AMOR E MORTE
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Nota : ringrazio molto Artemide, che con il suo prezioso aiuto mi ha aiutato a sfornare questo piccolo capolavoro (spero che la pensiate come me :P). Grazie Alessio ! Sei, e rimarrai, il mio Lettore e Co-autore preferito !
Un terribile periodo per me : il P3
stava andando a scatafascio, non facevo altro che litigare con Prue e Phoebe,
Leo non si faceva vedere da un bel pezzo, ero davvero irascibile, insomma la mia
vita stava andando a rotoli. Come inizio non è male, vero ?
Un giorno come tanti mi alzai presto,
avevo un mucchio di cose da fare, dovevo correre al locale per cercare di
salvare il poco salvabile e anche per evitare di avere altre discussioni con le
mie “adorabili” sorelle…chissà che cavolo avevano ? Voglio dire, io in
fondo ero calma, l’attività su cui avevo scommesso tutto mi stava sgusciando
via dalle mani senza che riuscissi a fare niente per impedirlo, una tremenda
baruffa mi aveva allontanato dal ragazzo che amavo con tutta me stessa dopo che
Dan se n’era andato, avevo i nervi a fior di pelle perché la luna girava
storta ma basta, non c’era nient’altro…
Scesi le scale di malavoglia, sarei stata volentieri a letto a poltrire ma
proprio non potevo, dovevo coprire un buco di 30.000 dollari (circa 66 milioni
di lire) nei conti del P3 e stare chiusa in camera non mi avrebbe di certo
giovato. Incrociai in cucina la “dolce” Phoebe, la salutai con un freddo
"Ciao"…non avevo tempo da perdere in smielosaggini, non bevvi
nemmeno un goccio di caffè tanto ero di fretta…quando inavvertitamente la
urtai facendole cadere per terra tutto il tè. Fu la goccia che fece traboccare
il vaso. Mi guardò torva e mi disse, con un tono non proprio gentile : “Ma
allora fai apposta ! Dillo che mi hai rovesciato la colazione di proposito”.
Non avevo voglia di iniziare una nuova discussione, così cercai di liquidarla
rispondendo : “Tesoro, ho paura che stia ancora dormendo, non l’ho fatto
apposta. E ora devo andare, scusa”. Ma lei non era della stessa opinione : mi
afferrò da dietro e, girandomi con violenza, urlò : “Troppo comodo andartene
così, carina. Ora mi spieghi che ti ho fatto ?”.
Mi feci prendere dalla foga e le risposi a tono : “Cosa mi hai fatto ? Mah,
vediamo…ad esempio, chi mi ha bocciato la macchina l’altro giorno dopo
averla presa senza chiedermi il permesso ?”.
“Sentitela miss `non ho mai fatto un incidente in vita mia`…e cosa dovrei
dire io della mia relazione, costatami settimane di studio e fatica, che
qualcuno ha fatto finire `per sbaglio` nel cestino della spazzatura ?”.
“Ma non essere ridicola, ti prego ! Tu non hai dovuto pagare 200 dollari di
carrozziere per ripararti la macchina”.
“No, ma ho dovuto rifare quel lavoro in 5 giorni, quando per farlo perfetto
com’era prima mi ci sarebbero voluti almeno 2 mesi”.
“Sai che non ti sopporto più ? Sei petulante, irritante e meschina”.
“Oh no, non sei proprio nelle condizioni migliori per farmi la ramanzina. Mi
dispiace, ma tu non sei granché diversa”.
Dopo quest’affermazione carica d’odio, un sentimento che mai avrei pensato
potesse instaurarsi fra me e una delle mie adorate sorelline, me ne andai
furibonda, sbattendo la porta di casa con tutta la mia forza. Sentii in
lontananza Phoebe che urlava : “Sì, sì, vattene e non tornare più, meglio
per tutti”. Né io né lei sapevamo che, nonostante la terribile arrabbiatura,
non lo pensava davvero, in quel momento eravamo entrambe fuori di noi…
Mi diressi verso il garage pensando ad un modo per fargliela pagare cara, non
potevo di certo permetterle di trattarmi così ; quando salii in macchina e mi
accorsi che il motore non voleva saperne di accendersi sbattei la testa sul
volante pensando : “Ma perché capitano tutte a me ? Prima quella pazzoide di
mia sorella, poi il mio caro catorcio che dichiara sciopero. Ho la sensazione
che sarà una luuuuuuuuuunga giornata”. Scendendo dal macinino lo presi a
calci facendo un’ammaccatura da almeno 50 dollari…proprio ciò di cui avevo
bisogno per rovinarmi ulteriormente la mattinata.
Mi incamminai con passo svelto, il P3 era abbastanza lontano ed a piedi mi ci
sarebbe voluta anche mezz’ora, ma non avevo tutto questo tempo da sperperare
se volevo mantenere viva la speranza di far quadrare le carte del locale.
Mantenevo una buona velocità, forse in 20 minuti me la sarei cavata.
Evidentemente non avevo un aspetto proprio “normale”, perché sentivo gli
sguardi della gente fissati su di me, ma non me ne preoccupavo, avevo ben altri
problemi al momento ; era una spiacevole sensazione, ma secondo voi mi potevo
permettere di fermarmi e chiedere : “Che cacchio avete da guardarmi ? Fatevi
gli affaracci vostri” ? Ero talmente presa da calcoli matematici più o meno
complessi, riduzione di personale, aumento del costo dei drinks da non
accorgermi neanche di un ombra che spuntò alle mie spalle…
Ommioddio.
Ancora non ci credevo.
Stavo trasportando una ragazza morta.
Il piano sta andando alla perfezione, lei sarà
molto contenta del mio lavoro.
L’avevo trovata stesa per terra, all’angolo
fra Lincoln Square e Bay Street. Non respirava, il volto era paonazzo e il
battito praticamente nullo. Avevo tentato di soccorrerla ma non potei fare
niente, era morta quasi subito, probabilmente a causa di un infarto. So che non
avrei dovuto, ma invece di chiamare un ospedale ho sbirciato nei suoi documenti
scoprendo che si chiama, o meglio si chiamava, Piper Halliwell, residente al
numero 1329 di Prescott Street. Me la sono caricata a spalle dirigendomi verso
casa sua, speravo di riuscire a dare la notizia ai parenti nel modo più
delicato possibile.
Stavo avvicinandomi progressivamente all’obiettivo, col cuore in gola che
batteva all’impazzata e sembrava volermi uscire dalla bocca, non ero mai stato
così teso in vita mia…dovevo comunicare a degli sconosciuti che una loro
parente era morta in mezzo alla strada. Come avrei potuto ? Sicuramente sarei
stato frenato dal fatto che non sapevo chi mi sarei trovato davanti, ma anche
dalla gravità della notizia. Come avrei fatto ? Come avrei fatto ?
Sono arrivato. Vediamo che reazioni hanno…
Suonai tentennante alla porta. Mentre aspettavo
che venissero ad aprire cercai di prepararmi un discorso il meno traumatico
possibile, ma tutti i miei propositi andarono a farsi friggere quando vidi chi
mi arrivò davanti, una ragazza sulla ventina dall’aria innocente. Sentii una
fitta al petto, l’angoscia cresceva man mano che lei mi scrutava dubbiosa
chiedendosi cosa ci facessi alla sua porta. Quando vide il corpo di Piper
appoggiato sul muretto mi diede uno spintone e si precipitò su di lei.
Ottimo.
“Che le è successo ?” chiese molto
preoccupata.
“Lasci che le racconti con calma tutto. Allora, io stavo…”.
“Non mi interessa cosa stava facendo lei. Cos’ha mia sorella ?”.
