dannati cacciatori.> la sua fuga terminò in un vicolo
cieco. Si guardò attorno, cercando una possibile via di fuga, ma fu tutto
inutile. Aveva le spalle al muro.
- Sei mio, bastardo! - gridò Daniele, prendendo la mira con la sua pistola di
grosso calibro. Sparò un colpo, beccando il demone ad una spalla, e
all'apparenza facendolo secco - Oh, finalmente anche questa è fatta. - Daniele
si avvicinò al corpo del demone per infliggergli il colpo di grazia, con una
pistolettata alla testa. Ma questo si era soltanto finto morto, per poterlo
azzannare. Daniele, vedendolo rialzare, si buttò a istintivamente a terra
all'indietro, riparandosi con il braccio, che subì il morso tremendo dei denti
di demone. Senza farsi prendere da panico, il cacciatore puntò la pistola contro
la gola del demone, e fece finalmente fuoco, coprendosi di sangue. Rantolando
profondamente, il figlio dell'Inferno collassò, ma Daniele gli inferse gli
ultimi tre colpi, scaricandogli addosso il tamburo. - Brutto bastardo… -
- Stai bene? - Piper gli si fece incontro per sincerarsi delle sue condizioni
fisiche.
- Sono solo un po' spettinato e basta. - ammise, poi propose di andare a
mangiare qualcosa - A correre così tanto mi è venuta una fame porca. Andiamo a
mangiare qualcosa? -
- Io preferirei bere qualcosa. Tutta colpa di quel maledetto demone. - imprecò
Paige.
- Non sarebbe meglio andare al pronto soccorso, invece? - propose Piper, in pena
per la brutta ferita al braccio del cugino.
Il Barone, poco dopo che il gruppetto se ne fu andato, si rialzò, cercando di
curarsi coi suoi poteri. Non potendo più farlo, capendo che sarebbe esploso da
un momento all'altro lanciò la sua maledizione - Io muoio oggi, ma le streghe
Prescelte moriranno domani, e per loro stessa mano! - detto questo, il suo corpo
cominciò a divenire sempre più caldo, finché non esplose in migliaia di pezzi,
disintegrandosi.
Daniele era di buon umore, quella mattina. Da molto tempo non gli capitava di
essere così allegro. L'ultima volta, si ricordò, era stato nel 1989. L'ultimo
scudetto della sua Inter. Allora era abbastanza giovane, e molto impulsivo. Però
era comunque una bella sensazione. Ancora prima di vestirsi, rimanendo con
indosso soltanto i pantaloni, e un asciugamano a mo' di sciarpa. Controllò sulla
sua agenda, datagli dalla banca dove aveva aperto un conto corrente, i nomi dei
demoni dei vizi. Non stavano andando male. Su sette, ne avevano già trovati e
sconfitti quattro. Soltanto tre e avrebbero portato a casa un'altra vittoria, la
più grande fino a quel momento, ma non la più grande in assoluto.
- Perfetto. Ancora tre vizi e avremo finito. Però il demone dell'ira mi ha
lasciato l'amaro in bocca. - si guardò il braccio destro, con ancora visibili i
morsi ricuciti dal medico di turno del pronto soccorso in venti minuti. Gli
faceva ancora male. Nonostante il medico avesse escluso che fossero presenti
tracce di saliva nel morso, Daniele continuava a sentire qualcosa insinuarsi nel
suo braccio, come se sentisse un liquido entrargli nel suo arto, e
intorpidirglielo al pari di un braccio addormentato.
Bussarono alla porta della stanza, e lui andò ad aprire dopo essersi messo
almeno una canottiera intima bianca.
Socchiuse l’uscio, e guardando fuori vide il volto pallido e inquietante di
Paige - Ben svegliato, Daniele. -
- Stavo per venire a svegliarvi. Le tue sorelle sono già giù? -
- Sì. Stanno aspettando noi per fare colazione. Sbrigati e raggiungici al
ristorante. -
- Con calma e per piacere. - rispose polemico, richiudendo la porta - Arrivo
subito. -
La mattina era azzurra e umida, con leggere folate di vento che contribuivano a
dare refrigerio all’ambiente, e smorzavano i terribili raggi del sole estivo
italiano.
