RIASSUNTO:
A causa di strane morti, a Roswell giungono
gli agenti dell’FBI Dana Scully e Fox Mulder.
DATA DI COMPOSIZIONE:
02/05/2003
ADATTO A: tutti
DISCLAIMER: tutti i
diritti dei personaggi di Roswell appartengono alla WB e alla UPN; mentre
quelli di X-files appartengono alla Twentieth Century Fox Film Corporation;
tranne che i personaggi di Carl Smith, James Slader ed Evelin Mayers, che sono
di invenzione dell’autrice. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
La mia e-mail è
rapiro84@libero.it
Era una calda mattina di maggio
quando Max, mentre faceva colazione, prese a sfogliare distrattamente il
giornale. Subito fu colpito da un articolo in cui si parlava di una morte
sospetta.
OMICIDIO CON IMPRONTA
ROSWELL – Ieri 5 maggio 2003, il corpo del signor Carl Smith, direttore
dell’Ufo Center di Roswell, è stato trovato privo di vita nel deserto adiacente
alla cittadina dove si suppone che nel 1947 atterrarono gli alieni. Il corpo è
stato trovato da un gruppo di ragazzi mentre stava facendo una gita. Le cause
del decesso sono ancora sconosciute; bisognerà attendere l’arrivo dell’FBI, che
farà luce sulla strana morte dell’uomo, trovato con un’impronta argentata sul
petto. Basandosi su questo particolare, la polizia di Roswell è ottimista circa
l’identità dell’assassino. “Lasciando l’impronta della sua mano sul petto
dell’uomo, l’assassino sarà presto identificato e consegnato alla giustizia” ha
affermato lo sceriffo di Roswell Jim Valenti. La polizia di Roswell porterà
avanti l’indagine, attendendo la collaborazione dell’FBI, a cui sarà poi
affidato il caso.
James Slader
- Oh mio Dio! Is, guarda qui –
esclamò Max porgendo il giornale alla sorella.
- L’FBI? È… è terribile! – esclamò Isabel terrorizzata, dopo aver letto
l’articolo.
- Cosa è terribile, ragazzi? Che abbiano ucciso un uomo o che avremo i federali
in giro per la città? – chiese il padre.
- Direi entrambi. Sono noti a tutti i metodi poco gentili dell’FBI – disse Max.
- Già. Però se non ci fossero loro, molte cose non si saprebbero – osservò il
padre.
- Infatti! – esclamò Isabel spaventata a morte.
L’FBI aveva da sempre dato loro la caccia, e ora che sarebbe arrivata a
Roswell, erano in grave pericolo.
- Va be’, grazie per la lezione ma noi dobbiamo andare a scuola – disse Max.
I due giovani presero gli zaini e si recarono a scuola.
Incontrarono immediatamente Michael, Liz, Maria, Alex, Kyle e Tess.
- Ehi, avete letto il giornale? – chiese subito Isabel.
- Ciao anche a te. No, perché? – rispose Michael.
- Un uomo è stato ucciso e sul suo petto è stata trovata un’impronta – riferì
Max.
- Oh mio Dio! Un alieno? – chiese Tess.
- Credo proprio di sì. e inoltre arriverà qui l’FBI per indagare sul caso –
continuò Isabel.
- Di bene in meglio! Non dobbiamo difenderci solo da un alieno assassino, ma
anche dai federali! – esclamò Michael.
- Cosa volete fare? – chiese Liz avvicinandosi a Max e abbracciandolo.
- Non lo so. Chi può avere interesse ad uccidere un umano? –
- Molte persone – rispose Maria.
- Qui non stiamo parlando di un umano, ma di un alieno! Noi non ce ne andiamo
in giro ad ammazzare la gente – disse Isabel.
- Is, so che voi quattro non fareste mai niente di male, ma forse non sono
tutti buoni come voi. Anche tra noi umani ci sono i buoni e i cattivi – la fece
ragionare Alex.
