Streghe Italia Fan Fiction

CASCINA INCUBO


Breve riassunto: Si stanno verificando dei fatti inquietanti nel piccolo oratorio di un paesino tra le province di Milano e Bergamo. Molti ragazzi scompaiono senza lasciare traccia. Le tre sorelle Halliwell ne vengono a conoscenza da un loro parente milanese e vanno con lui nel paesino per sistemare la faccenda.

Data di composizione: 9 Maggio 2001 Ore 17: 47 - 3 Luglio 2001, ore 14: 50

Valutazione del contenuto: Adatto a tutti, senza distinzioni di età.

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti dei racconti inclusi sono di proprietà del sito Streghe Italia e che tutti i personaggi della serie Streghe/Charmed sono di proprietà della Warner Bros. Television/Spelling Enterteinment e sono utilizzati senza il consenso degli autori e senza fini di lucro.


- Cosa facciamo adesso ? - chiese lei, stanca e col fiatone
- Non lo so. Restiamo qui e speriamo che non ci trovi. - le rispose
- Ci troverà, andiamocene. -
- No, qui non ci troverà mai. Lo abbiamo seminato. Stai tranquilla. Aspettiamo qui domani mattina, così non ci potrà mai prendere. -
Fuori dalla piccola capanna dove avevano trovato un riparo contro l'acquazzone che imperversava implacabile su quelle vedi terre pianeggianti. Una volta entrati in quella capanna però qualcosa aveva cominciato a seguirli implacabile, con l'intento di ucciderli.
- E' vicino… Lo sento. Andiamo via, presto. - I due avevano il cuore in gola dalla corsa di poco prima e dalla paura per quella cosa che li stava seguendo. Qualcosa che si nascondeva nell'ombra e strisciava per prenderli alle spalle. I due uscirono all'aperto per cercare di uscire dal perimetro della cascina. Percorsero tutto il cortile correndo sotto l'acqua insistente che gli entrava negli occhi e li faceva bruciare. Lui cercò di aprire il chiavistello di metallo dell'enorme portone, ma si accorse che qualcuno lo aveva bloccato. - No. Questo no! -
- Che succede ? -
- Non si apre. Dio mio, non si apre! - rispose lui, urlando con gli occhi sbarrati
- No! No! - urlò lei, in preda al panico. - Fa' qualcosa, sta arrivando! -
Ma prima che riuscisse a realizzare cosa stesse accadendo, sparirono e di loro non restò che un'unica traccia: l'urlo di lei prima che qualcosa la facesse tacere per sempre.


