Streghe Italia

Le trascrizioni degli episodi di "Streghe"
Episodio 2.16 "L'angelo nero"

Trascrizione realizzata da Gaia


[Scena: in uno studio fotografico, Prue discute con un uomo guardando un album di fotografie posato su un tavolo. Sullo sfondo, modelli posano per un altro fotografo.]

UOMO: ormai si lavora soltanto in digitale.

PRUE: lo so, sono attrezzata.

UOMO: belle foto. (inquadratura di una foto in bianco e nero raffigurante un bambino) Questa mi piace molto. Che obiettivo ha usato?

PRUE: un normalissimo cinquanta. (un ragazzo si avvicina e porge qualcosa all’uomo)

UOMO: (rivolto al ragazzo, indicando la foto che questi gli ha dato) Qui voglio meno contrasto.

RAGAZZO: d’accordo. (se ne va)

UOMO: (ricominciando a sfogliare l’album di Prue) complimenti.

PRUE: questo significa che mi dà il lavoro?

UOMO: (chiudendo l’album) se dovessi giudicare dalle foto, sì, ma… (si alza e prende un foglio. Lo legge)… il suo curriculum mi dice: no. Lei cambia spesso idea, eh?

PRUE: signor Corso, ho cambiato spesso lavoro, non ne faccio mistero, ma se permette, visto che le piacciono tanto le mie foto, io credo che dovrebbe… darmi almeno una possibilità!

SIG. CORSO: una possibilità, eh? (prende la foto di una donna dal tavolo accanto a lui e la mostra a Prue) Ecco, questa è Maggie Murphy. (Prue prende la foto)nel prossimo numero della rivista verrà pubblicato un articolo su di lei; sulla donna più sfortunata di San Francisco. Lei avrà il suo lavoro, se mi porterà una bella foto di Maggie, l’indirizzo è sul retro. Fino a tre mesi fa era considerata una santa: aiutava i poveri, i senzatetto, chiunque avesse bisogno di una mano, poi, da un giorno all’altro, tutto le è andato improvvisamente storto. Davvero storto. (prende l’album di Prue) Voglio una bella foto, Prue: artistica, intensa, espressiva. Voglio vedere l’anima di Maggie nella foto. E voglio vederla alle cinque di oggi pomeriggio. (porge l’album a Prue) Altrimenti, niente lavoro, mh?

PRUE: (prende l’album e si alza) La ringrazio. (se ne va)



[scena: tetto di un palazzo. La donna nella foto apre la porta ed esce all’aperto. Ha l’aria sconvolta. Si incammina verso il bordo e guarda giù. Alle sue spalle appare un angelo nero]

MAGGIE: (a se stessa) ma che cosa sto facendo, io non devo…

ANGELO NERO: (con la voce di Maggie) sì, devo! È stata colpa mia. L’incidente d’auto, il fuoco, la morte di mio fratello… io faccio del male a quelli che amo.

MAGGIE: (annuendo) io faccio del male a quelli che amo…

ANGELO NERO: tutto questo deve finire.

MAGGIE: tutto questo deve finire. Io non ho nessun diritto di vivere…

ANGELO NERO: io sono maledetta, ecco la verità.

MAGGIE: io sono maledetta… (guarda giù, poi sale sul muretto. L’angelo nero si dissolve. In strada, la gente urla)



[scena: strada. Prue sta arrivando in macchina. Si ferma, scende dall’auto con la foto di Maggie in mano. La guarda, poi alza gli occhi e vede la donna sul tetto. Guarda di nuovo la foto.]



PRUE: Maggie? Maggie, no! (si proietta astralmente e appare dietro a Maggie, sul tetto)



[scena: tetto del grattacielo, Prue è dietro Maggie, che è sul muretto, pronta a buttarsi giù]



PRUE: Maggie… (Maggie si gira) aspetta, non farlo.

MAGGIE: come sei arrivata qui, come fai a conoscermi?

PRUE: non ha importanza, vieni via da lì, prendi la mia mano (le porge la mano).

MAGGIE: (urlando e agitandosi, spaventata) Ferma, stà lontana da me! (guarda giù, e si vede che arriva una volante della polizia).

PRUE: (sempre con la mano tesa) calmati, Maggie, io posso aiutarti.

MAGGIE: nessuno può aiutarmi.

PRUE: non è questa la soluzione!

MAGGIE: volevo tanto essere d’aiuto al mio prossimo… e invece faccio del male a tutti! (mette un piede in fallo e cade. Prue afferra appena in tempo la sua mano, e ora lei è attaccata solo alla mano di Prue per non cadere. In strada, la gente urla, ma dal basso è impossibile vedere Prue, così sembra che Maggie sia appesa al muretto.)

DONNA IN STRADA: poveretta…

UOMO IN STRADA: non può resistere a lungo!

MAGGIE: (a Prue) lasciami andare. Ti prego!

PRUE: non ce la faccio a reggerti! Non ce la faccio!(la mano di Maggie scivola dalla presa di Prue, e la ragazza cade, urlando. La proiezione astrale di Prue torna nel suo corpo e vede Maggie cadere. Con il suo potere, Prue devia la caduta e Maggie cade così su un telone di un negozio, che attutisce la caduta. Poi scivola per terra, in mezzo alla gente.)



[scena: per strada, vicino al telone che ha attutito la caduta di Maggie. La gente è stupita e c’è un borbottio. È presente anche l’angelo nero]

GENTE: è ancora viva! È un miracolo!

MAGGIE: (alzandosi a stento da terra, e vedendo Prue che è arrivata in mezzo alla folla per vedere le sue condizioni, per poi andarsene subito) aspetta…

ANGELO NERO: ma guarda… questa sì che è fortuna!(guarda su)



Sigla di apertura



[scena: villa Halliwell. Piper è in cucina, in piedi che scrive qualcosa. Arriva Phoebe]

PHOEBE: oggi non è giorno di inventario al club? (apre il frigorifero e prende una bottiglia d’acqua)

PIPER: sì, lo è.

PHOEBE: e allora che cosa ci fai qui?

PIPER: cerco di capire come parlarne a Dan.

PHOEBE: parlargli di cosa? (si avvicina a Piper)

PIPER: di Leo.

PHOEBE: ah, di Leo… non starai pensando di scrivergli una lettera?

PIPER: Oh, no! Naturalmente no! Dan non merita di essere congedato con una letterina. È così difficile, però… (Phoebe beve) non voglio farlo soffrire, Dan è un bravo ragazzo, è stato così buono con me, e in realtà non ci sono problemi fra di noi…

PHOEBE: no, in effetti, l’unico problema è che tu ami Leo, Leo ama te… e per questo amore ha rinunciato ai suoi grandi poteri.

PIPER: lo so, è stato… un gesto meraviglioso. Ma ultimamente mi è sembrato… pentito di averlo fatto.

