Streghe Italia Fan Fiction

BUGIE


Riassuntino: Nelle alte sfere del bene, girano voci che Belthazor sia ancora vivo e Loro, hanno la netta sensazione che Phoebe sia coinvolta.

Data: Dal 20 al 24 Aprile 2001 (decisamente quello che ho scritto in meno tempo!)

Adatto: a tutti, senza riserve

Disclaimer: Si ricorda che tutti i diritti del racconto sono di proprietà del sito “Streghe Italia” e che tutti i personaggi di “Streghe – Charmed” sono di proprietà Warner Bros Television / Spelling Entertainment e sono utilizzati senza il permesso degli autori e senza fini di lucro.

Perché
Siamo liberi solo nei sogni

                        (Fino al cielo - Syria) 

Un altro sogno ancora, uguale a quello di ieri, della notte prima, e della notte prima ancora. Ormai non ricordavo neanche quando avevo cominciato a farlo, probabilmente era tutta una vita che la notte non vedevo che lui. Si avvicinava sorridendo, con la giacca in pelle che gli sventolava sui fianchi, mossa dalla sua camminata e da una leggera brezza. Io mi sentivo svenire dalla felicità di rivederlo. Lui era sempre più vicino, ormai a un passo da me, allungava il braccio e mi circondava in un tenero abbraccio. Allora mi stringevo a lui, gli dicevo quanto mi era mancato, e che non avrebbe mai più dovuto sparire per così tanto tempo dalla mia vita. Lui rispondeva ogni volta allo stesso modo: faceva scorrere il dito sul mio profilo, mi alzava leggermente il viso e mi baciava teneramente. Mi svegliavo! Sempre in questo maledettissimo punto, mi svegliavo, tra le coperte, da sola, e Cole lontano da me! 

La sveglia segnava appena le 6 di mattina, ma sarebbe stato inutile anche solo tentare di riaddormentarmi, lo sapevo. Mi alzai e dall'armadio presi una magione e un paio di jeans che infilai saltellando per la stanza. Sorrisi, se solo qualcuno avesse potuto vedermi… scesi e decisi di preparare una colazione degna della corona inglese: latte e cereali! (d'altronde era Piper il cuoco di famiglia, mica io!)

Piper scese poco dopo. Aveva delle occhiaia che la rendevano quasi irriconoscibile. "Sorellina, tutto ok?" "Eh?!?" Sembrava uno zombie. "Stai bene Piper?" Ripetei "No, veramente sono stanca morta, sono tornata dal P3 circa un'ora fa, sono crollata sul letto e mi sono dimenticata di spegnere la sveglia" "Perché non torni a dormire un po', non mi sembri in grado di combinare niente in queste condizioni" Lei abbozzò un sorisetto ironico prima di elencarmi tutte le cose che aveva lasciato a metà al locale dopo la serata pazzesca della sera prima. C'erano stati i Blink 182 e i tre ragazzotti si erano talmente divertiti che si erano concessi più di qualche bis, non solo di canzoni, infatti due ore dopo la fine del concerto il loro manager li aveva trovati ubriachi, distesi nel retro. Da qui poi, tutta una serie di problemi che l'avevano costretta a fare le 5. Il suo tono era arrivato quasi alla disperazione.
Mi alzai e andai ad abbracciarla. Se c'era una cosa che sapevo riconoscere bene era quando il momento in cui mi toccava fare il mio dovere di buona sorella e quello rientrava in un caso tipico. Piper si appoggiò alla mia spalla e rimase così, semi-addormentata. La trascinai quasi di peso fino al divano (le scale non sarei proprio riuscita a fargliele fare), la coprì e lei rispose con un mugolio di approvazione. 

Passò un'ora e Prue non dava cenni di volersi alzare. Solo allora io mi ricordai che quel giorno non aveva servizi in programma. Dato che tutte e due le mie sorelline si stavano prendendo un meritato riposo e che io ero rimasta indietro con lo studio per il prossimo esame (fra l'altro uno di quei bei mattoncini che ti riempiono di incubi per mesi finché non te li togli dai piedi in un modo o nell'altro), decisi di andare in biblioteca a finire di studiare.

Ovviamente, era deserta e per questo mi guadagnai lo sguardo incredulo del segretario che non si aspettava di vedere capitare qualcuno alle 7 di mattina. "Sa com'è, l'amore per la conoscenza…" Gli dissi passandogli davanti. Sorrisi. Forse, allora, avevo ancora un po' del mio buonumore! 

Presi il mio block con gli appunti e mi misi a risistemarli. Ero sempre stata una casinista e ovviamente i miei appunti riflettevano questa mia personalità. Tra accenni a Pascal e Cartesio affiorava qualche fiorellino disegnato nei momenti in cui la mia testa si rifiutava di pensare, e un nome incessantemente compariva sul fondo di ogni foglio. Scritto in maiuscolo, minuscolo, stile murales, corsivo, piccolo o grande, era sempre quello: Cole! Ancora una volta mi ritrovai a pensare alle sue braccia forti ma gentili, ai dolci lineamenti del suo viso, ai suoi muscoli che mi facevano impazzire, a quegli occhi in cui mi perdevo, occhi che avevano su di me un potere incredibile. 

Sei come un'onda che ribatte e sbatte dentro di me
Mi hai già port
ato al largo dove un appiglio non c'è 
Non posso più tornare indietro non conosco la via 
Non voglio più tornare indietro e stare senza di te

                        (Se ci sarai - Lunapop) 

Non sopportavo più di stargli lontana, ma cosa potevo fare? Avrei tanto voluto parlare con Piper, dirgli che lui era ancora vivo, che mi amava, che mi aveva salvato la vita, che era buono e soprattutto che ero certissima che lui fosse l'uomo della mia vita, ma avevo paura che questa volta lei non mi avrebbe capito e, d'altronde, non potevo neanche pretendere che lo facesse. Insomma, lui stesso aveva ammesso di aver provato a ucciderci, lui era Beltazor, e… Troppo difficile da spiegare. Fermai il tentativo a metà. Se non riuscivo a trovare le parole nemmeno nella mia mente, tantomeno sarei riuscita a trovarle davanti a Piper. Ero destinata a soffrire in silenzio, e cosa più terribile, da sola. Dal fondo del block presi un foto di Cole ritagliata da un giornale. Ebbi una premonizione. 

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Mal di testa, stanchezza, mi sembrava di aver scalato l'Everest solo qualche minuto prima. Mi rigirai e il mio naso andò a sbattere contro qualcosa. Controvoglia aprì gli occhi, ma dov'ero? Mi tirai su, sui gomiti. In salotto. Lentamente i ricordi si fecero vivi. Phoebe mi aveva portato li mentre stavo cascando dal sonno ma io… io dovevo fare qualcosa… il P3!!!
Un'occhiata veloce all'orologio: mio Dio, le 9! Forza Piper, uno, due e… tre. Mi alzi con uno sforzo di volontà. Il mondo ti aspetta, la vita va avanti, e tra quindici minuti devi incontrare il manager di Craig David, forza, muoversi!!! 

Stavo cercando in preda ad una crisi isterica le chiavi della mia auto quando Prue, ancora sonnecchiante, scese a basso. Non si era degnata nemmeno di vestirsi, quella pelandrona se ne sarebbe stata tutto il giorno in pigiama, davanti alla tv o sul divano, gironzolando per casa senza niente di niente da fare. Come la invidiavo. 

