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SOGNI


Riassunto: In una fredda notte di pioggia qualcuno entra nei sogni di Max, Liz, Michael e Maria e i loro peggiori incubi prenderanno forma…

Data di composizione: 29 Dicembre 2000

Valutazione: Adatto a tutti

Disclaimer: Tutti i diritti dei personaggi descritti nel racconto appartengono alla casa di produzione Warner Bros, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia e-mail è gioicar@tin.it


Era una mattina come tante altre. Quel giorno, però, il sole filtrava dalle finestre e illuminava piacevolmente il corridoio della scuola con la sua luce calda e rassicurante. Dopo un’intera settimana di pioggia finalmente era ritornato il bel tempo e già si sentiva nell’aria il profumo della primavera in arrivo.
“Che splendida giornata, non trovi Liz?” ha detto Maria alla sua amica, respirando profondamente come per far entrare nel proprio corpo i raggi del sole e un po’ del suo calore.
“Oggi ti vedo allegra! Cosa ti succede?”
“Da qualche giorno ho notato che Michael mi guarda con più insistenza del solito. Non che abbia detto niente, intendiamoci, ma…ho come la sensazione che le cose si stiano mettendo al meglio!” ha risposto Maria sfoderando il suo caratteristico sorrisetto delle grandi occasioni.
“Sono felice per te! Ti meriteresti davvero un po’ di felicità! Invece tra me e Max le cose sono stazionarie. Comincio a pensare che non si deciderà mai a prendere una posizione. Se penso a quello che mi ha confessato quando era ubriaco mi sembra di sognare. Peccato che dopo non ricordasse più nulla.”
“Coraggio, su, dovresti saperlo che gli uomini promettono mari e monti quando alzano un po’ il gomito per poi farti nuovamente precipitare in un baratro senza fondo!!” ha aggiunto mimando il suo personale concetto di baratro e usando una voce impostata che appariva leggermente ridicola. “Non puoi demoralizzarti in una giornata bella come questa! Ora è un po’ confuso per tutte le cose che sono accadute di recente ma vedrai che anche il tuo alieno si accorgerà di cosa prova realmente per te! Prima o poi…” ha esclamato Maria in preda all’entusiasmo.
“Shhh, ma cosa dici? Qualcuno potrebbe sentirti!”
“Ma se qui non c’è nessuno! Chi vuoi che mi senta?” ha replicato lei sorridente.
“Io, per esempio!” ha detto all’improvviso una voce alle sue spalle.
“Michael! Che spavento, non sapevo che fossi qui!” ha esclamato Maria cercando di darsi immediatamente un contegno.
“Maria, hai cinque minuti? Avrei una cosa da dirti..” ha continuato Michael con un’aria terribilmente seria.
“Ci siamo! È fatta!” ha pensato lei tra sé e sé, già pregustando la soddisfazione di aver fiaccato la resistenza della sua preda.
“Io vi lascio, ragazzi. Ho lezione di scienze. Ci vediamo più tardi!” ha detto Liz dirigendosi verso l’ aula vicina.
Una volta rimasto solo con Maria, che lo osservava con un’espressione un po’ assente, Michael ha cominciato il suo discorso.
“Maria, non vorrei che la prendessi male ma…ho notato che ultimamente mi osservi con più insistenza del solito. Forse sono io che ti ho dato motivo di pensare che…”
“Cosa? Ma se sei tu a fissarmi in continuazione!” ha esclamato lei abbandonando la sua aria beata per assumere un’espressione molto seria.
“Credo proprio che tu abbia frainteso. Non vorrei che ti dimenticassi quanto ti ho detto nelle scorse settimane. Gli esperimenti per cercare le visioni sono stati solo una parentesi. Io non posso proprio stare con te, capisci? Devo stare solo e non cambierò idea!” ha incalzato Michael appoggiandosi con le spalle al muro del corridoio.
“Veramente mi è sembrato tutto il contrario ultimamente ma se lo dici tu devo crederti!” ha replicato lei con voce stizzita, incrociando istintivamente le braccia in un atteggiamento di chiusura e difesa.
“Quindi ti sarei grato se la smettessi di seguirmi ovunque e di guardarmi, perché così rendi tutto più difficile, lo capisci vero?”
“Ho capito benissimo! Non ti preoccupare, non ti disturberò più, se è questo che vuoi!”
Dopo aver pronunciato queste parole, Maria si è allontanata a passo svelto e poi è sparita dietro l’angolo.
Improvvisamente è tornata indietro e, piantandosi nel bel mezzo del corridoio con le mai sui fianchi, ha aggiunto: “Anzi, no! Non ti darò mai questa soddisfazione! Sarebbe tutto troppo facile! Non ti libererai di me tanto in fretta! Ti mostrerò io di cosa è capace Maria De Luca!”
Detto questo si è girata di scatto ed è scomparsa, lasciando Michael impietrito a bocca aperta.
In quel momento  stava sopraggiungendo Max.
“Ciao Michael!”
“Ciao Max!”
“Qualche problema? No, non dirmelo, si tratta ancora di Maria!”
“Già. Le ho appena ripetuto che deve starmi lontano, altrimenti non so per quanto tempo ancora riuscirò a resistere senza perdere la testa per lei. Ma non ha reagito esattamente nel modo in cui mi aspettavo. Mi ha dichiarato guerra!”
Aveva accompagnato queste parole con un lieve movimento delle labbra, e ciò indicava chiaramente il suo disagio.
“Sei proprio sicuro che questo è quello che vuoi? Desideri proprio che esca dalla tua vita?”
“Assolutamente!” ha esclamato Michael mentendo a sé stesso prima che a Max. E se ne rendeva conto perfettamente, al punto da essere costretto a guardare altrove per sfuggire allo sguardo indagatore dell’amico.
“Si sta facendo tardi, dobbiamo andare!” ha poi aggiunto, per tagliar corto.
Ma Michael aveva in mente un piano. Era determinato ad andare fino in fondo questa volta, prima di restare troppo coinvolto per poter tornare indietro. Infatti aveva appena ideato un espediente per allontanare Maria una volta per tutte.
“O piuttosto per allontanarmi io da lei?” si è chiesto ad un certo punto, parlando tra sé e sé.
“Hai detto qualcosa?” ha domandato Max girandosi di scatto nella sua direzione.
“No, stavo solo pensando ad alta voce”.
Era certo, infatti, che l’amico non avrebbe capito e soprattutto non avrebbe approvato le sue intenzioni. Non voleva assolutamente che qualcuno riuscisse a fargli cambiare idea o ad insinuargli dei dubbi sul da farsi.
Dopo la scuola Liz è ritornata a casa, come al solito, ma l’aspettava una sorpresa.
“Ciao mamma, sono tornata!”
“Ciao Liz! Ah, prima di dimenticarmi: è arrivato un pacco per te. L’ ho messo sul tavolo della sala!” le ha gridato sua madre dalla cucina.
“Un pacco? Non aspetto niente. Chissà cosa può essere!” ha esclamato Liz appoggiando lo zaino su una sedia.
“C’è anche un biglietto!” ha aggiunto sua madre, affacciandosi dalla porta mentre si asciugava le mani nel grembiule. E poi: “Coraggio, aprilo! Non sei curiosa?”
Liz ha dato una rapida occhiata al pacco e poi ha preso in mano la busta, estraendo il biglietto.
“Per Liz, la ragazza più carina di Roswell”. “Non dice altro e non è firmato!”
“Caspita, ragazza mia, sembra che tu abbia fatto colpo!” ha esclamato sua madre sorridendo. “Dài, aprilo. Vediamo cosa contiene!”
Liz ha scartato velocemente il pacco per poi estrarne un mazzo di fiori.
“Fiori? È la prima volta che qualcuno me ne regala!” ha detto Liz godendosi il profumo proveniente dal mazzo.
“Deve essere un vero cavaliere il tuo ammiratore!”
“Già, ma non riesco proprio ad immaginare chi possa essere. Che sia qualcuno di quei fanatici che si sono presentati alle selezioni per il concorso alla radio? No, è già passato del tempo, se ne saranno sicuramente scordati, ormai. Aspetta un attimo: e se fosse un’idea di Kyle? Perché in quel caso io non…no, no, ma che vado a pensare! Ormai Kyle ha altri interessi e poi sa bene che non ci può essere storia tra di noi. Ma allora…”
In quel momento è squillato il telefono. Era Maria.
“Pronto? Maria? Ti devo assolutamente raccontare quello che mi è successo. Sì, d’accordo, ci vediamo tra mezz’ora!”
“Mamma, io esco con Maria. Sarò di ritorno per cena”.
“D’accordo. Mi raccomando, non fare tardi!” ha replicato sua madre, che stava infornando dei biscotti.
Una volta sedute ad un tavolino, con davanti un’enorme fetta di torta, Liz ha iniziato il suo racconto.
“…e così ho aperto il biglietto. Mi chiedo chi possa essere!”
“Liz, ma è meraviglioso! Pensa: dietro una di queste facce...” e Maria continuava a giocare con la sua cannuccia, squadrando i passanti “si potrebbe nascondere il tuo ammiratore segreto! È come nei films! È tutto così romantico…” proseguiva, lasciandosi trasportare dalla fantasia.
“Ehi, aspetta! Prima di tutto non è detto che sia un bel ragazzo. Secondo…” continuava Liz accompagnando con un gesto della mano l’enumerazione delle sue perplessità “…non è detto che mi piaccia. E se fosse quel ragazzo bruttissimo che mi ha invitato a ballare alla festa di fine anno? Te lo ricordi, Maria? Mi ci è voluto un mese per scoraggiarlo. Mi seguiva dappertutto e…”
Improvvisamente Liz si è resa conto che non erano sole. Infatti una persona le stava guardando attraverso il vetro del locale.
“Maria, guarda, c’è Michael!” ha esclamato Liz indicandole la vetrina.
“Dove?” ha chiesto l’amica voltandosi di scatto. “Io non vedo nessuno! Inoltre se anche ci fosse farei finta di non vederlo, dopo quello che mi ha detto!” ha aggiunto Maria tornando alla sua bibita come niente fosse.
“Ma mi era parso di vedere…Pazienza, mi sarò sbagliata…”
La sera stessa, Liz si trovava sul terrazzo del suo appartamento, circondata da numerose candele accese, per l’appuntamento giornaliero con il suo diario.
Ad un certo punto si è alzata per andare a prendere un’altra penna sulla scrivania e quando si è girata si è trovata di fronte…
“Michael! Che ci fai qui? Mi hai spaventato!”
“Mi dispiace, non era mia intenzione. Passavo da queste parti. Ho visto che c’era la scala e…beh…sono salito. Tutto qui”.
“Scusa la sorpresa ma non sono abituata a ricevere visite a quest’ora e…ti serve qualcosa? Si tratta per caso di Max?”
“No, Max stavolta non c’entra niente. È solo che oggi ho avuto una giornataccia e non avevo voglia di restare solo. Tutto qua…” ha aggiunto lui sedendosi.
“Oggi mi è sembrato di vederti in centro, o sbaglio?”
“No, non sbagli. Sono passato davanti al locale e ho visto te e Maria sedute al tavolo. Mi sono soffermato solo un attimo”.
“Potevi unirti a noi, ci avrebbe fatto piacere…” ha farfugliato Liz cercando di essere gentile.
“Non è un buon periodo per me e Maria, lo sai. È meglio che stiamo distanti per un po’”.
“Sì, me lo ha detto!” ha replicato Liz, sedendosi a sua volta. “Se c’è qualcosa che io possa fare per voi non devi fare altro che dirmelo e…”
“Ti ringrazio, ma per ora è meglio lasciare le cose come stanno. Grazie dell’interessamento” ha aggiunto Michael, insolitamente amichevole. “Ora sarà meglio che vada. Ero passato solo per scambiare due parole. Buonanotte, Liz”.
“Buonanotte Michael!” ha risposto lei, mentre lo guardava scivolare lungo la scala.
Quella strana visita notturna l’aveva impensierita,. Non era tipico di Michael comportarsi in quella maniera. Doveva avere qualcosa in mente ma già non era facile entrare nella psicologia dei suoi coetanei terrestri. Figurarsi in quella di un alieno…

