Riassunto:
Da due giorni nessuno ha più notizie
di Michael. Max, Liz e Isabel si mettono sulle sue tracce…
Data
di composizione: 4-10
Dicembre 2000
Valutazione:
Adatto a tutti
Disclaimer:
Tutti i diritti dei personaggi descritti nel racconto appartengono alla casa di
produzione Warner Bros, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
La
mia e-mail è gioicar@tin.it
“Sono
Liz Parker e sto per raccontare un’altra delle avventure che ultimamente
caratterizzano la mia nuova vita, rendendola intensa e complicata come non
avrei mai potuto immaginare fino a qualche mese fa.
La settimana scorsa mi trovavo a scuola come tutti i giorni ma qualcosa, fin
dalle prime ore del mattino, mi ha fatto capire che non sarebbe stata una
giornata come le altre…
“Ragazzi,
silenzio. Come sapete oggi è una data molto importante perché per molti di
voi si deciderà la media dei voti. Se eseguirete correttamente questi esercizi
che sto per consegnarvi potrete risollevare la vostra situazione dopo il
disastroso compito del mese scorso. È superfluo ricordarvi che se non
riuscirete a recuperare le insufficienze più gravi sarò costretta a parlare
con le vostre famiglie. Mi auguro che questa misura non si renderà necessaria
e confido nel fatto che ognuno metterà il massimo impegno per superare questa
prova. Vedo con piacere che siete tutti presenti” ha detto l’insegnante,
maneggiando il registro.
“Mi scusi. Per la verità mancherebbe Michael Guerin” ha detto timidamente
un ragazzo della prima fila.
“Avete ragione, non me ne ero accorta. Tra l’altro la sua è una delle
situazioni più precarie della classe” ha poi aggiunto dando un’occhiata
alla scheda di Michael. “Qualcuno sa per quale ragione è assente?”
Fino a quel momento non ci eravamo effettivamente resi conto del posto vuoto
nel suo banco, ma a dir la verità non è insolito da parte sua saltare qualche
lezione ogni tanto. La scuola chiaramente non rappresenta il suo principale
interesse.
“Va bene, ragazzi. Voi intanto preparatevi per la prova. Se Guerin arriverà
in ritardo dovrà giustificare in maniera convincente il suo comportamento.
Questa volta è davvero nei guai” ha concluso, cominciando a distribuire i
fogli.
Io e Maria ci siamo guardate con aria interrogativa ma poi siamo state
assorbite dal compito in classe e per qualche ora ci siamo completamente
dimenticate di Michael. Alla fine della prova ci siamo ritrovate nel corridoio.
“Tu ne sai qualcosa, Maria?”
“Assolutamente no. Sai bene che ultimamente non ci vediamo troppo spesso.
Diceva che la nostra storia si stava facendo troppo intensa. Troppo intensa,
capisci? Forse dalle loro parti usano un diverso metro per valutare le
situazioni!” ha commentato lei con leggerezza.
“Eppure non mi sembra tipico di Michael saltare una prova così importante:
sapeva bene che si trattava di un esame decisivo per salvare la sua media. Non
so, potrebbe non essersi sentito bene o qualcosa del genere” ho aggiunto,
cercando di immaginare cosa poteva essere successo.
“Liz, sai bene che noi non ci ammaliamo mai!” ha detto Max, che
evidentemente aveva sentito l’ultima parte della nostra conversazione. “Io
credo invece che sia successo qualcosa di più grave. Proprio ieri mi aveva
detto che per niente al mondo avrebbe disertato la prova e quando Michael dice
una cosa del genere puoi essere sicura che niente al mondo può fargli cambiare
idea. A meno che…” e su queste parole Max si è interrotto come per
raccogliere meglio le idee.
“…a meno che qualcuno l’abbia costretto a comportarsi diversamente!” ha
concluso Isabel, che nel frattempo si era unita al gruppo.
“Già, è esattamente quello che stavo per dire. Proporrei dopo la scuola di
andare tutti a casa sua per vedere cosa è successo.”
“Conta su di me” ho risposto immediatamente.
“Anche su di me” ha fatto eco Maria.
“Va bene. Allora ci vediamo tutti qui e andiamo subito da lui. A più
tardi”.
Qualche ora dopo siamo partiti per la spedizione.
“Non lo so, ho come uno strano presentimento, Liz. Anche se la maggior parte
delle volte è insopportabile, con quel suo caratteraccio, non posso fare a
meno di preoccuparmi per lui” mi ha detto Maria, mentre viaggiavamo sulla
jeep verso casa di Michael. E poi ha aggiunto:
”Certo, dopo quello che mi ha fatto potrei benissimo augurargli di
sprofondare in una voragine infernale, essere divorato da un mostro cosmico
oppure essere risucchiato da un vortice spaziale ma…sotto sotto possiedo un
animo gentile!”
“Certo che ne hai della fantasia! Proprio gentile, non c’è dubbio!” le
ha risposto Max, che sedeva al posto di guida, ritrovando per un attimo il
buonumore. Guardava Maria, piuttosto divertito, nello specchietto retrovisore.
“Ecco siamo arrivati, è là!” ha esclamato Isabel indicando con il dito la
roulotte in cui Michael abita con il suo genitore adottivo.
“Questo posto sembra una discarica!” ha esclamato Maria guardandosi intorno
con un’espressione di disgusto.
“Già, non è certo un posto accogliente. Proviamo a chiedere a suo padre,
forse è in casa!” ha detto allora Max, bussando alla porta un paio di volte.
“Non c’è nessuno qui dentro! Povero Michael, certo che non deve essere
felice di vivere in un posto simile” ha esclamato Isabel.
“Shhh, ho sentito un rumore”.
Improvvisamente si è spalancata la porta d’ingresso e ci è apparso un uomo
completamente ubriaco, malvestito e con una bottiglia di whisky in mano.
“Cosa volete? Non compro niente, andatevene subito!” ha esclamato.
“Siamo amici di Michael. Siamo venuti a cercarlo perché oggi non si è
presentato a scuola! Volevamo accertarci che stesse bene” ha risposto Max
cercando di non farsi intimidire dallo sgradevole individuo che ci trovavamo
davanti.
“Michael non c’è. Non lo vedo da due giorni” ha risposto l’uomo
asciugandosi la bocca con la manica della camicia. “E se non è venuto a
scuola…tanto meglio. Che sia la volta buona che si trovi un lavoro. Non vorrà
mica campare alle mie spalle per tutta la vita, no? Io mi spacco la schiena
giorno e notte per lui!” ha concluso riattaccandosi alla bottiglia.
“Non ha idea di dove possa essere?” ha chiesto allora Isabel.
