"Destino (Destiny)" (1.22)
Eccoci arrivati al gran finale, con botti e fuochi
d’artificio.
Cerchiamo di ricostruire gli ultimi concitati attimi dell’episodio
precedente.
In una corsa a perdifiato i nostri si dividono in due gruppi: Max e Liz da
una parte e i rimanenti dall’altra.
Gli agenti dell’ FBI inseguono ovviamente Max, che si accascia sul sedile
del passeggero a causa delle sofferenze subite. I due non hanno neppure il
tempo di salutarsi e scambiarsi qualche parola che la corsa immediatamente
riprende, a ritmi sempre più sostenuti.
Abbandonata la macchina, i due proseguono a piedi e Liz sostiene il
ragazzo tenendolo per mano. Attraverso terreni aspri e fangosi giungono
infine ad una vecchia corriera capovolta, dove trovano rifugio. È il
momento della verità, teneramente narrato nella penombra.
Da un bacio di Max, Liz riceve il racconto indiretto di tutto ciò che il
ragazzo ha subito e a stento anche noi tratteniamo una lacrima. In una
sequenza veramente commovente ci viene riproposto il tema centrale:
destino sì o destino no?
Liz sembra sulla via di accettare la presenza di Tess come una sentenza
inappellabile, mentre Max lotta fino all’ultimo per difendere la propria
libertà di scelta.
Mentre accade questo, Michael, Valenti & Co. partono al recupero dei
dispersi e giungono appena in tempo per sottrarli alla morsa onnipresente
dell’ FBI. Il salvataggio, però, costa a Michael la scoperta della propria
identità: davanti agli occhi increduli dello sceriffo, il ragazzo ricorre
infatti ai suoi poteri per fermare gli inseguitori.
Una piccola parentesi comica fa da cornice alla scena: lo scambio veloce
di battute tra Max e Michael:
- Ma che hai fatto? – domanda il primo.
- Non lo so! – risponde con decisione Michael.
- Come non lo sai? – ribatte l’altro, stupito.
Ma non c’è tempo per i convenevoli, la fuga riprende.
La presa di coscienza, da parte di Valenti, della vera identità dei
ragazzi implica necessariamente anche una sua presa di posizione in
merito. Intanto gli alieni, tutti riuniti, si trovano a decidere cosa fare
della propria vita.
Due sono le possibilità: scappare da Roswell e votarsi, così, ad una vita
perennemente errabonda, fatta di inseguimenti e pericoli, oppure rimanere
a Roswell e riprendere la propria esistenza come se niente fosse.
Per quanto appaia a tutti, sulle prime, inverosimile, questa seconda
soluzione appare in realtà la più convincente, l’unica alternativa
possibile all’abbandono degli affetti più cari.
Anche gli umani devono prendere una decisione importante: se rimanere o
meno a fianco dei rispettivi fidanzati, con tutto ciò che ne consegue.
Non vi sono dubbi o esitazioni. Tutti per uno e uno per tutti…
Nel proseguo della storia giocherà un ruolo fondamentale anche Kyle
Valenti, rimasto fino a questo momento fuori dalla mischia. Disorientato
dalla confusione generale, Kyle non sa da che parte stare e, nel dubbio,
prende con sé una delle armi custodite dal padre.
L’azione si sposta poi all’UFO CENTER, dove ritroviamo tutti gli eroi
della storia, buoni e cattivi. Valenti sembra “vendere” i ragazzi a Pierce
in cambio di una nuova identità. Verità o finzione? Finzione, per nostra
fortuna, ma il piano sembra funzionare.
Pierce cade nella trappola e finisce dritto dritto nelle mani di Max. La
situazione finalmente si capovolge e il ragazzo, non senza una punta di
ironia, si diverte ad interpretare il ruolo dell’aguzzino con l’uomo che
l’ ha avuto in pugno e che non ha dimostrato nei suoi confronti alcuna
pietà.
Ma è solo grazie ad Isabel, e alla sua lettura del pensiero, che i nostri
apprendono della morte di Nasedo. Non tutto è perduto, però: Tess
suggerisce di riportarlo in vita grazie alle pietre custodite da River
Dog. C’è ancora una speranza, dunque.
All’UFO CENTER la situazione precipita e ci va di mezzo Kyle, colpito per
errore da una pallottola di Pierce, che lui stesso aveva liberato.
Michael, con una rapidità inaudita, interviene appena in tempo per evitare
che vi siano altri morti, e uccide l’uomo..
Non c’è tempo per pensare, Max deve decidere in pochi secondi se salvare
Kyle, e ovviamente lo salva. Così facendo, si guadagna anche la
gratitudine di Valenti che da oggi in poi sarà dalla loro parte.
Noi sappiamo però che Michael, al contrario di Nasedo, possiede una
coscienza di tipo umano, che lo mette in conflitto con sé stesso a causa
dell’accaduto.