La mattina successiva, nella pausa, Liz è entrata nei bagni. Dopo essersi lavata le mani ha alzato il viso per specchiarsi e ha avuto una strana sorpresa.
Qualcuno, infatti, aveva lasciato una scritta sullo specchio che inizialmente non aveva notato.
Liz ha letto ad alta voce: “Liz, oggi sei meravigliosa”. Immediatamente dopo ha cancellato la frase con la carta, per evitare che qualcuno la vedesse. Poi, imbarazzatissima, è corsa ad avvertire l’amica…
“Maria, non crederai a quello che sto per dirti!”
“Cosa è successo stavolta? Sembri sconvolta!”
Liz ha iniziato così a raccontare l’accaduto, con voce un po’ concitata.
“Liz, Liz, adesso calmati. Prendi qualche goccia di questo e vedrai che starai subito meglio!” le ha detto Maria porgendole il familiare boccettino con dentro i miracolosi rimedi di sua madre.
“Va bene, abbiamo scoperto qualcosa in più sul tuo misterioso ammiratore. Ora sappiamo che frequenta la nostra scuola e il cerchio si stringe”.
“Maria, come fai a restare così calma? Questa storia comincia a non piacermi molto. Come ha fatto ad avere il mio indirizzo? E come faceva a sapere che sarei stata la prima persona ad entrare nei bagni? Forse mi sta seguendo!” ha detto guardandosi intorno con un certo disagio.
“Cerchiamo di non perdere il controllo. Per quanto riguarda l’indirizzo la risposta è semplice: l’annuario della scuola. Se davvero frequenta questo istituto non può certamente  trattarsi di un tipo pericoloso, no? Visto che ci conosciamo più o meno tutti, nel peggiore dei casi sarà un po’ bruttino o un timidone, che non ha il coraggio di farsi avanti. Se fossi in te cercherei di vedere il lato positivo di tutta questa storia!” ha detto allora Maria con fare ammiccante.
“E quale sarebbe secondo te?”
In una cittadina piccola come questa un po’ di vita non guasta, no? E poi potrebbe servirti per distrarti un po’!”
“Maria, se ben ti ricordi hai già fatto abbastanza per distrarmi iscrivendomi a quel concorso assurdo! Inoltre…hey, guarda: non hai anche tu l’impressione che quel ragazzo con gli occhiali e i jeans chiari mi stia fissando?”
“Non essere paranoica Liz! Ecco, lo sapevo, adesso vedi fantasmi ovunque! Ma perché queste cose non capitano mai a me? Io sarei così felice di avere un ammiratore. Deve essere una sensazione magnifica!” ha aggiunto Maria ruotando su sé stessa abbracciando i libri di matematica. “E se invece fosse quello?” ha chiesto poi indicando il ragazzo più carino della scuola.
“No, è escluso! Uno così non si interesserebbe mai a me!” ha risposto Liz accompagnando con ampi gesti la sua affermazione.
“E se fosse…Max Evans?”
“Max? No, non credo proprio. Te l’ ho detto che ultimamente le cose non vanno molto bene. Certo che se l‘ammiratore segreto fosse lui…potrei considerare l’intera situazione sotto una nuova luce e…”
“Vedi? Questo è lo spirito giusto! Coraggio Liz, aspettiamo la sua prossima mossa. Prima o poi commetterà qualche passo falso e noi…saremo pronte a smascherarlo!” ha aggiunto Maria imitando un felino che piomba sulla preda.
“Se lo dici tu…” ha risposto Liz poco convinta.
“Ciao Liz!”
“Ciao Max!”
“Come stai?” si sono chiesti contemporaneamente.
“Bene, bene. E tu?” è stata nuovamente la risposta corale.
“Prima tu, Max!” ha detto Liz un po’ a disagio.
“O.K. È da un po’ che non parliamo. Mi chiedevo come ti vanno le cose”.
“Una meraviglia!” ha risposto Liz cercando di apparire serena e distaccata. Per nessuna ragione al mondo avrebbe voluto far trapelare il suo stato d’animo. Sapeva infatti che, per scoprire la verità, avrebbe dovuto apparire normale e dissimulare i suoi sospetti.
“Sei sicura di star bene? Mi sembri un po’ tesa!” ha replicato Max premuroso.
“Non hai sentito? Sta benissimo!” ha aggiunto Maria per rendere più credibile la versione dell’amica.
“Beh, ora dobbiamo proprio andare. Scusaci Max!” ha esclamato Maria trascinando via Liz per un braccio.
“Credi che sospetti qualcosa?” ha chiesto allora Liz all’amica.
“Non lo so ma finché non scopriamo come stanno le cose non dobbiamo assolutamente scoprire le nostre carte. Soprattutto se si dovesse trattare di Max!”
“Sì, hai ragione…”