"Piper? Come mai ancora qui?" Mi chiese entrando in cucina "Piccolo contrattempo, mi sono riaddormentata, devo correre subito al P3, sono in ritardissimo, ti voglio bene, non oziare troppo, passo e chiudo!" Dissi di corsa dopo che, finalmente, avevo trovato le mie chiavi dietro la scatola dei cereali sul tavolo: era stata opera di Phoebe, di sicuro! Avrei dovuto ricordarmi di dirgliene quattro appena mi fosse capitata a tiro. 

Come la solito quando avevo fretta, l'intera San Francisco sembrava essersi messa in strada. I miei occhi si muovevano incessantemente da una parte all'altra, alla ricerca di uno spazio per avanzare, (magari con un sorpasso degno di ritiro di patente) ma ovunque mi voltassi non vedevo altro che abitatori di un mondo balordo, automobilisti folli, pedoni imbecilli e idioti allo stato brado. (P.S. Questa è una piccola citazione di un grande genio, chi la riconosce vince una bambolina J).
Cominciai a tamburellare nervosamente sul volante, poi passai, senza quasi rendermene conto, a fare un monotono suono a labbra chiuse e, dopo un quarto d'ora in cui avevo fatto si e no 300 metri, non riuscì a trattenermi e cacciai un urlo. Nessuno mi sentì, o quasi, visto il rumore esterno, ma qualcuno si voltò comunque guardandomi come se fossi stata una pazza. Proprio una bella giornata, non c'era niente da dire, proprio una bella giornata!

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Sola, finalmente sola. Andai di sopra e l'acqua calda cominciò a riempire la vasca. Ero una stacanovista, e lo sapevo, in effetti anche quella mattina la prima cosa che avevo pensato vedendo la sveglia era stata che ero in ritardo per il lavoro. Da tempo immemore, ormai, non mi prendevo una sosta, ma quel giorno ero decisa a rilassarmi e a recuperare tutto quello che avevo perso. Programma quotidiano: assolutamente niente!
Andai in camera, per quel giorno niente vestiti eleganti, niente di clamoroso, semplicemente la mia cara vecchia T-shirt scolorita e i miei comodi pantaloni della tuta. Niente caccia a ragazzi, niente demoni che tengano, niente fotografie di nessun genere, oggi solo relax! 

Affondai tra le bolle del bagnoschiuma, con la radio in sottofondo dalla camera di Phoebe (aveva uno stereo a dir poco sensazionale, era una delle cose a cui teneva di più, secondo forse, solo al Libro delle Ombre). Chiusi gli occhi appoggiando la testa al bordo della vasca e mi misi a canticchiare. Non lo facevo quasi mai, ma ero sola, e nessuno avrebbe potuto sentire le mie stonature. 

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"No!" Sussurrai senza avere la forza di parlare e quasi neanche quella per respirare. Cole. Cercai di pensare con calma, ma era impossibile, sentivo ancora il suo sangue sulla mia pelle e il rumore della sfera di energia che lo colpiva mi rintronava la testa.
Non era stata solo una premonizione, io avevo vissuto tutto, soprattutto lo straziante dolore di vedere morire l'uomo che amavo senza poter far niente.
"Signorina sta bene?" "Eh?" Il bibliotecario di turno si era avvicinato a me con aria preoccupata. Solo allora mia accorsi che stavo tremando. "Si sente bene? - Chiese di nuovo. - Vuole che le porti un bicchiere d'acqua?" "No, grazie, sto bene, è stato solo un attimo" "Forse è meglio se va a casa, credo che l'amore per la conoscenza possa aspettare" Mi disse sorridendo. "Già, credo abbia ragione, grazie ancora." Raccolsi la mia roba e uscì. 

L'aria fresca ebbe un benevolo effetto. Rimasi seduta sul muretto all'esterno finché il tremito alle mani si calmò a sufficienza per poter guidare senza il rischio di un incidente. Non potevo proprio permetterlo adesso, soprattutto considerato il contenuto della mia visione.
Eravamo entrambi in un bosco, finalmente uno vicino all'altro, sembrava quasi una scena dei miei sogni, ma poi dietro noi era sbucato un demone. Io avevo appena fatto in tempo a vederlo con la coda dell'occhio, e Cole non si era accorto di niente. In un attimo il demone aveva concentrato nella sua mano una sfera di energia e l'aveva scagliata contro Cole. Solo per un istante avevo potuto vedere il suo viso, e l'espressione che vi era dipinta era di dolore, paura, poi c'era stata come un'esplosione. Il suo corpo era esploso e io mi ero ritrovata ricoperta del suo sangue e di piccoli brandelli rossi di Belthazor.
Di sicuro quella era una delle premonizioni più traumatiche che avessi mai avuto. 

Nella mente avevo stampate indelebilmente le sembianze del demone-assassino nonostante l'avessi guardato solo per un secondo. Avevo come una sensazione di dejavù, sapevo di averlo già visto prima, sul Libro delle Ombre. Probabilmente la sorgente aveva scoperto che Cole era vivo e aveva voluto punirlo per il suo tradimento, ma io gli avrei impedito di farlo. Finalmente più calma, salì in auto e mi diressi verso casa. 

Il mio primo istinto, varcando la porta sarebbe stato quello di urlare "Sorelline a rapporto, premonizione con demone!" Ma per fortuna le parole mi si bloccarono in gola. Cosa avrei dovuto dire "Scusate se non ve l'ho detto prima, ma non ho ucciso Cole, e lui ora è nei guai. Dovete darmi una mano a distruggere il demone che lo insegue!" No, decisamente non sarebbe stata una cosa intelligente da fare. Dovevo cavarmela da sola, dovevo andare in soffitta, consultare il fidato Libro, trovare una formula e il nascondiglio del demone e poi tutto sarebbe stato facile. In fondo l'avevo fatto tante volte, potevo cavarmela senza problemi, o almeno così speravo. 

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Era tutto come l'avevo lasciato, e non era certo un bene. Le sedie sparse, il bar da rifornire,  la cassa da svuotare. Erano solo le 10 di mattina e io avevo già un mal di testa che mi martellava le tempie incessantemente. Andai nel mio ufficio a prendere un aspirina e fu li che la mia giornata riprese una bella piega, per circa trenta secondi, giusto il tempo che Leo, il mio Leo, mi apparisse davanti.
"Amore, finalmente, non sai che giornata! - Lui mi abbracciò ma senza il solito entusiasmo - Che c'è, qualcosa non va?" Chiesi sapendo che la risposta mi avrebbe rovinato ulteriormente il proseguio della giornata.

Lui aveva gli occhi da cagnolino bastonato e un visetto dispiaciuto. Per un momento mi dimenticai che era messaggero di tristi notizie, e provai solo l'impulso di consolarlo con lungo e appassionato bacio. Poi lui cominciò a parlare "Piper, mi dispiace, so che non è il momento nigliore, ma…" Lo guardai esitare, sembrava essere qualcosa di serio, molto serio, e in effetti, come ebbi a scoprire in seguito, lo era! 