E così era la sorella…maledizione, il mio disagio era sempre più soffocante,
non riuscivo nemmeno a pensare ad un modo “soft” per dirglielo.
Tentai di spiegarlo con parole semplici, con le parole più semplici che fossi
riuscito a trovare, ma inutilmente : “Ecco, vede, sua sorella…cioè, è
successo tutto così in fretta…”.
“La smetta di balbettare e cerchi di farsi capire. Adesso si calmi un attimo e
mi dica brevemente cos’ha Piper” disse la ragazza cercando di controllarsi
come meglio poteva, anche se dall’espressione del suo viso traspariva chiara
una paura folle per quello che si aspettava io stessi per dire.
(Vuoi bene alle tue sorelle ?)
Chiusi gli occhi, mi concentrai il più possibile e lasciai che i suoni fossero
meccanicamente modulati dalle mie corde vocali, senza che mi rendessi conto di
ciò che stavo per dire : “Dunque, stavo passeggiando quando ho trovato sua
sorella stesa per terra. Ha avuto un infarto ed è…è…come diavolo faccio a
dirlo ?…è morta…”.
“M-o-r-t-a ?”. La ragazza impallidì di botto, sillabò la fatal parola e
svenne. Feci giusto in tempo a prenderla al volo prima che crollasse a terra
come un sacco di patate appena svuotato.
Era proprio ciò che speravo di vedere.
La portai dentro casa stendendola sul divano, poi cercai la cucina per
recuperare un bicchiere e dell’acqua, quella poveretta ne aveva bisogno per
rinvenire. Ad un tratto, mentre stavo per aprire il rubinetto, mi ricordai che
il corpo di sua sorella era rimasto fuori dall’uscio, così feci una veloce
corsa e lo recuperai. Lo stavo per appoggiare sulla poltrona quando mi fermai,
colpito dalla sua bellezza : i lunghi capelli neri, gli scintillanti occhi
marroni, quel delizioso nasino che rendeva il tutto armonico e perfettamente
equilibrato, un corpo aggraziato, delle gambe da urlo…beh, lo so che non si
vedevano per colpa dei blue jeans, ma io ho i miei mezzi…una vera Venere
di cui mi sarei innamorato all’istante se solo fosse stata viva, peccato che
non potesse sentire tutti i miei apprezzamenti. Un mare di tristezza invase
tutte le fibre del mio essere, anche se sapevo a malapena il suo nome mi
sembrava di conoscerla da sempre e di esserle stato vicino nei momenti peggiori
tirandola su di morale, aiutandola, scherzando con lei. Giuro che mi sentii
terribilmente male anche se in teoria la cosa non mi riguardava nemmeno, fu una
sensazione che non ero e non sono tuttora in grado di spiegare ma talmente forte
che pensavo mi avrebbe sopraffatto. Ebbi un conato di vomito, lo trattenni a
stento ricacciandolo giù in gola, mentre sentivo che stavo per mettermi a
piangere come un bambino viziato cui è stato tolto di mano il giocattolo. Mi
autoimposi la calma ma invano, le emozioni che erano nate in me in così poco
tempo stavano avendo la meglio sulla mia razionalità. Ricorsi anche a degli
esercizi di autocontrollo yoga e finalmente, dopo qualche lungo minuto di
conflitto interno, riuscii a quietarmi. Mi avvicinai di soppiatto al divano dove
giaceva la sorella dopo aver riempito d’acqua un bicchiere.
Riaprii gli occhi, presumo non fosse passato più di un quarto d’ora da quando
ero svenuta. Appena cominciai a focalizzare delle immagini, vidi subito quel
ragazzo ; era decisamente carino, sulla trentina, con i capelli bruni tagliati a
caschetto, dei bellissimi occhi blu e un sorriso un po’ triste. Quando
rinvenni del tutto, però, mi dimenticai immediatamente della prestanza fisica
di quel bel giovanotto ricordandomi cos’era successo a Piper. Mi alzai di
scatto travolgendolo e facendogli cadere il bicchiere d’acqua che mi aveva
gentilmente portato, mi guardai intorno spaesata e tremante, schizzai veloce sul
corpo di mia sorella dopo averlo individuato e lo scossi nella vana speranza che
si ridestasse…no, non poteva essere vero, non era morta, Piper stava fingendo
!
Caddi sulle sue ginocchia, ormai fredde, e scoppiai nel pianto più amaro e
triste della mia ancora breve vita…mi aveva abbandonato ma io ero convinta di
sbagliarmi, testardamente ed inutilmente mi illudevo credendo che si sarebbe
risvegliata urlando “Buh ! Ahahahahah, ti sei spaventata, vero ?”.
Lui, abbattuto quasi quanto me, mi mise una mano sulla spalla e bisbigliò :
“Coraggio, non deve abbattersi così. La vita va avanti”.
Senza nemmeno voltarmi gli risposi : “Ma io sto bene perché so che non è
morta, non può essere morta, era troppo giovane per meritarsi una fine del
genere”.
“Signorina…”.
“Phoebe, mi chiamo Phoebe”.
“Phoebe, non pensi che sia contento di dirglielo, ma guardi in faccia alla
realtà : sua sorella l’ha lasciata, è inutile che cerchi di fuggire dai
fatti. La prego, mi dia retta”.
Ancora piangente mi tirai in piedi, mi girai verso di lui, asciugai una delle
tantissime lacrime e dissi : “Ha ragione, Piper è morta e devo convincermi
che sia così. Quello che non riesco a perdonarmi è che stamattina abbiamo
litigato aspramente e le ho augurato di non tornare mai più”.
“Oh…mi dispiace molto. Senta, posso aiutarla in qualche modo ?”.
Riflettei per un attimo, poi risposi : “Lei è già stato gentilissimo,
davvero, ma vorrei che mi facesse un ultimo piacere. Mi potrebbe raccontare come
l’ha trovata ? Forse mi farà sentire un po’ meglio”.
Lui sospirò profondamente, si sedette sul divano, guardò per qualche istante
il soffitto come se fosse sul punto di dovermi dare un’altra pessima notizia,
poi cominciò a parlare, lento e cadenzato come quando si cerca di spiegare una
cosa difficile a scuola : “Vede, come ho cercato di dirle prima stavo facendo
la mia passeggiata quotidiana quando mi sono imbattuto in Piper. Era in
condizioni disperate. Sono un volontario della Croce Rossa e conosco i rudimenti
dei primi soccorsi, quindi ho provato a fare qualcosa, ma inutilmente. Appurato
che era…”. Si interruppe nel momento in cui i suoi occhi incrociarono i
miei, non aveva la forza di andare avanti, glielo si leggeva in faccia. Penso
non volesse continuare con questa tortura sia per me, che sentivo ogni sua
singola parola come un macigno che mi schiacciava inesorabile, sia per lui,
sicuramente una persona sensibile che non era abituata a fare la telecronaca del
ritrovamento di un cadavere. Tuttavia ero in ballo e dovevo ballare, era una
prova che mi ero imposta senza possibilità di ripensamenti, sentire come era
morta mia sorella senza scoppiare a piangere ; attendevo solo la sua mossa,
quindi lo guardai decisa e lo supplicai di proseguire.
Prima di ricominciare a parlare mi chiese con tatto : “Ne è sicura ?”.
“Sicurissima”.
“Se proprio ci tiene…dicevo, appurato che era” un altro tentennamento
“morta, mi sono preso la libertà di spiare i suoi documenti, non volevo che
finisse direttamente all’obitorio e che lei l’avesse saputo solo qualche ora
dopo. Non so il perché, ma mi sono sentito in dovere di comunicarglielo io, e
forse ho fatto molto male. Ed ora, se vuole scusarmi…” concluse prima di
alzarsi.
