RIASSUNTO:
Michael è protagonista di un sogno che lo condurrà ad aiutare una persona di
cui esiste un legame.
AMBIENTATO:
dopo la seconda stagione.
DATA DI STESURA:
dal 16 al 27 settembre 2004.
VALUTAZIONE:
adatto a tutti.
E-MAIL:
mary83@msn.com
DISCLAIMER:
tutti i personaggi di Roswell appartengono all’UPN e alla WB. Il racconto è di
proprietà del sito Roswell.it.
Michael si svegliò tutto sudato, era
ormai la terza notte, che faceva lo stesso sogno..
Guidava la jeep in compagnia di Maria, e lei come il solito si lamentava del
loro rapporto che continuava ad andare in crisi.
<<Sei sempre il solito, riesci sempre a rovinare tutto, ti ho portato a casa
per conoscere meglio mia madre, e il suo nuovo fidanzato, e tu che fai? Prima
di tutto vieni in ritardo di mezz’ora, poi mi dici che non puoi cenare perché
hai una cosa importante da fare con Max…>>. Maria continuava ad arrabbiarsi,
con il suo tono isterico, mentre Michael, stanco delle sue lamentele, alzò il
volume della radio, nel momento in cui mandavano il pezzo dei Linkin Park. Si
fermò al semaforo e aspettò che uscisse il verde, Maria continuava a
lamentarsi, mentre lui invece era immerso in un’altra dimensione, non capiva
una sola parola di ciò che lei stava dicendo. La sua attenzione sì concentrò su
un bambino che aveva agli incirca dieci anni. Stava fermo sull’altro lato della
strada appoggiato alla sua bicicletta, con indosso pantaloncini e una T-shirt
bianca, continuava a fissarlo con un’espressione del tutto spaventato, aveva la
sensazione che gli volesse dire qualcosa d’estrema importanza, ebbe un brivido
di terrore, era come stesse per succedere qualcosa di grave.
<<Ragazzo dello spazio, ma mi stai ascoltando? Hai capito cosa sto dicendo?>>
Maria stava proprio per perdere la pazienza.
<<Cosa…? Ma…hai visto?>>
<<Muoviti è uscito il verde! Accelera che stiamo già in ritardo.>>
Michael tornò alla realtà e schizzò come il vento, e di colpo si sentì un tonfo
incredibile, fu come il tempo si fosse fermato in un solo istante, non riusciva
a capire cosa fosse successo….
Aprì gli occhi e vide Maria che era svenuta, sembrava che non le fosse successo
niente di grave mentre lui era rimasto illeso, gli doleva solo un po’ la testa.
Scese dalla jeep, per rendersi conto di cosa fosse successo, rimase sbalordito
e senza parole per ciò che vide. Aveva urtato con il paraurti della sua auto,
un bambino che andava in bicicletta, non riuscì ad immaginare da dove fosse
uscito, ed era sicuro che non c’era nessun che stesse per attraversare la
strada. Sapeva cosa stesse per succedere, era già la terza notte che faceva di
nuovo quell’incubo, il bambino riverso sull’asfalto privo di sensi con la sua
bicicletta, era lo stesso, che un momento fa aveva visto sull’altro lato della
strada prima di volare come un fulmine….e adesso era morto!
Prese il bambino fra le braccia e nel momento in cui lo toccò, provò una strana
sensazione. Nella sua testa risuonava la voce del bambino che gli diceva:
<<AIUTAMI! Aiutami a trovare la pace! Non è colpa tua!>>
Non riusciva più a sopportare questa situazione, ogni notte si svegliava e non
riusciva più a addormentarsi, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno, non gli
sembrava più che fosse lo stress a provocargli quegli incubi, gli sembrava
tutto così reale..
Decise di andare dall’unica persona che poteva capirlo, Max.
Erano le 4: 30 del mattino, quando bussò alla finestra di Max, e lo fece
entrare.
<<Michael è successo qualcosa? Hai visto che ore sono… parla… ti sei imbattuto
in qualcosa …in qualcuno…. centra forse un alieno..>>
Max era del tutto agitato.