Daniele raggiunse le sue tre cugine al ristorante dell’albergo. Si scusò del
ritardo, e insieme a loro andò a fare colazione.
Seduti al tavolo, conversarono sugli accadimenti della notte precedente - Dopo
questo quanti ce ne mancano ancora? - domandò Piper, zuccherando il suo caffè.
- Ancora solo tre. Alla fine di questo lavoro, dovrei dirvi una cosa molto
importante per tutti. Però non è importantissima. Si può anche aspettare. -
- Beh, diccela adesso. - lo invitò Phoebe, incuriosita.
- No, va beh. Non c’è fratta. Posso anche dirvela dopo. L’importante è che non
aspetti fino a dopo la vostra partenza per tornare a casa. -
- Certo che sei strano. - scherzò Paige.
- Ohi, ohi. Piano con le parole, eh? - si rivoltò Daniele, con un fare
stranamente aggressivo, del quale si meravigliò lui stesso - Scusa, Paige. - si
affrettò a dire.
- Devi essere stressato per ieri sera. -
- Evidentemente. Vuoi bere il mio caffè, Piper? Mi secca lasciarlo qui. -
I quattro montarono in macchina dopo aver caricato i bagagli. La pietra di
Daniele segnalava una forte fonte magica in direzione nord. Loro in quel momento
erano arrivati a Palermo. Nord avrebbe voluto dire tutto, in quella situazione.
Nord nel senso di Aosta, o anche nel senso di Ancona come Cagliari. Era
difficile. L’unico difetto di quella pietra era la scarsa affidabilità nelle
direzioni da prendere. Bisognava controllare minuziosamente le onde emesse, e
seguirne le direzione. A quello era deputata Piper, che informava il cugino
della strada da percorrere, e lui, diligentemente, la percorreva. Così, qualche
ora dopo, si fermarono a Napoli, dove il colore della pietra era diventato di un
bel verde acceso.
- L’epicentro sembra che sia qui. -
- Non me ne stupirei. O era qui o era a Cologno Monzese. - commentò acidamente
Daniele, parcheggiando - Mi piacerebbe sapere a chi stiamo andando incontro. -
espresse Daniele.
- Ancora qualche attimo di pazienza, e potremo saperlo. Intanto perché non
controlli la pietra? -
- Non è facile. Bisogna - Daniele avvertì una forte spinta, una spallata forse.
Gli fu data da un giovane sui quindici anni che fuggiva, correndo come un
disperato.
- EHI, TU! - strillò Piper.
- Ma chi cavolo crede di essere, quello? - ringhiò Daniele da terra, e scattò in
piedi, veloce come una gazzella. Le tre sorelle non capirono molto, e rimasero
impietrite da quella reazione. Phoebe incitò Paige ad andargli dietro - Paige,
seguili! -
Paige asserì con la testa, e sparì col suo potere di Astrazione.
Daniele era molto veloce, ma non riusciva a stare dietro a quella scheggia
umana. Nonostante fosse un ragazzo, aveva un casso di resistenza, molto più di
lui. Daniele provò anche ad intimorirlo urlandogli di fermarsi - Fermo, polizia!
- ma quello continuò imperterrito a scappare. Sembrava fosse un automa, immune
alla fatica. L’inseguito mise fra lui e Daniele tutti gli ostacoli che riusciva
a trovare, ritardando l’arrivo dell’agente, che seguitò ad inseguirlo con una
furia incredibile. Ma fu Paige che, apparendo davanti al fuggitivo lo prese al
collo, placcandolo e buttandolo a terra.
Lui, per nulla contento, prese in mano un piccolo coltello a serramanico,
puntandolo contro Paige - Ma chi t’ ha chiamata, dannata? -
Paige lo fronteggiò, in posizione di guardia - Non dovresti giocare con quegli
arnesi. Sei ancora troppo giovane. Coltello! - l’arma da taglio sparì dalla mano
del giovane ladruncolo e ricomparve in mano a Paige. Il ragazzino rimase
sbalordito da quel gesto magico, e scappò, con gli occhi sbarrati. Nel
frattempo, Daniele saltò addosso al ragazzo, sbattendolo a terra. Gli torse le
braccia, pronto pervenire ammanettato. Daniele lo alzò per la collottola.