Phoebe girò la cartina per essere sicura di leggerla nel verso giusto.
- Ma si può sapere dove siamo ? E' un ora che giriamo in lungo e in largo e non riusciamo a trovare la casa di Daniele. Tu non ti ricordi in che via ha detto che abita, Prue ? -
- Ha detto che è al numero 154 di Via Ripamonti. -
- E adesso dove siamo noi ? -
- Aspetta che chiedo. - Phoebe fermò un passante e gli chiese gentilmente: - Mi scusi: da che parte per Via Ripamonti ? -
Quello gli rispose in una lingua per lei incomprensibile
- Come scusi ? -
Quello ancora una volta le rispose nella stessa lingua
- Ma in che lingua sta parlando ? -
Prue scostò leggermente la sorella - Lascia parlare me. Dove… per… Via… Ripamonti ? - ripeté la domanda scandendo bene le parole
Quello se ne andò, dicendogli seccato: - Te salüdi! -
- Ma insomma. Che maniere sono, queste ? -
- Proviamo con quello. Scusi. Mi scusi. Dove per Via Ripamonti? - fermò un ragazzo che passava nei paraggi
- Ah, ma guardate che qua siete a Quarto Oggiaro. Di dove siete, voi ? -
- Siamo di san Francisco. -
- Americani. Ci avrei scommesso. Fammi un attimo vedere la cartina. -
Phoebe gli porse la cartina. Era girata in modo tale che Quarto fosse verso il basso. - Ma questa cartina è girata a gambe all'aria. Ecco qui. - prese una matita e segnò la strada da prendere - Allora… Adesso siamo in Via Felice Orsini, andate da quella parte e andate a destra. Percorrete la strada per tutta la sua lunghezza fino all'incrocio con Via Palizzi. Andate dritti anche fino in fondo alla prossima. Quando arrivate all'incrocio con l'altra, andate alla vostra sinistra. Supererete una piazza e alla fine di quella via, dove arriverete ad una seconda piazza. Da dove siete, vedrete tre strade, scegliete quella di destra. Quando arrivate alla fine, girate a sinistra. Alla prima andate a destra. Lì arriverete ad un piazzale, chiamato Lotto. Lì potrete prendere la metropolitana. La linea rossa, mi raccomando. State attente. Presentatevi poi sulla banchina in direzione della stazione Duomo. Quando siete a Duomo cambiate linea e prendete quella gialla, in direzione di Crocetta. Scendete lì e poi prendete Via di Porta Vigentina e continuate diritte finché arrivate ad una via lunghissima. Quella è Via Ripamonti. Tenete d'occhio i numeri civici, e quando arrivate al vostro, siete giunte a destinazione. -
- D'accordo. Grazie Mille. Avanti, sorelline. Mettiamoci in marcia. -
Dopo altre due ore a girovagare per tutta Milano arrivarono alla casa del loro amico. - Eccoci arrivate, finalmente. Numero 154. - suonarono alla porta del loro amico dopo aver cercato nella gigantesca pulsantiera con circa una trentina di bottoni. In poco più di un minuto abbracciarono il loro parente italiano, il quale le accorse molto calorosamente, abbracciandole e quasi stritolandole, essendo praticamente il doppio di loro.
- Allora, come stanno le mie cugine d'America ? -
- Non meglio di come stai tu qui, vero ? -
- Ah, no, Prue. Milano diventa sempre peggio tutti gli anni. Ma che ci volete fare ? Io la amo questa città. Avete fatto fatica a trovare la via ? -
- Abbiamo fatto più fatica a parlare con la gente. Ma a Milano non dovreste parlare italiano ? -
- Perché, Phoebe ? -
- Ma perché quando ho chiesto ad un vecchio signore di indicarmi la strada per venire qui mi ha parlato in una strana lingua. -
- Ma no, Phoebe. E' soltanto il dialetto che si parla da queste parti. Non li avete a San Francisco i dialetti ? - glielo disse in meneghino stretto. Talmente stretto che le tre di guardarono in faccia senza capire niente. Lui le calmò, dicendo - Calme, calme non vi impaurite. Ho detto che è solo il dialetto di queste parti. - rise contenuto - Ma voi americani, dite che avete tutto e poi non avete i dialetti… Ma bando alle chiacchiere. Sarete affamate. Ho giusto preparato qualche piatto della zona. Così, tanto per avere un po' di scelta. -
E così dopo risotto con salsiccia, cassoela (carne di maiale cotta con verza) e cotolette con patate Daniele gli spiegò il secondo fine per il quale le aveva chiamate. - Vedete, ragazze… Vi ho invitate qui non solo perché volevo vedervi, dato che è tanto che non ci incontriamo, però c'è anche un'altra cosa che vorrei mi aiutaste a fare. -
Daniele prese da una pila di giornali vicino ad una poltrona e lo porse alle sorelle. - E' un giornale locale. Leggete la prima pagina. -
Prue lo aprì sulla prima pagina, dove in caratteri cubitali appariva in grassetto l'inquietante titolo: Cascine Incubo. Prue lesse ad alta voce e poche righe che spiegavano al lettore il succo dell'articolo, scritto per intero a pagina 13: - "Ennesimo omicidio in quelle che già sono state ribattezzate Cascine Incubo. Questa volta un contadino del luogo ha ritrovato i corpi di due giovani. La polizia del commissariato di Inzago brancola nel buio. Gianna Ba A pagina 13 "- Prue scorse gli angoli destri delle pagine finché arrivò alla pagina desiderata, dedicata ad un piccolo paese. - BELLINZAGO: " Ancora due corpi sono stati trovati in una delle cascine che costeggiano il piccolo borgo agricolo. Fino adesso i corpi ritrovati nelle aziende agricole sono sedici, tutti di giovani dai 13 ai 18 anni. Gli inquirenti del comando di pensano che sia colpa di un serial killer, ma non si sbilanciano troppo. Secondo indiscrezioni molto fantasiose si tratta della vendetta di un ricco produttore agricolo finito in rovina, che uccide chiunque passi la notte nella Cascina Aurora, quella dove sono stati ritrovati la maggior parte dei corpi. Alcuni anni fa vi risiedeva la maggiore azienda agricola di tutta la zona, tanto estesa da oscurare la precedente egemonia dell'azienda Stella D'Oro, di Melzo. Nel 1998 Cascina Aurora fallì e il proprietario scomparve nel nulla, lasciando dietro di sé una scia di debiti, contratti non si sa come. Speriamo che possa tornare di nuovo la luce sui cieli bellinzaghesi, ora grigi tanto per la pioggia quanto per l'oscurità che questi delitti si sono portati dietro. Gianna Ba." -
- Delitti misteriosi ? Pensi che invece di un assassino c'è di mezzo un demone ? -
- E' l'unica ipotesi che mi è venuta in mente, dato che anch'io sono uno stregone bianco. Ma siccome sono anche il capo degli inquirenti in questione, ho accesso ad informazioni che altri non possono avere. Adesso riposatevi. Partiremo per Bellinzago domani. Avete con voi il Libro delle Ombre ? -
- Sì, l'abbiamo portato. Ma dobbiamo avere per prima cosa dei particolari sui quali lavorare. -
- Rilassati, Prue. Dovrete stare qui una settimana. E' praticamente da quando siamo bambini che non ci vediamo più. Vorrei che questa settimana fosse una settimana di riunificazione. Voi lo volete ? -
- Io sì. - disse Phoebe. Lei e Daniele avevano la stessa età, ma lui aveva un paio di mesi in più. Avevano un'affinità molto particolare, quasi fraterna. A volte era anche più forte di quella che aveva con le sorelle.
- Io mi associo a loro due. Per oggi prendiamocela comoda. Tanto le forze dell'ordine avranno sotto controllo la situazione. Non è così, Daniele ? -
- E' così. Dato che sono solo le dodici e quarantacinque che ne direste di fare un giro in città, visto che questa sarà una settimana particolarmente dura, riposiamoci. E' preferibile evitare di lavorare a stomaco vuoto. -
Per tutta la giornata, Daniele le portò in giro per la città, mostrando alle tre sorelle i monumenti più famosi, mostre e anche una puntata a San Siro, dove essendo domenica, stava giocando la squadra di casa. Usciti di lì tornarono in casa del loro parente, dove andarono a letto dopo una cena tipicamente italiana.