<<Non è successo niente del genere, è solo che continuo a fare lo stesso
incubo… è ormai la terza notte che non chiudo occhio.>> Max gli versò un
bicchiere d’acqua per farlo riprendere, e lo fece accomodare sulla poltrona, in
questo modo Michael gli raccontò tutto il sogno.
<< Non mi sembra così importante da buttarmi giù dal letto alle quattro del
mattino.>>
<<Pensi che non lo sia, allora non capisci un bel niente, sembrava tutto così
reale…penso che quel bambino abbia bisogno d’aiuto! Che vorrà dire “Aiutami a
trovare la pace”, del resto anche Elisabet ebbe gli stessi sogni…non ricordi?>>
<<Non credo affatto che sia la stessa cosa, io credo che sia soltanto un
semplice incubo dovuto allo stress di questi ultimi giorni, non c’è bisogno
d’indagare, ora è meglio andare a dormire.>>
Michael stava proprio per perdere la pazienza, si fidava di Max, era l’unica
persona su cui poteva contare.
<<Tu non puoi capire, chi cazzo pensi d’essere, solo perché sei il prescelto
per diventare re, credi che quello che decidi e quello che fai sia sempre
giusto. Tu non mi credi, te lo leggo negli occhi. Ho bisogno di avere un vero
amico accanto, che riesca a comprendermi e ad aiutarmi, ma mi sbagliavo su di
te, tu non sai cosa significa essere un amico.>>
Michael si alzò dalla poltrona, e mentre stava per uscire dalla finestra, Max
lo fermò.
<<Ti credo, mi dispiace non avrei dovuto, è solo che ultimamente stanno
succedendo tante di quelle cose…vorrei che tornasse tutto a posto, scusa se ho
ferito i tuoi sentimenti.>>
<<Però l’hai fatto.>>
<<Spero tu possa accettare le mie scuse, è vero quello che hai detto, non mi
sto comportando da vero amico, cercherò di rimediare, forse è meglio andare a
letto, domani ne parleremo con gli altri.>>
Michael si sistemò sul divano, e subito riuscì a dormire, e questa volta non
fece nessun incubo.
L’indomani dopo la scuola Max e Michael si recarono al Crashdawn per
raggiungere gli altri.
<<Pensi che sia la cosa giusta da fare, capire cosa significano quei sogni?>>
disse Michael mentre guidava la jeep.
<<Non lo so, non sappiamo cosa rappresentano quei sogni, ma io credo che quel
bambino stava cercando di dirti qualcosa.>>
<<E’ se avesse bisogno del mio aiuto, se è così, io devo assolutamente capire
cosa sta cercando di dirmi.. e se non fosse così…Oh cavolo, Max! Che cosa devo
fare?>> Era quasi come se quel bambino fosse legato a lui.
<<Calmati ok? Non perdere la testa, qualcosa faremo, non ti preoccupare?>>
Arrivati al Crashdawn, li aspettavano Elisabet e Kile e nel frattempo stavano
consumando un panino. Si avvicinarono al loro tavolo e occuparono posto, e
ordinarono due hamburger e patatine, e nel frattempo Michael spiegò ai suoi
amici l’accaduto.
<<Non so proprio cosa dirti, anche se tutto ciò mi sembra un po’ strano.>>
disse Elisabet mentre terminava di bere una coca. <<Penso che sia meglio andare
con cautela, magari ti stai sbagliando, oppure se le tue supposizioni siano
vere, sarebbe giusto avere delle conferme non credi?>>
<<Forse hai ragione, ma negli ultimi giorni sono così irritato, trascorro notti
insonni, non riesco più a lavorare, e stamattina ho anche avuto
un’insufficienza in matematica.>> Michael era sul punto di avere una crisi di
nervi. <<Ho la sensazione che questa storia m’interessa molto da vicino.>>
<<Senti Michael avresti proprio bisogno di rilassarti, e per un po’ cercare di
non pensare a questa storia.>> disse Elisabet <<Ti andrebbe se stasera
facessimo baldoria? Dai…anche per fare qualcosa di diverso, almeno per stasera
mettiamo da parte ogni cosa.>>
<<Hai ragione, sto prendendo molto sul serio questa storia, ho bisogno di
staccare un po’ la spina.>>disse Michael <<Ma stasera c’è la partita dei Red
Sox, hey Kile ma ci siamo per stasera? Ho anche comprato i biglietti? Non dirmi
di no?>>
Kile stava leggendo il giornale, e aveva un’aria molto dispiaciuta.
