Roswell.it - Fanfiction

UN SOLO ATTIMO ANCORA... (1)


Riassuntoun nuovo arrivo a Roswell porterà una spaccatura nel gruppo, ma anche la consapevolezza che la vera amicizia dura una vita… e non solo! I ragazzi verranno anche messi a conoscenza di alcune verità sul loro arrivo sulla Terra e sulla loro vita.

Data di creazione: 08/03/2001 - 18/03/2001

Valutazione: adatto a tutti

Disclaimer: tutti i personaggi del racconto sono di proprietà della Warner Bros, tranne Jim e Mark Willis, Sarah Dengih, Oseda, Serai, Eidens, il dottor Hedill che sono frutto della fantasia dell’autore. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it

La mia e-mail è endrus@tin.it scrivetemi se il racconto vi è piaciuto o non vi è piaciuto, e se avete da fare delle critiche o dare dei suggerimenti….


L’Ufo Center era quasi completamente vuoto, solo poche persone si trattennero come il solito, oltre l’orario di chiusura per fare qualche domanda ai dipendenti del centro su foto, fatti e dicerie che giravano intorno all’impatto del 3 Luglio 1947.
Tra questi c’era un ragazzo che fermo davanti ad una cartina di Roswell del ’47, aveva uno sguardo assente preso chissà da quali pensieri, tanto che non s’accorse che era rimasto solo. Mentre continuava ad osservare fisso la mappa, una voce lo distolse dai suoi pensieri:
“Scusa……l’orario di chiusura è passato da un po’, dovremmo chiudere!”
Il ragazzo quasi come svegliato da un sogno, si girò d’istinto e senza proferir parola annuì con un cenno della testa, per poi rivolgere ancora una volta la sua attenzione verso la cartina. Era abbastanza alto, magro, aveva su per giù 18 anni o poco più, capelli castani lunghi che gli arrivavano di poco sulle spalle, barba corta poco curata, e occhi castani ricoperti di una sottile, ma visibile, tristezza.
“Va tutto bene? Posso esserti utile?” interruppe ancora il ragazzo.
Questa volta lo strano ospite si voltò subito rispondendo:
“No grazie, sei molto gentile! Ora vado via!……anzi…a pensarci bene…….sarebbe possibile acquistare o avere una copia di questa cartina?”
Il dipendente, non sorpreso da quella domanda, rispose come rispondeva a tutti glia altri:
“Mi dispiace ma non credo sia possibile! È una delle ultime due cartine di Roswell di quel periodo.”
“Capisco…e l’altra copia?”
“E’ in possesso dello sceriffo di Roswell…e quindi…”
“E quindi non è possibile averla! Ho capito! Ok ti ringrazio, tolgo subito il disturbo.”
Detto questo il ragazzo dopo un ultimo sguardo, quasi a voler cogliere più cose possibili su quella cartina, si diresse verso l’uscita, per poi rigirarsi e dire:
“Comunque io sono Mark Willis…” porgendo la mano verso il ragazzo del centro che porgendo anche la sua mano rispose:
“Io sono Max Evans, piacere…non sei di queste parti vero?”
“No, sono arrivato oggi pomeriggio. Sono di Washington!”
“Washington? E come mai sei qui? Se posso chiedertelo…”
Il nuovo arrivato sembrava non voler rispondere ma poi, smorzando un mezzo sorriso rispose:
“Nulla di particolare, sono qui per un periodo di vacanza, di sicuro resterò per tutta l’estate…poi non lo so! Avevo bisogno di staccare un po’ la spina dal caos della città, poi era un po’ che volevo visitare Roswell! Ho letto molti libri sui presunti avvistamenti e schianti avuti qui intorno. Inoltre so che questo è uno dei migliori Ufo Center d’America…o sbaglio?”
“Non lo so! Non ho visto gli altri, però una cosa è certa…il mio capo è molto appassionato di queste “voci”…”
“E’ parecchio che lavori qui?”
“Sì, è più di un anno!”
“…e…ci lavorate in molti qui dentro?”
Max sorrise:
“Veramente sono solo io ed il signor Ross…il capo!”
“Ah….mica può servirvi una mano? Che né so…con le pulizie o con il computer…o qualsiasi cosa!?”
“Beh…un po’ d’aiuto non mi farebbe male, però dovresti parlarne con il signor Ross, che troverai qui domattina…”
“Ok allora ci vediamo domani mattina, buona serata!” e dicendo questo si diresse di nuovo verso l’uscita, ma Max lo fermò per chiedergli dove avrebbe passato la notte e lui:
“Spero di trovare una camera in un albergo della città, se non ci riuscirò, non sarà la prima volta che dormirò nella mia macchina! A domani!”
“Sì…ciao!”
Mentre aprì la porta dell’Ufo Center per uscire s’imbattè in Isabel, che vedendolo uscire a quell’ora dal centro sembrò un po’ sorpresa, lei lo salutò:
“Buonasera…”
“Salve…” rispose lui, e dopo aver incrociato per una frazione di secondi il suo sguardo con quello di Isabel, lo abbassò e si affrettò ad uscire, lasciandosi chiudere alle sue spalle la porta con Isabel che ancora lo osservava, attraverso i vetri della porta, mentre si allontanava e saliva su un fuoristrada parcheggiato sull’altro lato della strada, quasi fuori il CrashDown Cafè.
Subito Isabel chiese a Max chi fosse quel ragazzo:
“Ciao Max…”
“Ehi Isabel che fai qui?”
“Ero al Crashdown con Alex ed ho pensato di tornare a casa insieme, ti dispiace?”
“No, ma che dici? Liz?”
“Non lo so era con Maria, sembra che abbia di nuovo litigato con Michael! Scusa…ma …chi era quel ragazzo che ho incontrato all’entrata?”
“E’ Mark Willis! Un turista! È arrivato oggi pomeriggio da Washington, e resterà qui per tutta l’estate…e forse lavorerà anche qui con me!“
“Da Washington!? E come mai è venuto proprio qui a Roswell?”
“Ha detto che aveva bisogno di allontanarsi dal caos della città, e che aveva sempre voluto visitare Roswell…e quindi eccolo qui! Finito l’interrogatorio!?”
“Stupido! Andiamo che ho fame?”
“Sì andiamo voglio solo passare a salutare Liz, ok?”
“Ok! Ma fa in fretta!”
Detto questo, chiuso l’Ufo Center, si diressero al Crashdown Cafè, dove c’era poca gente, essendo quasi ora di chiusura. Max salì subito in camera di Liz, dove lei e Maria erano sedute sul letto a parlare.
Bussò alla porta:
“Si può?”
Liz appena lo vide gli corse incontro dandogli un bacio, e a quella vista Maria, sembrò un po’ infastidita, volgendo lo sguardo dall’altra parte.
“Ciao Max”
“Tutto ok?”
“Sì, abbastanza!”
“E tu Maria? Tutto ok?”
Maria gli rispose molto nervosa:
“Come no! Non lo vedi! Va tutto perfettamente bene! Meravigliosamente!”
Max rimase un po’ sorpreso, e Liz richiamò l’amica con lo sguardo e non solo:
“Maria!”
“Scusami Max! Sono un po’ nervosa!”
E Max minimizzò:
“Lo vedo…non preoccuparti, quando Liz è nervosa è molto peggio di te!” guardando con lo sguardo sorridente Liz.
“Ok, io vado vi lascio sole! Ti chiamo più tardi Liz.”
Rimaste di nuovo sole, Liz e Maria ripresero il loro discorso:
“Vedi non è come te e Max! A voi si vede lontano un miglio che state bene insieme, invece io e Michael non riusciamo a stare più di 10 minuti insieme……senza litigare!”
“Dai sono solo i primi tempi! Vedrai che le cose miglioreranno! Non ci pensare più! Rimani a dormire qui da me stasera?”
“Ok, non ho voglia di stare a casa da sola!”.
Così dopo aver mangiato qualcosa entrambe andarono a dormire!
Mark intanto aveva invano cercato una camera libera in uno dei tanti alberghi di Roswell, e come aveva previsto passo la notte nella sua macchina. La notte era tranquilla, il cielo era sereno, e come al solito faceva un gran caldo. Ma nonostante ciò il sonno di Mark era tutt’altro che sereno! Continuo ad agitarsi per quasi tutta la notte, finché ad un tratto non si sveglio agitatissimo e sudato…ma non certo per il caldo!
Dopo aver ripreso il controllo di se, scese dalla macchina e si sedette per terra davanti alla macchina, appoggiando le spalle all’auto. Intorno a se non c’era altro che il deserto, e dal piccolo rialzo su cui si era fermato per passare la notte aveva una buona visuale di Roswell, e soprattutto delle stelle, che guardo fino a quando il sorgere del sole non le nascose in compagnia della Luna. Era stato per tre ore a guardarle senza mai chiudere occhio, forse per paura di ripiombare di nuovo nello stesso sogno che lo aveva, poco prima, sconvolto.

Erano le otto quando si rimise in macchina per andare di nuovo a Roswell, l’Ufo Center era ancora chiuso e perciò dopo aver parcheggiato, preferì aspettare al Crashdown Cafè l’apertura, approfittandone per fare un’abbondante colazione.
Entrò con lo sguardo basso, e si sedette in un angolo del locale, che a quell’ora era parecchio affollato per via delle colazioni. Cercò di non dare nell’occhio, per evitare lo sguardo di tutti addosso, ma tutto fu inutile, perché per la gente di Roswell era diventata ormai consuetudine osservare i nuovi arrivati. Era facile capire se uno era nuovo di Roswell, gli abitanti della piccola cittadina bene o male si conoscevano gli uni con gli altri, e le facce nuove si notavano subito, ed anche se ne passavano 100 al giorno, di tutti si coglieva un particolare su cui si discuteva, si fantasticava, fino a che qualcosa di più interessante non attirava la loro attenzione, per poi dimenticarsi di tutto e tornare alla vita di tutti i giorni.
Qualcuno di Mark, notò lo sguardo basso e rattristato, qualcun altro notò gli occhi stanchi dovuti, probabilmente, ad un sonno tormentato, qualcun altro ancora il fatto che evitasse in tutti i modi di incrociare lo sguardo di qualcuno.
Liz si avvicinò al tavolo, posto nell’angolo in alto del locale, con il suo solito sorriso:
“Ciao…desideri qualcosa?”
E lui alzando di poco lo sguardo, per poi riabbassarlo subito:
“Ciao, sì…una tazza di caffè, e una fetta di torta per favore!”
“Quale torta preferisci?”
“Non c’è problema, qualsiasi…basta che non sia alla frutta, grazie!”
“Ok, te la porto subito!” e sorridendo si diresse verso la cucina.
Mark intanto guardava attraverso la finestra, il traffico intenso di una città che si stava svegliando e che gli ricordava, il piccolo ingorgo di un semaforo in cui ogni mattina finiva quando ancora era a Washington.
“Ecco qua il tuo caffè, e la torta a cioccolato…una delle specialità della casa!”
E lui volgendosi con un mezzo sorriso verso Liz, la ringraziò. Assaggiò un pezzo di torta e disse:
“Ottima, complimenti allo chef. Potrei averne un’altra fetta? Grazie!”
“Sì certo, mi fa piacere che ti piaccia!” e subito Liz andò a prendergli un’altra fetta di torta.
“Ecco qua!”
“Grazie! Scusa…sai verso che ora apre l’Ufo Center di fronte?”
“Sì apre verso le nove…tra un po’ dovrebbe arrivare il titolare!”
“Ok, grazie”
“Figurati!”
Mark mangiò abbastanza in fretta le due fette di torta, mentre ad un sorso di caffè contrapponeva un lungo momento di riflessione, tanto che il fumo che fuoriusciva dalla tazza con una certa continuità, ben presto fu sopito.
Liz lo osservò con curiosità! Più di una volta si era fermata ad osservarlo, cercando di immaginare a cosa stesse pensando il giovane cliente, e più volte fu richiamata alla realtà da Maria, quasi in preda ad una crisi isterica per il caos che c’era nel locale.
Mark nel frattempo si era accorto che l’Ufo Center era aperto, e affrettatosi a chiedere il conto, uscì dal locale per dirigersi dal lato opposto della strada.
Chiusa la porta alle sue spalle, Mark scese le scale d’ingresso e non appena vide un uomo di spalle che era tutto preso a scrivere disse:
“Buongiorno, il signor Ross immagino!?”
Il signor Ross si volse, e sorridendo rispose:
“Sì, sono io posso esserle d’aiuto?”
“Sono Mark Willis, e sono qui per cercare lavoro. Ieri sera ho parlato con Max, il ragazzo che lavora qui, e mi ha detto che dovevo parlare con lei, e che l’avrei trovata stamattina……e quindi …eccomi qui!”
“Un lavoro eh?”
“Già…”
“Ragazzo! Credi negli alieni?”
“Prego!?”
“Credi negli alieni?”
“Sì, in un certo senso…sì!”
“Bene, si lavora meglio quando si crede in quello che si fa! Non hai problemi d'orari o di salute?”
“Per gli orari no…per la salute spero di non averne!!!”
“Ok assunto! Perfetto! Adesso devo andare, fai come se fossi a casa tua, gira un po’….e quando verrà Max ti dirà lui cosa fare! Ah…e per la paga…”
“Non si preoccupi! La paga non è un problema!”
“Sbagli! Ricorda una cosa ragazzo…quando si tratta di soldi……è sempre un problema! Ti vanno bene 200 dollari la settimana?”
“Sì…credo di sì!”
“Perfetto! Ragazzo? Andremo d’accordo!”
Detto questo schizzò come una saetta fuori dal centro lasciando Mark solo, che per ingannare l’attesa dell’arrivo di Max, girò un po’ per il locale, guardando foto, documenti “presumibilmente” originali, cartine e altre cose del genere.
Ancora una volta si soffermò, come la sera precedente sulla vecchia cartina del ’47 di Roswell, e di fianco dell’America Centrale.
“Ancora davanti a quella cartina? Ma sei uscito ieri sera o ti ho lasciato tutta la notte qua dentro?” disse in tono scherzoso Max che nel frattempo era entrato nel centro.
“Ciao Max!” gli rispose sorridendo Mark.
“Allora hai parlato con il signor Ross?”
“Sì, sono dei vostri! Non immaginavo che sarebbe stato così facile ottenere il lavoro! Mi ha chiesto solo se credevo negli alieni…”
“E tu che gli hai risposto?”
“Gli ho detto che in un certo senso ci credevo……e lui mi ha risposto…”
“…Che si lavora meglio quando si crede in quello che si fa!” lo anticipò Max.
“Esattamente!” rispose sorpreso Mark.
“Sono le stesse cose che ha detto anche a me quando mi ha assunto! Preparati psicologicamente, perché di queste frasi poetiche ne sentirai parecchie!” disse in senso ironico Max.
“Bene!”
“Ti ha detto cosa devi fare?”
“Veramente mi ha solo chiesto se avevo problemi d'orari…e di salute…e mi ha detto di aspettarti ed è schizzato fuori come una saetta!”
“Classico di lui! Comunque…oggi non c’è molto da fare, è lunedì, ed il grosso del lavoro c’è solo nel fine settimana, quindi oggi ci occuperemo solo di piccole pulizie. Vieni ti mostro dove sono gli spogliatoi, dovrai indossare un completo del centro….ah…ad ora di pranzo non prendere impegni, mangeremo insieme al Crashdown, ti presenterò i miei amici, ok? Dobbiamo pur festeggiare la tua assunzione, no?”
“Ok, grazie”

La mattinata passò tranquilla, tra Mark e Max non c’era ancora molto dialogo, si erano scambiati poche parole, e mentre si occupavano delle pulizie in due parti differenti del locale, entrambi volevano chiedere all’altro qualcosa, ma essendo ai primi albori della loro amicizia nessuno voleva sembrare invadente agli occhi dell’altro!