“Dove va ? Perché scappa ?” chiesi, spiazzata da questa sua improvvisa
azione.
“Penso che la mia presenza qui sia inutile, non intendo disturbarla oltre”.
“Lei non disturba affatto, ha avuto il coraggio di avvisarci di persona quando
chissà quanta altra gente se ne sarebbe altamente fregata lasciandola lì in
mezzo alla strada. Mi creda quando dico che, anche se la conosco da pochissimo,
mi sento in debito con lei”.
“Sta esagerando, non ho fatto nulla di che. Ma scusi, perché dice `avvisarCi`
?”.
“Beh, il fatto è che Piper abita…abitava qui con me e l’altra nostra
sorella Prue, che adesso è fuori al lavoro”.
(E le tue sorelle ti vogliono bene ?)
Si fermò dov’era, le sue ginocchia tremarono prima che ricadesse pesantemente
sul divano : “Oh no, siete in due…che tragedia”.
In realtà lo sapevo che erano in due
“Non si deve angustiare, se la sta prendendo
come se fosse colpa sua” tentai di consolarlo.
“Beh, mi sento come se fosse colpa mia…non sono riuscito a soccorrerla,
potevo salvarla ma non ce l’ho fatta”.
“Avanti, non si faccia di questi problemi, lei non ha nessuna responsabilità
di quanto è successo”.
“Sarà, ma non riesco a farmene una ragione. Sa, sono una persona molto
impressionabile e ciò che ho visto stamattina mi ha colpito davvero, ha
lasciato una profonda ferita dentro di me. Sono abbastanza abituato a gente
malata o magari ferita, ma il vedere una ragazza giovane come sua sorella
abbandonata in un angolo della strada mi ha fatto davvero male. Non so se
riuscirò a riprendermi del tutto, ho paura che per molte notti avrò gli
incubi, ammesso e non concesso che riesca a dormire…”.
Come potevo rinfrancarlo ? Era depresso, triste, sconvolto ed io stavo pure
peggio, quindi non ero nelle condizioni migliori per fare la crocerossina.
Il dolore regnava sovrano in quel momento, anche se quello che provavo io era
diverso, e ovviamente più forte, del suo : io avevo appena perso una delle mie
sorelle, gli unici sostegni della mia vita dalla morte della nonna, mentre lui
in fondo non la conosceva nemmeno e, a mio parere, si faceva coinvolgere troppo,
soffriva per una cosa che non lo riguardava, ci stava molto male e non capivo il
perché.
Ci guardammo dritti negli occhi per un paio di minuti, poi senza dire una parola
si alzò di nuovo, si avvicinò a me che lo guardavo imbambolata, mi sfiorò
appena la guancia con le sue labbra lasciandomi di stucco, aprì la porta e mi
disse in tono dimesso : “Si faccia forza, non deve farsi abbattere da questa
sciagura”, poi uscì.
Sono proprio un grande attore, ci è cascata in
pieno, speriamo che anche Prue faccia lo stesso ; comunque è andata meglio
delle mie più rosee previsioni, lei ne sarà davvero entusiasta. Ora però è
meglio che mi sbrighi, la devo vedere fra poco.
Rimasi lì come una statua di cera, il suo
comportamento mi aveva lasciata alquanto perplessa. Ora c’era un solo,
piccolo, insignificante particolare da sistemare : come dirlo a Prue…non
sarebbe stato per niente facile…
Era stata una grande mattinata, il
lavoro non mi era mai andato così bene in un lasso di tempo tanto breve, ero
talmente contenta che, prima volta in quasi due anni di servizio alla Buckland,
mi presi una pausa durante l’orario lavorativo per fare un salto a casa,
dovevo sbrigare alcune faccenduole, poi sarei tornata alla mia gratificante
occupazione.
Se solo avessi potuto immaginare quali conseguenze avrebbe portato questo mio
gesto, in apparenza meno che insignificante…
Scesi con calma dalla macchina parcheggiata davanti a casa e avviandomi nel
vialetto quando, a metà strada, mi fermai di scatto : non so bene cosa fosse,
ma avvicinandomi alla porta provai una pessima sensazione, un brutto
presentimento amplificato almeno 1000 volte rispetto al normale.
Orribile.
Pensai che fosse successo qualcosa, magari Phoebe, impedita com’è, s’era
fatta male…di Piper non mi preoccupavo, non era di certo così avventata da
mettersi nei guai, mentre dalla furia di casa mi sarei aspettata praticamente di
tutto…però era strano, non era la solita spiacevole spia d’allarme, ma
qualcosa di più…come dire…grave. Inoltre l’aria era stranamente pesante,
puzzava di morte, ma forse era solo il lucido per l’argenteria che la rendeva
irrespirabile. Tutto il mio buon umore svanì come una bolla di sapone,
cominciai a sudare benchè la temperatura non fosse proprio estiva, un senso di
disagio si appropriò di me. Gettai a terra la borsetta e corsi dentro il più
in fretta possibile. Il salotto era in perfetto ordine, lo stesso si poteva dire
della cucina e della sala da tè. Mi tranquillizzai un po’, ma subito dopo
balenò nella mia mente l’idea che forse Phoebe aveva combinato il suo
disastro al piano superiore. Mi avviai verso le scale quando vidi la mia piccola
sorellina scenderle con la testa fra le gambe, gli occhi lucidi, una faccia da
funerale. Appena si accorse della mia presenza fece i gradini tre a tre,
rischiando di cadere per almeno due volte, e mi abbracciò con tutta la sua
forza mettendosi a piangere. Io, che non sapevo se essere sconcertata o
meravigliata, le chiesi cosa mai fosse successo di tanto terribile, giusto per
farmene un’idea.
“Non ce la faccio a dirtelo, è troppo per me. Sali al piano di sopra e vedrai
con i tuoi occhi”.
Era veramente disperata, così decisi di fare come mi aveva detto. La seguii ed
entrammo in camera di Piper. Quando la vidi pensai che il cuore mi si stesse
sbriciolando come un biscotto secco : era distesa sul letto, con gli occhi
chiusi, le mani incrociate sul petto come…come i morti…
Il collegamento scattò implacabile nel mio cervello, corsi su di lei per
tastarle il polso e gli occhi mi si sbarrarono quando mi resi conto che non
batteva.
Era davvero morta !
Per un miracolo non mi misi a piangere, non so come feci ma riuscii a trattenere
le lacrime che salivano prepotenti, mentre Phoebe si lasciò andare. La prima
reazione che ebbi dopo l’iniziale momento di intontimento fu quella di
abbracciare Phoebe, così mi gettai fra le sue braccia. Mentre ci stringevamo
forti le chiesi : “Com’è potuta succedere una catastrofe simile ?”.
“Non lo so, un tizio l’ha portata a casa, pensa che sia stato un infarto”
disse fra i singhiozzi.
Momento di silenzio.
“Forse ti sembrerà cinico, ma vorrei che celebrassimo il funerale il prima
possibile” dissi.
“Eh ? E perché ?”.
“Non lo so bene, ma se sistemiamo in fretta le faccende burocratiche saremo
poi libere da impicci come visite di parenti lontani, gente che fa la fila fuori
casa per porci le sue sentite condoglianze, cose di questo tipo insomma”.
Vidi il suo sguardo pensieroso, e mentre lei rifletteva cercavo di immaginarmi
le possibili obiezioni che avrebbe posto : invece, con non mia poca sorpresa,
accettò di buon grado.
“Allora scendo a telefonare all’agenzia…” ma lei mi interruppe.
“Non pronunciare quella parola…ecco, mi stanno venendo di nuovo le lacrime
agli occhi”.
“Mi dispiace”.
(Io avrei una mezza idea, ma sei disposta a seguirmi ?)