- Lo so, è che sono spaventata a morte. Primo perché è probabile che quell’alieno
vada in giro ad ammazzare la gente solo per arrivare a noi; e secondo perché
l’FBI ci dà la caccia da sempre, e sfuggirle non sarà semplice –
- Sappiamo che è molto dura per tutti voi, però se vi fate vedere terrorizzati
vi sospetteranno. Dovete mantenere la calma, perché comunque siete innocenti su
tutti i fronti – cercò di rassicurarli Liz.
- Hai ragione. Devo cercare di tranquillizzarmi. Grazie Liz – le disse Isabel.
- E di cosa? Noi siamo una squadra, no? –
- Esatto! –
- Bene. Come procediamo? Cerchiamo indizi, andiamo da Valenti? – chiese
Michael.
- Sì, andiamo da Valenti, lui ci darà qualche dritta –
Quel pomeriggio, dopo le lezioni, si recarono all’ufficio dello sceriffo.
- Ragazzi, cosa ci fate qui? – chiese lo sceriffo appena li vide.
- Siamo qui per l’omicidio – rispose Max.
- Sapete qualcosa? –
- Sì, è stato un alieno. Lo testimonia l’impronta –
- Ce ne sono altri oltre a voi? –
- Probabilmente sì, altrimenti non sappiamo come spiegarlo – disse Michael.
- Cosa avete intenzione di fare? –
- Non lo sappiamo. Speravamo che lei potesse darci delle informazioni – disse
Isabel.
Valenti porse ai ragazzi il dossier, che lo scorsero.
- Qui non dice niente in più di quello che già sappiamo. Perché l’FBI? – chiese
Max.
- È un caso particolare, con una dinamica strana. L’uomo, come potete vedere,
esternamente non ha nemmeno un graffio. Non aveva alcuna malattia, perciò è
necessario l’intervento dell’FBI, ad essere preciso di una sezione speciale
dell’FBI, quella degli x-files –
- E di cosa si occupa questa sezione? –
- Casi irrisolti avvolti nel mistero. I due agenti si occupano principalmente
di alieni e altre entità, di magia, occultismo. Insomma, tutto quello che non
si può spiegare con un assassino che uccida per vendetta o che compia un
delitto passionale –
- Siamo nei guai. Arriveranno di certo a noi. Cosa dobbiamo fare? –
- Innanzitutto dovete calmarvi, poi dovete restare fuori da questa storia. Una
mossa falsa e sarete perduti –
- Non possiamo restarne fuori. Un alieno è il responsabile, e noi dobbiamo
tovarlo –
- Mi raccomando, fate attenzione –
- Okay. Grazie sceriffo, arrivederci –
- Arrivederci ragazzi –
Uscirono dall’ufficio dello sceriffo e si diressero al Crashdown, senza sapere
come agire per non cadere in pasto ai leoni.
Max si sentiva malissimo: lui era il re di Antar, e sapere che uno del suo
popolo aveva compiuto quel terribile atto, lo faceva sentire in colpa. Lui era
la guida del popolo di Antar, e il suo popolo andava in giro per la Terra ad
uccidere persone. Non aveva nemmeno quasi più il coraggio di guardare in faccia
Liz, da quanto si sentiva sporco.
- Per oggi dico di non fare niente, di certo la polizia sta setacciando la
città – propose Michael.
- Sì, è vero. Agiremo quando si saranno calmate le acque – concordò Isabel.
- La cosa che non capisco è cosa centri il direttore dell’Ufo Center con voi
alieni, a parte vendere bambolotti verdi – ragionò Maria.
- È probabile che avesse scoperto qualcosa su di noi, oppure aveva scoperto che
l’omicida era un alieno. Ci possono essere tantissimi motivi – spiegò Max.
- Spero solo che l’abbia fatto per difesa – disse Isabel.
- Già –
- Io propongo di andare a casa e rilassarci. Credo che se l’alieno volesse voi,
a quest’ora si sarebbe già fatto vivo – disse Kyle.
- Questo è vero. Forse non avrebbe nemmeno ucciso quell’uomo – concordò Max.
- Okay. Ora tutti a casa, e domani pensiamo ad un piano – disse Alex.