La mattina dopo furono ponti a viaggiare fino al piccolo paesino rurale, dove avrebbero dovuto mettersi all'opera. - Mi ha detto una mia conoscente - disse il loro cugino - che non avrei potuto mettermi in mani migliori. -
- La modestia non serve. Grazie mille. -
- Sempre la solita. Siamo arrivati. Quella è la cascina. - disse indicando fuori dal finestrino alla sua destra - Seimila settecento novantadue metri quadrati, cinquanta stanze, disposte su due piani. Secondo voi dove potrebbe essere nascosto il nostro amico ? -
- Potrebbe essere dappertutto. Ma stai pur certo che lui ci sta osservando. -
- Non è una bella consolazione… -
Un fruscio in mezzo ad una siepe attirò l'attenzione di Phoebe. < Strano. Mi sembrava di aver sentito qualcosa. Mah. >
Si avvicinarono ad un carabiniere piccolo di statura, con una grande chioma biondo platino. - Brigadiere Miceli. -
Si fecero l'un l'altra il saluto militare, poi lui presentò le cugine, ma facendole passare per dei poliziotti - Alla mia destra è Fabiana Lupi, maresciallo della sede di Milano, lei è Prudenza Manfredi, commissario di Cassano ed infine lei è Paola Corti, della sezione anti criminalità della polizia scientifica di Cernusco. Me le hanno affidate con la speranza di venire a capo della situazione. -
- Piacere. - fece la conoscenza di tutte e tre le nuove arrivate - Venite, vi mostro dove è sono stati ritrovati gli ultimi cadaveri.

[NOTA: D'ora in avanti le chiamerò con i loro nomi di copertura.]