"Dai, dimmi, cosa c'è?" Chiesi "Vedi, si tratta di Phoebe…" "Phoebe? Le è successo qualcosa?" "No, no, ma i miei capi sono preoccupati!" "Perché? Avanti Leo, non tenermi sulle spine!" "Ecco, loro hanno dei sospetti su di lei!" "Sospetti? Che tipo di sospetti?" "Riguardo a Cole" "Ma Phoebe l'ha distrutto, non è stato facile, ma l'ha distrutto!" "Loro non ne sono convinti. Lassù girano delle voci, non è niente di certo, ma si dice che Belthazor sia ancora vivo" 

"Non e possibile, mi rifiuto di crederlo!" Mi girai verso la parete. Non avrei mai dato a vedere che in fondo, molto in fondo a me stessa, avevo pensato più di una volta che Phoebe non l'avesse mai ucciso, ma lei non aveva mai detto niente e io avevo fatto tacere il mio sesto senso. Phoebe era mia sorella, le avrei creduto sempre! "Piper, so che è difficile e ti ripeto che nessuno è sicuro di niente, ma Loro vogliono controllare. Se Phoebe avesse fatto davvero una cosa del genere… beh, sarebbe molto grave!" "Grave quanto?" "Tanto da essere considerata una strega ribelle! Vedi, il compito delle streghe buone è quello di sconfiggere i demoni, non di salvarli!" "Ma anche se, e bada bene che dico se, Phoebe l'avesse salvato, verrebbe dire che Belthazor ha anche un lato buono. Cosa ci sarebbe di male in questo?" "Oh Piper, se Phoebe ha creduto nell'amore di Belthazor e nel suo lato buono, non significa che questo esista veramente. So per esperienza che i demoni sono ottimi attori" Mi si avvicinò e io mi abbandonai tra le sue rassicuranti braccia sperando dal profondo del mio cuore che Phoebe non avesse mentito riguardo quella storia. "Cosa succederà se Belthazor è ancora vivo?" Leo non rispose subito. Tra noi ci fu un attimo di inquietante silenzio. "Io sono anche il suo angelo bianco, non permetterò che le succeda a niente." "Non hai risposto" Si staccò un po' da me per guardarmi in viso. "Non pensarci adesso - Mi disse cercando di sembrare rassicurante - Sono sicuro che non c'è niente di cui preoccuparsi" 

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D'improvviso, ebbi come la sensazione di non essere sola. Aprì gli occhi e mi guardai intorno. Forse era a causa dei molti demoni che ci attaccavano senza neanche mandarci un bigliettino di preavviso, ma ormai avevo imparato a fidarmi di queste mie estemporanee sensazioni. "Phoebe?" Nessuna risposta "Piper?" Ancora niente. Presi l'accappatoio e uscì dalla vasca. Misi la testa oltre la porta per sbirciare: il corridoio era deserto, ma io sapevo di aver sentito qualcosa. Lo stereo si spense. 

Andai cautamente verso la stanza di Phoebe e aprì la porta con il mio potere, pronta a utilizzarlo su qualunque intruso che mi fossi trovata davanti ma…
"Phoebe?" "Prue? Ma hai voglia di farmi finire addosso a un muro?" "Scusa io… ehi scusa, ma cosa ci fai tu a casa?" "Io? Eh… non stavo tanto bene e ho deciso di tornare per riposarmi un po!" "Che c'è? " "Niente di grave, non ti preoccupare, è solo che in questo ultimo periodo ho studiato troppo. Tu piuttosto, eri nel mezzo di un bel bagno, mi sembra" "Già, mi hai fatto quasi prendere un colpo, pensavo che fosse un demone o qualcosa del genere." "E invece ero solo io, che delusione eh?" "Spiritosa. Ok, io torno di la" Dissi lasciando la stanza "Goditi il tuo giorno di riposo" "Stai sicura che lo farò" 

Avevo idea che qualcosa, per Phoebe, non andasse per il verso giusto, che fosse preoccupata per qualcosa. Forse avrei dovuto tornare indietro e chiedere ulteriori spiegazioni, e se si fosse trattato di Piper probabilmente avrei fatto così, ma Phoebe non si sarebbe aperta se mi fossi ripresentata da lei chiedendo di saperne di più, anzi, probabilmente avrei ottenuto l'effetto opposto. Se voleva parlare, sapeva dove trovarmi. 

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"Allora che si fa?" Chiesi a Leo "Per prima cosa dobbiamo trovare Phoebe e chiederle cosa sia davvero successo. E' soprattutto per questo che sono venuto subito ad avvertire te. Forse sei l'unica persona a cui troverebbe il coraggio di dire la verità." "Leo, io non la voglio conoscere se questa potrebbe metterla nei guai!" "Piper, se io saprò la verità, potrò proteggerla" "Ti prego, non mettermi in una situazione del genere" "Ho bisogno di te Piper!" Mi disse con tono quasi implorante. 

Davanti a me non vedevo vie d'uscita: tradire mia sorella o l'uomo che amavo? In qualunque dei due casi, non sarei mai riuscita a guardarmi più allo specchio. Ormai avevo le lacrime agli occhi e in me la speranza che Phoebe avesse realmente ucciso Belthazor era solo la flebile fiamma di una candela senza più cera da consumare, che presto si sarebbe spenta per sempre. 

"Ok, provo a chiamarla al cellulare!" Afferrai la cornetta del telefono e composi il numero, ma mi rispose la meccanica voce dell'operatore telefonico che mi informava che il cliente da me cercato era al momento irraggiungibile. "Niente - Lo informai - Proviamo ad andare a casa, forse è li" Uscimmo dalla stanza e io mi ritrovai di fronte il desolante spettacolo del mio locale da sistemare. Per fortuna, come se fosse un dono mandato dal cielo (o forse da Loro) in quel momento arrivò Jonathan, il cameriere. Quella mattina si era presentato prima del solito per darmi una mano, e mai aiuto fu più gradito. Gli affidai il locale dopo averlo abbracciato e ringraziato sotto lo sguardo un po' geloso di Leo. 

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Prue se ne andò quasi subito, fortunatamente: non potevo perdere tempo con lei. Sembrava non essersi accorta di niente e questo era un altro punto in mio favore, un passo in avanti verso il mio obbiettivo che dovevo mantenere segreto. Sentì la porta del bagno richiudersi e mi precipitai fuori, verso la soffitta. Una rapida scorsa al Libro mi fu sufficiente per trovare la pagina che cercavo. Ormai ero una vera e propria esperta.
Riconobbi l'immagine di quello che sembrava solo un uomo sui quarant'anni, con una lunga cicatrice che gli solcava tutta la guancia destra, i capelli ricci e radi sulla testa, le orecchie leggermente a punta e lo sguardo agghiacciante come può esserlo solo quello di un uomo senza pupille come lui. 

' Trexatas: La sua origine risale al medioevo quando l' alchimista Joel, tentando di creare un suo clone, gli donò la vita. L'esperimento fallì, almeno in parte. Joel morì durante il trasferimento dei suoi poteri a Trexatas che da quel momento divenne un demone errante sulla terra. Per molto tempo non fece del male a nessuno, incapace di trovare il suo vero spazio nel mondo, fino a che la sorgente si accorse delle sue enormi potenzialità e lo reclutò tra le sue file. Tempo un centinaio d'anni e al suo nome furono associati indicibili massacri che lo resero temibili persino agli occhi dei suoi simili. Il suo potere principale consiste nel creare sfere di energia di incredibile potenza, capaci di distruggere una persona con irrisoria facilità.' 