<<Ragazzo dello spazio, ma non hai letto il giornale, la partita è stata
rimandata alla prossima settimana, perché Gordon si è beccato una brutta
infezione, roba da matti!>> Kile gli porse il giornale per fargli leggere la
notizia.
<<Non ci voleva proprio, allora stasera dove si va, non ho intenzione di
passare un’altra serata sul divano a guardare la tv.>> Michael riprese a
leggere l’articolo che riguardava la partita, girò la pagina e la sua
attenzione si concentrò su una foto. Un bambino con un’aria del tutto felice,
con una T-shirt bianca e pantaloncini rossi che pedalava la sua bicicletta,
regalatagli da sua madre per il suo decimo compleanno.
<<Non può essere vero, guardate è lo stesso bambino che ho sognato queste
notti…>>Michael era sul punto della disperazione.
<<Incredibile.>>commenta Max. <<Forza leggi l’articolo magari scopri qualcosa a
riguardo.>>
Michael lesse l’articolo e già aveva la sensazione di cosa avrebbe scoperto.
<<Era come immaginavo, è stato investito da un’auto mentre attraversava la
strada con il rosso, era in compagnia di suo padre, ed è morto mentre lo
trasportavano in ospedale.>> Era sul punto di piangere.<<Il conducente non lo
ha proprio visto, stava litigando con la sua fidanzata, proprio come nel mio
sogno, io stavo litigando con Maria….qui dice che è stato un incidente. Tom
Potter, (così si chiama il bambino) ha attraversato di corsa la strada e suo
padre non ha fatto in tempo a fermarlo, è successo cinque giorni fa. Allora
quando è entrato nei miei sogni era già morto.
<<Cosa pensi di fare adesso.>> replica Max.<<se tu avessi bisogno d’aiuto conta
pure su di me>>
<<Ho intenzione di andare al Cimitero, vorrei portargli dei fiori, Max, ti va
di accompagnarmi?>> domandò Michael.
<<Non preoccuparti, quando vuoi.>>
<<Se avessi anche bisogno del nostro aiuto, per qualsiasi cosa, puoi anche
contare su di noi.>>disse Elisabet, riferendosi anche Kile.
<<Allora andiamo.>> Max e Michael si alzarono salutarono gli altri e si
diressero verso la porta. Uscirono con molta fretta per raggiungere la jeep,
durante il dragitto Michael non disse una sola parola. Arrivati al cimitero,
comprò dei fiori bianchi per Tom e girarono per circa mezz’ora per trovare la
lapide giusta. Dopo un po’ videro una donna che piangeva accanto ad una tomba,
Michael notò subito una certa familiarità, era la mamma di Tom, l’aveva vista
sul giornale.
Si avvicinarono e Michael sistemò i fiori in un vasetto.
<<Buongiorno Signora Potter, siamo dispiaciuti per quello che è successo, le
porgiamo le nostre condoglianze.>> disse Michael <<Ha un sorriso magnifico in
questa foto, doveva essere un bambino molto allegro e pieno di vita.>>
<<Come fai a saperlo, in casa c’era sempre allegria, bastava un suo sorriso per
rendermi felice, lo conoscevate?>> rispose la madre con le lacrime agli occhi.
Michael annuì.
<<E’ stata proprio una vera disgrazia, non so come farei se avessi visto una
persona cui tengo, morire dinanzi a miei occhi.>> disse Michael
<<Sam è stato davvero un ottimo padre, Tom ne era molto affezionato, ma negli
ultimi tempi, divenne davvero molto violento sia con me che con Tom.>> disse la
madre mentre teneva la foto del figlio tra le mani.