“E che ne so io? Quando avrà voglia ritornerà da solo. Ora scusatemi ma ho
da fare”. Detto questo l’uomo è rientrato nella roulotte e ha richiuso la
porta alle sue spalle.
“E Michael vive con un individuo del genere?” ha chiesto Maria con gli
occhi sbarrati.
“Già. Ora, forse, potrai capire meglio il suo comportamento. Anch’io sarei
ansiosa di andarmene se vivessi in un posto del genere!” ha ribattuto Isabel
tornando verso la jeep.
“Ora che si fa? Qualcuno ha un’idea?” ho chiesto io.
“Credo che dovremmo dividerci, così avremo maggiori possibilità di
trovarlo. Io e Liz andremo all’UFO Center, al Crashdown e negli altri locali
che solitamente frequenta. Isabel e Maria, voi andrete alla caverna e
cercherete nel bosco circostante. Ci ritroveremo qui tra tre ore per fare il
punto della situazione. Va bene?” ha detto Max con decisione, guardando bene
in viso ciascuno di noi per accertarsi che stessimo seguendo attentamente le
sue istruzioni.
“Max, non sarebbe meglio che Liz e Maria andassero per conto loro e io invece
venissi con te?” ha chiesto allora Isabel, guardando Maria con la coda
dell’occhio e lasciando intendere che per nessuna ragione al mondo avrebbe
desiderato trovarsi da sola con lei.
“D’accordo, non è questo il momento di discutere. Resta valido
l’appuntamento. A dopo”. Prima di partire Max mi ha lanciato un’occhiata
esplicativa, per farmi capire che era stato costretto ad accettare la proposta
di Isabel per evitare ulteriori problemi.
“Non che io avessi più voglia di lei di passare tre ore insieme ma non la
sopporto proprio quando fa la sostenuta. Uh, che nervi!” ha esclamato Maria
gesticolando animatamente. Poi si è calmata e ha aggiunto:
“D’accordo, d’accordo, non devo farmi distrarre. O.K. Liz, prendiamo la
mia macchina. Anzi, forse dovrei dire quella di mia madre. So che oggi ha una
riunione d’affari che la terrà occupata fino a stasera”.
“Va bene, sbrighiamoci”.
E così siamo partite alla volta della caverna. Abbiamo perlustrato ogni metro
quadrato nei dintorni ma di Michael neanche l’ombra.
Dopo
tre ore ci siamo ritrovati tutti al punto di partenza. Il fatto che stesse
facendo buio non aiutava certo le ricerche.
“Nessuna novità?” ha chiesto Max, scendendo con un balzo dalla jeep.
“Niente, purtroppo. E voi? Trovato qualcosa?”
“Sembra che non l’abbia visto nessuno. È come se fosse scomparso nel
nulla, svanito!” ha esclamato Isabel con espressione estremamente
preoccupata. “Inoltre tra poco sarà sera e detesto l’idea di saperlo da
solo chissà dove” ha poi concluso.
“Ci sono! La riserva indiana!” ha esclamato ad un tratto Maria. “Che
stupida, come ho fatto a non pensarci prima? Era il primo posto dove
cercare!”
“Maria ha ragione! Salite tutti sulla jeep: ci andremo subito. River Dog è
l’unica persona di cui si fidi oltre a noi e se gli è accaduto qualcosa lui
saprà senz’altro aiutarci” ha concluso Max.
“Sono d’accordo. Coraggio, andiamo!” ha aggiunto Isabel, che si è sempre
sentita responsabile nei confronti di Michael, forse perché conosce meglio di
chiunque altro l’ indole solitaria e indifesa che si cela sotto l’apparenza
di un ragazzo forte e deciso.
Una volta giunti alla riserva abbiamo cercato River Dog.
“Non è qui” ci ha risposto il giovane indiano che avevamo conosciuto in
occasione delle nostre precedenti visite. Poi ha aggiunto: “Voi non siete i
benvenuti in questo luogo. Ogni volta ritornate sempre più numerosi e non
avete rispetto per la terra sacra”.
“Certo che abbiamo rispetto. È solo che siamo preoccupati per il nostro
amico, che già una volta è finito nei guai per aver conosciuto troppo da
vicino la vostra tribù. Temiamo che gli sia capitato qualcosa di serio e
crediamo che River Dog possa aiutarci!” ha gridato Max afferrando l’indiano
per il bavero della giacca e scuotendolo in preda alla rabbia.
“Max, calmati. Non è in questo modo che lo convincerai ad aiutarci!” gli
ho detto tirandolo per un braccio.
“La ragazza dice parole sagge. Faresti meglio ad ascoltarla! Solo chi
mantiene la calma può raggiungere l’Equilibrio!” ha risposto l’indiano
cercando di ricomporsi dopo che Max aveva allentato la sua presa su di lui.
“Cosa hai detto? Cosa sai tu dell’equilibrio?” incalzava Max che aveva
creduto di riconoscere nelle parole dell’uomo un riferimento relativo alle
sue origini.
“Non capisco cosa vuoi dire. Io intendevo spiegare che solo abbandonando
l’ira e i sentimenti negativi ci si può avvicinare alla verità. E tu
sinceramente mi sembri piuttosto lontano” ha concluso poi, facendo un passo
indietro.
“Se non la finisci io…” ha ribattuto Max facendo minacciosamente un passo
avanti in direzione dell’uomo.
“Max, adesso basta!” è intervenuta Isabel con tono autoritario.
“Insomma, ci puoi aiutare o no? Sai dov’è il nostro amico? Ci puoi almeno
dire dove possiamo trovare River Dog?” ha chiesto, poi, sforzandosi di
mantenere la calma.
“È partito per un viaggio. Resterà via per sette giorni, in meditazione. Si
comporta sempre così quando deve affrontare qualche grave problema. Trova
nella solitudine le risposte che cerca” ha concluso infine il giovane. “Mi
dispiace ma non so nulla del vostro amico. L’unica cosa certa è che non si
trova qui. Ora devo andare”.
“E adesso che facciamo?” ha chiesto Maria con crescente preoccupazione.
“Anche se sapesse qualcosa non credo che vorrebbe aiutarci. Penso che dovremo
cavarcela da soli”.
“Ormai è troppo tardi per continuare le ricerche. Domani a scuola, nella
pausa, faremo il punto della situazione. Speriamo che nel frattempo Michael
ricompaia o ci faccia avere notizie di sé. Conoscendolo, credo però che debba
essergli accaduto qualcosa di grave per scomparire in questo modo senza darci
più notizie” ha concluso Max con un’espressione terribilmente seria, che
ha spaventato tutti.
Siamo risaliti sulla jeep ma nessuno di noi aveva il coraggio di dire nulla.
Non potevamo fare a meno di immaginare Michael coinvolto in qualche terribile
incidente.