Ci sciogliemmo e scesi al piano inferiore, lei invece rimase lì a
vegliarla…la sentivo piangere ancora ed urlare il nome di Piper nella speranza
che si risvegliasse, anche se avevo la sensazione che sapesse perfettamente
quanto fosse inutile e doloroso.
Eppure…eppure qualcosa non mi quadrava, ancora non sapevo cosa, ma c’era un
particolare che non riuscivo a focalizzare ma che sentivo molto importante…e a
parte questa mia sensazione, ragionando razionalmente per quanto mi consentisse
il mio pietoso stato, mi resi conto che non c’era un valido motivo per cui a
Piper dovesse venire un infarto, intendo dire che conduceva una vita sana, non
fumava, non beveva più di quel bicchierino in occasioni speciali, non soffriva
assolutamente di cuore…e allora perché era stata così inaspettatamente
stroncata ? Tuttavia accantonai presto questo dubbio, nelle penose condizioni
psico-fisiche in cui mi trovavo torturarmi ulteriormente alla ricerca di una
risposta che forse nemmeno esisteva non serviva ad altro che farmi sentire
ancora peggio.
Alzai la cornetta e composi il numero dell’agenzia funebre, non avrei mai
pensato che avrei dovuto fare una cosa del genere per una delle mie
sorelle…rispose una fredda e poco rassicurante voce femminile : “Agenzia di
pompe funebri Kruger, dica pure”.
“Buon giorno. Ho telefonato per ordinare una bara”…nessuno sulla faccia
della Terra avrebbe potuto immaginarsi quanto mi costò pronunciare quella
piccola, breve parola.
“Certo. Il modello ?”.
“Che ne so ! Una bara qualsiasi, non mi interessa se di legno o di platino con
gli intarsi”. Mi stavo innervosendo.
“Ho bisogno di sapere il modello, è la prassi”. La sua indifferenza per la
mia tragedia mi faceva venire la nausea. D’accordo che ognuno deve fare il
proprio lavoro, ma un minimo di delicatezza…
“Uff…d’accordo. Che modelli disponibili ci sono ?”.
Seguì tutta la lista…si passava dal modello “morto di fame”, cioè 4 assi
di quercia messe in croce con un buco sopra, al modello “imperatore del Brunei”,
un mausoleo in miniatura, col nome del defunto inciso in caratteri d’oro ed
altri ammennicoli simili. Scelsi una cosa di buon gusto, né troppo povera ma
neanche eccessivamente sfarzosa, poi chiesi delucidazioni sull’orario di
consegna.
“Dove la dobbiamo far recapitare ?”.
“In Prescott Street, al
1329. Si potrebbe fare il più veloce possibile ?”.
“Spiacente signorina, ma prima di 5 ore non possiamo, dovrà aspettare”.
“Coooooooooosa ? 5 ore ? Guardi che non abito in Mozambico !”. In quel
momento, più che rabbia, provavo indignazione per il trattamento che mi si
stava riservando.
“Lo so ma…”.
“Ascolti” dissi col tono meno violento che trovai “non potrebbe per una
volta fare un’eccezione ? A giorni mi trasferisco, mi è appena morta la
sorella”…dovetti fermarmi a riprendere fiato e ad asciugarmi le
lacrime…“spero che capisca che la mia situazione non è delle migliori. Le
sto solo chiedendo di venirmi incontro”. Sì, sì, non si dicono le bugie, ma
volevo proprio vedere come mi avrebbe risposto.
“Mi rendo perfettamente conto dei suoi problemi, ma mi duole dirle che non
dipende da me, o accetta e riceve il suo oggetto fra 5 ore o si cerca un’altra
agenzia”.
Rimasi decisamente male per ciò che avevo appena sentito, ormai il rispetto
dell’altrui dolore non esisteva quasi più…non avevo voglia di prolungare la
discussione all’infinito, tanto quella testa di granito non avrebbe mai
cambiato idea, quindi accettai, pur protestando, e concordammo il servizio (bara
+ fiori + optionals vari) in 899 dollari tutto incluso. Sbattei con stizza il
ricevitore e mi sedetti sulla poltrona a piangere, ormai non mi restava
nient’altro…dopo qualche minuto di bei ricordi, raggiunsi Phoebe al piano
superiore.
Piper, perché te ne eri andata ?
Maledizione, ero in ritardo. Chissà
se lei si sarebbe arrabbiata…non la conoscevo molto bene e non sapevo dire che
reazione avrebbe avuto, così allungai il passo saltando di nuvola in nuvola.
Quando arrivai al posto convenuto la vidi con le braccia conserte, lo sguardo
imbronciato e un piede che sbatteva nervosamente ; si accorse della mia
presenza, si voltò guardandomi male e disse ironica : “Era ora Dusk, potevi
farti aspettare un po’ di più già che c’eri…”.
“Scusami, ma ho avuto dei contrattempi” tentai di giustificarmi.
“Non mi interessa se hai avuto le vesciche ai piedi. Allora, com’è andata
?”. Prima di risponderle la guardai in quei suoi splendidi occhi : tradiva un
evidente nervosismo, si capiva lontano un miglio che molto dipendeva dalla
risposta che stavo per darle ; ma questa sua tensione contrastava nettamente con
il candido abito bianco che indossava, il quale le conferiva un’aria ancora più
bella di quella che aveva la mattina in cui ci eravamo conosciuti.
Persi ancora un po’ di tempo a rimirarla…non è che me ne stessi innamorando
? Ma come potevo io, creatura dell’ombra, provare tali sentimenti ? Ero
convinto fosse impossibile, d’altronde in tutti i 5000 anni della mia vita non
mi era mai successo…mentre lei si spazientiva. “Alloraaaaaaaaaaaaaaa ?”
urlò decisamente contrariata.
“Eh ? Ah sì, scusa, mi ero incantato nell’osservarti. Sei bellissima…”.
“Grazie del complimento, ma vieni al sodo. Che reazione hanno avuto ?”.
“Pessima” risposi tornando serio “Phoebe è svenuta subito, mentre
Prue…”. Porcaccia la miseria ! Mi ricordai solo allora che non avevo
controllato la reazione di Prue. Sì, ma non era colpa mia se in quel momento
non era in casa. Azzo, come glielo dicevo ? Il patto era chiaro…decisi di
creare all’istante : “Mentre Prue si è messa a piangere come una fontana.
E’ andato tutto secondo le tue previsioni”. Mi ero inventato la cosa più
ovvia che mi fosse venuta in mente, sperando di averci azzeccato…poi, pensando
ai miei più bassi istinti, mi avvicinai a lei quatto quatto tentando di
allungare una mano, non specifico dove :).
“Cos’è, ci provi ? Stammi lontano” disse con la repulsa della perbenista.
Io presi un paio di metri temendo una sua reazione, come ho già detto era per
me ancora un oggetto oscuro, di cui ero a conoscenza solo in minima parte.
“Beh, sono soddisfatta” continuò “così doveva andare e, per fortuna, così
è andata. Fra quanto scatta la seconda ed ultima fase del piano ?”.
“Vediamo un po’… mannaggia, qui sul piano astrale non esistono gli
orologi, come diavolo si può controllare l’ora ? Comunque, se non ricordo
male, dovrebbero mancare circa 3 ore e mezza, al massimo 4. Immagino sia ansiosa
che arrivi quel momento”.
“Puoi dirlo forte. Quelle due avranno una bella sorpresa quando farò la mia
entrata in grande stile. Credo che addirittura a Phoebe verrà un colpo, e non
mi dispiacerebbe”.
Ridacchiai sottovoce per questa battuta…ma era sicura di ciò che diceva ?