Allegria! Il Libro come al solito portava solo le cattive notizie e non un modo per distruggere quel maledetto demone. Non importava, avrei fatto a modo mio: una formula, una pozione, qualcosa mi sarebbe venuto in mente. Ora che sapevo con chi avevo a che fare, non mi sarei fatta sorprendere e avrei risolto la situazione. 

Presi una cartina e il cristallo per cercare il demone. Non fu un'impresa facile, ma dopo diversi tentativi finalmente la pietra si fermò sopra quella che era chiamata il Colle del diavolo (vedi un po' i casi della vita!). E così anche questa era fatta: mancava solo la pozione! 

Scesi in cucina mentre Prue era ancora in bagno, aprì l'armadietto in alto a destra, quello in cui tenevamo tutte le erbe dedicate a questi scopi e, fidandomi del mio istinto e basandomi sulle pozioni che in passato avevo già preparato, mischiai due o tre cosette, creando un impasto giallastro decisamente poco invitante. 

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Parcheggiai nel vialetto e scendemmo tutti e due. Dentro di me speravo di non trovarla in casa, volevo ancora un po' di tempo prima di affrontare la cosa, volevo essere pronta a tutto, volevo essere sicura che avrei fatto la scelta giusta.
Entrammo e in quel momento Prue scese le scale. "Piper, Leo? Anche voi? Credevo che avrei avuto la casa tutta per me!" "Scusa, non volevamo disturbarti" "E' successo qualcosa?" Domandò.
Prima che Leo potesse rispondere, lo feci io. "No, niente, sto solo cercando Phoebe" "Beh, allora sei nel posto giusto. Phoebeeee! - Urlò. Lei non rispose - Non capisco, era qui fino a un attimo fa!" "Ok, fa niente, non era una cosa così urgente" "Sicura? Quando siete entrati sembravate in assetto da guerra!" "In effetti io lo ero - Mentì - Mi ha lasciato senza benzina l'auto, volevo farla a pezzettini." "Come al solito, non cambierà mai!" Disse sorridendo lei.
Leo mi guardava in modo strano, ma non si sarebbe intromesso. "Ok, sarà meglio che vada, la mia rabbia dovrà aspettare" Dissi tanto per continuare a reggere il gioco della finzione "Non te la prendere troppo, sai che è fatta così!" "Già. Ci vediamo dopo" 

In auto Leo rimase in silenzio. "Beh, non mi chiedi perché ho mentito?" Gli domandai Non volevo fare l'invadente" "Ah, davvero? Ok" Ma lui mentiva spudoratamente e dopo meno di dieci secondi riprese "Ok, voglio fare l'invadente: perché hai mentito?" "Non voglio che anche Prue sia messa in mezzo in questa storia: è già abbastanza difficile così per me, non ho bisogno di altre preoccupazioni!" "Non ti è passato per la testa che ha il diritto di sapere cosa sta succedendo e che potrebbe aiutarti?" "No - Risposi determinata - Lei non deve entrarci. Ce la vedremo da soli." "Ma se Phoebe…" "Sono pronta a scommettere la vita che Phoebe non ha fatto niente di male!" "Bene, perché è quello che stai facendo!" Mi disse e le sue parole suonarono come un qualcosa di profetico. 

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Un'ora d'auto ed ero arrivata a destinazione. 
Nella parte più esterna il bosco era spoglio, per lo più costituito da alberi vecchi e malaticci di cui molti già segnati e pronti per l'abbattimento. All'interno, invece, la vegetazione si faceva più fitta e i rami degli alberi sempreverdi ostriuvano in gran parte il passaggio sul sentiero. Con un po' di fatica mi addentrai alla ricerca di Cole, ma soprattutto di Trexatas. Non posso negare, però, che il pensiero di rivedere l'uomo che amavo mi facesse battere il cuore come dopo una lunga corsa. Avevo aspettato quel momento per tanto, ma dovevo rimanere concentrata perché altrimenti avrei rischiato di perderlo per sempre. 

La Collina del diavolo era abbastanza grande e durante la stagione della caccia era l'unico posto in città dove gli appassionati di questo sport potessero praticarlo. Un paio di rifugi si trovavano uni due versanti della collina e, con molta probabilità, Cole si trovava li. 

Girai senza una precisa coscienza di dove stessi andando, ma alla fine le mie gambe mi portarono alla meta. Una costruzione in legno, piccola, con una terrazzina sul davanti e una vecchia sedia a dondolo fradicia di pioggia. I vetri erano impolverati e al suo interno sembrava non esserci vita. Sconsolata pensai che probabilmente Cole si trovava nell'altro rifugio quando nel buio della stanza vidi un movimento furtivo, appena percettibile. 

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Mi stavano fregando, ora ne avevo l'assoluta certezza. Piper e Phoebe mi nascondevano qualcosa! L'avevo intuito più che altro dal comportamento imbarazzato di Leo. Non aveva fatto niente di particolare, ma mentre Piper mi stava parlando del perché stava cercando Phoebe, la sua espressione era cambiata e, nonostante poi avesse cercato di riprendere una parvenza normale, dai suoi occhi traspariva comunque inquietudine. 

Addio giorno di relax! Vista l'atmosfera misteriosa, qualcosa bolliva in pentola. Mi scervellai per un po' tentando di capire quale fosse l'arcano segreto che mi nascondevano e, non riuscendo a trovare risposta, decisi di chiedere aiuto alla magia. Salì in soffitta e dopo una lunga ricerca trovai l'incantesimo che faceva al caso mio. 

" Perché il mondo non abbia segreti
  invoco le antiche dee del sapere
  che le catene della volontà umana 
  si spezzino al mio desiderio
  e io possa conoscere ciò che mi viene celato "

Una nebbia mi avvolse, dapprima rada, poi sempre più fitta, sembrò entrarmi nella testa. Chiusi gli occhi e da lontano mi giunse la voce di Piper e Leo.
Parlavano di qualcosa in cui non dovevo essere coinvolta. Piper sembrava preoccupata e continuava a ripetere che Phoebe non avrebbe mai fatto niente di male.
Come era venuta, la nebbia cominciò  a diradarsi, e le parole mi giunsero sempre più indistinte, ma ormai avevo saputo abbastanza. Abbastanza per preoccuparmi, abbastanza per sentirmi tradita, abbastanza per cercare un modo per raggiungere le mie sorelline velocemente. 

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"Dove sarà?" Domandai "Non lo so" "Come non lo sai, tu non potevi sentire la nostra presenza sempre e comunque?" "Beh, vedi, quando Loro ci hanno permesso di stare assieme hanno attenuato un po' questo potere nei vostri confronti. Hanno pensato che se ti avessi sentito ogni istante della giornata, sarei tornato troppo spesso da te" "Ma bravi! E così, adesso che mia sorella è nei guai, tu non puoi nemmeno rintracciarla!" Dissi battendo i pugni sul volante. "Stai calma Piper, non risolverai niente in questo modo." "Oh si che risolverò qualcosa, perché tu adesso, mio bell'angioletto, te ne vai dai tuoi capi, fai la voce grossa e gli dici che i tuoi poteri ti sono indispensabili e che non puoi fare il tuo lavoro in queste condizioni!" "Ma Piper…" "Vai!" Dissi senza possibilità di repliche. 