PHOEBE: non cominciare a pensare troppo. E non cercare di predire il futuro, ok? Quello è compito mio! (le accarezza i capelli) segui quello che ti dice il cuore, e andrà tutto per il meglio.

PIPER: come farei senza di te?

PHOEBE: soffriresti in continuazione, non c’è alcuno dubbio.

PIPER: (incamminandosi verso il tavolo) grazie, sorellina. Ora posso andare al club. (prende la giacca e la borsa che sono sul tavolo ed esce) Ti voglio bene!

PHOEBE: anch’io ti voglio bene!



[scena: distretto di polizia, Maggie e Morris stanno per entrare nell’ufficio, Morris apre la porta, ma Maggie esita]



MORRIS: prego, signorina

MAGGIE: io… non posso entrare lì.

MORRIS: non credo che abbia scelta.

MAGGIE: sono in stato d’arresto?

MORRIS: no, ma devo farle alcune domande.

MAGGIE: ci sono armi là dentro?

MORRIS: (chiude la porta e sospira) sì, qualche problema?

MAGGIE: potrebbero sparare. Provoco in continuazione incidenti del genere, non voglio che si faccia male nessuno.

MORRIS: e io non voglio che lei faccia del male a se stessa. Venga (le mette un braccio dietro le spalle e la guida dentro, aprendole la porta), non succederà niente (si incamminano all’interno dell’ufficio, in cui ci sono un sacco di poliziotti intenti ad arrestare ladri e malfattori vari).

MAGGIE: lei non può capire…

MORRIS: stia tranquilla, sono qui per aiutarla.

MAGGIE: lei non può aiutarmi. Nessuno può (Morris fa sedere Maggie e poi si siede allo stesso tavolino, davanti a lei).

MORRIS: vedrà che troveremo una soluzione. (prende dei fascicoli) Ma prima deve spiegarmi cos’è successo questa mattina.

MAGGIE: io… non so come spiegarlo. È stato come un incubo, ma era tutto vero. La voce che sentivo in testa… era davvero la mia voce.

MORRIS: vuole telefonare a qualcuno? Amici, parenti…

MAGGIE: no, no no no no, è meglio che stiano lontano da me, saranno più al sicuro. Non dovrei neanche essere qui. Io sono viva solo grazie all’intervento di quell’angelo.

MORRIS: quale angelo?

MAGGIE: l’angelo che mi è apparso all’improvviso, dal nulla, mentre ero sul tetto… ha cercato di trattenermi, e mentre stavo cadendo ha ritardato la caduta e l’ha guidata… non so come, verso quel telone.

MORRIS: un angelo…

MAGGIE: sì, mi ha salvato la vita

MORRIS: (con fare sospettoso… chiaramente ha intuito che si tratta di una delle Halliwell) saprebbe dirmi qual’era l’ASPETTO di quell’angelo?



[scena: villa Halliwell, Prue entra dalla porta con aria sconvolta, mentre posa le sue cose sul tavolo all’ingresso, Phoebe le viene incontro con una bottiglietta d’acqua in mano dalla sala da pranzo, sorridendo]

PHOEBE: ciao, com’è andata?

PRUE: (seria e un po’ distratta, mentre armeggia con la borsa della macchina fotografica) cosa?

PHOEBE: sei riuscita ad ottenere il lavoro?

PRUE: sì, credo di sì.

PHOEBE: Prue, che cos’hai?

PRUE: la donna che dovevo fotografare, quando sono arrivata a casa sua era sul tetto, pronta a buttarsi di sotto. (va verso un armadietto)

PHOEBE: (esita) oh mio Dio… però non si è… (Prue la interrompe, mentre apre l’armadietto e mette via delle cose)

PRUE: si è buttata di sotto, sì. (Phoebe fa una faccia stupita) per fortuna, usando il mio potere sono riuscita ad attutire la caduta.

PHOEBE: la fortuna… è che tu sia arrivata in tempo!

PRUE: già, se fossi arrivata anche solo un minuto dopo sarebbe stato troppo tardi.

PHOEBE: evidentemente era stato deciso dal destino. Che tu arrivassi in tempo e che salvassi la vita a quella ragazza. (suona il telefono, Prue va a rispondere)

PRUE: pronto? (Phoebe continua a sistemare le cose della sorella)

MORRIS: ciao, Prue. Ti trovavi per caso al 413 di Northfergis evenue, questa mattina?

PRUE: eh… perché?

MORRIS: ho qui una certa Maggie Murphy. Che sostiene di essere stata salvata da un angelo. Un angelo che mi ha descritto dettagliatamente e non mi sembra sconosciuto.

PRUE: perché ti ricorda me, giusto?

MORRIS: tutti qui pensano che sia pazza. Ma io so che c’è qualcosa di vero in quello che dice.

PHOEBE: (parlando in contemporanea con Morris) Prue?Che c’è in questo rullino (le mostra un rullino che era nell’armadietto)?

PRUE: eh (rivolta a Phoebe)… sono solo delle vecchie foto. (Phoebe rimette a posto il rullino) Dimmi (al telefono), Maggie sta bene?

MORRIS: posso solo dirti che la mandiamo tre giorni in osservazione in un ospedale psichiatrico.



[scena: distretto di polizia. Maggie fa cadere delle cose a un poliziotto]

MAGGIE: oh, no… mi dispiace!

POLIZIOTTO: questa giornata sembra non finire mai.

MORRIS: (sempre al telefono con Prue) povera ragazza… è piuttosto agitata. Senti, non farti vedere da lei, o ti riconoscerebbe. Ti terrò informata. Ciao.



[scena: villa Halliwell. Prue ha attaccato il telefono, Phoebe è dietro di lei]



PHOEBE: (mentre Prue riprende le sue cose) dove stai andando?

PRUE: devo assolutamente vedere Maggie (si incammina verso la porta, e Phoebe la segue), qualcosa mi dice che la vita di quella ragazza è ancora in pericolo.

PHOEBE: vengo anch’io, forse i miei freschi studi di psicologia ti saranno utili.

PRUE: (aprendo la porta) grazie, Pheobe. (escono, e Phoebe chiude la porta alle sue spalle.)



[scena: p3. Piper è in piedi che legge e Leo seduto per terra che le guarda le gambe]



PIPER: non è possibile, quante cannucce abbiamo?

LEO: (tra sé e sé, continuando a guardare le gambe a Piper) e chi conta?

PIPER: (voltandosi verso Leo) mh?

LEO: (alzando la testa) ah… non lo so, forse ne hai ordinate troppe (le porge delle scatole di cannucce).

PIPER: no, ne avranno MANDATE troppe.

LEO: ahah. (Piper prende le scatole che le sta dando Leo e da una cadono tutte le cannucce per terra. Piper emette un suono di spavento). È colpa mia. (Piper si china per aiutare Leo a raccogliere le cannucce. Leo la guarda mentre lei ha lo sguardo abbassato)

PIPER: che c’è?

