RIASSUNTO:
Cosa sarebbe successo che Isabel fosse partita con Kivar durante la sua luna di
miele?
DATA DI CREAZIONE: dal 17/07/05 al 19/07/05
ADATTO A:
tutti
DISCLAIMER: Tutti i diritti dei personaggi di
Roswell appartengono alla Jason Katims Productions / Regency Television – 20th
Century Fox. Il personaggio di Kiav è invenzione dell’autrice. Il racconto è di
proprietà del sito Roswell.it.
La mia e-mail è
rapiro84@libero.it
Finalmente Isabel si sentiva bene: si
era appena sposata con Jesse e stava trascorrendo la sua luna di miele con suo
marito, ma il suo passato continuava a perseguitarla. Kivar, era lui la
minaccia questa volta.
Forse la minaccia più grande, perché di fronte a lui si sentiva sempre meno
Isabel e sempre più Vilandra. Che il suo amore per lui non fosse mai finito?
Ora stava camminando proprio con lui verso un varco creato dall’alieno che
avrebbe permesso loro di tornare su Antar.
Jesse, il suo Jesse, stava correndo verso di loro per portarla via da Kivar e
Michael e Max stavano lottando con Kivar, ma lei non riusciva a decidere da che
parte stare: da una parte c’erano i suoi fratelli e suo marito, ma dall’altra
c’era l’uomo della sua vita; già ancora prima di rinascere aveva amato quell’uomo.
D’un tratto tutto le fu chiaro: Jesse era umano e non conosceva il suo segreto.
Che razza di vita matrimoniale poteva sperare con lui se tutto si fondava su
una bugia? Inoltre qui sulla Terra era in continuo pericolo per via dell’FBI,
dei cacciatori di alieni e degli skin; ma sapeva che gli skin non volevano lei,
volevano solo Max e Michael.
Come se fosse stata posseduta da una nuova forza, utilizzò il suo potere contro
Max e Michael e si voltò verso Kivar. Lui le prese la mano e la condusse verso
quella luce azzurra che avrebbe cambiato la sua vita.
Si lasciò condurre da lui ed entrò nel portale; poi svanì.
Quando riaprì gli occhi si trovava in un posto diverso; era all’interno di un
castello e intorno a lei c’erano molti soldati inchinati ai suoi piedi.
- Bentornata a casa Vilandra – le disse Kivar.
- Siamo veramente su Antar? –
- Guarda tu stessa –
Si affacciò ad una delle tante finestre ed osservò il panorama: il cielo era
viola, puntellato da una miriade di stelle lucenti e due grosse lune piene
illuminavano l’intero scenario. Il terreno era grigio e sembrava sabbia. Vi
erano abitazioni costituite da un materiale color sabbia venato di marrone
scuro e gli alberi avevano foglie rosso vivo, con frutti dalle forme e dai
colori più strani.
- È bellissimo – sussurrò. Nessun colore era così bello sulla Terra, nemmeno il
tramonto più suggestivo.
- Ed è tutto tuo – le disse Kivar avvicinandosi e abbracciandola da dietro.
Per qualche motivo a lei ancora sconosciuto, quell’abbraccio le infondeva un
senso di protezione e di calore. Sembrava strano anche a lei, ma si sentiva a
casa, finalmente libera di essere se stessa e soprattutto senza più alcuna
paura, perché tutti erano come lei e nessuno voleva farle del male.
- Allora mia regina, come ti senti? – le chiese poco dopo.
- Bene finalmente –
- Vieni, ti accompagno a fare il giro del castello –
Così la condusse per le innumerevoli stanze dell’immenso palazzo reale. Era
favoloso: i pavimenti erano trasparenti e lucenti, le pareti erano del colore
dell’oro e i soffitti erano dipinti con i più bei disegni che avesse mai visto.
Tutto era splendente e in ordine e il profumo di quei luoghi era buono, era il
profumo dei suoi ricordi.
Sì, essere partita con Kivar era stata la scelta migliore.
Dopo il giro di perlustrazione Kivar la condusse in una enorme sala da pranzo
dove troneggiava un tavolo lunghissimo. La fece accomodare e poco dopo alcuni
camerieri furono da loro. Non conosceva il nome dei cibi che stava mangiando,
ma il sapore era ottimo.
- Devi essere stanca. Perché non vai un po’ a riposarti? – le disse Kivar una
volta terminato il pasto.
- D’accordo –
Fu scortata da due soldati nei suoi appartamenti e si coricò su un bellissimo e
comodissimo letto a baldacchino dalle lenzuola color porpora.
Il mattino seguente venne svegliata da un’ancella.
- Vostra altezza, il re la attende per la colazione –
- Grazie –
Non era abituata a sentirsi chiamare così e ad essere trattata con tutti gli
onori, ma quella era la sua vita.
Ai piedi del letto trovò un abito splendido: era bianco, lungo fino ai piedi
con la gonna larga ed era decorato con pietre preziose trasparenti ma che
brillavano più della luce del sole.
L’ancella la aiutò a vestirsi, poi la pettinò e le pose in testa una corona
magnifica.
Infine indossò scarpe bianche come il vestito.
- Sei favolosa – le disse Kivar estasiato non appena Isabel fece la sua
apparizione nella sala da pranzo.
