Roswell.it - Fanfiction

ROSWELL (3)


RIASSUNTO: A Roswell la vita viene sconvolta da alcune morti sospette e i nostri amici indagando scoprono che…

DATA DI CREAZIONE: dal 10 al 14 febbraio 2003

ADATTO A: tutti

DISCLAIMER: tutti i diritti dei personaggi di ROSWELL appartengono alla WB e alla UPN, tranne per il personaggio di Athan (il padre di Maria). Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è rapiro84@libero.it

NOTA: gli eventi qui descritti potrebbero discostarsi di molto da ciò che conosciamo del telefilm, ma sono modifiche che ho dovuto apportare per la veridicità del racconto.


- Che bella dormita! – disse Liz svegliandosi.
Non dormiva così da tempo, da quando Max aveva scoperto che la sua sposa era Tess; però ora tutto si era sistemato: Max aveva rinunciato al suo destino facendole capire che amava lei, e Tess era partita per Antar. Tutto sarebbe andato bene.
Si preparò, fece colazione e andò a scuola con Maria.
- Oh Liz, Michael ha finalmente detto che mi ama! Sono così felice! – urlò Maria appena la vide.
- Sono contenta, comunque era quasi ora! Anche con Max va tutto bene –
- Forse i nostri problemi sono finiti –
- Già. –
Ma non potevano sapere che invece i loro problemi non erano nemmeno cominciati.
Mentre continuavano a parlare e fantasticare, le due amiche raggiunsero la scuola e qui incontrarono i loro amati alieni.
- Ciao Max, ciao Michael –
- Ciao ragazze –
Le due coppiette si diedero il bacio del buongiorno ed entrarono in classe.
Durante la terza ora giunse a scuola lo sceriffo Valenti, che fece interrompere le lezioni per dare una notizia alla scolaresca: - Salve a tutti, sono qui per darvi una brutta notizia. Jennifer Sawer è scomparsa da due giorni e di lei non si hanno tracce. Non vi voglio spaventare più del dovuto, ma siate prudenti. Uscite sempre in gruppo e soprattutto cercate di essere a casa prima che faccia buio. Jennifer è stata rapita di sera, quindi è ragionevole pensare che i malviventi agiscano nella notte –
Si sollevarono molti brusii di approvazione o di sorpresa e dispiacere per la notizia.
- Questa non ci voleva – disse Michael grave.
- Sono sicuro che è un buon pretesto per attirare qui l’FBI – continuò Max.
Maria e Liz di irrigidirono a quelle parole, ma Michael e Max le abbracciarono infondendo loro un po’ di coraggio.
- È un rapimento, non interesserà all’FBI – sentenziò Isabel.
- Spero che tu abbia ragione. –

Nel pomeriggio i sei amici si ritrovarono al Crashdown per parlare e stare insieme.
- Allora, è tutto pronto per il week-end nel deserto? – chiese impaziente Alex.
- Ma non avete sentito le parole dello sceriffo? – intervenne Maria.
- Maria, siamo sei persone, credi che un malvivente sia così stupido da cercare di rapire qualcuno? – la fece tacere Michael.
- E poi abbiamo i nostri poteri – continuò Max.
- Sì, avete ragione, è che ho paura –
- Non permetterò a nessuno di farti del male – le disse Michael abbracciandola.
- Michael, stai bene? – gli chiese Isabel stupita dal suo comportamento.
- Sì, perché? –
- Da quando sei così dolce con Maria? – continuò.
- Be’, prima o poi tutti cambiano. Comunque non sono io il centro della discussione – disse Michael arrossendo.
Sapere che il suo destino era con Isabel lo aveva disorientato e, dopo un attimo di confusione aveva capito che amava Maria e non avrebbe permesso al suo destino di separarlo da lei. L’aveva fatta soffrire fin troppo e aveva sofferto anche lui, perciò sapeva che era giunto il momento di togliere la maschera e mostrare a Maria il vero Michael, quello perdutamente innamorato di lei.
- Ok ok, come non detto – rise Isabel.
Isabel era nella stessa situazione di Michael: non sapeva se scegliere Alex o il suo destino, ma valutando i pro e i contro e soprattutto dando retta al suo cuore, aveva deciso Alex, e la sera successiva nel deserto gli avrebbe detto cosa provava per lui.
Finalmente tutto si era sistemato, le tre coppie si erano riformate e, sperando di non incappare nell’FBI, continuavano a vivere serenamente le loro storie d’amore.