La
mattina successiva mi trovavo nel corridoio e stavo parlando con Maria, quando
ci siamo accorte che qualcuno stava entrando nell’Ufficio del Preside e non
si trattava certamente di una visita di cortesia…
“Entri, entri pure, sceriffo. Siamo contenti che lei sia qui. È la prima
volta che scompare uno dei nostri studenti e siamo tutti seriamente
preoccupati” ha detto il preside stringendo la mano a Valenti e chiudendo la
porta dell’ufficio alle sue spalle.
Io e Maria non abbiamo potuto fare a meno di ascoltare la conversione.
“Come lei ben comprenderà…” ha cominciato il preside con voce impostata
“la nostra è una scuola assolutamente rispettabile un fatto del genere
potrebbe influire negativamente sull’opinione delle famiglie che decideranno
il prossimo anno di iscrivere i loro figli in questo Istituto”.
“Certamente, signor preside, tutto questo è comprensibile. Ma ora ho bisogno
del suo aiuto e di quello dei suoi studenti per ricostruire gli eventi
precedenti alla scomparsa del ragazzo. So che si tratta di un tipo difficile,
che ha dato problemi agli insegnanti per scarso rendimento e frequenti assenze
ed è per questo che sono particolarmente interessato ad una rapida soluzione
di questo caso” ha risposto Valenti con falsa premura.
“Ovviamente può contare sulla nostra collaborazione e credo di poter parlare
anche a nome dei nostri studenti. Ha già in mente qualche nome di persone che
potrebbero esserle utili per ottenere informazioni sul ragazzo?”
“Per la verità alcuni nomi ci sarebbero. Vorrei cominciare le indagini dalle
testimonianze dei suoi compagni più stretti, quelli che frequenta
abitualmente, intendo”.
“Certo, certo, sceriffo. Mi dia pure i nomi degli studenti che le interessano
e li farò chiamare immediatamente” ha concluso il preside. Subito dopo
abbiamo visto, attraverso la porta a vetri, la sua ombra alzarsi dalla
scrivania, posta davanti alla finestra e dirigersi verso di noi tendendo la
mano a Valenti.
“Accidenti, Liz, siamo nei guai fino al collo! Senz’altro si riferiva a
noi, quando parlava degli studenti da interrogare!” mi ha detto subito Maria
con voce piena di preoccupazione.
“Cerchiamo di stare calme, adesso. La prima cosa da fare è dirlo a Max e
Isabel prima che lo faccia Valenti. Almeno avremo il tempo di prepararci prima
di essere convocati. Dovremo mettere
a punto una versione comune su Michael”.
“Per la verità, Liz, questa volta non abbiamo niente da nascondere: nessuno
di noi vede Michael da due giorni e…”
“Maria, non dobbiamo sottovalutare lo sceriffo per nessuna ragione al mondo.
Sai bene che sospetta di Max e degli altri da diverso tempo e questa volta
potremmo non cavarcela tanto facilmente. E se tirasse di nuovo fuori la storia
del mio ferimento al Crashdown e roba simile? Hai pensato a cosa succederebbe
se qualcuno si lasciasse scappare una parola di troppo?” le ho detto, per
cercare di razionalizzare la situazione.
“O.K., hai ragione tu, il problema è reale. Andiamo subito a cercare i
ragazzi e poi vedremo il da farsi”.
“Parker, De Luca. Lo sceriffo stava cercando proprio
voi, che fortuna avervi trovate subito. Potete venire qualche minuto nel mio
ufficio, per favore? Penserò io a giustificarvi con l’insegnante della
prossima ora”.
“Certo, signor Preside” ho risposto. Io e Maria ci siamo guardate in faccia
e abbiamo letto il terrore reciproco negli occhi ma quello era il momento
giusto per mettere alla prova il nostro sangue freddo.
“Sceriffo, io mi assento per qualche minuto e la lascio in compagnia delle
nostre gentili studentesse. Sarò presto di ritorno. Lei intanto parli pure
liberamente” ha sottolineato il preside soffermandosi qualche istante sulla
porta per poi uscire di fretta.
“Bene, bene, ragazze. A quanto pare ci si rivede. Del resto in una cittadina
piccola come Roswell ci si conosce un po’ tutti e le notizie girano…” ha
esordito lo sceriffo passeggiando intorno alla scrivania per venire a
posizionarsi esattamente di fronte a noi, sovrastandoci con la sua altezza.
“Non c’è bisogno che vi ricordi che il vostro amico Michael Guerin è
scomparso da due giorni. In qualità di sceriffo ho ritenuto mio dovere
occuparmi personalmente del caso e il preside mi ha gentilmente prestato il suo
ufficio per fare questa amichevole chiacchierata con voi” ha continuato
guardandomi fisso negli occhi, quasi a voler mettere alla prova la mia
resistenza psicologica.
“Dunque, partiamo dall’inizio. Cosa sapete della sua improvvisa sparizione?
Siamo tutti al corrente del fatto che il vostro amico non ha un carattere
facile e che ha una situazione familiare non esattamente ideale. Cosa potete
dirmi dell’ultima volta che l’avete visto?” ha chiesto con il tono
persuasivo di chi si preoccupa premurosamente per l’incolumità altrui.
Io e Maria conoscevamo bene il potenziale di pericolosità di Valenti e per
nulla al mondo gli avremmo confidato ciò che sapevamo. In realtà, però, era
Maria che mi preoccupava. Temevo infatti che sarebbe crollata da un momento
all’altro per la preoccupazione che effettivamente sentiva nei confronti di
Michael.
“Sceriffo, l’abbiamo visto qui a scuola e non sembrava avere nulla di
strano. Certo, era un po’ scontroso, come sempre, ma nessuno di noi si è
impensierito”. Avevo preso io la parola per evitare che si accanisse su
Maria, che tra le due era sicuramente la più fragile, in quel momento.
“Fatemi capire: il vostro caro amico è scomparso e non l’avete neppure
cercato?” incalzava lo sceriffo, che ora non si preoccupava più molto di
nascondere la sua impazienza e le sue reali intenzioni.
“Sceriffo, noi l’abbiamo cercato! Siamo andati fino a casa sua ma, come ben
sa, il padre di Michael non è certamente la persona più affidabile quando si
tratta del figlio!”. Mi sono accorta immediatamente di aver elevato il tono
della voce in maniera innaturale ma mi ero lasciata prendere la mano dalla
situazione.
“E lei, signorina De Luca, ha perso la parola? Non mi dice niente?”
“Ha già parlato Liz. Non ho altro da aggiungere!” ha risposto Maria
alzando gli occhi dal pavimento. Fino a quel momento non aveva sollevato la
testa una sola volta, per evitare lo sguardo indagatore di Valenti. Ma ora che
era messa alle strette sfoderava tutta la sua fermezza di carattere. Speravo
solo che non si sarebbe fatta mettere in difficoltà dalla sottile tattica
psicologica dello sceriffo.