- Grazie –
- Dopo la colazione parleremo al nostro popolo. Devono sapere che tu sei qui –
- D’accordo. Spero solo che mi accettino –
- Certo che lo faranno! Tu sei la mia compagna –
Come previsto, terminata la colazione i due si affacciarono al balcone del
castello e Kivar prese la parola.
- Popolo di Antar, finalmente la grande Vilandra ha fatto ritorno e sarà la
vostra regina –
Il popolo scoppiò in un boato. Erano convinti che con Vilandra fossero tornati
anche Zan e Rath; perciò speravano che entro poco Kivar fosse spodestato e che
i veri reali prendessero il suo posto.
- Credo non ci sia bisogno di dirvi altro per farvi capire l’importanza di
questo giorno. Vilandra e Kiav sono la testimonianza che il mio governo è del
tutto lecito. Ora tornate pure alle vostre faccende –
- Chi è Kiav? – chiese Isabel una volta rientrati.
- È il figlio di Ava e Zan –
- Ma se è il figlio di Zan, allora per loro il tuo trono non è lecito –
- Ho detto a tutti che Kiav è il figlio mio e di Ava, così ora sono totalmente
autorizzato a governare e nessuno più si oppone – spiegò Kivar sghignazzando.
- Lo sapevo che il mio uomo era il migliore – disse Isabel avvicinandosi a
Kivar e baciandolo.
Immediatamente si aprì la connessione tra loro e Isabel rivisse alcuni momenti
della sua vita passata: rivide i suoi genitori, il suo triste matrimonio con
Michael, le sue fughe con Kivar e riprovò tutto l’amore per lui andato perduto.
- Ti sei pentita? – le chiese Kivar quando il bacio terminò.
- No. Ora posso finalmente essere me stessa –
- Finalmente sei qui con me. Non posso crederci – le disse Kivar
abbracciandola.
Poco dopo Isabel si allontanò da lui perché voleva sapere alcune cose.
- Che fine hanno fatto Ava e Kiav? – gli chiese.
- Ava si trova prigioniera nelle segrete del castello. Il suo compito era
tornare qui con in grembo il figlio di Zan, ma dopo aver ucciso Zan e Rath –
Isabel si sentì male. Nonostante ora fosse Vilandra e fosse su Antar,
considerava ancora Max e Michael suoi fratelli.
- Perché non anche me? –
- Perché il tuo posto è qui, accanto a me –
- E Kiav? –
- Kiav si trova nel castello accudito da alcune balie. Lui è la mia garanzia
per avere il trono di Antar – continuò Kivar.
- Quanto tempo ha? –
- Più di un anno, ma credo che tra poco si svilupperà completamente –
- Cosa vuoi dire? –
- Il tempo qui scorre diversamente che sulla Terra e tutti i bambini subiscono
un processo di accelerazione molecolare che li porta a crescere di diversi anni
–
- E quando sarà grande cosa succederà? –
- Fino a quando non morirò il trono non potrà passare a lui e credo che una
volta morto sarà lui il mio successore –
- E il fatto che sia il figlio di Zan non ti preoccupa? –
- No, perché sarò io a crescerlo e a istruirlo; quindi continuerà ciò che io ho
iniziato –
- Logico –
- Bene, cosa gradisci fare oggi? –
- Vorrei visitare Antar –
- Ogni tuo desiderio è un ordine. Alcuni soldati ti accompagneranno –
- E tu? –
- Mi dispiace, ma ho importanti questioni da sbrigare –
- D’accordo. A dopo –
Così Isabel fece il giro del piccolo pianeta. Nelle vicinanze del palazzo reale
tutto era candido e in ordine, le abitazioni era ben tenute e gli abitanti
erano distinti e austeri, ma allontanandosi cominciò ad emerge il vero volto di
Antar: un pianeta distrutto.
Le abitazioni erano poco più che macerie, le persone erano riversate sulle
strade in cerca di qualcosa da mangiare e con cui coprirsi e il terreno era
percorso da profondi solchi.
Isabel capì che Kivar era un uomo spietato, senza alcun interesse per il suo
popolo e che tutti lo odiavano.
La parte razionale di lei stava emergendo e dentro di sé sapeva che doveva fare
qualcosa per loro, per il suo popolo.
Tornò al palazzo e chiese udienza a Kivar.
- Cosa c’è mia regina? – la accolse lui.
- Il pianeta è distrutto e la gente muore di fame –
- Loro sono i ribelli. Mi hanno ostacolato e non meritano il trattamento
riservato agli altri –
- Quindi Antar è divisa in due? Qui intorno ci sono i tuoi uomini fidati,
mentre ai confini vicino i ribelli? –
- Esatto –
- Non è così che si governa un popolo –
- Non avresti mai parlato così prima. Stai forse cambiando idea? –
- No. Non capisci che così facendo loro ti continueranno ad odiare? –
- Loro mi odieranno comunque perché sono salito al trono senza essere un membro
della famiglia reale –
- Permettermi di aiutarti a farti volere bene –
- E come? –
- Riportando Antar al suo antico splendore –
- Lo faccio solo perché sei tu a chiedermelo –
- Grazie – E lo baciò.
Dal giorno seguente Isabel si riunì con gli economisti del pianeta ed insieme
risaldarono l’economia di Antar.
Le case furono ricostruite, le strade furono aggiustate, la popolazione venne
coinvolta nelle opere pubbliche in modo da essere retribuita e inoltre Isabel
insistette perché vennero aperte fabbriche, in modo da poter dare un lavoro a
tutti.