La sera successiva nel deserto i ragazzi piantarono le tende e si sistemarono al chiaro di luna e dei milioni di meravigliose stelle che puntellavano il cielo.
Durante quelle notte così limpide i tre alieni non potevano fare a meno di pensare ad Antar, il loro pianeta d’origine; ma quando il pensiero si spostava sui terrestri da loro amati, Antar rimaneva solamente un ricordo nel loro cervello e nel loro cuore. La loro casa era la Terra, e la loro vita era coi terrestri che tanto amavano.
Le tre coppiette avevano sistemato le tende una accanto all’altra, ma ora, prima di andare a dormire, ognuna si era allontanata per stare sola.

Per Isabel era giunto il momento di dire tutto ad Alex. Fece un lungo respiro e disse: - Alex, io… ti ho fatto soffrire molto in questo periodo perché non è da tutti venire a sapere che colui che consideri come un fratello in realtà è il tuo sposo… comunque volevo dirti che… che ho scelto te… -
- Lo spero, perché altrimenti cosa ci faresti qui? – disse Alex per smorzare la tensione che si era creata.
- A parte questo, io… io ti amo –
- Isabel, non stai scherzando, vero? –
- Certo che no! –
- Non sai quanto abbia pregato perché tu pronunciassi quella frase! Isabel ti amo anch’io… tanto –
- Lo so –
Niente è meglio di un bacio mozzafiato per tener fede alla parola data. Finalmente anche loro erano una vera coppia e ora niente li avrebbe più divisi.

Max e Liz sono un discorso a parte perché il loro amore è talmente profondo da far male, sia a loro che alle persone che stanno loro accanto. Quando sono insieme diventano una cosa sola, una sola anima, un solo cuore, e mai niente potrebbe rovinare la meravigliosa atmosfera che racchiude il loro amore. Il loro legamene era talmente forte che le parole diventavano superflue e col solo sguardo facevano interminabili discorsi in cui c’erano solo loro due e il loro amore.
Erano seduti abbracciati stretti stretti e stavano guardando le stelle quando lo sguardo di Liz si posò su qualcosa tra le rocce accanto a loro.
- Max, guarda là, cos’è? – chiese senza molto interesse.
- Andiamo a vedere –
- Oh mio Dio! Max… - riuscì a dire la ragazza, prima di svenire, scoprendo cosa si celava fra le rocce del deserto.
Max si mise a urlare chiamando gli altri componenti del gruppo.

Michael e Maria si stavano baciando, quando sentirono la voce di Max che li chiamava.
L’amore che li legava era molto forte, ma anche molto instabile, perché entrambi avevano un caratteraccio e trattavano il partner a seconda dell’umore del giorno, soprattutto Michael nei confronti di Maria. Comunque, nonostante tutte le incomprensioni, i litigi, i tira e molla, erano ancora insieme e sapevano che sarebbe stato così fino a quando non li avrebbe divisi la morte, unica in grado di farlo.