Rivolgendosi a Paige, la ringraziò per l’aiuto, e la spronò a tornare dalle sue
sorelle - Sarà meglio andare. Non possiamo lasciare qui questo ragazzo. - ma
quel ragazzo, sapendo per certo che sarebbe finito in galera, i divincolò dalla
presa di Daniele e fuggì di nuovo. Daniele, guidato dall’istinto, puntò verso il
ragazzo, tenendo la pistola ad altezza d’uomo. Paige, allarmata, alzò il braccio
del cugino, appena in tempo perché il colpo finisse in aria e non nel corpo del
giovane, che svanì in un vicolo. Daniele si rivoltò, guardando la cugina in
cagnesco e arrivando a spingerla indietro con entrambe le mani - Si può sapere
che diavolo ti salta in testa? Perché mi hai fermato? -
- Datti una calmata! Era un innocente, non un demone. -
- O***a, Paige! Quello ti ha puntato contro un coltello! E’ un delinquente!
Nessuno avrebbe sentito la sua mancanza! Avrei fatto un servizio a tutti,
sparandogli! -
Paige lo guardò sconvolta. Chi aveva davanti non era l’uomo che aveva
conosciuto. Lo leggeva chiaramente dallo sguardo, aggressivo e quasi assatanato.
- Che diavolo vai farneticando? Vedi di farti passare la rabbia e torniamo in
fretta dalle ragazze - Paige fece qualche passo, voltando le spalle al cugino.
Non vedendolo al suo fianco e non sentendo nemmeno i passi degli scarponcini, si
volse per vedere cosa capitasse, di nuovo - Allora, ti muovi? - si volse, e
trovò la canna della 7.65 di Daniele ad un metro di distanza dal volto - Sei
impazzito?! Che vuoi fare?! - strillò, indietreggiando intimorita. Daniele, con
sguardo glaciale, tirò il grilletto. Paige, colpita alla testa, voltò il capo di
scatto e cadde a terra immota.
Piper e Phoebe udirono lo sparo, e affrettarono il passo. Quando arrivarono,
trovarono Paige rivolta pancia a terra, con i capelli sporchi di uno schizzo di
sangue, stesso sangue che tingeva il marciapiede. Entrambe temettero per il
peggio, e corsero a sincerarsi delle condizioni della loro congiunta. Aveva una
ferita alla testa, all’apparenza seria. Chi le aveva sparato? E dov’era finito
Daniele? Paige era morta?
Si dovette nascondere da tutti, per potersi riorganizzare e riprendere da dove
aveva lasciato. Anche se il corpo non era più il suo, il Barone volle adempiere
al suo dovere. Inoltre, il corpo che aveva preso in prestito, non era male,
eccezion fatta per l’asma che alcune volte lo colpiva quando meno se
l’aspettava. Per ovviare a questo, si mise una mascherina bianca anti-smog per
evitare che gli agenti allergici potessero entrargli in bocca e debilitarlo.
Ma per evitare che le tre Prescelte, coloro che veramente potevano metterlo in
seria difficoltà, sventassero il suo piano come avevano fatto tantissime altre
volte con demoni potentissimi, doveva cibarsi dell’ira delle persone, e in
quella città ne poteva trovare a volontà, sfruttando quella capacità del corpo
ospite di rintracciare l’energia vitale.
Ci sarebbe voluto del tempo, ma lui aveva un alibi perfetto.
Piper e Phoebe erano ormai allo sbando. Daniele era sparito, e Paige era morta.
Passarono dieci giorni, e alla fine, Daniele ricomparve dal nulla da cui era
arrivato. Sporco, ammorbato da un forte odore di fango, emaciato. Le ritrovò per
caso, per un colpo di fortuna.