<<Questo significa che non era il suo vero padre, io pensavo che lo fosse, i
giornali dicono il contrario.>> disse Max
<<Ho perso mio marito sette anni fa, anche lui fu investito da un’auto, il caso
è tuttora ancora aperto. Ho conosciuto Sam tre anni fa, è stato un colpo di
fulmine ci siamo sposati subito dopo un mese.>> Continuava a tenera stretta a
se la foto. <<Voleva avere un bambino a tutti i costi, certe volte non digeriva
che Tom fosse suo figlio, ma lo voleva in ogni caso molto bene. Abbiamo provato
molte volte ad avere un bambino ed ho saputo di essere incinta quando Tom è
morto, non so se essere felice per questa creatura che cresce dentro di me, o
piangere per la morte di Tom.>> Le lacrime scivolarono sulle sue guance, pianse
come non aveva fatto finora, le sembrava tutto così irreale…
Michael s’inginocchiò e le porse un fazzoletto per asciugarle le lacrime.
<< Ti ringrazio. Mi ha fatto bene parlare con voi. Che sbadata non mi sono
nemmeno presentata mi chiamo Sofie>> Si asciugò le lacrime.
<<Lieta di conoscerla, mi chiamo Michael, e lui e Max>>
<<Molto lieta.>> rispose Max
<<Ora è meglio che vada, è quasi ora di pranzare.>>
Sofie si allontanò e Michael la seguì con lo sguardo, poco dopo si accorse che
lei aveva dimenticato di prendere la foto di suo figlio. Nel momento in cui
Michael sfiorò la foto, ebbe un flash. Tornò in se ed ebbe un sussulto.
<<Max… Max… l’ho visto!>> Michael fu preso dallo spavento.
<<Cosa…cosa hai visto? Dai dimmi tutto.>> replicò Max.
<<Ho visto Tom…non è stato un incidente è stato ammazzato. Ho visto cosa è
successo realmente. Il suo patrigno l’ha spinto e lui è stato investito
dall’auto in corsa.>> Non riusciva a trattenere l’odio e la rabbia che provava
per quell’uomo, e sul suo volto rigava lacrime di dolore.
<< Devo fare qualcosa, dimmi cosa, Max>> disse Michael mentre si asciugò le
lacrime.
<<Ma non ci sei arrivato? Devi fare in modo che sua madre sappia la verità,
ecco cosa devi fare.>> disse Max.
<<Ma come faccio, non posso dirle la verità, non mi crederà.>>
<<Senti oggi ci sono state molte emozioni per te, va a casa e riposati, ne
parleremo domani mattina. Hai bisogno di dormire.>>
<< Ok, hai ragione.>>
Prima di tornare a casa Max e Michael andarono al Crashdawn per mangiare
qualcosa, dopo di che verso la chiusura del locale ritornarono a casa. Michael
già sapeva che non avrebbe chiuso occhio, infatti, passò tutta la notte
cercando di non pensare a cosa era successo guardando un po’ di TV. Ma verso le
quattro decise cosa avrebbe dovuto fare, andare da Isabel, lei lo avrebbe
aiutato.
Bussò alla sua finestra, e tutta assonnata si diresse verso la finestra e lo
fece entrare.
<<So cosa devo fare e tu devi aiutarmi. Se le dirò che non è stato un incidente
ed è stato ucciso dal suo patrigno, mi prenderà per pazzo…non crederà ad una
sola parola. >> Continuava a camminare avanti e indietro.
<< Ed allora cosa posso fare per aiutarti.>> Le rispose Isabel.
<<Ed è qui che entri in scena tu, devi entrare nei suoi sogni e fare in modo
che veda tutto.>>
<<Cosa..? Non ci posso riuscire, come faccio non ero presente all’accaduto.>>
<<Provaci almeno, fallo per me.>>
<<Non posso aiutarti, ma tu puoi farlo, tu hai visto tutto quando hai toccato
la foto, puoi farcela.>>
<<Non so se potrò riuscirsi….>> Michael era ormai disperato e gli sembrava che
questa fosse l’unica scelta per aiutare Tom.
<<Prendi le mie mani e concentrati.>> Isabel le porse le mani e lui le strinse
nelle sue.