Dopo questi fatti è trascorsa una settimana caratterizzata da una relativa tranquillità, al punto che Liz aveva quasi dimenticato la storia dell’ammiratore.
Una mattina, però, mentre estraeva un libro dall’armadietto, un foglio è scivolato fuori dalle pagine per poi planare delicatamente sul pavimento.
Si trattava della stessa calligrafia del biglietto che aveva accompagnato i fiori di qualche tempo prima.
Liz ha esitato qualche minuto, rimanendo in piedi con il foglio in mano e rileggendo innumerevoli volte la frase scritta, come se tra le righe si trovasse la chiave per chiarire il mistero.
“Liz, che ti succede? Sembra tu abbia visto un fantasma!” ha detto Maria, sopraggiunta in quel momento, squadrando l’amica con curiosità e un filo di preoccupazione.
“Guarda!” ha risposto lei allungando il foglio nella sua direzione.
“Se vuoi conoscere la mia identità aspettami stasera davanti al Crashdown alle otto”.
“Ci siamo! Stasera potrai finalmente conoscere il tuo ammiratore! Non sei emozionata?”
“Non so se farei bene ad andarci. L’ultimo appuntamento al buio non è stato granché, dopo tutto. Tu che ne dici?”
“Ma certo che ci devi andare! Non vorrai restare tutta la vita con la curiosità!”
“Maria, verresti con me?”
“Mi piacerebbe tanto ma stasera mi devo assolutamente incontrare con Alex. Mi deve dare gli appunti di biologia, sai quelli introvabili del mese scorso!”
“Non potresti proprio fare un’eccezione per me?” la implorava Liz addolcendo al massimo la sua espressione per apparire debole a indifesa e atteggiando le mani in posizione di preghiera. “Ti prego, ti prego, ti prego!!!”
“Liz, mi dispiace proprio ma non posso assolutamente annullare l’appuntamento! Ho corteggiato Alex per tre settimane per avere questi appunti e gli ho anche dovuto promettere che canterò col suo gruppo per i prossimi sei mesi!!”
Poi, lasciandosi intenerire dall’espressione affranta della sua amica: “Però potrei cercare di liberarmi presto e fare un salto al Crashdown, giusto per dare un’occhiatina…”
“D’accordo, è sempre meglio di niente. Mi raccomando, ci conto!”
“Verrò, stai tranquilla! Ora pensa ad andare a prepararti per l’occasione!”
“Se lo dici tu…”
Alle otto in punto Liz si è posizionata davanti all’entrata del Crashdown, guardando nervosamente l’orologio ogni due minuti.
Mentre era voltata per vedere se arrivava qualcuno si è sentita toccare la spalla.
Si è girata di scatto facendo un passo indietro e ha visto il suo ammiratore.
“Max? Ma allora sei tu che mi hai mandato i fiori e tutto il resto?”
“Sì, Liz, sono stato io. Speravo davvero che avresti accettato il mio invito per stasera. Ti dovevo parlare”.
“Sono felice che sia tu anche se, a dir la verità, sono un po’ stupita. Non è da te fare certe sorprese!”
“È solo perché tu conosci il vecchio Max. Quello nuovo ti stupirà senz’altro! Quella sera in cui mi sono ubriacato con Kyle ho capito tante cose. Ci ho riflettuto a lungo e ho deciso che è finalmente venuto il momento di dirti quello che provo, una volta per tutte”.
“Ma Max, quella sera hai detto che non ricordavi più niente e io ho sofferto molto e…”
“Adesso non parlare” ha esclamato Max. Subito dopo le ha sollevato il viso e l’ ha teneramente baciata.
In quel momento è giunta Maria, che si era liberata in fretta di Alex per correre in soccorso dell’amica. L’immagine che si è presentata davanti ai suoi occhi l’ ha congelata in un attimo senza tempo.
Non poteva credere a ciò che vedeva: proprio di fronte a lei Michael stava baciando appassionatamente Liz!
“Ahhhhhhhh!” ha gridato Maria con gli occhi sbarrati, costringendo Liz e il suo ammiratore a girarsi di scatto nella sua direzione.
“Maria, ma cosa…” ha farfugliato Liz colta di sorpresa. Poi si è voltata verso Max e, con sua enorme sorpresa, ha visto che la sua fisionomia stava progressivamente cambiando. I capelli da scuri si sono fatti chiari, il volto si è gradatamente trasformato finché è apparso chiaramente davanti ai suoi occhi stupefatti il viso di Michael.
“O Mio Dio! Non ci capisco più niente! Ma chi sei?” ha gridato Liz indietreggiando per il terrore e appoggiandosi al muro.
Intanto, girandosi per un istante in direzione di Maria, Liz si è improvvisamente resa conto che l’amica era corsa via dopo averli visti.
“Liz, ascolta, lascia che ti spieghi!” ha risposto Michael gesticolando con le mani nel tentativo di calmarla, ma ottenendo esattamente l’effetto opposto.
“Stai indietro! Si può sapere chi sei?”
“O.K., O.K.. Sono Michael”.
“Cosa diavolo ti è venuto in mente? Cos’era, una specie di scherzo di pessimo gusto? O volevi solo divertirti a prendermi in giro? Per chi mi hai preso?” incalzava Liz fuori di sé.
“Se mi lasci parlare posso spiegarti tutto. Ricordi quella sera in cui sono passato da te per parlare? Ti ricordi di avermi detto che avresti fatto qualunque cosa per me e Maria? Beh, avevo bisogno del tuo aiuto per far capire a Maria che tra me e lei non può funzionare”.
“E così ti sei permesso di usarmi come cavia per i tuoi esperimenti?”
“Non pensavo che l’avresti presa così male. In fin dei conti volevo solo che Maria ci vedesse perché speravo che così si sarebbe arresa definitivamente!”
“E ti sei servito di me? È per questo che hai assunto le sembianze di Max?”
“Era l’unico modo per convincerti. Altrimenti non avresti mai collaborato!”
“E me lo dici con questa tranquillità? E inoltre, come ha fatto Maria a riconoscerti?”
“Solo tu mi vedevi nelle vesti di Max. Per gli altri ero sempre Michael. Altrimenti non sarebbe servito a nulla”.
“Ma ti rendi conto di cosa le hai fatto? Ora lei si trova da qualche parte disperata. Non hai un cuore?” gridava Liz cercando di scuoterlo.
“È proprio perché ce l’ ho che ho dovuto farlo. Non capisci?”
“No, non riesco proprio a capire!” ha risposto Liz cercando di mantenersi calma.
“Inoltre hai messo in crisi anche la mia amicizia con Maria. Cosa credi penserà di me adesso? Penserà che le ho mentito, che l ‘ho tradita! A questo non avevi pensato?”
“Per la verità no” ha ammesso allora candidamente Michael. “Mi dispiace, ora mi rendo conto di aver fatto una sciocchezza!”
“È già qualcosa. Ora andiamo a cercare Maria. Dobbiamo spiegarle l’accaduto e sperare che ci creda!” ha concluso Liz alterata.
Dopo queste parole i due ragazzi si sono avviati lungo la strada, in cerca di Maria.
Maria intanto, si era messa a correre e correva tanto più disperatamente quanto più le appariva incredibile e dolorosa la scena alla quale aveva assistito.
Improvvisamente, mentre attraversava la strada è stata avvolta dalla luce dei fari di un’auto, che aveva svoltato bruscamente e che ora si dirigeva contro di lei a forte velocità. Un urlo, poi l’urto e infine il silenzio. La macchina ha proseguito la sua folle corsa mentre Maria è rimasta a terra, immobile, priva di sensi.
Pochi istanti dopo, un rumore di passi risuonava sull’asfalto bagnato di fronte al locale.
I passi si sono rapidamente avvicinati per poi fermarsi davanti alla porta.
“Bene, bene, una sostituzione di persona, eh? Perché no, è un’ottima idea! Ha funzionato una volta…può funzionare ancora! Ma la notte è ancora molto, molto lunga…”
Poi il rumore si è lentamente allontanato fino a svanire nel silenzio della notte.

“Max, Max, forza, o faremo tardi a scuola! Non hai visto che ora è? Ci siamo addormentati sui libri ieri sera!” ha detto Isabel affacciandosi sulla porta della camera di Max.
“Arrivo, arrivo! Devo solo prendere la ricerca di scienze”.
“O.K. ma fai in fretta. Io ti aspetto sulla jeep”.
Una volta arrivati a scuola Max e Isabel hanno notato un insolito movimento nei corridoi.
“Cosa succede? Che ci fa tutta quella gente lì?” ha chiesto Isabel tentando di scorgere qualcosa tra la folla.
“Si tratta di vandali. Stanotte sono penetrati nell’istituto e hanno danneggiato le aule. Hanno rotto le finestre e le porte e riempito di scritte i muri della scuola” ha risposto un ragazzo con gli occhiali.
“Certa gente stupida non dovrebbe essere lasciata libera di girare!” ha commentato Isabel.
“Via, via, non c’è niente da vedere qui. Tornate nelle vostre classi. Oggi le lezioni si svolgeranno regolarmente. Al più presto tenteremo di rimediare ai danni. Un’ultima cosa. Abbiamo chiamato le sceriffo Valenti per fare un sopralluogo. Poiché si occuperà lui delle indagini vi pregherei di restare a sua disposizione per rispondere ad eventuali domande” ha detto il preside. Nonostante facesse quel lavoro ormai da diversi anni non era ancora abituato a fronteggiare certe cose, né sentiva di avere il sangue freddo necessario. Anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di confessarlo, in cuor suo sapeva che la storia non sarebbe finita lì. Finché ci fossero stati teppisti come quelli in giro la sua scuola non sarebbe stata al sicuro.
Se erano riusciti ad entrare una volta avrebbero potuto rifarlo. Anzi: aveva il netto presentimento che non avrebbe dovuto aspettare a lungo…
“Ehi, Max, hai visto che roba?” ha esclamato Michael avvicinandosi a lui e Isabel nel corridoio. “Dài retta a me: quelli sono dei veri professionisti della distruzione. Non vorrei trovarmi qui se mai dovessero tornare!”
“Perché dovrebbero farlo?” ha chiesto Max con aria seria.
“Quando quella gente prende di mira qualcuno o qualcosa non si dà pace finché non l’ ha distrutta!” incalzava Michael gesticolando animatamente.
“Quello che so è che per colpa loro avremo di nuovo Valenti alle costole e questo non è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento”.
“Già, ma purtroppo non possiamo farci nulla. Cerchiamo almeno di stare il più lontano possibile da lui finché le acque non si saranno calmate” ha commentato Isabel.
Effettivamente sia Michael che il Preside avevano visto giusto. La storia non sarebbe finita lì.