Le due lo portarono all'ospedale, dove fu ricoverato d'urgenza a causa di una
gravissima anemia. L'attesa delle due Halliwell fu snervante, tanto che Phoebe
fu aiutata da una delle infermiere, che le somministrò un blando medicinale
contro l'ansia. Dopo dieci ore ad aspettare che almeno un camice bianco uscisse
dalla rianimazione, le loro speranze furono esaudite, quando videro un camice
bianco uscire dalla porta in fondo al corridoio Piper scattò in piedi e gli si
fece incontro - Ci dica, dottore. Come sta? -
- Siete parenti dell’uomo ricoverato qui in preda ad anemia? -
- Sì, siamo noi. E’ fuori pericolo? -
Il medico, sempre con aria greve, nonostante dovesse dare loro la notizia che
bramavano - Sì, fortunatamente. Potete vederlo, se volete. Però non parlategli.
È seriamente provato, e sta dormendo. -
- Va bene. Grazie mille. -
- Grazie a Dio non è morto. - disse Phoebe a mezza voce.
Entrarono nella piccola stanza con un senso di disagio. Quella stanza della
Rianimazione era proprio quella in cui era stata ricoverata due settimane prima
a povera Paige.
Le due sorelle vegliarono su Daniele, ancora con un peso insostenibile nel
petto. In quei quattordici giorni non erano più riuscite a trattenere la rabbia
per chi aveva ucciso Paige. Non riuscivano a credere che fosse vero, di aver
perso una seconda sorella dopo Prue. Piper in particolare si era appena fatta
una ragione della morte della sorella maggiore, e ora doveva far fronte ad una
seconda tragedia, ma il suo cuore era ormai a pezzi. Sperava solo di non dover
piangere anche un cugino, o sarebbe morta di crepacuore.
Ma per fortuna Daniele riprese lentamente conoscenza, aprendo stancamente gli
occhi e guardandosi circospetto intorno. - Come stai? Ce la fai a parlare? -
- Pi… per? Phoebe?… - i suoi occhi erano ancora socchiusi a causa di un
fastidioso taglio ad un sopracciglio, rammendato con due punti di sutura, e
faticava a tenerne aperto uno solo - Dov’è Paige? -
Le sorelle si stupirono della domanda, stupore che però lasciò immediatamente
spazio al rammarico. Daniele, nel vederle così mute e affrante, le sollecitò a
dargli una risposta - Non tenetemi sulla corda, coraggio. Le è successo
qualcosa? -
Piper tentò una risposta, ma la sua voce uscì stravolta dalla gola, il pianto la
stava martoriando - Paige… è… - deglutì un groppo di magone e terminò la frase -
Paige è morta!… - dopodiché, scoppiò in un pianto dirotto, coprendosi il volto
on entrambe le mani.
Fu come se gli crollasse il mondo addosso. Aveva perso una persona cara, era la
prima volta che gli succedeva, ed insieme al fatto che era una persona molto
vicina a lui lo fece sentire ancora più male.
- No… no… - balbettò con lo sguardo esanime, perso nel vuoto - Non ci posso
credere… non posso sopportarlo… - Daniele si alzò dal letto, strappandosi con
decisione le flebo di sangue che aveva al braccio destro. Phoebe si alzò dalla
sia sedia e bloccò la strada al cugino - Dove credi di andare? -
- Vado a cercare il bastardo che l’ ha uccisa! Non cercare di fermarmi Phoebe! -
- Non dire idiozie, Daniele. Sei ridotto ad uno straccio. Tu devi riposarti! -
- Non andare. Faremo noi il lavoro. -
- Al diavolo tutte e due! Paige è più di una parente! Io voglio vendicare la sua
morte uccidendo quel bastardo di un demone! -
- Non tirare troppo la corda. Piper ti ha già detto che faremo noi il lavoro. Tu
rimani in ospedale e ti riposi! Vuoi che noi si pianga un altro parente o cosa?!
-
- Signor Mori… - disse una voce atta a rabbonirlo - Per carità, lei deve
rimanere a letto. Ha perso moltissimo sangue, e la sua pressione è preoccupante.