Leo scomparve nella sua solita 'nuvoletta' azzurra ma io non rimasi sola a lungo. Senza nessun preavviso, cogliendomi di sorpresa tanto da farmi fare un salto sul sedile dell'auto, accanto a me comparve Prue, o meglio, la sua proiezione astrale. 

"Prue! Vuoi farmi prendere un colpo?" "Te lo meriteresti!" "Eh?" "Maledizione Piper, cosa mi stai nascondendo riguardo Phoebe? Cos'è la cosa in cui non devo essere coinvolta?" "Ma tu come lo sai?" Domandai sorpresa "Non è importante, tu rispondi solo" "Prue, senti io non volevo farti preoccupare per qualcosa che si risolverà in niente…" "Non tentare di ingannarmi di nuovo. Questa volta, almeno questa volta, dimmi la verità" 

Sospirai. Colta sul fatto. Troppo preoccupata a risolvere il dilemma se tradire Leo o Phoebe, non mi ero resa conto di aver fatto un enorme torto a Prue. Io volevo solo risparmiarle quella sofferenza ma evidentemente avevo sbagliato. Riassunsi tutta la storia e dalla sua espressione capì che anche lei aveva intuito che Phoebe non aveva mai trovato il coraggio di uccidere Cole. "Ok, dobbiamo trovarla prima che Loro si facciano strane idee!" "Leo sta provando" "Bene, ma sarà meglio che ci provi anch'io. Prima di uscire Phoebe ha usato il cristallo per trovare qualcuno. Magari riesco a capire dov'è andata" "Bene, prova, e appena sai qualcosa chiamami e io andrò li" Prue sparì e questa volta rimasi sola davvero. 

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Aprì cautamente la porta che scricchiolò leggermente. L'aria era viziata e non cerano luci, il divano era ancora coperto con un telo bianco. Pensai che la mia ansia mi avesse fatto immaginare qualcosa che in realtà non c'era stato, quando una mano mi prese alle spalle. Ancora una volta le lezioni di autodifesa si rivelarono utili: colpì il mio aggressore a un fianco con una gomitata e poi lo rovesciai sul pavimento davanti a me. Ero pronta a colpirlo nuovamente quando un raggio di sole gli colpì il viso e lo riconobbi. 

Can I tell you that I, I never felt like this?
This pain, I can't ignore
I want you back, and I'll never let you go

                        (One More Chanche - Anastacia) 

Invece di colpirlo mi gettai su di lui per baciarlo. Ero così felice di vederlo li, vivo e vegeto. Gli passai una mano sul viso più volte assaporando la sensazione di averlo ancora tra le mie braccia. Nessuno di noi due parlava, sarebbe stato superfluo, noi potevamo capirci al volo, solo con uno sguardo. 
"Come mai sei qui?" Mi chiese senza smettere di sorridermi "Vorrei dirti che era solo perché mi mancavi, ma in realtà è perché ho avuto una premonizione. Ti ho visto morire!"
Lo dissi con una tale calma da sconvolgere persino me stessa. La verità era che quando stavo con Cole niente sembrava brutto o irrisolvibile. Era come se la sua sola presenza bastasse a garantire un lieto fine a tutto. 

"Hai riconosciuto il demone?" Annuì "Chi era?" "Trexatas" "Dovevo immaginarlo" "Lo conosci?" "Diciamo che è… un amico d'infanzia!" "Begli amici che hai!" Gli dissi sarcastica. "Si, devo cambiare un po' il mio giro di frequentazione, pensavo di passare alle streghe! - Sorrise - Comunque basta scherzare adesso. Voglio che tu te ne vada!" "Cosa? Ma sei impazzito? Io mi faccio in quattro per trovarti e tu vuoi che me ne vada?" "Trexatas è pericoloso, tu non sai quanto!" "Oh, si che lo so: il Libro delle Ombre gli ha dedicato un intera pagina" "Bene, motivo in più perché tu gli stia lontana" "Neanche per idea, se non faccio qualcosa lui ti ucciderà!" "E se invece fai qualcosa lui potrebbe uccidere te e io non voglio correre questo rischio" "Non ti preoccupare, ho qui la pozione che lo distruggerà una volta per tutte" "Pozione? Dove l'hai trovata?" "Segreto professionale!" "Ma funzionerà?" "Si, funzionerà!"

"Ok, vengo con te!" "No, devi rimanere qui, è meglio non rischiare visto che nella premonizione eri con me" "E cosa dovrei fare, stare qui ad aspettare? Neanche per idea, voglio darti una mano!" "Ti dimentichi che io sono una strega buona, uccidere i cattivi è il mio lavoro, non corro rischi" "Non…" Niente storie, tu rimani qui e basta!" Dissi imperativamente, poi uscì e mi inoltrai nuovamente nel bosco. 

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Ero arrabbiata? No, decisamente di più: ero furiosa! Phoebe mi aveva mentito riguardo a Cole e ora rischiava seriamente di venir punita da Loro, e questa non era certo una bella cosa! Non potevo nemmeno immaginare cosa le sarebbe successo se Belthazor fosse stato ancora vivo. Loro erano una forza temibile, spietata, forse una delle poche cose di cui io avessi veramente paura. Sembravano provare un certo sadico piacere nel vederci soffrire, non tanto per quanto riguardava i demoni o comunque la nostra attività di streghe, ma proprio nella nostra vita privata. Ricordavo la volta in cui Piper era morta e loro punirono Leo per averle salvato la vita, o ancora quando costrinsero Leo a lasciarla dopo aver scoperto la loro relazione. Non avevo mai visto Piper stare così male! Più che dei rappresentati delle forze del bene, Loro sembravano una vera e proprio coalizione anti-Potere del Trio. 

Il cristallo si muoveva in cerchio sulla cartina ma non dava cenni di volersi fermare su un punto in particolare. Lo raccolsi e riprovai di nuovo. Finalmente fu attirato verso il Colle del Diavolo. Vista la situazione ero più che sicura che non ci fosse posto dal nome più indicato. Finalmente avevamo un punto da cui partire. Utilizzai di nuovo la proiezione astrale e tornai sul sedile accanto a Piper. Di Leo neanche l'ombra. 

"Allora, trovata?" "Si, è sul Colle del Diavolo!" "E' esattamente dall'altra parte della città!" "Sbuffò Piper "Allora fai subito retromarcia!" Le dissi ancora arrabbiata.
Forse potevo sopportare l'idea che Phoebe mi avesse mentito, in fondo non sarebbe stata la prima volta, ma non riuscivo proprio a mandare giù l'idea che Piper mi avesse tenuto nascosto tutto, anche se sapevo che l'aveva fatto con propositi non cattivi. 

Dopo poco l'effetto del mio potere svanì e io mi ritrovai in soffitta. Mandai non so quante maledizioni perché con il mio potere ero capace solo di proiettarmi astralmente e non di trasferire il mio corpo in un altro posto, cosa che mi sarebbe stata decisamente utile in quella situazione.
Ero bloccata in casa, senza un auto da poter usare, visto che un ce l'aveva Piper e l'altra Phoebe, costretta ad aspettare impotente che tornassero a casa. 