- Dove sono stati ritrovati tutti i corpi ? -
- In varie posizioni della cascina, signora Manfredi. La maggior parte dei copri sono stati trovati dentro la stalla. Il nostro uomo preferisce le belle ragazze sotto i diciassette anni, facendo una stima. -
- E mi dica, quali sono le modalità dell'omicida ? Il suo modus operandi, per intenderci. -
- Uccide le sue vittime senza far loro sentire alcun dolore, credo. Gli trapassa con un'arma il petto e li uccide sul colpo, strappandogli poi il cuore. -
- Si sono mai verificati altri casi del genere in zona ? -
- Solo uno. E' successo in una delle cascine limitrofe, per la precisione Cascina Nera. E' stata abbandonata circa vent'anni fa. -
- Una vocina nella mia testa mi dice che era di proprietà del vecchio proprietario di questa città di quattro mura. -
- La sua supposizione è giusta, signora Corti. Ai tempi della sua massima espansione, Cascina Aurora arrivò a dare molti problemi ad un'altra compagnia agricola. -
- Sì, ce ne hanno parlato prima di venire. Ci può parlare del padrone di Cascina Aurora ? 
- Troverete la cartella che lo riguarda in questo plico di fogli, richiesto dal signor Moli. A proposito. Ecco a lei. - porse il pacco di cartoncino giallo al suo superiore, il quale la ringraziò, iniziando a leggere le dettagliate informazioni scritte a macchina con scrupolosità quasi tirchia. Porse alle cugine le informazioni richieste. - Eccolo qua. Alessandro Manetta. Nato a Torino il 15 Agosto 1948, da una famiglia di meccanici. Ha iniziato la sua carriera come contadino nel 1969, quando ereditò una piccola fattoria, qui in zona. Dal 1975, trasferitosi a Bellinzago, è riuscito a costruire un piccolo impero fondato sull'agricoltura, specializzato in formaggi. Dal 1997, ha cominciato ad indebitarsi, e in meno di un anno il castello di carte crollò miseramente al suolo. Nel febbraio dello stesso anno moglie e i due figli sparirono senza lasciare tracce. Forse è questa la causa del fallimento. Bisognerebbe fare altre ricerche. Segni in agenda, brigadiere. Appena arriviamo in caserma oppure lo faccia sapere alla sezione ricerche. Scusate, signore. Come giudicate il corpo ? -
E qui preferisco non entrare nei particolari io. Già ad immaginarlo mi è andata di traverso l'acqua e menta, ma tralasciamo. Prue non ce la fece a guardare le foto dei cadaveri, controllate invece da Phoebe e Piper. - Mi sembra chiaro che siamo al cospetto di un signor serial killer. - commentò Phoebe/Fabiana - Non c'è che dire. Ha gusti parecchio macabri. -
- Dovevo proprio mangiare, questa mattina. Perché l'ho fatto ?… - Daniele sentì Prue/Prudenza chiedersi, sottovoce e con una mano davanti alla bocca e l'altra sulla pancia - Non è abituata, vero ? - le chiese lui, con un sorrisetto ironico
- No, per niente. - disse lei, nauseata - Vado a prendere una boccata d'aria fresca. Ne ho proprio bisogno. -
Si allontanò dalla stalla. Forse il suo malore era dato anche dal pungente odore di sporco e di polvere, più che dalla vista del cadavere. < Mio Dio. I cadaveri non fanno proprio per me. > udì una specie di rumore provenire da una siepe poco lontano da dove si trovava lei < Hm ? > si voltò a destra e a sinistra, ma non vide nulla e nessuno < Mi sarò sbagliata. > lo sentì di nuovo, più vicino. < Ancora. Allora ho sentito giusto. Ma da dove proviene ? > Ancora una volta, sentì un rumore che le fece scorrere un brivido gelato lungo la schiena. C'era una nebbia intensa che stringeva tutto in una morsa grigia e impediva la visuale già a trentacinque metri. Sentì un rumore di rametti spezzati e si voltò immediatamente, di scatto nel tentativo di vedere quello che la stava osservando da quando era entrata, ma fu inutile, e a lei non rimase che urlare, nella speranza che qualcuno la sentisse
- FINE PRIMA PARTE 
Breve riassunto: Si stanno verificando dei fatti inquietanti nel piccolo oratorio di un paesino tra le province di Milano e Bergamo. Molti ragazzi scompaiono senza lasciare traccia. Le tre sorelle Halliwell ne vengono a conoscenza da un loro parente milanese e vanno con lui nel paesino per sistemare la faccenda.
Data di composizione: 9 Maggio 2001 Ore 17: 47 - 3 Luglio 2001, ore 14: 50
Valutazione del contenuto: Adatto a tutti, senza distinzioni di età.
Indirizzo E-mail: themoonwaker@tin.it
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BRUTTA FACCENDA

- AAAHHH!!! -
- E' Prue. Che le sarà successo ? -
- Non perdere tempo in chiacchiere, usciamo. - corsero fuori nel cortile fuori della stalla, dove videro Prue alle prese con qualcosa di strano, che sembrava un misto fra un lupo ed un essere umano. Daniele non esitò, estraendo immediatamente la pistola d'ordinanza e sparando due colpi d'avvertimento in aria, che misero in fuga l'aggressore. Le sorelle si presero cura di Prue, chiedendole come stesse, ma era svenuta. Daniele un po' si intendeva di medicina, avendo frequentato per un paio d'anni il corso all'università di Milano. La sua diagnosi fu chiara e concisa: - Deve essere portata in ospedale. Non ha ferite sul corpo, ma ha perso i sensi per lo spavento, come testimonia questo ciuffo di capelli bianchi. Ci penso io a portarla fino all'ospedale più vicino. Se aspettiamo a chiamare un'ambulanza… Lupi, venga con me. Mi aiuti a stenderla sul sedile posteriore. Rimanga dietro con lei e sventoli questo fazzoletto fuori dal finestrino. Se c'è ancora qualcuno che non trova le patenti nell'uovo di pasqua, avremo strada libera. Corti, continui lei a raccogliere indizi. Anche a cominciare da quella specie di uomo lupo di poco fa. -
- Non si preoccupi. - lo rassicurò lei
- Ma cosa può essere stato ? -
- Ci sono diversi barboni e zingari, qui intorno. Tutti i giorni rapinano qualcuno. Forse è stato lui. Accidenti a questa nebbia, se non ci fosse stata avremmo visto dove si è nascosto. -
- Inutile piangere sul latte versato. Continuiamo a lavorare. - esortò Paola, voltandosi verso la stalla, ma con il cuore e la mente ancora accanto a Prue.