Qualche giorno dopo, nell’ora di pausa, i ragazzi si sono ritrovati nel cortile della scuola.
“Ehi, Max, guarda lì! Di nuovo quelle scritte!” ha esclamato Michael indicandogli il muro dell’edificio.
“Sì, le ho viste. Questa storia mi piace sempre meno. Potresti aver ragione tu. Forse hanno preso di mira la scuola e non molleranno la presa tanto facilmente” ha risposto Max estraendo un sandwich dalla sua borsa.
“Ciao Max! Ciao Michael!” ha salutato Liz, tutta allegra.
“Ciao, Liz! Vuoi sederti?”
“Solo un minuto. Ho promesso a Maria di raggiungerla nel laboratorio per darle una mano con un esperimento. Qualcosa sulle rane o roba simile. Niente di interessante, insomma!” ha detto Liz sedendosi sulla panca al suo fianco.
“Cosa mangi di bello?”
“Un sandwich. Niente di bello!” ha commentato Max fissando con aria perplessa il suo pranzo.
“Ehi, ragazzi! Guardate qua! Avete visto che bella pollastrella?” ha esclamato una voce alle loro spalle.
Max, Michael e Liz si sono girati di scatto per rendersi conto che quella frase provocatoria era rivolta proprio a loro.
Le loro peggiori paure stavano prendendo forma davanti ai loro occhi.
Cinque ragazzi dall’aspetto tutt’altro che rassicurante stavano in piedi dietro di loro. Pochi secondi gli sono bastati per realizzare che si trattava proprio dei teppisti che avevano distrutto gli arredi della scuola.
Max è scattato in piedi e si è istintivamente messo davanti a Liz come per proteggerla.
“Cosa volete da noi?” ha chiesto Max facendo un passo avanti.
“Ci piace tanto la tua amichetta. Ce la presteresti per un paio d’ore? Eh? Che ti costa?” ha chiesto con tono provocatorio quello che sembrava il cervello della banda.
Liz si è guardata in giro in cerca d’aiuto ma si è subito resa conto che gli altri studenti, accortisi della scena, avevano pensato bene di allontanarsi per evitare eventuali guai.
“Allora, che ne dici?” incalzava il ragazzo, stupito di fronte all’ostinato silenzio di Max.
“Dico che fareste meglio ad andarvene. E subito!” ha esclamato lui cercando di apparire autoritario per intimorire gli indesiderati ospiti.
“Ehi, avete sentito? Dice che dobbiamo andarcene!” lo derideva uno degli altri.
“Adesso vi insegno io come ci si comporta!” ha esclamato Michael sollevando un braccio nella loro direzione.
“Michael, fermati!” ha urlato Max. Ma era troppo tardi.
Michael ha dato una spinta invisibile in direzione del ragazzo che aveva parlato per ultimo e questo è precipitato al suolo dopo aver compiuto un volo di tre metri.
“Ma chi diavolo sei?” ha chiesto allora un altro. “Ora ti diamo noi una bella lezione!”
I quattro ragazzi rimasti hanno messo le mani in tasca e hanno estratto quattro coltelli.
“Adesso non fai più il gradasso, eh?”
Il capo gruppo si è avventato su Max nel tentativo di affondare il coltello ma l’ ha ferito solo di striscio ad un polso. Immediatamente dopo ha sferrato un secondo attacco ma Liz, con una mossa improvvisa, si è precipitata davanti a lui per impedire che lo colpisse.
Tutto è accaduto molto velocemente. Liz è caduta a terra con un’evidente ferita all’addome e ha perso conoscenza.
“Mio Dio, Liz!” ha esclamato Max gettandosi istintivamente su di lei.
“Presto, ragazzi, scappiamo!” ha gridato uno della banda e i restanti quattro hanno immediatamente risposto all’appello mettendosi a correre per allontanarsi il prima possibile dalla scuola.
Sul posto è accorsa in breve tempo molta gente, per lo più studenti.
Ma c’era qualcun altro nell’istituto, qualcuno che nessuno aveva notato fino ad allora e che ora stava correndo verso il luogo dell’incidente.
“Largo, largo! Cosa è successo? Sono stato avvertito che c’era una rissa in corso”.
“Dannazione, Valenti!” ha esclamato Michael a denti stretti. “Proprio adesso!”
“Parker, Evans! Cosa ci fate qui?” ha chiesto Valenti avvicinandosi a Max, che si trovava ancora in ginocchio accanto al corpo di Liz.
“Misericordia! Bisogna chiamare subito un’ambulanza!” ha esclamato lo sceriffo, afferrando la radio.
Max non rispondeva, sembrava come ipnotizzato. Michael, guardandolo bene, si è reso immediatamente conto delle sue intenzioni.
“Non c’è tempo per l’ambulanza!” ha detto ad un tratto Max.
“Max, non adesso! Non puoi farlo, Max!” tentava di scuoterlo l’amico, ma senza ottenere alcun risultato.
Max ha sollevato la mano e l’ ha appoggiata sull’addome di Liz, proprio sopra la ferita che sanguinava abbondantemente.
“No, non farlo!” ha urlato Isabel, che era accorsa dopo aver sentito dell’accaduto.
“Io devo farlo!” ha esclamato Max trasferendo tutte le sue energie e la sua concentrazione su Liz.
“Ma che sta succedendo?” continuava a chiedere Valenti, che non riusciva, per quanto si sforzasse, a mettere a fuoco la situazione.
Quando si è reso conto di ciò che stava facendo il ragazzo, Valenti ha lasciato cadere la radio a terra.
Liz ha improvvisamente aperto gli occhi e con difficoltà si sforzava di mettere a fuoco il viso di Max.
“Max, mi hai salvato un’altra volta!” ha sussurrato lei sotto voce, ma non abbastanza per non essere sentita da Valenti..
“Lo sapevo! Avevo ragione! Sei un alieno!” ha urlato lo sceriffo indietreggiando di qualche passo. Intorno a lui la folla ha cominciato a fare il vuoto.
Max si è alzato e si è reso conto che la gente, intorno a lui, si stava allontanando e confabulava in maniera concitata.
“No, aspettate, non dovete avere paura!” continuava a ripetere Max alzando le mani in segno di resa.
“Max, stavolta è davvero finita!” ha esclamato Michael.
Valenti ha raccolto la radio, sempre senza distogliere gli occhi da Max.
“Ho bisogno di rinforzi. E fate in fretta!”
Michael si è avventato sullo sceriffo per sottrargli la radio ma Valenti, con una mossa velocissima, ha estratto la pistola e l’ ha puntata contro il ragazzo.
“Non ti muovere! Adesso i giochi li faccio io!” ha intimato lo sceriffo tenendo gli occhi fissi sui ragazzi.
“Aspettavo questo momento da tutta la vita!” continuava, con aria compiaciuta.
“Max, Isabel, siamo nei guai” ha concluso Michael guardando i suoi compagni .
In quel momento sono giunti diversi poliziotti armati, che hanno circondato i ragazzi invitandoli a seguirli.
“Finalmente vi ho in pugno. Questa volta sono proprio curioso di sentire quale storia riuscirete ad inventare!” proseguiva Valenti sfoderando il suo peggior ghigno.
“No, Max! Dove ti stanno portando? Max!” gridava Liz disperatamente. Ma la sua voce si è persa nel trambusto.
Quando ormai nel cortile della scuola non è rimasto più nessuno, un’ombra avanzava nella sera e scivolava enorme e minacciosa lungo le pareti esterne dell’edificio.
“Molto interessante! La faccenda diventa sempre più interessante!”
Detto questo è svanita, lasciando solo la luce tenue di un lampione a vegliare nella sera.