I ragazzi andarono a casa, ma dormire era impossibile per tutti. Max, Isabel,
Michael e Tess erano indignati per il comportamento dell’alieno e temevano che
volesse far ricadere la colpa su di loro, così l’FBI li avrebbe arrestati. Già,
l’FBI: altro grosso problema. Se non si calmavano, gli agenti avrebbero
sospettato di loro, e se li avrebbero presi per loro sarebbe stata la fine.
Sarebbero stati arrestati, studiati per anni e poi uccisi senza pietà.
Liz, Maria, Alex e Kyle invece temevano che l’alieno potesse uccidere uno di
loro per arrivare agli alieni, oppure per svincolare le indagini, oppure ancora
per il gusto di farlo. Sapevano perfettamente che i loro amici alieni erano
innocenti, ma iniziavano ad avere paura che un giorno, se le cose si fossero
messe male per loro, si sarebbero trasformati in assassini puri di mantenere il
loro segreto.
Il giorno seguente comparì un altro articolo sul giornale, che riportava la
notizia di una donna, Evelin Mayers, studiosa dei fatti avvenuti nel 1947,
uccisa con le stesse modalità di Carl Smith. L’alieno aveva colpito ancora, e
aveva colpito due persone che avevano a che fare con gli alieni. Che i prossimi
obiettivi fossero stati proprio Liz, Maria, Alex e Kyle?
Max era sconvolto, Isabel era terrorizzata e Michael era infuriato. Tess invece
sembrava la più tranquilla, come se sapesse che l’alieno non avrebbe fatto loro
del male e non avrebbe torto un capello ai loro amici. Forse era solo più
fiduciosa degli altri nella sua razza.
- Io non so più cosa pensare – disse Max agli altri.
- Sicuramente la studiosa aveva scoperto qualcosa su di noi. Non può essere una
coincidenza – disse Isabel.
- Sì. L’alieno sta proteggendo se stesso, oppure noi, dalla stampa, dagli
scienziati, dall’FBI – disse Tess.
- Infatti. Stasera andiamo a casa di Carl Smith, magari lì troviamo qualcosa –
disse Max.
- Ci troviamo alle dieci al Crashdown. Portate delle torce. Dovremmo essere
veloci e silenziosi. Magari l’FBI ha la nostra stessa idea – disse Michael.
- Speriamo di no, altrimenti siamo finiti –
Quel pomeriggio a Roswell giunsero i due agenti dell’FBI incaricati
dell’indagine: Dana Scully e Fox Mulder.
Si recarono immediatamente dallo sceriffo Valenti per un ragguaglio.
- Buongiorno – li accolse Valenti.
- Buongiorno. Agente speciale Fox Mulder, lei è l’agente speciale Dana Scully –
disse Mulder mostrando il distintivo, subito imitato da Scully.
- Sceriffo Jim Valenti. Prego, accomodatevi –
- Grazie. Sceriffo, ci spieghi cos’è successo – disse Scully.
- Allora. Il signor Carl Smith, direttore dell’Ufo Center, e la dottoressa
Evelin Mayers, studiosa di alieni, sono stati trovati morti nel deserto – disse
Valenti porgendo loro i fascicoli.
- Bene. Causa del decesso? – chiese Scully.
- Sconosciuta. Attendevamo voi per l’autopsia. Comunque, come potete vedere,
esternamente non hanno alcun tipo di lesione. L’impronta non so cosa possa
significare – spiegò Valenti.
- L’autopsia la eseguirò io. Quanto all’impronta, potrebbe essere molte cose:
il segno distintivo del killer, un’impronta rimasta sul corpo a causa di agenti
esterni, la soluzione finale di un rito da parte di una setta – ipotizzò Scully.
- Mi scusi, ci sono veramente gli alieni qui? – chiese Mulder, affascinato da
quella cittadina e ossessionato dagli alieni.
- Non ne ho idea – rispose Valenti cercando di apparire il più naturale
possibile.
- Lo scusi. I fascicoli li teniamo noi. Questa sera faremo un sopralluogo nelle
abitazioni delle vittime. I cadaveri dove si trovano? – disse professionale
Scully.
