Riassunto:
All’indomani della partenza di Tess dalla Terra per Max giunge il momento della
resa dei conti, delle confessioni, della catarsi. Della rinascita.
Data di stesura:
dall’8 al 13 aprile 2002
Valutazione:
adatto a tutti.
Diritti: Tutti
i diritti dei personaggi appartengono alla WB e alla UPN, e il racconto è di
proprietà del sito Roswell.it.
Indirizzo e-mail:
ellis@roswellit.zzn.com
Nota: Questa
storia è nata dal mio bisogno di elaborare una personale interpretazione degli
intensi sguardi di Max, del suo volto espressivo, durante le mille peripezie
attraversate negli ultimi episodi. Mi farebbe molto piacere conoscere la vostra
opinione in merito: ho voluto vedere cose che, in realtà, non c’erano, oppure
anche voi avete immaginato che quelli fossero i veri sentimenti di Max Evans?
- Ciao... -
- Ciao! - Maria sorrise ed i suoi occhi si illuminarono vedendo Michael.
D’istinto sollevò un poco il viso e lui si curvò a baciarla sulle labbra.
Liz non poté trattenere a sua volta un sorriso nel notare la dolcezza con cui
Michael stava baciando Maria, poi si voltò per richiudere lo sportello
dell’armadietto.
- Ciao, Liz... -
Nell’udire la voce sommessa di Max trasalì e si girò di scatto. Lui era lì,
serio, un’espressione indecifrabile negli occhi nocciola. Forse un po’ pallido
e con l’aria stanca, ma bellissimo come sempre, ed il cuore cominciò a batterle
all’impazzata. - Ciao... - La voce le tremò suo malgrado e per darsi un
contegno si strinse al petto i libri che aveva appena preso.
- Come stai? -
- Bene. Bene... - Si morse nervosamente le labbra, incapace di guardarlo in
viso per paura di leggervi qualcosa che non le sarebbe piaciuto. In quegli
ultimi due giorni le aveva detto di amarla, l’aveva stretta fra le sue braccia,
l’aveva baciata. Ma c’erano state altre parole d’amore, altri abbracci, altri
baci, e poi l’abbandono, il rifiuto. Non avrebbe potuto sopportarlo un’altra
volta. Moriva dalla voglia di stringersi a lui, di perdersi nel suo calore,
tuttavia il timore della sua reazione la teneva bloccata lì, con la schiena
premuta contro l’armadietto, senza sapere dove posare lo sguardo.
- Io... vorrei parlarti... Magari... dopo la scuola...? -
- Sì, certo. Adesso, però, scusa ma devo andare. - Fece un passo in avanti,
cercando di apparire disinvolta, e si sentì morire quando lui le mise
gentilmente una mano sulla spalla. Deglutì penosamente, facendo forza su se
stessa per non chinare la testa a sfiorare con la guancia le sue dita.
- Liz... -
Si costrinse a guardarlo e trattenne il respiro sentendo la sua mano salire a
circondarle il viso mentre si chinava a baciarla sulla fronte.
Poi lui si raddrizzò, un sorriso tenero sulle labbra, e con la punta del
pollice le carezzò la pelle di seta. - Ci vediamo più tardi... -
Liz riuscì a malapena ad annuire, tutti i sensi concentrati su quella mano
calda e forte. Dio, come le era mancato... Accennò un piccolo sorriso e si
allontanò a passi lenti, girandosi solo una volta prima di sparire oltre
l’angolo. E scoprì che Max la stava guardando. Con il cuore improvvisamente
leggero si affrettò verso l’aula di matematica.
Solo quando si staccò da Michael per riprendere fiato Maria si rese conto che
la sua amica del cuore non era più accanto a lei. Guardò perplessa Max. - Dov’è
Liz? -
Il ragazzo volse per un attimo il viso nella direzione in cui la ragazza si era
allontanata. - E’ andata in classe. La campanella sta per suonare, credo... -
A Michael non sfuggì il tono un po’ forzato delle sue parole e lo scrutò
incuriosito, mentre Maria sgranò gli occhioni verde scuro. - Oddio, è vero, si
è fatto tardi! Ci vediamo alla pausa pranzo! - Si alzò in punta di piedi per
dare un bacio veloce sulle labbra di Michael, poi salutò l’amico. - Ciao, Max,
a dopo! - e corse via decisa a farsi raccontare da Liz tutto quello che era
successo mentre lei era occupata col suo “ragazzo dello spazio”.