Ora Antar era irriconoscibile e la popolazione non esitò a costruire un
monumento in onore di Isabel.
Il popolo di Antar sapeva che quella era opera di Vilandra, perché Kivar non
avrebbe mai cambiato il suo comportamento, ma forse ora che Vilandra era
tornata Kivar sarebbe stato meno spietato.
- Hai fatto un ottimo lavoro e il popolo ti adora – le disse Kivar una volta
che tutto fu terminato.
- Ora anche tu sarai visto con altri occhi, non ho dubbi –
Nonostante tutto Isabel era felice: il suo popolo la adorava, Kivar ora non
prendeva più nessuna decisione senza consultarla e aveva iniziato a ricordare
tutto sulla sua vita passata.
Ricordava il suo rapporto con Rath, quanto fosse dolce in privato, ma anche
quanto fosse totalmente succubo di Zan. A poco a poco aveva iniziato ad odiare
quella vita fatta solo di finzione e si era innamorata di Kivar.
Ricordò del suo rapporto con Zan, troppo protettivo nei suoi confronti e troppo
debole per governare un intero pianeta. Se non ci fosse stata lei a
consigliarlo non ne sarebbe uscito vivo dopo la prima settimana.
Ricordò ancora l’amore che c’era tra Zan e Ava, un amore vero e puro, fatto di
dolcezza e tenerezza.
E infine ricordò il suo amore per Kivar. Invidiava da morire il rapporto che
c’era tra Zan e Ava perché per lei e Rath non era così; perciò quando conobbe
Kivar, un forte cavaliere sicuro di sé e pieno di risorse, fu subito amore.
Rivide tutti i momenti di passione e gioia trascorsi con lui, fino a quando
Kivar decise di assaltare alla corona. Lei non era d’accordo ma non poteva
perdere l’uomo che amava, così tradì la sua famiglia e si alleò col gruppo
degli usurpatori.
La notte in cui tutti morirono era un ricordo che la faceva tremare: era notte
fonda e lei era nel letto con Rath, il quale dormiva profondamente. Lei però
non dormiva, perché sapeva cosa sarebbe successo di lì a poco.
D’un tratto la porta si spalancò e alcuni soldati di Kivar spararono a Rath,
uccidendolo. Isabel a quella vista capì di aver commesso un grave errore e
utilizzò i suoi poteri contro i soldati, distruggendoli.
Sperava di essere ancora in tempo per salvare gli altri, così corse in camera
di Zan e Ava, ma li trovò morti.
Erano stati più veloci di quanto si aspettasse, ma forse non erano ancora
arrivati in camera dei suoi genitori.
Purtroppo le sue speranze furono vanificate quando trovò anche i suoi genitori
privi di vita.
Ora era completamente sola, tutta la sua famiglia era morta a causa sua e non
poteva più stare con l’uomo che aveva ucciso i suoi genitori.
Corse fuori dalla camera alla ricerca di kivar.
- Cosa hai fatto? – urlò piangendo.
- Quello che avevamo deciso –
- Non era previsto che morissero anche i miei genitori –
- Era necessario, altrimenti noi non saremmo mai saliti al trono –
- Ti odio! –
Scagliò una sfera di energia contro Kivar, il quale però la scansò e ordinò ai
suoi soldati di bloccarla. Subito Vilandra fu immobilizzata e Kivar
l’accoltellò.
Avere ritrovato tutti i suoi ricordi rendeva Isabel più consapevole della sua
vita e dei suoi sentimenti. I sensi di colpa per quello che aveva fatto non le
permettevano più di essere felice e decise di fare qualcosa per vendicare la
sua famiglia.
Isabel si rese veramente conto che la crudeltà di Kivar non conosceva limiti
quando lui la portò a visitare i due pianeti vicini ad Antar.
Su entrambi vide lo stesso desolante scenario: soldati prepotenti che
costringevano la popolazione a costruire nuove armi per l’esercito di Antar,
abitazioni distrutte e gente senza un riparo e cibo che la guardava con un
misto di terrore e speranza.
- Ma questi pianeti sono indipendenti? – chiese Isabel, anche se conosceva già
la risposta.
- No. Sono sotto il controllo di Antar. Sono anche loro nostri sudditi –
rispose Kivar.
- Ma sono ridotti alla fame! –
- Stai tranquilla, finché lavorano mangiano –
- Perché non mi hai detto prima di loro? Potevamo fare come per gli abitanti di
Antar –
- Perché non avevamo abbastanza fondi –
Era una bugia e Isabel lo sapeva. Kivar voleva che le cose restassero così
perché non sarebbero ribellati al suo potere.
Tornati su Antar Isabel decise di parlare con Kivar.
- Dobbiamo tornare sulla Terra – esordì.
- Come? Cosa stai dicendo? –
- Il popolo attende il ritorno di Zan e noi dobbiamo fare in modo che Zan non
torni –
- E cosa vorresti fare? –
- Ucciderlo. Lui e Rath –
- Ma sei impazzita? Ci uccideranno –
- No, perché abbiamo Tess dalla nostra –
- Tess non potrà mai essere dalla nostra dopo che l’ho fatta imprigionare e le
ho portato via il figlio –
- Noi abbiamo suo figlio e la ricatteremo –
- Sa che io ho bisogno di Kiav per continuare a governare –
- Non se io sono incinta. Sono pur sempre anch’io un membro della famiglia
reale –
- Ora riconosco la mia Vilandra. D’accordo –
- Bene. Andrò a parlare con lei –
Poco dopo Isabel si recò nelle segrete del castello.