Sentendo le urla di Max le due coppie si affrettarono a raggiungerlo. Trovarono Liz distesa a terra priva di sensi e Max che le diceva: - Liz, svegliati! Liz! Liz! –
La ragazza dopo qualche istante aprì gli occhi e disse: - È Jennifer, vero? –
- Sì – rispose Max abbassando la testa.
- Cosa succede? Che hai da urlare? – chiese Michael scocciato perché era stato interrotto mentre coccolava la sua Maria.
Max si spostò e tutti videro il corpo privo di vita di Jennifer.
- Oh mio dio! –
- Oh no! –
- Ma chi può essere stato? –
- Max, non puoi curarla? –
Max si avvicinò alla ragazza e, dopo essersi concentrato inutilmente, disse: - Non c’è più niente da fare. È morta l’altro ieri –
- Cioè il giorno in cui è stata rapita – puntualizzò Alex.
- Sì… ehi, guardate qui – disse Max girando il volto della ragazza per rendere ben visibile il suo collo. Questo aveva due buchi, tipici dei morsi dei vampiri, e dalle ferite colava del sangue. Il resto del corpo era illeso, nemmeno un graffio.
- Cosa sono quelli? Morsi di vampiri? – ironizzò Michael.
- Ma i vampiri non esistono – disse Maria.
- Be’, esistono gli alieni, perché non dovrebbero esistere i vampiri – disse serio Max.
- Non starai dicendo che… - disse Isabel incapace di continuare la frase.
- Non so cosa pensare. Se si tratta di combattere contro alieni e umani è un conto, ma i vampiri non so come attaccano e soprattutto non so se possiamo difenderci – continuò Max.
- Ora mi stai spaventando – gli disse Liz avvicinandosi a lui.
- Io propongo di tornare a casa e sbarrare porte e finestre – propose Alex terrorizzato.
- Aglio! Croci! I vampiri odiano l’aglio e le croci. Basta esserne sempre muniti e non corriamo alcun pericolo – esclamò Maria.
- Ma non siamo in un film dell’orrore! Questa è la realtà – puntualizzò Michael.
- Non ho intenzione di morire per mano di un essere della fantasia! – urlò Maria.
- Maria ha ragione, anche se puzzeremo un po’, dovremo avere sempre con noi aglio e croci – disse Max.
- Il capo sei tu – disse Michael come suo solito.
- Dovremo metterlo anche sulla porta di casa, sulle finestre, intorno al letto, negli armadi, insomma dappertutto – disse Maria.
- Adesso non esagerare. Basterà su porte e finestre, i luoghi d’accesso – disse Michael.
- Dobbiamo andare da Valenti – disse Liz.
- Sì, hai ragione. Forza, facciamo su tutto e andiamo – disse in modo autoritario Max.

Dopo circa mezz’ora i sei ragazzi erano nell’ufficio dello sceriffo a riferirgli la scoperta fatta poco prima.
- Ma vi rendete conto di quello che state dicendo? – chiese stupito lo sceriffo.
- Sceriffo, proprio lei si stupisce! Le ricordo che sta parlando con tre alieni – esclamò Michael.
- Anche questo è vero. Va be’, prima di prendervi per matti sarà meglio andare a controllare –
Dopo una decina di minuti il gruppo era nuovamente accanto al corpo inerme della povera Jennifer.
- Ragazzi, non riesco a capire cosa possa averle procurato quei buchi sul collo – disse lo sceriffo.
- Vampiri sceriffo, vampiri – disse Alex.
- Okay, tutto è possibile, però questa è un’affermazione mica da poco. Lo sapete cosa fanno i vampiri? –
- Certo che lo sappiamo. Dobbiamo solo avere con noi l’aglio e le croci – incalzò Maria.
- Sì, ma non possiamo obbligare tutta Roswell ad andare in giro con aglio e croci, siate concreti – disse lo sceriffo.
- Allora vorrà dire che ci faremo mordere il collo anche noi – disse Isabel, ormai convinta della situazione.
- Okay, prima di fasciarci la testa del tutto farò controllare il corpo e mi accerterò della provenienza di quei buchi, poi decideremo sul da farsi – concluse lo sceriffo allontanandosi per andare a chiamare la squadra scientifica della polizia.
I ragazzi lo salutarono e tornarono a casa.
Come deciso prima, tutti misero dell’aglio sull’uscio della porta, sulla porta delle loro camere e appeso alle finestre. In questo modo si sentivano al sicuro dalla nuova minaccia che metteva in pericolo le loro vite.