LEO: (ride) niente! (pausa, Piper ricomincia a raccogliere le cannucce) Sei arrabbiata con me?

PIPER: (sospira) non essere sciocco, perché dovrei essere arrabbiata con te?

LEO: non lo so, per questo ho chiesto. (Piper sospira di nuovo) Cosa c’è?

PIPER: ecco, è… è… Dan.

LEO: oh. (alzandosi, con fare scocciato) Ho capito, scusa, lascia stare.

PIPER: vedi, io credo che lui…. (si alza) sì, credo che lui se la prenderà quando verrà a sapere che… che sei tu che io amo davvero.

LEO: (sorridendo) ah sì?

PIPER: sì. (leo sorride e si baciano, ma dopo pochi istanti Piper si scioglie dall’abbraccio di Leo) no, aspetta… non è giusto.

LEO: hai appena detto che…

PIPER: sì, lo so cos’ho detto, però.. io devo prima parlarne con.. con Dan. (Leo fa una faccia stupita, e Piper sorride) torna al lavoro… conta le cannucce.

LEO: (sospirando e abbassandosi) d’accordo. (Piper sospira e ricomincia a leggere. Leo sospira di nuovo)



[scena: distretto di polizia. Dalla porta fa capolino l’angelo nero, che si guarda intorno, vede Maggie seduta e sorride. Esce di nuovo e si trasforma in poliziotto. Entra e si va a mettere in un angolo, seduto, tenendo d’occhio Maggie. Accanto a Maggie c’è una poliziotta. Arriva Morris da un’altra porta tenendo in mano un caffè].



MORRIS: le ho portato del caffè.

MAGGIE: (sorride) grazie.

MORRIS (alla poliziotta): lei può anche andare, agente.

POLIZIOTTA: (alzandosi) va bene. (se ne va, Morris va a sedersi accanto a Maggie)

MAGGIE: io ho visto davvero quell’angelo. Lei deve credermi, mi ha salvato!

MORRIS: io le credo, Maggie. Davvero, le credo. (le porge il caffè) Tenga.

MAGGIE: (prendendolo) grazie (il caffè si rovescia sui pantaloni di Morris, che si alza di colpo mentre Maggie emette un grido soffocato. L’angelo nero sorride) mi scusi, mi dispiace…

MORRIS: (andandosene) non si preoccupi. Sono cose che succedono.

MAGGIE: è meglio che lei stia ben lontano da me (Morris si ferma sulla soglia). Io sono pericolosa. (Morris se ne va, l’angelo sorride ancora. Dalla porta entrano Prue e Phoebe. Prue vede Maggie)

PRUE: eccola lì, è lei.

PHOEBE: hai pensato a come spiegarle il tuo intervento miracoloso?

PRUE: no, Phoebe, io sono veramente preoccupata per lei. Forse potrei creare una formula magica.

PHOEBE: per ottenere cosa?

PRUE: per riportare un po’ di fortuna nella sua vita.

PHOEBE: questo è molto carino, ma non puoi continuare a usare i tuoi poteri per salvarla.

PRUE: lo so, ma spero di poterla aiutare a riacquistare un po’ di fiducia in se stessa. (un poliziotto inciampa sui piedi di Maggie, che lei ha appena disteso, e va a sbattere contro un contenitore dell’acqua, che si rompe. L’acqua va a finire sui fili dei computer, e questi vanno tutti in corto circuito. L’angelo nero sorride di nuovo)

GENTE: fate attenzione!

POLIZIOTTO: (a Maggie, che è in piedi e guarda il disastro) grazie tante.

PRUE: (a Phoebe) ecco, hai visto? (Maggie si risiede piangendo) Ho bisogno del tuo aiuto per

creare la formula magica.

PHOEBE: no, il mio aiuto non ti serve affatto, la formula deve uscirti dal cuore.

PRUE: d’accordo, ora ci provo. (guarda Maggie) Che le mie parole cancellino la tua pena, e cambino il tuo destino: che per te la vita sia serena, e tranquillo il cammino. (una sfera luminosa si materializza nelle mani di Prue e si dirige verso Maggie, che si raddrizza e sorride, sentendosi meglio. L’angelo nero si alza e guarda, stupito, Prue, che sta sorridendo. Arriva Morris dalla stessa porta da cui era venuto prima, inciampa e Maggie lo sostiene)

MAGGIE:attento! tutto a posto?

MORRIS: sì, grazie (si siede)

MAGGIE: non le ho fatto del male. Io l’ho aiutata!

MORRIS: sì, mi ha aiutato.

PHOEBE: (a Prue) sembra che il tuo incantesimo abbia funzionato.

MORRIS: (a Maggie) si sente meglio?

MAGGIE: (sorridendo) sì…

PRUE: (a Phoebe) il problema è risolto. (cominciano ad andarsene)

ANGELO NERO: (a Prue, ma in modo che lei non lo senta) non esserne sicura. (lancia una scia nera verso Prue, che si ferma sulla soglia)

PHOEBE: cosa c’è, Prue?

PRUE: (aprendo la porta) ho sentito come un brivido… (escono, l’angelo nero le segue)



[scena: parcheggio del distretto. Phoebe e Prue stanno andando verso la macchina]



PHOEBE: bè, per essere la tua prima formula magica ha funzionato egregiamente! (salgono in macchina)

PRUE: ho seguito il tuo consiglio, ho lasciato che mi uscisse dal cuore. (si allacciano le cinture)

PHOEBE: io ho dovuto fare un po’ di pratica prima che le mie formule magiche funzionassero…

PRUE: davvero?

PHOEBE: mh.

PRUE: dev’essere.. il mio giorno fortunato! (Prue mette in moto e fa marcia indietro, andando a sbattere contro una volante che sta arrivando. Phoebe sviene). Phoebe! Phoebe! (la scuote, inutilmente. Alle loro spalle, arriva l’angelo nero)

ANGELO NERO: (sempre come se parlasse da solo, sorridendo) questo è solo l’inizio, strega.



[scena: p3. Leo è dietro al bancone, Piper dall’altro lato che scrive]

LEO: (molto agitato) Piper, io qui sto impazzendo!

PIPER: (continuando a scrivere) abbiamo quasi finito!

LEO: senti, dopo aver detto quello che mi hai detto poco fa, non puoi aspettarti che io mi comporti come se non fosse cambiato niente, è cambiato tutto!

PIPER: lo so, Leo, ma Dan è fuori città, e devo aspettare che torni per poter…

LEO: quando? Quando sarà di ritorno Dan?

PIPER: sarà qui… giovedì.

LEO: tra una settimana? Ma perché… non glielo dici per telefono? (Piper gli lancia uno sguardo di rimprovero.) non sarebbe giusto, è vero, hai ragione. (si calma) il fatto è che, vedi.. io ho aspettato tanto che questo accadesse, che tu… capissi… e non me la sento di aspettare ancora. (Piper e Leo sorridono)

PRUE: (dall’entrata) Piper, ci sei?