- Per fortuna qui in Italia non vi chiedono l'assicurazione, ogni volta che si viene ricoverati. -
- Hai ragione, Phoebe. Abbiamo i nostri difetti, ma anche i nostri pregi. Dipende solo da chi ci governa. Anche se le facce cambiano, i corpi, per non dire qualcos'altro, sono sempre i nostri. - si girò e vide un barbuto in camice bianco che si allontanava a testa bassa con l'espressione crucciata. Phoebe e Daniele si alzarono e gli andarono incontro, preoccupati anche loro - Allora, come va ? -
- Siete quelli che hanno portato quella ragazza svenuta, quella col ciuffo bianco sulla destra della faccia ? -
- Sì. Come sta ? -
- Siete parenti ? -
Phoebe trasalì, temendo per il peggio. Il distacco del medico, la sua espressione le fecero pensare subito il peggio - Io sono sua sorella e lui è un nostro cugino. Ma cosa le è successo ? - si appese con tutte e due le mani al bavero del camice, sull'orlo del pianto -
- Si calmi, signorina… -
- Halliwell. Ma ci dica come sta. Le è successo qualcosa di grave ? -
- No, non eccessivamente, almeno. -
- Non vi sopporto, voi medici quando fate i misteriosi in questa maniera. Che cos'ha, si può sapere ? - gli chiese Daniele, con determinazione
- Ha solo avuto un lieve infarto, tutto qui. Non è in pericolo di vita, ma cosa le è successo per averlo, questo me lo dovete dire voi. -
- E' stata aggredita. Era in mezzo ad un boschetto, quando l'abbiamo sentita gridare, noi che eravamo poco lontano, siamo accorsi e l'abbiamo vista a terra mentre un barbone la stava aggredendo. -
- Un'aggressione ? Non mi è mai capitato di vedere donne che riportino certe complicazioni per uno spavento. Se volete, potete farle visita. E' sveglia, anche se ancora un po' scossa. -
- Grazie, dottore. -
- Accidenti a lui. Sembrava le fosse scoppiato il cuore, da come è uscito. - commentò Phoebe all'orecchio di Daniele, a voce molto bassa.
- Non pensarci. E' permesso ? - Daniele bussò alla porta
- Avanti. - Prue era in un letto della stanza, seduta e impaurita
- Come va, sorellina ? -
- Mi batte ancora forte il cuore, ma per il resto sto bene. -
- Dimmi, Prue. Sei riuscita a vedere cosa ti ha aggredito ? -
- Sì, ma non ho capito bene cosa fosse. Comunque non era un demone. Mi sembrava più un barbone in cerca di qualche soldo da rubare. -
- Altri dettagli ? Magari è lui il serial killer che cerchiamo. -
- Può darsi. Una cosa che ricordo era che aveva delle vistose chiazze rosse sulla specie di vestito che portava. Alcune sembravano ancora fresche. -
Ancora fresche.
Queste parole risuonarono nella testa di Daniele come se non ci fosse più il cervello a impedire l'eco. - Ancora fresche… Ho un brutto presentimento. -
- Cosa intendi dire ? - chiese confusa Phoebe, non capendo a cosa fosse riferita quella sparata del cugino
- Forse che era veramente l'assassino e ce lo siamo lasciati sfuggire. Al diavolo. Avrei dovuto sparargli subito, invece di fare quei colpi di avvertimento! - batté collerico un pugno sulla spalliera di un letto
- Non preoccuparti. - gli disse benevola Prue - Se veramente è lui che uccide le persone che si fermano a Cascina Aurora, vuol dire che sarà di nuovo lì. La nebbia che circonda quella cascina lo protegge da tutti. Io non l'ho nemmeno sentito arrivare. - si fermò un momento, sbarrando gli occhi, poi proseguì spaventata, mettendosi le mani nei capelli - Oh, no. Piper! -

