Capitolo 1: Dolce Attesa
…Più di questo non posso aggiungere: sarebbe rischioso per noi e per voi…
L’orologio sul polso segnava le 2.47, e Liz non riusciva a dormire;
non riusciva a dormire più da giorni oramai.
Max dormiva accanto a lei, sembrava quasi un bambino.
Michael e Maria erano nella stanza accanto alla loro, così come Isabel e
Kyle: i due si erano avvicinati molto negli ultimi tempi.
Lei non faceva che pensare a Jesse, a come non avrebbe dovuto lasciarlo
andare via, a Boston, e ogni tanto cedeva ai sentimenti e piangeva. Kyle era
sempre lì, con lei, per consolarla e dirle che un bel giorno si sarebbero
rivisti, e quel giorno sarebbe stato quello che avrebbe segnato la fine
della loro fuga: era passato un anno oramai!
-Ciao Liz….anche tu qui? Perché?-
Era Michael che era appena entrato in cucina
-Michael….non riesco a dormire….tu?-
-ah, come mai?… Maria….non fa altro che tirare calci-
-Capisco…sarà il caldo…-
-Eh già….io non lo sopporto più…devo convincere Max ad andarcene….-
-Michael sei abituato al caldo…a Roswell facevano 30° all’ombra…e poi
finalmente abbiamo fatto perdere ogni nostra traccia all’FBI…questo è un
posto sicuro….siamo nel Tennesee!
Un caffè?-
-Si grazie…comunque io voglio andarmene…-
-Salve ragazzi….-
-Kyle anche tu qui?-
-Maledetto caldo….-
-Vuoi anche tu un caffè?-
-Maledetto caldo….-
-Lo devo prendere come un…-
-NO! Sennò do il colpo di grazia al sonno!-
Ad un certo punto Liz sentì dei dolori tremendi alla pancia, e gridando di
dolore si accasciò a terra.
Michael chiamò subito Max mentre Kyle sorreggeva Liz.
Dalle urla si svegliarono di colpo anche Maria ed Isabel.
-Presto chiamate un’ambulanza….-
-Max….non credo sia il caso….-
Isabel aveva ragione: quello che aveva appena visto, e che credeva un
allucinazione si ripetè, e tutto fu chiaro a tutti, compreso a Liz: una
minuscola manina era apparsa dall’interno del grembo della ragazza…
Capitolo 2: Delusioni
-Coraggio ragazzi…abbiamo così poco tempo e tanta strada
da fare…-
Isabel era raggiante all’idea di trasferirsi a Boston e di rivedere il suo
tanto amato Jesse: il caldo in Tennesse era davvero insopportabile, e nelle
condizioni di Liz era anche pericoloso.
-Isabel calmati non dobbiamo fare un rally! Mi stai stressando…immaginati
quando il bambino sarà nato…poverino! Solo a sentirti…spero tanto che Liz
non lo affidi a te quando avrà bisogno di aiuto…-
-Ah ah ah….molto divertente….non c’è il padre per queste cose?
E poi è scontato che lo affidi a me….almeno sono responsabile….non come
persone di mia conoscenza…-
-E con questo che vorresti dire?-
-Nulla per carità….-
-Ragazze finitela vi prego…mi state facendo scoppiare la testa…-
-Liz sicura di stare bene?-
Max era preoccupatissimo per lei: erano passate solo tre settimane e mezzo
da quando Liz aveva scoperto di aspettare un bambino, ma la pancia era già
enorme quasi come già fosse di otto mesi; entrambi avevano la sensazione che
questo bambino non sarebbe stato normale…sicuramente lei lo avrebbe dato
alla luce tra pochissimo tempo, come di regola nelle gravidanze aliene.
-Si Max…tranquillo…-
Non era vero: Liz non faceva altro che pensare a quell’orrendo incubo che la
perseguitava ogni notte in cui veniva aggredita e privata del suo bambino.
Era così realistico che di solito si svegliava gridando e chiedendo aiuto.
Tutti pensavano che fosse solo stressata per l’imminente parto, tanto che un
giorno Isabel le dette anche una scatola con dei calmanti. Lei però si
offese: lei sapeva che c’era davvero qualcuno che voleva far del male al suo
bambino…lo sentiva.
Erano in viaggio oramai da cinque ore, e tra qualche sosta qua e là; i
continui battibecchi tra Maria e Isabel; Michael che imperturbabile
ascoltava un cd con le cuffiette; Kyle che russava sul sedile posteriore;
Max al volante e Liz che continuava a pensare agli incubi che la
perseguitavano accarezzandosi il pancione accanto al sedile di Michael,
finalmente arrivarono a Boston.
I ragazzi si divisero per gruppi: Max e Kyle andarono alla ricerca di un
hotel ( a 5 stelle aveva detto Isabel, sennò non ci avrebbe messo piede…)
Michael che aveva portato via Maria che continuava ad imprecare verso Isabel;
infine lei e Liz erano andate a cercare Jesse.