PIPER: (vedendo che Phoebe si appoggia a Prue, mentre scendono le scale) ma… cos’è successo?

PRUE: abbiamo avuto un piccolo incidente d’auto.

LEO: niente di grave, però. (con tono interrogativo)

PHOEBE: niente di grave. (si appoggiano entrambe al bancone)

PRUE: bè, Phoebe ha battuto la testa…

PHOEBE: ma ora sto bene.

PRUE: sì, Phoebe, però il dottore ha detto che dovresti…

PIPER: il dottore? Sei dovuta andare all’ospedale Phoebe?

PHOEBE: adesso sto bene, ho solo un po’ di mal di testa!

LEO: vado a prenderti subito un analgesico. (se ne va)

PRUE: mi dispiace molto, Phoebe…

PHOEBE: Prue, non preoccuparti, è stato un incidente, può succedere!

PRUE: sì, ma avrei dovuto fare più attenzione. Quando faccio marcia indietro, di solito guardo bene, non capisco! Comunque, non è successo nulla di grave.

PHOEBE: (a Piper) ehm.. hai il rossetto in disordine.

PIPER: (imbarazzata, toccandosi le labbra) ah, sì? (arriva Leo. Phoebe e Prue lo guardano, stupite, poi guardano Piper, che abbassa lo sguardo. Leo porge l’analgesico a Prue)

PRUE: ah… (tende la mano per prenderlo, e facendolo fa cadere una scatola di cannucce) oh…

LEO: (chinandosi a raccoglierle) non preoccuparti, sistemo tutto.

PRUE: accidenti, non ne faccio una giusta, combino un disastro dopo l’altro, credi che sia un effetto non voluto di quella formula magica?

PHOEBE: non l’hai detta per interesse personale.

PIPER: quale formula? (squilla il cellulare di Prue)

PRUE: pronto? Sì, signor Corso, c’è stato un piccolo problema con quella foto… (si allontana e continua a parlare. Leo si rialza).

PHOEBE: (a Piper e Leo) ah, Prue deve fare una foto a una certa Maggie Murphy.

LEO: quella ragazza molto sfortunata?

PIPER: mh?

LEO: hanno fatto un programma su di lei in tv.

PHOEBE: bè, ora non è più sfortunata. Prue ha impedito che si suicidasse, e poi con un incantesimo le ha restituito la buona sorte.

PIPER: davvero?

PHOEBE: strana coincidenza, eh?

PIPER: è stata più che una coincidenza!
PHOEBE: il fatto ha colpito anche Prue. E anche me. (arriva Prue)

PRUE: (sospira) il signor Corso ha detto che, se non gli faccio avere quella foto di Maggie, posso dire tranquillamente addio alla mia carriera di fotografa.

PHOEBE: le fai la foto, così controlli anche come sta.

PRUE: giusto, passo a casa a prendere l’attrezzatura e… (voltandosi fa cadere un tavolino pieno di bicchieri. Piper fa appena in tempo a bloccarlo)

PIPER: sei un po’ agitata, eh?

PHOEBE: Piper ha ragione, sei troppo agitata, guiderò io. (si incamminano verso le scale)

PRUE: va bene, ecco le chiavi. (dà le chiavi a Phoebe)

PHOEBE: grazie..

PRUE: fa attenzione, eh?

PHOEBE: ah, quante storie! (escono. Piper guarda i bicchieri, ci pensa un attimo, poi li sblocca e li lascia cadere. Leo ha l’aria preoccupata)

PIPER: cos’è quella faccia, pulirò io!

LEO: non è questo, il fatto è che.. stavo pensando a Maggie Murphy.

PIPER: a che proposito?

LEO: ecco, Maggie era una ragazza che amava fare del bene e… improvvisamente la sua vita è andata in pezzi.

PIPER: mh… sì, e allora?

LEO: allora, stavo pensando.. se tutti quegli incidenti che le sono capitati non fossero stati casuali? Se fossero stati provocati da qualcuno?

PIPER: ad esempio da chi?

LEO: da un angelo nero, ad esempio.



[scena: ospedale psichiatrico. Maggie sta entrando in una stanza con un’anziana donna sottobraccio]



MAGGIE: coraggio, signora Sib (non ho capito bene il nome, NdT), non si deprima. Cammini e si sentirà meglio. Un po’ di moto fa sempre bene!



[scena: un’altra stanza dello stesso ospedale. Prue e Phoebe stanno parlando con un dottore che si vede di spalle]



DOTTORE: Maggie ha avuto un miglioramento improvviso. Questa mattina era molto depressa, ora invece è serena: ride e aiuta le altre pazienti. Comunque, temo che sia solo un fenomeno temporaneo.

PRUE: perché temporaneo? (viene inquadrato il viso del dottore: è l’angelo nero.)

ANGELO NERO: chi ha tentato il suicidio non dimentica MAI quell’esperienza. La ricorda in continuazione. In un certo senso… ne è attratto, vuole ripeterla. (si nota che quando parla guarda Prue, che appare turbata dalle sue parole)

PHOEBE: questo non è vero.

ANGELO NERO: come fa a dirlo, lei è una psichiatra?

PHOEBE: no, ma non sono d’accordo con lei. Molta gente guarisce dalla depressione.

ANGELO NERO: sì (ricominciando a guardare Prue), ma in questo caso la situazione è molto complicata: Maggie si sente responsabile per una serie di disgrazie che hanno colpito la sua famiglia (Prue è sempre turbata). Il suo è un dolore… che difficilmente scompare.

PRUE: eh… possiamo vederla?

ANGELO NERO: ma certamente. (indica a Prue e Phoebe una porta che dà su un corridoio, e loro si incamminano. Phoebe guarda storto il presunto dottore, mentre Prue si gira in continuazione verso di lui. Quando si volta, l’angelo nero colpisce con una scia nera la borsa contenente la macchina fotografica di Prue, che lei ha in spalle, poi scompare. Prue e Phoebe arrivano nella stanza dov’è Maggie, che sta parlando con la signora di prima. Quando vede Prue, che le sorride, saluta la donna e si avvicina alle due sorelle.)

MAGGIE: (a Prue) speravo tanto di vederti per ringraziarti, e ovviamente per farti anche tante domande.

PRUE: Eh… Maggie, io credo che tu ti sia fatta un’idea sbagliata di me.

MAGGIE: tu mi hai salvato la vita.

PRUE: guarda che quello che è successo stamattina era molto confuso, c’era tantissima gente, e…

MAGGIE: resta il fatto che mi hai salvato la vita. Ma tu chi sei?

PRUE: (tendendole la mano) io mi chiamo Prue. Prue Halliwell. E lei (indicando Phoebe) è mia sorella Phoebe.

PHOEBE: ciao, Maggie (le dà la mano)

MAGGIE: dunque siete due angeli!

PHOEBE: io sono solo una studentessa.