- All’obitorio –
- Bene. Avvisi che domani mi recherò lì per le autopsie. La ringrazio per il
tempo concessoci. Arrivederci – concluse Scully.
- Arrivederci –
- Mulder, non mi sembrava il caso di fare quella domanda – gli disse Scully
quando furono soli.
- E se fossero stati proprio gli alieni ad ucciderli? –
- Va bene che siamo a Roswell, però niente prova che li alieni siano realmente
atterrati nel 1947 –
- Certo, perché hanno insabbiato tutta la storia. Non credo che un uomo possa
uccidere senza provocare nemmeno una minima lesione alla vittima –
- Prima aspetta che abbia fatto l’autopsia –
Mulder e Scully studiarono i fascicoli, ragionarono sul caso, e dopo cena si
recarono a casa delle due vittime.
- Bene. Sono le dieci. Ci siamo tutti? – chiese Michael.
- Sì, andiamo –
Gli otto ragazzi, vestiti di nero per non essere visti, attraversarono le
strade della città per recarsi a casa di Carl Smith.
Quando arrivarono, Max usò il suo potere e fuse la serratura. Accesero le torce
ed entrarono. La casa era in perfetto ordine, segno che non aveva incontrato
l’assassino in casa, oppure che lo conosceva. Cominciarono a rovistare tra i
cassetti, ma non vi era niente che potesse essere loro utile: vi erano fatture,
fogli, deplian, cianfrusaglie; niente che potesse collegarlo ad un alieno.
Stavano per uscire, quando sentirono che c’era qualcosa sotto il tappetino
d’ingresso. Lo alzarono e trovarono un dischetto. Lo inserirono nel computer e
vi trovarono due file: il primo contenente i nomi di tutti i suoi informatori e
delle persone con cui aveva avuto contatti; il secondo invece riportava gli
esiti delle sue scoperte.
In collaborazione con la dottoressa Evelin Mayers, aveva scoperto la grotta
contenente le capsule e il granilith. Vi erano riportati tutti i risultati a
cui erano divenuti dopo un attento studio: gli alieni atterrarono nel 1947 e,
studiando il deterioramento delle capsule e dell’involucro che avvolgeva gli
alieni, ora dovevano avere l’aspetto di diciottenni.
Dopo che ebbero letto il file, lo cancellarono non lasciandone più alcuna
traccia né sul computer né sul dischetto. Stamparono il file con i nomi dei
loro contatti, e poi uscirono dalla casa. Come chiusero la porta furono
investiti da una forte luce, che presto si rivelò quella di due fari.
Dall’automobile scesero un uomo e una donna, entrambi armati.
- Fermi! Tenete le mani in vista. Agente speciale Dana Scully, FBI –
- Agente speciale Fox Mulder. Cosa ci faceva nell’abitazione della vittima? –
- Noi… collaboriamo con lo sceriffo. Siamo agenti segreti – disse la prima cosa
che gli venne in mente Michael.
- Davvero? Be’, lo vedremo –
Li portarono dallo sceriffo per il confronti. Fortunatamente non li
perquisirono, così poterono tenere i fogli stampati.
- Sceriffo Valenti, è vero che questi ragazzi collaborano con lei? – chiese
Scully.
- S… sì. sono validi elementi perché non danno nell’occhio – rispose Valenti
stando al gioco.
- Ma si rende conto che la loro vita è in serio pericolo? Hanno la licenza? –
chiese Mulder.
- No. Loro vanno solo a cercare informazioni. Non li metterei mai in una
situazione di pericolo. –
- Be’, se al nostro posto ci fossero stati altri agenti, non avrebbero esitato
a sparare – disse Mulder.
- Sceriffo Valenti, deve consegnarci il distintivo. È sollevato dall’incarico
fino ad indagine conclusa – decretò Scully.
- Ma non potete… -
- Certo che possiamo. Il caso è nostro – disse Mulder.
- Quanto a voi, se vi ripeschiamo ancora a ficcare il naso, sceriffo o non
sceriffo, vi arrestiamo fino alla conclusione dell’indagine. Intralciate il
nostro lavoro – disse Scully.
