Roswell.it - Fanfiction

UN REGALO IMPEGNATIVO


Riassunto: Maria coglie l’occasione di una cena romantica con Michael per rivelargli il regalo di Liz.

Data di stesura: dal 23 febbraio al 2 marzo 2003.

Valutazione: adatto a tutti

Diritti: Tutti i diritti dei personaggi appartengono alla WB e alla UPN, e il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è ellis@roswellit.zzn.com


Aveva piovuto per buona parte del pomeriggio ma poi il vento aveva spazzato via le nuvole ed ora il cielo era di nuovo limpido. Il sole basso all’orizzonte stava creando una tavolozza dai mille colori, blu, viola, rosso, arancio, oro, e l’immensa distesa desertica che si stendeva su entrambi i lati della strada permetteva di godere di uno spettacolo assolutamente splendido.
Con la testa reclinata contro lo schienale della jeep Maria sorrise sognante. Il suo uomo dello spazio la stava portando a cena in un ristorante molto chic, ad Artesia, per festeggiare il prossimo arrivo del loro bambino. Volse un attimo lo sguardo verso il giovane intento alla guida. Era così bello, sexy, con quel completo scuro e la camicia bianca dal colletto alla coreana... La sera del ballo della scuola ne aveva indossato uno molto simile, e come allora il suo cuore batté forte al pensiero che quell’incredibile ragazzo avesse scelto di fare qualcosa di così estraneo alla sua natura per lei, solo per lei... Michael aveva abitualmente dei modi spicci, ruvidi, spesso mancava di tatto e non si faceva scrupolo ad agire d’impulso, ma sapeva anche farle venire le lacrime agli occhi per un’inaspettata parola dolce, per un’improvvisa dimostrazione d’affetto, ed era consapevole dei suoi costanti sforzi per smussare gli spigoli del suo carattere. Michael non sarebbe mai stato come Max, né lei voleva che lo diventasse. A lei piaceva così, con la sua maniera brusca di amarla, e non vedeva l’ora di mettergli tra le braccia il loro piccolino... Intanto, però, si sarebbe goduta quella fantastica serata a due... Cielo, quella era la prima volta che facevano un’uscita del genere!
Nonostante la strada fosse libera Michael guidava con particolare attenzione, volendo evitare qualsiasi sobbalzo che potesse dar noia a Maria. Lei gli aveva detto e ripetuto di sentirsi bene, di non aver più avuto nausee, ma le precauzioni non erano mai troppe, in quei casi! Dio, quanto era felice... Aveva al suo fianco quella strana ragazza che, dopo l’iniziale paura, aveva deciso che loro due dovevano formare una coppia, e presto gli avrebbe anche dato un figlio. Sì, decisamente quella era la sua casa, non Antar, un pianeta che aveva visto morire tutti i suoi familiari, i suoi amici, i suoi sogni... La sua casa era Maria. Sorrise fra sé, pensando al lungo cammino che aveva dovuto fare prima di ammettere con se stesso quanto fosse importante per lui, ed ora erano lì, in quella strada in mezzo al deserto, diretti verso il ristorante più raffinato in cui avesse mai messo piede! Aveva chiesto consiglio a Morgan, e non aveva dubbi che quella cena gli sarebbe costata un terzo dello stipendio, ma c’erano delle occasioni in cui follie del genere erano semplicemente necessarie! Si sentì la testa leggera per l’euforia poi, vedendo il cartello che segnalava l’ormai prossimo arrivo, mise la freccia ed accostò. - Scusami, ma ho bisogno di... - mormorò girandosi e allungandosi verso Maria per prenderle il volto fra le mani e baciarla con passione. Quando si staccò da lei fece quel sorrisetto un po’ divertito un po’ indisponente che gli era caratteristico e riavviò il motore. - Ci siamo quasi - annunciò come se niente fosse.