Perché voleva che Phoebe ci rimanesse secca ?
“Comunque andrà penso che sarò soddisfatta di come reagiranno…non vedo
l’ora di assaporare quel sublime attimo e vedere le loro facce”.
Non la stavo nemmeno ad ascoltare, la guardavo rapito…come era possibile che
esistesse una creatura così eccezionalmente stupenda ? Non credevo ai miei
occhi, nelle mie lunghe peregrinazioni mai avevo visto una donna affascinante
come quella che avevo davanti.
Era superiore alla media, parecchio superiore, ed io ne avevo vista tanta di
gente nei 5 millenni in cui ho viaggiato per ogni remoto angolo della
Terra…lei batteva chiunque, e ciò che mi attirava di più era che, da quanto
capivo, a lei non sembrava di essere tanto bella, quindi era una bellezza
assolutamente genuina, naturale, vera.
Parlammo ancora un po’, poi dovetti andarmene perché era ora che togliessi il
disturbo ; allontanandomi non lo vidi, ma una lacrima di gioia le solcò la
guancia.
Mi autoconvinsi che stavo solo
sognando.
Non erano mai venuti gli addetti delle pompe funebri con la bara per Piper, non
l’avevano mai messa lì dentro e noi non eravamo lì a disperarci.
Tsk, chi volevo prendere in giro ? Era tutto reale…
Io e Phoebe avevamo deciso di organizzare una mini-cerimonia per pochi intimi,
mentre il vero funerale si sarebbe tenuto al massimo entro un paio di
giorni…ero convinta che prima l’avessimo seppellita, prima la ferita avrebbe
cominciato, seppur lentamente, a rimarginarsi ; lo so, è un ragionamento
stupido, ma in quei tristi momenti ero accecata dal dolore e non riuscivo a
pensare in modo “normale”.
Dopo il giro di telefonate per invitare parenti più vicini ed amici stretti,
eravamo entrambe sedute su due delle tante sedie messe di fronte al piccolo
altare predisposto in tutta fretta. Rimiravamo la bara di mogano nero di nostra
sorella immaginandoci che fosse riservata a qualcun altro, una lontana zia, una
cugina di 23° grado, la figlia del nonno del fratello del cognato di nostra
suocera ma non per Piper…
(Sei sicura del passo che stai per fare ?)
La gente cominciò ad affluire, all’inizio singolarmente, poi via via in
gruppetti sempre più grandi. Alla fine eravamo circa una trentina di persone,
partendo da me e Phoebe fino ad arrivare all’ultimo dei vicini di casa…e
naturalmente c’era anche Leo, sul suo volto un’espressione che non avrei mai
pensato potesse avere, sembrava che il mondo gli fosse crollato addosso quattro
o cinque volte di fila e non è che avesse tutti i torti, in fondo noi tre
eravamo i più coinvolti in questa sciagura.
Non c’era nemmeno il prete, era una cosa molto informale senza alcun valore
ufficiale, ci saremmo limitati a ricordare quanto eccezionale fosse la nostra
cara sorellina…
Mentre vedevo gli invitati sedersi mi ricordai di come avevamo passato gli
ultimi giorni : un vero inferno, un litigio unico, sempre pronte a battibeccarci
come tre vecchie zitelle in menopausa…se solo avessi saputo che sarebbero
stati gli ultimi momenti che avrei trascorso insieme a lei…ma d’altronde un
vecchio saggio latino, di cui non ricordo il nome, diceva giustamente “carpe
diem”, vivi l’attimo, ogni singolo istante è prezioso perché potrebbe
essere l’ultimo…solo ora mi rendo conto di quanto beffarda e crudele sa
essere la vita a volte, fino a qualche tempo prima mai mi sarei aspettata di
vedermi fare dei ragionamenti così amari, ero troppo presa dal mio lavoro alla
casa d’aste per perdermi in disquisizioni pseudo-filosofiche e questo aveva
sicuramente contribuito ad allontanarmi da Piper, anche se pure lei ci aveva
messo del suo…ma era inutile recriminare al punto in cui eravamo arrivate, lei
giaceva senza vita davanti a me e, per quanto potessi deplorare il mio
comportamento nella settimana appena passata, non si sarebbe di certo rialzata
solo grazie al mio pentimento.
Notando lo sguardo triste e consunto dalle lacrime che aveva Phoebe dedussi che
probabilmente anche lei stava pensando più o meno le stesse cose ; oh, se solo
fossimo potute tornare indietro per renderle i suoi ultimi giorni lieti…bah,
cosa vado a pensare ? Potrò anche sembrare spietata, ma in fondo queste sono
solo le conclusioni dettate dal nostro stato d’animo confuso ed infelice. Per
quanto terribile fosse, era la realtà : Piper era morta e dovevamo riuscire a
farcene una ragione, altrimenti un vortice di disperazione e vuoto ci avrebbe
risucchiato fino a spingerci al suicidio, e non era di certo questa la strada da
percorrere.
Mi imposi di smettere di pensare così nero, certo non era il caso di pensare
bianco ma dopotutto, come cantava l’immortale Freddie Mercury, “the show
must go on”, lo spettacolo deve continuare, anche se nel nostro caso lo
spettacolo era la nostra stessa vita.
Vidi pure Morris sedersi fra le tante seggiole, e osservandolo attentamente
notai che una piccola, tenera lacrima gli uscì dall’occhio sinistro coperto,
come il destro ovviamente, da un paio di spessi occhiali neri…devo dire che
non mi sarei aspettata di vederlo piangere, l’ispettore è un uomo forte e,
per quanto potessi dire, non si era mai commosso per nessuno, anche in presenza
di casi umani molto toccanti…a quanto pare non era fatto d’acciaio come
avevo sempre sospettato, sotto quel petto da poliziotto doveva battere un cuore
simile al nostro. Non indossava il suo solito impermeabile beige, ma una sobria
giacca nera…era solo la seconda volta che lo vedevo vestito così, l’altra
era stata in occasione del funerale di Andy…cavolo, sempre tristi
ricordi…sembrava una maledizione che incombeva su di me, un anno e mezzo fa
era morto l’uomo che amavo, e che amo tuttora, ed adesso mia sorella…quando
sarebbe stato il turno di Phoebe ? O di Leo ? O di Morris ? O di una qualsiasi
altra persona a me cara ?
Erano queste le inevitabili conseguenze di essere una strega buona ? Vedere il
tuo mondo andare in frantumi assistendo impotente ?
Giunse il momento di fare il discorso, il motivo per cui avevamo radunato quella
piccola folla. Io e Phoebe discutemmo per decidere a chi sarebbe toccato questo
mesto onere : “Phoebe, se preferisci vado io, non ti preoccupare”.
“No, no, ci penso io, devo essere forte”.
“Sicura ?”.
“Sicurissima” e si avviò verso il microfono.
In quell’istante ho profondamente ammirato la mia piccola sorellina per questa
sua prova di coraggio, fronteggiare una tragedia così sconvolgente con uno
stato d’animo simile non è impresa da poco. Mi sedetti in una delle prime
file. Lei invece salì con passo incerto sul piccolo palco, si guardò intorno e
prese un respirone profondo prima di parlare : “Allora, inanzitutto vorrei
ringraziare tutti i presenti accorsi così sollecitamente per questa triste
assemblea. Come già sapete siamo qui riuniti per onorare la memoria di Piper,
disgraziatamente mancata questa mattina per cause ancora sconosciute. Ora dovrei
fare un breve discorso, ma non so se troverò le parole adatte per esprimere ciò
che vorrei riuscire a dire. Il fatto è che, prima che uscisse andando incontro
al suo destino, avevamo aspramente litigato”.