Ad ora di pranzo, i due ragazzi dopo aver chiuso il centro, andarono al Crashdown e si sedettero al tavolo, che Liz come al solito aveva conservato per lei e per i suoi amici, dove tutti, da un po’ di tempo, pranzavano insieme.
Appena seduti Liz si avvicinò al tavolo e dopo aver dato un bacio a Max si sedette con loro al tavolo. Max li presentò:
“Mark lei è Liz Parker, la mia ragazza. Liz lui è Mark Willis, e da oggi ha iniziato a lavorare all’Ufo Center!”
“Piacere di conoscerti Mark” disse Liz allungandogli la mano e sorridendogli come aveva fatto al mattino. Non capiva perché, ma provava profonda tenerezza per Mark.
“Piacere mio Liz. E ancora complimenti per la torta di stamattina, era squisita.”
“Grazie…”
“Liz, gli altri dove sono?”
“A parte Michael e Maria che stanno discutendo di là in cucina, degli altri ancora non si è visto nessuno!
“Stanno discutendo? E di cosa?”
“Del solito…” disse con aria rassegnata e stanca Liz.
Vedendo Mark un po’ in imbarazzo, Liz gli chiese da dove venisse, tanto per rompere il ghiaccio, e proprio mentre Mark stava per rispondere, entro nel locale Isabel che si avvicinò al tavolo e guardò con un po’ di sorpresa Mark, sedendosi vicino a lui.
Max presentò la sorella a Mark:
“Isabel lui è Mark Willis, e da oggi lavorerà con me all’Ufo Center! Mark lei è mia sorella Isabel…”
“Ciao, piacere di conoscerti…” disse Mark porgendo la sua mano verso Isabel che subito rispose porgendo la sua mano e dicendo con un grosso sorriso:
“Piacere…spero che non ti farai sfruttare come mio fratello dal signor Ross!”
“Spero di no!” rispose sorridendo Mark, e tutti sorrisero iniziando a rompere il primo strato di ghiaccio.
“Isabel? Alex e Tess non sono con te?” chiese Max alla sorella.
“No, Alex è impegnato nel difficile compito di far capire la matematica a Tess, e n’avranno per tutto il pomeriggio!”
Nel frattempo la discussione tra Maria e Michael continuava imperterrita, ed entrambi continuarono a lanciarsi accuse reciproche anche mentre si dirigevano verso il tavolo dove gli amici li aspettavano.
“Sei capace di dire qualcosa di carino ogni tanto senza che te le debbano mettere in bocca Max o Alex o chiunque abbia almeno un pizzico di sensibilità più di te?” disse Maria con un tono molto contrariato e ad alta voce, tanto che i pochi clienti che c’erano nel locale, si voltarono per osservare la discussione tra i due ragazzi.
“Se non ti vado bene così, perché ti sei messa con me?” rispose Michael con un aria ormai assillata da discussioni sempre sullo stesso argomento.
“Ah…non lo so! È una cosa che mi sto chiedendo anch’io……”
“Ragazzi la smettete di fare casino…c’è un’ospite non ci facciamo subito riconoscere!” disse Max con tono scherzoso e allo stesso tempo di rimprovero verso i due amici.
I due, resosi conto di aver dato spettacolo, si ricomposero ed ignorandosi reciprocamente presero posto al tavolo, ai due lati opposti.
“Maria, Michael, lui è Mark Willis, e lavorerà con me. Mark loro sono Maria De Luca e Michael Guerin”
“Piacere Mark…” disse Michael stringendogli la mano mentre Maria essendo più distante gli alzò solo la mano in segno di saluto e gli lanciò un sorriso molto forzato, ancora imbestialità dalla discussione con Michael.
“Ok Mark, all’appello mancano solo Alex e Tess, li conoscerai più tardi” disse Max per cercare di colmare l’imbarazzante silenzio dovuto alla pesante discussione tra Maria e Michael.
Liz riprese il discorso interrotto dall’arrivo di Isabel e gli chiese nuovamente da dove veniva, e per quanto tempo si sarebbe fermato.
“Vengo da Washington, e resterò qui a Roswell di sicuro per tutta l’estate…poi non lo so!”.
“Washington!? Stupenda, ti ricordi Max quando mamma e papà ci portarono lì per le vacanze di Natale?” disse Isabel rivolgendosi verso il fratello.
“Sì, da zia Selma e zio Frank! Sì mi ricordo! E mi ricordo anche che la prima notte la passasti a piangere, perché non avevi portato Bubu con te! E il povero zio Frank fu costretto ad uscire alle tre di notte per trovarti un pupazzo simile a Bubu!” disse Max, e tutti scoppiarono a ridere, tranne Michael che fece un leggero sorriso e Maria che sembrava perfino infastidita dalle loro risate…era di pessimo umore!
Isabel arrossì, anche perché perfino Mark era scoppiato a ridere:
“Ero una bambina! E senza il mio orsacchiotto non riuscivo a dormire! Non c’è niente da ridere!”
“Non me l’aspettavo da te Isabel! Senza orsacchiotto non riuscivi a dormire?” disse Liz sorridendo.
Liz notò con piacere che Mark stava sorridendo di cuore, per un po’ quella sua espressione triste, che aveva notato al mattino, scomparve dai suoi occhi.
“Cosa fai di bello a Washington, Mark?” chiese Liz incuriosita.
“Niente di particolare, studio alla “Washington high”, gioco qualche volta a Basket, ho fatto anche qualche partita del campionato studentesco….niente di più!” rispose Mark. Il sorriso che fino a qualche istante prima aveva illuminato il suo viso, si spense improvvisamente, è un espressione di tristezza calò di nuovo sui suoi occhi.
“Comunque resta il fatto che Washington, è una delle città più belle d’America…se non la più bella!” disse Isabel che nel frattempo aveva ripreso il suo colorito naturale.
“Sì è una bellissima città, ma molte volte è invivibile, ci sono più macchine che uomini. C’è un caos pazzesco, e ogni persona sana di mente deve almeno prendersi un periodo di pausa se non vuole scoppiare!” disse Mark rispondendo ad Isabel.
“Ed è per questo che sei venuto qua?” chiese Liz.
“Sì, in un certo senso sì!”.
Maria nel frattempo, guardavo con aria “minacciosa” Michael, che faceva di tutto per non rivolgerle lo sguardo:
“Scusate, non mi sento troppo bene, vado a casa!” disse Maria che subito si diresse verso l’uscita lasciando tutti un po’ sorpresi.
Liz cercò invano di chiamarla, ma Maria non si voltò uscendo dal locale, mentre Michael dopo essersi scambiato uno sguardo con Max, si alzò per correrle dietro.
Ancora una volta Mark si trovò in imbarazzo, ed Isabel accortasene gli disse con tono sarcastico:
“Non ci far caso Mark, ti ci abituerai presto! Fanno questo ogni due giorni!”
“Ah…capisco!”.
“Dove alloggi Mark?” chiese Liz, mentre Max appoggiò il braccio sulle spalle della ragazza.
“Veramente, ancora non ho trovato nulla! Fino ad ieri sera, tutte le camere d’albergo erano occupate, e ho dormito in macchina!”.
“Hai dormito in macchina!? Ecco perché hai lo sguardo così stravolto!” aggiunse Isabel.
“No, non è perché ho dormito in macchina, ci sono abituato a questo! È stato forse un po’ il viaggio che mi ha un po’ sfiancato!” affermò Mark volendo quasi sorvolare sul quel discorso.
“E stanotte? Non vorrai mica dormire in macchina di nuovo?” chiese Isabel con premura.
“Spero di no! Ma se dovrò farlo, non la prenderò certo male! Non è così brutto addormentarsi guardando le stelle.”
“Questo non lo so! Ma preferisco la comodità del mio letto” aggiunse Isabel sorridendo.
“Sei poco poetica Isabel!” affermò quasi con aria di rimprovero Mark, per poi rivolgersi a Max:
“Comunque tanto per rimanere in tema, Max, ho trovato un piccolo appartamentino in Bowman Street, e dovrei andare oggi pomeriggio per confermare l’affitto……però non so dov’è Bowman Street, e volevo chiederti se potevi accompagnarmi?”
“Certo non preoccuparti, dimmi solo l’ora e ci andremo insieme!”
“Grazie Max, ti devo un favore!”.

Mangiarono solo loro quattro, e durante tutto il pasto nessuno tra Isabel, Liz e Max fece domande a Mark sulla sua vita a Washington, avendo notato in precedenza un certo disagio da parte del ragazzo nel parlare del suo passato.

Finito il pranzo era ora per ognuno di tornare ai propri impegni, il primo a congedarsi dal gruppo fu Mark:
“Ok, adesso che mi sono rimesso in forze, posso tornare a lavoro. Liz era tutto ottimo, complimenti!”
“Grazie Mark…”
“Max…io inizio ad andare, tu fa pure con comodo”
”Ok, vengo subito”
“Ciao Liz, Isabel…”
“Ciao” risposero insieme le due ragazze.
Dopo che Mark uscì dal locale, subito i tre ragazzi si guardarono tra loro, ed iniziarono ad esprimere le loro prime impressioni del nuovo arrivato.
“Allora Max, cosa ne pensi?” chiese con una certa ansia Isabel.
“Mi sembra un tipo apposto, ma non voglio esprimere giudizi senza conoscerlo un po’ meglio…
“Io non lo vedo come un pericolo…” disse timidamente Liz “l’avete notato? Sembrava un po’ impacciato nel parlare, e soprattutto non voleva parlare molto di se!?”
“Sì è vero! Anche con me per tutta la mattinata non ha parlato molto!” aggiunse Max.
“Dobbiamo stare molto attenti, non possiamo fidarci del primo che passa!” disse Isabel con uno sguardo improvvisamente serio.
“Isabel…non dobbiamo certo rivelargli il nostro segreto!” esclamò con decisione Max, “Ricorda quello che ci ha detto Nasedo prima che partisse? Dobbiamo condurre una vita quanto più possibile normale! Ed evitare tutte le persone che non conoscono la nostra verità, non è certo normale!”
“Che cosa vuoi dire?” chiese al fratello la ragazza.
“Voglio dire che frequentare solo il nostro gruppo, senza avere nessun rapporto sociale con altre persone, non farà altro che attirare ancora di più l’attenzione su di noi! Capisci quello che voglio dire?”
“Ho capito ma non ti sembra strano che sia venuto a cercare lavoro proprio all’Ufo Center, dove lavori tu?
“No! Non ci vedo nulla di strano!”
“Ne sei sicuro?” chiese con una certa ansia la ragazza.
“Non ne sono sicuro, ma di certo lavora con me, e quindi potrò conoscerlo meglio e se necessario tenerlo sotto controllo!” esclamò Max con l’intenzione di chi non voleva più tornare su quel discorso.
“Ma…” cercò di obbiettare la ragazza prima che il fratello la interrompesse:
“Ma…nulla! Comportiamoci con lui in modo naturale, chiaro?”
“Chiaro…” asserì la ragazza, non convinta del tutto dalle parole del fratello.
Liz invece già si era fatta un’idea del nuovo arrivato, forse un’idea superficiale, ma non negativa come forse quella di Isabel. Le era bastato guardarlo quella mattina mentre faceva colazione da solo in quell’angolo del Crashdown, per capire che non sarebbe stato un pericolo per lei ed i suoi amici, ma sperava con tutto il cuore di non sbagliarsi!

Come d’accordo, quel pomeriggio Max accompagnò Mark in Bowman Street per confermare l’affitto della casa. Con loro c’era anche Isabel
La trattativa non fu lunga! Mark accettò subito le richieste d’affitto del proprietario, il quale dopo essersi raccomandato di non far nulla che potesse dar fastidio agli altri inquilini dello stabile, consegnò le chiavi dell’appartamento, non prima però di aver avuto i suoi soldi.
L’appartamento era piccolo, ma carino, aveva un ingresso molto spazioso che fungeva anche da salotto, a destra dell’entrata c’era una porta che portava in un corridoio stretto e nemmeno troppo lungo. La prima stanza a sinistra era una piccola cucina, poi procedendo verso il fondo del corridoio, sulla sinistra c’era il bagno, mentre sulla destra c’era una stanza da letto. Tutto l’appartamento era già ammobiliato, con mobili che non erano certo di una reggia, ma che almeno stavano degnamente in piedi.
“Che ne pensate?” chiese Mark ai due fratelli.
“Carino, e mi sembra anche in buone condizioni.” affermò Max.
“Avrà bisogno di una bella spolverata……di qualche quadro…di qualche pianta…ma in generale è passabile!” aggiunse con atteggiamento molto critico Isabel.
“Hai ragione, c’è bisogno di una bella spolverata! Stasera appena torno da lavoro, mi metterò all’opera…” disse sorridendo Mark mentre guardava una ragnatela in un angolo del soffitto.