Ancora senza fiato per la sorpresa Maria si raddrizzò sul sedile cercando di darsi un contegno. “No, ci siamo proprio!...” pensò al ricordo delle suggestive immagini colte nella mente del suo compagno mentre la baciava. Per un istante pensò di chiedergli di fermarsi di nuovo poi scrollò impercettibilmente le spalle. Non aveva senso fare l’amore nella jeep oppure per terra, tra la polvere, quando avevano un morbidissimo letto a loro completa disposizione! Quella sera avrebbe giocato secondo le regole di Michael: prima la cena romantica, e poi... Sospirò contenta mentre le luci di Artesia li accoglievano come tante piccole stelle colorate.
Il ristorante si rivelò esattamente come Morgan aveva detto. Un posto per innamorati. C’era solo una decina di tavoli, piccoli e rotondi, apparecchiati con raffinate tovaglie dai delicati colori pastello e piccoli vasi di cristallo contenenti fiori freschi. Una selva di calici e posate era elegantemente disposta intorno ai piatti di fine porcellana mentre camerieri discreti si affaccendavano intorno ai clienti spingendo senza fare alcun rumore i carrelli su cui poggiavano vassoi di portata e scintillanti secchielli da cui sporgevano bottiglie di vino pregiato. Michael deglutì nervosamente, tutta quell’eleganza lo metteva a disagio, poi serrò le mascelle e si avvicinò al direttore di sala, che se ne stava tranquillo accanto al leggìo posto al centro dell’accogliente ingresso. Che diavolo, non era forse il leader di un intero pianeta ma aveva fatto la sua parte in decine di battaglie, e non si sarebbe tirato indietro dinnanzi a quell’ulteriore sfida! Ergendosi in tutta la sua statura cercò lo sguardo dell’uomo. Guerin. Per due - disse con voce ferma.
Il direttore scorse rapidamente il prospetto davanti ai suoi occhi poi sorrise e fece loro cenno di seguirlo. - Prego, da questa parte... -
Rimasti soli Michael scostò la sedia per Maria e, dopo che lei si fu accomodata, si chinò a darle un bacio leggero sulla tempia prima di andare a sedersi a sua volta.
La ragazza lo fissò incredula per alcuni interminabili secondi. - Michael, ti senti bene? - riuscì infine a mormorare.
Lui la guardò perplesso. - Sì, certo, perché? -
- No, niente - Un caldo sorriso le illuminò il volto. - Grazie per avermi portato in questo posto bellissimo... -
- Tu, sei bellissima... - ribadì il giovane, incantato dalla sensuale scollatura dell’abito color ruggine che indossava.
Maria tese una mano a sfiorare la sua, disinvoltamente posata sul tavolo ma cui solo un ferreo controllo impediva di tamburellare per il nervosismo. - Sei molto gentile - bisbigliò, soddisfatta di sé. Aveva comprato quel vestito ad Albuquerque, insieme a Liz, sperando di poterlo indossare proprio in un’occasione del genere, ed era contenta di aver suscitato l’effetto che desiderava! C’erano donne molto più sofisticate, sedute ai tavoli vicini al loro, tuttavia l’attenzione di Michael era interamente concentrata su di lei e questo la faceva sentire al settimo cielo. Sì, quella era l’occasione giusta per parlargli della casa...
Dopo aver consultato il menu attesero il ritorno del cameriere con le loro portate chiacchierando del più e del meno. Michael avrebbe voluto indagare a fondo sul malore che l’avrebbe sicuramente uccisa senza il provvidenziale intervento di Liz, però Maria preferì non dilungarsi nei dettagli e lui dovette accontentarsi di sapere che, oramai, poteva contare su Max.