“Maria, Maria, svegliati! Maria, mi senti?”
“Cosa…ma cosa è successo?” ha chiesto Maria tentando di uscire, con grande difficoltà, dal torpore che si era impadronito del suo corpo.
“Le gambe…non riesco a muoverle…”
“È per via del pesante zaino che ci ho messo sopra. Sai per caso che ora è?” le ha chiesto sua madre ferma in piedi di fronte al letto.
“No, io… ehi, ma è giorno!”
“Certo che è giorno e tu dovresti essere a scuola da un pezzo, signorina! Tu, mia cara, sei ancora nel mondo dei sogni!”
Maria si è sollevata di scatto a sedere ed è rimasta immobile a fissare il vuoto.
“Ma allora…Michael, l’incidente…”
“Michael? È quel tuo amico che”ha solo dormito qui”, non è vero? Ti perseguita anche in sogno? Ma ora non è il momento di parlarne: forza! Sei già in ritardo. La colazione è pronta sul tavolo. Io ora devo scappare al lavoro, ci vediamo stasera. E mi raccomando: vai a dormire presto la prossima volta, va bene?”
“O.K. Te lo prometto! Ciao…” ha risposto svogliatamente Maria con voce assonnata, sforzandosi di uscire dalle comode coperte.
In quel momento è suonata la sveglia.
“Maledizione! Questo inutile aggeggio non funziona mai quando serve!” e con la mano destra, con gli occhi semichiusi, Maria tastava il vuoto alla ricerca della sveglia. Ma si è imbattuta in un plico di appunti.
“E questi cosa sono?” ha detto tra sé e sé prendendo in mano i fogli.
“Ma questa è la calligrafia di Alex. E questi sono i suoi appunti di biologia! Ma come diavolo sono arrivati qui? Mi ero ripromessa di chiederglieli oggi! O forse sto ancora dormendo?”

“Ciao, Max!
“Ciao Liz!” Sembri particolarmente felice stamattina! È successo qualcosa di bello?” le ha chiesto lui sorridendo.
“Niente di particolare, oggi però mi sento bene”.
“Sono felice per te. A proposito, ti devo dare una notizia. Il Signor Milton mi ha detto che giovedì prossimo intende organizzare un nuovo convegno di ufologia. Interverrà un gruppo di relatori provenienti dal Canada. Per questo mi ha chiesto di preparare una grande festa. Che ne diresti di darmi una mano a preparare i locali?”
“Sì, perché no? Oggi sono di turno al Crashdown ma domani pomeriggio sono libera”.
“Ottimo! Ho chiesto anche a Isabel, Michael e Maria di aiutarmi. Un po’ controvoglia…ma hanno accettato! Altrimenti non avrei proprio saputo come fare per organizzare tutto in pochi giorni”.
“Lascia fare a noi, siamo una bella squadra!” ha commentato Liz gesticolando per mimare il concetto.
“Bene, ora devo proprio andare. Temo che dovrò stare là dentro anche di notte per far contento Milton!”
“Buon lavoro, allora!”
“Grazie, ne ho bisogno!”

Il pomeriggio successivo, all’ UFO Center…
“Max, eccoci qua! Ci siamo tutti! Cosa dobbiamo fare?”
“Ciao ragazzi e grazie di essere venuti. Dunque…Maria potrebbe occuparsi delle telefonate per sistemare gli ospiti in albergo. Michael, tu invece dovresti aiutarmi a gonfiare questi pupazzi verdi che vanno appesi in tutte le sale”.
“Grandioso! Abbiamo veramente toccato il fondo!” ha esclamato Isabel sbuffando e incrociando le braccia in segno di rifiuto.
“Concordo!” ha commentato Michael.
“Mi volete aiutare sì o no?” ha chiesto allora Max stringendo tra le mani un enorme cranio verde.
“E io e Isabel cosa facciamo?” ha chiesto Liz con voce allegra.
“Vediamo: Liz, tu potresti occuparti del buffet e dei pass per gli ospiti. E tu, Isabel, dovresti riordinare tutti i volumi accatastati in quell’angolo!” ha concluso Max, indicando diverse pile di libri.
“Come mai sono in disordine?” ha chiesto Isabel prendendone qualcuno e consultandolo rapidamente.
“Sono nuovi. Li hanno recapitati oggi in occasione del convegno. Non ho ancora avuto il tempo di catalogarli ed archiviarli”.
“O.K., me ne occupo io. Per lo meno mi risparmierò gli alieni deformi gonfiabili” ha commentato lei rimboccandosi le maniche.
Per una buona mezz’ora ognuno lavorava alacremente per terminare il più in fretta possibile il compito assegnatogli. Il silenzio era rotto solo dalla voce squillante di Maria, che alternativamente salutava, pregava e ringraziava gli albergatori di mezza regione.
“Finito!” ha esclamato con tono soddisfatto Michael, brandendo in aria uno dei pupazzi verdi come un trofeo di guerra.
“Ottimo! Michael, mi congratulo con te!” ha esclamato Max dandogli una pacca sulla spalla. “Ora puoi finalmente dedicarti a montare questo modellino sezionabile a grandezza naturale!” ha aggiunto l’amico indicandogli un kit da assemblare.
“Non vorrai mica che io…”
Max, senza  rispondere, ha sfoderato il suo miglior sorriso di circostanza.
“Niente da fare, eh?”
“Già!” ha concluso Max porgendogli tre braccia di plastica.
“Tre?” ha chiesto Michael stupefatto.
“Non guardare me, non sono io l’esperto di alieni!” ha commentato Max divertito.
Questo episodio ha suscitato l’ilarità generale.
“Cos’avete da ridere?” è intervenuto il direttore del centro.
“Oh, signor Milton! Non sapevo che sarebbe venuto oggi. Questi sono alcuni miei amici venuti per aiutarmi a preparare il convegno”.
“Bene, bene, vedere tutto questo sano interessamento nei giovani mi ricorda la mia adolescenza!” ha commentato Milton mettendo, con atteggiamento paterno, una mano sulla spalla di Max.
“Devi sapere, ragazzo mio, che uno degli ospiti ha promesso di rilasciare dichiarazioni inedite e molto importanti!”
“Ah sì? Non vedo l’ora!” ha commentato Max con espressione divertita, lanciando uno sguardo complice agli amici, che avevano momentaneamente interrotto il proprio lavoro per ascoltare.
“Mi compiaccio del tuo coinvolgimento! Il nostro ospite afferma di aver condotto degli studi sugli alieni…” ha continuato Milton serissimo. “…di aver raggiunto importanti conclusioni”.
“Quali conclusioni, esattamente?” ha chiesto Michael molto interessato.
“Vedo che anche tu ti occupi di alieni. Bene, bene. Dunque, vediamo…afferma di essere in grado di…” in quel preciso momento è squillato il telefono.
“Scusate, il dovere mi chiama! Continueremo più tardi questa conversazione. Buon lavoro!”
“Ragazzi, secondo voi quel ricercatore può aver scoperto qualcosa?” ha chiesto Liz con voce tesa.
“Ne dubito. Sarà uno dei soliti megalomani fissati coi rapimenti. Credo comunque che ci convenga tenerlo d’occhio” ha concluso Max. “Ora continuiamo il nostro lavoro. Per il momento non possiamo fare nient’altro”.
Sulla stanza è sceso un silenzio innaturale.