Nel frattempo Alex e Tess avevano finito le loro lezioni di matematica, e andarono al Crashdown dove credevano di trovare tutti gli altri. Si sedettero ad un tavolo e subito Liz si andò a sedere accanto a loro, Alex subito poggiò la testa con la fronte sul tavolo, e con gli occhi chiusi.
“Ciao ragazzi…”
“Ciao Liz…gli altri?” rispose Tess.
“Cia…o…” rispose Alex con aria stravolta.
“Ehi Alex, che succede?” chiese Liz.
“Che succede? La matematica e Tess sono su due pianeti lontani anni luce l’uno dall’altro!” rispose Alex senza mai alzare la testa dal tavolo.
“Esagerato! Ho qualche piccola difficoltà nel capire alcuni teoremi…non la fare così tragica!” esclamò Tess.
“Esagerato io!? Non sei stata capace di applicarmi il Teorema di Pitagora una sola volta in modo giusto, nonostante te l’abbia spiegato 30 volte!”
Mentre Alex e Tess avevano questo battibecco, Liz li guardava con aria divertita e cercò di tirare su di morale l’amico:
“Coraggio, Alex c’è di peggio…”
“Sì…hai ragione! C’è qualcosa di peggio: come dover spiegare a Tess anche il teorema di Euclide!” affermò con senso ironico Alex.
“Dio che antipatico!” rispose Tess un po’ infastidita, “gli altri dove sono, Liz?”.
“Michael e Maria non li vedo da ora di pranzo, mentre Max e Isabel hanno accompagnato un nuovo arrivato a cercar casa, dovrebbero essere di ritorno a momenti”
“Un nuovo arrivato? Chi è? E…com’è?” chiese Tess molto interessata.
“E’ un ragazzo che è arrivato ieri pomeriggio da Washington, e che da oggi lavora con Max all’Ufo Center. È…carino!” disse Liz sorridendo, “Si chiama Mark Willis…”
“Mark Willis!? Di Washington!?” chiese Tess corrugando la fronte.
“Sì…perché? Lo conosci?” chiese Liz vedendo l’espressione di Tess, mentre nel frattempo Alex alzò la testa dal tavolo.
“Non lo so! Ma mi sembra un nome familiare! Mi ricordo che c’era un ragazzo che passò una vacanza con me in Alaska, che si chiamava così, ma non sono sicura che siano la stessa persona!”
“Beh in ogni caso tra un po’ saranno di ritorno, e lo conoscerai di persona! Scusate adesso devo andare…vi porto qualcosa?” disse Liz alzandosi dal tavolo essendo entrati alcuni clienti nel locale.
“No, non preoccuparti…” rispose Tess.
“A me invece sì!……una camomilla!” aggiunse Alex guardando Tess.
Tess sbuffò, e continuò a cercare di ricordare come fosse Mark, l’attesa non fu lunga, infatti dopo una decina di minuti arrivarono Isabel, Max e il nuovo arrivato.
Giunti al tavolo dove erano seduti Alex e Tess, Max li presentò subito a Mark:
“Mark Willis loro sono i due ragazzi che mancavano all’appello a pranzo, lui è Alex Whitman e lei è Tess Harding”
“Piacere di conoscervi ragazzi” disse Mark porgendo la mano prima ad Alex e poi a Tess che riconoscendolo subito gli porse oltre la mano anche un caloroso sorriso. Tess si alzò in piedi per stringergli la mano, e mentre lo faceva lo guardava con aria interrogativa tanto che Mark, messo in imbarazzo, abbassò lo sguardo e si sedette.
Tess, un po’ delusa che il ragazzo non l’avesse riconosciuta, si sedette di fronte a lui e continuò a guardarlo allo stesso modo. Max e Isabel si guardarono reciprocamente, sorpresi dall’atteggiamento particolarmente “caloroso” di Tess.
Mark accortosi nuovamente dello sguardo fisso di Tess le chiese:
“Qualcosa non va?”
“Non ti ricordi di me?” chiese speranzosa Tess.
“Veramente no!……dovrei?” chiese quasi mortificato Mark.
“Dovresti!” esclamò un po’ infastidita Tess, “Alaska…2 anni fa…non ti dice niente?”
“Alaska…Tess Harding!? Cavolo è vero scusa, è parecchio che non ci vediamo!”
“Sì, è parecchio davvero! Piccolo il mondo vero?” chiese la ragazza.
“Piccolissimo!” esclamò il ragazzo.
Nel frattempo Isabel, Max e Liz si erano seduti al tavolo con gli altri tre, ed ascoltavano interessati ed incuriositi il discorso tra Tess e Mark.
“Da quant’è che ti sei trasferita qui a Roswell?” chiese Mark alla ragazza.
“E’ quasi un anno, e mi trovo molto bene, ambiente tranquillo, vita semplice e buoni amici…vedrai che ti troverai bene anche tu!” disse contenta la ragazza.
“Se disturbiamo andiamo via!” disse Alex con tono scherzoso, interrompendo il loro discorso. Entrambi sorrisero, ed Isabel ne approfittò per chieder loro come facevano a conoscersi.
Le rispose Tess:
“Io e Mark, ci siamo conosciuti durante l’estate di due anni fa in Alaska. Io ero lì perché mio padre aveva da svolgere un lavoro alla Base Eisenhower, mentre Mark era lì in vacanza, siamo diventati amici, ma poi una volta tornati alla nostra vita abbiamo perso i contatti, vero?” chiedendo conferma della sua tesi a Mark.
“Vero…” rispose il ragazzo.
Isabel sapendo che Tess conosceva il nuovo arrivato, sembra sollevata, e fu più propensa al discorso fattole dal fratello.
“Ho sentito che stai cercando casa?” chiese Tess.
“Veramente…ho appena affittato un appartamentino in Bowman Street, certo ha bisogno di un po’ di pulizia, ma è accogliente.”
“Bene ti darò io una mano, eh? Che ne dici?”
“Non preoccuparti Tess, posso farcela da solo! Grazie lo stesso”.
“Non scherzare! Vuoi mettere il tocco di classe di una ragazza, con la rozzità di voi ragazzi!?” disse Tess sorridendo.
“Ha ragione Tess!” disse Isabel appoggiando la tesi dell’amica, “tutti noi ti daremo una mano, voi ragazzi porterete su le valigie e sposterete i mobili, e noi ragazze ci occuperemo di far risplendere la tua residenza. Non puoi dire di no! Ormai è deciso!”
Mark si prese qualche attimo di riflessione, magari avrebbe preferito starsene da solo, ma vedendo l’entusiasmo delle due amiche non poté far altro che accettare.
“Ok, non posso rifiutare una proposta così conveniente! In realtà non sono molto portato per le pulizie di casa!” esclamò Mark ridendo.
“Bene! È deciso! Inizieremo stasera! Voi siete dei nostri?” chiese Isabel a Max, Liz e Alex. I quali senza esitare acconsentirono alla proposta della ragazza, in special modo Max che fu sorpreso dall’atteggiamento di Isabel, tutt’altro che ostile come invece era ad ora di pranzo, verso la loro amicizia con Mark.
“Liz? Lo dici tu a Michael e Maria?” chiese Tess.
“Sì, ci penso io!” asserì Liz che dando uno sguardo all’orologio si ricordò di dover andare dalla signora Smith, per portarle la torta di mele che aveva ordinato.
“Max, mi accompagni dalla signora Smith, sono senza macchina?”
“Liz, veramente dovrei tornare a lavoro” le rispose Max guardando fuori la finestra in direzione dell’Ufo Center. Ma subito lo interruppe Mark:
“Va pure Max, non preoccuparti dell’Ufo Center, me ne occupo io. È il minimo che possa fare visto tutta la vostra gentilezza e disponibilità nei miei confronti!”
“Sì, va pure, gli terrò compagnia io!” aggiunse Tess
“Vai Max, non preoccuparti, non è molto difficile togliere un po’ di polvere. Vai tranquillo!”
“Ok, grazie Mark, ti devo un favore!”
“Non mi devi nulla, anzi sono io quello ti deve un favore!” disse Mark.
Liz si andò a cambiare, e quando fu pronta, lei e Max uscirono dal locale.
“Tess?”
“Che c’è Alex?”
“Ti ricordo che abbiamo appuntamento con Pitagora ed Euclide…sempre che tu non voglia ripeterli anche l’anno prossimo!?” le disse Alex, prendendosi una sorta di piccola rivincita.
“Oh Dio è vero!” disse quasi in preda alla disperazione, poggiando, stavolta lei, la testa sul tavolo.
“Sempre negata in matematica Tess?” le chiese Mark.
“Puoi dirlo forte!” esclamò Tess sempre con la testa china sul tavolo, “Ok, Alex andiamo. Togliamoci questo pensiero!” e fece per alzarsi.
“Mark, mi dispiace, non posso farti compagnia, se lo faccio saranno Euclide e Pitagora a tener compagnia me anche l’anno prossimo, scusa!”.
“Non preoccuparti, va a studiare, non voglio avere la tua bocciatura sulla coscienza!” disse scherzando Mark.
Tess gli sorrise e dopo avergli dato un bacio sulla guancia si avvio verso la porta trascinando per un braccio Alex che stava dando un bacio molto più “amichevole” ad Isabel.
“Che tipo Tess, eh?” chiese Isabel sorridendo, interrompendo quel silenzio dovuto all’ancora poca confidenza tra di loro.
“Sì, è una ragazza eccezionale. Avevo dimenticato il suo caratterino da peste!”
“E’ vero” affermò Isabel.
Mark guardò il suo orologio, e si accorse che si era fatto quasi ora di aprire l’Ufo Center:
“Devo andare! È quasi ora di aprire, non vorrei deludere la fiducia di tuo fratello…” disse timidamente Mark.
“Ah…sì, scusa, va pure!” disse Isabel con un certo imbarazzo.
“Ok, ciao……e grazie per il vostro aiuto!”
“Figurati, è un piacere!”
Mark si avviò verso l’uscita, ma Isabel lo chiamò appena prima che uscisse dalla porta:
“Ehi Mark, e se fossi io a farti un po’ di compagnia e a darti una mano al posto di Tess, ti darebbe fastidio?”
Mark sorrise e con un cenno della testa le fece capire che gli faceva piacere.
Isabel contenta dell’assenso di Mark, sorrise e prendendo la sua giacca si diresse verso di lui e mentre usciva dalla porta che Mark manteneva aperta per permetterle di uscire, incrociò il suo sguardo con quello di Mark, allo stesso modo della sera prima, quando lo incontrò per la prima volta all’ingresso dell’Ufo Center. Stavolta furono entrambi ad abbassare lo sguardo, ed evitando di guardarsi nuovamente, attraversarono la strada ed entrarono nell’Ufo Center.
Una volta dentro, Mark riprese subito il suo lavoro di pulizia da dove l’aveva lasciato e quando Isabel cercò di dargli una mano, lui non volle:
“No Isabel! Sei mia ospite, non voglio che ti affatichi, per me è già molto che sei qui a farmi compagnia, va bene così! E poi non voglio che ti stanchi adesso, devi ripulire casa mia stasera, non dimenticarlo!” disse premurosamente Mark.
“Ah, ecco quindi c’è un secondo fine?” disse Isabel ridendo.
“Mi dispiace di tenerti segregata qui dentro al posto di Tess, con un perfetto sconosciuto! Magari avresti voluto essere con Alex!? Scusa!” disse Mark con tono rammaricato mentre continuava a spazzare il pavimento.
“Guarda che non mi tieni segregata! E poi mi fa piacere tenerti compagnia, altrimenti non te l’avrei chiesto!” affermò con una certa decisione Isabel, “…o dici questo perché avresti preferito la compagnia di Tess alla mia?”
“No che c'entra! È normale che con Tess abbia un po’ più di confidenza, ma questo non vuol dire che non apprezzi la tua compagnia” replicò Mark con una nota d’imbarazzo, “E poi se non mi faceva piacere avere la tua compagnia, quando me l’hai chiesto ti avrei detto di no!” terminando con tono scherzoso il suo pensiero.
Isabel sorrise, ma incuriosita dalle parole di Mark gli chiese:
“Scusa se sono invadente! Ma tu e Tess……ecco……siete stati……insieme?” chiese la ragazza con lo sguardo fisso al pavimento.
Mark sorrise e subito rispose:
“Io e Tess insieme? No! Sembrerà assurdo, visto che quando l’ho rivista non l’ho nemmeno riconosciuta, e che comunque non ci sentivamo da tanto tempo, ma io la considero come una sorella! Allora mi fu vicino in un momento molto particolare, e mi ci sono affezionato molto! Mi ha fatto piacere rincontrarla!”
“Capisco…magari già stavi con qualcuno allora, eh?” disse con premura Isabel, ma nonostante ciò non poté far a meno di notare che il sorriso sul volto dell’amico si spense di colpo dopo la sua domanda.
“Non proprio…” rispose Mark sforzandosi di sorridere.
“Hai detto che giochi a basket, vero?”
“Sì, è vero! Giocavo nella squadra della scuola, ma non ero proprio un campione!”
“Ed oltre ad essere studente e giocare a basket, cos’altro fai a Washington per ingannare il tempo?” chiese Isabel molto incuriosita.
“Mah……suono…o sarebbe meglio dire che suonavo la chitarra…ho suonato anche in qualche gruppo, con uno in particolare le cose andavano bene….abbiamo fatto qualche concerto in alcuni locali di prestigio….ma poi ognuno ha preso strade diverse……” tagliò corto il ragazzo.
“Anche Alex suona in un gruppo…...non sono certo da Music Award…ma se la cavano niente male….magari potresti suonare con loro!…...se ti va…”
“Perché no!” rispose frettolosamente Mark.
“Bene! Allora appena posso lo dico ad Alex!”
“Ed i tuoi genitori? Cosa fanno?…” chiese Isabel ingenuamente.
“Isabel……Isabel…” pronunciò Mark, per interromperla, mentre lei ancora parlava, “……non vorrei sembrare scortese, ma non mi fa piacere parlare di me e in special modo del mio passato!……Con nessuno!” rispose molto deciso Mark, con uno sguardo cupo che fece capire ad Isabel di aver toccato qualche tasto dolente.
“Scusami, non volevo essere invadente!” disse mortificata Isabel, aspettandosi forse che Mark le dicesse che non lo era stata…….ma ciò non avvenne!
Per una buona decina di minuti furono quelle le ultime parole che i due ragazzi si scambiarono. Mark continuò a pulire il centro con uno sguardo cupo, mentre Isabel lo guardava dai gradini dov’era seduta, aveva capito che con quella domanda aveva rotto quel filo di confidenza che s’era creato tra loro, si rammaricò e mordendosi il labbro, sembrava volersi punire della sua stupidaggine!
“Se ti do fastidio vado via!?” disse Isabel, con la fronte corrugata.
Mark si girò di colpo, capendo forse di essere stato troppo duro con l’amica:
“No! Scusami sono stato un po’ troppo scortese con te! Scusami, ho un pessimo carattere!”
“Non preoccuparti, sono io che faccio troppe domande!” disse Isabel sorridendo lievemente, quasi a voler rompere quel ghiacciaio che si era creato tra loro.
Mark ricambiò il sorriso, e per riprendere a parlare con lei le disse:
“Invece tu e Alex state insieme eh? Adesso sono io ad essere invadente!”
“Sì, stiamo insieme!” rispose sorridendo Isabel.
“State bene insieme!”
“Grazie, sei gentile…”
“Non devi ringraziarmi……è vero! Poi come coppie ci sono Max e Liz, e Michael e Maria giusto?”
“Sì giusto!”
“E….Tess? Non sta con nessuno?”
“Per ora no! Però nell’ultimo periodo ha frequentato il figlio dello sceriffo, Kile, e sembrano vadano molto d’accordo.”
“Ne sono contento!”
Mark aveva finito di pulire, e si era appoggiato al muro vicino ai gradini dove era seduta Isabel, a parlare con lei.
“Sai…Tess, vive con me e Max!” disse Isabel, “…ed anche per me è un po’ come una sorella!”
“Davvero? Ma…non vive con il padre?” chiese un sorpreso Mark.
“Sì, ma quando il padre è fuori viene a stare da noi! Per lavoro il padre sta spesso fuori per molto tempo e quindi per evitargli preoccupazioni…”
“…Lei viene da voi! Ne sono contento, non poteva trovare persone migliori e più affidabili!” disse Mark interrompendola.
“Già…” disse Isabel arrossendo leggermente, “anch’io ne sono contenta! Per me è come avere davvero una sorella, mentre per Max, è un po’ una tragedia, soprattutto di mattina, quando per uscire deve aspettare che due ragazze si preparino…puoi immaginare!” continuò Isabel sorridendo.
“Sì è vero, quando voi ragazze vi ci mettete, passate delle ore a prepararvi!” ribadì Mark, ridendo di cuore.
La serenità si era di nuovo impadronita di Mark, e adesso si notava che non si sforzava più di ridere, ma che tutto gli veniva naturale.
“Mark…posso farti una domanda?” chiese Isabel con un certo timore.
“Cosa c’è?” disse Mark sorridendo, notando la linea di timore nel viso di Isabel.
“Perché hai accettato questo lavoro?”
“Veramente l’ho cercato io…”
“Non intendevo questo! Volevo dire perché lo fai?”
“Perché non mi costringe a mettere giacca e cravatta!” esclamò simpaticamente Mark.
“Dai non scherzare! Voglio dire, hai una bella macchina, vesti bene, orologio di marca……e che marca!? E poi oggi quando siamo andati a vedere la casa, non hai trattato sul prezzo, quando invece avresti potuto risparmiare più soldi se solo avresti insistito……cioè voglio dire non mi sembra che tu abbia bisogno di soldi! Perché non goderti la vacanza come un qualsiasi altro turista invece di stare qui dentro ad essere sfruttato da Ross?”
“Sei un’ottima osservatrice Isabel! È vero non ho bisogno di soldi……fortunatamente! Diciamo però, che lo faccio per non abituarmi alla bella vita! E poi mi piace stare impegnato” rispose Mark con sguardo serio, “…Isabel, comunque adesso non devi ogni volta aver paura di parlare con me! Ti chiedo solo un favore, non chiedermi nulla su di me o sul mio passato………ci sono alcune cose spiacevoli che sto cercando di dimenticare……e di cui non voglio assolutamente parlare! Parlandone mi sembra di riviverle……capisci? Ti prego…” chiese a Isabel con la speranza che la ragazza capisse le sue ragioni.
Isabel rimase colpita da quel “ti prego”, detto da parte del ragazzo con estremo dolore. Gli fece un cenno con la testa, a dirgli di sì, e gli sorrise leggermente. Accettava quella sua richiesta anche se non ne capiva il motivo e digerendola in malo modo.
Proprio mentre stavano parlando, arrivarono Max e Liz.
“Ciao ragazzi!” disse Liz.
“Ciao” risposero in coro Mark ed Isabel.
“Dov’è Tess?” chiese Max guardandosi intorno e non vedendo la ragazza.
“Aveva le lezioni di matematica con Alex…” gli rispose Isabel.
“Già…e mi ha abbandonato!” continuò scherzosamente Mark.”
“Mark, mi dispiace di averti lasciato solo tutto il pomeriggio, ma la signora Smith, ci ha fatto perdere più tempo del previsto!” disse Max con tono dispiaciuto.
“Non preoccuparti Max! Ho avuto un ottima compagnia…che mi ha sopportato fino ad ora!” disse il ragazzo guardando verso Isabel, che sorridendo abbassò lo sguardo.
Sorrisero anche Max e Liz lanciandosi uno sguardo d’intesa, forse sollevati dal cambiamento di opinione di Isabel.
“Per quanto riguarda stasera, Michael e Maria hanno dato la loro disponibilità…”
“Hanno fatto pace?”
“Sì Isabel, sembra che si siano chiariti!” disse Liz, “come rimaniamo noi?”, concluse la ragazza rivolgendosi verso gli altri.
“Potremmo incontrarci tutti fuori al Carshdown, dopo la chiusura dell’Ufo Center, quindi verso le 8,30! Tu che ne dici Mark?” disse Max.
“Per me va bene…se va bene a voi!” affermò il ragazzo.
“Bene è deciso, compreremo poi qualcosa da mangiare, e non dimentichiamo di avvisare i genitori!”
“Ok, io ritorno al Crashdown, vieni con me Isabel?” disse Liz.
“Sì certo…”
Isabel prese la sua giacca e si diresse verso la porta con Liz.
“Isabel?”
La ragazza si voltò immediatamente.
“Grazie per la compagnia!”
Isabel sorrise e con un cenno della testa, gli fece capire che anche lei aveva gradito la sua compagnia, dopodiché uscì dal centro.

Mark nel frattempo vedendo che Max, lo stava fissando con un mezzo sorrisino sul viso, quasi a voler ipotizzare qualcosa, fece un colpo di tosse, e gli mostrò il suo lavoro di pulizia, precedendolo nel camminare, con Max che sorridendo si mosse per seguirlo.
Vedendo che il locale era quasi vuoto, Liz si sedette allo stesso tavolo di Isabel, per farle compagnia.
“Tutto bene?” chiese Liz sorridendo.
“Sì…certo…perché?”
“No…nulla! È solo che dopo il tuo discorso di stamattina……tutto mi sarei aspettata, tranne che fossi stata tu a far compagnia a Mark all’Ufo Center!” disse Liz, con un sorriso molto allusivo.
Isabel tossì, e bevve un po’ d’acqua, più che per la tosse, per cercare invece di trovare una scusa qualsiasi pur di non dire che le aveva fatto piacere fargli compagnia.
“…l’ho fatto solo per capire se possiamo stare tranquilli con lui qui intorno!”
“…e…possiamo stare tranquilli?” chiese Liz con il solito sorrisino allusivo.
“Credo…credo…di sì! Ma voglio parlare prima con Tess!” esclamò Isabel, uscendo così da quel momento d’imbarazzo.
“Perché Tess?”
“Perché lei già lo conosce! E sembra anche bene!” affermò decisa.
“E….dalle tue prime impressioni, che cosa mi dici di lui?”
“Non ti dico nulla, perché non lo conosco ancora bene! E poi non abbiamo parlato molto! È un tipo di poche parole!”
“Di poche parole……ma efficaci!?”
“Che……cosa vuoi dire?” chiese Isabel, con un’aria quasi colpevole.
“Niente…niente!” le rispose Liz, alzandosi e andando verso il retro del locale dove il padre con un cenno della mano la stava chiamando.
Isabel, rimasta sola, prese a sorseggiare l’acqua che aveva davanti e guardò fuori della finestra prima verso l’auto di Mark, e poi verso l’Ufo Center, che nel frattempo aveva acceso le luci dell’insegna. Continuava a pensare a quello che si erano detti, e soprattutto alla reazione del ragazzo alla sua ingenua domanda. Fu distolta da tali pensieri dall’arrivo di Tess e di Alex, che “discutendo” erano entrati nel locale e si stavano dirigendo verso di lei.
“Ciao ragazzi! Come vanno le lezioni di matematica?” chiese Isabel accogliendoli con un gran sorriso.
“Bene!” affermò Tess.
“Male!” sottolineò molto incisivamente Alex, che si sedette di fianco a lei.
“Perché dici che vanno male?” chiese Tess.
“Perché? Perché se ti sentisse Pitagora, si metterebbe a fare l’imbianchino! Mentre Euclide si sta ancora rivoltando nella tomba!” asserì con tono sarcastico Alex.
“Esagerato! Ho solo bisogno di esercitarmi un po’ di più!”
“Esercitarti? Tu hai solo bisogno che la matematica scompaia dalla faccia della terra!”.
“Ok, ragazzi basta così! Siete troppo divertenti!” li interruppe Isabel, che non ce la faceva più a ridere, e poi continuando: “A proposito di imbianchino, per stasera, l’appuntamento è fissato per le 8,30 qua fuori! Ci saremo tutti! Mangeremo poi qualcosa a casa di Mark! Ok?”.
“Ok, telefono ai miei per avvisare che non torno per cena!” disse Alex, che si alzò e andò verso il telefono sul retro.
“Sei particolarmente di buon umore o sbaglio Isabel?” chiese Tess, vedendola sorridere così di continuo.
“Sì e no! Ma parliamo di cose serie, volevo chiederti una cosa!”
“Ok, sono a tua disposizione, basta che non si tratti di Euclide o altri geni incompresi del genere!”
“Si tratta di Mark!”
“Ah ha…ecco perché ti vedo così sorridente!” disse Tess sorridendo.
“Ma che hai capito? Sto parlando seriamente!” rispose, tutto d’un tratto, con uno sguardo serio Isabel.
“Che c’è?” chiese Tess, notando il suo cambiamento d’umore.
“Tu lo conosci bene?”
“Beh…abbastanza! Anche se non lo vedo da due anni! Ma perché tutto questo interesse?”
“Secondo te…siamo tranquilli con lui qui intorno? Lui sa tu chi sei in realtà?” disse Isabel con una nota di preoccupazione.
“Intendi…tranquilli sul nostro segreto?”
Isabel fece cenno di sì con la testa.
“No, non lo sa! Anche se allora stavo quasi per dirglielo, e comunque credo che possiamo stare tranquilli! E poi non dobbiamo mica dirglielo!”
“Sono le stesse cose che m’ha detto Max! Ma sarei più tranquilla se ci parlassi e cercassi di capire perché è qui! Che ne dici?”
“Ok, non c’è problema! Ma sono sicura di lui! Non è un pericolo!”
“Vedi…io oggi ho cercato di parlargli e di scoprire qualcosa di più, ma non ho ricavato molto, ha parlato poco! Ma comunque mi ha fatto una buona impressione, ma è anche vero che è stato molto schivo! E non appena ho iniziato a fargli qualche domanda su di lui e su quello che fa, mi ha subito liquidato! È cambiato d’improvviso, e mi ha detto molto cortesemente di non ficcare il naso nella sua vita e nel suo passato!”
 “Ho capito…………Vedi io non ne so molto!” affermò Tess, “So solo che la sua ragazza morì un mese prima che lui arrivasse in Alaska, non so come, so solo che non ne ha voluto mai parlare né con me……ne con nessun altro! Dopo quest’evento, è molto cambiato! È diventato chiuso, scostante con tutti…ha iniziato ad isolarsi……almeno questo è quello che m’hanno detto di lui. Io ho cercato più volte di parlarci, di capire cosa gli passasse per la testa, ma ogni volta che toccavo la sua vita, mi evitava! Perciò non te la prendere……non l’ha fatto solo con te! Anche se però sarei curiosa di sapere esattamente cosa gli è successo! Avessi avuto il tuo potere……già l’avrei fatto!”
Isabel quindi collegò quello che le stava dicendo Tess, con quello che le aveva detto Mark, e capì molto più chiaramente il motivo della brusca reazione del ragazzo alle sue domande!