“Scusate il ritardo, ma ho dovuto terminare un discorso col rappresentante
degli studenti. A che punto siete, sceriffo? Le ragazze collaborano?” ha
esordito il preside entrando rapidamente nella stanza e liberandoci
dall’incresciosa situazione.
“Non proprio. Credo che sappiano qualcosa che non vogliono dirmi. Potrebbe
cortesemente spiegare loro che sono qui per aiutarle? Sembrano non avere molta
fiducia in me, anche se ne ignoro il motivo” ha risposto allora Valenti,
rivolgendo uno sguardo infuocato nella nostra direzione.
“Signor preside, noi collaboreremmo volentieri con le ricerche ma la verità
è che nessuno di noi sa nulla di Michael né della sua scomparsa. Se sapremo
qualcosa glielo riferiremo sicuramente!” ho detto, nella speranza di
concludere al più presto il discorso.
“Sceriffo, credo che le ragazze stiano dicendo la verità. Se desidera
interrogare qualcun altro restiamo a sua disposizione, altrimenti avrei degli
altri appuntamenti e se non le dispiace…” ha detto allora il preside, con
il tono di chi vorrebbe concludere al più presto uno scomodo incontro per
ritornare ai propri impegni.
“Per ora va bene così. Mi farò risentire al più presto. Ma non dubitate:
andrò fino in fondo a questa storia”. Detto questo Valenti ha preso il
cappello e si è avviato verso la porta. Poi si è fermato sulla soglia e ha
aggiunto:
“Naturalmente noi ci rivedremo presto. Sono certo che se Guerin si farà vivo
voi sarete le prime a saperlo”.
Dopo aver lasciato finalmente l’ufficio del preside io e Maria abbiamo potuto
parlare a quattr’occhi.
“Cosa ne pensi? Non trovi strano il fatto che Valenti non abbia convocato
anche Max e Isabel? Non sono proprio loro i maggiori sospettati?” mi ha
chiesto Maria.
“Hai ragione. Secondo me lo sceriffo ha qualcosa in mente e di qualsiasi cosa
si tratti sono certa che non mi piacerebbe. Sbrighiamoci a trovare i ragazzi e
raccontiamogli tutto! Ah, ecco Max. Max, presto vieni qui!”.
“Che succede? Avete una faccia terribile! Si tratta per caso di Michael?”
ha chiesto lui guardando alternativamente l’una e l’altra in cerca di
risposte.
“L’avresti anche tu se fossi appena stato sotto il torchio dello sceriffo
più terribile di tutti gli Stati Uniti!” ha risposto Maria con tono seccato.
“Che vuoi dire? Valenti? Perché vi ha interrogate?”. La voce di Max,
solitamente calma e riflessiva lasciava trasparire una forte agitazione.
“Aspetta, stai calmo. Non sappiamo ancora niente di Michael. Il punto è che
Valenti sta indagando sulla sua scomparsa e ha pensato di venire subito da
noi” gli ho risposto.
“Come se ne sapessimo qualcosa!” incalzava Maria, il cui stato d’animo
oscillava continuamente tra la preoccupazione la stizza.
“Cosa gli avete detto? Niente della caverna o…”
“Stai tranquillo. Per chi ci hai preso? La situazione è già abbastanza
grave per andare a cercarci degli altri guai!” ha risposto Maria alzando la
voce.
“Shhh, qualcuno potrebbe sentirci!” ha sussurrato Max. Poi si è guardato
intorno e ha aggiunto: “Se è venuto da voi non tarderà a cercare anche me e
Isabel!”
“Non ne sarei tanto sicura: non vorrei che avesse qualcosa in mente. Cercate
di stare attenti e accertatevi di non essere seguiti”.
“Questo lo facciamo già. Piuttosto: avete qualche idea per trovare
Michael?”
“Ci ho pensato tutta la notte, ma l’unica cosa che mi è venuta in mente è
che potremmo cercare lungo la Strada Statale. Una volta mi ha detto che quando
si sente particolarmente depresso cammina di notte per la città e qualche
volta arriva fino alla Statale” ha detto Maria.
“Vada per la statale allora. Finché non ci verrà un’idea migliore almeno
ci terremo impegnati” ha concluso Max.
Per avere maggiori possibilità ci siamo divisi in due macchine e io ho scelto
di andare con Maria.
“E se non lo dovessimo più trovare? Se gli fosse successo qualcosa?” mi ha
chiesto ad un tratto lei, dopo qualche chilometro trascorso in silenzio.
“Non ti preoccupare: Michael è in gamba e sa cavarsela bene anche da solo.
Non ricordi quante volte ha detto che non ha bisogno di nessuno?”. Le avevo
risposto la prima cosa che mi era venuta in mente per incoraggiarla, ma mi
rendevo conto che si trattava di una sciocchezza. Michael aveva un gran bisogno
di Max e Isabel e anche di noi, adesso.
“Hey, cos’è quell’oggetto in mezzo all’erba? Lo vedi Liz?” ha
esclamato Maria ad un tratto, sporgendosi un po’ troppo e perdendo così di
vista la strada. Improvvisamente abbiamo sentito un clacson: abbiamo alzato gli
occhi e abbiamo visto un veicolo che procedeva verso di noi a forte velocità.
“Mio Dio, Maria, sterza!” devo averle gridato con tutto il fiato che avevo
in gola gettandomi sul volante nel tentativo di far deviare l’auto.
Fortunatamente per noi l’altro autista si è accorto della nostra distrazione
e ha sterzato a sua volta evitando l’impatto.
Maria ha frenato bruscamente e, una volta fermata la macchina, si è lasciata
cadere sul volante in singhiozzi.
“Coraggio, dài, è tutto finito. L’abbiamo scampata bella ma siamo ancora
qua!” le ho detto per rincuorarla.
“Appena in tempo! Per colpa mia hai rischiato di lasciarci la vita. Ma cosa
mi succede, Liz? Ero convinta di aver visto Michael coricato nell’erba!”
“Non è niente, è solo un vecchio telo” le ho detto, sporgendomi dal
finestrino per vedere meglio. Cerchiamo di stare calme altrimenti ritroveranno
anche noi in qualche canyon!”
“Non dirlo neanche per scherzo!” ha risposto lei asciugandosi gli occhi.
Poi ha proseguito: “Va bene, adesso sono calma. Ripartiamo e proseguiamo le
ricerche”.
Così ha riavviato la macchina e abbiamo percorso un’altra decina di
chilometri di statale senza scorgere anima viva.
Ad un tratto ho visto chiaramente un corpo abbandonato lungo il ciglio della
strada. Non ho avuto dubbi, si trattava di Michael.