Per adesso andava tutto bene, sembrava in grado di reggere la pressione…
“Già, ultimamente, e penso che alcuni di voi lo sappiano, i nostri rapporti
non erano proprio idilliaci, ma nonostante questo ci volevamo un mondo di bene,
eravamo 3 sorelle unitissime e, come succede sempre in questi casi, ci si
accorge di quanto è importante una persona solo quando questa non c’è più.
Beh, io ormai non posso riparare agli errori che ho commesso nei giorni passati,
ma sono forse ancora in tempo per chiedere scusa a Piper”.
Si sentì del brusio dal fondo della sala, queste sue parole avevano scosso la
platea.
“Proprio così. Ho intenzione di chiederle scusa, anche se non servirà a
riportarla fra noi devo farlo. Quindi, cara sorellina, io…”.
Momento di silenzio.
Che le succedeva ? Perché si era improvvisamente interrotta ?
Mi accorsi quasi subito del motivo, il suo sguardo era caduto su quello di Piper…povera
Phoebe, come avrebbe potuto proseguire dopo aver rivisto quel viso ? Stava per
scusarsi ma aveva perso la forza dopo aver incrociato con i propri gli occhi di
lei, chiusi, immobili nella fissità che solo la morte sa dare.
Scoppiò a piangere e si accasciò a terra disperata. Sotto sotto lo sapevo che
sarebbe finita così, ho sbagliato a pensare che sarebbe riuscita a fare un
discorso senza cadere in depressione.
La soccorsi cercando di farla sentire un po’ meglio, ma sembrava impossibile,
la crisi era più grave di prima e non c’era verso di farla smettere.
Fui costretta a cacciare gli ospiti mentre la mia sorellina allagava tutto il
salotto.
Avevo paura che questa situazione si sarebbe ripetuta ancora molte, molte
volte…
Fummo interrotte da un rumore proveniente alle nostre spalle.
Sentii del calore confluirmi nelle
estremità.
Era il momento.
Col passare dei secondi riacquisivo tutte le mie facoltà, nessuna esclusa,
potei sentire che c’era della gente, tanta gente, e che fra i vari discorsi
che si intrecciavano fra di loro si notava indistintamente un pianto misto a
lamenti, un pianto disperato, un pianto irrefrenabile, un pianto inconsolabile.
Era la voce di Phoebe.
Aveva funzionato !
Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu il soffitto : dove mi avevano messo
quelle due ? Non ero sdraiata sul divano, ma in un posto che non riconobbi
immediatamente. Mi ci volle qualche istante per capire che mi avevano infilata
in una bara.
Simpatiche…io ero morta da non più di 5 ore e queste mi facevano già il
funerale ? Si volevano sbarazzare così in fretta di me ?
Mi faceva malissimo il collo, dovevo aver preso qualche botta, così mi alzai
per un riflesso incondizionato, ma nel farlo provocai un po’ di rumore. Loro
due se ne accorsero e si voltarono…forse erano convinte di essere sole e si
erano prese paura.
Fecero una faccia…
“Pi-Piper ?” balbettò Phoebe. Crollò svenuta.
“S-Sei viva ?” le fece eco Prue. Svenne anche lei.
“Ho due sorelle veramente…veramente…bah, non trovo neanche le parole”
bofonchiai fra me e me.
Uscii dal loculo puzzolente, mi guardai vedendo che mi avevano messo addosso un
orribile vestito nero…ok, era in tema, però potevano evitarselo, loro erano
ancora in “borghese”…presi le due belle addormentate, le posi sul divano e
mi procurai dell’acqua per svegliarle.
Cavolo, c’era bisogno di una reazione simile ? Ero semplicemente tornata
dall’aldilà dopo neanche mezza giornata, che c’è di strano ? In fondo, col
mestiere che facciamo, dovremmo essere abituate a tutto…
Ci impiegai parecchio a farle rinvenire, e mentre riacquistava i sensi Phoebe
balbettò qualcosa : “Prue, Prue, ho sognato che Piper era viva…la mia testa
mi ha fatto uno scherzo di pessimo gusto, vero ?”.
“Guarda che sei sveglia, io ci sono” mi affrettai a precisare.
“Eh ? Mi sa che sto dormendo ancora” disse Prue ancora intontita.
“Basta ! Io sono viva e vegeta, sto benissimo e voi mi sembrate alquanto
confuse”.
Appena compresero ciò che avevo detto loro, si rizzarono in piedi pensando di
avere davanti un fantasma ed indietreggiarono spaventate.
“Ehi, è questo il modo di accogliere la vostra sorellina appena tornata in
vita ?”.
Phoebe strabuzzò gli occhi almeno una quindicina di volte, mi toccò capendo
che non ero un ectoplasma…tzè, guarda come non si fidano i parenti
serpenti…e sedendosi esclamò “Ho bisogno di un whisky doppio”.
“Si può sapere cos’è successo ?” chiese con tono inquisitorio Prue.
C’era qualcosa nella sua voce che non mi disponeva molto bene, ma decisi di
essere accondiscendente e di dire tutta la verità, d’altronde era il minimo
che potessi fare per spiegare tutto ciò che era successo quella mattina…
L’ombra che sgattaiolò dietro di me
era convinta di essere silenziosa come un ninja, ma io non sono tipa che si fa
cogliere alle spalle, pertanto mi girai di scatto mettendogli un pugno sotto il
mento.
“Chi…”. Non finii la frase perché vidi che il mio inseguitore era
completamente nero, come se indossasse un’enorme calzamaglia che lo avvolgeva
del tutto…sembrava uscito da un fumetto. Ciò mi mise in agitazione, non mi
piaceva per niente…
“Calmati, ti prego. Lasciami spiegare” azzardò lui.
“Sì, e tu pensi che io stia qui a farmi prendere in giro da te ?” risposi
decisamente scocciata…come se non sapessi che voleva solamente colpirmi alle
spalle…magari non ero di buon umore, ma non ero neanche tanto scema da non
capirlo.
Caricai il sinistro e, con un gesto degno del miglior karateka, lo colpii allo
stomaco…rimasi di sasso quando mi accorsi che il mio pugno lo aveva
trapassato. Sembrava fatto d’aria, immateriale, come i gas che compongono
l’atmosfera, ma reale, tanto reale che parlava !
“Ora che mi hai mostrato i tuoi terribili istinti omicidi, mi lasci dire
qualcosa ?”.
“Prima voglio sapere chi sei e che cosa vuoi da me”.
“Cosa sto cercando di fare, secondo te ? Comunque ti rispondo subito : il mio
nome è Dusk e sono una creatura dell’ombra che vaga per il mondo alla ricerca
di bisognosi da aiutare”.
Direi che era la mattina delle sorprese : prima vengo “aggredita” da un
tizio completamente vestito di nero, poi scopro che il medesimo tizio ha la
consistenza di una bolla di sapone, infine mi dice che è un dispensatore di
bene…mah, o mi avevano fatto troppo male le quattro pinte di birra che avevo
bevuto la sera prima e mi ero addormentata sul sedile della macchina, oppure
cercava di prendermi clamorosamente per quel posto, oppure tutto quello che mi
stava dicendo era vero.
Notando il mio attimo di stupore si fermò, ma subito riprese il discorso :
“Dicevo, sono una specie di folletto che dà una mano a chi ne ha bisogno…e
tu ne hai tanto bisogno in questo momento”.
“E tu come…”.
“Non importa il come, importa solo che lo so. Ed ora vorrei chiederti cosa ti
fa star male”.
Non mi fidavo di quel tipo, ma depressa com’ero decisi di sfruttarlo come
valvola di sfogo ; gli raccontai tutta la faccenda del P3, delle mie sorelle, di
Leo ecc. ecc.