- Direi che a questo punto sarà meglio che ci avviamo anche noi... - Michael
guardò con intenzione il compagno, che annuì in silenzio e s’incamminò con lui
per il corridoio. Tutto bene? - chiese dopo un po’.
- Sì. Sì, tutto bene, perché? -
- No, così... Beh, a dire la verità hai l’aria di un cane bastonato. Che cosa
ti ha detto? -
- Niente - Nel notare l’espressione dubbiosa dell’amico Max scrollò le spalle.
- Cosa volevi che ci dicessimo, qui, in mezzo a tutta questa gente? - Chinò un
poco la testa. - Ci vediamo più tardi... -
- Ottimo! Bene, allora buona fortuna, ragazzo mio... - Michael gli diede una
pacca amichevole sulla spalla poi affrettò il passo riuscendo ad entrare nella
vicina aula di storia un attimo prima del professore.
Sospirando Max proseguì oltre, ignaro della presenza di Isabel dietro di lui.
La ragazza osservò a lungo la schiena del fratello, le sue spalle leggermente
curvate in avanti. Com’era diverso, quel giorno, rispetto a quando le aveva
fatto tutte quelle minacce per costringerla a non partire per San Francisco...
Certo, non era stato un periodo facile per nessuno di loro, ma lui aveva subito
un colpo davvero duro... C’erano stati dei momenti in cui lo aveva odiato con
tutto il suo cuore, tuttavia ora provava solo compassione. E affetto. Max
sapeva essere davvero insopportabile, a volte, però era capace di amare, e
perdonare. E si era conquistato il diritto di essere amato e perdonato.
Sorridendo si affrettò a raggiungerlo e gli passò il braccio libero intorno
alla vita. - Ciao, fratellone! - lo salutò con voce allegra.
Max ricambiò il suo sorriso. - Ciao -
- Sbaglio o sei uscito di casa senza fare colazione? -
- Già... -
Isabel lo sentì ritrarsi e notò la sua espressione imbarazzata. - Max, non... -
Il ragazzo la guardò di sfuggita. - Io... ho bisogno di parlare con te e con
Michael. Noi tre, da soli - la interruppe.
- Certo, quando vuoi... -
- Bene. - Tornò a guardare fisso davanti a sé, e lei non resisté oltre. Lo
costrinse a fermarsi e lo guardò dritta negli occhi. - Ehi, Max, ti prego, non
essere così preoccupato! Troveremo il modo di salvare tuo figlio, ti aiuteremo
tutti quanti!... -
Il viso di Max s’incupì. - Isabel, io... -
- No, non dire niente, adesso non c’è tempo... - Lo abbracciò e lo sentì
tremare. - Ti voglio bene... -
- Anch’io, ti voglio bene, Isabel... e... e ti chiedo perdono per... -
- Shh... Non ce n’è bisogno, davvero... - Gli diede un piccolo bacio sulla
guancia. - A dopo! -
Quando la campanella della quinta ora suonò gli studenti si riversarono per i
corridoi diretti verso la mensa.
Maria riuscì faticosamente a raggiungere Liz e con lei si diresse verso uno dei
tavoli esterni. - Wow, ma cos’hanno tutti quanti? Hai visto che razza di
folla?!? -
- Sì - Liz sorrise mentre alzava una mano per portarsi dietro l’orecchio una
ciocca di capelli che la brezza continuava a sospingerle sul volto.