Per contro, Michael non intendeva raccontare tutto quello che era successo su Antar, dato che il ricordo dei corpi privi di vita di Jason, Shiri e Lou lo faceva ancora rabbrividire, e la conversazione si mantenne su un livello più leggero, come le nuove canzoni che Maria stava studiando, o i giocattoli più adatti ad un neonato, finché la ragazza si decise a raccontare del regalo di Liz. - Ha vinto alla lotteria, e con quei soldi ha potuto comprare la villetta che Diane ed io abbiamo trovato in Lea Avenue. E ha detto che, con un bambino in arrivo, anche noi avremo bisogno di più spazio, e vuole regalarci la casa ad un piano che abbiamo visto quando abbiamo cominciato a cercarne una per lei e Max. E’ una casa molto bella, con il portico e il giardino, ed è poco distante dalla sua, così Mathias potrebbe giocare insieme ai gemelli... - Maria spiò con ansia la reazione del compagno. Sapeva che Michael era molto orgoglioso, ma Liz era la sua migliore amica, e aveva insistito così tanto perché accettasse quei soldi... E a lei avrebbe fatto immensamente piacere vivere vicine, come avevano sempre sognato fin da piccole!
Come c’era da aspettarsi un’espressione chiusa oscurò il bel volto del giovane, che si ravviò i capelli con un gesto quasi rabbioso. - Non ci serve altro spazio - protestò, ma davanti al suo sguardo implorante cercò di attenuare il tono duro di quel rifiuto. - La casa dove stiamo è abbastanza grande per tutti e tre, e mi sembra inutile cambiarla proprio adesso. Magari più in là, in caso dovessimo avere altri bambini... -
All’idea di una nidiata di piccoli Michael Guerin lei corrugò la fronte. - Ehi, una cosa alla volta! Prima aspettiamo che nasca Mathias, poi si vedrà! - borbottò vagamente preoccupata, dopodiché mise un gomito sul tavolo e poggiò il mento nel cavo della mano. - A dire la verità Liz ha insistito sul fatto che si tratterebbe di un regalo per Mathias, dato che la nostra casa non ha il giardino. Per di più Jim ha saputo che Kyle ha fatto domanda per essere assegnato a Roswell, e quell’appartamento gli farebbe molto comodo... -
Michael decise di essere sincero. - Senti, non mi va l’idea di farmi regalare una casa, ok? - disse con voce bassa ma tesa. - Se ci servirà un posto più grande lo compreremo! La banca non mi rifiuterà un prestito -
- No, certo, ma... - Maria tornò a posare la mano sulla sua, sforzandosi di trovare le parole giuste per non ferirlo. - Liz ha detto che in parte è anche merito mio, se ha potuto incassare la vincita, perché lei non avrebbe mai controllato il numero del biglietto estratto, e quindi ha insistito perché accettassi. - Fece un respiro profondo. - Ed io ho accettato - mormorò fissandolo incerta.
A quelle parole il giovane chiuse la mano a pugno. - Maria! - esclamò esasperato.
- Michael, ti prego, vieni a vederla! E’ deliziosa, e... perfetta! - Si protese in avanti e gli strinse entrambi i polsi con dolce fermezza. - Ti prego... - insisté.
Una parte di lui avrebbe voluto balzare in piedi scrollandosi di dosso quelle dita sottili che sembravano bruciare sulla sua pelle, ma un’altra parte non sopportava di essere la causa della mestizia in quei bellissimi occhi verdi. Lentamente riaprì la mano e la ruotò per poterle prendere la sua. - Scusa, non volevo ferirti. Solo che... ecco, io... non mi piace essere in debito con la gente... -
- Michael, Liz non è “la gente”! Per me è come una sorella, e non vedo perché dobbiamo sentirci in debito con lei per un regalo che ha voluto farci! - Un sorrisetto divertito le stirò le labbra piene. Pensa, potrai attaccare un canestro e insegnare a Mathias a lanciare la palla... -
Una luce pericolosa brillò negli occhi scuri di Michael, che tirò bruscamente via le mani poggiandosele sulle cosce. - Questo è un colpo basso - Il ricordo della durissima infanzia vissuta accanto ad un uomo violento e dedito al bere, in un camper sgangherato, lo faceva ancora soffrire.
- Mi dispiace, non volevo... - mormorò in risposta lei, intuendo quello cui stava pensando.