- Cosa ci fai qui? – chiese stupita Tess.
- Sono qui per proporti un affare –
- Dove sono Max e Michael? –
- Sulla Terra, dove li raggiungeremo tra poco –
- Ma cosa stai dicendo? Perché sei qui? –
- Le cose sono cambiate Ava, io non sono più Isabel –
- Vuoi dire che sei tornata con Kivar? –
- Esatto. Ciò che ti propongo è semplice: tu torni con noi sulla Terra e ci
aiuti ad uccidere Zan e Rath –
- Non lo farò mai. Mi trovo qui proprio per questo –
- E allora tuo figlio morirà –
- Non potete ucciderlo. Lui è il lasciapassare di Kivar –
- Tra poco ne avrà un altro –
- Sei incinta? -
- Esatto. Non appena torneremo dalla nostra spedizione sulla Terra celebreremo
le nostre nozze e daremo la notizia. In un modo o nell’altro Kivar sarà
autorizzato a governare –
Tess capì che non aveva via d’uscita, perciò accettò.
- Molto bene. Tieniti pronta –
Isabel uscì dalla cella, ma proprio vicino alla porta fece cadere un
bigliettino.
Dopo essere stata da Tess, Isabel mise a punto il piano con Kivar e il giorno
seguente partirono alla volta della Terra.
Sulla Terra…
Isabel era appena stata risucchiata da quello strano vortice quando Max e
Michael raggiunsero il punto in cui lei era scomparsa.
Ancora non credevano che Isabel avesse fatto una cosa simile, lasciare tutti
loro per seguire il loro peggior nemico.
Quella non poteva essere Isabel; che Vilandra si fosse impossessata di lei? E
adesso come avrebbero fatto senza di lei? Cosa avrebbero detto a Jesse? E ai
loro genitori?
Speravano solo che Isabel avesse deciso di andare con Kivar con un piano ben
preciso.
- Credo di dover avere qualche spiegazione – disse Jesse frastornato.
Max e Michael si scambiarono uno sguardo significativo e decisero di
raccontargli tutto. Solo così forse il loro segreto sarebbe stato al sicuro.
I due alieni condussero Jesse nella camera d’albergo che divideva con Isabel ed
iniziarono a raccontare.
- Spero che tu sia di larghe vedute, perché quello che stiamo per dirti non è
facile da digerire – iniziò Max.
- Isabel mi tradisce con quello là? –
- È molto più complicato – rispose Michael.
- Okay. Isabel, io e Michael non veniamo dalla Terra e… -
- Mi state prendendo in giro? – lo interruppe Jesse.
- No. Noi tre siamo alieni e veniamo da un pianeta chiamato Antar. Siamo stati
spediti sulla Terra a seguito di un attentato da parte dell’uomo che hai visto
prima – spiegò Max.
- Ma da quanto tempo siete qui? –
- È un po’ complicato. Noi su Antar eravamo altre persone: Max era Zan, il re;
Tess, che per fortuna non hai conosciuto, era Ava la sua sposa; io ero Rath, il
braccio destro di Zan e Isabel era Vilandra, sorella di Zan e mia moglie –
continuò Michael.
- Tua moglie? –
- Sì. Quando Kivar, l’uomo di prima, ci ha uccisi il nostro DNA alieno è stato
combinato con DNA umano e siamo stati spediti sulla Terra sottoforma di neonati
– proseguì Max.
- Siamo stati in un certo senso ricreati. Siamo rinati qui sulla Terra metà
alieni e metà umani – disse Michael.
- Ma questa è la trama di un film di fantascienza! –
- È la pura verità. Quando siamo usciti dalle capsule che ci hanno protetti
avevamo circa sei anni e siamo stati adottati dagli Evans e Michael dai Guerin
–
- Ma cosa c’entra quell’uomo? Dove è andato con Isabel? –
- Qui viene il brutto. Vilandra era molto diversa da Isabel e ha congiurato
contro di noi alleandosi con Kivar; poi però è stata tradita e uccisa. Il fatto
è che nella sua vita precedente Vilandra e Kivar si amavano e noi crediamo che
la presenza di Kivar abbia fatto riaffiorare in Isabel i sentimenti e i ricordi
di Vilandra – rispose Michael.
- Quindi ora lei è sul vostro pianeta? –
- Sì, ed è Vilandra –
- Isabel mi avrebbe detto tutto. Perché mi state dicendo queste cose ora? –
- Isabel non ti ha detto niente prima per paura di perderti, ma l’avrebbe fatto
stanotte. Purtroppo Kivar ha sconvolto tutti i suoi piani –
- E anche i miei. Cosa faccio ora? Cosa dico ai miei genitori? Agli altri? Come
faccio senza di lei? – Jesse non si dava pace. Era sconvolto.
- Non dovrai mai dire a nessuno la verità su di noi. Ci ucciderebbero o peggio
ancora, prima ci studierebbero e poi ci ucciderebbero – disse Michael.
- Puoi dire che avete capito che era troppo presto per sposarvi e che vi siete
presi un periodo di pausa per riflettere – suggerì Max.