Isabel fino alle 8,30, ora dell’appuntamento con i ragazzi, non fece altro che pensare a quello che si era detto con Mark, e a quel poco che le aveva detto Tess, in special modo alla pulce che l’amica le aveva messo nella testa, e cioè quello di usare il suo potere per entrare tra i pensieri del ragazzo, e capire cosa fosse successo realmente. Anche durante il breve tragitto in macchina verso casa di Mark, continuo a stare in silenzio, ricordando ogni espressione del viso del ragazzo, ogni suo sorriso……e le sembrava di conoscerlo da un bel po’ invece che da poche ore, e seppur non conoscesse nulla di lui e del suo passato. E più passava il tempo a pensarlo, più cresceva in lei la voglia di usare il suo potere per entrare nei pensieri di Mark.

Il piccolo corteo di auto giunse sotto casa di Mark, e si fermarono l’una dietro l’altra, davanti c’era Mark con Tess, poi c’era la jeep di Max con Liz, Isabel e Alex ed infine per ultima la macchina di Maria con lei e Michael. Proprio Michael era quello meno convinto dell’idea di aiutare Mark a pulire casa, ma non tanto per quello, ma più che altro non era convinto di dare tanta fiducia ad un tipo che nemmeno conoscevano, e si vedeva chiaramente, poiché guardava, senza dire una parola, con aria sospetta ogni singolo movimento e atteggiamento di Mark. Tutti se ne erano un po’ accorti, forse anche Mark! Max avrebbe voluto parlare con lui, ma non aveva trovato il momento giusto per farlo, senza che Mark se n’accorgesse, e perciò gli lanciava spesso delle occhiatacce, a volerlo pregare di smetterla con quel suo comportamento.
“Ok, come ci organizziamo?” chiese Tess al gruppo.
“Come eravamo rimasti d’accordo stamattina!” esclamò Isabel, “per prima cosa i ragazzi scaricheranno la macchina di Mark, mentre noi inizieremo a salire, ok?” chiese Isabel cercando la conferma degli altri.
Tutti furono d’accordo, e dopo che Isabel si fece dare le chiavi da Mark, le ragazze salirono nell’appartamento del ragazzo. Non appena entrate ed accese le luci, tutte le ragazze espressero il loro giudizio sulla casa, tranne Isabel che l’aveva già visto.
“E’ carino…” disse Liz cercando la cucina dove poggiare le buste della spesa.
“E’ accogliente……mi piace!” esclamò sorridendo Tess.
“…è…sporco!” disse Maria guardandosi con aria disgustata in giro, vedendo solo polvere e ragnatele.
“E’ per questo che siamo qui Maria! Non certo per fare una festa!” puntualizzò Isabel.
“E sarà bene metterci subito al lavoro……almeno per togliere il grosso!” propose Tess, porgendo alle altre tre ragazze strofinacci per la polvere, scope e secchi.
“Agli ordini capo!” esclamò divertita Liz, mentre Isabel sorridendo prendeva la sua parte di attrezzi e Maria continuava a sbuffare con la sua aria disgustata.

Nel frattempo i ragazzi giù aveva iniziato a scaricare il fuoristrada di Mark. Alex prese le tre valige e le portò subito sopra, poggiandole nell’ingresso, Mark prese lo stereo e uno scatolone con alcuni libri e lo seguì. Rimasero Max e Michael da soli, e Max approfittò del momento buono per parlare con l’amico.
“Allora? Qual è il problema Michael?”
“Di che stai parlando?” disse con un aria indifferente.
“Sto parlando del tuo comportamento!” esclamò con un po’ di rabbia Max prendendo il polso dell’amico che continuava a fare l’indifferente, “ce ne siamo accorti tutti, non fai altro che guardare Mark con aria sospettosa! Anche lui se n’è accorto!”.
“Bene, è quello che voglio! A me non m’inganna con quell’aria da bravo ragazzo!” esclamò Michael guardando fisso Max.
“Ma è mai possibile che vedi nemici in tutti? Tess lo conosce, e secondo lei possiamo stare tranquilli! Ed anche Isabel sembra fidarsi di lui! Non è qui per noi, né tanto meno per il nostro segreto!”
“Ah…bene…se l’hanno detto loro, allora possiamo dormire a porte aperte!” affermò in senso ironico Michael che prendendo uno scatolone, si allontanò da Max dirigendosi verso l’ingresso del palazzo.
“Tess e Isabel sappiamo come la pensano! E tu?” chiese Michael voltandosi di spalle e andando via.
Lungo le scale si incrociò con Mark, che stava scendendo per prendere gli altri scatoloni, e gli lanciò un’altra occhiataccia. Mark lo guardò fisso, lasciandogli capire che, in caso di necessità, non si sarebbe lasciato certo impaurire da qualche occhiataccia. Dopodiché si diresse all’auto, dove con Max prese gli ultimi scatoloni prima di salire in casa.

Nell’appartamento nel frattempo tutti erano già al lavoro:
Liz si stava occupando di ripulire la cucina, Tess la stanza da letto, Maria e Alex muniti di guanti si stavano occupando del bagno mentre Isabel, con “l’aiuto” di Michael si stava occupando dell’ingresso. Posati gli ultimi scatoloni, anche Mark e Max si misero al lavoro, Max andando ad aiutare Liz in cucina e Mark che invece andò in stanza da letto da Tess.
Procedendo lungo il corridoio, vide Alex e Maria impegnati nelle pulizie del bagno:
“Ragazzi, non dovete pulirlo voi, lo faccio io! Lasciate fare a me!” disse timidamente Mark, mortificato dal fatto che proprio loro due erano gli addetti al bagno.
“No…non preoccuparti! È la nostra massima aspirazione pulire i bagni!” disse sorridendo Maria, cercando di non fare una brutta impressione al ragazzo, cosa che aveva già fatto la mattina al Crashdown. “Vero Alex?”.
“Sì…hai voglia!” disse un po’ seccato Alex.
“Va pure a fare qualcos’altro!” disse Maria con un sorriso molto forzato.
“Ok, grazie ragazzi, non so davvero come sdebitarmi!” e andò via.
“Non potevi stare zitta, vero Maria?”
“Zitto e lavora!” rispose sbuffando la ragazza.

Arrivato alla porta della stanza da letto, si soffermò sulla soglia ad osservare Tess tutta impegnata nelle pulizie, la quale dopo un po’ s’accorse della sua presenza.
“Ehi, Mark Willis! Che fai?…lo scansafatiche? Viene a darmi una mano!”
“Certo Tess Harding, ha pienamente ragione mi scusi!” disse sorridendo il ragazzo, “Allora cosa ne pensa della mia umile dimora?”.
“Carina….è molto accogliente! Mi piace!”
“Ne sono contento!”
“Mi dai una mano con il letto?” chiese Tess indicando il materasso piegato in due sul letto.
“Sì, vado a prendere le valigie e vengo subito!”

Arrivato nell’ingresso, e prese le valigie e lo scatolone con le lenzuola, Mark si sentì nuovamente lo sguardo di Michael addosso, e voltandosi vide che lo stava osservando come aveva fatto tutta la sera. Stavolta fece finta di niente e girandosi si diresse nuovamente nella stanza da letto.
“Michael si può sapere che ti prende?” chiese spazientita Isabel che aveva osservato tutta la scena.
“A me cosa prende? A voi tutti cosa vi prende?” rispose nervosamente Michael.
“Abbassa la voce!” esclamò decisa Isabel.
“Noi dobbiamo parlare, e subito!” affermò Michael.
“Ok…parleremo!” asserì Isabel guardando verso la porta del corridoio, assicurandosi che non ci fosse Mark ad ascoltarli.
“Dobbiamo farlo subito!” sottolineò con decisione Michael.
“Fare subito cosa?” chiese Max entrando nella stanza con Liz.
“Parlare di quel tipo!” rispose deciso Michael senza nemmeno voltarsi, “Ti ho già detto che non mi fido di lui….e dovreste fare lo stesso anche voi!”.
“Ok, parleremo……ma non ora! È chiaro? Lo faremo più tardi, prima di tornare a casa! Fino ad allora……cerca di comportarti da persona normale!” disse Max, sempre a bassa voce, per poi girarsi e ritornare in cucina sempre seguito da Liz.
Nel frattempo Mark e Tess avevano finito di ripulire la stanza da letto, e dopo aver rifatto il letto si sedettero a parlare.
“Isabel mi ha detto che vivi con lei e Max…”
“Sì è vero. Vedi mio padre è spesso fuori, e loro si sono gentilmente offerti di ospitarmi quando lui non c’è! Sono diventati un po’ come miei fratelli!”
“Sono contento per te! Ti vedo molto più serena di due anni fa…”
“Anche tu mi sembri un po’ più sereno……di quell’estate!”
“Sì…un po’ più sereno…” farfugliò Mark a bassa voce cercando di convincersene.
“Come ti vanno le cose?”
“Vanno bene…o almeno vanno come dovrebbero andare……e…a te?”
“Non sei cambiato molto! Come ti ho lasciato l’ultima volta così ti ho ritrovato! Come al solito non ti piace parlare di te!”
“Almeno non sono peggiorato ulteriormente!” disse scherzosamente Mark.
“Comunque da amica rispetto la tua volontà…e sappi che se vorrai, magari anche solo per sfogarti, io sarò qui… e come me, ci saranno anche tanti altri amici, vecchi e nuovi, che saranno pronti ad ascoltarti, ad esserti vicino……a darti una mano! Ricordalo!” gli disse con parole dolci.
Mark sorrise, e guadandola negli occhi le disse grazie e l’abbracciò stretta a se!
“Ragazzi è pronto da mang……iare” disse Isabel interrompendosi non appena li vide abbracciati, e chiedendo scusa tornò nell’altra stanza senza dire una parola.
I due non appena sentirono la voce di Isabel si liberarono dal loro reciproco e affettuoso abbraccio, e vedendo l’imbarazzo sul volto di Isabel scoppiarono a ridere, per poi unirsi agli altri nel salotto.
Michael cercò di seguire il “consiglio” di Max, di comportarsi bene nei confronti di Mark, cercò di non osservare ogni suo movimento, ma nonostante ciò, non gli rivolse nemmeno una volta la parola.
Iniziarono le pulizie verso le nove, e dopo tre ore ebbero terminato con successo la loro opera. La casa risplendeva e profumava dei detergenti usati per pulire il pavimento, odore che aveva soppresso la puzza di chiuso e di polvere che si avvertiva appena si entrava. Dopo aver fatto gli ultimi ritocchi, si era fatto ormai tardi, era mezzanotte passata, ma prima di andare via, Tess cacciò dalla sua borsa una bottiglia di champagne, e la diede a Mark per farla stappare.
“Ok, ragazzi prima di andare, bisogna fare un brindisi di benvenuto per Mark!”
Tutti presero i bicchieri, e Mark sorridendo stappo la bottiglia ed iniziò a versare lo champagne nei bicchieri.
“Io propongo un brindisi alla nuova casa di Mark, al suo arrivo qui a Roswell……e uno più personale…ad un amico ritrovato…” disse Tess prendendo la parola e alzando il bicchiere, come fecero gli altri tranne, ovviamente, Michael.
Tutti in coro iniziarono poi ad acclamare il discorso da parte di Mark, il quale cercò di mettere insieme un discorso adatto alla situazione.
“Non sono bravo con i discorsi…comunque, prima di tutto, vi voglio ringraziare per il vostro preziosissimo aiuto! Se non fosse stato per voi, ora sarei ancora a scaricare la macchina…ringrazio particolarmente Tess per il suo brindisi, Max e Liz per la loro disponibilità, Alex e Maria per il loro sacrificio in bagno, Isabel per avermi sopportato e…” qui s’interruppe volgendosi verso Michael che seduto sul divano lo ignorava completamente, “……e che dire?……questa è casa vostra!” disse il ragazzo con un velo di commozione. Tutti lo applaudirono, tranne Michael che seduto in disparte lo osservava mentre pronunciava l’ultima parte del suo breve discorso.
Mentre gli altri recuperavano giacche, zaini e roba varia per andar via, Mark si avvicinò a Michael:
“Michael…volevo ringraziare in particolar modo te! Ho notato che hai fatto una gran fatica a stare qui stasera, e quindi volevo dirti semplicemente……grazie!”
Michael lo guardò con un sorrisino provocatorio sulla faccia, ed alzatosi dal divano e passandogli di fianco, senza nemmeno guardarlo in faccia gli disse:
“Non stancarti a ringraziarmi! Non ero certo qui per te!” e se ne andò uscendo dall’appartamento.
Mark, non capiva il perché di quell’atteggiamento così ostile nei suoi confronti, ma se ne fece una ragione……capiva che non poteva piacere o essere simpatico a tutti.
Tutto il resto del gruppo scese subito dopo Michael, solo Tess si trattenne qualche istante in più per dargli la buonanotte con un bacio affettuoso sulla guancia.
“Allora dove andiamo a parlare?” esclamò Michael non appena tutto il gruppo fu al completo vicino le macchine.
“Andiamo al solito posto! Al vecchio lago!” esclamò con freddezza Max, salendo in macchina senza nemmeno rivolgere lo sguardo all’amico.
Il vecchio lago, era una distesa di terra appena fuori Roswell, dove una volta vi era un piccolo lago, e dove invece ora c’era solo un greto in mezzo al deserto, circondato da piccole montagne, e dove i ragazzi si radunavano per parlare senza pericolo che qualcuno li potesse ascoltare.
Lungo il tragitto nessuno nelle due automobili aprì bocca! Una volta giunti sul posto, i ragazzi scesi dalle macchine si disposero a cerchio per parlare, illuminati dai fari delle due auto.
“Allora cosa vuoi Michael?” chiese prontamente Max, mentre tutti gli altri aspettavano in silenzio.
“Voglio capire cosa diavolo vi succede!!! Che cos’è tutta questa fiducia ed amicizia nei confronti di un perfetto estraneo?” nessuno rispose lasciando che Michael sfogasse tutte le sue preoccupazioni.
“Avete la memoria corta a quanto ho capito! Avete scordato quello che è successo un anno fa? Avete scordato quello che è successo con la Topolsky e con l’agente Pierce? Avete scordato la paura di perdere Max?……La paura di dover lasciare Roswell e le persone a cui volevamo bene?……Avete scordato la paura di dover essere costretti a scappare tutta la vita? Avete scordato la paura……” e qui s’interruppe quasi a voler prendere fiato e coraggio per continuare il suo discorso, “……la paura……di morire!”. Disse queste cose ad occhi spalancati, quasi terrorizzati, guardando uno ad uno tutti i presenti, che lo ascoltavano in silenzio, rivivendo nella memoria quei difficili momenti.
“Nessuno di noi l’ha dimenticato!” puntualizzò Max, “…ma questo non vuol dire che non dobbiamo più avere fiducia di nessuno finché vivremo!” continuò Max rafforzando il suo pensiero.
“E’ normale che tu abbia paura! Come ne ho anche io! Come ne abbiamo tutti……ed è per questo che abbiamo bisogno di aver fiducia l’uno nell’altro……ma questo non basta! Dobbiamo anche saper uscire dal guscio che ci siamo creati, dobbiamo imparare a saper convivere anche con il mondo che abbiamo intorno come abbiamo sempre fatto! Isolarci non ci servirà a nulla……certo fino ad oggi ci ha protetto, ma per quando ci riuscirà ancora? Ricorda quello che ci ha detto Nasedo! Da quando ci siamo messi in contatto con il nostro pianeta, non dobbiamo più preoccuparci solo dell’FBI, ma anche e soprattutto di quelli come noi, che sono sulla terra per eliminarci! E dubitando di tutti, non risolveremo nulla!”
Michael ascoltava in silenzio le parole di Max, come tutti del resto.
“E poi non siamo solo noi quattro! Ci sono anche Maria, Liz e Alex!”
“Che vuoi dire?” chiese Michael
“Voglio dire, che abbiamo il dovere di proteggerli! Abbiamo portato anche loro a isolarsi con noi! Da quando è arrivata la Topolsky, loro si sono sempre più allontanati dai loro amici, e si sono sempre più avvicinati a noi. E se un giorno noi non ci saremo più? Chi li difenderà se saranno da soli? Ti ricordo che anche loro sono in pericolo, e anche loro hanno diritto di vivere anche con esseri umani e non solo con noi alieni!” tutti furono sorpresi dalle parole di Max, in special modo i tre terrestri.
“Non gliel’ho chiesto certo io di starci dietro!” esclamò con stizza Michael.
“No…è vero! Ed appunto per questo che dovresti essere ancora più riconoscente verso di loro! Visto che di loro spontanea volontà, hanno deciso di mettere in pericolo la loro vita, per affetto nei nostri confronti!” esclamò altrettanto stizzito Max, molto contrariato dal modo di ragionare dell’amico.
“Che senso ha continuare a vivere, se poi devo aver paura della mia stessa ombra! In quella stanza ho visto la morte in faccia, non so per quante notti l’ho sognata, quelle mura, quelle persone coperte da mascherine…l’odio sul volto di Pierce……sono cose che non scorderò mai! Ma non scorderò mai nemmeno la gioia che ho provato nel rivedervi……tutti! Ed ho capito lì, in quel momento, quanto tutti voi foste importanti per me……se fossi stato solo…non ce l’avrei fatta!”
“Ma il nostro destino……”
“Michael……è il destino……non è una condanna! Noi possiamo cambiare il nostro destino ed isolarci non farà altro che esporci ancora di più ai nostri nemici! È vero dobbiamo stare attenti ma non puoi vedere nemici dappertutto!”
“Max, sei un ingenuo! Io non andrò a fondo con te……con tutti voi!” esclamò con durezza Michael puntando con la mano prima Max e poi il resto del gruppo.
“Tu sei liberissimo di fare quello che vuoi! Ma non più pretendere che gli altri la pensino sempre e solo come te! Mi dispiace dirlo……ma se vuoi puoi…anche evitare di frequentarci!” disse Max mentre guardava fisso il centro del lago e poi lanciando uno sguardo deciso verso l’amico.
Michael accusò il colpo, ma senza darlo a vedere. Allora senza dire una parola si girò e si diresse diritto verso Maria, che in disparte insieme a Liz aveva assistito a tutta la scena senza mai intervenire.
“Anche tu la pensi così?” chiese a Maria.
La quale abbassando lo sguardo, rimase in silenzio, osservando la vecchia regola che sostiene che chi tace acconsente.
“E voi? Tutti la pensate come Max?”
Vedendo il silenzio che lo circondava, capì di essere il solo a vedere in Mark un pericolo, ed accettando, non senza rabbia, la decisione degli altri, andò via prendendo la macchina di Maria……al ritorno nella jeep di Max sarebbero stati stretti!
“Non credi di essere stato un po’ troppo duro con lui?” chiese Isabel preoccupata per l’eventuale spaccatura che quella discussione avrebbe portato all’interno del gruppo.
“No……è ora che inizi ad accettare anche le idee e le opinioni degli altri!” esclamò con durezza Max continuando a fissare il centro del lago.
Sapeva bene di essere stato molto duro con Michael, ma si rendeva conto che tutto quello era necessario per far capire all’amico che aveva sbagliato.
“Se qualcun altro la pensa come Michael……lo dica adesso!” disse Max guardando in faccia tutti i presenti.
Nessuno rispose, e dopo qualche attimo di profondo silenzio salirono sulla jeep e tornarono a casa.