Un silenzio pesante scese su di loro, finché il giovane si lasciò andare contro lo schienale della sedia. - Tutti i bambini dovrebbero avere un giardino in cui giocare. - Scosse piano la testa. Non so se avrei mai la possibilità di comprare una casa del genere, mentre in questo modo... - Emise un profondo sospiro, e Maria lo guardò intensamente negli occhi. - Non devi pensare che io non ti ritenga capace di occuparti di me, o di nostro figlio... Ti amo, ti amo per quel che sei, e per me non ha alcuna importanza se la casa in cui vivremo ci è stata regalata da Liz anziché acquistata coi nostri soldi! -
Lui la studiò con attenzione, non del tutto convinto. In fin dei conti aveva potuto frequentare il corso serale grazie a Jim, e Morgan lo aveva preso a lavorare con sé, per non contare tutte le volte in cui Max ed Isabel lo avevano tolto dai guai. Insomma, l’unica cosa che aveva fatto da solo era stata innamorarsi di Maria...
- Michael, ti prego, non essere il solito guastafeste! - lo rimproverò ad un tratto la ragazza. - Ok, forse avrei dovuto parlarne prima con te, ma non pensavo che te la saresti presa così! - Senza più guardarlo infilò la forchetta nella fetta di torta ricoperta di cioccolato. - Credevo di farti una bella sorpresa e invece, come al solito, abbiamo finito col litigare -
- Non stiamo litigando - obiettò Michael, seccato.
Maria gli lanciò un’occhiata perplessa. - Ah no? -
- No - confermò lui, rigido.
- No. Mm, certo... - Tornò a concentrarsi sul dolce, nonostante le si fosse chiuso lo stomaco, la testa china sul piatto per nascondere la malinconia per quella serata finita così male. - Il signor Evans avrebbe dovuto firmare il contratto domani pomeriggio. Domattina lo chiamerò per avvertirlo che non se ne fa nulla - mormorò.
Michael rimase in silenzio a guardarla, del tutto dimentico del delizioso dessert rimasto intatto nel piattino che il cameriere aveva deposto davanti a lui. Poi, con un sospiro, attese che lei terminasse di mangiare e rialzasse il capo. - Ti piace, vero? - domandò allora.
Maria fece un piccolo cenno affermativo.
Dopo una brevissima esitazione il giovane annuì a sua volta. - Ok -
- Ok? - ripeté la ragazza fissandolo sconcertata.
- Ok -
All’improvviso Maria comprese e gli occhi le si illuminarono. - Grazie! - bisbigliò con voce soffocata per l’emozione, e sorridendo tese una mano per intrecciarla alla sua.
Michael le strinse forte le dita. Non era stato facile prendere quella decisione, era stato come trovarsi davanti ad un bivio che offriva come scelta solo precipizi di profondità diversa. Accettare l’offerta di Liz equivaleva ad ammettere la sua inadeguatezza nei confronti di Maria, mentre rifiutarla avrebbe significato costringerla a vivere in una casa troppo piccola per tre persone, e che comunque apparteneva alla madre di lei... Entrambe le possibilità lo facevano stare male, ma scegliendo la prima avrebbe fatto felice Maria. E lui voleva renderla felice. Che importanza poteva avere un po’ di orgoglio ferito davanti a quel sorriso splendente che lo aveva sempre fatto impazzire? Per un attimo si era sentito infuriato con Liz per averlo messo alle strette, poi si era dato un calcio mentale. L’autocommiserazione non era mai stata di alcuna utilità, lo sapeva bene, ed ora poteva godersi il calore dell’evidente gioia della ragazza che amava con ogni fibra del suo essere.
Quando venne loro servito il frizzante vino bianco ghiacciato Michael sollevò il calice verso Maria. - A Mathias, al basket, e a te... - disse sommessamente.
- Al mio grande generale - Con delicatezza fece tintinnare il proprio bicchiere contro il suo prima di portarselo alle labbra, e lui seppe di aver preso la decisione giusta.