I giorni trascorsero lenti e carichi di tensione e paura nello scoprire che altri corpi erano stati ritrovati con quei singolari buchi sul collo e altri ancora ridotti carbonizzati.
Nessun alieno poteva avere il potere di carbonizzare le persone, così ripiegarono sul soprannaturale confermando le loro tesi sui vampiri e su esseri del male che si vedevano nei film dell’orrore. Maria era terrorizzata, non usciva quasi più di casa se non per andare a scuola e al Crashdown, e Liz non si staccava un momento da Max, sentendosi al sicuro accanto a lui. Per interminabili settimane non erano più andati a fare le loro escursioni nel deserto e la sera si ritrovavano sempre al Crashdown.
- Non possiamo continuare così, dobbiamo fare qualcosa – disse una sera Max.
- E cosa vuoi fare? – chiese Michael.
- Voglio seguirli, voglio scoprire chi sono, da dove vengono e cosa vogliono – disse Max più sicuro che mai.
- Ma non sappiamo nemmeno che facce abbiano – protestò Maria.
- Sappiamo che agiscono solo di sera e che probabilmente durante il giorno non escono mai, e sappiamo anche che le vittime sono state ritrovate tutte nel deserto, quindi non ci resta che andare là e aspettare. Ci sparpaglieremo per il deserto formando tre gruppi e vedremo cosa accade – disse, anzi, ordinò Max.
- Ma tu sei matto! Non ci penso nemmeno! Ho troppa paura – continuò Maria.
- Non ha importanza, andremo noi – disse Michael, che non avrebbe mai lasciato solo Max.
- Vengo anch’io con voi, non posso permettere che vi accada qualcosa – disse Isabel, sempre d’accordo col fratello.
- Max, non ti lascio solo – fu la volta di Liz.
- Ehi, l’uomo sono io, come posso lasciare andare la mia ragazza sola nel deserto! – ironizzò Alex.
- E va bene, mi avete convinti! Michael, lo sai che non ti lascio solo – disse infine Maria.
- Bene, allora è deciso. Andiamo a casa a prendere dei sacchi a pelo. Ci troviamo qui tra venti minuti. A dopo – disse Max uscendo dal locale con Isabel e Michael.
- Max è molto freddo in questi giorni, ha paura – disse Liz, che lo conosceva meglio di tutti.
- Non si può mai stare tranquilli qui! Ma di sicuro non sono alieni – aggiunse Alex.
- Sarà, ma io sto già tremando di paura, ma chi me l’ha fatto fare di accettare – sbuffò Maria.
Dopo mezz’ora i ragazzi erano nel deserto nascosti tra le rocce: Max e Liz accanto alla caverna dove erano nascoste le capsule; Isabel e Alex vicino al lago, e Michael e Maria ai confini della foresta. Erano tutti tesi come corde di violino e si spaventavano ad ogni minimo rumore che sentivano, tradendo così il loro stato d’animo.
- Ehi, guarda, sta arrivando qualcuno – disse Max rivolto a Liz, che stava tenendo il fiato per non tradire la loro posizione.
Stava sopraggiungendo un uomo molto alto con un lungo mantello nero. Aveva in braccio una ragazza, probabilmente una delle due scomparse negli ultimi giorni. La depositò a terra e se ne andò nella notte veloce come il vento.
- Seguiamolo – disse Max, trascinando letteralmente Liz per un braccio.
Giunsero così in una caverna nella roccia, probabilmente la tana di quell’essere immondo, e lì poterono vederlo bene. Era mostruoso: aveva gli occhi gialli, lunghi canini sporgenti, le labbra sporche di sangue, mani affusolate con lunghe unghie nere, era molto alto, imponente ed emanava una forza misteriosa, malvagia.
- Ma questo è Dracula! – esclamò Liz con un fil di voce, tremando come una foglia.
- Cosa stai dicendo? –
- È un vampiro, anzi, il più forte di tutti i vampiri. Scusa, non hai mai letto una storia o visto un film di Dracula? –
- Certo che l’ho visto, ma quella era fantascienza –
- A quanto pare la fantasia è diventata realtà –
- Siamo nei guai. –
- Lo so. –

Il secondo essere lo videro Michael e Maria. Si erano nascosti tra gli alberi della foresta, quando sentirono dei passi avvicinarsi. Maria si strinse a Michael e trattenne il respiro, incapace di muovere anche un solo muscolo dalla paura. Michael si voltò e vide una figura incappucciata depositare un corpo a terra e scappare nella notte. Dopo qualche minuto di inseguimento giunsero ad una caverna al limitare del deserto e videro quell’essere. Era a dir poco spaventoso: come tirò giù il cappuccio dalla testa scoprì un volto devastato, gli occhi erano neri privi di pupille e ciglia, il naso era ridotto alle due uniche fessure delle narici, la bocca era quasi priva di labbra e si intravedevano i denti. Si tolse il mantello nero e scoprì il suo corpo, altrettanto devastato. Era un orrore indescrivibile, la cosa più orripilante che Maria e Michael avessero mai visto in vita loro. Senza rendersene nemmeno conto i due iniziarono a correre per la foresta cercando di raggiungere al più presto i loro amici per vedere visi conosciuti, visi belli, giovani. Tutta quella putrefazione vista in quell’essere li aveva fatti star male.
- Michael, cos’era? – gli chiese Maria appena si fermarono per riprendere fiato.
- Non ne ho idea, ma faceva schifo –
- Credo che avrò gli incubi per tutta la vita! –
- A chi lo dici! Mamma mia che orrore –