“Maria, frena! Eccolo, è là!” le ho detto indicando la direzione in cui
avevo scorto Michael.
Siamo scese di corsa dall’auto e ci siamo precipitate verso di lui. Maria era
sconvolta.
“Michael, Michael! Che ti succede? Mi senti? Michael, ti prego, rispondi!”
gridava tentando di scuoterlo. Il suo viso era terribilmente pallido.
“Liz, presto! Senti se respira! O mio Dio, cosa gli hanno fatto?”
“Sì, respira. Deve essere solo svenuto. Michael, Michael, mi senti? Sono
Liz! Michael? Riesci a sentirmi?”
Ad un tratto ha aperto gli occhi, conservando però un’espressione un po’
assente.
“Chi…chi siete? Dove mi trovo?”
“Sei vivo! Meno male! Michael, sono Maria. Riesci a vedermi? Sono io. Non mi
riconosci?”
“Maria? Io…io non ti conosco. Cosa mi è successo? Ho un forte mal di
testa. Ma voi chi siete?” ha chiesto alzandosi con fatica dal terreno e
togliendosi la polvere dai vestiti.
“Michael? Non…non ti ricordi di noi? Io sono Maria e lei è Liz. Michael,
non fare scherzi!!” incalzava Maria con gli occhi sbarrati.
Ma io ho capito subito che Michael non stava affatto scherzando.
“Sì, ora ricordo tutto. So chi siete!” ha esclamato ad un certo punto.
Improvvisamente ha cominciato a indietreggiare spaventato finché ha gridato:
“Ma non mi avrete! Non mi porterete via stavolta!”.
Dopo aver detto queste parole Michael si messo a correre allontanandosi
rapidamente dalla Statale.
“Liz, che facciamo?”
“Presto, seguiamolo! Se lo perdiamo di nuovo potremmo non ritrovarlo più!”
Procedevamo
correndo a perdifiato tra i cespugli.
“Presto, si sta allontanando troppo!”
“Non riesco a correre più veloce di così!” mi ha gridato Maria con un
filo di fiato.
Michael ci ha presto distanziate. Sembrava avere le ali ai piedi e correva
sulla pianura girandosi di tanto in tanto verso di noi per accertarsi che non
stessimo per raggiungerlo.
Improvvisamente è scomparso dietro un folto gruppo di alberi.
“L’abbiamo perso, maledizione!” ha esclamato Maria mentre cercava di
riprendere fiato.
“Non so cosa gli sia successo ma ti confesso che non mi sembrava affatto in sé
poco fa. Hai visto che sguardo assente? Pareva che avesse visto un fantasma!”
“Il fantasma credo di averlo appena visto io, Liz. E mi lamentavo di come mi
trattava! Credevo di aver già conosciuto tutte le sue stranezze e
invece…Proprio vero che non si finisce mai di imparare!” ha aggiunto poi,
continuando a soffiare vistosamente per la corsa.
“E ora che facciamo? È come cercare un ago in un pagliaio! Inoltre non
conosciamo bene questa zona. Tu hai qualche idea?”
“Non guardare me! Io sto cercando di razionalizzare questa storia ma mi
verrebbe voglia di lasciarlo qui coi suoi guai e andarmene una volta per
tutte!” mi ha risposto lei accompagnando queste parole con vistosi gesti di
disappunto.
“Ehi, Maria, e quello cos’è?”
“Si direbbe un brandello di stoffa. Sì, è proprio dei jeans di Michael.
Allora è andato di qua!”
Così abbiamo ripreso l’inseguimento e ci siamo accorte che c’era un
sentiero dietro gli alberi.
“Presto, da questa parte!”
Procedendo oltre siamo arrivate in una radura con molti alberi.
“Vedi qualcosa?” ho chiesto sotto voce a Maria.
“Niente. E tu?”
“Purtroppo il fogliame è fitto e Michael potrebbe essere dovunque. Sarà
meglio avvertire Max. Con tutto questo trambusto mi ero completamente scordata
di lui. Gli chiederò di raggiungerci al più presto. Se non dovessimo avere
fortuna noi può darsi che ci riesca lui!”
“Ottima idea!”
Così mi sono temporaneamente appartata per telefonare, dando le spalle a
Maria.
“Sì, è così… Sì, vi aspettiamo…Hai capito bene dove siamo?”
“Liz, Liz!” mi sono sentita chiamare.
“Non adesso, Maria, sto ancora parlando con Max!”
“Liz, scusa se insisto ma credo che faresti meglio a spegnere il telefono e a
venire qui” insisteva lei con tono preoccupato.
“E va bene! Si può sapere cosa c’è di tanto importante?”
Maria, aveva ragione, c’era un ottimo motivo. Valenti si trovava esattamente
dietro di lei.
“Allora non mi sbagliavo. Ero certo che l’avreste trovato
immediatamente!” ha detto lo sceriffo con l’ aria soddisfatta del gatto che
ha preso il topo in trappola.
“A…a chi si riferisce esattamente?” ha balbettato Maria con voce
tremante.
“Vedo che è di memoria corta, signorina De Luca. Non stavate forse parlando
del vostro amico Guerin?”
“Ah, già, si riferisce a Michael. Bhè, sì, pensiamo che si trovi da queste
parti ma non sappiamo dove” ha risposto lei simulando una sicurezza che
chiaramente non aveva.
“Non sapete dove!” ha ripetuto lo sceriffo con voce ironica. E poi ha
proseguito: “Vediamo se riesco ad aiutarvi io. Dunque…poco fa avete trovato
Michael Guerin svenuto sul ciglio della Statale e quando si è ripreso si è
inspiegabilmente dato alla fuga. È corretto quello che sto dicendo?”
“Come fa a saperlo?” ha chiesto Maria col terrore negli occhi. Valenti era
l’ultima persona che avremmo voluto avere alle costole in un momento
difficile come quello. Ormai era palese che ci aveva seguito di nascosto e che
aveva assistito a tutta la scena.
“Ragazze, credo che ci convenga giocare a carte scoperte. Io so che mi state
nascondendo qualcosa su Guerin e gli Evans. Volete dirmelo voi o preferite che
lo scopra da solo?” ci ha chiesto lo sceriffo fissandoci con i suoi occhi
gelidi e indagatori.
“Va bene, le diremo la verità” ho esordito con fare deciso.
“Ma Liz, cosa dici? Non vorrai mica…” ha ribattuto Maria sgranando gli
occhi per lo stupore.
“Maria, basta con i sotterfugi. È arrivato il momento di spiegare tutto!”
ho aggiunto. Chiaramente si trattava solo di un diversivo per prendere tempo in
attesa che arrivassero Max e Isabel.