Dopo circa cinque minuti, Michael tornò in se e riuscì nel suo intento, entrò
nella mente della signora Potter, e le fece vedere esattamente ciò che era
accaduto, non sapeva, ora, cosa sarebbe successo ma qualcosa aveva fatto.
Dopo una settimana dall’accaduto, la vita di Michael aveva preso una giusta
piega e quel giorno dopo le lezioni lui e gli altri si recarono al Crashdawn.
Entrarono, discutendo del più e del meno a proposito degli ultimi esami che
dovevano fare. In quel momento entrò una persona che si avvicinò al loro
tavolo. Aveva un’aria molto stanca, sembrava che non avesse dormito per anni.
<<Buongiorno ragazzi? Vi ricordate di me.>> I ragazzi alzarono lo sguardo e per
Max e Michael erano certi di averla riconosciuta.
<<Salve Signora Potter.>> rispose Michael. <<Cosa le è successo, possiamo fare
qualcosa?>>
<<Devo assolutamente parlarti, in privato>> replicò Sofie.
Michael si alzò e la fece accomodare in un tavolo per due, e ordinò due forti
caffè.
<<Tu cosa sai della morte di mio figlio?>> disse Sofie.
<<Io, assolutamente nulla.>> Michael si stava agitando, non riusciva a capire
come aveva fatto a collegare tutto ciò.
<<Come fai a conoscere mio figlio, non ti ho mai visto, se sai qualcosa devi
dirmelo.>> Sofie era sul punto di urlare. <<In questa settimana, tutte le notti
faccio un incubo, sogno il giorno in cui mio figlio è stato investito
dall’auto. Sembrava che io fossi presente il giorno in cui mio figlio morì. Non
è stato un incidente…>> Non riuscì a trattenersi le lacrime per ciò che stava
dicendo. << E’ stato spinto…...da qualcuno…. e questo qualcuno è mio marito.>>
Continuava a parlare a singhiozzi.
<< Non so se credere a questi sogni, oppure pensare che fossero causati dal
dolore per la morte di Tom. Sono venuta da te perché devi dirmi la verità.>>
<<Non so di cosa lei stia parlando.>> Non sapeva cosa dirle, cercava di negarle
tutto.
<<Non prendermi in giro Michael, in quei sogni c’eri anche tu, sapevo cosa
sarebbe successo ed io non volevo guardare…..non volevo vedere mio figlio
morire, investito dall’auto….>>Ora singhiozzava più forte, si fermò un attimo,
bevve un sorso di caffè, e riprese a parlare.<<Tu invece mi costringevi a
guardare, tu sapevi….e volevi che sapessi anch’io…. e continuavi a ripetermi
“guarda cosa è successo realmente a Tom”. E alla fine vidi tutto.>>
<<Tom era fermo al semaforo con il suo patrigno, ed era tutto contento, aveva
avuto il permesso di portare con se la sua pallina preferita, c’erano tante
stelline tutte dipinte di rosso. In quel momento il suo patrigno fece scivolare
dalle mani di Tom la pallina, e lo spinse violentemente verso la direzione
della pallina e in quel preciso momento fu investito.>> Michael le raccontò
tutta la verità, non avrebbe potuto fare altrimenti.
<< Come fai a sapere che avesse con se la sua pallina portafortuna? I giornali
non ne hanno fatto parola. E come fai a sapere tutto questo… >> replicò Sofie
con aria meravigliata.
<<Tom è entrato nei miei sogni poco dopo che morisse, mi diceva continuamente
di aiutarlo, di trovare la serenità. Solo così sarebbe stato in pace. Voleva
che lei sapesse come sono andate veramente le cose. >>
<<E’ tutto così assurdo, mi sembra un incubo da cui non io riesco a
svegliarmi…..e mio marito come avrebbe potuto fare una cosa del genere…>> Sofie
bevve un altro sorso di caffè, era molto agitata.