Isabel e Tess quella sera restarono a parlare fino a tarda notte.
“Sai Tess……stavo pensando a quello che mi hai detto oggi al Crashdown……”
“A cosa?”
“Al fatto…che se tu avessi avuto il mio potere……non avresti esitato ad entrare nei pensieri di Mark, per scoprire tutto……”
“Cosa c’è?…stai pensando di farlo?” chiese con aria maliziosa Tess, mentre stava mangiando un po’ di gelato.
“…sì…ma non so se è giusto farlo!”
“Isabel……pensa però che se sapessimo cosa è successo potremmo anche aiutarlo! Che ne dici?” chiese con sguardo interrogativo, e calcando di più sulle indecisioni di Isabel.
“Non dovremmo parlarne con Max?”
“…certo……dovremmo……ma adesso è tardi, non vorrai mica svegliarlo per una sciocchezza come questa!?”
“……Ok……proviamoci!”
“SI!” esclamò entusiasta Tess.
Isabel fece un profondo respiro, allo stesso modo di un sommozzatore appena prima che si immerga in acqua, chiuse gli occhi e penso intensamente a Mark. Cadde come in un sonno profondo, e ben presto si trovò in una sorta di stanza blu, in fondo alla stanza c’era una porta chiusa, lei si avvicinò e la aprì, ma non appena la aprì, le pareti blu della stanza iniziarono a sciogliersi allo stesso modo di un ghiacciolo esposto per troppo tempo al sole. Al posto delle pareti adesso c’era un muro altissimo, non aveva porte né passaggi, era solo un muro! Isabel si avvicinò alla nuova struttura, cercò di fare forza sulle pareti, in cerca di un cedimento o di un passaggio secondario, ma tutto fu inutile, anzi più cercava di “forzare” quel muro, più questo diventata alto e robusto. Isabel allora decise di fermarsi e di tornare alla realtà.
Si svegliò di colpo, respirava affannosamente, e dopo il solito stato di torpore dovuto allo sforzo per l’utilizzo del potere, cercò di rispondere a Tess, che vedendola tornare così in fretta le chiese subito cosa fosse successo.
“Non sono riuscita ad entrare nei suoi pensieri! C’era un muro che mi ostacolava il cammino…”
“Un muro?”
“Sì, e più cercavo di forzare quella barriera più diventava forte!”
“Magari…è ancora sveglio, perciò non riesci ad entrare nella sua testa! Aspettiamo ancora un po’!”
Verso le quattro del mattino le due ragazze ci riprovarono, ma il risultato fu lo stesso……un muro gigantesco ostacolava i loro piani. Stanche morte e ormai, visto che ora era, decisero di andarsene a dormire, il sonno avrebbe portato consiglio……

Da quella sera era ormai passata una settimana, tutto era proceduto normale, i ragazzi avevano imparato a conoscere meglio Mark, a carpirne i difetti e i pregi.
Era un tipo a cui non piaceva parlare molto, era a volte scostante, ma allo stesso tempo se poteva aiutare un amico non si tirava mai indietro. Tutti erano stati messi a corrente da Tess e Isabel del fatto che a Mark non piacesse parlare di se e del suo passato, e tutti non senza qualche curiosità di troppo, avevano cercato in tutti i modi di evitare qualsiasi domanda. Capitò però che a qualcuno con la lingua un po’ troppo lunga, tipo Maria, scappasse qualche domanda sul suo passato, ma Mark, sforzandosi, rispondeva senza troppi patemi alla domanda senza mai scendere troppo nei particolari, per poi cambiare subito discorso.
Michael invece, aveva un po’ distanziato il gruppo, ma il fatto che lavorasse al Crashdown non gli facilitava il compito avendoli sempre davanti, inoltre da quella notte, aveva deciso di seguire come un ombra Mark, per cercare di scoprire qualcosa che gli avrebbe permesso di dimostrare che i suoi dubbi erano fondati, lo seguì tutti i giorni e tutte le notti di quella settimana, ma tutto ebbe scarsi risultati.

Intanto si consolidava anche l’amicizia tra Max e Mark, il fatto che lavorassero assieme gli facilitò il compito, tant’è che in una dei tanti pomeriggi morti nell’Ufo Center, Max chiese all’amico perché fosse così interessato a quella cartina di Roswell esposta nell’Ufo Center.
“Mark…posso chiederti una cosa?”
“Spara!”
“Perché eri così interessato a quella cartina?” disse indicando con un dito la cartina.
Mark la guardò per un po’, poi rispose:
“Ti dirò……non lo so! Forse perché avendo letto tanti libri e articoli dell’epoca, avere una cartina della zona, mi avrebbe reso più chiaro lo svolgersi degli episodi. Ma oltre a questo c’è anche qualcos’altro che mi “attrae” di quella cartina……ad esempio……guarda qui…” disse avvicinandosi alla cartina ed evidenziando con la mano alcune sottili linee bianche sulla cartina, che non regolarmente, attraversavano quasi tutta l’America centrale e parte dell’America del Nord.
“Le vedi queste linee bianche?”
Max annuì con un cenno della testa.
“Queste linee, dimostrano che questa è una delle ultime mappe originali dell’epoca, prima che il governo le togliesse dalla circolazione, ce n’erano a bizzeffe, ma dopo “l’epurazione”, di queste cartine ne sono rimaste, solo due……almeno per quel po’ che so io…e che mi hai detto tu! Una è qui…e una è dello sceriffo.”
“E perché……il governo americano si sarebbe dovuto prendere, tutto questo disturbo per ritirare queste cartine dalla circolazione?” chiese Max molto interessato al racconto dell’amico.
“Proprio per via di queste linee bianche! Vedi……queste linee…stanno ad indicare una linea ferroviaria segreta del governo. Una linea che il governo utilizza per trasporti di materiale militare, di documenti importanti, e roba del genere…”
“E a che scopo?”
“Questo non lo so! Però so che all’inizio era una linea ferroviaria comune, ed è per questo che è segnata sulla cartina, poi in seguito a qualche cosa di grosso, l’hanno fatta diventare “privata”.”
Il discorso dei due fu interrotto dall’arrivo di Isabel e Liz.
“Ciao ragazzi!”
“Ciao…Di cosa state sparlando?” chiese loro Isabel.
“Di questa cartina risalente al periodo del “presunto schianto” dell’Ufo qui a Roswell, e Mark afferma che questa cartina indica una linea ferroviaria segreta del governo, e che per questo tutte le copie tranne quella del centro, siano state ritirate dal governo…”
“A che scopo?” chiese Liz.
“Ma…perché semplicemente…si vede che il governo non voleva che si sapesse di questa linea ferroviaria…” rispose Mark.
“E tu come fai a sapere queste cose?” gli chiese Isabel.
“Perché l’ho letto su uno dei tanti libri pubblicati dopo il presunto Ufo di Roswell, ma dubitavo che esistesse realmente una cartina del genere….”
“Ed invece sembra che esista!” esclamò Max a voler chiudere il discorso.
“Già…comunque era solo una curiosità da buon lettore….” aggiunse Mark
“Come mai siete qui?” chiese loro Max rivolgendosi alle ragazze.
“Sono venuta per avere la conferma per stasera e per darti questo…” gli rispose Liz, concludendo con un bacio a Max.
Isabel e Mark si guardarono imbarazzati, in special modo Isabel che non sopportava che il mondo intorno a lei stesse sempre flirtando.
“È confermato!” rispose Max.
“Alle nove allora?”
“Certo!”
“Ah senti Max…voglio farti vedere una cosa!” disse Liz prendendo in disparte Max.
“E tu Mark, che farai in questo fatidico venerdì sera?” chiese con sarcasmo Isabel.
“Perché? Vuoi invitarmi a cena?” chiese scherzosamente Mark, ma notando che Isabel, di pessimo umore, lo guardò in malo modo, disse “Ok…scherzavo…scherzavo!”.
“Alcuni amici vengono a trovarmi, ed andiamo a cena insieme…una bella rimpatriata!” disse Mark rispondendo alla precedente domanda di Isabel.
“Beato te! Io sarò costretta a stare in casa a guardare qualche stupidaggine in TV!”
“E Alex? Perché non esci con lui?”
“Perché ha le prove con i suoi amici! E non mi va di passare la serata a vederlo strimpellare quella chitarra!”
“Siamo di pessimo umore, eh?”
“Vedi un po’ tu! Max e Liz hanno la loro seratina romantica! Lo stesso Michael e Maria, Alex ha le prove, Tess non so cosa cavolo ha da fare…ma a casa non ci sarà! Tu hai la tua rimpatriata…praticamente sono sola! Speravo che almeno tu mi avresti fatto compagnia al Crashdown…”
“Se vuoi ti porto con me…però credo che non ti divertiresti! Sai com’è tutti ragazzi…credo che hai capito, no?”
“Sì, sì…ho capito!”
“Non hai altre amiche?”
“Sì…come no!” disse ironicamente Isabel ripensano alle sue “care” amiche snob.
“Isabel…io devo proprio scappare! Sono in un ritardo pazzesco. Ci vediamo…”
“Sì…ciao…” rispose, soffermandosi poi a pensare se chiamare o no le snob.

Quella sera dunque tutti avevano i proprio impegni, ed anche Isabel si decise a chiamare le “snob” ed uscire con loro per andare in uno dei pochi locali di Roswell. Per lei andava bene qualsiasi posto, bastava che non ci fossero Max e Liz o Michael e Maria.
Isabel si aspettava la solita serata, seduta ad un tavolino, a dover far finta di divertirsi con le battutine da vipere delle sue amiche. Ma proprio mentre prendeva posto, le sembrò di vedere Mark.
Si avvicinò per vedere se fosse veramente lui, e quando lo riconobbe, si fermò per qualche istante ad osservarlo.
Mark era seduto ad un tavolo tutto solo, con lo sguardo basso sul bicchiere da cui sorseggiava del wiskhy.
“Posso sedermi a farle compagnia, sir?”
“Certamente, mademoiselle! Sei da sola?” le rispose il ragazzo sorpreso di vederla.
“No! Sono con le mie amiche…”
“E le tue amiche non si offenderanno del fatto che hai preferito la mia compagnia alla loro?”
“Figurati! Non se n’accorgeranno neanche! Sono troppo impegnate a far stare gli occhi del mondo solo su di loro!”
“E la rimpatriata?” gli chiese la ragazza sedendosi di fronte a lui.
“E tu…come mai da queste parti?”
“Non ti hanno mai detto che rispondere ad una domanda con un’altra domanda è cattiva educazione!?” lo rimproverò simpaticamente Isabel.
“Hai ragione!”
“Allora?”
“Beh…ho preferito non andarci! Le rimpatriate hanno troppo il sapore dei rimpianti! E poi stasera non mi sento troppo di compagnia, avrei solo rovinato la serata anche a loro!”
“E sentiamo un po’! Cosa preferisci avere di più? Rimpianti o rimorsi?”
“Secondo me…la domanda è posta in maniera sbagliata, perché preferirei non averne nessuno dei due! La domanda dovrebbe essere: hai più rimpianti o più rimorsi?”
“E la risposta?”
“Non lo so! Entrambi mi danno un’idea negativa! Se hai dei rimorsi…vuol dire che hai fatto qualcosa di male…e la tua coscienza te lo rinfaccia! Se invece hai dei rimpianti…vuol dire che hai rinunciato a vivere…il che è ancora più grave!”
“Quanti ne hai bevuti?” disse scherzosamente Isabel.
“È il primo…è l’ultimo della sera! E adesso a nanna!” rispose lui bevendo tutto d’un sorso quel che era rimasto nel bicchiere, accompagnandolo con un volto acidulo, dovuto al bruciore causato dal wisky.
“Ti devo essere proprio antipatica!”
“Prego?”
“…hai capito perfettamente! Ti devo essere proprio antipatica, visto che cerchi di starmi il meno possibile vicino…”
“Ma non dire sciocchezze! Non mi sei antipatica…assolutamente!”
“E allora perché vuoi già “scappare”?”
“Per lo stesso motivo per cui non sono andato a cena con i miei amici! Non mi sento molto di compagnia stasera…ecco tutto!”
“E speri che io ci creda?”
“Magari sì!”
“Voglio appurarlo di persona se sei di compagnia o meno! Non vorrai mica lasciarmi da sola con le mie “amiche”! Se lo farai, mi avrai sulla coscienza!”
Mark, dopo qualche istante di silenzio in cui scrutava lo sguardo speranzoso di Isabel, sorrise e rispose:
“Ok…ma poi non dire che non t’avevo avvertita!” disse riponendo la sua giacca di pelle nuovamente sulla sedia.
La ragazza annuì all’osservazione dell’amico imbronciando il muso.
“Allora come ti trovi qui a Roswell? Ormai è più di un mese che sei qui!”
“Mi trovo benissimo! Anche grazie a voi tutti, che mi avete accolto subito come uno di voi! Non vi ringrazierò mai abbastanza, in special modo i tuoi genitori e quelli di Liz!”
“Ma figurati per così poco…penso che anche i tuoi genitori avrebbero fatto lo stesso con uno di noi…” e mentre stava finendo la sua frase si era resa conto di aver toccato un argomento di cui Mark non aveva  piacere di parlare.
“Scusa…” aggiunse la ragazza.
“No! Non preoccuparti…credo anch’io che….avrebbero fatto lo stesso!” rispose con qualche piccola esitazione.
“Allora cosa prendi?”
“Va bene un bicchiere d’acqua, grazie…”
“Un bicchiere d’acqua!? Sai che si dice che chi beve solo acqua?”
“No, cosa?”
“Che ha un segreto da nascondere!”
“Magari ho davvero un segreto da nascondere!”
“Bene! Tutti abbiamo dei segreti, ed è giusto averne, se si sapesse tutto di una persona, non ci sarebbe gusto a conoscerla! È un po’ come la vita, se tutti la pensassero allo stesso modo……o se avessero tutti lo stesso carattere, sai che monotonia!”
“Sì è vero! Ma cos’è? Un modo carino per dirmi che tu non t’impicci dei fatti miei ed io non devo impicciarmi dei tuoi!?”
“Siamo permalosette!”
La ragazza sorrise, sorseggiando la sua acqua non staccando gli occhi da Mark.
Isabel giocava con un suo orecchino, mentre con la fantasia volava chissà dove, per poi essere riportata alla realtà, dal rumore del suo orecchino che cadendo, scivolò lungo il tavolo. Sia Mark che Isabel istintivamente fecero per prenderlo prima che cadesse, la prima a raggiungerlo fu Isabel con Mark che, in ritardo, poggiò la sua mano su quella della ragazza. In entrambi si sentì un balzo al cuore, e per qualche frazione di secondo i loro sguardi ed i loro pensieri si incrociarono.
“Scusa…” disse timidamente Mark ritirando subito la sua mano, guardando da un'altra parte.
Isabel invece rimase in silenzio, rispondendo solo con un timido sorriso.
“Beh…andiamo?” disse Mark alzandosi dal tavolo e porgendo la mano alla ragazza, invitandola ad alzarsi.
“Dove?” chiese sorpresa la ragazza.
“In giro…”
“In giro?”
“Ti fidi? Prometto che non mordo!” chiese con un grosso sorriso il ragazzo.
Isabel ci pensò qualche istante, poi accolse con piacere lo strano invito.
Una volta in macchina entrambi, forse ancora imbarazzati, evitarono di guardarsi.
Dopo una buona decina di minuti di viaggio, Isabel presa dalla curiosità chiese:
“Si può sapere dove andiamo?”
“Beh…potrei dirti che cammineremo all’infinito lungo la sottile linea di confine tra il sogno e la realtà! Oppure che vagheremo finché potremo, tanto benzina ce n’è!…ma siamo arrivati!” disse Mark spegnendo l’auto e i fari.
Mark era ritornato sul piccolo rialzo appena fuori Roswell, dove aveva passato la sua prima notte a Roswell.
Scese dall’auto e si sdraiò sul cofano dell’auto, mentre Isabel sorpresa, scese dopo un po’.
“Dai siediti anche tu qui e guarda la bellezza di questa notte!”
Isabel accettò l’ennesimo strano invito, ed insieme a Mark iniziò a scrutare le tante stelle che illuminavano quell’immensa distesa oscura.
“Lontano dalle luci della città, le stelle sono molto più belle da vedere!” disse Mark spiegando così il motivo per cui era andato in quel posto.
“Stasera sono particolarmente splendenti…” disse Isabel.
“Shh…” disse dolcemente il ragazzo poggiando dolcemente un dito sulle labbra della ragazza, “Se parli, rompi la magia! Le stelle vanno guardate in silenzio, per poter volare con la fantasia…”
Isabel sorrise ed in silenzio appoggiò la testa sulla spalla di Mark.
Un leggero filo di vento, li avvolse, ed Isabel tremò come una foglia. Allora Mark si tolse la sua giacca di pelle e la poggiò sulle spalle di Isabel, che subito ci si avvolse dentro!
Restarono così per un bel pezzo, finché Mark scherzosamente non ruppe il silenzio:
“Ti sei addormentata?”
Isabel fece cenno di no con la testa, volgendo subito il suo sguardo verso il ragazzo.
“A cos’hai pensato?” chiese la ragazza.
“Forse un giorno te lo dirò! E tu?”
“Forse un giorno te lo dirò!” rispose la ragazza, cercando di imitare la voce di Mark.
“Ok…1 a 1 palla a centro! Che dici? Andiamo?”
“Come desidera…”
“Dai sali in macchina! Domani m’aspetta una giornataccia all’Ufo Center…”
Giunti a casa Evans:
“Eccomi qua sana e salva! Grazie per la scorta…a domani!” disse scherzosamente Isabel movendosi per togliersi la giacca e restituirla a Mark.
“Tienila! Me la darai domani!”
“Grazie per la bella serata! Sai una cosa?….non è assolutamente vero che non sei di compagnia!”
Mark le rispose con un sorriso, prima che Isabel, avvolta dal buio della notte, gli desse un bacio sulla guancia e andasse via.