-Pronto centralino? Vorrei il numero e l’indirizzo di un certo Jesse
Ramirez-
-Un attimo prego….Warbouton Avenue n° 1792 e il numero è 505-673245-
-Grazie arrivederci-
-Arrivederci-
Dopo un’estenuante camminata arrivarono a destinazione e suonarono alla
porta: aprì una donna.
-Salve…desidera?-
Isabel era così sconvolta che a parlare fu Liz
-Buonasera signora, credevamo che questa fosse la casa dell avvocato Ramirez….ma
probabilmente abbiamo sbagliato…-
Stavano per rigirarsi quando videro una figura familiare scendere le scale
-Amore chi era alla po…-
-Jesse!-
-I-I-Isabel….cosa ci fai tu qui?-
-Io…io ecco devo andare…-
-Isabel…aspetta….fammi spiegare….credevo non ti avrei mai più rivista…-
Troppo tardi: Isabel era già scappata dopo aver gettato a terra la sua fede
nuziale
-Liz…lasciami spiegare…-
-Lascia stare Jesse….lascia stare…-
E se ne andò anche lei.
Raggiunta Isabel in lacrime chiamò Max
-Max ascolta…lascia perdere l’hotel…c’è un problema-
-Cosa è successo Liz? Stai bene? Il bambino…-
-No Max…il bambino sta bene…Isabel! Correte qui Max! Ho paura che faccia
qualche sciocchezza…-
-Va bene….arriviamo subito-
Capitolo 3: Questioni in sospeso
Quando Max arrivò, salirono entrambe sulla macchina, e
dopo un po’ si fermarono immezzo ad un bosco appena fuori città.
Isabel non faceva altro che piangere e maledire se stessa per essersi
innamorata di nuovo dopo la storia di Alex; Kyle e Maria la consolavano,
mentre Liz raccontava tutto, per filo e per segno, come era andata a due
sconcertati Max e Michael.
Ad un certo punto sentirono delle macchine arrivare ad altissima velocità:
l’FBI li aveva trovati di nuovo.
Gli uomini in nero incominciarono a sparare all’impazzata, e colpirono una
ruota dell’auto, così i ragazzi furono costretti a scappare a piedi.
Tutti corsero verso il fitto del bosco, senza guardarsi indietro.Pioveva a
dirotto.
Isabel non si era ancora ripresa dallo shock di Jesse, e mentre correva
piangeva e urlava; Michael teneva Maria davanti a se con la speranza di
proteggerla da quella pioggia di proiettili; Max teneva Liz per mano, ma lei
era dilaniata da tremende contrazioni: teneva duro, riusciva a continuare a
correre solo per salvare il suo bambino. Kyle aveva preso la direzione
opposta dagli altri cinque, e si era appena reso conto di questo, quando un
proiettile lo raggiunse in pieno petto e cadde a terra agonizzante.
Nessuno si accorse di ciò che gli era successo.
Gli altri cinque continuarono a correre fino a che Liz non dovette fermarsi.
-Liz coraggio fatti coraggio, andiamo!-
-No Max…..-
Si era dovuta appoggiare ad un albero per non cadere: le girava tutta la
testa, e le facevano male tutti i muscoli di tutto il corpo.
-Liz…che succede?-
Ora tutti si erano fermati, e la osservavano barcollare, lamentarsi e
stringersi la pancia fra le mani.
-Non lo so…..aiutatemi vi prego-
Isabel a quelle parole le si avvicinò
-Hai delle contrazioni vero?-
Liz non riusciva a palare, quindi fece cenno di si con la testa.
-Ok….come sono?-
Al college Isabel frequentava medicina, quindi si sentì in dovere di
spiegarle cosa le stava succedendo
-Sono aumentate sia di intensità che di frequenza…e ho sentito il bambino
cambiare posizione….-
-Oh mio dio Liz… non dirmi che è iniziato il travaglio!-
Capitolo 4: Incubi: solo frutto
della suggestione o realtà?
Solo in quel momento si accorsero che mancava Kyle.
-Oh mio dio ragazzi….io non l’ho più visto da quando abbiamo abbandonato
l’auto….-
-Vero…anch’io….-
-Dobbiamo andare a cercarlo!-
-Si Max, dobbiamo andare….-
-Tu non vai proprio da nessuna parte Liz-
-No! Io non partorisco se qui non c’è anche Kyle!-
-Liz tranquilla non lo lasceremo solo…..Max, Michael voi andrete a
cercarlo…tu Maria resta qui. Avrò bisogno di aiuto…-
-Isabel non c’è n’è bisogno! Io sto bene era un falso allarme: le
contrazioni si sono fermate-
-In ogni caso, bella mia, tu non ti muovi da qui…-
Anche Maria si era messa di punta sulla questione: a Liz non restava scelta
che restare lì, nel bel mezzo del bosco.-
-Odio ammetterlo, ma Maria ha ragione Liz….-
-Si…ci penseremo Max ed io a Kyle…probabilmente avrà preso un’altra strada e
si sarà perso…- Ma al contrario tutti avevano una strana sensazione.
