Non nascondo di aver provato una forte emozione quando la TV ha
trasmesso quasi a sorpresa le prime note di “Here with me”. Un leggero
brivido lungo la schiena: Roswell è tornato.
Sono passati lunghi mesi da quando Liz si è allontanata in lacrime, nel
deserto, dal suo adorato Max. Chi non si è immedesimato con lei, per
qualche istante almeno, mentre si girava per l’ultima volta nella
coraggiosa decisione di lasciarsi alle spalle una tanto affascinante
quanto dolorosa verità?
Personalmente in quel momento ho avuto qualche difficoltà a distinguere
tra realtà e immaginazione, alle prese con una serie che si è rivelata
incredibilmente coinvolgente ed efficace, come forse nessuna in passato.
Abbiamo lungamente discusso, lo scorso anno, sulla quantità e qualità
degli ingredienti sapientemente dosati e miscelati in una serie che
sfortunatamente non ha ottenuto, per una serie di motivi, un soddisfacente
successo di pubblico. Eppure sembra che la critica televisiva non sia
rimasta indifferente nei confronti del “Caso Roswell”, e questo non può
che suscitare in me, e mi auguro anche in voi, un filo di soddisfazione.
Ma veniamo a “Pelle e ossa”, un titolo decisamente inquietante per la
puntata-pilota della seconda serie, carica di promesse per molti futuri
scoppiettanti episodi che ci attendono.
La circolazione degli spoilers che costituiscono, siamo onesti, una
tentazione quasi irresistibile, purtroppo rischia di rovinare la sorpresa,
ma fingeremo di non sapere nulla del futuro e ci limiteremo all’analisi
del primo episodio.
Prima di tutto, a mio avviso, il regista ha tentato di trasmettere
visivamente l’impressione della distanza temporale rispetto all’ultima
puntata e per fare questo si è servito principalmente delle trasformazioni
fisiche subite da Liz, Michael e Maria. Un ritocco alle pettinature è
bastato per darci l’impressione di una crescita fisica e morale. Ma non è
tutto. Il grosso cambiamento è stato visibile nell’atteggiamento di Liz,
portato forse all’estremo, che ha sfoderato una quasi insospettabile forza
di carattere, che l’ ha resa capace di negare di fronte a Max l’evidenza
dei propri sentimenti.
La toccante scena in cui il ragazzo la sfiora per condividere, come
avevano fatto mille altre volte, i ricordi e le sensazioni comuni, è
emblematica: Liz, con una freddezza sorprendente, nega a sé stessa prima
che a Max di provare ancora un profondo amore nei suoi confronti, un amore
che la prospettiva della peggiore guerra cosmica non è stata capace di
soffocare. La ragazza, tra l’altro, lascia intendere di voler dare un
taglio deciso al proprio passato, abbandonando il lavoro al CrashDown
Café, luogo-chiave per le più importanti azioni e rivelazioni della prima
serie, per mettersi alle dipendenze della nuova arrivata, l’agente dell’
FBI.
Dalla padella nella brace, si potrebbe azzardare…tuttavia il suo nuovo
impiego la propone come avamposto privilegiato per accedere agli archivi
segreti della donna, il che impedirà evidentemente a Liz di tirarsi fuori
dalla faccenda, come avremmo potuto inizialmente immaginare.
La ragazza è ormai legata a doppio filo con gli alieni, e non le basterà
cambiare lavoro per abbandonarsi definitivamente quel passato sconvolgente
alle spalle;
un passato più grande di lei e troppo pesante da sopportare per una timida
ragazzina di sedici anni. E infatti Liz non è più la studentessa della
puntata “Pilot”: è cresciuta, è diventata più matura e lo si deduce dall’
abbigliamento più provocante, che tradisce anche una maggiore autostima.
Anche Max è cresciuto, ma in lui il cambiamento non è fisicamente
percepibile: si deduce piuttosto dalla nuova consapevolezza del suo ruolo
di leader, una responsabilità che ha ormai acquisito e fatta propria e che
rischia di mettere in pericolo il suo delicato rapporto con Michael,
costantemente appeso a un filo.
Maria, completamente trasformata da una pettinatura che l’ ha resa sì più
matura ma forse anche leggermente meno sbarazzina, è ancora alle prese con
le resistenze di Michael, che non cede rispetto alle sue vecchie posizioni
neppure di fronte alla disarmante dichiarazione d’amore della sua adorata
ex ragazza, che avrebbe sciolto un iceberg…
Non ho invece molto da dire su Isabel e Alex, due personaggi
imprigionati in una fase di eterno “stallo” che non permette di far
evolvere il loro rapporto che, tuttavia, si è evidentemente approfondito e
fatto più intimo. Non è detto però che Isabel non ceda al fascino del
bell'archeologo, il che complicherebbe ulteriormente la situazione.
Idem dicasi per Tess, che non ha avuto, in questo primo episodio, un ruolo
di rilievo che abbia evidenziato in lei qualche cambiamento sostanziale.
Fondamentale è stato invece il suo apporto durante la missione nella base,
che ha portato, dopo il rocambolesco intervento di Max, ad una felice
conclusione dell’azione.
Nuovo e inedito è poi il ruolo di Valenti, che ha finalmente “saltato il
fosso” per schierarsi ormai totalmente dalla parte dei ragazzi, che aveva
inizialmente osteggiato e sospettato. Devo riconoscere che adesso risulta
molto più simpatico, anche quando prende posizione a favore del povero
Michael, coinvolto suo malgrado nella brutta storia del ritrovamento delle
ossa di Pierce.
Il nuovo agente dell’FBI francamente mi ricorda molto da vicino, almeno
fisicamente, la Topolsky, ma non posso dire che si distingua per simpatia
e promette di procurare in futuro non pochi guai ai nostri eroi.
Resta ancora Nasedo, che ha decisamente avuto la peggio in tutta questa
faccenda.
L’ambiguo mutaforma, caduto vittima dei malvagi nemici alieni, da ora in
avanti non potrà più aiutare Max e i suoi compagni, che dovranno cavarsela
da soli o perlomeno che non potranno più contare sulla sua preziosa
protezione.
Gli Skins si preannunciano nemici temibili e molto pericolosi e non
stentiamo a credere che il fattore emotivo e sentimentale passerà in
secondo piano rispetto alla minaccia oggettiva alla loro stessa
sopravvivenza.
I presupposti per una brillante seconda serie ci sono tutti e sono certa
che Roswell, anche quest’anno, non ci deluderà.