Lui si grattò la testa, che io vedevo senza capelli…oh beh, non è che
vedessi molto, ma non me ne importava niente…con lo sguardo rivolto verso
l’alto, cercando una soluzione al mio problema, o un modo per uccidermi in
maniera veloce. Naturalmente gli stavo un po’ lontana, ad almeno 3
metri…ripeto che quello lì non mi piaceva per niente, ma se ciò che diceva
corrispondeva a realtà forse poteva mettere a posto la mia penosa situazione.
Finito di ragionare, si rivolse verso di me e cominciò a bombardarmi di domande
più o meno personali : “Vuoi bene alle tue sorelle ?”.
Stizzita risposi : “Che domande fai ? Certo che sì !”.
“E le tue sorelle ti vogliono bene ?”.
Se mi avessero posto questa domanda una mese prima avrei detto sì senza
possibilità di sbagliarmi, ma dopo tutti gli ultimi avvenimenti, e soprattutto
dopo la frase di Phoebe che mi aveva ferito profondamente, le mie certezze erano
ormai vacillanti e non più così solide.
Tentai di abbozzare qualcosa : “Ehm, oddio…mah, sì, però…”.
“Eheheheh, allora è questo. Tu hai paura che Prue e Phoebe non ti vogliano più
bene, temi di perderle, giusto?”.
“Purtroppo sì…saresti bravissimo come strizzacervelli”.
“Lo so, il fatto è che odio gli studi dei dottori. Ma torniamo a te : questo
problema ti assilla da un po’ di tempo e vorresti trovare un modo per
controllare. Io avrei una mezza idea, ma sei disposta a seguirmi ?”.
Scuotendo la testa dissi : “Messa come sono…ma prima vorrei sapere in cosa
consiste questo ardimento della tua sopraffina mente”.
“Troppo buona…ti avviso, è una cosa non rischiosa, ma nemmeno molto
bella”.
“Parla invece di girarci intorno”.
“Ok, ok, scusa se cercavo di essere il più dettagliato possibile. Vedi,
pensavo…io sono in grado di uccidere…”.
“Lo sapevo ! Volevi fregarmi !” urlai inviperita.
“Uff…se solo mi fossi immaginato che eri così suscettibile ti avrei
lasciato a macerare nel tuo brodo. Posso finire ?”.
“Vabbè…vai”.
“Bene, io sono in grado di uccidere `a tempo`, nel senso che posso provocare
una morte apparente che dura 5 ore. Al termine di questo periodo, il soggetto si
risveglia vispo ed in forma, come se avesse fatto una dormitina”.
“E allora ?”.
“Come allora ? In questo modo…”.
Un’impennata d’orgoglio mi arse nel petto, spingendomi a dire : “No, no,
non dirmelo, lo indovino da sola”.
E mi misi a pensare. Impegnai tutta me stessa in cervellotici ragionamenti, ma
inutilmente…mentre elucubravo camminavo avanti ed indietro con una mano sul
mento, l’altra che mi arruffava tutti i capelli, un viso tiratissimo e i
pantaloni che non volevano saperne di stare su…così imparo a comprare gli
abiti ai 3x2…il tutto sotto lo sguardo allibito di Dusk, indeciso se ridermi
sguaiatamente dietro o prendermi per una malata di mente.
Ad un certo punto, poiché non c’era verso che capissi cosa intendeva, mi
stufai di rendermi ridicola, mi girai verso di lui e gli chiesi in tono
supplichevole : “Bah, non riesco ad arrivarci da sola. Dimmi in cosa consiste
il tuo piano”.
Lui rispose : “Finalmente posso spiegarti…se tu `morissi`, potresti appurare
se effettivamente le tue sorelle tengono ancora a te o se le incomprensioni
degli ultimi giorni hanno spezzato il vecchio equilibrio. Di fronte ad una
tragedia così grande ci si lascia andare manifestando le proprie emozioni in
modo sincero, senza restrizioni di sorta. Ovviamente peggiore sarà la reazione,
maggiore è il bene che ti vogliono”.
Cercai di mascherare il mio stato d’animo decisamente perplesso…era un piano
assurdo e irrazionale, degno di uno schizzato…con un sorriso fintissimo. Però,
non so il perché, sentivo che era forse l’unico modo che avevo di verificare
se, e come, era mutato l’atteggiamento di Prue e Phoebe nei miei confronti.
Per alcuni lunghi, pelosi istanti rimasi in bilico fra un rifiuto netto e un
rifiuto un po’ meno netto, ma alla fine mi convinsi che aveva ragione, io
sentivo il bisogno di sapere e questa era la sola possibilità che avevo…anche
se lo avessi chiesto loro in modo diretto sono sicura che la risposta, qualunque
essa fosse stata, avrebbe lasciato i miei dubbi intatti.
Era una carognata, ma dovevo farlo !
Dusk mi rifece la domanda : “Sei disposta a seguirmi ?”.
Stranamente calma mi avvicinai a lui, presi le sue mani nelle mie e dissi :
“D’accordo, ci sto. Fai quello che devi fare”.
Un sorriso solare illuminò il suo volto…o almeno credo…
Non volendo avere rimorsi sulla coscienza mi chiese un’ultima volta : “Sei
sicura del passo che stai facendo?”.
Non ebbi alcuna esitazione nel rispondere “Sì”.
Si staccò dalla presa, si girò e cominciò a sparare un elenco lunghissimo di
possibili morti : potevo finire tirata sotto da una macchina, potevo scivolare
sbattendo la testa sul selciato, potevo avere un’embolia o un colpo
apoplettico…c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Brr… chi l’avrebbe mai detto che mi sarei trovata a fare una cosa del genere
? Se ci ripenso ora mi vengono i brividi. Dover selezionare da una lunga lista
il modo in cui si desidera morire…è una possibilità che di sicuro non capita
spesso, ma non giurerei che in quel momento qualcuno avrebbe potuto invidiarmi.
Oh beh, non dovevo recriminare in quel modo, Dusk mi aveva chiesto conferma più
di una volta, quindi era una situazione che mi ero andata a cercare…ok, non ne
conoscevo le conseguenze, anzi ero lì apposta per conoscerle, ma me le
immaginavo.
Prima di decidere però, c’era ancora un punto da chiarire.
“Aspetta un attimo. Come faccio a sapere
in che modo reagiranno ? Spero che durante il periodo di morte apparente io sia
in grado di capire ciò che succede nel mondo esterno…”.
Lui si avvicinò con un’aria sconsolata…non chiedetemi come, ma mi sembrava
di essere in grado di vedere le sue espressioni facciali nonostante la
calzamaglia…e disse : “No Piper, questa tua ipotesi è sbagliata. In quelle
5 ore tu sarai morta, completamente. Niente percezioni, pelle bianca e fredda,
un lieve accenno di rigor mortis…altrimenti rischieresti di tradirti”.
“Oh…” fu tutto ciò che riuscii a dire…non me l’aveva detto…”e
allora ?”.
“Tranquilla, il vecchio Dusk pensa a tutto. Durante quest’arco di tempo il
tuo spirito, come quello di tutti gli altri deceduti, si sposterà sul piano
astrale ; verrò a farti visita lì e riferirò ciò che ti interessa sapere”.
“Come riferirai ? Vuoi dire che sarai tu a portare il mio cadavere a casa
?”.
“Beh, l’idea era questa. Perché, non vuoi ?”.
“No, no, figurati. E’ solo che mi ha sorpreso un po’ sentirtelo dire,
tutto qui”.
“Ne sono contento”.
Ci fu qualche istante di silenzio, poi fu ancora lui a prendere la parola :
“Ti senti pronta ? Hai deciso come ?”.