-Perché mi trattate così? Non sono né malata, ne una bambina…-
Tutti la guardavano e trattavano come se fosse un’ impedita, e la
rassicuravano con frasi banali come “tranquilla: tutto si sistemerà…devi
pensare al bambino ora…stai per partorire…”
-Si cara, ma sei in pieno travaglio….-
-Maria non ti sopporto quando dici cosi…-
E a sorpresa di tutti si alzò in piedi, quasi per mostrare che stava bene.
Ma appena fu in piedi le si ruppero le acque: quello non era stato affatto
un falso allarme!
Infatti tornarono subito le contrazioni, più forti che mai, e mentre Isabel
rassicurava Max che tutto sarebbe andato bene e che lui e Michael sarebbero
dovuti andare da Kyle, Maria andò fuori a cercare dell’acqua.
Avevano bisogno anche di asciugamani, ma non ne avevano, quindi Isabel
sacrificò la sua camicetta nuova assieme a quella di Michael, che trasformò
in asciugamani. Così i due ragazzi andarono.
Isabel restò con Liz,in preda al panico: non voleva dare alla luce in quel
momento il suo bambino, non lì!
Isabel le disse di iniziare a spingere, ma si rese conto che Liz stava
facendo il contrario: cercava di tenere il bambino dentro di se, quasi per
tenerlo al sicuro. Aveva paura: sapeva che da un momento all’altro qualcuno
sarebbe venuto a prendere il suo piccolo, così in preda alla disperazione
più totale raccontò dei sogni a Isabel…
Maria si era allontanata un po’ per cercare un ruscello, e quando lo trovò,
vide tramite il riflesso dell’acqua, un uomo alle sue spalle, il quale non
esitò a colpirla in testa con un bastone. Lei cadde a terra tramortita,
mentre l’uomo si diresse in direzione delle altre due ragazze.
Maria rinvenne grazie alle urla disperate di una sconvolta Isabel, che si
era risvegliata anche lei dopo essere stata colpita a sua volta dall’uomo
misterioso: Liz era sparita!
Capitolo 5: Dangers and Shadows
(a.k.a. the Truth)
Max e Michael erano in cammino già da un po’, quando
trovarono l’auto che avevano lasciato lì un’ora prima.
Andarono subito a cercare di recuperare tutto ciò che avevano lasciato li:
valigie, cellulari, e tutte le scatole di salatini che Michael aveva
comprato ad una stazione di servizio nel West Virginia circa 4 ore prima.
Non sapevano da che parte dirigersi: erano in una radura, e Kyle poteva aver
imboccato qualunque sentiero.
Alla fine si diressero verso est. Camminarono per circa dieci minuti, e non
trovarono nessuna traccia del ragazzo, fino a che non comparvero sull’erba
vistose macchie di sangue. Tutta la tremenda verità era davanti ai loro
occhi, ma entrambi non volevano né vederla ne accettarla: Kyle era morto
colpito da qualche agente, e il corpo era già stato rimosso…
Quando furono di ritorno, un’altra tremenda notizia li raggiunse: il
rapimento di Liz.
-No…non è possibile….-
-Isabel come è successo? Chi è stato? Quando?-
-Ragazzi stop con le domande! Isabel è scossa quanto voi…in più nessuno
delle due ha visto niente: siamo state colpite alle spalle dalla stessa
persona…-
-Dobbiamo andare a cercarla….-
-Non credo sia il caso Max…. chiunque l’ha rapita non voleva lei ma il
bambino….altrimenti perché prenderla in pieno travaglio? Se avessero voluto
lei avrebbero avuto mille occasioni più convenienti per rapirla…-
-E per questo dobbiamo rimanere con le mani in mano?-
-Non Max nessuno ha detto questo….-
- Allora che facciamo? Non possiamo lasciarla con lui o loro chiunque essi
siano….-
- Michael certo che non la lasceremo lì….-
- Dobbiamo escogitare un piano!-
- E come? Non sappiamo nulla…assolutamente niente neppure del rapitore…-
- Sicuri che non siano stati i Men in Black?-
- Michael come ti viene in mente? Non avrebbe preso solo lei no….-
-Ragazzi….- Isabel aveva alzato gli occhi e parlato per la prima volta da
quando Max e Michael erano tornati - …credo di sapere delle cose a
riguardo….Liz poco prima di essere rapita… stava parlando di strani
sogni….qualcuno che l’aggrediva e prendeva con sé il bambino….-
Liz si risvegliò in una stanza molto accogliente.
Si trovava sdraiata su un letto, e le contrazioni erano cessate.
Si mise seduta e si guardò intorno: era una cameretta da bambini.
Ad un angolo c’era una culla già pronta; una sedia a dondolo accanto ad essa
e tante scaffalature piene di giochi, peluche e libri.
Le pareti erano colorate di blu, rosso, bianco e giallo così come tutti i
mobili e il copriletto.
Accennò un sorriso: chiunque l’avesse rapita non aveva tutte queste cattive
intenzioni, almeno secondo lei.
Improvvisamente la porta si aprì ed entrò un uomo: in principio lei si
spaventò e lo respinse quando lui si avvicinò con una siringa in mano, ma
poi lui la tranquillizzò. Non si sa come. Le parole dell’uomo entravano
nella sua testa e la calmavano come se fossero state droghe per calmarla.