Intanto Isabel e Alex chiacchieravano sperando di non trovarsi faccia a faccia col mostro.
- Sai, ho una paura assurda – disse Isabel.
- Tu, figurati io che non ho nessun potere! –
- Già, ma speriamo di non trovarci davanti quel coso o svengo dalla paura e i miei poteri non serviranno a niente –
- Non dirlo neanche per scherzo! Se tu svieni siamo morti! –
- Certo che come sai tranquillizzare le persone tu, non lo sa fare nessuno – lo canzonò Isabel.
- Grazie –
- Comunque sembra tutto tranquillo. Chissà se gli altri hanno trovato qualcosa – pensò ad alta voce Isabel.
In quel momento Max si collegò mentalmente con lei: “Is, vi stiamo raggiungendo, non muovetevi, vi spiegheremo tutto”.
- Max mi ha appena contattata, stanno arrivando – spiegò ad Alex.
Dopo qualche minuto arrivarono i quattro amici.
- Allora? – chiese Isabel impaziente.
- Non immaginate neanche cosa abbiamo visto! Non è uno, sono due – esclamò Michael.
- Di male in peggio – disse Alex grave.
- E sono assolutamente orripilanti, bleah! – fece Maria con una smorfia.
- Hanno una potenza spaventosa, potevo sentirla, male, male puro. Quello che abbiamo visto io e Liz era un vampiro, e Liz crede che sia Dracula – disse Max.
- Dracula? Ma non esiste! – disse Isabel quasi divertita.
- Vi dico che era lui, era come lo fanno vedere nei film, solo più brutto – controbatté Liz.
- Quello che abbiamo visto noi era di un orrore indescrivibile, la faccia era tutta maciullata, non aveva né pupille né iridi e la pelle era tutta putrefatta. Che schifo – disse Maria aggrappandosi a Michael per non svenire al ricordo di quella terribile vista.
- Ci sono due corpi: uno accanto alla grotta e l’altro al limite della foresta. Il primo ha gli stessi buchi sul collo delle altre vittime e il secondo è completamente carbonizzato – aggiunse Max.
- Ok, andiamo dallo sceriffo –

Come le altre, anche queste furono classificate come vittime di un assassino maniaco che amava uccidere giovani ragazze come se dovesse sacrificarle a un’entità superiore. Ma nessuno sapeva la verità, forse neanche i tre alieni e i loro compagni. La verità era inimmaginabile per chiunque, quasi anche per loro, che erano abituati a vedere stramberie di ogni tipo. Comunque furono molto prudenti e cercarono di proteggersi più che poterono dal vampiro e dall’altro essere a cui non sapevano dare una definizione.
Con pensieri molto tristi riguardo alla loro vita a Roswell e a quella dei loro amici, il sestetto continuò a vivere per così dire normalmente, cercando di dimenticare quei terribili volti, ma non era semplice. Infatti Maria si svegliava ogni notte madida di sudore dopo aver visto il volto di quella specie di diavolo incappucciato, e correva a chiamare Michael al telefono per sentirsi dire qualche parola rassicurante.