Era dunque passato ormai più di un mese dall’arrivo di Mark a Roswell, e tutti lo avevano accettato come uno di loro. Anche i Parker e gli Evans lo avevano accolto come un figlio, e spesso era stato a cena o dall’una o dall’altra parte.
Mark aveva anche iniziato a suonare, con il gruppo di Alex, anche se Isabel ci mise un po’ a convincere Alex ad accettarlo nel gruppo. Dimostrò di essere davvero un ottimo chitarrista, suonava senza problemi sia chitarra classica che elettrica e persino il basso. Insieme suonarono anche all’inaugurazione di una nuova discoteca nella vicina El Paso, le cose stavano crescendo un po’ alla volta intorno a loro, ma come con tutti i giocattoli, a furia di giocarci troppo si rischia di romperli. La personalità di Mark cresceva di concerto in concerto, come l’intesa con il resto della band. La sua bravura era invece subito saltata agli occhi di tutti, in una settimana Mark imparò il repertorio della band, ed apportò anche alcune modifiche ad alcuni brani.
Dopo aver suonato per una serie di concerti, i ragazzi della band furono iscritti da Isabel e Tess ad un concorso che dava come premio al vincitore la possibilità di poter incidere un cd e pubblicarlo. Il concorso si sarebbe dovuto tenere da lì ad una settimana, ed il giorno prima del concorso, tutti erano presi dalle prove della canzone che avrebbero dovuto presentare.
“Mi sembra che stavolta sia venuta bene…” esclamò Maria.
“Venuta bene? Sei partita un'altra volta troppo bassa!” le rispose Alex con aria sfiancata dalle prove.
“Non l’ho presa bassa…piuttosto siete stati voi che siete partiti troppo alti, e poi i vostri strumenti hanno coperto per tutto il tempo la mia voce…cosa ne pensi Mark?
Mark non rispose preso chissà da quali pensieri.
“Mark? Ci sei?”
Mark sentendosi chiamare sembrò svegliarsi da un lungo sonno, guardò sulla soglia della porta incrociando il suo sguardo con quello di Isabel, che era lì con Tess ad assistere alle ultime prove, e dopo qualche altro istante di silenzio, si alzò di colpo, riponendo la sua chitarra nella custodia.
Tutti lo guardarono sorpresi, e lui dirigendosi di gran passo verso l’uscita disse solo:
“Ragazzi, mi dispiace ma io non posso farlo….sono fuori!”
“Che gli è preso?” chiese sorpresa Maria.
“Non gli è piaciuto come hai cantato!” rispose ironicamente Alex.
Isabel e Tess si guardarono a vicenda, e dopo che lui uscì dal garage dove stavano provando, Isabel lo seguì per parlargli.
“Mark…che succede?”
Il ragazzo la guardò senza rispondere, e dopo aver riposto la chitarra, si mosse per entrare in macchina, ma Isabel prendendolo con dolcezza per un braccio, cercò di attirare la sua attenzione.
“Si può sapere che succede? Perché hai detto che non vuoi più suonare? Domani c’è il concorso…e tu non puoi abbandonare i tuoi amici proprio adesso!”
“Invece l’ho fatto!”
“Ma si può sapere che ti prende? Sembrava che stesse andando tutto bene…o sbaglio? Perché adesso ti comporti così?”.
“È vero! Stava andando tutto bene….ed è questo il problema!” esclamò con un filo di rabbia Mark, salendo in macchina e sbattendo con violenza lo sportello.
Dopodiché mise in moto ed andò via, lasciando lì Isabel che sorpresa dalla sua risposta cercava di capire cosa passasse per la testa dell’amico
Mark si era quindi tirato indietro lasciando la band, senza nemmeno dare una spiegazione ad Alex e ai ragazzi, che stavano pensando di non presentarsi più al concorso. Quello stesso pomeriggio Isabel andò all’Ufo Center per cercare di capire perché così d’improvviso Mark, avesse deciso di lasciare la band, ma fu tutto inutile perché quel pomeriggio al centro Mark, non ci mise proprio piede. Passò anche per casa sua, ma non lo trovò.
Decise di ritornare quella stessa sera, bussò speranzosa avendo visto la macchina di Mark parcheggiata al solito posto.

Mark, nel frattempo, si era addormentato davanti al televisore, era agitato, non riusciva a stare fermo nel sonno, si dimenava come se volesse liberarsi da una morsa, il suo sogno era molto confuso, c’erano lampi che si alternavano a buio profondo, poi di nuovo lampi, ed in lontananza una persona in ginocchio con tre persone in piedi che le stavano intorno, di nuovo un lampo poi di nuovo buio…un rumore assordante, il buio, un lampo…ed una persona stesa per terra in lontananza. Mark aprì gli occhi di colpo e vedendo le mura di casa sua sembrò calmarsi, sentì bussare alla porta, si voltò verso l’orologio che era sul tavolino, segnava le 21,00. Si alzò dal divano e andò ad aprire la porta.
“Ciao Mark…”
“Isabel? Che fai qui a quest’ora?” chiese Mark sorpreso dalla visita della ragazza.
“Guardo che sono le nove di sera, non è mica mezzanotte!…il coprifuoco non è ancora iniziato!” rispose scherzosamente Isabel.
“Sei sola?”
“Sì……volevo parlarti…se posso!?” chiese timorosa.
“Dai entra!” e con un gesto della mano la invitò ad accomodarsi.
“Stai bene? Hai una faccia!”
“Sto bene……sto bene…! Vuoi qualcosa? Che so una birra o qualcosa da mangiare?” disse subito il ragazzo a voler deviare il discorso su qualcos’altro.
“No…grazie, mi aspettano per cena!”
Mark andò in cucina a prendere una birra, per poter dar tregua alla sua gola secca e dalla cucina le disse:
“Spero che tu non sia venuta per parlarmi del concorso! Perché non ho proprio voglia di litigare con te!”
“Beh…veramente sì…i ragazzi hanno deciso di non partecipare più al concorso!” disse la ragazza sperando, che questo avesse fatto sentire Mark in colpa e gli avesse fatto cambiare idea…ma fu tempo perso.
“Ma non sono qui solo per questo….sono qui anche per parlarti…di una cosa un po’ delicata…”
“Di che si tratta?” chiese Mark uscendo dalla cucina sorseggiando la sua birra.
“Ecco…un po’ di tempo fa…ho parlato con Tess e…” la ragazza sembrò timorosa di continuare il suo pensiero, preoccupata della reazione di Mark, ma aveva deciso di affrontare quella sera quel determinato discorso, credendo che ci fosse una connessione tra le due cose.
“e…?” chiese Mark sedendosi sul divano di fronte a lei.
“…e…mi ha detto della tua ragazza!” disse tutto d’un fiato Isabel.
Lo sguardo di Mark, si fece improvvisamente scuro, ma il suo tono di voce nella risposta fu pacato:
“E ti avrà anche detto che non mi va di parlarne!”
“Sì…me l’ha detto!” disse abbassando lo sguardo.
“E allora cosa vuoi? Vuoi la conferma di quello che t’ha detto?” disse mentre sorseggiava un goccio di birra, “Sì, è vero…è morta! Sei contenta!? Adesso lo sai! Cos’altro vuoi?” rispose con una freddezza molto forzata.
“Vorrei poterti darti una mano! Tu ne sembri ossessionato, dovresti parlarne con qualcuno!” rispose decisa.
“Con chi? Con te? E a che scopo?
A questo punto il suo tono di voce iniziò ad essere tremolante e spazientito, e si iniziò ad alzare man a mano che andavano avanti nella discussione.
“Non per forza devi parlarne con me! Magari dovresti farlo con una persona esperta……che ti possa dare una mano…” non ebbe il tempo di finire, che Mark si alzò di scatto dal divano e si diresse verso la finestra, poi con uno sguardo quasi indiavolato si rivolse verso di lei:
“Isabel ti aveva chiesto……ti avevo pregato…di non farmi domande sulla mia vita! Ma tu no! Non hai resistito! Pensavo che almeno tu…mi avessi capito……ma mi sbagliavo…”
“Mark…io…” disse Isabel mentre cercò di spiegarsi.
“Mark…cosa? Mark…un corno! Che cosa pensi che sia? Un raffreddore?…che vai dal dottore, ti da un’aspirina e finisce lì!? Perché vuoi sapere del mio passato? Quello che hai davanti non ti basta? Pensi che una volta che saprai tutto, apparirò in un modo diverso ai tuoi occhi? Io sarò sempre lo stesso…nel bene e soprattutto nel male! Con i miei pregi e con i miei difetti……così……come mi hai conosciuto! O credi che scoprire determinate cose faccia cambiare l’opinione che si è fatti di una persona?” poi guardandola con un certo odio, ma soprattutto con rassegnazione disse: “Ma credo che sia proprio così! Puoi sforzarti quanto vuoi di essere un’altra persona, puoi cambiare vita, puoi cambiare nome, città……ma il tuo passato ti perseguiterà sempre…finché ci saranno persone che baderanno solo all’apparenza!” disse Mark che giratosi di spalle trattenne a stento le lacrime, anche se i suoi occhi lo ingannarono diventando di colpo lucidi.
“Non è questo! Io, come altre persone, ti voglio bene per quello che sei non per quello che sei stato o che sarai! Vorrei poterti aiutare….se tu mi dessi la possibilità di farlo!”
Le parole di Isabel, gli fecero male, e non volendosi far vedere in quel momento di fragilità, la mando via!
“Vattene” disse, sempre di spalle, indicando con il braccio teso, la porta.
“Mark……mi dispiace…” pronunciò la ragazza con voce tremula, impaurita dalla reazione del ragazzo. Non l’aveva mai visto così fuori di sé.
“VATTENE!” urlò nuovamente Mark.
Isabel, con le lacrime agli occhi, aprì la porta, e prima di richiuderla guardò per l’ultima volta l’amico. Rimase per qualche secondo con le spalle appoggiate a quella porta, si sentiva in colpa per averlo fatto soffrire, ma nello stesso momento si chiedeva cosa l’avesse spinta ad entrare così prepotentemente nella vita di Mark!
Lei che era stata sempre fredda e scostante con tutti, lei che non aveva mai avuto bisogno dell’aiuto di nessuno se non di quello di Max e Michael, lei che tra i “quattro” era all’apparenza la più forte……aveva bisogno di sentirsi importante per Mark, aveva bisogno di avere la sua fiducia……stava forse iniziando a provare quel qualcosa che andava oltre l’amicizia……oltre l’affetto? Si sentiva forse per la prima volta davvero una ragazza come le altre……un essere umano! A quella sensazione scappò via lungo le scale ed uscendo dal portone di corsa si diresse verso la sua macchina.
Non appena sentì chiudersi la porta alle sue spalle, Mark cadde in ginocchio e con i pugni chiusi cercò sostegno sul pavimento. Era rimasto deluso dall’atteggiamento di Isabel, seppur sapeva che la ragazza l’aveva fatto per il suo bene. Con tutta la forza strinse gli occhi, per non far scendere nemmeno una lacrima…ma non ci riuscì! I ricordi erano troppo forti, quel piccolo dolorino al cuore che ogni tanto sentiva quando pensava al passato, divenne improvvisamente insopportabile……ed una lacrima gli attraversò il viso, scendendo lungo la guancia e cadendogli sulla mano sinistra.
Si alzò, andò davanti allo specchio e osservò la sottile linea che aveva lasciato la lacrima sul suo viso, non capiva il perché di quella lacrima, fino ad allora era riuscito a tenersi tutto dentro con un’incredibile forza di volontà! Quella lacrima lo fece sentire più debole, più vulnerabile al mondo, aveva paura di asciugarla, per evitare che ne scendesse una seconda e poi una terza…resto lì a fissarla per un po’….aspettando che si asciugasse da sola…poi si decise e con la manica della camicia si asciugò gli occhi, e li ristrinse forte, per fermare di nuovo le lacrime. Li strinse così forte, che all’improvviso, vide Isabel davanti a lui, mentre alle sue spalle qualcuno la prendeva con la forza, e mettendole la mano davanti la bocca la strapparono dalla sua automobile. Spalancò gli occhi, gli mancò per qualche secondo il fiato, subito schizzò fuori dal bagno ed uscendo da casa, fece i due piani di scale in un batter d’occhio, uscì dal portone, si fermò per mettere a fuoco la strada, vide in lontananza la macchina di Isabel con lo sportello aperto, e più indietro due uomini, uno che indossava un cappotto lungo e l’altro che indossava una giacca a vento, che di peso stavano portando via la ragazza. Riprese a correre a perdifiato, Isabel vedendolo con la coda dell’occhio, iniziò a dimenarsi, a scalciare, tanto che uno dei due balordi dovette lasciare la presa a causa di un calcione in faccia. Ma nonostante Isabel, adesso avesse le gambe a terra, non poté far molto con l’altro, la sua forza era superiore a quella della ragazza, che nonostante ciò continuava a dimenarsi. Mark raggiunse Isabel, e con un pugno in pieno viso colpì l’uomo, che mollò la presa a causa della violenza del colpo ricevuto. Isabel cadde a terra, mentre l’altro uomo che era stato colpito in precedenza da Isabel aveva preso alle spalle Mark, bloccandolo con una presa stretta.
“Porta via la ragazza! Muoviti!” disse l’uomo col cappotto lungo, che aveva bloccato Mark.
L’altro uomo prese di nuovo Isabel, che confusa e un po’ stordita dalla caduta, era ancora per terra, e si allontanò trascinandola via. Nel frattempo Isabel riuscì a guardare il volto dell’uomo che tratteneva Mark, anche se non aveva nulla che potesse attirare la sua attenzione.
“NO!……è di nuovo come allora! Non permetterò che accada di nuovo!” urlò Mark guardando in direzione di Isabel.
Il ragazzo come indemoniato cercò di liberarsi dalla presa, e non riuscendovi diede una testata violentissima all’indietro spaccando il setto nasale dell’uomo che sanguinante però continuava a tenerlo ancora stretto. Allora prese slancio vicino ad una fiancata di una macchina, e andando verso l’indietro fece sbattere violentemente la schiena dell’uomo contro un palo della luce. L’uomo mollò un po’ la presa e fu allora che Mark ne approfittò! Iniziò a dare gomitate e a muoversi con più forza. Diede una due…tre gomitate e la presa si sciolse, si girò di scatto verso l’uomo che nel frattempo si era chinato a causa del dolore, e dopo avergli dato un paio di pugni in pieno viso, gli mise le mani dietro la nuca e con violenza portò il volto sanguinante dell’uomo all’altezza del ginocchio, dandogli una violentissima ginocchiata facendolo cadere al suolo privo di sensi. Subito corse verso Isabel, che nel frattempo era stata trascinata in mezzo alla strada, Mark da lontano vide mettersi in moto una macchina, ad un cenno dell’uomo. L’uomo non si accorse dell’arrivo di Mark, che lo travolse completamente, lasciandolo cadere nuovamente al suolo, Isabel si liberò dalla morsa e cercò riparo tra due auto parcheggiate.
“Tutto bene?” chiese Mark con respiro affannato, avvicinandosi ad Isabel.
Isabel impaurita fece cenno di sì con la testa.
“Bene……via di qui!” e fece per alzarsi quando l’uomo con la giacca a vento, si lanciò contro di lui facendolo sbattere con la testa contro il faro di una delle macchine parcheggiate, gli diede anche un calcio allo stomaco facendolo cadere ai piedi di Isabel.
Isabel urlò il nome di Mark, il quale sentendola urlare, si alzò più in fretta che poteva e si frappose tra lei è l’uomo.
“Sei cocciuto ragazzo!” esclamò l’uomo.
“Puoi scommetterci!” gli rispose subito Mark affannosamente.
L’uomo lo colpì violentemente al volto con il manico della pistola che nel frattempo aveva preso dal foderino sotto il braccio sinistro. Il labbro di Mark, iniziò a sanguinare, e d’istinto si avventò contro l’uomo!
“NO! Mark…” urlò Isabel con tutta la forza che aveva in corpo, terrorizzata dall’idea che quell’uomo gli potesse sparare. In quello stesso istante che urlò, guardò fisso in faccia l’uomo che aveva colpito Mark, la sua attenzione stavolta ebbe un appiglio! Infatti l’uomo aveva sullo zigomo destro una cicatrice che era messo in risalto dal fatto che il sangue dovuto al colpo subito al volto da Mark aveva trovato un insenatura in cui essere accolto, come l’acqua accolta nel letto di un fiume.
L’uomo non ebbe il tempo di sparare, Mark come una belva feroce si avventò su di lui, e con due pugni portati in rapida sequenza, allo stomaco, e con un calcio secco alle caviglie dell’uomo, lo atterrò facendogli cadere la pistola di mano. Nonostante fosse ormai a terra, Mark continuò a colpirlo ripetutamente con calci allo stomaco, al volto, alla schiena! L’uomo era ormai a terra privo di forze, ma nonostante ciò Mark non cessava di colpirlo!
“Mark fermati!” disse Isabel che nel frattempo si era alzata ed era uscita dal piccolo riparo che si era trovata.
“Mark…Mark…fermati! Mark finirai per ucciderlo!” ripeté inutilmente la ragazza che si appoggiò ad una macchina.
“MARK……” gridò Isabel prima di cadere in ginocchio in lacrime, “…FERMATI……ti prego!”.
Sentendo la ragazza piangere Mark, si fermò di colpo, e dopo aver rivolto uno sguardo fugace all’uomo per terra, vedendo il suo volto ricoperto di sangue, si girò verso la ragazza.