La perse per mano, lei non oppose resistenza, e la condusse in un’altra
stanza in quello che sembrava un bunker sotterraneo. Stavolta la stanza era
un laboratorio: assomigliava a una sala operatoria, solo che al posto del
lettino c’era una poltrona enorme di quelle che si usano nelle sale parto
degli ospedali. Però sui braccioli c’erano delle cinghie che, capì subito,
servivano a tener fermo il paziente. Non era per niente spaventata da
quest’ultimo particolare: era tranquilla come non mai.
L’uomo la fece sedere sulla sedia, e mettendole una mascherina sulla bocca
simile a quelle per l’ossigeno, infilò la siringa piena di un liquido
giallastro nel pancione della ragazza.
Capitolo 6: Homecoming
I quattro ragazzi non sapevano come agire: nonostante
Isabel gli avesse rivelato un Tassello molto importante del puzzle, il
rapimento di Liz rimaneva un mistero.
Erano passati oramai cinque giorni, e cinque giorni erano tutti rimasti lì,
nel bosco dormendo in una casa abbandonata e di tanto in tanto uno di loro
andava furtivamente in città per procurare del cibo.
Erano rimasti tutti lì nella speranza che se Liz fosse riuscita a scappare,
li avrebbe trovati più facilmente.
Liz invece si trovava ancora in quello strano bunker sotterraneo, e veniva
drogata ogni tre ore per impedirle di ribellarsi e fuggire.
Incominciava ad essere preoccupata per il bambino: non lo sentiva muovere da
giorni oramai, da quando era stata rapita in pieno travaglio.
Quella poca lucidità che le restava le diceva che doveva aver paura che il
piccolo avesse risentito del precario spostamento, e che qualcosa fosse
andato storto, ma comprendeva che se il bambino fosse morto, quelle persone
che la tenevano prigioniera lì, l’avrebbero lasciata andare via già da un
pezzo.
Per un verso era una consolazione.
Sapeva inoltre che il parto imminente rappresentava un’ulteriore sfida tra
se stessa, perché non sapeva cosa sarebbe successo dopo al bambino e a lei.
Una parte ( quella drogata) le diceva che non sarebbe successo niente, che
sarebbe rimasta ancora lì con il neonato e che queste persone l’avrebbero
aiutata a crescerlo; l’altra invece le diceva che doveva tentare la fuga,
perché una volta nato il bambino quelle persone l’avrebbero preso e portato
via, abbandonando lei lì, da sola, senza il piccolo.
Ad un certo punto fu bruscamente risvegliata dai suoi pensieri: una ragazza
la scuoteva con forza per farla svegliare, ma allo stesso tempo parlava a
bassa voce, come per non farsi sentire.
Aveva un’aria famigliare, ma non riusciva a riconoscere, a causa della droga
che le avevano somministrato circa un quarto d’ora fa, quella persona che in
passato l’aveva fatta soffrire tanto: era un’estranea per lei ora come ora.
La ragazza prese per le spalle Liz, facendola sedere sul letto, e le parlò,
ma si rese conto subito che lei non la sentiva: era tramortita e spaesata.
Le disse che era in pericolo, che doveva scappare subito perché quelle
persone di cui lei si fidava tanto, la stavano tradendo.
Liz la guardò torva, come se non credesse a ciò che la sconosciuta le stava
dicendo. Così la ragazza la aiutò ad alzarsi e la portò sulla soglia della
porta, e quello che le fece vedere turbò e allo stesso tempo scioccò Liz:
vedeva chiaramente la stanza dove veniva portata ogni ora per essere
drogata, quella che per lei sembrava una sala operatoria, e che ora, come
per magia, lo era diventata davvero.
La misteriosa ragazza le fece vedere che al posto della poltrona, c’era ora
un tavolo operatorio, e che accanto c’era un’incubatrice che alcuni medici
stavano preparando.
Tutto le sembrò chiaro: l’uomo di cui in questi giorni si era imparata a
fidare, ora l’avrebbe portata in quella stanza, dove l’avrebbe fatta
partorire chirurgicamente, per poi lasciarla morire lì, prendendo però il
figlio.
La sconosciuta le stava spiegando proprio questo, ma Liz non ci voleva
credere, quindi in quel mentre cercò di gridare aiuto, ma la ragazza le
tappò velocemente la bocca con un fazzoletto impregnato di anarcotico e la
portò via…
Intanto, nel bosco, i ragazzi stavano preparando un piano per trovare Liz:
Isabel si sarebbe messa in contatto telepatico con lei e si sarebbe fatta
dire dove si trovava, così poi sarebbero andati da lei per liberarla, ma la
cosa si rivelò più difficile del previsto: chiunque l’avesse sequestrata
sapeva dei poteri che i suoi amici avrebbero usato per localizzarla, e
avevano fatto in modo che Liz non potesse sentire richiami esterni di ogni
genere, disattivandole quella particolare funzione celebrale con le droghe
che le somministravano.
Avevano perso ogni speranza di rivederla, quando, mentre si aggiravano nel
fitto del bosco, sentirono qualcosa avvicinarsi nella boscaglia. Si
fermarono di colpo. Tutti fissarono l’oscurità, Max e Michael alzarono le
mani.Una figura
umana sbucò dal folto e si parò davanti a loro. Era Liz.