- Ehi, noi siamo dalla vostra parte – esclamò Maria.
- E proprio per questo dobbiamo proteggervi – disse Mulder.
- Possiamo andare ora? – chiese Kyle.
- Certo –
I ragazzi si diressero al Crashdown per controllare ciò che aveva stampato.
- Ehi Tess, tuo padre è nell’elenco! – esclamò Alex.
- Davvero? –
- Già. Ed Harding. Non è specificato se sia un informatore o meno. Cosa può
avere a che fare tuo padre con gli alieni? – chiese Kyle.
- Non ne ho idea. Forse gli ha dato qualche informazione, o magari sono solo
amici – rispose Tess.
- Ragazzi, meno male che siamo arrivati in tempo, se quel file fosse arrivato
agli agenti dell’FBI, ora qui sarebbe una vera e propria caccia alle streghe –
osservò Max.
- Già, siamo stati fortunati –
- Sì, ma se anche la dottoressa Mayers avesse lo stesso file? In fondo hanno
lavorato insieme – disse Alex.
- Hai ragione. Dobbiamo andare immediatamente a casa sua –
I ragazzi uscirono nuovamente per completare il loro lavoro.
Intanto Mulder e Scully si recarono a casa di Carl Smith.
- Hanno messo tutto sottosopra – disse Scully vedendo in che modo era ridotta
la casa.
- Già. Chissà se hanno trovato qualcosa –
- Qualsiasi cosa abbiano trovato, la troveremo anche noi –
- Sempre ammesso che non l’abbiano portata via –
- Non sono autorizzati, finirebbero nei guai –
- Sì, ma sono dei ragazzi, sono inesperti –
- No, credo che conoscano le conseguenze –
Rovistarono ovunque, ed infine trovarono il dischetto nel computer. Aprirono il
file e lessero i nomi degli informatori e collaboratori della vittima.
- Ecco cos’hanno trovato – disse Scully leggendo i nomi.
- Questi nomi non mi dicono niente. Chiunque era interessato ai suoi studi. Qui
dice che erano collaboratori di un progetto sugli alieni su cui stava lavorando
–
- Già. Chissà cos’aveva scoperto –
- Qualcosa di scottante se qualcosa si è preso la briga di ucciderlo –
- Credo che l’assassino sia una delle persone dell’elenco? –
- Sì, non è da escludere –
- Prendiamo il dischetto e andiamo a controllare a casa della Mayers. I due
omicidi potrebbero essere collegati – concluse Scully.
Poco dopo i due agenti giunsero a casa della dottoressa Mayers. La trovarono in
perfetto ordine, e capirono che i ragazzi non erano stati lì.
- Bene. Siamo arrivati prima di loro. Vediamo cosa troviamo – disse Mulder.
Rovistarono ovunque, e in un cassetto della scrivania trovarono un dischetto.
Lo inserirono e vi trovarono salvati due file. Il primo conteneva i nomi dei
suoi informatori e collaboratori, il secondo riportava gli esiti delle ricerche
condotte col signor Carl Smith.
- Interessante! Lavoravano insieme ad una ricerca – osservò Scully.
- Già, e i risultati sono sorprendenti. Secondo i loro studi a Roswell ci
sarebbero quattro alieni con sembianze umane e diciottenni. Ma non ha senso:
come possono gli alieni avere sembianze umane? – chiese Mulder.
- Non ne ho idea. Che siano geneticamente modificati? –
- Probabile. Comunque è impossibile riconoscerli, potrebbero essere chiunque.
Non possiamo fare il test del DNA ad ogni adolescente di Roswell –
- Già, e non siamo nemmeno autorizzati a farlo. Mi spiace Mulder, ma per ora
dobbiamo concentrarci solamente sull’omicidio. Agli alieni ci penseremo in
un’altra occasione –
- Sì, ma gli alieni centrano. Le due vittime hanno in comune la ricerca, e
l’assassino gli ha uccisi per motivi di sicurezza; sicuramente non voleva che
la notizia trapelasse –
- Esatto. Cerchiamo tra l’elenco un nome che sia presente in entrambe le liste
–
Scorsero le liste, e constatarono che un solo nome aveva avuto contatti con
entrambi, e oltretutto non era segnato né come collaboratore né come
informatore: Ed Harding.