Il giorno del convegno Max era addetto al ricevimento degli ospiti stranieri.
“Ragazzo, da quanto tempo lavori qui?” gli ha chiesto la persona che nel gruppo si distingueva per l’aspetto autorevole.
"Da qualche mese. Perché me lo chiede?”
“Hai un aspetto familiare. Ti interessi di alieni?”
“Diciamo che è un problema che sento piuttosto vicino” ha risposto Max d’impulso. Poi, rendendosi conto che le sue parole potevano essere fraintese, ha aggiunto: “…voglio dire che per chi abita a Roswell è quasi impossibile restare indifferenti!”
“Certo, certo. Hai perfettamente ragione” ha commentato l’uomo.
“Io ho messo a punto un test che mi permetterà di rivelare un’eventuale presenza aliena nell’edificio. Ne darò una pubblica dimostrazione tra poco durante la conferenza”.
“E…in cosa consiste, esattamente?” ha chiesto Max con voce, suo malgrado, alterata.
“Di che ti preoccupi? Se non sei un alieno non hai niente da temere, no? Ah, ah, ah!”e si è allontanato ridendo rumorosamente.
“Max, chi era quel tipo?” gli ha chiesto Michael, che era entrato giusto in tempo per assistere al colloquio.
“È il personaggio più importante del gruppo” ha risposto Max pensieroso.
“Ha detto di essere in grado di identificare gli alieni e che darà una dimostrazione stasera stessa”.
“Tu credi che ne sia capace?”
“Non lo so ma il suo atteggiamento così sicuro mi fa paura. Dobbiamo tenerlo d’occhio”.
“Sono d’accordo. Bisogna avvertire anche Isabel. Eccola, sta entrando con Alex”.
“Ciao, ragazzi! Che facce scure. C’è qualche novità?” ha chiesto lei squadrandoli con il suo sguardo serio delle grandi occasioni.
“Sì, purtroppo. Vedi quell’uomo laggiù?”
“Sì. Di chi si tratta?”
“È il… ma Max è stato interrotto dalla voce amplificata di Milton, che aveva preso il microfono per fare un comunicato.
“Un momento di attenzione, prego. A partire da questo istante diamo ufficialmente inizio alla serata”.
Dalla folla radunatasi nei vari locali si è levato un boato di approvazione, mentre molti ospiti sventolavano gadgets e pupazzi a forma di alieno.
“È disgustoso!” ha esclamato Isabel guardandosi intorno.
“Scusate, scusate! Vi chiedo ancora un momento di silenzio. Nella sala adiacente troverete un piccolo buffet a base di pietanze aliene gentilmente preparato dalle cameriere del vicino Crashdown Café. Successivamente avrà inizio la serie di interventi degli ospiti. Come tutti saprete uno degli oratori ha promesso di dare una pubblica dimostrazione della teoria che ha elaborato, grazie alla quale sostiene di poter riconoscere un alieno eventualmente presente in sala”.
I ragazzi si sono guardati l’un l’atro senza parlare.
Un gruppo musicale ha poi cominciato a suonare, mentre gli invitati si servivano al buffet.
“Allora è questo che aveva in mente l’ospite misterioso!” ha commentato Isabel parlando con Michael.
“Già, è questo che stava cercando di spiegarti Max prima che Milton facesse il suo discorso”.
“Spero si tratti della solita buffonata”.
“E se non fosse così? Sembrava molto serio!” ha commentato Maria, sopraggiunta da qualche minuto insieme a Liz.
“Nessuno ha chiesto il tuo parere” ha ribattuto Michael con tono seccato.
“Scusa se mi preoccupo per voi!” ha risposto Maria girandosi dall’altra parte.
“Ehi, ehi, stop! Ora abbiamo altro di cui occuparci!” è intervenuta Liz lanciando un’occhiata ai due contendenti.
“Liz ha ragione. Ora dobbiamo restare uniti. Teniamo occhi e orecchie ben aperti. Al minimo segno di pericolo…teniamoci pronti a intervenire” ha concluso Max.
“In che modo?”
“Ancora non ho un piano preciso, Isabel. Dovremo improvvisare”.
“Come sempre…”
La mezz’ora successiva il clima era notevolmente carico di aspettative e tensioni, soprattutto per i ragazzi, che attendevano con un misto di paura e curiosità le rivelazioni dell’oratore.
“Attenzione, è giunto il grande momento! Ora cedo la parola al nostro più insigne ospite”.
“Buonasera a tutti. Per prima cosa desidero ringraziare il direttore Milton e voi tutti per avermi offerto l’opportunità di venire qui a Roswell e di effettuare questo importante esperimento”.
“Il piacere è tutto nostro!” ha commentato Milton con fare ossequioso.
“Veniamo al dunque. La macchina che vedete…” e nel pronunciare queste parole indicava uno strano strumento dotato di uno schermo luminoso simile a quello di un comune scanner e tutta una serie di spie luminose multicolori “…è stata progettata per esaminare e riconoscere le impronte digitali di un normale individuo. Ebbene, grazie ad una variante che ho apportato io stesso, è ora in grado di riconoscere qualsiasi anomalia o particolarità che caratterizza le persone. Nel caso specifico è in grado di identificare elementi non umani presenti nell’impronta della mano grazie ad un approfondito esame dell’epidermide”.
“Ci congratuliamo con lei per questa eccezionale rivelazione! Dunque, lei crede che gli alieni abbiano sembianze umane, almeno in apparenza?”
“Assolutamente. È mio dovere sfatare alcune credenza popolari che vogliono gli alieni deformi e verdi. Il mio dispositivo garantisce il successo nel 98% dei casi”.
“Questo significa che lei è venuto a contatto in precedenza con entità aliene?” ha chiesto Milton sgranando gli occhi.
“Su questo sono tenuto al massimo riserbo, mi spiace”.
“È comprensibile, è comprensibile!” farfugliava Milton asciugandosi il sudore per l’emozione.
“Ora, se siete tutti d’accordo, procederei con l’esperimento. Ho bisogno di un volontario, di una persona ben conosciuta e sulle cui origini non possano esservi dubbi. Per esempio l’assistente di Milton. Come si chiama, a proposito?” ha chiesto l’uomo al direttore dell’UFO Center.
“Evans, Max Evans!” ha risposto Milton con tono fiero. “È uno dei migliori assistenti che abbia mai avuto!”.
“Ha sentito che parole lusinghiere ha usato Milton nei suoi confronti, Signor Evans? Dovrebbe essere fiero di essere il prescelto per collaudare il mio nuovo dispositivo!”
Gli sguardi del pubblico si sono istantaneamente diretti su Max, che era rimasto immobile, come pietrificato, all’annuncio.
“Signor Evans, la prego, vorremmo concludere l’esperimento e poi andarcene tutti a casa!” ha esclamato l’ospite suscitando l’ilarità generale.
“Max non andare!” gli ha sussurrato Michael a denti stretti.
“Se permettete verrei volentieri io al suo posto!” ha esclamato un ragazzo che avanzava rapidamente tra la folla. Era Alex. Sui visi di Maria, Isabel e Liz il sollievo ha sostituito il terrore.
“Molto bene, abbiamo un volontario! Come potrei dire di no ad un giovane così gentile?” ha esclamato l’oratore stringendo la mano di Alex.
“Ora deve sedersi su questa sedia e appoggiare la mano sullo schermo luminoso” ha continuato l’uomo. Poi, rivolto al pubblico:
“Signore e signori, se tra poco si accenderà la luce rossa…il nostro cortese amico potrà dormire sonni tranquilli. Altrimenti, se la luce sarà verde – scusate l’umorismo – sarà senza dubbio un alieno e gli piomberà addosso la polizia di mezza America!”
“Sarà, ma il suo umorismo non mi piace per niente!” ha commentato Michael.
“Ho rischiato molto poco fa. Fortunatamente mi ha salvato Alex ma se quell’uomo dovesse tornare alla carica non saprei proprio cosa fare” ha risposto Max rimanendo apparentemente impassibile, con le braccia conserte, mentre dentro lo animava una tempesta di emozioni violente. Con lo sguardo cercava Liz ma la ragazza non era più al suo posto.
Improvvisamente si è sentito toccare un braccio.
“Liz, dov’eri finita?”
“Stavo venendo da te, Max. Forse dovresti lasciare questo posto con una scusa. Poco fa ho visto anche Valenti, che sembrava troppo interessato all’esperimento. Non vorrei che finissi nei guai per colpa sua”.
“Ormai il peggio dovrebbe essere passato e…”
“Signore e signori, come vedete la luce è…suspance…rossa! Complimenti, lei non è un alieno!” ha esclamato l’uomo tra gli applausi del pubblico.
“Grazie, mi sento molto più tranquillo, ora!” ha risposto Alex per sdrammatizzare il momento.
“Oltre che terrestre è anche simpatico. Un applauso per il nostro coraggioso volontario!”
“Non so, Max, ho come un brutto presentimento…” incalzava Liz fissando la macchina.
“E adesso…” in quel momento lo sceriffo è uscito dal pubblico per dire qualcosa sotto voce all’orecchio dell’oratore.
“Mi è stato chiesto di procedere con l’analisi della mano del Signor Evans. Prego, signori, un applauso per il nostro amico tanto popolare!”
Sul viso dei ragazzi è ricomparso il terrore.
Mentre il pubblico lo fissava e applaudiva, Max era impietrito.
Gli giungevano i suoni e le voci come ovattate, come se provenissero da molto lontano.
“Coraggio, Evans! La stiamo aspettando!” incalzava l’uomo.
“Max, scappa!” ha gridato Michael d’istinto, senza pensare alle conseguenze.
Max, preso dal panico, è fuggito attraverso l’uscita di sicurezza, immediatamente seguito da Liz.
Lo sceriffo, dopo un primo momento di stupore, ha estratto la pistola e si è lasciato, a sua volta, all’inseguimento dei due fuggitivi.
Intanto nella sala…
“Signore e signori, un colpo di scena imprevisto. Che il Signor Evans abbia qualcosa da nascondere? Intanto noi proseguiamo con l’esperimento. C’è qualcuno che si offre volontario?”
“Dannazione,. Isabel, siamo nei guai!” ha detto Michael con uno sguardo atterrito.
“Dobbiamo trovare il modo di aiutare Max. È tutta colpa di Valenti. Sempre lui!” ha esclamato Isabel.
“Ma se lasciassimo la sala adesso potremmo attirare i sospetti anche su di noi!” ha ribattuto Michael con voce preoccupata.
“Hai ragione, ma non riesco più a stare qui senza far niente!” ha risposto Isabel avviandosi di corsa verso la porta.
“Vengo con te!” le ha fatto eco Michael.
Alex, rivolto a Maria: “E noi che facciamo?”
“Andiamo con loro!” ha esclamato lei. E anche loro sono scomparsi approfittando della confusione generale.
Intanto Max e Liz correvano a perdifiato senza guardarsi indietro e senza sapere esattamente in quale direzione avrebbero trovato la salvezza.
Improvvisamente, alla fine della strada sono apparse due macchine della polizia.
Facendo una brusca deviazione si sono buttati a sinistra, ma anche quella strada era bloccata. Le auto coi lampeggianti li avevano circondati.
In quel momento una voce ben conosciuta: “È finita, Evans! Faresti meglio ad arrenderti!” ha esclamato Valenti, tenendo lui e Liz sotto tiro.
Intanto, in una via laterale, scivolava una figura leggera.
“Le cose stanno così, dunque! Questa notte vede il trionfo delle loro peggiori paure. Questo mi piace, mi piace molto! Ah, ah, ah!” e l’ombra si è dileguata in un vicolo secondario per essere poi ingoiata dalla notte e svanire nel nulla.