Centellinarono il vino gustandone in silenzio il delicato profumo, appagati dalla ritrovata armonia, a malapena consapevoli del lieve brusio di sottofondo creato dalle quiete conversazioni degli altri commensali. Michael continuava a guardare Maria, intimamente colpito dalla sua solare bellezza messa in risalto dalla maternità, domandandosi cosa l’avesse attratta di lui. Sapeva di avere un carattere difficile, era sempre stato fin troppo riservato e diffidente e, con la sola eccezione di Max ed Isabel, aveva accuratamente evitato ogni tipo di rapporto umano. Fin quando l’inopportuno intervento di Max al Crashdown lo aveva costretto a confrontarsi con Liz e la sua migliore amica. Ogni volta che ci ripensava si stupiva per l’incredibile serie di eventi che quella fatale coincidenza aveva messo in moto, e cercava di immaginare cosa sarebbe stata la sua vita se lui fosse riuscito ad impedire a Max di salvare Liz, o più semplicemente se quel giorno non fossero entrati nel locale. Chissà, magari il loro segreto sarebbe stato ancora al sicuro, o forse lui stesso, in un momento di totale follia, avrebbe deciso di liberarsi di Hank e della sua brutalità con un gesto eclatante richiamando su di sé l’indesiderata attenzione dell’FBI. Forse era una buona cosa che la chiaroveggenza non rientrasse fra i poteri di cui erano dotati, perché aveva la vaga sensazione che si sarebbero arenati nel mare dei possibili futuri prima di compiere la più piccola mossa... Invece il divertimento consisteva proprio nell’agire, nell’osare. E a volte la vincita risultava superiore ad ogni aspettativa! Serio in volto, si chinò un poco verso di lei, le prese con delicatezza la mano sinistra e vi depose un piccolo bacio.
Maria sentì la pelle bruciarle là dove le sue labbra l’avevano toccata. C’erano delle volte in cui Michael riusciva a farla soffrire sul serio, anche se di solito la colpa era di entrambi perché sapevano essere tutti e due molto testardi, ma quando lasciava affiorare il suo lato tenero e sensuale lei avrebbe potuto liquefarsi all’istante! - Michael... - sussurrò con voce roca.
Lui continuò a tenerle la mano mentre abbassava la propria. - Vogliamo andare? - chiese.
La ragazza annuì in silenzio, così Michael fece un cenno al cameriere e, saldato il conto, girò intorno al tavolo per aiutarla ad alzarsi poi la scortò all’uscita.
Nonostante l’ora le strade di Artesia erano semideserte e la jeep procedette tranquillamente lungo il nastro asfaltato fino a lasciarsi alle spalle l’ultima luce. Michael aveva sempre amato il deserto, i suoi spazi immensi, il cielo tempestato di stelle, e sapeva che per Max ed Isabel era la stessa cosa. Nessuno di loro aveva mai mostrato disagio o paura per quel genere di luoghi, e tutto sommato era stata una fortuna che la navicella si fosse schiantata lì. A volte si era domandato cosa sarebbe successo se invece che nelle aride distese del New Mexico fossero finiti nel bel mezzo di Central Park.. Forse non sarebbero neppure nati perché di sicuro qualcuno avrebbe fatto di tutto per aprire le quattro incubatrici, infischiandosene di causare, così, la loro morte. O peggio ancora, gli avrebbero lasciato il tempo di uscirne per poi vivisezionarli alla ricerca del segreto di quelle forme di vita aliene... C’era stato un tempo in cui aveva desiderato fuggire lontano da Roswell, dai suoi pericoli, dalle sue tentazioni, ma ora era contento di aver cambiato idea, di essere tornato a quella che, in definitiva, era la sua casa. Perché lì c’erano i suoi amici, c’era la donna che amava, e presto ci sarebbe stato suo figlio... Mathias... Non riusciva a capacitarsi di come fosse cambiata la sua vita, in quegli ultimi anni... Era