- Credi che sia ancora in città? – chiese Scully.
- Lo spero, ma non lo credo. Sa di comparire nelle liste –
- Andiamo a preparare il mandato di cattura –
Mentre i due agenti stavano uscendo dalla casa, incontrarono gli otto giovani
che avevano fermato poco prima.
- Vi avevamo avvisati – minacciò Scully.
- Salve agenti, cosa succede? – disse Maria con aria innocente.
- Cosa ci fate qui? – chiese ancora l’agente.
- Passeggiamo – rispose Michael.
- Non avevate intenzione di entrare in casa della dottoressa e curiosare, vero?
– chiese Mulder ridendo.
- Assolutamente no. A dire il vero non sappiamo nemmeno dove abiti – rispose
Max.
- Questa volte passate, perché non abbiamo alcuna prova, ma la prossima… -
continuò Scully.
- Certo agente, lo sappiamo. State tranquilli, abbiamo capito la lezione –
rispose Maria.
- Ma per caso avete trovato qualcosa di interessante? – chiese Michael.
- Non stiamo giocando noi! Siamo di fronte a due omicidi, e non potete
andarvene in giro a fare i detective! – si mise ad urlare Scully.
- Senta, per noi questa faccenda è molto importante, non potete nemmeno
immaginare quanto, e non siamo dei ragazzini. Sappiamo cavarcela benissimo
anche senza la vostra protezione – urlò Michael, che non sopportava più
l’insolenza di Scully.
- Benissimo, allora quando vi troverete con una pallottola in fronte ne
riparleremo! E ora sparite e non fatevi più vedere qui intorno. Il caso è
nostro! –
I ragazzi se ne andarono, infuriati.
- È proprio una scema quella Scully! – esclamò Michael.
- Ma chi si crede di essere? Noi ce la caviamo meglio di loro, e anche senza le
pistole – continuò Max.
- Comunque non mi arrendo, dobbiamo scoprire chi è stato ad uccidere quelle due
persone – affermò Isabel.
- Lasciamo che se ne vadano, poi entriamo nella casa – propose Kyle.
- Sarebbe inutile. Loro avranno già portato via tutto quello che li interessa.
Io dico di andare a casa e provare domani a guardare i loro dossier – disse
Max.
- È molto rischioso. Se ci scoprono ci arrestano – disse Liz.
- Lo so, però solo così possiamo arrivare all’assassino –
- D’accordo. Domani sera andremo nell’ufficio di Valenti. Sono sicuro che
tengono tutto lì-
Il giorno seguente Scully eseguì le autopsie sui due cadaveri: le due vittime
non presentavano alcun segno di lotta o di resistenza; esternamente erano
sanissimi, ma internamente i loro organi interni erano letteralmente scoppiati
a causa di una fortissima pressione e di un forte calore. Era come se qualcosa
si fosse irradiato da quell’impronta e avesse distrutto gli organi interni
provocando un’emorragia di proporzioni gigantesche. Esaminando l’impronta,
Scully constatò che non era umana; era identica su entrambi i corpi e non aveva
lasciato alcuna impronta digitale. Questo era praticamente impossibile; perciò
anche Scully cominciò a considerare l’idea che si trattasse di un alieno.
Trascorse tutto il pomeriggio ad esaminare i due cadaveri, mentre Mulder si
recò a casa di Ed Harding. Aprì la porta una ragazza buona, con una faccia
conosciuta.
- Tu? – le chiese Mulder.
- Agente Mulder! Senta, noi ieri sera stavamo veramente facendo una
passeggiata… - disse Tess.