Intanto la macchina che in lontananza si era messo in moto ad un cenno dell’uomo, era arrivato quasi nei pressi dello “scontro”, e Mark vide che si stava dirigendo non verso di lui, ma verso Isabel.
“Isabel……via di lì presto!”
La ragazza ancora inginocchiata, non capì quello che stava succedendo! La macchina accelerò d’improvviso nella sua direzione! Mark urlando il suo nome corse verso di lei e vedendo di essere in ritardo rispetto la macchina, fece un salto in direzione della ragazza, e prendendola tra le sue braccia con la mano destra le coprì la testa con l’altra la tenne stretta a se. Mark cadde per primo contro il marciapiede, facendo da scudo con il corpo ad Isabel, l’auto, intanto andò a sbattere contro le auto parcheggiate senza però riuscire a colpire i due ragazzi. Fece allora marcia indietro e dopo aver recuperato l’uomo con la giacca a vento, si diresse velocemente verso l’altro uomo, e dopo che quest’ultimo fu salito, scomparve svoltando nella prima traversa sulla destra.
Isabel si alzò lentamente e vedendo che il pericolo era passato, si volse verso Mark, per avvertirlo dello scampato pericolo, ma quando si girò si accorse che l’amico era privo di sensi e che nella caduta aveva sbattuto con la testa, da cui fuoriusciva del sangue.
“Mark, è tutto finito! Mark mi senti? Mark……”
Presa dal panico, vedendo che Mark non le rispondeva, Isabel poggiò la sua mano sulla testa del ragazzo, e la iniziò ad illuminare di una luce bianca, ma subito dovette fermarsi per il sopraggiungere di altre persone richiamate dal frastuono dell’incidente.
“Cosa è successo?”, “Chiamate un ambulanza!”, “Tutto bene ragazzi?”
Queste furono le prime cose che le persone dissero a Isabel che presa dal panico nemmeno li sentiva! Isabel si inginocchiò vicino al suo amico e cerco di tenerlo su, facendolo appoggiare alla sua spalla e lo abbracciò allo stesso modo di come una madre tiene il suo bimbo appena nato. Cercò invano di chiamarlo, di fargli riprendere i sensi…ma fu tutto inutile! Poggiò la sua mano sinistra sul capo del ragazzo cercando di porre un freno all’uscita del sangue. Ma non ci riusciva, il sangue continuava ad uscire senza tregua…come d’altronde il suo pianto.

Intanto a casa Evans, i genitori di Isabel erano preoccupati dal ritardo della ragazza, e lo stesso era per Max e Tess, che telefonarono invano ad Alex sperando che la ragazza fosse con lui.
“Vado a cercarla!” disse Max prendendo le chiavi della jeep e avviandosi verso la porta.
“No, aspetta!” lo fermò Tess, “potrebbe essere al Crashdown con gli altri!”.
“No! A quest’ora il Crashdown è chiuso! Dovresti saperlo! Deve essere successo qualcosa di grave!” disse a bassa voce Max, non volendo farsi sentire dai genitori.
“Cosa vuoi dire? Che intendi per grave?” chiese Tess con una certa preoccupazione.
“Non lo so! Ma ho un brutto presentimento!”
“Proviamo a telefonare a Michael e agli altri!”
“Ok, io chiamo Liz e Maria, tu chiama Michael e Mark!” detto questo prese il telefono e telefono alle due ragazze.
Lo stesso fece Tess col cellulare.
“Allora?” chiese Max con una certa ansia.
“Michael non l’ha vista tutto il pomeriggio! E Mark non risponde! A te?” esclamò Tess, mentre ancora provava a telefonare a casa di Mark.
“Niente! Neanche Liz e Maria l’hanno vista oggi pomeriggio!”
“Potrebbe essere con Mark, visto che non risponde!”
“Potrebbe……ma se fosse così avrebbe avvisato!” disse Max fermandosi un po’ a pensare, “e se l’avrebbe presa qualcuno dell’FBI?” avanzò preoccupato Max.
“Ho deciso! Esco a cercarla!” ma mentre stava per uscire suonò il telefono, Max corse a rispondere:
“Pronto!”
“Max…”
“Isabel…dove sei?”
“Sono in ospedale! Mi hanno aggredita e Mark……” e qui scoppiò a piangere.
“Cos’è successo Isabel?” chiese prontamente Max preoccupato dal pianto della sorella.
“Mark…sanguinava. Non si svegliava…” e le sue parole furono di nuovo interrotte dal pianto.
“Isabel, veniamo subito! Non far nulla! Intesi?” disse Max, preoccupato oltre che per quello che le aveva detto la sorella, anche dal fatto che lei potesse usare il suo potere.
“Che cos’ha detto Max?” chiese la madre che intanto, insieme al padre e a Tess erano dietro di lui.
“Nulla mamma, tutto bene! Mark, ha avuto un incidente e Isabel l’ha accompagnato in ospedale! Lei sta bene!”
Tutti tirarono un sospiro di sollievo.
“E Mark?” chiese subito dopo una Tess molto preoccupata.
“Non lo so! Ha detto che sanguinava, e che non si svegliava…”
“Oh mio Dio!” esclamò Tess portandosi una mano alla bocca.
“Andiamo subito in ospedale!” esclamò Max.
Tess gli disse di sì con un cenno della testa.
“Veniamo anche noi!” disse la signora Evans.
“No, mamma! Non ce n’è bisogno! Isabel sta bene! Andiamo solo a prenderla!”.
Detto questo lui e Tess uscirono di corsa, ed appena entrati in macchina, Tess gli chiese cosa gli aveva detto esattamente Isabel. Capendo che quello che aveva detto ai suoi genitori non era tutto vero, e che lo aveva fatto per tranquillizzarli.
“Cosa è successo veramente Max?”
“Isabel mi ha detto che è stata aggredita! Poi non è stata molto chiara, piangeva…ho solo capito che Mark sanguinava e che non si svegliava…” affermò un preoccupato Max.
“Oh mio Dio! Chi può essere stato?”
“Non lo so! Ma adesso sbrighiamoci! Chiama gli altri e digli di raggiungerci all’ospedale!”
“Ok…”

Giunti all’ospedale, chiesero informazioni alla reception:
“Buonasera, cerchiamo il signor Willis, è stato ricoverato qui poco fa!” chiese con una certa preoccupazione Max.
“Sì…è ancora al pronto soccorso! In fondo al corridoio a sinistra!”
“Grazie!” e di corsa si diresse verso il pronto soccorso con Tess che lo seguiva come un’ombra.
Entrati nella sala d’attesa del pronto soccorso, videro Isabel seduta in fondo alla stanza con lo sguardo fisso al pavimento, e le corsero incontro.
“Isabel…come stai?” chiese con ansia Max accovacciatosi davanti a lei mentre Tess le se era seduta di fianco.
“Isabel…” disse il ragazzo scotendola delicatamente, non avendo nessuna risposta.
La ragazza sembrò risvegliarsi da uno stato di torpore, e senza dire nemmeno una parola abbracciò forte il fratello e scoppiò a piangere.
Tess si spaventò dall’atteggiamento dell’amica, subito penso che fosse successo qualcosa di grave a Mark durante il periodo tra la telefonata e l’arrivo in ospedale, e poggiando dolcemente la sua mano sulla spalla di Isabel, le chiese con un filo di voce:
“Isabel……Mark? Sarà…mica…m…” ma non ebbe il coraggio di finire di formulare la sua domanda, mentre anche a lei stava scendendo qualche lacrima.
“Isabel, calmati! Siamo qui noi adesso! Va tutto bene!” disse Max cercando di calmarla, “non piangere…dimmi…come sta Mark?” le chiese con uno sguardo interrogativo e con la fronte corrugata.
Isabel prese fiato, e cercando di non piangere gli rispose:
“…non lo so! E da mezz’ora che è lì dentro……” qui si morse il labbro e cercò di continuare, “…quando siamo arrivati respirava a fatica! Ha perso molto sangue…” disse guardandosi le mani ancora sporche di sangue e scoppiando di nuovo a piangere.
“Ok, calmati! Andrà tutto bene, vedrai che tra un po’ uscirà sorridendo da la dentro! Calmati!” le disse Max dandole un bacio sulla fronte e stringendola forte a se, mentre Isabel continuava a piangere.
“Tess…vedi se qualcuno ti dice qualcosa!” disse Max volgendosi verso la ragazza.
Tess gli disse di sì con un cenno della testa, e asciugandosi le lacrime, andò in cerca di un infermiere cui chiedere informazioni.
“E’ tutta colpa mia……” diceva intanto Isabel tra un singhiozzo e l’altro, “…è tutta colpa mia…”
“No! Non è colpa tua!” le disse con tono affettuoso e rassicurante Max, “che cos’è successo? Ti va di parlarne?” le chiese Max.
“…ero andata a casa sua per parlargli…… e quando sono andata via, qualcuno m’ha preso alle spalle vicino la macchina……Mark, è intervenuto e a cercato di liberarmi…e quando una macchina mi stava investendo……lui mi ha salvato…” e qui scoppiò a piangere riuscendo a stento a respirare. “Avrei voluto aiutarlo……ma era arrivata della gente e non ho potuto usare……”
“Shh…shh…shh” bisbigliò Max, per farla calmare. Non ebbe il coraggio di dirle che aveva fatto bene a non usare il suo potere, almeno non in quel momento.
“Non ne parliamo più! Ne riparleremo quando sarai più calma, ok?” le chiese Max guardandola negli occhi e lei trattenendo per un momento le lacrime gli fece cenno di sì con la testa.
Intanto Tess aveva chiesto ad un’infermiera notizie di Mark.
“Non possiamo ancora fare alcuna diagnosi. I medici lo stanno ancora visitando…” si limitò a dire l’infermiera, lasciando spazio a tanti dubbi e paure nella testa della ragazza.
“Come sta Isabel?” chiese una voce ferma e decisa alle spalle della ragazza, che saltò dalla paura essendo soprapensiero.
“Michael……? Mi hai fatto paura!” esclamò Tess portandosi la mano al petto quasi a voler fermare il cuore, “Isabel sta bene! È ancora sotto shock, ma sta benone! Invece Mark……”
“Dov’è?” chiese il ragazzo interrompendo l’amica, mostrando di non aver alcun interesse per le sorti di Mark.
Tess se ne accorse, ma non volendo essere dura con lui in quel particolare momento avendo altro cui pensare, gli indicò con un cenno della mano, senza nemmeno parlare, la porta della sala d’attesa.
Michael senza dir nulla si voltò e si diresse verso la sala d’attesa, mentre Tess lo osservava con un po’ di stizza.
Entrato nella sala d’attesa, vide Isabel tra le braccia di Max e avvicinatosi vide Max che si fece da parte senza nemmeno guardarlo o dirgli una parola.
“Isabel come stai?” chiese lui inginocchiandosi davanti a lei e prendendo le sue mani tra le sue.
“Sto bene…” rispose la ragazza con un filo di voce, “…Mark…invece…”.
“L’importante è che stai bene!” esclamò Michael ancora una volta senza nemmeno preoccuparsi delle condizioni di Mark. A quell’atteggiamento Max scosse la testa e si girò di spalle guardando fuori la finestra ed osservando di tanto in tanto le immagini riflesse nel vetro di Michael ed Isabel.
Anche Isabel s’accorse del fatto che Michael di tutto si fosse preoccupato, tranne di chiedere o sapere come stesse il ragazzo.
Nel frattempo giunsero anche Alex, Liz e Maria.
Alex si sedette subito vicino ad Isabel, e senza chiederle nulla vedendola completamente sconvolta, la abbracciò e lei appoggiò la testa sulla spalla del ragazzo.
Liz insieme a Maria andò subito vicino Max e Tess per capire cosa fosse successo.
“Cos’è successo?”
“Non lo so di preciso Liz. Isabel è sconvolta, a cercato di spiegarmi ma non ho capito molto. È stata aggredita e Mark ha cercato di aiutarla prima di essere investito…o qualcosa del genere…” disse il ragazzo con lo sguardo fisso e preoccupato verso la sorella.
“E Mark?”
“E’ ancora al pronto soccorso, ancora non c’hanno detto nulla!” rispose Tess.
Maria intanto stava osservando Michael, che si era messo al lato opposto della sala dove erano loro, dopo l’arrivo di tutti, da dove poteva scrutare tutti. Avrebbe voluto andargli vicino, parlargli, non gli parlava dalla sera in cui ci fu la discussione tra lui e Max, ma sapeva che aveva sbagliato…ed in un certo senso doveva capirlo e pagarne le conseguenze…anche se le faceva male pensare queste cose.
Dopo una decina di minuti giunse nella sala il dottore che aveva visitato Mark. Non appena entrò tutti gli furono intorno aspettando di avere notizie, tranne Michael che appena entrò il dottore uscì dalla sala. Nessuno se né accorse…o nessuno volle accorgersene…tranne ovviamente Maria che non aveva per un attimo tolto lo sguardo dal ragazzo sperando che lui l’avesse almeno notata.
“C’è qualche parente?” chiese il dottore dando un’ultima occhiata alla cartella.
Inizialmente nessuno rispose, poi si sentì:
“Sì, io sono la sorella…”
Era Tess, che subito immaginò che se le cose erano gravi il dottore non avrebbe parlato se non con un familiare.
Tutti fecero finta di niente per non far capire al dottore che la ragazza stesse dicendogli il falso.
“Signorina, suo fratello ha riportato una forte lussazione alla spalla destra, una contusione al labbro da cui ha perso molto sangue, per questo abbiamo dovuto fargli una trasfusione! Inoltre ha avuto una forte emorragia a causa di una contusione alla testa, che siamo riusciti fortunatamente ad arginare. Ho fatto ripetere le radiografie per sicurezza, gliele stanno facendo in questo momento, ma è solo per scrupolo prima di emettere una diagnosi definitiva!” disse il dottore nel silenzio totale.
“Per scrupolo? Cosa vuol dire?” chiese Tess che a stento stava riuscendo a mantenere le lacrime.
“Voglio dire che le condizioni di suo fratello non lasciano molto speranze, il cervello è rimasto senza ossigeno, probabilmente per un tempo che varia tra i due e tre minuti, che sembrano pochi ma in realtà sono un infinità…in special modo per un organo estremamente delicato come il cervello. E quindi non posso escludere…”
“Dottore le radiografie sono pronte! Venga!” disse un infermiere che nel frattempo era entrato nella sala d’attesa per avvisare il dottore che le seconde radiografie di Mark erano pronte.
“Vengo subito!”
“Dottore?…Mark è grave?” chiese Isabel cercando di trovare la forza per resistere ad un’eventuale risposta positiva.
“Abbastanza! Adesso è in coma!” disse freddamente il dottore, con l’aria di chi aveva ormai fatto l’abitudine a dire quelle cose.
“O Dio…” esclamò Isabel non riuscendo a trattenere il pianto, mentre Alex la accompagnò a sedersi.
“Mi dispiace……” aggiunse il dottore, capendo di essere stato troppo “duro”, “Se qualcuno di voi viene con me possiamo guardare insieme le radiografie. Inoltre signorina, le consiglio di chiamare……i vostri genitori!”
Dopo essersi scambiato uno sguardo tra di loro, Max e Tess decisero di andare con il dottore mentre gli altri avrebbero aspettato lì nella sala.