- Mi dica, signora Corti. Lei esattamente di dov'è ? - chiese curiosa il brigadiere
- A dire il vero non sono di queste parti, ma ci vivo da una vita. - < Ma com'è curiosa questa… >
- E precisamente di dove, mi scusi ? -
< Ma la bocca te la devo cucire, per lasciarmi ragionare ?! > - Di Verona. - Paola buttò lì il nome di una città italiana che conosceva < Speriamo che la risposta le vada bene e la finisca… >
- Verona ? E' una bella città, non c'è che dire, ma io preferisco vivere in campagna. Anch'io sono di Verona, sa ? -
Paola buttò giù un groppo amaro. < Stavolta ti sei messa nei guai, Piper… > pensò
- E precisamente di dove, signora Corti ? -
< Questo è troppo… Muta, d'ora in poi. > e la bloccò - Non parli più, eh ? - commentò contenta < Hmm… Vediamo. Qui ci sono i referti autoptici dettagliati. > ne lesse un pezzo, decidendo di non dare un'occhiata alle foto. < Questo referto è fin troppo dettagliato… Basta, per adesso… Aspettiamo dopo… Mai più mangiare, prima di fare certi lavori… > pensò, con una mano sullo stomaco. Notò stranamente che la nebbia anche dentro la stalla si era alzata, mentre fuori iniziava il suo concerto sul tetto un leggero acquazzone - Ci mancava solo l'acqua. Un rumore ? Da dove viene ? - si guardò attorno, ma non vide nulla e nessuno, a parte il brigadiere. - Vediamo se lo sente anche lei. - la scongelò con un gesto delle mani.
Ancora una volta, un fruscio in un lato della stalla, dietro il fieno - Che è stato ? -
- Non so. Che cosa, brigadiere ? - chiese Paola, facendo finta di niente 
- Quel fruscio. Veniva da lì -
- Non ho sentito niente. - finse Paola
Turbata dal fruscio, il brigadiere cercò in giro fra i macchinari e gli attrezzi dove potesse nascondersi. Paola rimase sola con il corpo, e riprese a leggere i referti, fin quando non sentì il rumore di un ferro che cade a terra. - Brigadiere. Tutto bene ? - non ebbe alcuna risposta - Brigadiere ? Tutto bene ? Ma dove è finita ? .
D'improvviso un urlo da dietro un trattore. Bloccò il tempo prima possibile e corse ad aiutare la donna in difficoltà. Arrivò e vide che uno sconosciuto l'aveva quasi ferita al petto con una mano unghiata. Levò da lì la donna il prima possibile e si allontanò di corsa. Notò nell'angolo un barattolo di vernice da cinque chili, e usò quello per darlo in testa allo sconosciuto, in modo da avere poi tutto il tempo di legarlo e aspettare i soccorsi senza che il brigadiere si accorgesse di niente. Piper pensò bene di chiamare sul cellulare Daniele per avvisarlo di aver catturato l'assassino, il demone o qualunque cosa fosse.