- Non sono qui per questo. Tuo padre è in casa? –
- No. Mio padre è fuori città per lavoro. Come mai lo cerca? –
- Niente, non ti preoccupare. Mi raccomando, state lontani dal caso –
- Ci proveremo, ma non le assicuriamo niente; noi dobbiamo sapere chi ha ucciso
quelle persone, è una questione di vita o di morte –
- Centrano gli alieni? –
- Alieni? Ma cosa le viene in mente?! –
- Ho letto le ricerche della dottoressa Mayers. Parlava di quattro alieni
diciottenni –
- Be’, questa è pura fantasia! Lo sanno tutti gli alieni non esistono –
- Lo vedremo. Arrivederci signorina Harding –
- Arrivederci agente Mulder –
Appena Mulder se ne andò, Tess si recò al Crashdoen. Mulder, senza farsi
notare, la seguì.
- Ragazzi, Mulder ha letto la relazione della dottoressa Mayers, ne aveva una
anche lei – disse agli altri.
- È un disastro! Una catastrofe! Domani saremo su tutti i giornali. L’FBI ci
studierà – urlò Isabel in preda al panico.
- Calmati! Loro non sanno che siamo noi. Dobbiamo comportarci come se la cosa
non ci toccasse – disse Max.
- C’è un’altra cosa: Mulder è venuto a cercare mio padre. non so cosa volesse
da lui. Io non so più a cosa pensare: perché l’FBI cerca mio padre? –
- Il nome di tuo padre compariva nella lista di Carl Smith; probabilmente era
anche su quella della Mayers. –
- Ma se è così loro sospettano che lui sia l’assassino –
- Già. Dobbiamo trovarlo e convincerlo ad andare da loro a dichiarare la sua
innocenza–
In quel momento squillò il telefono e Liz andò a rispondere. Poco dopo riappese
e tornò dagli altri.
- Era il padre di Tess, ha detto di andare nel deserto. Lui ci sta aspettando –
riferì.
Si precipitarono nel deserto, seguiti a loro insaputa da Mulder.
- Salve ragazzi – disse Ed appena furono arrivati.
- Papà, perché l’FBI ti cerca? – chiese Tess.
- Devo dirvi alcune cose importanti: il mio nome non è Ed Harding, ma Nasedo; e
non sono il padre di Tess –
- Che cosa? –
- Io sono un alieno come voi e il mio compito è quello di proteggervi. Quando
ho saputo che Smith e Mayers stavano scoprendo tutto, ho cercato di fermarli.
Loro non mi hanno dato retta, e io ho dovuto ucciderli –
- Sei stato tu? – chiese Tess tra le lacrime.
- Mi spiace, ma ho dovuto farlo. Avevano in programma di pubblicare i risultati
delle loro ricerche, e voi sareste stati in serio pericolo. Io non sono un
assassino. Ucciderli mi è costato moltissimo, ma era il mio compito: la vostra
sicurezza è più importante di qualunque altra cosa –
- Perché non ci hai detto fin dall’inizio chi eri? –
- Doveva restare un segreto; nemmeno Tess conosceva la mia vera identità. Io
devo agire sotto copertura, per non creare sospetti. Non so veramente come
scusarmi. Loro avevano visto le capsule e il granilith con i loro occhi! –
- Perché hai lasciato l’impronta? –
- È naturale che rimanga. Li ho uccisi usando il mio potere alieno –
- Ho sentito abbastanza. La dichiaro in arresto – disse Mulder uscendo allo
scoperto, con la pistola puntata.
- E lei cosa ci fa qui? – chiese Maria stupita.
- Ho seguito Tess. Sapevo che mi avrebbe portato all’assassino. Voi siete
alieni –
- Forse ha bisogno di una bella dormita, noi non siamo alieni – disse Nasedo.
- Ho sentito tutto. E ora, signor Nasedo, alzi le braccia lentamente e non
faccia scherzi –
Michael intervenne utilizzando la telecinesi, e scaraventò Mulder contro un
albero. Quando si rialzò, puntò la pistola e fece per sparare, ma Max attivò la
barriera protettiva.
- Ve l’avevo detto che noi ce la cavavamo molto meglio di voi – gli ricordò
Michael.
- Oh mio Dio! Dopo dieci anni finalmente incontro gli alieni! –
- Non siamo tutti alieni – precisò Kyle.