<<Io penso che sia tutto vero, suo marito non riusciva ad accettare che Tom non
fosse suo figlio. Anche lei lo ha sostenuto che Sam stava diventando molto
violento, quindi credo che aspettava che lei fosse incinta per ucciderlo.>>
Michael non credeva a ciò che aveva appena detto, gli sembrava una cosa
talmente orribile che Sam avesse ucciso un bambino nonostante l’avesse
cresciuto come un figlio.
<<Ma che cazzo stai dicendo, come puoi dire una cosa del genere…accusare Sam di
aver ucciso Tom.>> Sofie stava per alzarsi e andarsene via, ma Michael le mise
la mano sul braccio per farla rimanere.
<<Aspetti Sofie, non può andare via, pensa che per me sia facile dirle tutto
questo, di una cosa ne siamo certi che Sam ha ucciso Tom, era questo che tuo
figlio voleva che sapessi. Anch’io sto male per la morte di Tom ma so che il
dolore che provo io non è paragonabile al dolore di una madre, che lo ha visto
nascere, crescere e morire ingiustamente.>> Michael aveva fatto il possibile
per aiutare Tom e convincere Sofie di accettare la verità. <<Se lei ora vuole
andare la lascerò andare, ma sappi che ho fatto tutto questo perché in un certo
senso mi sento legato a Tom, e aveva tutto il diritto di essere aiutato. I suoi
sogni non sono menzogne anche se è difficile ammetterlo, questa è la cruda
realtà.>>
<< Io ci ho creduto dal primo momento, sapevo che fosse tutto reale, ne
avvertivo la certezza, credo che sia stato Tom a farmelo capire ma non te lo so
spiegare come. Solo che non riuscivo ad accettare la verità, aspettavo che
qualcuno mi svegliasse da quest’incubo e mi dicesse che tutto era a posto. Ma
non è un sogno, e tu hai fatto in modo che capissi, anche se tutto ciò fa
male.>> Sofie si alzò, lo abbracciò in segno di riconoscimento, e se n’andò.
Dopo una settimana dall’incontro tra Michael e Sofie, ci fu una svolta
decisiva.
Tutti erano riuniti al Crashdown, come di consueto, a consumare un panino, e a
guardare un po’ di TV.
<<Hey Michael guarda là, stanno parlando di quell’incidente.>> disse Kile.
Tutti erano intenti ad ascoltare la giornalista che dava il resoconto di quello
che sembrava fosse un incidente.
<<Un’auto a tutta velocità aveva scaraventato Tom mentre attraversava la strada
con il rosso, tutti credevano ad un incidente, invece è stato ucciso.
L’assassino l’ha confessato dopo una violenta litigata con la moglie. Il
patrigno, il vero assassino, confessa di averlo buttato volontariamente. Il
movente è ancora da capire.>> raccontò la giornalista.
<<Finalmente è finita.>> replicò Max.
<<Finalmente.>> rispose Michael.
Ormai le cose si erano messe a posto, e Michael poteva dormire sogni
tranquilli. Dopo un pomeriggio speso a studiare, la stanchezza prese il
sopravvento, e si addormentò.
Sognò di trovarsi in un posto immerso nella natura, pieno d’alberi d’ogni
specie e tanti uccelli che cinguettavano…sembrava il paradiso. Poco dopo si
avvicinò Tom e gli prese la mano e continuarono a camminare.
<<Ti ringrazio di cuore.>> disse Tom
<<E’ da qualche tempo che non riesco a capire una cosa, perché hai scelto
me….>>
<< Tu sai cosa significa non avere un padre, crescere con la paura giorno dopo
giorno che ti possa continuare a fare del male. Entrambi siamo cresciuti senza
l’affetto di un vero padre, e sapevo che tu avresti capito il motivo, per
questo ho scelto te. Non so come posso ringraziarti, senza di te, non si
sarebbe mai conosciuta la verità.>>
<< Quando ho scoperto la verità…non so cosa avrei fatto.>>
<<Lo so. Tu sei speciale, lo sento>>
Michael con un gesto della mano fece brillare il cielo di mille stelle dorate.
<<Sapevo che tu fossi speciale.>> Ci fu un lungo abbraccio che sembrò durare
un’eternità.
Scritta
da Iaia |