-
- Non mi interessa! Sto benissimo! - disse, strappandosi di dosso la premurosa
infermiera e scagliandola a peso morto sul letto.
- La misura è colma! - sbottò Phoebe, cercando di appioppare un calcio in pieno
petto al cugino, ma questi nonostante fosse rimasto colpito, non accennò ad
indietreggiare. Anzi, fu proprio Phoebe a farsi male alla caviglia. Per tutta
risposta, Daniele prese l gamba della cugina e la sbatté in un angolo, con una
forza mai vista. Cinquantadue chili lanciati come un bastoncino di sughero.
Piper, atterrita da tanta violenza, si fiondò immediatamente al trasmittente di
richiamo delle infermiere. Concitata, cercò di chiamare dei rinforzi, ma
Daniele, accortosi di ciò che Piper voleva fare, la prese per il collo e la
sollevò. Piper sentì la stretta formidabile di quel demone umano penetrargli fin
nella testa, frantumandole le ossa del cranio. Il demone caricò il pugno destro,
e cercò di spappolare la testa di Piper contro un muro. Con quella potenza
inaudita, avrebbe ridotto volto e testa ad una poltiglia informe, lordando
completamente la parete bianca.
Se non fosse stato per un’abat-jour lanciata a grande velocità verso la sua
nuca, il demone avrebbe fatto fuori Piper senza difficoltà.
Si girò, ancora indolenzito, a guardare in faccia chi l’avesse colpito. Si
sorprese d vedere Paige viva e vegeta, anche se con un grosso cerotto in testa,
che aveva richiamato a sé con la Telecinesi Orbitante una seconda lampada -
Allora non eri morta, maledetta strega! - ringhiò, prima di brillare, e quindi
sparire del tutto.
Paige si prodigò di aiutare Prima Phoebe e poi Piper - Sorelline! Siete a posto?
-
Phoebe rispose affermativamente, anche se nella caduta aveva riportato un brutto
colpo alle vertebre lombari. Piper si lamentò di un tremendo dolore alla testa,
lasciato dalla stretta di quell’essere. - E’ diventato un mostro. - rese noto,
dispiaciuta, Paige.
- L’abbiamo visto. Allora è per questo che ti ha sparato. Il Barone dell’ira ha
proprio preso possesso del suo corpo, non ‘è altra spiegazione. -
- Dobbiamo preparare un piano di riserva. Torniamo in albergo e consultiamo il
Libro prima di passare al contrattacco. - propose Piper.
- Sai che hai un futuro di attrice assicurato, sorellina? -
- Devo ammetterlo. Per un attimo ho pensato che Paige fosse morta sul serio. Mi
stava venendo da piangere. - confermò Phoebe. Piper, modesta come al solito, ma
con un pizzico di rammarico in più, disse - Ci sono già passata… -
La descrizione sul Libro delle Ombre era molto approssimativa, e si limitava
soltanto ai particolari meno rilevanti, siglando uno sconcertante “quasi
invincibile” a metà della seconda riga del resoconto.
- Possibile che sia del tutto invincibile? -
- Non può essere! Anche i demoni peggiori hanno almeno un punto debole. Magari
quasi inaccessibile, ma ce l’ hanno. - disse Piper, rileggendosi più volte lo
stesso capoverso.
- Non possiamo usare nemmeno le frecce, altrimenti rischiamo di uccidere anche
Daniele. -
- Non avrà punti deboli, ma è pur sempre umano. E se funziona come la natura
umana di Cole, dobbiamo fare leva su questa sua debolezza per poterlo
sconfiggere. Fargli abbassare la guardia e colpirlo. - puntualizzò Paige,
facendo lavorare il cervello.
- Giusto, e io ho già trovato il sistema. - annunciò felice Phoebe.
Piper si raccomandò con la sorella - Ricordati che non possiamo essere troppo
dure, è pur sempre un innocente, ed è nostro parente. -
- Non ti preoccupare, sorellina. - Phoebe prese un cuscino e lo strinse a sé -
Il mio metodo sarà soffice. Soffice, soffice come un cuscino… - Piper e Paige si
guardarono in faccia, perplesse, ma nel vedere così tanta convinzione nel
sorriso di Phoebe, decisero di darle una possibilità.