Capitolo 7: It’s Born, the Son
of Destiny
Da quando Liz sbucò dal bosco, per svenire un attimo dopo
tra le braccia di Michael, molte cose accaddero.
La riportarono alla casa abbandonata che avevano scoperto giorni prima, e
dove ora loro stavano; ma Liz era spaventata, e in principio non li ha
riconosciuti. Non ricordava di essere stata rapita, non ricordava nulla
dell’ultima settimana trascorsa in prigionia. A parte l’amnesia,però,
sembrava che lei e il bambino stessero bene.
Liz non si ricordava più neppure di tutti loro, e Max credette di averla
persa per sempre; Michael sorprese tutti, compresa Liz che, anche se non si
ricordava niente di loro, capì che quella richiesta era un evento epocale:
Michael disse a Maria, che se fossero usciti vivi da questa storia,
l’avrebbe sposata. Era una vera e propria dichiarazione, e Michael non si
neppure rese conto di ciò che stava dicendo.
E mentre un amore si consolidava, uno finì. Max aveva ragione, aveva perso
Liz per sempre: lei non si ricordava più neppure che lui fosse il padre del
bambino, e ogni volta che Max andava da lei per parlarle e farle ricordare
l’accaduto, la sentiva sempre più distante. Isabel aveva capito la
situazione e cercava ad ogni modo di consolare un distrutto Max.
Un giorno, mentre passeggiava nel bosco da solo, pensando a ciò che aveva
perso, vide un uomo che si avvicinava a lui a grandi passi; Max non fece in
tempo a difendersi che lui lo prese per il collo e con una forza sovrumana
lo sollevò da terra e gli disse che se non gli avesse riportato
immediatamente Liz, li avrebbe uccisi tutti, uno a uno!
Poi lo lasciò cadere e si addentrò nell’oscurità del bosco.
Quando Max tornò alla casa, vide una grande agitazione: Liz era entrata in
travaglio per la seconda volta, e stavolta fu tutto più facile: le acque si
erano già rotte, e il bambino era già in posizione, e le spinte dell’altra
volta agevolarono un parto in tempo record: mezz’ora.
Max fece appena in tempo ad arrivare e raccontare tutto a Michael che Liz
diede alla luce un bellissimo maschietto.
Max era raggiante, ma non aveva ricordato ancora a Liz che era lui il padre,
quindi non esternò molto i suoi sentimenti, per paura di metterla in
difficoltà: era la prima volta che vedeva Liz così felice da più di un anno:
da quando lasciarono Roswell il giorno del diploma.
Aveva il suo bambino in braccio ed era raggiante: sorrideva a tutti, e nella
sua mente non c’era spazio per brutti ricordi.
Ma Max sapeva che quella felicità sarebbe durata poco: dopo quello che gli
era successo poco prima, sarebbero dovuti scappare per forza.
Se quell’uomo fosse venuto a sapere che il bambino era nato, sarebbe
successa una catastrofe….
Capitolo 7: The Flight
Tutti si trovavano accanto a Liz, Maria accarezzava la
manina del piccolo e Isabel le stava preparando dei panni puliti da
indossare visto che gli altri erano tutti sporchi di sangue.
Max e Michael invece si tenevano a distanza, entrambi si guardavano
regolarmente alle spalle per paura che quell’uomo tornasse.
Alla fine chiamarono Isabel in disparte e racconarono anche a lei l’accaduto
-Cosa? Oh mio dio non è possibile…..-
-Isabel dobbiamo allontanare Liz e il bambino da qui velocemente, e con una
scusa: non dobbiamo dirle che è in pericolo sennò si spaventerà. Ricordiamo
che lei non si ricorda di essere stata rapita…-
- E non si ricorda neppure di noi….. per lei, anche se non lo dice, siamo
una minaccia….-
- Michael ci eravamo arrivati tutti! Pensa Max che quando ha incominciato ad
avere le contrazioni non voleva farci avvicinare….poi Maria l’ha calmata e
siamo riuscite ad aiutarla….-
-Appunto….lei non deve sapere nulla di ciò che mi è successo...-
-Va bene Max….ora con una scusa le dico che dobbiamo andarcene ….-
-Ok Isabel…..Michael tu dillo a Maria, ma sta attento a non farti
sentire….io andrò a vedere se la strada è sicura…riparerò anche la
macchina!-
-Max…credi sia saggio dirle di Kyle?-
-Assolutamente no Maria, non reggerebbe uno shok del genere anche perché non
si ricorda neppure di lui…-
Così Max si avviò, Michael disse tutto ad una sconcertata Maria e Isabel
disse a Liz che ora sarebbero dovuti andare.
Liz inizialmente la guardò torva, ma alla fine si cambiò d’abito, perse il
piccolo in braccio e si avviò con gli altri in direzione di Max.