- Sì, ma io dovrò vivere con la consapevolezza che mia moglie è aliena e che è
andata su un altro pianeta con il suo amante della sua vita passata! – urlò
Jesse.
- Sappiamo che è dura ma è meglio così. Come ti saresti sentito se ti avessimo
detto una bugia? –
- Credo peggio – disse sconsolato Jesse.
- Credo che tu ora abbia bisogno di riflettere. Ti lasciamo solo –
- Accetterò il lavoro che mi hanno offerto a Boston e cercherò di dimenticare
tutto quanto –
- Come vuoi. Non sai quanto ci dispiaccia tutto questo – disse Max tristemente.
- Già. Allora addio – disse Jesse alzandosi per andare a preparare le valigie.
Non aveva senso rimanere lì.
- Addio –
Max e Michael tornarono a Roswell e raccontarono tutto a Liz, Maria e Kyle.
- Ora dobbiamo decidere cosa dire ai tuoi genitori – disse Liz.
- Già. Credo che la cosa migliore sia dir loro la verità. Sono sicuro che
capiranno – disse Max.
- E noi saremo con te – disse Michael.
Così raccontarono tutto quanto anche ai genitori di Max e Isabel. Dopo molte
domande e una buona dose di lacrime Philip e Diane capirono e accettarono la
vera natura dei loro figli.
Purtroppo però le brutte sorprese non erano finite perché qualche mese dopo,
quando stavano iniziando a farsi una ragione a proposito dell’insana decisione
di Isabel, Max ricevette una telefonata da parte dello sceriffo Valenti.
Aveva saputo da un infiltrato all’FBI che la sezione alieni era sulle loro
tracce e stavano per giungere a Roswell per arrestare Max, Michael e Isabel.
Subito Max radunò tutti a casa di Michael.
- Io e Michael dobbiamo nasconderci – esordì Max.
- Cosa è successo? – chiese Michael.
- L’FBI sta arrivando qui e non possiamo farci trovare – spiegò Max.
- Noi veniamo con voi – disse Liz.
- È troppo pericoloso –
- No, loro conoscono voi e sanno che noi vi copriremo, perciò non
risparmieranno le maniere forti pur di farci parlare – disse ancora Liz.
- Ha ragione lei. Con noi saranno più al sicuro – disse Michael.
- E se ci prendono? – chiese Max.
- Scopriranno che sono umani e li lasceranno andare perché noi saremmo nelle
loro mani – continuò Michael.
- Okay. Ci nasconderemo nel deserto. Ora dovete andare dai vostri genitori e
dir loro che andate a fare una gita qualche giorno. Io intanto spiego la
situazione ai miei – disse Max.
- E io parlerò con mio padre – disse Kyle.
Così qualche ora dopo si trovavano tutti e cinque nel deserto, nascosti nella
grotta con il granilith. Sapevano che quello era un posto sicuro perché
dall’esterno non mostrava alcuna apertura.
Pochi giorni dopo l’FBI fece irruzione a casa degli Evans, ma i genitori di Max
e Isabel li coprirono dicendo loro che erano andati a fare una gita fuori
città.
Gli agenti misero a soqquadro la casa e poi si recarono da Michael. Anche qui
non trovarono né lui né nulla che potesse testimoniare la sua natura aliena.
Setacciarono Roswell centimetro per centimetro e controllarono attentamente
anche il deserto, ma non trovarono traccia di nessuno di loro.
Dopo aver parlato con lo sceriffo per più di un’ora, finalmente se ne andarono,
promettendo di tornare.
Il giorno seguente lo sceriffo chiamò i ragazzi per avvisarli dello scampato
pericolo.
I cinque giovani si riunirono a casa dello sceriffo e parlarono sul da farsi.
- Cosa hanno detto gli agenti? – chiese Max allo sceriffo.
- Hanno setacciato Roswell e mi hanno fatto un sacco di domande su voi cinque e
su Isabel –
- Cosa sanno? –
- Sanno tutto. Sanno della Topolsky, della senatrice Whitaker, della vostra
tentata rapina al supermercato. Qui non siete più al sicuro – rispose lo
sceriffo.
- Dobbiamo andarcene – disse Max.
- Dove? –
- Ovunque – rispose Michael.
- Andremo a nord, lontano da Roswell –
- Come facciamo con i nostri genitori? – chiese Liz.
- Lascerete loro una lettera in cui spiegherete tutto – disse Max.
- Gliela darò io una volta che sarete partiti – disse lo sceriffo.
- Mi raccomando, si assicuri che poi la distruggano – disse Michael.
- Sarò presente quando la leggeranno. State tranquilli, e ora andate a fare i
bagagli e a ritirare più soldi possibili – disse lo sceriffo.
- Ci può fare un ultimo favore? Può noleggiare un pulmino? –
- Certo. Lo farò subito –
Così il giorno seguente partirono. Fu straziante lasciare la città che li aveva
visti nascere e crescere e fu doloroso soprattutto per Maria e Liz, che non
poterono salutare i loro genitori come avrebbero voluto.
Il viaggio fu lungo e scomodo, ma non potevano fermarsi prima di essere al
sicuro. Dopo giorni e giorni giunsero a Seattle.
Erano quasi al confine degli Stati Uniti, lontani da Roswell e sulla costa
opposta rispetto a Washington, sede dei loro cacciatori. Potevano ritenersi al
sicuro per il momento, perciò si trasferirono lì.