PRUE: ah… Maggie, come ti senti? Un po’ meglio, spero.

MAGGIE: a dire la verità… sto benissimo! Mi sento molto felice.

PHOEBE: anche stando qui?

MAGGIE: sono viva, no? E, cosa ancora più importante, mi sento di nuovo viva. Di nuovo in grado di aiutare gli altri. È qualcosa che non sentivo da parecchio tempo.

PHOEBE: è bello da parte tua.

MAGGIE: (a Prue, notando la sua borsa) sei una fotografa?

PRUE: eh… sì, più o meno.

PHOEBE: ma certo che lo è! Lavora per la rivista 415.

MAGGIE: oh, la conosco! Deve pubblicare un articolo su di me! (guarda Prue) è… per questo che sei venuta a casa mia, stamattina. Per farmi delle foto!

PRUE: sì, però, credimi, questa è l’ultima cosa a cui stavo pensando…

MAGGIE: no no no, va bene! Forse l’articolo aiuterà altre persone a capire… che non bisogna arrendersi mai. (pausa) Dove vuoi che stia?

PRUE: (guardandosi intorno e prendendo una sedia) eh… credo che qui vada bene. (Maggie si siede, Phoebe si accomoda su una sedia accanto a Prue e quest’ultima si china e tira fuori la macchina fotografica.)

MAGGIE: sono così felice che all’improvviso tutto si sia risolto..! (Prue si accovaccia e tira fuori la macchina fotografica) So che dovrò restare qui per un po’, ma... mi sento come se mi fosse stato tolto un peso dal cuore. (Prue comincia a fotografarla) sono di nuovo me stessa.

PHOEBE: eh… Maggie, dal momento che sto seguendo un corso di psicologia, mi interesserebbe molto farti una domanda precisa.

MAGGIE: fammela pure.

PHOEBE: ecco, vorrei sapere, per quale motivo sei… cioè, COME sei…

MAGGIE: perché ho deciso di uccidermi?

PHOEBE: sì. (Prue scosta la macchina fotografica e guarda Maggie direttamente)

MAGGIE: questo non te lo so dire. Tutto quello che so è che volevo tanto che smettesse.

PHOEBE: cosa volevi che smettesse?

MAGGIE: (guardando Prue) la voce che nella mia testa continuava a dirmi che facevo del male alla gente, invece che aiutarla (Prue ricomincia a guardare Maggie attraverso l’obiettivo). Che dovunque andassi provocavo dolori e fastidi. Che era tutta colpa mia. (Prue sembra sempre più turbata, scosta nuovamente la macchina fotografica e Phoebe la guarda sospettosa, ma Prue non sembra darle importanza. Toglie il dischetto dall’apparecchio). Era… come se… io fossi maledetta.

PHOEBE: (con aria sospettosa) forse lo eri davvero…

MAGGIE: come dici, scusa?

PHOEBE: (a Prue, che si è rialzata e sta mettendo via le sue cose) Prue?

PRUE: eh… devo portare subito le foto al giornale.

PHOEBE: non hai sentito cos’ha detto?

PRUE: sì, per favore… prendi un taxi e riporta le mie cose a casa.

PHOEBE: non vuoi che ti accompagni?

PRUE: no, non importa (se ne va). Ciao, Maggie.

MAGGIE: ciao… (Phoebe si risiede e guarda Prue allontanarsi)



[scena: villa Halliwell, soffitta, Piper e Leo stanno cercando qualcosa sul Libro]



PIPER: da qualche parte ci dev’essere un capitolo intero sugli angeli neri!
LEO: prima o poi dovete pur farlo un indice!

PIPER: sei sicuro che possa trattarsi di…

LEO: (arrabbiato) sono stato un angelo bianco per più di cinquant’anni!

PIPER: (con tono stizzito) d’accordo!

LEO: sono sicuro che Prue è nei guai.

PIPER: d’accordo… (suona il telefono, Piper va a rispondere mentre Leo continua a sfogliare il Libro)

LEO: ecco, forse questa è lei.

PIPER: Pronto? Prue?

DAN: no, sono Dan.

PIPER: (molto imbarazzata) Dan… ciao.

DAN: ti manco molto? (Leo chiede con dei gesti a Piper se se ne deve andare)

PIPER: (a Leo) no…

DAN: davvero?

PIPER: (al telefono, stringendo gli occhi per l’imbarazzo) eh… stavo dicendo al gatto. Sei a New York?

DAN: sì, sono… nella mia camera d’albergo (inquadratura del panorama dalla camera di Dan). Che stai facendo?

PIPER: eh… sto… leggendo. Com’è stato il volo?

DAN: ottimo. (pausa) eh… senti… eh… forse è solo la mia immaginazione, forse… quello che dico… non ha alcun senso, ma… ho l’impressione che stia succedendo qualcosa.

PIPER: qui va tutto bene.. (stringe di nuovo gli occhi)

DAN: ho avuto la sensazione che dovessi dirmi qualcosa, ma non volessi rovinarmi il viaggio. Avevo torto? (Piper e Leo si scambiano dei cenni e Piper non fa caso a quello che dice Dan) Piper?

PIPER: eh? Eh… mi dispiace, ma non riesco proprio a concentrarmi. Eh… parliamone quando torni a casa.

DAN: d’accordo. Ah, non preoccuparti di venirmi a prendere all’aeroporto: tornerò a casa in taxi e poi usciremo a cena.

PIPER: d’accordo.

DAN: ok, allora… ci vediamo presto.

PIPER: va bene. Ciao.

DAN: (con aria triste) a presto. (Piper riattacca, poi si dirige verso Leo)

PIPER: (a Leo) mi dispiace, ma… è così difficile! La nostra storia è finita, ma non mi va di dirglielo così, per telefono, voglio essere onesta con lui.

LEO: hai ragione, ti capisco perfettamente. E sono felice che tu abbia un tale rispetto per il tuo prossimo, complimenti.

PIPER: (sorride) ti ringrazio.

LEO: (girando il leggio verso Piper) ed ecco il motivo per cui ero tanto preoccupato. Leggi qui (inquadratura della pagina del libro dedicata agli angeli neri)

PIPER: (leggendo dal libro) “l’angelo nero può spingere al suicidio”? Non è possibile!



[scena: ufficio del signor Corso. Questi ha in mano una foto di Maggie sfocata e indefinita]



PRUE o…. Non capisco cosa possa essere successo, l’ho controllata, la foto era perfetta!

SIGNOR CORSO: (si alza e gira intorno alla sedia) con quali foto corredo l’articolo? (prende i negativi dal tavolo) Pubblico un articolo senza foto?

PRUE: mi dispiace molto…

SIGNOR CORSO: (sorridendo ironicamente) le dispiace, eh? (le si avvicina) Io ho creduto in lei, io le ho dato una possibilità e ottengo questo (sventolando la foto)?! Lei è un’incapace!