Dopo circa due mesi da quella terribile notte, ecco in agguato un nuovo problema per gli abitanti di Roswell, soprattutto per gli alieni. Era da qualche giorno che Maria non stava molto bene, aveva continui mal di testa e non ne capiva il motivo. Una notte di agosto non riusciva a prendere sonno per il troppo caldo, così aprì la finestra e vi si affacciò. Il cielo era stupendo, le stelle splendevano come pietre preziose e cullavano con la loro dolce luce i suoi pensieri, pensieri ovviamente rivolti al suo adorato Michael. Ad un tratto il respiro divenne affannoso, sentiva come una stretta al petto e la testa iniziò a martellarla di dolore. Si stese sul letto e chiuse gli occhi e in quel momento…
Ecco Kivar davanti ai suoi occhi, lei non l’aveva mai visto ma lo riconobbe, sapeva che era lui e sapeva anche di conoscerlo. I suoi amici alieni stavano combattendo contro di lui a Roswell, ma non riuscì a capire chi l’avesse vinta.
Dopo qualche secondo il respiro le tornò normale e il mal di testa scomparve del tutto. Aprì gli occhi e capì quello che era accaduto: aveva avuto un visione, una visione legata agli alieni. Ma perché?
La mattina dopo ne parlò con gli altri.
- Questa notte ho avuto una visione… - cominciò a dire.
- Cooosa? – chiesero tutti in coro.
- Sì. Ho visto… ho visto Kivar –
- Ma tu non lo conosci – disse Michael preoccupato
- Lo so, ma so che era lui, è come se l’avessi già conosciuto –
- E cosa hai visto? – chiese Max.
- Voi che combattevate contro di lui qui a Roswell, e anch’io ero con voi –
- Questa è bella! – esclamò Michael sempre più preoccupato
- Ragazzi non so cosa dirvi, è quello che ho visto e oltretutto non so nemmeno perché ho avuto questa visione, io non sono un’aliena –
- Forse lo stare troppo con noi ha fatto sì che entrassi in contatto mentale con noi – ipotizzò Isabel.
- Lo escludo. Possiamo entrare in contatto mentale solo fra di noi – la corresse Max.
- E allora come te lo spieghi? – chiese Isabel che si stava alterando.
- Non me lo spiego. Non so proprio cosa pensare. Ma come può Kivar presentarsi qui sulla Terra! Non crede che noi avremmo qualche difficoltà nel combattere contro di lui in mezzo a tutta la città?! – esclamò Max.
- Forse è quello che vuole. Forse vuole che noi usiamo i nostri poteri in pubblico in modo da poterci far catturare dall’FBI – ipotizzò ancora Isabel.
- Sarebbe assurdo, verrebbe preso anche lui – continuò Michael.
- Okay ragazzi, ora basta fare supposizioni. Se Kivar è qui ha un preciso piano in mente, quindi per prima cosa dobbiamo andare a controllare che il Granilith sia ancora al suo posto, altrimenti sì che saranno guai – disse autoritario Max.
Quando giunsero alla grotta che nascondeva quel prezioso oggetto alieno, scoprirono che tutto era in ordine, ma scoprirono anche un cofanetto. Max lo aprì e vi trovò dentro una lettera.
- Maria, è una lettera per te – le disse porgendogliela.
Maria si mise a leggere ad alta voce: - ‘Cara Maria, sono tuo padre… Ho scritto questa lettera pochi giorni fa perché sapevo quello che stava per succedere sulla Terra e ho voluto avvisarti. Quei mal di testa erano dovuti al… manifestarsi dei tuoi poteri alieni. Sì Maria, io sono un… alieno, vivo su Antar e ti ho lasciato quando eri molto piccola solo perché il mio pianeta aveva bisogno di me. Tua madre non sa niente, non avrebbe potuto accettarlo. Tu sei… una mezza… aliena e hai alcuni poteri che imparerai a conoscere col tempo. Quello che hai visto stanotte era Kivar, giunto sulla Terra per… eliminare una volta per tutte i reali di Antar, te compresa, in quanto… cugina di Zan e Vilandra. Vi hanno detto un sacco di bugie riguardo al vostro destino perché anche nella vita precedente Zan, Vilandra, Rath e Ava vennero sulla Terra e lì vi conobbero. Tutto si sta ripetendo,… e le coppie erano formate esattamente come sono ora. Il vostro destino ve lo create da soli e niente potrà fermarvi. State molto attenti perché Kivar è molto forte ed è più deciso che mai ad uccidervi, terrestri compresi, non guarderà in faccia a nessuno. Pur di uccidervi sterminerebbe l’intera umanità sulla Terra… Bambina mia, perdonami se non ti sono stato accanto materialmente in tutti questi anni, ma sappi che tramite i mezzi di Antar ho sempre saputo tutto di te. Ora devo andare, non c’è più tempo per scrivere, devo combattere per aiutare la resistenza a Kivar. Ti voglio bene… Ragazzi state attenti, mi raccomando… firmato Athan’ – Maria smise di leggere e scoppiò a piangere, il suo fu un pianto liberatorio e terrorizzato per quello che sarebbe potuto accadere.
- Oh Maria… - le disse Michael abbracciandola.
- Ecco spiegato il perché delle visioni – disse Liz in un fil di voce. Era sconvolta. Maria, la sua migliore, colei che considerava una sorella, era una mezza aliena ed era addirittura la cugina dei reali di Antar! Era pazzesco!
- Come ti senti? – le chiese Alex avvicinandosi.
- Non lo so. Troppe notizie in una volta sola. Io sono una mezza aliena, mio padre è un alieno, io sono la cugina dei reali di Antar e quello che ha detto la madre di Max e Isabel erano bugie. Non so più a cosa pensare, non so più chi sono, cosa devo fare – disse piangendo.
- Maria, ci siamo noi con te, noi ci saremo sempre – le disse dolcemente Michael. – Io non ti lascerò mai –
- L’unica cosa che mi fa piacere è sapere che mio padre se n’è andato per una missione molto importante e che ero sposata con Michael anche nella vita precedente – disse abbozzando un sorriso.
- Dobbiamo elaborare un piano, non sappiamo quando attaccherà – disse Max.
- Già, però dobbiamo dare il tempo a Maria di riprendersi da queste notizie – disse Isabel.
- Certo, e dobbiamo anche darle il tempo di prendere padronanza coi suoi poteri, nonostante non sappiamo quali siano – continuò Max.