Affittarono una casa con nomi falsi che Michael aveva creato, proprio come
aveva fatto a Las Vegas, ed iniziarono la loro nuova vita.
Per ora i loro propositi di andare al college erano sfumati e dovettero
adattarsi a lavorare il più possibile per far fronte alle spese.
Avevano diciott’anni, ormai erano grandi, però sulle loro spalle gravavano
troppe responsabilità. Dovevano occuparsi di faccende che la maggior parte dei
loro coetanei non prendeva in considerazione fino al termine del college.
Comunque non potevano fare altrimenti; perciò si rimboccarono le maniche e
continuarono la loro lotta per la sopravvivenza.
Poco dopo la partenza di Max e gli altri giunsero sulla Terra Isabel, Kivar e
Tess. Immediatamente si recarono a casa di Isabel, dove la ragazza incontrò i
suoi genitori.
- Isabel! Oh mio Dio, sei tornata! – esclamò Diane felice di rivederla. Stava
per correre ad abbracciarla quando suo marito la bloccò ricordandosi di ciò che
aveva detto loro Max. Ora Isabel era un’altra persona.
- Dov’è Max? – chiese Isabel glacialmente.
- È andato a fare una gita con i vostri amici – mentì Philip.
- E dove sono andati? –
- Fuori Roswell, ma non ci hanno detto di preciso dove. Sai com’è tuo fratello
– continuò Philip.
- Certo. Lo sceriffo Valenti? –
- Cosa c’entra lo sceriffo? È successo qualcosa? – recitò Diane.
- No, ma tra poco succederà se non ci dite subito dov’è Zan – disse Kivar
minaccioso.
- E chi sarebbe Zan? – chiese Philip, ovviamente conoscendo già la risposta.
- Nessuno – disse Isabel, poi si concentrò ed entrò nella mente del padre. Non
avevano mentito perché non sapevano dove si trovavano Max e Michael; sapevano
solo che erano diretti verso nord.
- Sono a nord, ma non sanno dove – riferì poco dopo Isabel.
Isabel aveva visto tutto quello che era successo in quei mesi, perciò sapeva
che Jesse era a Boston, che i suoi genitori sapevano tutto e che Max e Michael
stavano scappando dall’FBI.
- Grazie dell’aiuto – disse Isabel, ed uscì coi due alieni alla ricerca dei
loro simili.
Viaggiarono per molti giorni e finalmente percepirono la loro energia a
Seattle.
- Devono essere spaventati a morte se sono venuti fin qui – disse Kivar.
- Già. Credo che non sia piacevole essere catturati dall’FBI – rispose Isabel.
- Come procediamo? – chiese Tess.
- Aspetteremo che siano tutti insieme. Max da solo non ci serve a molto.
Vogliamo tutti e due – rispose Kivar.
- E coi terrestri cosa facciamo? – chiese ancora Tess.
- Ci penseremo dopo. Rath e Zan sono il nostro obiettivo primario – disse
Isabel.
Quella sera Isabel, Tess e Kivar fecero irruzione nella casa dove vivevano i
cinque fuggitivi.
- Chi si rivede! – esclamò Isabel.
- Cosa ci fate qui? Perché c’è anche Tess? – chiese Max spaventato.
Già, era spaventato perché erano tre contro due e perché né lui né Michael
sarebbero stati in grado di reagire agli attacchi di Isabel.
- Siamo venuti qui per uccidervi, così potremo governare Antar senza la
costante minaccia di un vostro ritorno – spiegò Kivar.
- Dov’è mio figlio? – chiese Max.
- Kiav sta bene, vero Ava? – rispose Isabel.
- Cosa gli avete fatto? – continuò Max.
- Niente, stai tranquillo. Se Ava collabora Kiav crescerà nel migliore dei modi
– rispose Kivar.
- Un altro sporco ricatto. Isabel, come puoi stare con una persona del genere?
– disse Michael.
- Io non sono Isabel, sono Vilandra – e così dicendo scagliò un fascio di
energia contro Michael, il quale cadde a terra.
Subito Kivar intraprese uno scontro con Max. intanto Tess teneva sotto tiro
Liz, Maria e Kyle in modo che non potessero aiutare i due alieni.
Nonostante fossero uno contro uno Isabel e Kivar stavano avendo la meglio
perché Michael non utilizzava a pieno i suoi poteri contro Isabel e perché
Kivar era più forte di quanto Max si aspettasse.
Poco dopo però accadde qualcosa che sconvolse la sorte della battaglia: Isabel
e Tess si scambiarono uno sguardo significativo e scagliarono un fascio di
energia contro Kivar, scaraventandolo a terra.
Max e Michael capirono che Isabel aveva portato Kivar e Tess sulla Terra per
uccidere una volta per tutte il loro nemico.
Quando Kivar si rialzò Max e Michael usarono insieme il loro potere contro di
lui e mentre l’alieno era a terra i quattro reali si presero per mano e unirono
le loro forze.
- Ti ho fregato! – urlò Isabel.
Poi partì un raggio di energia accecante che distrusse Kivar.
Quando tutto finì giunse il momento dei chiarimenti.
- Scusate se vi ho fatto stare in pensiero per tutto questo tempo, ma il
richiamo di Kivar era troppo forte – iniziò Isabel.