PRUE: no, aspetti un secondo…

SIGNOR CORSO: mi ascolti bene, è evidente che qui non avrà un lavoro, non solo,farò anche in modo che nessuno commetta l’errore di assumerla! (Prue ha le lacrime agli occhi) E ora fuori di qui, fuori! Vada a rovinare la vita a qualcun altro. (Prue se ne va quasi di corsa. Una volta varcata la porta, si appoggia ad una colonna)

PRUE: (a se stessa, ansimando) no, un momento. Troverò una soluzione: tutto andrà per il meglio. (l’angelo nero appare alle sue spalle)

ANGELO NERO: (con la voce di Prue) no, è inutile, ha ragione lui. Sono un’incapace, e faccio del male alla gente. È tutta colpa mia, sono io la responsabile. (Prue comincia a piangere e corre via. L’angelo nero la segue)



[scena: villa Halliwell. Phoebe sta entrando dalla porta. Arrivata sotto le scale vede scendere di corsa Piper e Leo]



PHOEBE: ciao!

PIPER: (molto agitata) Phoebe, dov’è Prue?

PHOEBE: non lo so, forse al giornale, perché? (poggia la borsa di Prue sul tavolo mentre Piper e Leo le si avvicinano e Piper prende il telefono)

LEO: forse un angelo nero vuole farle del male, bisogna trovarla.

PHOEBE: che cosa? (Piper compone un numero e si porta il telefono all’orecchio)

LEO: avete avuto l’incidente d’auto dopo che Prue ha fatto l’incantesimo a Maggie?

PHOEBE: sì, perché?

LEO: un angelo nero deve aver visto tutto.

PIPER: perché Prue non risponde? (mentre una voce registrata dice qualcosa al telefono. Piper riattacca.)

PHOEBE: Maggie pensava di essere maledetta.

LEO: probabilmente lo era, ma Prue ha annullato la maledizione. Vedi, alcuni angeli neri hanno il compito di spingere al suicidio i futuri angeli bianchi.

PHOEBE: e perché lo fanno?

LEO: perché soltanto in questo modo riescono ad impedire che chi è destinato a ciò, diventi un angelo bianco.

PIPER: con un incantesimo, fanno sì che la vittima dubiti di se stessa, e sia convinta di fare del male agli altri.

LEO: si introducono nei suoi pensieri, e la fanno sentire responsabile di ogni sofferenza altrui, spingendola così al suicidio!

PHOEBE: sono dei veri e propri assassini, allora. (Piper compone di nuovo il numero, e di nuovo la voce dice che non è raggiungibile)

LEO: in senso strettamente… tecnico, no, perché è sempre la vittima che decide di suicidarsi.

PHOEBE: quindi, Prue ha salvato Maggie dall’influsso di un angelo nero. (Leo annuisce)

PIPER: (mentre continua a provare al telefono) ma cos’ha questo telefono?

LEO: e questo angelo nero vuole distruggere Prue, per annullare con lei il suo incantesimo e avere così Maggie di nuovo in suo potere.

PHOEBE: (mettendo a posto sorridendo la borsa di Prue nell’armadietto) questo angelo nero non l’avrà vinta, la nostra Prue è un osso duro!

PIPER: sì, ma non è padrona dei suoi pensieri, penserà tutto ciò che vuole lui!

PHOEBE: malgrado i tentativi di quell’essere, Prue non arriverà mai… (cade un rullino) a pensare di… (Phoebe, raccogliendo il rullino, ha una visione: su un ponte, con un look diverso dal solito – ha la frangia – e una macchina fotografica in mano, che guarda giù e piange. Quando Phoebe si riprende, ha lo sguardo preoccupato)

PIPER: (voltandosi di scatto) che c’è?

PHOEBE: avete ragione voi. Prue è in pericolo.



[scena: ancora casa Halliwell, ingresso, Phoebe è al telefono e cammina avanti e indietro]



VOCE AL TELEFONO: il cellulare che state cercando di raggiungere, non è in questa zona.

PHOEBE: (attaccando) quel cellulare deve assolutamente essere in questa zona, accidenti!

PIPER: prova a chiamare il giornale.

PHOEBE: già fatto, mi hanno detto che è andata via da almeno mezz’ora.

PIPER: e allora continua a chiamare il suo cellulare, sei sicura di aver avuto una visione del passato e non del futuro?

PHOEBE: sicurissima.

PIPER: quanti anni aveva Prue?

PHOEBE: circa… venti, direi. La stessa età che aveva quando ci fu l’altro incidente. (vanno nella sala da tè, dove c’è Leo)

LEO: cosa accadde?

PHOEBE: bè, Prue passò ad un incrocio con il rosso, e naturalmente un’altra macchina ci venne addosso. (prende la tazza con il tè)

PIPER: solo Phoebe si fece male. Restò in ospedale piùuna settimana, e ci fece preoccupare moltissimo.

PHOEBE: e Prue non se lo perdonò mai. (beve)

PIPER: era un periodo molto duro per lei. Per tutte noi, in realtà.

LEO: perché?

PIPER: bè, Phoebe e io eravamo adolescenti, e la nonna era estremamente protettiva.

PHOEBE: e con Prue era molto severa. Voleva che avesse cura di noi, e infatti non le permise di andare a seguire un corso sulla costa orientale per diventare fotoreporter.

PIPER: la nonna sapeva che saremmo diventate streghe, e faceva di tutto per eliminare ogni possibile ostacolo (va verso Phoebe).

PHOEBE: (poggiando la tazza e sedendosi) sì, sì, va bene, comunque io insisto: malgrado tutto, a Prue non verrebbe mai l’idea di…

PIPER: (sede dosi anche lei) sì, lo so, ma hai visto tu stessa che…

PHOEBE: ascolta, io ho visto Prue fare una foto. Ho visto che era molto triste, ma questo non significa che intendesse suicidarsi!

LEO: (avvicinandosi) però un angelo nero potrebbe farglielo credere. Potrebbe introdursi nella sua mente sussurrandole… parole tali da indurla a fare qualcosa che lei non farebbe mai.

PIPER: va bene. Allora, dobbiamo trovare questo angelo nero. Come si fa?

LEO: con l’aiuto di un angelo bianco, angeli bianchi e neri si sentono l’un l’altro. (Piper sospira. Suona il telefono, e Phoebe immediatamente e in modo ansioso risponde)

PHOEBE: sei tu, Prue?

PRUE: (è in macchina, ferma. Ha i segni del pianto e una voce stanca) ciao, Phoebe.

PIPER: è lei?

PHOEBE: (a Piper) sì. (a Prue) dove ti trovi?

PRUE: non lo so… so solo che la macchina non si mette in moto, e questa è una giornata disastrosa (la linea è molto disturbata)

PHOEBE: quello che ti è accaduto oggi non ha alcuna importanza! (la linea è sempre più disturbata)

PRUE: Phoebe? (sullo sfondo sfocata si intravede la figura dell’angelo nero, attraverso i vetri della macchina)

PHOEBE: Prue, puoi sentirmi?