È forse Michael l’alieno cattivo che uccide la gente e Max l’alieno buono
che la salva? Ovviamente no, lo sappiamo bene, ma questo dissidio
interiore lo spinge ad una decisione drastica: lasciare Maria per evitare
di esporla ad ulteriori pericoli.
Una scelta analoga, altrettanto dolorosa, compie Isabel nei confronti di
Alex.
Resta ancora Liz. Lei segue invece gli alieni nell’operazione di recupero
di Nasedo e assiste alla sua “rinascita”. Viene deciso, di comune accordo,
che Nacedo prenderà le sembianze di Pierce e veglierà sui ragazzi
dall’interno dell’ FBI, quale luogo più sicuro e strategico?
C’è nell’aria una grande rivelazione, che non tarda ad arrivare: Nasedo,
dunque, non è il capo, ma solo un sorvegliante, incaricato di proteggere i
quattro.
E allora il leader chi è? Tutti si voltano emblematicamente nella
direzione di Max. L’avevamo già compreso, era evidente fin dal principio:
sue erano tutte le decisioni importanti, egli è sempre stato alla base
della storia.
Rimane ancora da dare una spiegazione chiarificatrice per gli spettatori,
e anche questa non tarda a giungere.
I due comunicatori, azionati contemporaneamente, producono un ologramma
della madre di Max ed Isabel, che fornisce tutte le spiegazioni del caso.
Non vi sono più dubbi, i ragazzi sono stati programmati e sono destinati a
rimanere uniti e a svolgere una missione, dalla quale dipende il futuro
del loro mondo.
Ormai è chiaro, non vi è più posto per Liz. L’inevitabile scelta, tanto a
lungo posticipata, adesso si impone: lasciare Max.
È questo l’ultimo atto di un intenso dramma interiore che, dopo tanti
episodi, ora concitati ora riflessivi, si schiude su nuovi interrogativi.
Chi avrà percepito il segnale emesso dai comunicatori? Saranno personaggi
buoni o negativi?
Non sussistono i presupposti per essere ottimisti, purtroppo. I ragazzi
possono soltanto stringersi tra loro e fare fronte comune contro un
avversario invisibile e sconosciuto. Inevitabilmente, adesso, devono
andare incontro al loro destino, non possono sottrarvisi oltre.
Non dimenticheremo, credo, lo sguardo disperato di Liz, mentre si
allontana nel deserto assolato, lasciando Max alla propria solitudine di
leader.
Tutti i capi, storicamente parlando, sono stati soli, e Max non fa
eccezione.
Avverte ora tutto il peso della responsabilità che il suo ruolo comporta:
ha nelle mani il destino di un popolo. Ciò, ovviamente, comporta delle
rinunce.
E a noi resta invece l’amaro in bocca e la sottile sensazione di aver
perso qualcosa di importante, proprio come Liz.
Sembra retorica, tuttavia raramente ho verificato su me stessa, nei panni
di telespettatrice, un coinvolgimento emotivo tanto forte come per questa
serie.
Si potrebbero fare mille analisi, mettendo in luce ora l’uno ora l’altro
degli aspetti fondamentali di “Roswell”, ma credo che ogni tentativo
resterebbe incompleto. Più che sulle singole parti, mi sentirei di
attirare l’attenzione sull’insieme: un’ottima fotografia, un’azzeccata
scelta del cast degli attori, visi giovani ed interessanti, musiche
abilmente associate alle diverse situazioni, un ottimo equilibrio tra
sentimentalismo e fantascienza. Un cocktail vincente, direi.
Si tratta di un prodotto confezionato dai giovani, per i giovani, in cui
gli adulti restano sempre sullo sfondo, offrendo invece ottimi spunti di
riflessione su un’età, a torto, spesso trascurata.
Trovo che il cinema contemporaneo abbia, giustamente, rivalutato
l’adolescenza come un periodo di transizione e confusione, ma anche come
un’interessante e necessaria tappa verso la maturità. Un’età in cui la
psicologia, in formazione, presenta aspetti inediti e poco conosciuti, ma
non per questo meno affascinanti.
La freschezza dei sentimenti dei protagonisti e la potenza devastante
delle loro passioni giovanili, ci cattura. I giovani possiedono in sé la
forza e la voglia di cambiare il mondo, di lottare contro le ingiustizie,
di far trionfare i sentimenti puri.
Il tutto, infine, è narrato con toni ora forti, ora sfumati, ma sempre con
grazia ed eleganza. Che dire? È sempre difficile immaginare il seguito di
un prodotto cinematografico ben riuscito, “Paganini non si ripete” recita
il detto.
A posteriori sappiamo che in effetti la seconda serie risulterà
sbilanciata nel senso della fantascienza e penalizzerà almeno in parte il
sentimento.
Difficile accontentare tutti e forse in questo risiede l’errore commesso
dalla produzione, se di errore si può parlare.
La volontà di andare incontro ad un pubblico americano, dagli appetiti
fantasiosi, ha forse deluso gli spettatori italiani, almeno in parte.
Ma non è detta l’ultima parola. Come sempre accade, a Roswell. |