Non fecero in tempo a percorrere un chilometro che incominciarono a sentirsi
osservati e, improvvisamente l’uomo misterioso si avventò contro Michael e
lo buttò a terra. Liz cacciò un urlo e scappò via con il piccolo che
piangeva in braccio. Maria cercò di seguirla, Michael si rialzò da terra e
ingaggiò una lotta con l’uomo. Isabel aveva perso un bastone in mano e colpì
sulla nuca l’aggressore. L’uomo si rialzò stordito e si scaraventò con tutta
la sua forza contro la ragazza che cadde a terra, Michael cercò di
allontanarlo con i suoi poteri, ma con orrore si rese conto che non avevano
effetto su quell’uomo.
Tirò fuori una pistola che teneva in tasca e sparò contro quell’essere
sovrannaturale. Questo cadde addosso a Isabel con cinque pallottole nello
sterno, e lei urlò.
Quando Michael la aiutò a rialzarsi, lei gli chiese dove l’aveva trovata, e
lui le disse che era il suo piccolo segreto, c’e l’aveva dalle medie quando
la rubò al suo patrigno. Entrambi andarono alla ricerca di Maria e Liz che
erano scappate,ma l’unica cosa che trovarono era Maria che teneva tra le
braccia Liz svenuta e priva del bambino.
Gli chiesero subito chi era stato, e lei gli disse che era stata un ragazza,
la stessa che due giorni prima l’aveva aiutata a scappare dalla sua
prigione.
Liz aveva ricordato tutto: il rapimento e la misteriosa ragazza che l’aveva
liberata.
-Come è accaduto?-
-LEI HA PRESO IL MIO BAMBINO!!!-
Liz era disperata e urlava sempre la stessa frase in lacrime
-Come Liz come?-
-Stavo scappando….ad un certo punto ho visto lei che si avvicinava e mi ha
detto che mi avrebbe aiutato….ma io mi sono spaventata e non le ho
creduto….perché ho visto dei segni sulle sue braccia e ho ricordato che ero
stata io a farglieli….quando mi ha portato via dal bunker…poi lei ha
iniziato a fissare il bambino e mi ha chiesto se poteva tenerlo in braccio
solo un secondo, ma io mi sono allontanata e… e ….non mi ricordo più
niente….SO SOLO CHE LEI HA PRESO IL MIO BAMBINO!!!!!-
Capitolo 8: Whoever she may be
Max aveva sentito le urla e si rigirò subito.
-Oh mio dio Liz…che è successo?-
-LEI HA PRESO IL MIO BAMBINO!!!!
-Lei chi?-
-Max calma…non si ricorda nulla…Michael ed io l’abbiamo trovata svenuta tra
le braccia di Maria che l’aveva raggiunta prima di noi…-
-Come…non eravate con lei…?-
-Si Max…all’inizio, ma poi quell’uomo ci ha attaccati e Liz è scappata con
il bambino in braccio e Maria l’ha seguita…Michael ed io siamo rimasti a
combattere con lui…poi Michael lo ha ucciso….e siamo andati alla loro
ricerca, ma è tutto ciò che abbiamo trovato…-
-Ma come è successo? Questa donna è collegata con l’uomo che l’ha rapita
giorni fa o…-
-No Max…a quanto dice Liz è stata proprio quella donna a farla fuggire, ma
ha raccontato che mentre stava fuggendo dall’uomo, poco fa, l’ha incontrata
e lei le ha prima detto che l’avrebbe aiutata, poi però ha iniziato a
fissare il bambino e l’ha tramortita portandole via il piccolo…-
Max era sconcertato a quelle parole, così questa volta non indugiò oltre e
andò subito alla ricerca della misteriosa donna e di suo figlio, seguito a
ruota da Michael.
Isabel e Maria restarono con una disperata Liz, che quando gridò a Max di
riportarle indietro il figlio, lo chiamò per la prima volta con il suo nome:
Aaron, quel nome che si era sempre rifiutata di dargli per paura di perderlo
da un momento all’altro.
Max e Michael erano sulle tracce della misteriosa donna, quando si
imbatterono in uno strano portellone con sopra il simbolo a forma di
spirale.
Capirono subito che quello era il posto dove avevano tenuto Liz durante il
rapimento.
Pensarono che quella donna si potesse essere rifugiata lì ed entrarono. Non
c’era nessuno all’apparenza. Avanzarono lenti guardandosi di tanto in tanto
dietro, e alla fine raggiunsero la “sala operatoria”. Tutto era rimasto come
l’avevano lasciata per Liz: Il lettino, l’incubatrice…
Poi trovarono la cameretta, e lì trovarono anche la donna misteriosa con il
piccolo Aaron in braccio. Al contrario di Liz, la riconobbero subito, e ne
furono scioccati: era Tess.
Almeno di aspetto….lei non riconobbe Max ne Michael…li trattò come se non li
avesse mai conosciuti…
-T…Tess….tu eri morta ma come…che vuoi ancora da noi? E soprattutto dal
bambino di Liz?-
-Come conoscete il mio nome? Lasciatemi stare….-
-Avanti maledetta…dacci il bambino e levati dai piedi…speravo proprio che ti
fossi tolta dalle scatole, ma mi sbagliavo….-
-Michael calmati….avanti Tess….consegnaci il bambino…-
Tra i singhiozzi la ragazza disse che voleva solo riavere Zan e riconsegnò
il bambino a Max .