“La verità è che Michael ha dei seri problemi psicologici che lo portano a
tenere, a volte, dei comportamenti poco sensati ma le assicuro che non è
pericoloso e se solo ci darà la possibilità di trovarlo e parlargli le
assicuro che…”
“Ho l’impressione che non si tratti solo di questo. Ma visto che finalmente
vi siete decise a collaborare direi che ora potremmo andare tutti insieme in
centrale per…” ma Valenti è stato interrotto da un improvviso rumore
proveniente dagli alberi.
“Cosa è stato?” ha esclamato ad un tratto.
Poi ha messo mano alla pistola e si è avviato a passi lenti in direzione del
suono che aveva udito.
“Aspetti, sceriffo, non mi sembra il caso di usare la pistola e…” ho
farfugliato tentando di distoglierlo dai suoi propositi ma con scarsi
risultati.
“Shhh, silenzio. So io quale procedura va adottata in questi casi. State
indietro!” ha intimato a me e Maria.
Noi ci siamo guardate per vedere, riflesso nell’altra, lo stesso stato
d’animo che ci animava e cioè la sensazione di un’imminente tragedia.
Valenti si è inoltrato tra gli alberi. Ad un certo punto Michael è piombato
su di lui lasciandosi cadere da un ramo e, dopo averlo atterrato, ha impugnato
la pistola puntandola contro lo sceriffo.
Valenti, ancora a terra, ha sollevato le mani in segno di resa e ha detto:
“Aspetta, ragazzo, calmati. Non ti agitare. Parliamone! Cosa ti è
successo?”
“Ora le domande le faccio io!” ha esordito Michael sempre puntandogli la
pistola contro. “Perché mi stava seguendo?”
“È il mio compito. Sai bene che sono lo sceriffo e che è mio dovere
proteggere e difendere i cittadini in difficoltà!” ha risposto Valenti
tentando di essere convincente.
“No, non lo so. Non so più niente! So solo che qualcuno mi ha rapito e che
ora non ricordo nulla!” ha risposto Michael con un’espressione molto
determinata negli occhi.
“Ascoltami: metti giù quella pistola e parliamo con calma. Che ne dici? Non
c’è bisogno di quella, no? Sei tra amici. Diteglielo anche voi, ragazze!”.
Michael ha esitato qualche istante abbassando la guardia e tanto è bastato a
Valenti per precipitarsi su di lui tentando di sottrargli l’arma.
La colluttazione si è fatta violenta, finché per sbaglio è partito un colpo
in aria.
“Ahhh!” abbiamo gridato io e Maria buttandoci a terra e cercando
istintivamente di ripararci la testa.
“Michael, basta così!” ha intimato una voce ben nota, sicura e
autoritaria. Era quella di Max, sopraggiunto all’improvviso alle nostre
spalle.
I due contendenti si sono come congelati nella posizione in cui si trovavano e
si sono voltati verso il nuovo arrivato.
“E tu chi sei?” ha chiesto Michael, che evidentemente continuava a non
riconoscere nessuno.
“Adesso non ha importanza. Metti giù quell’arma!”
“E perché dovrei?” ha ribattuto Michael riprendendo la lotta con Valenti,
che aveva approfittato della pausa per cercare di riacquistare il controllo
della situazione.
“Ho detto basta così!” ha ripetuto Max. Questa volta ha sollevato la mano
destra all’indirizzo di Michael e la pistola, attirata da una forza
misteriosa, ha lasciato la mano di Michael per finire dritta in quella di Max.
“Ma che diavolo è stat…” ha fatto appena in tempo ad esclamare Valenti
prima che intervenisse Isabel colpendolo sulla testa con una pietra.
“Ho dovuto farlo…” ha commentato lei. “…stava per scoprire il nostro
segreto!”
“Quale segreto?” ha chiesto Michael. “E voi chi siete?”
I ragazzi lo guardavano senza parlare.
All’improvviso Michael ha cambiato espressione, ha iniziato a indietreggiare
e ha esclamato:
“Non so chi voi siate ma una cosa è sicura: non mi piacete affatto!”
Poi si è voltato e ha ripreso a correre scomparendo di nuovo tra gli alberi.
“Dannazione! Inseguiamolo!” ha gridato Max avviandosi nella stessa
direzione.
Ma a quel punto è intervenuta Maria che l’ ha afferrato per un braccio e gli
ha detto con aria decisa:
“Stavolta lasciate fare a me. Se c’è qualcuno che può riportarlo alla
ragione…quella sono io!”.
Poi ha cominciato a correre ed è svanita nel fogliame.
“Speriamo abbia fortuna questa volta!” ha esclamato Isabel. “Sono molto
preoccupata per Michael. Ne abbiamo passate tante ma mai niente del genere!”
“Non ti preoccupare! Se Maria riuscirà a sfoderare tutta la sua grinta puoi
star sicura che lo riporterà qui in cinque minuti!” ha detto allora Max,
sforzandosi di sorridere e di apparire fiducioso.
“Spero che tu abbia ragione…”
Quello che è accaduto in seguito l’ ho appreso dalla viva voce di Maria, che
è stata la prima persona a ritrovare Michael.
Lei ha seguito le sue tracce lungo un altro sentiero fino ad una seconda
radura, apparentemente deserta, circondata da alti cespugli e da qualche
albero.
Proprio nel momento in cui stava per allontanarsi ha inaspettatamente sentito
dei rumori.
“Chi c’è? C’è qualcuno qui?” ha chiesto lei guardandosi intorno con
una certa apprensione.
Silenzio.
“Michael, Michael! Sei tu? Sono io, Maria. Non ti ricordi di me?”
“Vai via! Non voglio più vedere nessuno! Non permetterò a qualche
sconosciuto di farmi ancora del male!” ha gridato allora una voce alterata
proveniente da dietro un albero.
“Cosa dici? Non ti ho mai fatto del male, Michael. Non so cosa ti sia
successo in questi due giorni ma ti assicuro che se mi permetterai di aiutarti
troveremo una soluzione. Ti prego, ascoltami!” ha gridato Maria con quanto
fiato aveva in gola.
Michael è improvvisamente uscito allo scoperto per poi nascondersi dietro un
altro albero vicino.
“Perché dovrei ascoltarti? Io non so niente di te!” ha gridato lui con
voce piena di rabbia.
“Aspetta, lascia che venga lì, poi parleremo con calma!”. Detto questo
Maria ha fatto qualche passo in direzione di Michael.
“Non ti avvicinare!” le ha intimato lui con voce autoritaria.
“Va bene, va bene!” ha risposto lei indietreggiando di qualche decina di
centimetri. “Come vuoi tu, resterò ferma qui finché non me lo dirai. Così
va bene?”
“Molto meglio, sì”.
Maria, a quel punto, ha avuto la netta impressione che Michael si fosse
leggermente rilassato abbassando la guardia.