Uscendo dalla sala lo sguardo di Max si incrociò con quello di Michael che era rimasto fuori la porta ad ascoltare quello che aveva detto il dottore.
Giunti nell’ufficio del dottore, quest’ultimo subito espose le radiografie su di un quadrato luminoso, e gli diede uno sguardo. Lo stesso fecero anche Tess e Max ma non capendoci molto.
“Allora dottore?” chiese con ansia Max.
“E’ come pensavo!” rispose seccamente il medico.
“La scatola cranica si è leggermente spaccata nella zona della sutura lamboidea che unisce l’osso parietale all’osso occipitale” disse indicando con la penna la zona interessata, sulle tre radiografie, una presa dall’alto e le altre presa dai due lati del cranio.
“E seppur leggera, è bastato per causare una rottura…profonda delle parti sottostanti che oltre a portare una forte emorragia ha anche fatto pressione sulla zona psicomotoria ed in parte anche sulla zona motoria…… Finché l’ematoma non si sarà almeno in piccola parte assorbito, non potremo fare una diagnosi definitiva. Inoltre ha perso molto sangue!”
“Cosa vuol dire questo, dottore?” chiese Tess capendo dalle parole del dottore che la situazione era grave.
“Questo vuol dire che quasi sicuramente, nella più rosea delle ipotesi……se Mark si risveglierà dal coma avrà notevoli difficoltà motorie dal tronco in giù! Anche se è presto per dirlo perché ancora non sappiamo per quanto tempo il cervello è rimasto senza ossigeno!”
Tess fece come per trattenere il respiro, sperando che tutto fosse un brutto sogno, ma si rese presto conto che era tutto vero, e appoggiatasi a Max, iniziò a piangere.
“Non potete……operarlo?” chiese Max.
“Dovremo farlo! Almeno per rimuovere le parti lesionate della scatola cranica che stanno facendo pressione su alcune zone del cervello! Ma finché l’ematoma non si sarà almeno in parte riassorbito, non potremo intervenire! Rischieremo solo di causare un’altra emorragia!” rispose con sguardo perplesso il medico.
“Dobbiamo solo aspettare……e pregare!” disse il dottore con un aria già quasi rassegnata, “Vedete…il cervello è una delle zone più protette, ma è anche la più delicata del corpo umano! Anche se dovremo intervenire……dovremo stare molto attenti…e non è detto che le cose miglioreranno! Anche se il suo cervello resisterà, e sarà……diciamo curato……non tornerà più quello di una volta! Per ora il ragazzo non è in pericolo di vita…ma la situazione può precipitare in qualsiasi momento!”
“Ma comunque non possiamo non tentare, ho appena fatto chiamare uno dei migliori chirurgi d’America, è uno specialista! Sarà qui domani mattina, ascolteremo anche il suo parere e decideremo come e quando intervenire!”
“Possiamo…vederlo?” chiese Tess
“Non ancora! E meglio che andiate a casa per stasera! Lo vedrete domani mattina!” disse appoggiando la mano sulla spalla della ragazza, a volerle farle capire che le era vicino in quel momento terribile.
I ragazzi senza dire una parola tornarono dagli altri che, non appena li videro, gli andarono incontro, tra cui anche Michael.
“Allora?” chiese un impaziente Isabel, mentre con un fazzolettino si asciugava le lacrime.
Tess non ce la fece a rispondere, andando a cercare conforto tra le braccia di Alex che era stato messo in disparte in quel momento da Isabel.
“La situazione……non è delle migliori” disse Max, cercando di essere quanto più delicato possibile, “…il cranio a causa della caduta, ha avuto una piccola frattura, che ha portato ad una pressione di alcune zone del cervello. I medici non sanno ancora……se intervenire……e quando farlo. Stanno aspettando la consulenza di uno specialista…che arriverà domani mattina e poi decideranno sul da farsi.”
Max espose tutta la situazione, con gli occhi lucidi, sapendo che la situazione era molto grave, ma comunque preferì non dire delle eventuali conseguenze che quella situazione avrebbe potuto portare nel caso Mark, fosse uscito dal coma. Non lo fece per non far agitare ancora di più, la già sconvolta Isabel, ma la ragazza sospettò di qualcosa, ed iniziò a fargli altre domande.
“Max…c’è qualcos’altro che devi dirmi?”
“No……il dottore non ha voluto sbilanciarsi, vogliono aspettare lo specialista!” le disse con un sorriso rassicurante, “…e poi vedrai che andrà tutto bene, Mark è forte! Ce la farà!” disse sforzandosi non poco di essere ottimista.
Liz intanto lo guardava fisso, lo conosceva bene e sapeva riconoscere quando diceva la verità e quando invece stava mentendo, ma allo stesso modo lo conosceva, se non anche meglio, la sorella che capì che il fratello non le stava dicendo tutta la verità.
“Max, ti conosco troppo bene!…Non mi stai dicendo la verità!” disse la ragazza guardandolo fisso negli occhi.
“Ma che….dici Isabel!? La situazione è questa, dobbiamo solo aspettare che lo visiti lo specialista…” ma la sua faccia lo tradiva! Non aveva mai mentito alla sorella, e non avrebbe voluto farlo nemmeno in quel momento.
“Max……stai mentendo! Ti prego dimmi la verità……non ce la farà?” chiese Isabel quasi sul punto di piangere, “…ti prego! Non costringermi ad usare il mio potere per scoprire la verità!”.
A questo punto dopo la “minaccia” della sorella, Max abbassò lo sguardo e seppur soffrendo si decise a dire la verità alla sorella. Le andò vicino, e stringendo le mani della ragazza alle sue le spiegò tutto.
“Isabel……Mark…è grave! Per ora non è in pericolo di vita! Ma i medici non escludono che la situazione possa peggiorare! Il suo cervello è rimasto……senza ossigeno per troppo tempo…e questo, anche se Mark si risvegliasse dal coma,……causerà…notevoli danni al cervello!” le disse Max alternando a sguardi bassi, occhiate di tenerezza.
“Che tipo di danni?”
“Nella…più rosea delle……ipotesi……avrà problemi motori…dal tronco in giù!”
Isabel iniziò a piangere, e singhiozzando chiese al fratello:
“…e se…andasse……male?”
Max rispose di no facendo cenno con la testa, a volerle dire che se fosse andata male Mark sarebbe morto.
Isabel lanciò un grido di disperazione, accompagnato da un pianto ininterrotto, e si inginocchiò e dal pianto quasi non respirava più. Max si inginocchiò dinanzi a lei e l’abbracciò stretta a se.
Intanto nella stanza era piombato un silenzio, interrotto di tanto in tanto dal singhiozzo o dal pianto di qualcuna delle ragazze.
Liz andò subito vicino a Tess ed Alex, mentre Michael abbracciò forte a se Maria, che non appena fu tra la sue braccia scoppiò in un pianto liberatorio. Sia Liz che Maria in quel momento stavano pensando la stessa cosa, e cioè che al posto di Mark sarebbero potuti esserci o Max o Michael, forse egoisticamente, ma entrambe capivano…e provavano, lo stesso dolore di Isabel, a pensare a quella cosa, ma erano anche sollevate che non fosse capitato ai rispettivi ragazzi.
Tess non parlava, non riusciva a farlo, le lacrime avevano stravolto i suoi occhi azzurri con cui a causa delle lacrime a stento riusciva a vedere gli altri ragazzi.
Alex era altrettanto distrutto nel vedere Isabel in quelle condizioni.
“Max…noi possiamo…e dobbiamo salvarlo!” esclamò tutto d’un fiato Isabel interrompendo il suo pianto disperato e liberandosi dall’abbraccio del fratello.
“No…Isabel, non possiamo farlo! Se lo facessimo avremmo di nuovo tutto l’FBI addosso, e metteremo tutti noi, oltre che Nasedo, in pericolo! Lo sai meglio di me non possiamo farlo!” disse con decisione Max infrangendo così la speranza della sorella.
“No…ha ragione Isabel invece! Dobbiamo farlo!……non possiamo lasciare che muoia!” fece eco Tess strofinandosi gli occhi, per togliere le lacrime che le offuscavano la vista.
“…io sono pronta a prendermi tutte le responsabilità!” esclamò decisa Isabel alzandosi in piedi e guardando fisso negli occhi il fratello che la guardava mentre era ancora in ginocchio.
“Lo salverò……e se verrà l’FBI o chiunque a cercarmi……andrò con loro!” continuò la ragazza volgendo lo sguardo verso tutti i presenti, prima verso Max, poi Michael, Maria, Liz, Tess…ed infine Alex.
“Sei impazzita!” esclamò violentemente Michael.
“No……mai stata più sana di mente come in questo momento! E poi non è detto che ci verranno a cercare!” disse cercando di rafforzare la sua idea.
“Vedendo l’impronta argentata e sapendo che lui era un nostro amico quando pensi che ci metteranno a fare uno più uno? È assurdo! È una pazzia…non ti permetterò di farlo!” esclamò Michael imponendo la sua idea agli altri.
“Tu puoi fare quello che vuoi, ma ormai ho deciso!” affermò Isabel con una freddezza e un distacco che non traspariva solo dalla voce, ma anche e soprattutto dagli occhi, che continuavano a fissare il vuoto.
“Ha ragione! Anch’io sono pronta a sacrificarmi! Io sono con lei in tutto e per tutto!” le fece nuovamente eco Tess.
“No…Tess! Lo farò da sola! E da sola…mi prenderò le responsabilità! Sono io quella che deve la vita a Mark! Ed è colpa mia se è in quelle condizioni!”
“E’ vero gli devi la vita! Ma il suo sacrificio sarà inutile se l’FBI ti prenderà…e ci prenderà!” continuò Michael cercando di persuadere la ragazza dal suo folle pensiero.
“Calmatevi!” esclamò Max mentre si era alzato in piedi.
“Prima di tutto questo non è il posto adatto per parlarne! Seconda cosa……il capo sono io……e decido io cosa si deve fare!” esclamò con durezza Max, una durezza che non gli era consone, tutti ne rimasero sorpresi! Da quando erano venuti a conoscenza da Nasedo della verità e delle gerarchie nel gruppo, Max era la prima volta che faceva pesare l’aura del comando sugli altri…da vero capo! E gli sembrava assurdo usare quella parola con i suoi amici, lui aveva sempre pensato, anche dopo la scoperta delle loro origini, al detto “Tutti per uno, uno per tutti” per identificare le vere gerarchie del gruppo.
“Andiamo al vecchio lago! Lì parleremo…ed eventualmente decideremo cosa fare!”
“No Max, io ho gia deciso!” ribadì altrettanto decisa Isabel, “Andate via! Io resterò qui e farò quello che devo fare!”.
Liz, Maria e Alex ascoltavano ed osservavano tutto quello che stava succedendo, avrebbero voluto dire la loro, ma sapevano che era un problema che dovevano risolvere tra di loro.
Max si girò volgendo le spalle a Isabel e agli altri, guardò la sua mano destra, e questa improvvisamente s’illuminò, poi girandosi di colpo, la passo dolcemente sul viso di Isabel, che cadde al suolo priva di sensi.
Tutti rimasero nuovamente sorpresi dal nuovo atteggiamento di Max, il primo di loro che reagì fu Alex.
“Max, ma sei impazzito? Cosa le hai fatto?” chiese il ragazzo correndo verso Isabel e alzandole la testa.
“Ma cosa……?” esclamò Tess.
“Tess, non costringermi a farlo anche con te!” esclamò Max con fermezza verso l’amica, prima che lei potesse dir nulla, “Non le ho fatto nulla……l’ho solo addormentata! La sveglierò appena arriveremo al lago!”
Dopodiché Max si avvicinò alla sorella, e caricatala sulle spalle si avviò verso l’uscita senza dire una parola.
Era anche la prima volta che Max usasse il suo potere contro i suoi amici, e soprattutto contro la sorella, l’aveva fatto per evitare che Isabel facesse qualche sciocchezza, ma nonostante ciò sentiva un groppo alla gola, come se avesse fatto qualcosa di male e la sua coscienza glielo rinfacciasse.
Tutti lo seguirono in silenzio, i primi ad uscire furono Tess, con il viso ancora meravigliato, e Michael che aveva sulla faccia stampato un sorriso di compiacimento per il modo di fare deciso di Max, ed anche perché forse in assoluto per la prima volta, lui e Max la pensavano allo stesso modo! Max si era comportato allo stesso modo di come si sarebbe comportato Michael in quella situazione. In quel momento erano sulla stessa lunghezza d’onda.
Li seguirono anche Liz, Maria e Alex, tutti e tre non si capacitavano di quello che era, stava e probabilmente sarebbe successo. Quasi intimoriti salirono nella macchina di Maria solo loro tre, mentre gli altri quattro erano sulla jeep di Max.
Liz durante il tragitto, pensò e ripensò a quello che aveva detto e fatto Max, d’improvviso gli sembrava di non conoscere assolutamente una persona che fino a qualche ora prima credeva di conoscere come un libro aperto. Aveva paura del nuovo Max, e ancora una volta sentì il peso schiacciante del “destino” dei quattro.
“Povero Mark…” disse Maria distogliendo Liz dai quei pensieri poco felici.
“Già…” rispose Alex da dietro, “…non ho mai visto Isabel così distrutta ma allo stesso tempo così forte e decisa……non vorrei dirlo……ma mi ha fatto quasi paura!” esclamò il ragazzo.
“Lo stesso per me con Max!” gli fece eco Liz.
Maria invece stava in silenzio, era l’unica dei tre che aveva provato sempre quei sentimenti di amore misto a paura nei confronti di Michael. Michael del gruppo dei quattro era sempre stato così…misterioso, deciso……a volte anche spietato! Ma era di quello che si era innamorata, mentre forse Alex e Liz si erano innamorati di due “coperture” e solo adesso si rendevano conto di quanto fosse profonda la differenza tra di loro.

Sulla jeep di Max, nessuno parlava! Michael aveva ancora un atteggiamento di ostinato orgoglio nei confronti dell’amico dopo la discussione di qualche tempo prima, mentre Tess, seduta dietro insieme a Isabel, la osservava con affetto, resasi conto che il legame che univa la ragazza a Mark si fosse improvvisamente rafforzato. Ma pensava anche all’atteggiamento di Max, ed in cuor suo si era accesa una piccola fiamma, che le aveva fatto sperare che Max si stesse rassegnando al suo destino…… e che lei avesse avuto ancora speranze di essere la sua promessa sposa.
Max invece pensava a cosa fare, voleva salvare l’amico ma sapeva che facendolo avrebbe messo in pericolo la loro vita! Inoltre pensava a chi e perché, aveva aggredito Isabel.
Comunque tra un pensiero e l’altro tutti arrivarono al vecchio lago, appena scesi dalle auto, Max ripassò nuovamente la sua mano dolcemente sul viso di Isabel, che subito riprese conoscenza, per poi mettersi in disparte appoggiato alla sua jeep. Non avrebbe mai voluto usare il suo potere contro la sorella, ed il senso di colpa era molto forte.
“Dove sono?” chiese sorpresa Isabel.
“Siamo al vecchio lago…” le disse con pacatezza Tess.
“Al vecchio lago?” poi fece mente locale per cercare di ricordare cosa fosse successo, e guardando verso Max, esclamò con aria impaurita:
“Tu hai usato il tuo potere contro di me!” puntando il dito contro il fratello, “…come…hai potuto?”
“Mi dispiace! Ma non mi hai lasciato altra scelta!” rispose a sguardo basso Max.
“Perché siamo qui?” chiese Isabel molto spazientita.
“Perché dobbiamo parlare!” esclamò Michael.
"E di cosa? Io ho già deciso!” e fece per girarsi ed andare verso la macchina di Maria.
“Aspetta!” le impose Michael prendendola con violenza per il braccio.
“Lasciami!” gli rispose decisa la ragazza, lanciandogli uno sguardo di odio.
“Sarai contento di vedere Mark in quelle condizioni! Adesso non potrà più darti fastidio eh?”
“Ma cosa stai dicendo! A me dispiace per lui! Ma questo non vuol dire che metterò la mia vita in pericolo per salvare la sua!”
“Mi dispiace per lui?” ripeté in senso ironico Isabel, “…e fammi sentire…di cosa ti dispiace? Che non sia morto ancora? O che non è morto prima? Ma va bene….non c’è problema, ne troviamo qualcun altro, no?” esclamò Isabel con odio e disprezzo verso Michael.
Liberatasi con violenza dalla presa del ragazzo, continuò nel suo sfogo:
“Se ci fossi stata io al suo posto, in quel letto d’ospedale, nelle sue stesse condizioni? Tu cosa avresti fatto?  Mi avresti lasciata morire? Non credo!……ebbene avrei fatto lo stesso se ci fossi stato tu senza pensare minimamente a quello sarebbe potuto succedere! Ma per te il problema non è perché lo fai……ma per chi lo fai!”
“Ma cosa stai dicendo……”
“Sto dicendo che tu non riesci a provare sentimenti! Per te esiste solo tu, e ancora e sempre e solo tu! Gli altri sono solo comparse nella tua vita………oggetti da usare e buttare via! Te ne frega se il tuo comportamento fa star male chi ti sta intorno! Perché preoccuparsi? Perché mettere in pericolo la propria vita per degli esseri umani? Ma che bravo! Nasedo sarà orgoglioso di te!” replicò duramente Isabel, mentre iniziava a scenderle qualche lacrima dagli occhi. Tutti ascoltavano in silenzio, in special modo Michael sentendo la veemenza e l’odio nelle parole di Isabel.
“Isabel…stai esagerando!” la richiamò con durezza Max.
“Max, tu è meglio che non parli! Nessuno più di te dovrebbe capire quello che io provo in questo momento! Tu con Liz cosa hai fatto? Tu l’hai salvata al Crashdown, e non hai pensato alle conseguenze che il tuo gesto avrebbe portato! Lì è iniziato tutto questo! E adesso cosa vuoi?……vuoi che io faccia morire la persona che è in quelle condizioni per avermi salvato! Non puoi chiedermi una cosa del genere! Non hai il diritto di farlo!”
“Hai ragione! Scusami! È vero il mio gesto impulsivo è stato l’inizio di tutto questo……ma ti prego……non fare in modo che il tuo……sia invece la fine di tutto! Ti prego……”
“No! Non ci provare! È facile scaricare adesso tutta la responsabilità su di me……ma sai benissimo che non è così!
“Isabel lo so! Ma adesso noi non dobbiamo solo pensare all’incolumità di noi quattro, ma anche di tutte le persone che abbiamo intorno! Abbiamo la responsabilità di proteggerli: gli Evans, Liz, Maria, Alex, lo sceriffo Valenti, Kile…il nostro popolo…i nostri veri genitori! Il loro destino dipende tutto da noi! Se noi sbagliamo saranno loro che ne pagheranno le conseguenze! E mi dispiace dirlo……mi fa male anche solo pensarlo…ma rispetto a tutte le vite che ci sono in gioco……la vita di una sola persona, è un sacrificio che tutto sommato si può sopportare!”
“Il fine giustifica i mezzi, vero Max? Ti sei calato alla perfezione nel ruolo del capo! Allora un’ultima cosa e voglio che tu sia sincero con me, come non lo sei mai stato prima! Se al posto di Mark, in questo momento ci fosse stata Liz……tu cos’avresti fatto? L’avresti lasciata morire per raggiungere il tuo nobile fine?”.
La domanda di Isabel dettata dal dolore, fu spietata e diretta, Max restò in silenzio per qualche istante, osservò più volte Liz, che a sua volta gli ricambiava lo sguardo con i suoi occhi lucidi, dovuti alle parole di Isabel…ed a quelle di Max.
“Sì! L’avrei lasciata morire!” rispose con freddezza e distacco il ragazzo, interrompendo di colpo il suo silenzio.
La risposta secca e decisa di Max, fu come una pugnalata al cuore per Liz. Lei credeva che il ragazzo avesse risposto di no, credeva che il suo amore per lei gli avesse fatto per un attimo abbandonare la ragione per cullarsi in un sogno……ma così non fu! Di colpo tutte le sue certezze svanirono, dalla mente di Liz si cancellarono d’un colpo tutti i momenti felici che avevano passato insieme, ed una sola cosa rimase: quel “Sì l’avrei lasciata morire!”.
Tra di loro fu come se la terra che avevano sotto i piedi si fosse spaccata, creando una voragine tra loro, lasciandoli uno su di una parte e uno sull’altra, e li avesse allontanati per sempre.
Anche Isabel fu sorpresa dalla risposta del fratello, rimase senza parole, poté solo osservare quello che stava succedendo intorno a se. Liz senza dir nulla con le lacrime agli occhi, scappò in macchina e Maria spinta da un desiderio autolesionista di sapere, chiese a Michael:
“E tu? Cosa avresti fatto se in quelle condizioni ci fossi stata io?”
“Avrei fatto la stessa cosa!” rispose freddamente Michael senza rivolgerle nemmeno lo sguardo.
“Bastardo!” esclamò Maria che trascinando con se Alex salì in macchina ed andò via.
L’unica soddisfatta di quella situazione era Tess, che vedeva materializzarsi il suo sogno di diventare la sposa di Max e di far ritorno sul loro pianeta.

Dopo quella notte i giorni passarono in fretta e quasi tutti allo stesso modo, Isabel si era ormai rassegnata a dover perdere Mark, che continuava a versare in condizioni gravissime, ormai i medici aspettavano solo che giungesse il suo momento.
Liz, Maria ed Alex non incontrarono più i “quattro”, ed andavano in ospedale da Mark, solo quando erano sicuri di non incontrarli.
Si era creata una situazione irreale, quello che una volta era un gruppo affiatato adesso non si volgeva nemmeno più uno sguardo, e Tess era finalmente riuscita a convincere Max, Michael ed Isabel a tornare sul loro pianeta.
I ragazzi si misero alla ricerca dell’astronave che si era schiantata in quel lontano 3 luglio 1947 con la speranza che non fosse troppo danneggiata per tornare indietro.
I “quattro” riuscirono a trovarla, ed in poco più di tre settimane riuscirono a ripararla anche grazie all’aiuto di Nasedo, che era pronto per ripartire con loro.

Il giorno prima della data stabilita per la partenza, Isabel andò in ospedale per salutare per l’ultima volta Mark.
“Ciao Mark……sono venuta a salutarti! Domani partirò insieme a Tess, Max e Michael……e non torneremo più…” qui si interruppe, “……credevo che questo momento non sarebbe mai arrivato……ed invece eccomi qui!” disse prendendo la mano del ragazzo e appoggiandosi con la sua guancia sopra. Rimase così per un po’ finche non si addormentò!

….CONTINUA?

Scritta da Maurizio


Torna all'indice delle Fanfiction

Torna a Roswell.it