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Un altro ramo si impigliò nella manica del mio maglione, l'ennesimo! Adesso che ero lontana da Cole, la paura si stava rifacendo avanti, in fondo quello che stavo andando ad affrontare da sola era un demone mica da poco! Il sentiero quasi non si distingueva, di sicuro una volta distrutto Trexatas, avrei avuto il mio bel daffare a tornare indietro.
Un lieve rumore di foglie mosse dietro di me mi mise in allarme. Strinsi il pungo con la pozione, feci un respiro profondo e mi girai pronta a fare un bello strike. 

"No, ferma Phoebe, sono io!" "Cole? Ma cosa fai qui?" "Non potevo lasciarti venire da sola" "Cole, ti prego, vattene, questo potrebbe essere il posto della mia premonizione, devi andartene subito, devo essere sola…" Gli dissi agitata. Tutto stava andando a rotoli perché quello non solo assomigliava al luogo che avevo visto, ma lo era effettivamente. 

Con un tempismo perfetto Trexatas fece capolino dietro Cole. Io, che sapevo da dove sarebbe sbucato fuori, lo vidi con un attimo di anticipo che mi fu sufficiente per gettarmi su Cole, farlo cadere e salvarlo dalla sfera di energia che finì sugli alberi, incendiandoli. 

Ero ancora inginocchiata a terra, nel tentativo di rialzarmi, e Trexatas aveva già concentrato nella sua mano un'altra sfera. Questa volta fu il turno di Cole di salvarmi la vita. Utilizzando i suoi poteri colpì il demone e, anche se non gli causò danni rilevanti, gli fece sbagliare mira. La seconda sfera finì poco lontano da noi. 

Quello era il momento buono per rispedire Trexatas all'inferno, così cercai con gli occhi la pozione: che nella concitazione della lotta mi era sfuggita di mano. La intravidi davanti a me, ma in quell'istante anche il demone guardò in quella direzione e capì cosa volevo fare. Sorrise. Nella sua mano c'era già la terza sfera. 

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Arrivai al colle dopo un quarto d'ora in cui per la testa mi era passato di tutto. Mi ero apostrofata almeno un centinaio di volte come cretina egoista, sorella degenere, capace solo a far casini, maledettamente idiota, e così via. Dopo questa bella botta di autoconsiderazione ero più distrutta che mai. 

Leo comparve in auto subito dopo che io avevo spento il motore. "Phoebe è al Colle del… - Diede un'occhiata oltre i finestrini - Ok, vedo che lo sapevi già!" "L'ha trovata Prue" "Credevo che volessi lasciarla fuori" "Io si, ma lei non era d'accordo! - Mi guardò un po' confuso - Le spiegazioni a dopo" Gli dissi scendendo dall'auto. 

Subito lui mi fece notare che, in lontananza, verso la parte più alta del colle, si alzava una leggera colonna di fumo. "Un incendio" "Oh Dio, Phoebe!"
Cominciammo a correre verso quel punto con la certezza che, dove la situazione sarebbe stata peggiore, li avremmo trovato la mia sorellina. 

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Non avevo scelta. Tra morire stando ferma li ad aspettare che Trexatas mi colpisse, e morire tentando di raggiungere la pozione, l'opzione più intelligente era decisamente la seconda. Ero a terra, una gamba leggermente dietro l'altra, pronta come se dovessi partire dai blocchi per una gara dei 100 metri che in realtà, per me, erano soltanto 5 o 6, ma valevano decisamente più di una medaglia, valevano la mia vita, e quella di Cole. 
Pronti, mezzo… via! Nella mia mente la pistola di uno starter immaginario sparò il suo colpo a salve e io scattai. Non c'era folla ad incitarmi, ma la minaccia di una sfera di energia grande quanto la mia testa, bastò a mettermi le ali ai piedi. 5 metri… 4 metri… 3 metri… 2 metri… Nella mia testa già la musica di "We are the champions" faceva da sottofondo alla scena della premiazione: io sul gradino più alto del podio, con una bella medaglia d'oro al collo e il cadavere di Trexatas sotto il mio piede secondo la migliore tradizione, quando sentì un dolore lancinante al fianco destro. 

Mi accasciai a terra. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a ragionare, non riuscivo nemmeno a respirare. La vista mi si era annebbiata, non distinguevo più niente di ciò che era intorno a me.
A fatica riuscì a girarmi sullla schiena. Finalmente dell'aria fresca mi entrò nei polmoni dandomi un po' di sollievo. Lentamente i contorni delle cose si fecero di nuovo nitidi e il dolore si attenuò leggermente diventando solo un terrificante bruciore. 

Mi alzai su un gomito tentando di capire perché ero ancora viva se Trexatas mi aveva colpito, e vidi Cole che lottava furiosamente con il demone. Era merito suo se ancora non svolazzavo sotto forma di angioletto per il paradiso.  

Avrei voluto abbandonarmi a terra, urlare per il dolore e sperare nella miracolosa apparizione di qualche antidolorifico dal nulla, ma così facendo avrei firmato la condanna a morte mia e di Cole. Lui non era in grado di tenere testa a Trexatas ancora a lungo, dovevo aiutarlo. Facendo appello a tutte le mie forze strisciai verso la pozione, ancora integra. La raccolsi. Mi alzai a sedere, appoggiandomi a un albero. Mentre con la mano sinistra mi tenevo il fianco, con la destra lanciai la pozione con tutta la forza rimastami. Lo strappo che diedi al fianco fu il colpo decisivo per me. Svenni. 

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Ero molto preoccupata, e a ragione. Io e Leo corremmo in direzione del fumo e alla fine ci trovammo quasi circondati dalle fiamme. Finalmente vidi il corpo di Phoebe a terra. La chiamai ma lei era svenuta. Leo le andò vicino e la prese in braccio, e fu allora che intravidi qualcosa, oltre le fiamme. Ci sbrigammo a tornare indietro: aveva una brutta ferita al fianco. 

Salimmo in auto e mentre Leo guidava io rimasi seduta dietro con lei. Era terribile vederla distesa così, priva di sensi. Avevo paura, ma paura sul serio, che lei non si sarebbe più svegliata. "Leo, non puoi fare qualcosa?" Chiesi con una nota di disperazione nella mia voce "Non mi lasciano" "Come non ti lasciano? Mia sorella sta male e Loro non ti lasciano guarirla?" "E' per quella storia, lo sai, prima di tutto vogliono sapere cos'è successo" "Non mi interessa, la priorità assoluta è la vita di mia sorella, ti prego, fai qualcosa!" ""L'ospedale è a 5 minuti da qui, ti prometto che se i medici non riuscissero a farla star meglio, lo farò io, ma prima lasciamo provare loro!" Rispose continuando a guardarmi attraverso lo specchietto retrovisore. 

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Ricordo la sensazione di essere portata in braccio, ricordo il dolore sempre presente, ricordo una luce bianca e delle voci confuse attorno a me, poi la spiacevole sensazione di un ago infilato nel braccio e finalmente le facce delle mie due sorelline accanto a me. 

Aprì gli occhi lentamente. Avevo il corpo quasi tutto intorpidito e in uno sprazzo di lucidità mi chiesi quanti quintali di medicinali mi avessero dato in quel benedetto ospedale. Piper si accorse subito che mi ero svegliata e mi strinse la mano. "Phoebe, finalmente! Come ti senti?" "Immagino che potrei anche stare meglio! - Risposi tentando di alzarmi senza successo - Come sono finita qui?" "Ti abbiamo trovato io e Leo" "Sempre al posto giusto voi due eh?" "Si, ma ti spiegheremo dopo, adesso vado a chiamare la dottoressa" Si alzò e uscì dalla stanza. 