sempre stato solo, si era sempre sentito solo, anche quando stava insieme a Max ed Isabel. Perché loro erano in due, avevano una famiglia che li amava e proteggeva, e si erano inseriti nella realtà di quella cittadina, mentre lui provava un terribile desiderio di ribellarsi al fato che gli aveva messo accanto un uomo orribile come Hank. Non avevano idea di chi fossero, esattamente, del perché della loro diversità dagli altri ragazzi, ma sapevano che quell’ignoranza li metteva in pericolo. Il fatto che nessuno conoscesse il loro segreto lo aveva fatto sentire, tutto sommato, al sicuro. Finché Max si era tradito per salvare il suo amore. Allora il mondo gli era crollato addosso ed aveva pensato che l’unica possibilità di salvezza fosse la fuga. Ma poi le cose erano andate diversamente. Liz e Maria li avevano aiutati, difendendoli con una tenacia che lo aveva sempre lasciato perplesso. Poteva capire Liz, il cui amore per Max era ben presto divenuto evidente a tutti loro, ma Maria? Maria, che aveva un terrore folle di Isabel, di lui stesso... Maria che aveva pensato seriamente di rivelare tutto allo sceriffo condannandoli a morte certa, per poi cambiare idea e diventare una preziosa alleata... Maria che lo aveva consolato dopo l’ennesimo litigio con Hank... Maria dagli occhi limpidi ed il corpo morbido... Maria che gli aveva rubato il cuore e donato l’anima... La sua piccola, tenera, bisbetica e irriverente Maria...
Era tutto immerso in quelle piacevoli riflessioni, cullato dal lento respiro della ragazza che giaceva addormentata accanto a lui, quando d’improvviso la vettura si fermò. Corrugò la fronte, sconcertato, e diede una rapida occhiata al quadro. Apparentemente era tutto in ordine, ma pur provando e riprovando ad avviare il motore non successe nulla, così, trattenendo a fatica una colorita imprecazione, scese ed alzò il cofano. Con l’aiuto della soffusa luce azzurra creata grazie ai suoi poteri controllò con cura ogni cosa e alla fine, serrando le labbra, tornò a sedersi dietro il volante. Era senza benzina. Evidentemente l’indicatore era rotto, perché quando erano partiti da Roswell segnava mezzo serbatoio, e ora si trovavano a quindici miglia da casa, senza alcuna possibilità di procurarsi il carburante visto che non esistevano distributori lungo quella strada. Pur non piacendogli l’idea di svegliarla si protese verso Maria e le passò gentilmente una mano fra i capelli chiamandola con voce sommessa.
La ragazza si mosse un poco battendo le palpebre. - Michael... Siamo già arrivati? - mormorò insonnolita.
- No. E dubito che succederà molto presto... -
A quelle parole lei si destò del tutto e lo guardò interrogativa. - Cos’è successo? -
- Niente benzina. Preferisci restare a dormire qui, sperando che prima o poi passi qualcuno che ci dia uno strappo fino a Roswell, oppure ci avviamo a piedi? -
- Quanto manca? -
- Quindici miglia -
- Che cosa?!? - Maria scattò a sedere sconvolta. - E tu vorresti fare tutta questa strada a piedi? -
- Veramente mi auguro che qualcuno ci raccolga prima. - Una luce speranzosa apparve nei suoi occhi. - Hai il cellulare, con te? Il mio l’ho lasciato a casa per ricaricarlo... -
Scuotendo la testa lei cominciò a frugare nella borsetta e finalmente trovò il prezioso oggetto. - Provo a chiamare mia madre: lei e Jim potrebbero venire a prenderci! - Compose con rapidità il numero, si portò il telefonino all’orecchio, poi lo disattivò con un gesto nervoso. - Le linee sono sovraccariche. Niente da fare... -
- Allora? -
- Allora cosa? -
- Dormiamo qui o camminiamo? - Michael la guardò preoccupato. Per lui non faceva differenza, ma lei era incinta e non era sicuro di quale fosse la soluzione migliore.