- Piper è in pericolo. -
- Non se ne starà con le mani in mano. Sei in grado di muoverti ? -
- No, il medico mi ha dato riposo assoluto per un paio di giorni. Per far fare al cuore il minor sforzo possibile. -
- Va bene. Strano che tu non prema per venire. -
- No, il fatto è che non riesco. Il cuore è pesante, non mi riesco a muovere. -
Suonò il cellulare di Daniele. Da buon idiota si era dimenticato di spegnerlo - Pronto ? Sì. Ah, sei tu ? Dici sul serio ? Perfetto. Chi ? Prue ? No, sta bene, ma dovrà stare a letto per un paio di giorni. Va bene, riferirò. Ciao, ciao. - spense il cellulare levando la batteria - Era Piper. Dice di aver trovato l'assassino. E ti augura di rimetterti presto. -
- Grazie. Adesso andate. Io rimangi qui a riposare. Credetemi, vorrei venire ma proprio non ce la faccio. -
- Non ti chiediamo altro che di guarire, sorellina. -
Dopo aver fatto tutte le cose necessarie, i due tornarono alla cascina, dove Piper aveva curato alla bell'e meglio il brigadiere, lievemente ferita al petto.
- Sorellina! - gridò Phoebe, vedendola china a curare l'altra donna. Le si gettò al collo, quasi non credesse che Piper fosse ancora viva.
- Va tutto bene, Piper ? -
- Sì, Daniele. Ma la tua collega se l'è vista veramente brutta. -
- E' ferita gravemente ? - chiese, indicando il corpo privo di sensi, steso a terra
- No, per fortuna sono arrivata in tempo per salvarla. L'assassino è di la. - indicò con il pollice il trattore FIAT, che stava lì chissà da quanto tempo. Daniele volle controllare personalmente chi fosse, e si avventurò col cuore impazzito, sia per l'emozione di aver risolto i suoi casi, sia per il timore che fosse successo qualcosa. Appena girò l'angolo, i suoi occhi si riempirono di timore e di sorpresa. Mormorò una bestemmia in dialetto, poi chiamò indietro Paola e Fabiana con un fischio - Ragazze! 
Mi sa che siamo in un mare di guai… -
- Come dici ? -
- Vieni un attimo qua dietro… -
- Ma si può sapere cosa… - non finì la frase, vedendo Daniele che faceva roteare un capo della corda che Paola aveva usato per legare il mostro. Era tranciata di netto, senza sfilacciature nella canapa.
- Brutta faccenda. Adesso come facciamo ? -
- Per intanto portiamo via il brigadiere di qui e pensiamo a farla curare. Mi puoi aiutare ? -
- Certo. - disse Paola, intimorita dalla fuga del mostro. Timorosa che potesse tornare nella nebbia e prenderla.
- Ma com'era quel fantomatico fantasma ? -
- Aveva un aspetto orribile. Sporco di fango e di terra, vestito di stracci. Una volta forse era un vestito elegante, un completo giacca e pantaloni, forse. Capelli e barba lunghi, sporchi anche quelli. -
- Sembra un folletto naufrago, da come lo descrivi. - Daniele volle spezzare la tensione, diventata in quegli attimi veramente soffocante.
Una volta caricata la brigadiere sul Pick-up di Daniele, quest'ultimo si apprestò ad uscire dalla Cascina, ma si accorse che il pesante cancello di legno era stato chiuso. Scese fumante di rabbia dal furgoncino e cercò di smuovere il chiavistello di legno di quercia e ferro battuto, ma sembrava quasi bloccato da non si sa cosa. Con ingiurie e bestemmie tentò di muoverlo, ma si stancò soltanto.
- Non si muove… nemmeno di un millimetro, questo animale - disse, col fiato grosso
- Chi diavolo l'ha chiuso ? -
Fabiana e Paola si guardarono in faccia, girandosi nello stesso momento - Guarda che siamo state con te tutto il tempo. Come avremmo fatto a chiuderlo ? E perché, poi. -
- Allora vuol dire che quell'animale ci ha chiuso dentro. Come facciamo adesso ? Avete un telefonino ? -
- Sì, eccolo.- Paola trasse di tasca un vecchio Motorola, grosso quanto un telecomando. guardò sul visore verde smeraldo, ma notò che la ricezione era nulla. - Eppure - commentò confusa - prima prendeva. E' come se fossimo dentro un campo magnetico. -
- Allora vuol dire che quello con cui abbiamo a che vare è un demone. La nebbia si sta alzando. E comincia anche a piovere… - sbuffò, con le mani sui fianchi
- La nebbia ?! - Piper/Paola sbarrò gli occhi, seriamente spaventata - Tutti in macchina, avanti. Il demone attacca solo col favore della nebbia. -
- Se quello che tu dici è vero, allora… - di nuovo il solito fruscio di fronde spostate
- Non considerare, corri. - disse Piper, prendendolo per un braccio e trascinandolo con la forza verso il mezzo. Non appena furono su, iniziarono a cercare un piano. -
- Avete con voi il libro, per caso ? -
- E' nella borsa. Eccolo qui. Da dove cominciamo ? -
La domanda fatidica. Cercarono dentro tutto il libro, fin quando entrarono nella sezione nebbia, dove trovarono un'immagine alquanto brutta. Uno stregone nero come il carbone, con uno sguardo di fuoco. - Questo - proruppe Piper, felice - sembra il nostro amico. E' un demone grigio. Non è un demone come gli altri. Questo non uccide per cattiveria, o per il piacere di farlo. E' costretto a farlo per vivere. Si nutre di cuori umani, e li strappa da giovani uomini e da ragazze. Di solito diventano degli stregoni grigi gli uomini che hanno fatto un patto col diavolo, ma che si sono rifiutati di dare la propria anima una volta ottenuto ciò che desideravano. Allora Satana strappa loro il cuore dopo aver rapito e ucciso i cari delle proprie vittime. Il tutto all'insaputa della vittima, che così spende tutti i suoi capitali al fine di ritrovarli. -
- Così, è come se lui stesso sperperasse inutilmente ciò che ha guadagnato. - concluse Daniele. Dopo un lungo e triste sospiro, continuò - Spiega come levarlo di mezzo ? -
- Attendi un istante… - Piper scandagliò la pagine riguardanti il capitolo dei demoni grigi. Usò il dito come segno e aggrottò la fronte, come era solita fare.. Dopo una lunga e varia ricerca, non ottenne altro che un buco nell'acqua - Non c'è nulla… A parte un suggerimento. -
- Che genere di suggerimento ? -
- Finché la nebbia è fitta, nulla lo può fermare… che suggerimento del cavolo. Come si fa a fermare una cosa come la nebbia ?! - urlò Piper, chiudendo violentemente il libro, in un impeto passeggero di rabbia
- Sorellina, prova a vedere sempre nella stessa sezione. -
Un colpo fortissimo li fece sobbalzare. Il mostro stava cercando di sfondare la portiera anteriore destra del Pick Up. - Sta cercando di portare un attacco. Vuole proprio stanarci. Io scendo, ragazze. -
- Cosa ? Ma sei matto ? - chiese Piper, alzando la voce e spalancando gli occhi
- Sono armato. Lo posso benissimo uccidere. -
Anche Phoebe cercò di trattenerlo, ma Daniele scese comunque. Chiuse dentro le ragazze con un rapido giro di chiave e andò in cerca dell'assassino, nella nebbia e con solo tredici colpi nel caricatore.
- Siamo io e te… Dove sei ? - la cortina grigia gli impediva di vedere bene ance a due metri di distanza. Appena la visibilità si ridusse ancora, Daniele iniziò a sentire il cuore che aumentava il suo ritmo, le mani gli sudavano e faticava a tenere ferma la mano destra - Stai per attaccarmi… Ma dove ? - sentì un fruscio e sparò un colpo in quella direzione. Nulla.
- L'ho mancato… Però so cosa vuol fare. -
Ancora fruscii. Uno più deciso degli altri fu il campanello d'allarme. Daniele si gettò a terra, ma non riuscì più a vedere il suo bersaglio. - Accidenti a lui, Dove sei, adesso ? E' troppo veloce. Non lo vedo. -
Ancora vari brusii che diedero un'approssimativa posizione del suo nemico
- Calmati, Daniele. Senti il rumore. Ora saprò come fare. Eccolo. Dietro di me! .
Si girò, ma era troppo tardi. Il coso l'aveva preso alla sprovvista e spinto a terra. Lottarono avvinghiati, finché Daniele non lo spinse via con un calcio allo sterno. La creatura si rialzò con un ringhio animale.
< Che faccio ora, senza pistola ? Spero che … Sì. Eccolo. > da una tasca interna della giacca trasse un piccolo coltello svizzero multiuso, col quale ingaggiò un combattimento con la creatura - Spero di non ucciderlo, altrimenti ci andrò di mezzo io… -
Il mostro attaccò, Daniele rispose con un fendente, ma la bestia era troppo forte, e nonostante una lama di coltello nella gamba, continuò lo stesso a ferire Daniele con le sue unghie.
La situazione ormai era critica, anche se non disperata. Daniele tentò di scollarsi di dosso l'animale continuando a dargli dei cazzotti in faccia…
< E' troppo forte… Stavolta non me la cavo… >
Lottò fino all'ultimo, ma ormai stava perdendo l'uso della vista a causa delle ferite…