PRUE: adesso sì, eh… non ho ottenuto il lavoro, e non so dove sono. Venite a recuperarmi, per favore.

LEO: devi dirle dell’angelo nero!

PHOEBE: (a Leo) ora ci provo.

PRUE: Phoebe, non ti sento più! (l’angelo nero lancia una scia nera contro il telefono)

PHOEBE: Prue… pronto? (guarda il telefono) accidenti.. (lo spegne) niente da fare. (Piper sospira e Leo abbassa gli occhi. Nella macchina di Prue, lei ha appena riattaccato e ora scende dalla macchina e si incammina per una strada, seguita a sua insaputa dall’angelo nero)

PIPER: ok, dobbiamo trovarla assolutamente.

PHOEBE: sì, ma… dove la cerchiamo?

PIPER: bè, possiamo cominciare dal giornale, e da lì cerchiamo qualche traccia.

PHOEBE: (scuotendo la testa) potrebbe essere ovunque.

LEO: potreste cercare qualche indizio nel Libro delle Ombre.

PHOEBE: ma non sappiamo cosa cercare!
PIPER: con un po’ di fortuna forse può aiutarci una persona…

PHOEBE: Maggie? (Piper annuisce)

PIPER: ci serve una mappa. (si alza)

PHOEBE: la prendo e ti aspetto in macchina (si alza e se ne va).

LEO: vengo anch’io con voi.

PIPER: no, è meglio che tu resti qui, nel caso che Prue si faccia viva

LEO: Piper…

PIPER: se troviamo Prue, l’angelo nero sarà vicino a noi, e se lui ti riconoscesse potrebbe..

LEO: Piper, per me è terribile sapere di non poter fare niente per proteggervi!

PIPER: lo so. (gli accarezza una guancia) Lo so, ti capisco (se ne va, e Leo sospira. Si sente il rumore della porta d’ingresso che si chiude).



[scena: una strada di San Francisco. Prue cammina, con l’angelo nero alle sue spalle]





ANGELO NERO: (con la voce di Prue) cosa mi sta succedendo, cosa c’è che non va in me? Devo fare assolutamente qualcosa, mi sono già trovata in questa situazione. Nessuno può aiutarmi, sono tutta sola. Devo fare qualcosa, sì. Devo fare qualcosa.

PRUE: attenta, Prue. Cerca di ragionare. Tu non sei cattiva. Sei una brava persona. Tu non fai del male. (passa un ragazzo in skateboard sul marciapiede di fronte. L’angelo nero devia con la magia la sua traiettoria e il ragazzo perde il controllo. Prue vede che sta per andare addosso ad una carrozzina, così usa il suo potere per spostarlo, ma il ragazzo finisce in strada proprio mentre passa una macchina che lo investe. Cade a terra e si tiene la gamba. Prue ha l’aria spaventata. L’uomo che lo ha investito scende, Prue resta a guardare, scioccata)

PRUE: oh, mio Dio.

UOMO: (andando a soccorrerlo) come stai? Cosa ti fa male?

RAGAZZO: la gamba…

ANGELO NERO: ho rischiato di ucciderlo. Come ho rischiato di uccidere Phoebe. Devo andare. Devo andare! (Prue, piangendo, corre via, sempre seguita dall’angelo nero)



[scena: ospedale psichiatrico. Maggie sta giocando a carte con una signora]



MAGGIE: (sorridendo) ha vinto! È bravissima, signora Siderman! (da dietro, arrivano Piper e Phoebe)

PHOEBE: Maggie? (lei si gira) Ciao, ti ricordi di me?

MAGGIE: naturalmente (sembra stupita)

PHOEBE: ci serve il tuo aiuto per trovare Prue.

MAGGIE: Prue?

PHOEBE: il tuo angelo!

PIPER: è nei guai. Guai grossi. (Phoebe fa cenno a Maggie di uscire, le prende la mano ed escono dalla stanza)

PHOEBE: è il genere di guai che tu ben conosci. (apre la mappa)

MAGGIE: cosa posso fare?

PHOEBE: indica un punto qualsiasi su questa mappa.

PIPER: ci serve un po’ della tua fortuna.

MAGGIE: (guardando la mappa, smarrita) sì, però non capisco in che modo io possa… (Phoebe la interrompe)

PHOEBE: ti prego. Fa come ti abbiamo detto. (Maggie chiude gli occhi, sospira e indica un punto sulla mappa)

MAGGIE: qui. (Phoebe e Piper guardano, poi Phoebe gira la mappa in modo da poterla vedere bene)

PIPER: non è lontano.

PHOEBE: grazie Maggie (le mette una mano sulla spalla e lei e Piper corrono via. Maggie le guarda andar via e sospira)



[stacco su villa Halliwell, ingresso. Leo cammina avanti e indietro con aria angosciata, poi si siede sulle scale e si mette il viso tra le mani, agitatissimo]



[stacco: macchina di Piper. Piper è alla guida, Phoebe sul sedile passeggero che guarda la mappa]



[scena: Phoebe e l’angelo nero sono per strada. Prue guarda in alto, accanto a loro passano molte macchine.]



ANGELO NERO: certamente. Non c’è d0aver paura. Io so cosa va fatto. È la cosa migliore. Sì, è la cosa migliore per tutti. (inquadratura di ciò che sta guardando Prue: il ponte della visione di Phoebe). È qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa. Un bel salto.



[scena: ponte. Prue è accanto alla ringhiera, l’angelo nero è dietro di lei]



ANGELO NERO: ma sì, certo. È giusto. È l’unico modo. È l’unico modo per salvare tutti quelli che amo. (Prue guarda giù: molte macchine passano sulla strada di sotto. Lei piange) avrei dovuto farlo prima. Otto anni fa.

PRUE: ma io non ho voluto…

ANGELO NERO: se lo avessi fatto chi amavo oggi sarebbe ancora vivo. Andy sarebbe vivo (Prue stringe gli occhi per la commozione). Sono responsabile della morte di Andy.

PRUE: Andy… (singhiozzando. L’angelo nero sorride, compiaciuto)

ANGELO NERO: è stata tutta colpa mia. L’unica soluzione è un bel salto. (Prue si avvicina sempre di più alla ringhiera e vi poggia le mani sopra)



[scena: villa Halliwell, soffitta. Leo sfoglia in preda all’angoscia il Libro]



LEO: ci dev’essere qualcosa… (chiude il libro di scatto) accidenti! No… non ce la faccio a stare qui senza far niente! No, non ce la faccio! (si allontana dal libro e alza la testa verso il cielo. Si guarda le mani, poi di nuovo guarda in alto). Ridammi i miei poteri. Sì, rivoglio i miei poteri! Sì! Devi ridarmi i miei poteri, ne ho bisogno adesso! (abbassa le mani, in segno di sconforto) Dio… (si siede e si passa le mani tra i capelli. Poi ricomincia a guardare in alto). Non posso restare mortale se il prezzo dev’essere questo. No, io non posso… avere Piper se perché io possa averla deve morire una delle sue sorelle (abbassa lo sguardo). No, io devo salvarla. Devi permettermi di salvarla. Devi restituirmi i miei poteri. (sospira, sconfitto. Ma poi alza una mano e questa si illumina, segno che le sue richieste sono state ascoltate. Commosso, guarda in alto.)