“Max, coraggio, è ora di andare!”
“Eh, cosa? Ma chi sta parlando?”
“Max, Max! Su, forza, non c’è più tempo!”
“Mamma, sei tu?”
“Certo, Max, chi altro credevi che fosse?”
“Io…non lo so…Ho visto delle cose che non…”
“Di che stai parlando? E va bene, ne parleremo un’altra volta. Ora sei in ritardo per la scuola. Su, alzati!”
“Mi preparo subito” ha risposto Max. Uno strano dolore al polso ha richiamato la sua attenzione riportandolo bruscamente alla realtà.
Era evidentemente il segno di una ferita recente.
“Ma come me la sono fatta? A meno che io non abbia veramente affrontato quei teppisti e…ma come è possibile?”

Michael si trovava nel deserto. La luce del sole era accecante, così come l’azzurro irreale del cielo.
Michael avvertiva la presenza di qualcun altro intorno a sé ma per quanto cercasse di concentrarsi la luce gli feriva la vista.
“Chi sei? Sei forse mio padre?”
Alle sue parole, urlate nella disperazione, rispondeva solo l’eco profonda della sabbia.
“Ahhh!” ha gridato il ragazzo svegliandosi all’improvviso.
Dopo aver respirato affannosamente per qualche secondo Michael si è messo a sedere sul letto, con i piedi sul pavimento gelato, scrollando il capo.
“Era solo un sogno, era solo un sogno…”

“Max, Max, dobbiamo scappare! Non voglio che ti portino via! Max!” ha gridato Liz con quanto fiato aveva in gola.
“Calmati, calmati!” le ripeteva la voce con tono ipnotico. Liz si sentiva scrollare da due mani estranee, ma era ancora sotto shock e non vedeva niente intorno a sé.
In lontananza le giungevano i suoni ovattati delle volanti, coi loro lampeggianti e coi loro fari. Quei fari che le ferivano così terribilmente gli occhi da non riuscire più a tenerli aperti. E poi quella voce insistente. Ad un tratto il fascio di luce ha mutato forma. Non era più un faro. In lontananza svanivano gradatamente le sirene e tutto si confondeva in un’unica grande luce. Una…finestra…
“Liz, svegliati!”
“O mio Dio, Max!” ha gridato la ragazza scattando sul letto terrorizzata.
A quel punto ha aperto gli occhi. “Ma dove…”
“Era solo un sogno, Liz. Stai tranquilla, è tutto a posto!” le ha detto la voce calda e rassicurante di sua madre. Mai aveva sentito la sua voce così volentieri, specialmente negli ultimi tempi, in cui le cose tra loro non andavano troppo bene.
“Ma allora Max, l’UFO Center…”
“Rilassati: sono certa che sia Max sia l’UFO Center si trovano ancora là, al loro posto! Coraggio Liz, è ora di uscire dal mondo dei sogni!”
In quel momento la ragazza si è lasciata cadere di nuovo sul cuscino per restare qualche istante immobile, fissando il soffitto.
“Grazie, mamma, ora mi alzo”.
“Va bene, ti aspetto giù”. La madre, giunta sulla soglia della stanza, ha esitato un istante.
“E quello cos’è? Se dormi con la tessera dell’UFO Center sul comodino non puoi aspettarti sogni migliori!” ha commentato la donna con un lieve sorriso.
Istintivamente Liz ha guardato il comodino sul quale spiccava un pass dell’UFO Center, con la consueta testa di alieno che ne contraddistingue l’insegna.
“Ma come ci è arrivato?” si è chiesta Liz, sforzandosi di raccogliere le idee.
“Che fosse tutto vero?”