Maria ci pensò su un attimo poi si mise la borsa a tracolla. - Andiamo. Questa macchina non è la più adatta per trascorrerci tutta la notte... - Accennò un sorriso e aprì lo sportello. - Coraggio, in fin dei conti è una serata bellissima! - Sistematasi sulle spalle l’ampia sciarpa di seta bianca che le aveva regalato Liz per il suo ventesimo compleanno, si avvicinò a Michael e lo prese sottobraccio. - Ehi, fa freschetto, non trovi? Puoi fare qualcosa? -
- Cioè? - chiese Michael, perplesso.
- Non lo so, qualcosa! La sera del loro matrimonio, quando andammo alla caverna, Max riuscì a tenere calda Liz nonostante avesse indosso solo il vestito da sposa. Non puoi farlo anche tu? -
Con una smorfia il giovane liberò il braccio dalla sua presa e glielo passò intorno alle spalle. Subito si sentì avvolta da un delizioso tepore e sorrise soddisfatta. - Grazie - disse allegramente.
Camminarono per quasi un’ora finché Maria si arrestò distrutta. - Basta, non ne posso più! Ho i piedi che mi fanno un male del diavolo! - Si chinò per togliersi le scarpe ed emise un sospiro di sollievo. Credo di avere un’intera collezione di vesciche... - Rialzando il capo guardò con aria colpevole il ragazzo fermo davanti a lei. - Temo di non poter fare un passo di più... - mormorò.
Lui roteò gli occhi, vagamente esasperato. - Non preoccuparti, ti porto io - Prese le scarpe porgendogliele perché le mettesse nella borsa, dopodiché la sollevò tra le braccia.
- Wow! - esclamò Maria cingendogli il collo prima di baciarlo sulla guancia. Sei un vero tesoro! -
- Mpf... - fu l’unico commento di Michael, riprendendo a camminare con passo deciso. Un brivido gli corse lungo la schiena quando lei posò le labbra sulla pelle delicata sotto l’orecchio. - Sai di buono... bisbigliò con un sospiro di felicità.
Senza volerlo serrò più forte le dita facendole quasi affondare nella morbida carne delle gambe e del torace della ragazza. - Smettila - ordinò con tono brusco.
- Perché? - domandò Maria ingenuamente, strofinando la punta del naso nel punto in cui i capelli di Michael si arricciavano sulla nuca.
- Perché altrimenti mi dimenticherò che siamo circondati da terreno duro e polveroso - brontolò lui.
- Oh... - La ragazza fece scivolare la punta delle dita nel colletto della sua camicia. - Davvero? -
- Davvero - ribatté Michael dopo una breve esitazione. Aveva bisogno di concentrarsi al massimo per continuare a fare un passo dopo l’altro invece di fermarsi e dare sfogo al proprio desiderio, che stava crescendo ad ogni minimo movimento di lei.
Ci fu un lungo silenzio, poi Maria si aggrappò forte al bavero della sua giacca. - Mettimi giù... - sussurrò.
Il giovane non obbedì subito, ma quando lo fece la tenne vicinissima a sé, le mani fermamente posate sui suoi fianchi. Era una notte senza luna e non era facile cogliere l’espressione di quel viso che amava più di quanto avrebbe mai creduto possibile.
Senza dire una parola Maria lasciò cadere a terra la borsetta e si sollevò in punta di piedi per baciarlo forte sulle labbra mentre con dita agili gli sbottonava la camicia.