Quella fu una sera molto particolare, in cui gli alieni scoprirono di essere stati beffati da chissà chi e scoprirono anche di essere in grave pericolo, non solo loro ma anche le persone a cui tenevano di più. Erano tutti stravolti, soprattutto Maria, ma si fece forza e cercò con tutta di se stessa di scoprire quali fossero i suoi poteri e di imparare ad utilizzarli al meglio il prima possibile. Passava giornate intere meditando e a poco a poco i suoi poteri si manifestarono in pieno.
- Bene, ora so quali sono i miei poteri – disse dopo qualche settimana agli amici riuniti al Crashdown.
- E quali sono? – chiese curiosa Isabel.
- State a guardare –
Maria, che si trovava dietro al bancone, in un batti baleno era davanti alla porta del locale.
- Incredibile – disse Liz.
- Questo è uno. Ecco il secondo –
Così dicendo si concentrò e dalle sue mani si formarono due bianche sfere di energia, che non scagliò per evitare di far danni. Concentrandosi ancora di più fece tornare indietro la sua energia e queste scomparvero dalle sue mani.
- Ma è fantastico – esclamò Alex.
- Ovviamente posso anche collegarmi mentalmente con voi tre. Non ce ne sono altri – disse sorridendo.
- Maria, non ho veramente parole. Per noi è ancora difficile controllare i nostri poteri e tu nel giro di poche settimane ne sei padronissima – la elogiò Max.
- Mi sono allenata molto, ho allenato soprattutto la mente, il resto è venuto da solo –
- Ora riconosco la mia vera Maria. Sapevo che eri speciale, più speciale di quanto volevi far sembrare. Ti amo amore mio – le disse Michael abbracciandola e dandole un bacio.
- Ti amo anch’io – gli disse affondando il viso sul suo petto.
- Bene, ora siamo un po’ più forti. Maria ci sarà di grande aiuto – disse Max contento.
- Noi due però ci sentiamo inutili – disse Liz.
- Non siete inutili, ci avete sempre aiutato e lo farete anche questa volta, anche se non voglio assolutamente che vi avviciniate a Kivar – rispose Max.
- Ma come faremo ad aiutarvi se non possiamo combattere al vostro fianco? – chiese Alex, che si sentiva tenuto in disparte, inferiore rispetto ai suoi amici.
- Voi ci aiuterete a preparare il piano –
- Non ci sarà nessun piano. Kivar attaccherà quando meno ce lo aspettiamo – sentenziò Maria.
- E noi saremo pronti ad accoglierlo per le feste. L’unica cosa è che dobbiamo andare in un posto desolato, dove nessuno ci possa vedere – continuò Michael.
- Vi posso portare io in un batter d’occhio – scherzò Maria.

I giorni passavano ma di Kivar nemmeno l’ombra, forse non era ancora giunto sulla Terra, oppure attendeva il momento più propizio per attaccare, ma i nostri eroi sapevano che non dovevano attendere ancora per molto.

CONTINUA IN VITE A CONFRONTO (4)

Scritta da Kassandra


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