“Dove sono gli altri?”
“Gli altri chi?”
“Lo sai benissimo, gli altri che erano con te. Specialmente quel tipo strano
che muove gli oggetti col pensiero. Cos’è, una specie di mago?”
“Non c’è nessuno. Siamo soli, qui. Puoi stare tranquillo, nessuno ti farà
del male. Ma ora calmati e raccontami esattamente quello che ricordi”.
“Mi stai prendendo in giro? Te l’ ho già detto! Io non ricordo niente.
Niente, capisci? Neppure il mio nome!”
“Ti chiami Michael. Ora lo ricordi? Perché ora non ti avvicini a me così
possiamo parlare con più tranquillità?” ha azzardato Maria.
Inaspettatamente Michael è sbucato dal fogliame e si è lentamente avvicinato
a lei.
“Così va bene. Coraggio, sediamoci qui e cerchiamo di ricostruire con calma
quello che è successo”. Detto questo lei, muovendosi molto lentamente per
non allarmarlo, si è seduta su una pietra e ha dato qualche leggero colpetto
sulla terra al suo fianco per indicare a Michael di sedersi.
“Non ricordo niente. So solo che stavo camminando lungo la Statale di sera.
Ad un tratto ho visto una luce accecante e devo aver perso conoscenza. Quando
mi avete risvegliato mi sono reso conto di avere la mente completamente
vuota.”
“Perché hai pensato che ti avessimo rapito?”
“Non sapevo cosa pensare. So solo che ora sono nel mezzo del nulla e che mi
ritrovo questo strano segno su una spalla”.
Michael, sbottonandosi la camicia, le ha mostrato l’impronta di una mano
identica a quella che era rimasta sul mio corpo dopo che Max mi aveva salvata.
“Mio Dio, Michael! Chi ti ha fatto questo?”
“Se lo sapessi non sarei qui, non credi?” le ha risposto lui, facendo
quella caratteristica smorfia con le labbra che tanto piace a Maria. Per un
attimo aveva ritrovato anche
il suo solito tono sarcastico.
Poi è tornato a fissare l’orizzonte con aspetto pensieroso.
“Finalmente riconosco il Michael al quale sono abituata: scontroso e mai
gentile!” ha risposto Maria. Per la prima volta da quando lo conosceva era
felice di sentirsi rispondere male.
“Non
credevo che sarei mai arrivata a pensare una cosa del genere!”
ha poi aggiunto lei parlando fra sé e sé, con un’espressione di
stupore sul viso.
“Hai
detto qualcosa?”
“No, no!” si è affrettata a rispondere lei. Per niente al mondo avrebbe
voluto fare una mossa sbagliata in un momento tanto delicato.
“Cosa ricordi della tua vita? Ricordi la tua casa, tuo padre? La scuola?”
“Sono solo immagini confuse. Non riesco a dargli un ordine. È come se avessi
vissuto uno strano sogno in cui c’eravate tu e gli altri ragazzi ed
anche…non so, ricordo dei visi e dei nomi ma ancora non mi dicono niente”.
“Quali nomi ricordi, esattamente?”
“Qualcosa tipo Jack….no, è più simile a “Sax”. Max! Ecco, ora ricordo
il nome: “Max”. Cosa significa?” ha chiesto allora Michael girandosi di
scatto verso di lei con uno strano sguardo negli occhi.
“Sì, è esatto, Max. È il nome del tuo migliore amico. Quello che ti ha
tolto la pistola di mano poco fa!”
“Non mi sembra un grande amico!” ha ribattuto lui con una smorfia di
disappunto.
“Dipende dai punti di vista!” ha commentato Maria con aria di sufficienza.
“E poi, che altro ricordi?”
“Mi sembra di ricordare anche la ragazza che ha colpito lo sceriffo. Ha un
nome simile a Belle. Bel…Isabel! Sì, il suo nome è Isabel!”
“Giusto, Isabel!” ha risposto Maria abbracciandolo involontariamente in
preda all’entusiasmo. Michael è però rimasto impassibile e Maria si è
ritratta timidamente.
“Scusa, mi sono lasciata prendere la mano..”
“Aspetta, rifallo!” ha detto lui con una strana espressione.
“E perché? Non mi sembra di aver avuto un gran successo!” ha ribattuto lei
con aria disillusa.
“No, sul serio, rifallo. Ho avuto come l’impressione di ricordare
qualcosa”.
“Se lo dici tu…”
Maria si è avvicinata a lui e l’ ha abbracciato. Questa volta Michael ha
risposto alla sua vicinanza ricambiando affettuosamente il gesto.
“Ricordi qualcosa?” ha chiesto lei un po’ imbarazzata per la situazione.
“Non lo so. Ho come l’impressione di averti conosciuta piuttosto bene in
passato”.
“Eccome!” ha risposto lei con un’espressione piuttosto divertita. Poi si
è ricomposta e ha aggiunto: “Se vuoi possiamo fare anche altri esperimenti.
Se è per il bene della scienza…”
Maria aveva indubbiamente ritrovato il buonumore. Ad un tratto ha notato
qualcosa che ha attirato la sua attenzione.
“Ehi, Michael, l’impronta sta scomparendo dalla tua spalla. Te ne eri
accorto?”
In effetti si era ritrovata abbastanza vicina per notare il cambiamento.
“Per la verità no”.
“Forse hai perso la memoria a causa di questa e ora che sta scomparendo stai
cominciando a ricordare!” ha esclamato lei con tono entusiasta.
“Può essere. Tu sei Maria, vero? Frequentiamo la stessa scuola, giusto?
Anche Liz!” ha detto Michael ad un certo punto.
Il suo sguardo si era illuminato per la gioia di aver finalmente ricordato
qualcosa.
“Sì, è esatto! Bene, ti sta tornando la memoria. Ora prova a fare qualcuno
dei tuoi giochetti. Solo un esperimento, tanto per vedere se sei tornato quello
di prima!” ha detto Maria sorridendo.
“Quali giochetti? Di che stai parlando?”
“Non so. Prova a cambiare il colore di questa pianta o, che ne so, di queste
pietre!”
“Cos’è, uno scherzo?” ha ribattuto lui guardandola in modo
interrogativo. “Non so fare niente del genere! Non sono mica come il tuo
amico prestigiatore!”
“Io non lo definirei proprio così. Sì, certo, lì per lì può sembrare
strano. All’inizio mi sono spaventata un po’. Ma solo un po’, eh? Sia
chiaro…Cosa stavo dicendo? Ah, sì! Certo che lo sai fare anche tu!
Provaci!” ha ribattuto lei con un sorriso benevolo. “Coraggio, fammi
diventare i capelli castani o roba simile! Ora che ci penso potrei risparmiare
i soldi della tinta!” ha aggiunto lei ridacchiando.