- Cosa ti ha fatto cambiare idea? – le chiese Max.
- Antar era ridotto alla fame e la popolazione moriva di stenti. Solo nei
pressi del palazzo tutto era perfetto – spiegò Isabel.
- Cosa vuoi dire? –
- Kivar ha diviso la popolazione in due: i suoi fedeli godevano di ogni
comodità, mentre chi rimaneva fedele a Zan era considerato un ribelle e perciò
condannato ad una morte certa. Per fortuna ho convinto Kivar a fare qualcosa
per loro, così ora Antar è tornato ad essere il pianeta di una volta – proseguì
Isabel.
- Perché siete tornati sulla Terra? – chiese Michael.
- I pianeti vicino ad Antar sono sotto il controllo di Kivar e gli abitanti
sono trattati come schiavi, costretti a costruire armi per l’esercito di Antar.
Inoltre ho ricordato tutto riguardo alla nostra vita precedente e ho deciso che
dovevo fare qualcosa per porre fine al potere di Kivar –
- Quindi ci hai messi su un piatto d’argento – disse Max.
- Più o meno. Il figlio di Max e Tess si chiama Kiav e Kivar l’ha riconosciuto
come figlio suo, in modo da non poter più essere ostacolato. Allora mi è venuta
un’idea: sapendo che unendo i nostri poteri eravamo invincibili, ho fatto di
tutto per far sì che anche Tess venisse sulla Terra –
- E hai usato Kiav – disse Liz.
- Sì. Ho ricattato Tess dicendole che suo figlio sarebbe morto se lei non
avesse collaborato e per rendere più veritiero il tutto ho detto che ero
incinta –
- E se tu eri incinta a Kivar Kiav non serviva più – concluse Max.
- Esatto. Solo che prima di lasciare la cella di Tess feci cadere un
bigliettino in cui spiegavo cosa avevo ricordato e ciò che avevo in mente.
Kivar non doveva sospettare di nulla, perciò fino all’ultimo abbiamo recitato
la parte delle aliene cattive –
- Lo sapevo che non eri diventata Vilandra – le disse Max.
- No, per qualche tempo sono stata Vilandra, però poi per fortuna sono tornata
in me –
- E ora cosa succederà? – chiese Kyle.
- Ora non lo so. Bisogna tornare su Antar e dire alla popolazione che kivar è
morto, poi bisogna ricostruire i due pianeti vicini ad Antar e restituire la
libertà ai loro abitanti, ed infine Tess deve pagare per quello che ha fatto –
disse Isabel.
- Pagare? Io vi ho aiutati ad uccidere Kivar! – protestò Tess.
- Sì, ma non possiamo fidarci di te. Qui sulla Terra la situazione è diventata
insostenibile a causa dell’FBI e non possiamo proteggerci da loro e da te
contemporaneamente. Su Antar sanno quello che hai fatto e se non ti
imprigioniamo ti uccideranno ora che Kivar è morto – spiegò Isabel.
- Hai ragione. Non posso rimanere sulla Terra e pensare mio figlio su Antar
tutto solo. Riportatemi là e fate quello che dovete – disse Tess.
- Scusa Isabel, ma come fai a sapere dell’FBI? – le chiese Maria.
- Ho letto nella mente di mio padre. Sono contenta che lui e la mamma sappiano
tutto –
- Chi andrà su Antar? – chiese Max.
- Andrò io. Per loro sono la regina. Prima però raccontatemi di Jesse – disse
Isabel.
- Siamo stati costretti a dirgli tutto ma non ha preso molto bene la notizia;
così ha deciso di accettare un lavoro a Boston – spiegò Max.
- Deve avere sofferto moltissimo. Quando avrò sistemato le cose su Antar devo
andare a lui – disse Isabel.
- Ora pensa a tornare sana e salva da Antar – le disse Kyle.
- State tranquilli. Ci vediamo tra poco –
Isabel abbracciò tutti e partì con Tess.
Una volta su Antar Isabel permise a Tess di trascorrere un po’ di tempo con
Kiav, e poi la fece imprigionare.
Poi parlò alla popolazione: - Popolo di Antar, Kivar è morto! –
Boato generale. Tutti erano felicissimi di quella notizia.
- Antar ora non è più sotto il controllo dell’usurpatore e verrà governato dal
Generale Sivio e da Lord Camper, fedeli alla famiglia reale. Il loro sarà un
governo provvisorio perché non appena Kiav sarà in grado prenderà il loro posto
–
Si sollevarono brusii di disapprovazione perché per tutti Kiav era il figlio di
Kivar.
- Kivar vi ha mentito riguardo a Kiav perché non è suo figlio, bensì il figlio
di Ava e Zan. Lui è il legittimo successore al trono –
La popolazione esplose in un altro boato.
Dal giorno seguente Isabel si adoperò per rendere liberi i pianeti vicini ad
Antar e per ricostruirli. Nel giro di poco tornò a regnare la pace e l’armonia
nella Galassia.
Quando i suoi compiti terminarono, Isabel tornò sulla Terra.
- Isabel! – la accolsero i ragazzi non appena la videro sulla porta di casa.
- Mi siete mancati tanto – esclamò la ragazza abbracciandoli.
