"Max contro Max (Max
to the Max)" (1.20)
Riprendiamo il discorso dove l’avevamo lasciato: i
nostri eroi approdano finalmente, dopo una lunga ricerca, alla stanza
delle capsule, dove l’intera vicenda ha avuto inizio.
Con una nuova consapevolezza, dunque, da oggi in avanti si muoveranno nel
mondo, perennemente in bilico tra due realtà.
Michael si convince, in qualche modo, di essere stato “programmato”, se
non addirittura “costruito” per un qualche scopo, non ancora ben definito.
Bisognerà attendere infatti l’ultimo episodio della prima serie per
ricevere l’agognata rivelazione.
E mentre Max si trova con Tess e parla con lei nel tentativo di
comprendere di più, scopriamo con enorme sorpresa che un secondo Max
preleva Liz dal Crashdown con un pretesto.
Non tardiamo a comprendere che si tratta di Nasedo, il mutaforma. Il
problema è: perché lo fa? Cosa sta cercando di ottenere facendosi passare
per Max e soprattutto portandosi dietro Liz come ostaggio?
È evidente: depistare Pierce & Co., che sono da tempo sulle loro tracce,
sempre più vicini. Il cerchio si stringe, dunque, e il tempo corre.
Nasedo deve giocare tutte le sue carte per proteggere i ragazzi, a costo
di sacrificare eventualmente la vita di Liz che, dopo tutto, ai suoi
occhi, non è altro se non un’inutile terrestre.
“Il fine giustifica i mezzi” ci insegna il buon Niccolò Machiavelli e le
applicazioni pratiche di questa teoria non mancano.
Liz si rende conto che qualcosa non va quando bacia Max e ne riceve delle
visioni negative, cariche di oscurità e di morte. La conferma definitiva
giunge quando il ragazzo le telefona dal Crashdown, fugando ogni dubbio.
Il piano di Nasedo sembra funzionare: le numerose tracce che ha
volutamente sparso qua e là lungo la strada sortiscono il loro effetto. L’
FBI cade nella trappola e si lancia all’inseguimento della sua auto.
Ma le cose non filano lisce perché Max, comprensibilmente turbato
dall’accaduto, si mette a sua volta all’inseguimento di Nasedo, in una
giostra di pedinamenti a catena. Sinceramente ho trovato abbastanza comica
la trovata del raggio di luce proiettato in cielo con il simbolo alieno,
perché mi ha ricordato troppo da vicino la storia dei supereroi dei
fumetti…
Ad ogni modo la drammaticità delle scene girate al Luna Park rimane
notevole.
Ho molto amato la doppia interpretazione di Jason Behr, che ha abilmente
caratterizzato i due personaggi, in modo da renderli perfettamente
identificabili e riconoscibili. Non è nuova la trovata della
contrapposizione tra l’allegria delle giostre e dei clown e il dramma che
parallelamente si svolge e coinvolge i protagonisti di una vicenda.
Appena Liz prende coscienza della situazione tenta una fuga ma ogni
tentativo è vano: Nasedo sembra essere ovunque e in nessun posto.
La scena madre, però, è rappresentata dal labirinto degli specchi.
Si tratta di un luogo che ricopre un ruolo di rilievo nell’immaginario
collettivo: in esso non solo ci si può perdere ma si può anche cadere
vittima delle illusioni.
Il problema è proprio capire dove finiscono le illusioni e comincia la
realtà.
Quale luogo migliore, dunque, per mescolare le carte in tavola? Nel
labirinto non manca proprio nessuno, infatti abbiamo nell’ordine: i due
Max, assolutamente identici; Liz; lo sceriffo Valenti, che nelle sequenze
d’azione non si tira mai indietro; gli agenti dell’ FBI e infine Pierce
nei panni del vice-sceriffo Fisher, da poco giunto in città col pretesto
di aiutare Valenti.
Dimentico qualcuno? Si susseguono spari, specchi che vanno in frantumi,
immagini che appaiono e scompaiono, il tutto giostrato con enorme maestria
dal regista e condito con sapienti giochi di luci ed ombre.
Aleggia nell’aria la sensazione che stia per accadere qualcosa di
terribile, in qualche modo ci troviamo alla resa dei conti.
Ad un tratto Max e Liz si trovano faccia a faccia, allungano le mani per
sfiorarsi, ma è solo un’illusione. Tra di loro c’è infatti un vetro
invisibile, che metaforicamente rappresenta l’impossibilità dell’incontro.
Solo un velo sottilissimo che li divide ma è tuttavia sufficiente a
separare i loro destini. È questione di poco, poi Max svanisce di nuovo e
quando si ritrovano e scappano dal labirinto persiste, nell’inconscio, un
dubbio inconfessato: di quale Max si tratta?
Quello che sappiamo per certo è che l’altro Max finisce dritto dritto
nelle mani “amorevoli” dell’ FBI, per cui non ci resta che sperare che si
tratti di Nasedo.
La speranza, purtroppo, non tarda a svanire, non appena ci rendiamo
drammaticamente conto che Liz sta baciando il mutaforma.
Max è dunque in braccio a Pierce. Ad un tratto appare del tutto grottesco
l’ambiente del Luna Park, con le sue giostre, le sue musiche inquietanti e
la sua allegria. Liz si trova sola e disperata e teme per il destino di
Max.
Una giusta preoccupazione, aggiungeremmo noi, coscienti di ciò che sta per
accadere. E la sua disperazione diventa anche la nostra disperazione, nel
momento in cui avvertiamo il vuoto terribile lasciato da Max.
A poco valgono le buone intenzioni di Nasedo, dubitiamo fortemente che da
solo potrà prevenire l’irreparabile.
Il problema ora è solo uno: riusciranno i nostri ad organizzare la
missione di salvataggio e, soprattutto, arriveranno in tempo? |