Ritornò poco dopo accompagnata da una donna, sui quarant'anni, bassa, occhialuta e dall'aria poco amichevole. "Bene signorina Halliwell, si è svegliata prima di quanto ci aspettassimo. Come si sente?" "Viva e vegeta, mi pare più che abbastanza!" "Si, ok… - Si avvicinò al letto e mi toccò il fianco - Sente niente?" "Solo un leggero fastidio" "Questo è perché le abbiamo dato alcuni antidolorifici. Comunque la bruciatura non è poi così grave, solo molto fastidiosa visto l'estensione e il posto dove si trova" "Vuol dire che non sono in pericolo di vita?" Chiesi sarcastica "No, direi proprio di no!" "Bene, allora non si offenda, ma io me ne torno a casa!" "Glie lo sconsiglio vivamente signorina, dovrebbe rimanere qui almeno per un altro paio di giorni…" "Grazie per l'offerta, ma io passo!" "Phoebe forse dovresti ascoltare la dottoressa" Mi disse piano Piper, tentando di farmi ragionare "Lo sai che gli ospedali non mi sono mai piaciuti, adesso l'unica cosa che voglio è andare a casa!" 

Le mie sorelle e la dottoressa si scambiarono delle occhiate rassegnate. "In questo caso, vado a prendere le carte per dimetterla signorina, ma mi creda, sta facendo un errore!" La dottoressa lasciò la stanza e io rimasi sola con Piper e Prue. 

Mi aiutarono a raccogliere la mia roba e a prepararmi. Quando arrivò l'infermiera firmai le carte e subito mi sentì più leggera, di nuovo libera. Usai Piper come una specie di stampella e raggiunsi l'uscita appoggiandomi a lei, tranne per il breve tratto in cui passammo davanti a quell'odiosa dottoressa. Non le avrei mai dato a vedere che il fianco mi faceva male e che avrei davvero dovuto rimanere in ospedale. 

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"Caffè?" "Si grazie" Risposi un po' assonnata. 
La notte precedente era stata un po' movimentata: io e Prue ci eravamo alternate vicino a Phoebe, febbricitante sul suo letto, per tutto il tempo in cui la luna aveva regnato sul mondo e ora, i risultati erano evidenti sui nostri visi. "Sei riuscita a dormire, almeno dopo?" Le domandai "Si, per un paio d'ore o giù di li" "A cosa hai pensato tanto a lungo?" "Che domande, a tutta questa storia!" 

"Dici che siamo nei guai?" "Dico solo che dovresti andare a parlarle" "Io?" "Beh, si. Leo ha ragione, a te direbbe la verità, a me…" "Andiamo Prue, non fare la bambina, sai benissimo che Phoebe parla anche con te!" "Sarà… comunque dovresti andare lo stesso!" "Non lo so… e poi non credo sia il caso, adesso. Forse dovremo lasciarla riprendere, in fondo se l'è vista brutta…" "Già, e noi non sappiamo neanche il perché se la sia vista brutta! Non so se hai notato, ma ancora non ci ha detto niente!" Prue fece una pausa, tentando di calmarsi. Non mandava proprio giù l'idea di non riuscire a controllare la situazione. "Sai anche tu che questa faccenda va chiarita subito, prima che Loro si mettano strane idee in testa." Mi disse, e io annuì: purtroppo aveva ragione. "Ok, appena si sveglia, le parliamo" "Ok, io sono sveglia, parliamo!" 

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Nonostante mi fossi alzata a velocità da moviola, il fianco mi fece comunque presente il suo risentimento. Avanzai un po' barcollante, appoggiandomi a tutto quello che riuscivo a trovare e raggiunsi la cucina. Mi fermai fuori, giusto il tempo necessario a costruirmi un bel sorriso finto in grado di rassicurare Piper e Prue sulle mie condizioni, ma il loro discorso mi conquistò, e rimasi ferma ad origliare. 

Anche se ero li da poco, l'argomento della discussione mi fu subito chiaro: ero io. E così le mie sorelline mi sparlavano alle spalle, ma bene!!!
La mia prima reazione fu la rabbia accecante. Loro, le due persone di cui mi fidavo di più, stavano architettando chissà cosa a mia insaputa! Poi il loro tono, preoccupato, mi fece capire che in fondo stavano solo tentando di proteggermi, ma non capivo da cosa.
Avrei comunque dovuto affrontare la cosa, e visto che loro sembravano pronte già in quel momento a farlo, feci un profondo respiro ed entrai. "Ok, io sono sveglia, parliamo!" 

Prue fece come per andarsene, ma mi misi sulla sua strada e la bloccai. Avevo sentito come si sentiva nei miei confronti e, visto che quello sembrava il giorno destinato a risolvere i problemi, tanto valeva affrontare anche questo, una volta per tutte! "Se ci sono da risolvere problemi, lo facciamo tutte assieme, no?" Le dissi e lei sembrò subito più rassicurata. 

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"Come ti senti?" Le domandai "Bene, per ora, ma credo che entro cinque minuti le cose cambieranno. Allora, cos'è la questione urgente ?" Disse con una finta noncuranza che non avrebbe ingannato nessuno, tantomeno me o Prue. "Phoebe, forse è meglio se ti siedi" Le dissi. "Allora è proprio una cosa seria!" Io mi sedetti sulla sedia di fronte a lei, mentre Prue rimase alle mie spalle. 

"Phoebe, io non ti ho ancora detto come mai io e Leo ti cercavamo" "Beh, vi ringrazio comunque, mi avete salvato, se voi non foste…" "Aspetta, Phoebe, lasciami finire - Lei si zittì e rimase a guardarmi. - Vedi, Leo era venuto da me per dirmi che Loro sospettano che Belthazor non sia morto" Per un attimo, solo un attimo, vidi la paura passare come un'ombra sul suo viso, ma subito riprese il controllo e si finse quasi irritata dalla mia 'ridicola' affermazione. "Ma state scherzando? L'ho ucciso io!" "Ed è proprio questo il problema: non credono che tu l'abbia ucciso veramente, ma  che l'abbia lasciato fuggire" "Ok, adesso basta, questa storia è andata fin troppo oltre…" Fece come per alzarsi e io le presi la mano. "Phoebe, cos'è successo veramente?" 

Girò la testa "L'ho ucciso. Contenta?" Non mi guardava negli occhi, e io ebbi un ulteriore conferma che Cole era vivo. "Phoebe, quando io e Leo siamo venuti al colle e ti abbiamo salvato dall'incendio, ho intravisto qualcosa oltre le fiamme: sono sicura che era Cole." Lei rimase in silenzio. Guardava un imprecisato punto del tavolino, senza vederlo veramente. Gli occhi le divennero lucidi e subito le lacrime cominciarono a scenderle per il viso. "Io non volevo mentirvi…" Borbottò 

Mi sedetti sulla panca vicino a lei e l'abbracciai. Ormai Phoebe piangeva a dirotto mormorando piano "Io l'amo… e anche lui… non potevo…" Le accarezzai i capelli e attesi un attimo che si calmasse. Alzò il viso: aveva tutti gli occhi rossi. Sembrava disperata e io le sorrisi dovecemente asciugandole le lacrime. 