- Anche tu ci sei mancata. Qui sono passati due mesi e iniziavamo a
preoccuparci –
- Già, il tempo scorre diversamente su Antar –
- Allora, tutto sistemato? –
- Tutto a posto: Antar ora è governata da due uomini fidati e poi il governo
passerà a Kiav; i pianeti ridotti in schiavitù sono liberi e più nessuno
tenterà di usurpare al trono – disse Isabel sorridendo.
- Ora andrai da Jesse? – le chiese Max.
- Sì. Gli devo una spiegazione. Spero di rivedervi presto –
Dopo i saluti Isabel partì per Boston.
Entrò nella mente di Jesse e vide il suo indirizzo, così il giorno seguente si
presentò a casa del marito.
- Isabel! Sei tu? – le chiese Jesse vedendola.
- Sì. Ho bisogno di parlarti –
- Il tuo amore ti ha scaricata? –
- No, è molto più complicato di così. Lasciami spiegare –
- D’accordo. Entra –
Dopo essersi seduti sul divano Isabel iniziò a parlare.
- Max e Michael ti hanno spiegato chi siamo e da dove veniamo, vero? –
- Sì –
- Bene. Come sai nella mia vita precedente ho tradito la mia famiglia perché mi
ero innamorata di Kivar. Anche se qui siamo persone diverse i ricordi sono
ancora dentro di noi e basta niente per farli riaffiorare –
- Però non ti sei messa con Michael anche se lui era tuo marito! –
- Quando non mi conoscevi ancora io e Michael abbiamo iniziato a fare sogni sul
nostro passato e per qualche tempo abbiamo pensato di tornare insieme, ma poi
ci siamo resi conto che eravamo fratelli e che non avrebbe funzionato. Poi mi
sono messa con Alex, ma lui è morto a causa mia –
- Cosa vuoi dire? –
- Quando le cose sembravano tranquille arrivò Tess, la quarta aliena, e ci
disse che dovevamo riformare le antiche coppie: io e Michael, lei e Max. Max,
non essendo cresciuto con lei, si fece influenzare e la mise incinta –
- E Liz? –
- Liz era distrutta, ma capiva che noi avevamo una vita aliena con cui
confrontarci ogni giorno. Comunque alla fine Tess e Max si misero insieme, ma
poco dopo Alex morì. Aveva tradotto il libro del destino e noi eravamo pronti
per partire per Antar, quando Liz e Maria scoprirono che era stata Tess ad
uccidere Alex, così partì solo Tess –
- Quindi potevo non conoscerti! –
- Già. Io avevo paura di dirti chi ero perché Alex è stato ucciso proprio a
causa del mio segreto e non volevo perdere anche te –
- Perché sei andata via con lui? –
- Perché era più forte di me, la mia parte aliena aveva preso il sopravvento,
ma quando ho visto come aveva ridotto Antar ho messo in atto un piano che ha
portato alla morte di Kivar. Ora sono Isabel e più nessuno mi porterà via dalla
Terra… e da te –
- Davvero sei di nuovo Isabel? Non ti minaccia più nessun pericolo? –
- C’è l’FBI che ci cerca; infatti Max, Michael, Liz, Maria e Kyle sono dovuti
fuggire da Roswell –
- Oh mio Dio! E dove sono? Come stanno? –
- Non ti dirò dove sono per non metterti ulteriormente in pericolo, ma stanno
bene. Io vorrei continuare ad essere tua moglie, per tutta la vita –
- Ti amo Isabel –
- Ti amo anch’io amore mio –
Dopo un dolce bacio i due sposini furono pronti a continuare la loro vita
insieme.
Poco dopo Isabel chiamò Max e gli disse che restava con suo marito.
Cinque anni dopo.
La vita era cambiata per tutti: i tre alieni si erano separati e potevano
sentirsi poco perché avevano paura di avere i telefoni sotto controllo e
temevano di essere spiati.
Jesse e Isabel vivevano ancora a Boston. Isabel si era laureata in lingue ed
ora insegnava in una scuola superiore.
Max e Liz quattro anni prima coronarono il loro sogno d’amore e ora avevano una
bella bambina di tre anni di nome Melany. Entrambi si laurearono e Max era un
medico, mentre Liz insegnava chimica.
Michael e Maria si sposarono due anni prima, poco dopo essersi trasferiti a
Portland. Aprirono un ristorante nella cittadina, in cui Michael cucinava e
Maria dirigeva.
Kyle rimase a Seattle e divenne investigatore privato, in modo da poter essere
informato sugli spostamenti dell’FBI. Ora viveva con una ragazza di nome
Samantha, la quale però non conosceva il segreto degli alieni.
L’FBI non era riuscita a scovare i tre alieni perché ora vivevano separati e
perché erano sempre stati molto attenti sia attraverso le telefonate sia
utilizzando sempre i nomi falsi.
Su Antar Kiav ebbe un processo di accelerazione molecolare che sviluppò ogni
sua facoltà fisica e mentale. Ora Kiav era il nuovo re di Antar, il legittimo
proprietario del trono e governava il pianeta con bontà e giustizia.
Tutto si era risolto per il meglio: Kivar era morto, Antar era salvo sotto la
guida di un nuovo re e sulla Terra i tre alieni erano al sicuro da altri
attacchi alieni e per ora anche dall’FBI.
Non vivevano più nella stessa città ma sapevano che in caso di pericolo non
sarebbero stati soli, perché loro erano una famiglia.
Scritta
da Kassandra |