“Ne sei proprio sicura?”
“Non ti preoccupare! Se te lo dico io…”
Michael le ha sfiorato i capelli e questi hanno cambiato colore.
“Ma allora è vero!” ha esclamato lui con voce sorpresa. “Ora ricordo:
io, Max e Isabel…l’incidente…”ha aggiunto tenendosi la testa tra le
mani, come se il fatto di ricordare gli costasse un’enorme fatica.
“Bravo Michael! Vedrai che presto ricorderai di nuovo tutto! Ora non ti
stancare!” ha esclamato Maria, buttandogli le braccia al collo.
Così facendo si è ritrovata esattamente faccia a faccia con lui.
Istintivamente, dopo qualche istante, Michael l’ ha baciata.
“Wow! Se questi sono i risultati dell’amnesia te ne procuro io una al
giorno!” ha esclamato Maria entusiasta.
“Ah, già, ora ricordo. Avevamo deciso di non portare avanti la nostra
relazione. Meno male che mi è tornato tutto in mente!” ha detto lui alla
fine, alzandosi di scatto e allontanandosi di qualche passo. Poi ha tentato di
ricomporsi e di assumere un aspetto distaccato.
“Appena in tempo, eh? Decisamente ti preferivo prima...” ha aggiunto lei
con un po’ di delusione.
“Ora sarà meglio avvertire gli altri. Dove sono?”
“Qui vicino. Piuttosto: te la senti di incontrarli?”
“Certo, ora è tutto a posto. Forza, chiamali!”
“Quanta fretta! Quasi quasi avrei preferito che ci mettessi più tempo a
ritrovare la memoria!” ha esclamato lei mentre estraeva il telefono dalla
tasca.
Di lì a qualche minuto li abbiamo raggiunti e Max e Isabel sono corsi ad
abbracciare Michael.
Più
tardi ci siamo ritrovati tutti al Crashdown.
“Ora riesci a ricordare qualcosa? Mi ha detto Maria che hai parlato di
rapimento!” gli ha chiesto Max, sedendosi di fronte a lui con aria molto
seria.
“Ho come l’impressione che qualcuno mi abbia rapito e abbia cercato di
rubarmi dei ricordi, delle informazioni. Ricordo solo un forte dolore alla
spalla. Nient’altro!”
“Di chi può trattarsi, Max?” ha chiesto allora Isabel, che con una mano
continuava involontariamente ad accarezzare Michael.
“Non ne ho idea. Ma l’impronta della mano non lascia dubbi: si tratta di
qualcuno come noi. Forse dello stesso individuo che ha ucciso tutte quelle
persone di cui parlava Valenti.”
“Se tutto questo è vero, Michael l’ ha scampata bella!” ha detto Maria
tirando un sospiro di sollievo.
“Maria, ti vorrei parlare un attimo”. E dopo una pausa Michael ha aggiunto,
passando con lo sguardo da uno all’altro: “In privato, se non vi
dispiace!”.
“Capito. Ragazzi, usciamo tutti!” ha detto Max invitandoci a lasciare la
stanza.
“Non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto. Senza te e Max non so
che fine avrei fatto oggi”.
“Dovere!” ha risposto Maria distogliendo lo sguardo per non tradire
l’emozione che provava.
Poi ci ha ripensato e ha aggiunto: “Veramente ci sarebbe una cosa che
potresti fare per me!”
“Certo, dimmi pure!”
“I capelli…”
“Ah già. Tutto sommato eri meglio castana…”
“Mai una parola gentile, mi raccomando! Ci voleva l’amnesia per farti
comportare in modo più umano!” ha esclamato Maria, rendendosi conto subito
dopo di aver detto una mezza assurdità.
“Cioè, volevo dire che…”
“Lascia stare, è meglio così! Comunque non illuderti, quello che è
successo non accadrà più!” ha ribattuto Michael diventando improvvisamente
serio.
“Me lo auguro! Un’esperienza del genere non capita due volte nella vita!”
ha aggiunto lei.
“Veramente io mi riferivo al..fango! Voglio dire …”
“Di nuovo questa storia del fango. Non capisco cosa intendi. Per la verità
mi ha detto Liz che anche Max parla spesso di fango, ultimamente. Non è che si
tratta di qualche strana abitudine che avete dalle vostre parti per…” ha
chiesto Maria con uno sguardo interrogativo.
“Michael, c’è giù lo sceriffo Valenti. Vorrebbe parlarti. Gli posso dire
che scendi?”
Li avevo involontariamente interrotti ma forse, a giudicare dalle facce che
avevano, è stato meglio così…
Sono
ancora Liz Parker e stasera non posso fare a meno di pensare che la mia vita,
qui a Roswell, assomiglia ogni giorno di più ad un film. A volte mi chiedo se
mi piacerà il finale…
Cosa posso dire? Non so se mi crederai, ma tutto questo comincia a
piacermi!”.
Liz
APPENDICE:
“Quasi
dimenticavo: alla fine ho tralasciato di raccontarti cosa è successo a
Valenti. Poco dopo aver ricevuto la botta in testa ha ripreso conoscenza…
“Ma cosa…cosa mi è successo?” ha chiesto toccandosi il capo dolente con
una mano.
“È stato colpito da un ramo, sceriffo! È caduto improvvisamente mentre lei
si trovava in quel punto” gli ho risposto, indicandogli il vicino gruppo di
alberi.
“E Guerin? L’avete trovato?”
“Tutto a posto. Ci ha spiegato che era scappato per non affrontare il compito
in classe e che è stato colto da un malore mentre camminava lungo la
statale”.
“Ah, se le cose stanno così…Ho come la sensazione che dovrei ricordare
qualcosa ma per quanto mi sforzi non riesco proprio a raccogliere le idee…Sarà
a causa del colpo che ho ricevuto”.
“Senza dubbio, sceriffo! Deve essere andata proprio così!” ho confermato
io, cercando di tagliar corto. “Ad ogni modo credo sia meglio che adesso non
si affatichi inutilmente. Se vuole la possiamo riaccompagnare nel suo ufficio
e..”
“No,
no grazie. Mi sento già meglio. E poi ho l’auto qui vicino. Mi farò vivo io
più tardi per farvi qualche domanda. Sapete, è per il verbale…” ha
continuato, rimettendosi il capello.
“Certo, certo, siamo a sua disposizione!”
Ci siamo guardati tutti tirando finalmente un sospiro di sollievo.
Valenti non ricordava niente e speriamo che non lo faccia neppure in futuro…
Ma ancora non abbiamo avuto risposta alle nostre domanDe: chi è stato a rapire
Michael e perché l’ ha fatto?
Ho come la sensazione che lo scopriremo presto…”
Liz
Scritta
da Joy |