La situazione ormai era critica, anche se non disperata. Daniele tentò di scollarsi di dosso l'animale continuando a dargli dei cazzotti in faccia…
< E' troppo forte… Stavolta non me la cavo… >
Lottò fino all'ultimo, ma ormai stava perdendo l'uso della vista a causa delle ferite…
< Il coltello… Il coltello… > cercò di riafferrarlo, ma non riusciva più a trovarlo < E' fatta, stavolta… E' bene che mi penta per tutto, allora… >
Qualcuno prese il mostro e lo scaraventò da una parte. - Stai bene ? - gli chiese qualcuno, ma lui non rispose - E' svenuto. -
- Non dovevi interferire. Ora vedrai cosa succede a chi interferisce. - attaccò anche il nuovo venuto, che si fece trovare pronto con una pistola in mano. La pallottola, colpì il mostro al petto. - E finita…- e cadde al suolo senza forze

- Hmm… -
- Phoebe. Guarda. Sta aprendo gli occhi. Daniele. Daniele. Come stai? -
- Male. Sei tu, Piper ? Non vedo nulla. -
- Lo so. Ti hanno messo sugli occhi delle bende. I tuoi occhi sono stati rovinati, ma guariranno in pochi giorni. Sforzati di usarli il meno possibile. -
- Ma dove sono ? -
- Sei insieme a me, caro mio. Reparto chirurgia.
- Prue ? Mi hanno messo nella tua stessa stanza ? Ma cosa centri tu con il mio reparto ? -
- Semplicemente non resistivo all'idea di rimanere in un letto, così sono fuggita e sono tornata alla cascina in taxi. Vedendo il cancello chiuso, ho scavalcato e sono venuta a cercarvi. Ho visto che eri in difficoltà, ho raccolto la tua pistola e ho sparato un colpo a bruciapelo al demone. Sfortunatamente mi ha anche colpito alla pancia, quindi ecco il perché dell'essere nello stesso reparto. -
- Capisco. Ma adesso lui dov'è ? -
- Il mostro ? Hanno detto che l'avrebbero trasferito subito a San Vittore, credo si chiamasse. -
- Non vuoi sapere con chi avevamo a che fare ? -
- Penso già di saperlo, ma mi sembri così eccitata dal dirmelo… -
- Già. Caso strano, era proprio il proprietario di Cascina Aurora. Dopo la bancarotta, era veramente diventato una creatura che per vivere ha bisogno di cuori umani. -
- Caso risolto velocemente e bene. Siete poliziotte nate. Vorrei che vi fermaste ancora. -
- Ci restano altri sei giorni. Potremmo esserti ancora utili. -
- Ora non voglio pensare al lavoro. Pensiamo a riprenderci prima di domenica. -
- Domenica ? C'è qualcosa di speciale domenica ? -
- Sicuro. Non vorrete mica che mi perda la partita, vero ? -
- Ancora ? Ma non c'è appena stata ? - chiese Piper
- Eh, penserete mica che i campionati durino una partita ? Ce ne sono da fare trentaquattro, e siamo solo a metà stagione. Ma come li giocate voi, i campionati di basket ? -
E con un divertente e fervente discussione sullo sport si chiuse la prima delle giornate delle Halliwell in Italia.

 
Scritto da MoonWalker


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