Dopo essersi vestito di malavoglia, Michael si è avviato a scuola. La prima persona a mettersi sulla sua strada è stata Isabel.
“Ciao Michael. Che ti succede? Sembri pallido!”
“Diciamo che non ho dormito molto bene stanotte”.
“Ancora Nasedo?”
“Già. Quella sera sapevo che non avrebbe risposto al nostro richiamo. Forse dovrei dare retta a Max. Forse è stato un errore cercarlo. Ma non riesco a togliermelo dalla testa. Non prima di aver scoperto la verità sulle mie origini”.
“Max ha parlato in quel modo perché a volte non riesce a capire i tuoi stati d’animo. Lui è più prudente e si preoccupa per te. Ma il tuo atteggiamento è comprensibile”.
“Evidentemente non per tutti!” ha commentato lui amaramente.
“Di chi state parlando? Di me, forse?” ha chiesto Max con tono irritato. Era arrivato giusto in tempo per assistere all’ultima parte della conversazione.
“Aspetta, Max! Non giungere a conclusioni affrettate. Lascia che ti spieghi!” è intervenuta Isabel con tono remissivo.
“Un momento: voi due mi state nascondendo qualcosa. Non sarete per caso andati a cercare Nasedo?”
“E se anche fosse? La cosa non ti riguarda!” ha risposto Michael stizzito.
“Certo che mi riguarda!” incalzava Max seguendo l’amico lungo il corridoio.
Poi, parandoglisi davanti: “Ricordati che noi tre abbiamo sempre condiviso tutto e se c’è una decisione da prendere dobbiamo farlo tutti insieme!”
“Non mi sembra che tu l’abbia fatto, in passato!” ha ribattuto Michael puntandogli un dito contro.
“Ehi, ehi, calmi voi due. State dando nell’occhio” ha detto Isabel per calmare le acque.
“Non mi calmerò finché non vi deciderete a dirmi cosa sta succedendo!” ha risposto Max ricomponendosi.
“Va bene, Michael, è il momento di dirglielo. Michael è riuscito a decifrare la mappa”.
“Cosa hai scoperto?”
“La costellazione rappresentata è quella dell’ariete” ha esordito Michael di malavoglia. “Orientando correttamente la mappa si ottiene un riferimento alla biblioteca di Roswell”.
“Perché non me l’avete detto prima?”
“Perché non sembravi molto interessato. Eri troppo intento a spassartela con Liz per pensare ad altro!”
“Michael, lascia Liz fuori da questa faccenda! Che altro?”
“Abbiamo tentato di metterci in contatto con Nasedo” è intervenuta Isabel.
“E poi?”
“E poi non è venuto”.
“Michael, ti rendi conto del pericolo che avete corso? E tu, Isabel, non ci avevi pensato?”
“Dovevamo almeno tentare. Eppure io sento che Nasedo è qui. Da qualche parte!”
“Io non sarei così ansioso di incontrarlo. Sai bene che potrebbe essere un assassino. Anzi: probabilmente lo è!” ha esclamato Max sgranando gli occhi.
“E se invece fosse davvero ciò che resta della mia famiglia?”
“Ne dubito. Se è vera la metà della leggenda che ruota intorno a lui abbiamo a che fare con un trasformista, un criminale e un killer spietato!” ha detto Max fissandolo e gesticolando per apparire più convincente.
“Questo è tutto da vedere. Io continuerò la ricerca, con o senza di voi!”
“Esiste anche un’altra possibilità…” ha aggiunto Max molto serio.
“Sarebbe?”
“Che ti trovi prima lui…”
Poi su di loro è sceso il silenzio.
Nel cuore della notte Michael stava dormendo nel suo letto quando, ad un tratto, ha avvertito la presenza di qualcuno nella stanza.
Ha aperto gli occhi, rimanendo però immobile, su un fianco, in attesa.
Un’ombra è scivolata lungo le pareti e lo specchio, davanti ai suoi occhi, ha restituito solo l’immagine di una figura alta, snella, sottolineata da un lungo cappotto scuro.
Michael continuava ad attendere nel buio.
All’improvviso, con uno scatto felino, il ragazzo è corso con la mano all’interruttore per sorprendere l’ospite. La luce ha rotto il buio ma nella stanza non c’era più nessuno.
Sulla parete, però, era visibile un segno di bruciatura. Michael si è alzato per andare a toccare con mano il misterioso segno.
Il muro era ancora caldo e sulla parete era impresso, a fondo, lo stesso simbolo con cui proprio lui l’aveva chiamato.
Ma allora… Nasedo era venuto, era venuto per lui!
“Sì!” ha gridato Michael con entusiasmo. Poi si è vestito in fretta ed è corso a casa degli Evans.
Max stava dormendo profondamente quando ha sentito un rumore alla finestra. Dopo aver tentato invano di ignorarlo per continuare a dormire, Max si è alzato pigramente e si è trovato davanti Michael, che gesticolava animatamente.
“Michael, che ci fai qui a quest’ora?”
“Max, è venuto! Nasedo è venuto!”
“Cosa?” ha chiesto Max stropicciandosi gli occhi per rendersi conto che quello che aveva di fronte era realmente Michael e non la proiezione dei suoi sogni.
“Nasedo! Ti sto dicendo che era in camera mia poco fa!”
“L’ hai visto?”
“Beh, non proprio. Cioè, ho avvertito la sua presenza e poi ho visto un segno sulla parete. Max, sono certo che si trattava proprio di lui!”
“Sei…sicuro di non aver sognato?” incalzava Max in uno sbadiglio.
“Tu non mi credi, eh? Lo sapevo, non sarei dovuto venire. In fin dei conti sono io l’unico a non avere una famiglia. L’unico tanto solo e disperato da cercare uno sconosciuto per sapere che fine ha fatto la sua gente!” ha gridato Michael riavvicinandosi alla finestra.
“Abbassa la voce, i miei potrebbero sentirti! Non intendevo offenderti, Michael. Ti credo se mi dici di aver avvertito la presenza di Nasedo. Ora però che intendi fare?”
“Ancora non lo so, Ora ho le prove che lui è là fuori. Devo solo sapere come trovarlo”.
“Sei certo di volerlo fare?”
“Devo farlo!”
“Anche a costo della tua vita? E se non fosse tuo padre? E se non fosse la persona che credi tu? Se non avesse le risposte che cerchi?”
“Tu fai troppe domande. Almeno potrò dire di averci provato! In qualche modo devo dare un senso a tutto questo. Siete con me oppure no?” ha chiesto Michael fissandolo intensamente.
Max per un po’ ha sostenuto lo sguardo, poi ha abbassato gli occhi.
“Ho capito, ci vediamo, Max!” ha risposto Michael scavalcando la finestra.
“Aspetta: d’accordo, siamo con te. Da dove cominciamo?”
La jeep procedeva lentamente lungo la statale. L’unica luce che tagliava il buio era quella dei fari, che lambivano l’asfalto per poi perdersi, ingoiati dall’oscurità.
“Siete sicuri che questa sia una buona idea?” ha chiesto Isabel appoggiandosi allo schienale dei sedili anteriori.
“Se non ve la sentite, siete ancora in tempo a ritirarvi” ha risposto Michael voltandosi verso Max, che guidava in silenzio.
“La decisione è stata presa. Ormai arriveremo in fondo a questa faccenda” ha commentato Max con le mani ben salde sul volante e gli occhi fissi sulla strada.
Improvvisamente un’altra macchina è apparsa nello specchietto retrovisore.
“Abbiamo compagnia!” ha commentato allora con tono fermo.
Michael e Isabel si sono istintivamente girati, senza tuttavia scorgere il guidatore, nel fascio di luce accecante dei fari.
“Fermati Max!” ha esordito Michael.
“No. Prima è meglio vedere quali sono le sue intenzioni”.
“Ho detto accosta!” ha ripetuto Michael con voce autoritaria.
“Max ha ragione, Michael. Non sappiamo di chi si tratta, potrebbe essere pericoloso!”.
“Stavolta facciamo a modo mio!” ha esclamato Michael afferrando il volante e sterzando bruscamente, facendo uscire la jeep di strada.
“Ma che diavolo t’è preso?” ha urlato Max dando un pugno sul volante per la rabbia.
Michael, senza rispondere, ha aperto la portiera ed è sceso dall’auto.
La seconda macchina, quella che avevano notato nello specchietto, aveva proseguito la sua corsa senza fermarsi. Max e Isabel sono scesi a loro volta.
“E va bene, mi sono sbagliato, d’accordo? Capita a tutti!” ha esclamato Michael tirando un calcio alla portiera.
“Questa storia ti ha fatto perdere la testa! Ci troviamo nel bel mezzo del nulla, con la jeep in un fosso e siamo sulle tracce di un assassino che probabilmente sta escogitando il mezzo più terribile per eliminarci!” è sbottato Max.
“Max, per favore…” è intervenuta Isabel nel tentativo di calmarlo.
“No, Isabel. È arrivato il momento in cui Michael deve scegliere tra noi e i suoi fantasmi!” ha proseguito Max fissando l’amico con aria di sfida.
“Nasedo non può essere cattivo. Sono sicuro che esiste una ragione valida per il suo comportamento!”
“Ti sbagli! Dovresti dar retta al tuo amico!” è intervenuta una voce sconosciuta proveniente dal nulla.
I tre ragazzi si guardavano intorno senza però vedere nessuno.
“Chi sei? Dove sei?” ha urlato Michael.
“Sono qui!” ha risposto la voce. Improvvisamente davanti agli occhi stupefatti dei ragazzi è comparsa una figura senza volto, uscita dall’oscurità.
“Sei Nasedo?” ha proseguito Michael indietreggiando involontariamente di qualche passo.
Ma la figura non rispondeva.
Isabel, terrorizzata, ha iniziato ad avvicinarsi a Max, come in cerca di protezione.
Il nuovo venuto ha alzato una mano e improvvisamente l’erba intorno a loro e alla jeep ha preso fuoco.
In breve tempo le fiamme li hanno circondati e la figura, senza dire una parola, si è voltata e si è incamminata nella direzione opposta.
“Nasedo! Nasedo! Non puoi farci questo! Perché?” gridava Michael e la sua voce risuonava lontana, sempre più lontana.
“E così è questa la peggiore paura di Michael. Fa bene a temermi. Dovrebbero farlo anche gli altri” ha mormorato tra i denti l’ombra che si nascondeva nei pressi di un albero, e che guardava se stesso allontanarsi e l’erba bruciare intorno ai tre ragazzi.
Poi l’ombra si è allungata passando lungo il tronco ed è svanita nel buio.

Le fiamme diventavano sempre più alte, la luce sempre più intensa. Troppo intensa, quasi insopportabile.
“Aiuto! Aiuto! Il fuoco!”
Michael ha aperto gli occhi per ritrovare solo la luce del giorno. Ma sulla parete c’era il segno di Nasedo, ancora fumante.
“Ma allora…”

Quella mattina il cielo sembrava terribilmente grigio.
I pochi sprazzi di sole erano ben presto scomparsi dietro un fitto velo di nubi cariche di pioggia. In breve sono cadute le prime gocce e presto è scoppiato il temporale, il peggiore che i ragazzi riuscissero a ricordare.
“Che tempaccio! Sembra che sia tornato l’inverno!” ha esclamato Maria mentre correva a ripararsi nell’entrata della scuola, seguita da Liz che tentava di coprirsi la testa con i libri.
“Sono d’accordo!” ha commentato Liz scrollandosi l’acqua dai capelli.
“Inoltre siamo terribilmente in ritardo stamattina. Il professore ci metterà in punizione per un mese!”
In quel momento sono entrati di corsa anche Max e Isabel. Per ultimo è entrato Michael.
“Vedo che non siamo le uniche in ritardo stamattina!”
“Ma come…anche voi?” ha chiesto Max stupito.
“Già. Abbiamo passato tutte e due una notte orribile, a quanto pare. Certi incubi…”
ha commentato Maria percorrendo a passi svelti il corridoio in direzione dell’aula.
“Aspettate un momento: che genere di incubi?” ha chiesto Max fermandosi bruscamente.
“Abbiamo fatto due sogni diversi ma…si potrebbe dire che erano la materializzazione delle nostre peggiori paure” ha risposto Liz. “Pe…perché mi guardi in quel modo?”
Max ha fissato prima Michael, poi Isabel.
“È successo lo stesso anche a noi, tranne Isabel. È più di una coincidenza”.
“Che vuoi dire?” ha chiesto Maria insospettita.
“Abbiamo il sospetto che qualcuno abbia pilotato i vostri sogni stanotte” ha risposto Isabel.
“Nasedo?” ha chiesto Liz.
“Già, proprio lui” ha concluso Max passando dall’uno all’altro con lo sguardo.
Per un attimo qualcuno si è fermato davanti alla finestra del corridoio, fissando i ragazzi dall’esterno.
Qualcuno che stava immobile sotto la pioggia, eppure la pioggia non lo bagnava.
“Perspicaci i ragazzi! Ma non temete: ci rivedremo presto e questa volta sarà un incontro reale” ha esclamato la voce.
Un attimo dopo, nel cortile, c’era solo la pioggia, che rigava ritmicamente il vetro della finestra.

Scritta da Joy


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