[scena: La macchina di Piper arriva sgommando sulla strada dove poco prima c’era Prue, e lei e Phoebe scendono di corsa dalla macchina]



PIPER: sei sicura che sia qui?

PHOEBE: è il posto indicato da Maggie!

PIPER: ma Prue non c’è!

PHOEBE: eppure dev’essere qua attorno! (Piper alza gli occhi e vede Prue sul ponte con l’angelo nero dietro di lei)

PIPER: Phoebe! (Phoebe si gira)
PHOEBE: Prue, non farlo!! (cominciano a correre verso la scarpata che porta al ponte a piedi) possiamo arrivarci con la macchina!

PIPER: (tirandola per la mano) no, non c’è tempo, andiamo!



[scena: ponte]



PHOEBE: (si sente solo la voce provenire dalla scarpata) Prue! Stiamo arrivando!

PIPER: Prue! (inquadratura di lei e Phoebe che mano nella mano corrono attraverso gli alberi)

PHOEBE: non ascoltarlo! È un angelo nero! (l’angelo nero assume un’aria preoccupata)

ANGELO NERO: sono tutta sola.

PRUE: (piangendo) sono sola…

PIPER: ha cercato di uccidere Maggie e ora vuole uccidere te!
PHOEBE: ti ha fatto lo stesso incantesimo che aveva fatto a lei!

ANGELO NERO: non c’è nessun angelo nero. Ci sono solo io!

PRUE: solo io…

ANGELO NERO: e devo saltare! (è agitato)

PHOEBE: Prue! Tu sei più forte di lui!

ANGELO NERO: devo saltare, presto! Non c’è più tempo! (guarda Piper e Phoebe: ormai stanno arrivando)

PRUE: sono più forte…

ANGELO NERO: devo saltare, prima di fare del male a qualcuno!
PIPER: non ascoltarlo!

PHOEBE: è dietro di te, Prue! (Prue si gira di colpo. L’angelo nero appare stupito)

PRUE: è vero, sei qui.

ANGELO NERO: ma come hai fatto a….

PRUE: bastardo, perché fai soffrire la gente?! (con il suo potere lo scaraventa contro la ringhiera opposta, poi gli si avvicina)

ANGELO NERO: (rialzandosi) è il mio compito. E prima o poi farò suicidare anche te. Non ho mai fallito finora. (Piper e Phoebe arrivano sul ponte)

PRUE: oggi hai fallito due volte.

ANGELO NERO: sì, oggi. Ma non potrai… fermarmi per sempre. (all’improvviso, appare dalla metà del ponte una luce bianca da cui esce Leo, che corre e salta addosso all’angelo nero, scaraventandolo per terra e bloccandolo)

PIPER: (correndo verso Prue, mano nella mano a Phoebe) Leo?!

LEO: (a Prue, sempre stando sopra all’angelo nero) Tutto a posto?

PRUE: sì, credo di sì. (Phoebe e Piper arrivano da Prue e l’abbracciano. Piper si volta, stupita, verso Leo. I due si guardano per un po’.)

LEO: io devo andare… adesso. (scompare, portando con sé l’angelo nero, che urla)



[scena: villa Halliwell, soggiorno. Prue è seduta al centro tra Phoebe e Piper, e tiene in mano la vecchia foto del ponte]



PRUE: il ponte non è cambiato molto, vero?

PIPER: ma tu senz’altro sì.

PRUE: bè, siamo tutte cambiate, in meglio.

PIPER: Phoebe e io ci siamo chieste una cosa.

PRUE: cosa? Perché otto anni fa ero su questo ponte e perché ho fatto questa foto?

PIPER: esattamente.

PRUE: non lo so, ricordo solo che ero… di pessimo umore. (Phoebe le accarezza i capelli) comunque ero in cerca di qualche bella inquadratura, e così mi sono ritrovata in questo luogo. E ho voluto fare una foto del ponte per ricordare… quello che sentivo in quel particolare momento.

PIPER: ma non avevi intenzione di…

PRUE: no, no… io non farei mai una cosa del genere.

PHOEBE: perché non hai mai sviluppato queste foto, fino ad’ora?

PRUE: forse perché non ero pronta per rivivere quell’soffa. Ma adesso è tutto superato, e nessun demone potrà più usare quella mia esperienza a proprio vantaggio! (si alza e va verso il salotto. Piper e Phoebe la seguono) questo è il passato. (getta la foto nel camino e la guarda bruciare, poi si gira e prende una rivista) e invece… questo… (mostra la rivista a Piper e Phoebe, c’è una foto di Maggie sopra)…è…

PIPER: è cosa? (ridacchiando)

PRUE: il presente!
PIPER: in che senso?

PRUE: Piper, tua sorella è una fotografa professionista, guarda un po’ qui! (le indica una frase sotto l’articolo: “foto di: Prue Halliwell”)

PHOEBE: ah.. brava! (applaude ridendo. Prue sorride. Suona il campanello)

PIPER: vado io.

PHOEBE: aspetta. Potrebbe essere Dan, forse è tornato prima dal suo viaggio.

PIPER: bè, gli dirò la verità. Leo ha di nuovo i suoi poteri, ma questo non cambia le cose: è lui che amo. (sorride a Phoebe che ricambia e va ad aprire. Phoebe guarda ancora la foto, e Prue le va vicino sorridente)

PHOEBE: è una foto bellissima

PRUE: lo so!
PHOEBE: sono orgogliosa di te!

PRUE: grazie. (intanto, Piper sta aprendo la porta, ma con sua grande sorpresa si trova davanti Leo)

PIPER: come mai hai suonato il campanello?

LEO: non sapevo come avresti preso una mia apparizione improvvisa, come ai vecchi tempi. (Piper sorride e chiude la porta)

PIPER: l’avrei presa bene.

LEO: volevo soprattutto informarti che non ne ho potuto fare a meno. Ho dovuto chiedere che mi fossero restituiti i poteri, altrimenti, capisci, Prue avrebbe rischiato…

PIPER: ascolta, Leo. (mano nella mano, si incamminano verso il centro del corridoio) Io non cambierò idea. Ci ho pensato a lungo. (ridacchia) molto a lungo. Ora so che, anche se sei un angelo bianco, faremo in modo che le cose tra noi funzionino. (si fermano)

LEO: questo è un impegno preciso.

PIPER: (sorridendo) certo, lo so anch’io. (si abbracciano)


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