Non avevo ancora stabilito nulla, quindi ripensai velocemente all’ultima
persona che conoscevo morta di recente…ma certo ! Justine Niel, la mia amica
di penna francese, uccisa da un infarto…ed aveva appena 25 anni, quindi era più
giovane di me…una terribile disgrazia che mi sarebbe stata d’ispirazione.
“Infarto…pulito e poco doloroso, spero”.
“D’accordo” sentenziò rapido.
Tese un dito verso di me e dalla punta del medesimo scaturì un piccolissimo
raggio verde che mi prese in pieno. Sentii le membra intorpidirsi, il cuore
rallentare progressivamente, i polmoni spegnersi pian piano, tuttavia trovai la
forza per dire : “Bada bene Dusk, se mi stai fregando e non mi risveglierò,
anche se non so come avviserò le mie sorelle che ti troveranno e te la faranno
pagare”. Non mi rispose nemmeno, e mi parve di vedere, anche se gli occhi mi
si stavano appannando, che scuoteva la testa sfiduciato.
Ancora non mi fidavo fino in fondo…
Prima di morire l’ultima cosa che vidi fu lui che mi salutava e sussurrava :
“Ci penso io…io…io”. Argh, non sapevo che un infarto ti facesse sentire
l’eco…
“Soddisfatta ?” chiese Piper
scocciata.
Non ero ancora al top della forma, ma ero sufficientemente in campana per capire
che il modo in cui si era comportata non mi piaceva per niente ; d’accordo,
aveva anche delle motivazioni decisamente valide, si sentiva confusa e la
capisco, ma questo non le dà il diritto di farmi svenire e poi impedirmi
persino di pronunciare la sua orazione funebre da tanti che sono stati il
dolore, la tristezza, la disperazione che ho provato.
Non siamo delle marionette ! Io e Prue ci abbiamo sofferto come cani, ma almeno
tutto ciò sarebbe stato comprensibile se la disgrazia si fosse rivelata
reale…non lo era, è vero, peccato che questo non ci abbia fatto sentire
meglio, o almeno non abbia fatto sentire meglio me. Mi sentii presa in giro,
terribilmente ferita e pure arrabbiata.
“Soddisfatta ? Hai anche il coraggio di chiedermi se sono soddisfatta ? No,
non sono soddisfatta ! Volevi farci venire un collasso a tutte e due ? Cosa ti
è passato per quel cervelletto quando ti è venuta questa malsana idea ?” urlò
Prue, alquanto innervosita.
Piper indietreggiò con sguardo quasi offeso…forse non si aspettava una
reazione violenta, o forse non così tanto violenta…guardando quel visino la
mia rabbia si sciolse magicamente, mi faceva una tenerezza che il cuore mi si
stringeva fino a sparire, ero talmente commossa da dimenticarmi completamente di
quello che ci aveva appena fatto.
Ma sì, in fondo si era limitata a farci credere di essere morta portandoci
sull’orlo dell’esaurimento nervoso, ma cosa volete che sia in confronto a ciò
che proviamo ora che è tornata fra noi ? E poi su, siate comprensivi, era molto
incerta e voleva solo sapere se ancora ci tenevamo a lei.
Prue non era del mio stesso avviso…i suoi occhi sprizzavano odio per tutta la
loro superficie, era furibonda per questo “scherzetto” e non pareva tanto
disposta a perdonarla come invece io avevo appena fatto…
“Scusa Prue, ma cerca di capirmi, una serie di circostanze negative mi avevano
quasi portato alla depressione più nera e mi serviva un…un…maledizione, non
trovo neanche le parole…ecco, mi serviva un incentivo per tirare avanti, per
vedere se valeva la pena di continuare a lottare, per confrontarmi a viso aperto
con voi due. Mi rendo conto che non è stato bello per te e Phoebe, però ne
avevo un assoluto bisogno. Ti prego, non ti chiedo di perdonarmi, ma solo di
provare a capire cosa mi ha spinto a compiere un passo del genere…e non
credere che per me sia stato facile decidere”.
Rimanemmo così, a fissarci vicendevolmente, per i successivi 10 minuti senza
che le nostre espressioni, e di conseguenza i nostri sentimenti, cambiassero di
una virgola : Prue viola in volto a causa della rabbia, Piper con l’ aria di
un bambino che ha appena combinato una marachella molto grossa e cerca di farsi
perdonare dai genitori promettendo “Non lo faccio più”, ed io che ormai
avevo deciso di passare sopra a questa sua azione sconsiderata, folle, egoista
ma suscitata da uno stato d’animo irrequieto e sofferente.
Alla fine fu Prue a rompere il silenzio che si era creato : “Piper, prendi la
tua roba e vattene di qui, per una settimana almeno non ti voglio più vedere”
disse glaciale guardando il soffitto che si stava scrostando.
“Prue…” tentai di intervenire.
“Fai silenzio Phoebe, per favore. Hai capito Piper ? Vai via da questa casa,
non sei più gradita”
Lei non reagì, né a parole né a gesti, si limitò ad alzarsi e a dire che non
aveva soldi per andare in albergo ma Prue, impietosa e crudele come mai
l’avevo vista in vita mia, le disse semplicemente : “Beh, questi sono fatti
tuoi. Vai da una tua amica, oppure…tiè, tieni i soldi” e le allungò un
paio di banconote da 50 dollari l’una.
Ero sbalordita da questo suo comportamento insensibile, freddo, distaccato, non
era la Prue che conoscevo : doveva essere davvero delusissima da ciò che Piper
aveva fatto per agire così, forse come lo ero stata io per i primi 10
secondi…
La nostra Highlander salì in camera sua con la peggiore faccia che le avessi
mai visto avere, mentre la giudice, sempre senza dire niente, tentò di
riprendere in mano la propria vita facendo i gesti più comuni, prendendosi un
bicchiere d’acqua, allacciandosi le stringhe delle scarpe, guardando fuori
della finestra gli uccellini che cinguettavano allegri, ignari del dramma appena
consumatosi qui, a villa Halliwell.
Quando ebbe finito di racimolare le sue due cose, Piper scese e si apprestò ad
andarsene…appena la vidi con la valigia in mano, come un profugo cacciato dal
centro d’accoglienza perché non c’è più posto, mi sentii nello stesso
identico disperato stato d’animo che avevo nel momento in cui Dusk l’aveva
portata a casa…era come se stesse morendo una seconda volta, con la differenza
che stavolta era voluta da Prue, e questo mi faceva ancora più male…
Fui sul punto di mettermi a piangere per l’ennesima volta, ma il suo sguardo
duro e nello stesso tempo dolce mi impedì di farlo : “Phoebe, non piangere,
è giusto così. Prue ha ragione, ciò che ho vi ho fatto oggi non ha alcuna
scusante. Merito questo, spero piccolo, esilio, in attesa che le sbollisca il
nervoso. Sii forte, fallo per lei. Ciao”. Si voltò, uscì dalla porta e sparì,
il tutto sotto lo sguardo indifferente di Prue.
“Ah, ho dimenticato una cosa” disse, poi corse fuori veloce lasciandomi lì
ad alambiccarmi sul motivo che l’aveva spinta a fare così come aveva fatto.
Rientrò ed io non persi tempo nel chiederglielo : “Perché sei uscita ?”.
“Beh, mi sono fatta dire dove andava, per sapere dove chiamarla quando sarà
il momento di riaccoglierla qui” rispose sforzandosi di sorridere, anche se le
riusciva molto difficile.
Mi
rasserenai, alla fine era sempre sua sorella, oltre che mia ovviamente, e non le
avrebbe mai fatto del male volontariamente o per il solo gusto di farlo…
La vicenda continua in "Dusk and her embrace"...
Scritto dal "premiato" Kaos