-Avanti…come ti sei salvata dall’esplosione della centrale a Roswell due
anni fa?-
-Io…. Non ricordo bene…solo di un uomo che mi ha salvata e portata via….
Però in cambio voleva che lo aiutassi a fare una cosa…-
-E che cosa Tess? Rapire il figlio di Liz?-
-NO….lui diceva che la avrebbe solo aiutata, e io dovevo aiutarlo a
prenderla ma poi ho scoperto che lui voleva ucciderla una volta partorito,
quindi l’ho aiutata a fuggire…-
-E perché ora hai preso Aaron?-
-Perché…perché pensavo che se gli avessi dato questo bambino, lui mi avrebbe
restituito il mio….-
-Allora ha rapito anche Zan…-
-No…o meglio si ma solo per costringermi a riportargli Liz e il bambino…ma
voi chi siete? Come conoscete il nome di mio figlio?-
-Tess…possibile che non ti ricordi niente?-
-Max lasciala perdere e diamocela a gambe levate…-
- No Michael…voglio sapere di più su questa storia….Tess noi siamo i tuoi
compagni…-
-Come? Ma allora perché mi avete lasciata sola?-
-Perché Tess? Perché sei un’assassina!!! Perché hai ucciso un nostro amico
dopo averlo usato per il tuo sporco piano!!!-
-Michael…-
-No Max… pensavamo si fosse sacrificata per noi…e invece no il suo
sacrificio ci ha messi tutti ancora di più nei casini….-
-No io non ho fatto nulla di tutto questo…-
-Tess sparisci dalla mia vista prima che ti ammazzi con le mie mani…. Hai
distrutto le nostre vite, e per di più hai rapito il figlio di Liz e Max! Ti
rendi conto a che punto sei arrivata?-
-Michael basta!-
-Vattene Tess e non provare a chiederci di aiutarti a salvare tuo
figlio….stavolta non correremo questo rischio per te!-
Tess con le lacrime agli occhi se ne andò: quelle persone di cui non si
ricordava la stavano accusando di essere un’assassina, traditrice e tant’altro
di cui lei non si ricordava e per di più non avevano alcuna intenzione di
aiutarla…
Non fece in tempo ad oltrepassare la porta che degli uomini entrarono e la
buttarono a terra, accerchiarono Max e Michael. Il bambino scoppiò in
lacrime. Intimarono a Max di lasciare il neonato, sennò avrebbero ucciso il
figlio di Tess: Max si trovò a dover scegliere fra i suoi due figli.
Michael aveva capito che Max non avrebbe resistito alla tentazione di Tess e
Zan, così tirò fuori la sua pistola e incominciò a sparare all’impazzata.
Quando gli uomini si distrassero strappò dalle braccia di Max Aaron, e
scappò via.
Max rimase lì con Tess, mentre gli uomini inseguivano Michael e il bambino.
Michael aveva visto giusto: Max andò subito con Tess a cercare il figlio che
avevano nascosto da qualche parte, e le ricordò che lui era suo marito
nonché padre di suo figlio.
Max aveva oramai rinunciato a Liz: lei non si ricordava niente di lui, e non
lo faceva nemmeno avvicinare ad Aaron.
Aveva subito uno shock, e così Max decise di aiutare Tess, visto che oramai
Liz non aveva più bisogno di lui…
Non avrebbe dimenticato mai Liz e suo piccolo, ma i tempi erano cambiati e
tutto quello che una volta li univa,ora li separava.
Michael correva senza sosta per il bosco, e alla fine riuscì a seminare gli
inseguitori.
Quando arrivò alla casa abbandonata, riconsegnò il bambino a Liz, la quale
piangendo dalla gioia, lo abbracciò.
Subitò Isabel e Maria gli chiesero di Max, ma Michael non aveva cuore di
raccontare la verità: disse che era morto, per mano della misteriosa donna
che aveva rapito Aaron.
Quando Liz venne a conoscenza della notizia ne fu sconvolta: aveva appena
ricordato una cosa che comprendeva Max: la sparatoria al Crashdown quando
lui le salvò la vita…
Capitolo 9: It’s too late to
remember (a.k.a. Separations)
Michael non seppe più nulla né di Max né di Tess. Pensava
che probabilmente se ne erano andati via.
Erano passati due giorni oramai.
Erano pronti ad andarsene anche loro. Stavano salendo sull’auto che Max
aveva riparato qualche giorno prima, e erano diretti nel Wyoming.
Lì si erano trasferiti lo sceriffo Valenti dopo essersi risposato con Amy De
Luca: la madre di Maria.
Il problema sarebbe stato quello di spiegare allo sceriffo della messa in
scena di Michael per Max, e che Liz non lo riconosceva perché era vittima di
un’amnesia totale a causa di un rapimento quando era incinta, e non aveva
fatto nessun miglioramento. Ma la peggior cosa era la morte di Kyle!
Dopo due ore di viaggio, arrivarono in una piccola cittadina ai piedi delle
montagne: il posto perfetto per nascondere Liz e il bambino, anche perché
avevano una casa a disposizione.