- Hai visto Michael? -
- No, mi dispiace. Allora? Come vanno le cose fra voi due? -
- A meraviglia! - La ragazza cominciò a tirare fuori dalla borsa i panini e le
bibite che aveva appena comprato. - Ieri sera è rimasto a cena da noi. Mia
madre aveva invitato anche lo sceriffo ed è stata una serata davvero... davvero
incredibile! Michael sembrava un’altra persona! -
Liz fissò con affetto l’amica. - Anche tu, sembri un’altra persona... -
Maria chinò per un attimo lo sguardo, vagamente a disagio, poi un sorriso
luminoso le stese le labbra piene. - L’altra sera, la sera prima della loro
falsa partenza, Michael mi aveva invitato a cena a casa sua e... e sono rimasta
da lui tutta la notte -
- Come, scusa? Tutta... tutta la notte?!? Vuoi forse dire che...? -
La ragazza annuì, gli occhi scintillanti al ricordo. - Sì, abbiamo fatto
l’amore. Oh, Liz, è stato... fantastico! Certo, quando mi ha detto che stava
per andarsene, per tornare sul suo pianeta, mi sono sentita malissimo, però...
però è stato così dolce... E poi, quando è uscito dalla caverna... Dio mio,
Liz, il cuore mi stava letteralmente per scoppiare! -
- Già, lo immagino... - Liz si morse il labbro inferiore. Max, invece, era
stato fermamente deciso a partire con Tess, e se non l’aveva fatto era solo
perché lei era arrivata appena in tempo per riferirgli quello che aveva
scoperto sulla vera causa della morte di Alex. Si sforzò di ricacciare indietro
la malinconia ma le sue mani tremarono visibilmente quando vide Max, seguito da
Michael ed Isabel, venire verso di loro.
Michael si affrettò a sedere accanto a Maria e le diede un veloce bacio sulla
bocca.
- Ciao, Liz, ciao, Maria! - Isabel sorrise alle due ragazze e si accomodò
vicino a Michael, non lasciando altra scelta a Max se non quella di mettersi al
fianco di Liz.
- Ehi, Kyle, vuoi unirti a noi? - esclamò ad un tratto Maria vedendo passare
l’amico.
- No, grazie, ho bisogno di... - Il ragazzo ammiccò sorridendo - di
disintossicarmi, se rendo l’idea... - e proseguì facendo attenzione a non
rovesciare il contenuto del vassoio che teneva tra le mani.
Per mascherare il proprio nervosismo Liz prese il bicchiere di cartone che
aveva davanti e bevve una lunga sorsata d’acqua minerale, ma quando lo rimise
giù Max tese una mano e la posò sopra la sua. Com’è andata la mattina? - le
chiese dolcemente.
Lei guardò quelle lunghe dita come ipnotizzata e si sentì il cuore in gola. -
Bene, grazie - rispose con voce soffocata. Avrebbe voluto sottrarsi alla sua
presa ma non ne ebbe la forza. Invece girò piano la mano fino ad intrecciarla
con quella di lui. Intimidita, sollevò il viso per incontrare i suoi occhi.
- Liz, io... preferirei parlarti adesso... -
- D’accordo. -
Max si alzò senza lasciarle andare la mano e salutò gli altri con un piccolo
cenno del capo.
Liz, invece, sorrise e mormorò qualche parola di scusa prima di allontanarsi
con lui.
Camminarono fino a trovare un angolo tranquillo, tra alcuni alberi
all’estremità del parco che circondava la scuola.
- Se avessi avuto ancora la jeep saremmo potuti andare via, ma... -
- Non importa, va bene anche qui. Cosa... cosa devi dirmi, Max? -
Il ragazzo sedette con la schiena contro il tronco di un albero e l’attirò
gentilmente accanto a sé.
Liz si mise di fronte a lui, le gambe ripiegate di lato, e lo guardò in
silenzio.