"Phoebe, odio dover essere io a dirti questo, ma il fatto che tu lo ami e che sia convinta che lui ricambi, beh…" "Cosa vuoi dire, che ha solo finto? - Non risposi - Non può essere, lo so!"
Ancora silenzio. Già era dura vederla così, dover essere anche quella che le avrebbe spezzato l'incantesimo d'amore, mi sembrava decisamente troppo. 

"Se non vi fidate di me, dovete farlo almeno dei poteri!" La guardai confusa "Cosa?" "Ti ricordi quand'eri un empatica?- Si voltò verso Prue - Sei stata tu a dirmi che lui mi amava, che l'avevi sentito con i tuoi poteri. Almeno a questo, dovete credere!" La guardai mentre il ricordo mi affiorava alla mente: era vero, Prue le aveva effettivamente detto che aveva percepito i sentimenti di Cole e aveva spinto Phoebe a seguirlo. 

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Non avrei mai voluto che le cose andassero a finire così. Avevo sempre pensato di attendere il momento giusto, e poi un giorno mi sarei presentata in cucina, magari mentre loro facevano colazione assieme, e avrei detto "Ragazze, devo parlarvi, Cole è vivo!" Loro sarebbero rimaste un po' sconcertate all'inizio, ma poi avrebbero capito, mi avrebbero abbracciato e soprattutto mi avrebbero perdonato per aver mentito, in fondo si trattava d'amore e si sa che in amore e in guerra, tutto è permesso! 

Invece le cose erano andate diversamente: erano state loro a chiamarmi e io, ormai scoperta, non avevo potuto fare altro che annuire rassegnata. Nonostante mi continuassero a ripetere che non ce l'avevano con me, che erano solo preoccupate, io sapevo che tra noi le cose non erano più le stesse: le avevo tradite, lo sapevo io esattamente come loro. Se mai le cose sarebbero tornate come prima, sarebbe successo tra un po' di tempo. 

Mentre Piper mi teneva stretta a se, Prue la guardava con apprensione. Mi alzai a sedere. "Cosa mi succederà adesso? Avete detto che Loro sospettavano di me, cosa faranno? Mi faranno una romanzina, o mi toglieranno i poteri temporaneamente? - Non rispondevano - Avanti, voi lo sapete!" Si scambiarono un'altra occhiata mentre io attendevo sulle spine con il presagio che forse le mie erano idee troppo ottimistiche, nonostante a me sembrassero già punizioni terribili. 

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Paura non era una parola adatta a quello che sentivo, perché era molto di più. Il momento era arrivato. Sapevo che Phoebe aveva sbagliato (almeno secondo Loro), dovevo che dovevo dirlo a Leo. Non sempre però il fatto che si debba fare una cosa è una condizione sufficiente per farla veramente e questa volta il mio cuore mi diceva di andare da tutt'altra parte. Non avrei mai lasciato che Phoebe finisse nei guai solo perché amava la persona sbagliata, in fondo Loro non erano contenti nemmeno della mia relazione con Leo, all'inizio, eppure adesso le cose funzionavano! Si, sarebbe andato così anche per la mia sorellina, e io l'avrei aiutata, a qualunque costo. 

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Se ne stavano li, abbracciate, aspettando la mia risposta e io non sapevo cosa dire. Avrei avuto voglia di piangere, ma io ero la maggiore, quella che doveva tenere in piedi la baracca, non potevo permettermelo proprio in quel momento. Un respiro profondo, e via, verso il destino, o qualcosa del genere, perché quello che ci preparavamo ad affrontare erano guai seri. Guardai Piper e capì che anche lei pensava la stessa cosa che passava per la mente a me. Se dovevo scegliere tra varie catastrofi che si sarebbero abbattute sulla mie vita, e la vita stessa di mia sorella, non c'era dubbio che avrei scelto la prima possibilità. 

Mi stupì dell'immediatezza con cui arrivai a quella decisione. Io, Prue Halliwell, colei che con non riusciva nemmeno a gettare le cartine fuori per strada perché 'sarebbe stato trasgredire le regole', ora si apprestava a sfidare i famosi Loro, gli spiriti che dall'alto controllavano la nostra vita, le forze del bene al gran completo! Non me lo sarei mai aspettata, ma d'altra parte, questa volta mi trovavo con le spalle al muro. 

"Non ti preoccupare, non permetteremo che ti succeda niente" Le dissi "Cosa volete fare?" "Niente, Loro non sanno se Belthazor sia effettivamente vivo, e non saremo certo noi a dirglielo!" Phoebe mi guardò preoccupata "No sorelline, non voglio che vi mettiate nei guai anche voi!" "Cosa vai a pensare, non avremo guai, troveremo il modo di sistemare tutto prima che Loro sappiano qualcosa" "Come?" "Beh, di preciso non lo so… ma troveremo qualcosa".
Finalmente Phoebe sorrise "Vi voglio bene sorelline!" 

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Fece la sua comparsa, dal nulla come al solito, cogliendomi di sorpresa alle spalle. "Piper, come va?" "Ciao amore!" Lo baciai, sentendomi un po' in colpa visto che quell'azione era stata accuratamente preparata per distrarlo dal suo proposito. Lui sorrise e pensai di aver raggiunto il mio subdolo intento quando invece mi chiese di Phoebe "Come sta?" Tutto il mio piano era andato a farfalle, quindi mi preparai a quella che doveva essere la recita più convincente della mia vita: mentire all'uomo che amavo non sarebbe stata cosa semplice. "Bene, abbastanza, ora è a letto a riposare" "Avete parlato?" 

Mi misi a sedere sul divano "Si, questa mattina" "E allora?" "Belthazor è morto!" Gli risposi senza esitazione. Leo rimase a guardarmi sapendo bene cosa stessi tentando di fare, e cercò di dissuadermi "Piper, se mi dici cos'è successo, io ti prometto che li convincerò, non permetterò che succeda niente a Phoebe!"
Sapevo che lui l'avrebbe difesa comunque, ma sapevo anche che Loro non si sarebbero certo fatti influenzare dal giudizio del mio angioletto e che quindi tutto quello che avrebbe potuto dirgli sarebbe stato indifferente. Mi girai verso di lui e guardandolo dritto negli occhi, priva di espressione, ripetei "Belthazor è morto!". Leo sospirò, si alzò e scomparve. 

I'm walking away, from the troubles in my life
I'm walking away, oh to find a better day

                        (Walking away - Craig David) 

Forse avrebbero scoperto il nostro bluff, anzi ero convinta che ci sarebbero arrivati entro breve, ma per quel tempo il Trio avrebbe trovato una soluzione in grado di soddisfare tutti, magari una pozione in grado di eliminare la parte demoniaca di Cole, o magari un semplice discorso romantico sulla forza dell'amore tanto efficace da far venire le lacrime agli occhi a Loro, e in grado di convincerli a lasciarci finalmente vivere in pace con le persone che amavamo.
Per la resa dei conti tutto sarebbe stato a posto, ne ero sicura, dovevamo solo stare attente a non fare passi falsi, perché ancora una volta si trattava del Trio contro tutti.

 
Scritto da Flond


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