La macchina si fermò davanti a una bella villetta rossa.
Scesero e camminarono lungo il vialetto d’ingresso che conduceva ad una
veranda. Maria suonò alla porta. Aprì sua madre, che quando la vide, la
abbracciò e urlò per la gioia. Accorse subito anche Valenti, anche lui
felicissimo di rivedere i ragazzi che erano come figli per lui.
Ma il suo vero figlio non era lì.
Valenti già sapeva della morte del figlio, perché l’FBI riportò il corpo a
Roswell sperando di trovare la sua famiglia. Si rivolsero alla stazione di
polizia, e lo sceriffo Hanson comunicò subito la notizia a Valenti per
telefono.
In fin dei conti erano passate solo due settimane.
La coppia fece accomodare i ragazzi in sala, e subito si accorsero della
assenza di Max
-Max…dove si trova? Perché non è con voi?-
-Sceriffo..ecco Max è morto…-
-Oh mio dio…cosa? Come…come è successo?-
-Stava salvando suo…insomma…- Isabel guardò Liz imbarazzata per essersi
fatta scappare quel “suo”- ..il figlio di Liz….-
Lo sceriffo rimase scioccato a quelle parole, e solo in quel momento Jim ed
Amy si accorsero del bambino che Liz aveva in braccio.
Lei si sentiva spaesata immezzo a tutta quella gente convinta di conoscerla
da sempre, mentre lei non ricordava nulla di loro.
Lo sceriffo guardò il piccolo con aria soddisfatta, mentre la madre di Maria
le fece i complimenti
-Oh mio dio Liz… complimenti è bellissimo! Gli occhi sono i tuoi, ma è
identico a Max…-
Liz a quelle parole sgranò gli occhi: quella donna forse intendeva dire che
Max, quel ragazzo che si era sacrificato per salvare suo figlio, era in
realtà proprio il padre del piccolo?
Gli amici la guardarono preoccupati, e lei ad un tratto scoppiò in lacrime e
uscì fuori.
Lo sceriffo non riusciva a capire il perché, e mentre Isabel seguì Liz di
fuori, Michael e Maria rimasero dentro con la coppia per farli un resoconto
dettagliato dell’ultimo anno: da quando Liz scoprì di essere incinta, alla
fuga dall’FBI e come era avvenuta la morte di Kyle, il rapimento, il
ritorno, l’amnesia,la nascita del bambino, e il suo rapimento da parte di
una donna misteriosa e la morte di Max per salvare il figlio. Almeno Maria e
gli altri pensavano così: Michael conosceva la verità…
Isabel raggiunse Liz fuori.
Teneva Aaron tra le braccia e piangeva. Liz confessò ad Isabel che non stava
piangendo per Max, ma perché lei, lì, non si sentiva a casa.
Le disse anche che non riusciva comunque a fidarsi di loro, e che vorrebbe
andarsene via di lì, e incominciare una nuova vita da sola con il suo
bambino. Isabel non fece una smorfia quando Liz le disse che non si fidava
più: l’aveva già capito da un pezzo. Da quando lei sbucò dalla boscaglia
dopo essere stata rapita.
Isabel rimase impassibile: la capiva perfettamente!
Liz si sentiva un’estranea tra quelle persone, così Isabel le promise che il
giorno dopo sarebbe andata lei stessa a perenderle un biglietto aereo di
sola andata per qualsiasi posto lei e il bambino fossero voluti andare.
Liz rispose di voler andare a Sydney in Australia, perché era lontano
abbastanza da poter dimenticare tutto e rifarsi una vita.
Così abbracciò Isabel, e insieme tornarono in casa.
Passarono la notte lì, e Liz di nascosto fece le valigie. La mattina
seguente con una scusa andò via con Isabel, e insieme andarono all’aereoporto
più vicino.
-Sicura che nessuno ti abbia visto caricare le valigie sull’auto?-
-Si Isabel stà tranquilla….l’ho fatto stanotte-
-Ok sicura di aver preso tutto?-
-Si…grazie di tutto…-
- E di che?!-
- Inventerai una scusa plausibile?-
-Ma certo…sono la migliore in questo campo…-
-Ok…addio!-
-Addio Liz…mi dispiace…-
-Anche a me…-
Si abbracciarono e Isabel baciò in fronte il piccolo Aaron
-Ciao piccolino…a presto…e ricordati Liz che se avrai bisogno di aiuto non
c’è da fare altro che chiamare…-
- Me lo ricorderò….addio Isabel-
Detto questo prese il seggiolino da viaggio del figlio e si diresse al Gate
23 dove era in partenza l’aereo.
Si guardò per un secondo indietro e vide Isabel in lacrime che la salutava
con la mano.
.Scoppiò in lacrime pure lei, si rigirò, e andò avanti nel corridoio che
l’avrebbe portata a bordo dell’aereo maledetto.
Infatti cinque minuti prima, un uomo aveva manomesso il radar e il motore:
sapeva che madre e figlio sarebbero saliti su quell’aereo…
Lui sapeva…sapeva che tanto sarebbero sopravvissuti entrambi…