Pochi minuti dopo Michael era sdraiato per terra con Maria accovacciata su di sé, il volto premuto sul suo petto e le mani saldamente aggrappate alle spalle. Aveva cercato di trattenersi, di essere gentile, ma si era perduto nel calore di quell’abbraccio intimo e si era spinto con foga nel paradiso che si era aperto per lui. La sua mente si era fusa con quella di Maria e non aveva potuto fare altro che lasciarsi annegare nell’oceano di incredibili sensazioni che, insieme, riuscivano ogni volta a creare. Un pensiero fugace gli attraversò il cervello. Si era tanto angustiato per la casa ricevuta in dono da Liz, ma l’amore di Maria era un regalo molto più impegnativo!... Era qualcosa che andava custodito, e alimentato, e protetto con cura. Non era sicuro di riuscirci ma ci avrebbe provato con tutto se stesso perché altrimenti la sua vita sarebbe stata buia e vuota. In quel momento raggiunse il culmine del piacere e sentì in tutta la sua potenza il legame che li univa. Poteva farcela. Sì, per avere Maria sempre accanto a sé sarebbe riuscito a sconfiggere i suoi dubbi, le sue paure, le sue debolezze. In fin dei conti lui era un grande generale, e quella era la battaglia più importante di tutte!
Quando il loro respiro rallentò fino ad un ritmo quasi normale Michael risistemò gentilmente il vestito e la sciarpa di seta sulle spalle rotonde della ragazza e le diede un bacio sulla fronte. - Tutto bene? - domandò piano.
Lei aprì gli occhi con una certa fatica. - A meraviglia... - bisbigliò. C’era il riso, nella sua voce. Le piaceva il fatto di aver seguito il suo desiderio. Non era certa che lui ci sarebbe stato, e invece le cose erano andate ancora meglio di quanto avesse osato sperare... Sì, era stato davvero fantastico... Michael ci aveva messo un sacco di tempo per accettare il fatto che loro due formavano una coppia, e ogni tanto gli capitava ancora di scalpitare, ma il più delle volte sapeva essere così dolce... Forse non si sarebbe sentita così tranquilla se non avesse potuto percepire le sue emozioni quando facevano l’amore, ma il destino aveva voluto altrimenti e lei poteva prendere con gioia tutta la tenerezza di cui Michael la circondava, consapevole della sua sincerità. Non avrebbe voluto muoversi da lì, stava troppo bene sdraiata sul suo corpo muscoloso, ma Roswell era ancora lontana e in qualche modo dovevano arrivarci... Lentamente spostò le ginocchia a lato dei fianchi di Michael e si sollevò sui talloni, inspirando a fondo quando sentì le sue mani accarezzarle le cosce.
- Mi spiace per le mutandine, ma quel pizzo era fatto di nulla... -
- Non importa - Maria fece per alzarsi e sussultò quando lui l’attirò di nuovo su di sé. - Aspetta! - le disse con voce roca.
- Oddio, Michael! - Gemendo per il piacere si lasciò condurre in quel nuovo atto d’amore, poi Michael si mise a sedere, senza lasciarla andare, e l’abbracciò con forza. - Ti amo, Maria, con tutto il mio cuore... Forse non te lo dico molto spesso ma... ti amo, ti amo da morire... -
- Lo so - Commossa, lei gli circondò la schiena stringendolo teneramente. - Ti amo tanto anch’io... - disse premendo la guancia sulla sua spalla.
Il giovane le sfiorò i capelli aspirandone il profumo. - Sono contento di avere una casa col giardino dove poter giocare con Mathias. Davvero... - mormorò dopo un poco.
- Allora... non sei più arrabbiato con Liz? -
- No. Non potrei esserlo mai, dato che è stato grazie a lei che ho conosciuto te... -
Sorridendo sorpresa Maria si raddrizzò e cercò di guardarlo negli occhi. - Devo ricordarmi di tenere sempre una bella scorta di quel vino! Non eri mai stato così romantico, prima! -
Lui fece una smorfia. - Mi ero dimenticato l’effetto che l’alcool ha su di noi... - confessò imbarazzato, poi le passò la punta del pollice sulle belle labbra piene. - Però tutto quello che ho detto lo penso veramente -
Il sorriso della ragazza si allargò. - Evviva... - Con gentilezza si staccò da lui e si rimise in piedi aspettando che la imitasse.
Sospirando Michael si alzò a sua volta, si riallacciò la camicia ed i pantaloni, dopodiché le tese la borsa e la prese di nuovo in braccio.
Lentamente le loro sagome scomparvero nel buio della notte.

Scritta da Elisa


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