- Tutto pronto, allora? - domandò Phoebe, finendo di levare dal tavolino della
stanza tutti gli oggetti che avrebbero potuto essere d’intralcio.
Piper e Paige si riunirono strette dentro un cerchio invisibile - Pronte,
sorelline? -
Piper trasse un lungo sospiro, poi annuì nervosa - Procediamo. -
Il Trio pronunciò la formula di richiamo, per far apparire davanti a loro il
Barone dell’Ira, rabbioso come al solito, e con uno sguardo assassino negli
occhi. - Osate disturbarmi all’ora di pranzo? - ringhiò - Vorrà dire che
banchetterò copiosamente, oggi. -
Le tre sorelle erano determinate e pronte allo scontro, sebbene tutte e tre
fossero rimaste spiazzate da quella mascherina antismog davanti alla faccia del
demone.
Ci pensò Piper a rubare il tempo al demone, usando il Congelamento. Gli strappò
la mascherina dalla bocca, e Phoebe, non appena il demone gli si fece più
vicino, sfoderò il cuscino da sotto la maglietta e lo squarciò con una
coltellata, soffiando le piume in faccia al Barone. Sapeva che Daniele era
allergico alle piume d’oca, con un grado di intolleranza per il quale iniziava a
starnutire non appena ne trovava uno nelle immediate vicinanze. Phoebe pregò
perché il potere demoniaco non avesse offuscato la natura umana del cugino, e a
quanto pareva dalla sua reazione, doveva essere così. - Presto! - la incalzò
Piper - Vieni qui. -
Insieme, le tre sorelle pronunciarono una formula originale scritta da Phoebe,
che ottenne sì l’effetto di far sparire l’infestazione demoniaca da Daniele, ma
lo fece anche soffrire, tanto da ferirlo fisicamente, in modo grave.
Allarmate dal vederlo respirare così affannosamente, gli si fecero incontro,
sorreggendolo e infondendogli coraggio.
Immancabilmente e senza bisogno di una richiesta vocale, Leo si materializzò
davanti a loro, e si occupò delle ferite di Daniele, guarendole in un istante.
L’italiano si tirò dritto da solo, domandando alle persone attorno a lui cosa
fosse capitato. Nel vedere Paige incerottata al livello della fronte, gli si
riversò addosso un terribile senso di colpa. - Paige! - scattò in piedi, come se
avesse visto un fantasma - Perdonami, devi perdonarmi! Non avercela con me! -
- No, ora so che eri posseduto. Non era colpa tua. Tutto come prima? -
Daniele guardò sospettoso la mano tesa di Paige, ma non notò alcuna malafede
nella donna, per cui non ebbe alcuna riserva nello stringerla. Per questo si
beccò una testata in piena fronte da parte della cugina - E’ per la ferita.
Tutto come prima comunque. -
- Tutto come prima… - ribadì Daniele
- Ehm… Daniele, non gli dovresti dire qualcosa? - domandò Leo, al corrente di
quel segreto che riguardava il cugino Daniele.
- Ah… Certo… -
- Non ci stavi nascondendo niente, eh Leo? -
- Beh… Io ho dovuto tenere la bocca cucita per ordini superiori, ma… -
- Non dargli molte spiegazioni, Leo. Glielo dirò da solo. - disse Daniele, poi
trasse una profonda concentrazione ed incoraggiamento. Sotto lo sguardo attento
ed inquisitore delle tre sorelle, disse loro quello sconvolgente segreto.
Anticipazioni:
Ci sono situazioni nelle quali vuoi rischiare il tutto per tutto. Situazioni in
cui non c'è più nulla da perdere. Situazioni in cui moriresti lo stesso.
Sceglieresti l'onore, combattendo con solennità oppure ti arrenderesti?
Episodio 5: WHO WANTS TO LIVE FOREVER
Scritto da MoonWalker