- Siete stati voi a rapire mia sorella? –
- No, noi non l’abbiamo rapita, lei è tornata sul suo pianeta di sua spontanea
volontà – disse Nasedo.
- Non capisco –
- Tua sorella è aliena. Quando era ancora una bambina decise di tornare sul suo
pianeta, Antar, per proteggerlo. Lì crebbe e poi morì. Noi però riuscimmo a
combinare il suo DNA alieno con quello umano e la spedimmo nuovamente sulla
Terra, col nome Tess –
- Io? Io sarei sua sorella? – chiese Tess sconvolta.
- Sì. Non ti sei mai chiesta perché non sei uscita dai gusci con gli altri? Non
ti sei mai chiesta perché non ricordavi niente della tua infanzia? –
- È vero! Fox, ora ricorda. Com’è bello rincontrarti! – esclamò Tess con le
lacrime agli occhi.
- Sei tu! Sei proprio tu! Oh, quanto mi sei mancata –
I due fratelli si abbracciarono felici di essersi ritrovati dopo molti anni.
Dopo qualche minuto si sciolsero dall’abbraccio e Mulder disse: - Nasedo, ti
devo arrestare –
- Ti prego, non farlo. Se mi arresti non potrò più proteggerli. Anche tua
sorella ha bisogno di me –
- Lo so, ma… -
- Fox ti prego, fallo per me. Se non ci fosse stato lui ora io sarei chissà
dove ad essere studiata o torturata – disse Tess.
- Hai ragione. Non ti arresterò –
- Grazie fratellone, ti voglio bene –
- Te ne voglio anch’io tesoro. Quanto a voi, prometto che terrò la bocca chiusa
su tutto anche con Scully. Cancellerò i dati nel dischetto e dimenticherò
questa storia. Quello che volevo l’ho ottenuto, perciò non ho motivo di farvi
soffrire, tanto più se è inclusa mia sorella. Tess, è stato bellissimo
rincontrarti. Spero di vederti ancora –
- Certo! verrò a trovarti. Ho tante cose da raccontarti –
I due fratelli si abbracciarono un’ultima volta prima di separarsi nuovamente.
Dopo aver salutato anche il resto del gruppo, Mulder si allontanò.
- Chi avrebbe mai detto che era mio fratello. Sono così contenta! – disse Tess.
- Be’, come si dice: tutto è bene quel che finisce bene – disse Nasedo.
Mulder si recò all’obitorio per parlare con Scully.
- Scoperto qualcosa? – gli chiese Scully.
- No. Ed Harding non era in casa, la figlia mi ha detto che era fuori per
lavoro. Ho seguito lei e gli altri nel deserto, ma sono puliti. Non sanno
niente, Ed Harding è scomparso. A te com’è andata? –
- Ho scoperto che sono morti per una forte emorragia interna provocata
dall’impronta, che ha spappolato i loro organi. La mano non ha alcuna impronta
digitale, è come se avesse usato un guanto, oppure se non fosse umana –
- Avrà sicuramente usato un guanto. Qui a Roswell sono tutti umani. È inutile
indagare su altri fronti. Harding non è qui, e ho la netta sensazione che non
tornerà molto presto. Il caso è chiuso – decretò Mulder.
- Un altro x-files non risolto. Spero che Ed Harding si faccia almeno vedere da
qualche altra parte, così possiamo incastrarlo –
- Già. Anche se non abbiamo molte prove a suo carico –
- Qualcosa troveremo –
Così i due agenti dell’FBI, dopo aver salutato lo sceriffo Valenti e avergli
restituito il suo posto di lavoro, fecero ritorno alla sede del Bureau per
lavorare ad altri casi. Mulder però non dimenticò mai l’incredibile esperienza
vissuta; aveva conosciuto degli alieni e soprattutto aveva ritrovato sua
sorella. Ora sarebbe stato più obiettivo e imparziale nelle sue indagini, e
sapeva che finalmente la sua ricerca era terminata, che la sua sorellina viveva
a Roswell, e poteva andare a trovarla quando lo desiderava.
Scritta
da Kassandra |