Max notò l’attenzione con cui si era seduta evitando ogni punto di contatto, ed
emise un piccolo sospiro. - Liz, io... mi rendo conto di... di essermi
comportato molto male... con te, con Tess... con tutti... - Si costrinse a
fissarla, nonostante il disagio che provava. - Credo... credo che tutto sia
cominciato quando... ti ho vista a letto con Kyle... In quel momento il mondo
mi è crollato addosso... Vedi, io... - Distolse per un attimo lo sguardo,
sentendo di nuovo il dolore che aveva provato allora - io avevo sperato di
potermi riavvicinare a te, avevo perfino creduto che tu mi amassi ancora, e
poi... quella sera... - Scosse lentamente la testa. - Dopo, non potevo più
sopportare di vederti, ma... ma allo stesso tempo non riuscivo a starti
lontano... Tu volevi che rimanessimo amici, e io non ero in grado di... di
parlarti, di stare con te, senza ricordare... - Tacque per qualche secondo,
sopraffatto dall’amarezza di quei giorni. - Ora so che in realtà non hai mai
avuto... rapporti con lui, ma allora sembrava vero l’opposto e... e io non ce
la facevo ad accettarlo... Quando poi andammo a Las Vegas ebbi per un attimo
l’impressione che avremmo potuto tornare insieme, sentivo che eri di nuovo
vicina a me, e invece, durante il ballo della scuola, tu... mi dicesti che
volevi... volevi dare un taglio netto... - Fletté le gambe e le circondò con le
braccia, gli occhi persi nel vuoto. - Sentii il cuore spezzarsi. Era... finita,
ti avevo persa per sempre... -
Nel silenzio che seguì quelle parole Liz provò il desiderio di accarezzarlo per
placare il suo dolore ma un ricordo le trattenne la mano. - Poco dopo che tu
uscisti dalla sala ci ripensai. Ti venni dietro, volevo parlarti, e invece tu
eri seduto accanto a Tess, e la stavi baciando. Allora me ne andai via... -
Max si scosse e tornò ad incontrare il suo sguardo. - Tu avevi una ragione
precisa, per quello che mi avevi fatto credere, per quello che facevi... Ma era
una ragione che conoscevi solo tu... Io sapevo soltanto che un giorno dicevi
che volevi che rimanessimo amici, poi un giorno pretendevi che tornassimo
insieme, poi di nuovo dicevi che dovevamo staccarci definitivamente, e poi ci
ripensavi un’altra volta... Io non ce la facevo più, Liz... Io... io sapevo di
amarti, di averti sempre amata, e che tu eri andata a letto con un altro! Tutto
quel... quel tira e molla mi faceva impazzire! E Tess... lei era sempre lì,
pronta a... -
- A consolarti. Lo so, l’ho vista. - Liz aveva gli occhi pieni di lacrime. Era
vero, lei si era comportata in quel modo abominevole per amore di Max, perché
non poteva sopportare che per colpa sua lui vedesse morire tutte le persone
care, e non si era mai voluta soffermare a riflettere sul male che gli stava
facendo. Era stata egoista, a suo modo. Aveva cercato di allontanarlo da sé per
aiutarlo e poi aveva tentato di fare marcia indietro. Non era stata capace di
mantenere la decisione che aveva preso inizialmente, quando aveva dovuto
scegliere tra la sua felicità e la salvezza del mondo. E per questo aveva
distrutto le loro vite...
- Sì, lei era lì. Era lì e voleva solo stare insieme a me - Max si portò le
mani alle tempie in un gesto di disperazione, poi sollevò il viso verso il
tetto di foglie verdi. - Voleva solo me. Suo marito. - Tornò a poggiare il
mento sulle ginocchia e fissò a lungo il viso pallido e tirato di Liz. - Lei mi
ha aiutato a ricordare qualcosa del mio pianeta d’origine, e questo ci ha
avvicinati, in un certo senso... Però la verità è che io l’ho sempre usata.
L’ho usata per scacciare te dalla mia mente. L’ho usata per dimenticare l’amore
che provavo per te, che ho sempre provato per te... Io... io la baciavo e
pensavo a te... Ti avevo perduta per sempre, non avevo più niente, e ho usato
lei per sfogare la mia rabbia, il mio dolore... Quando ho passato la notte con
lei io... io ho semplicemente usato il suo corpo... Non provavo nulla per lei,
nemmeno l’ombra di quello che provo per te... Lei... lei era lì, disponibile...
tutto qui... - Una lacrima gli scivolò lungo la guancia. - E non ho mai capito
che anche lei stava usando me... e ora... ora ho un figlio che forse non
riuscirò mai a vedere... - Si raddrizzò lentamente per tendere un braccio verso
di lei, in una muta implorazione. - Io ti ho sempre amato, Liz... sempre... Sei
la mia vita... e senza di te sono perduto... Ti prego... ti prego, amore, resta
con me... -
Liz lo guardò respirando a fatica, sconvolta dalle forti emozioni suscitate da
quelle parole, poi abbassò gli occhi sulla sua mano tesa. Lentamente, tremando,
alzò la propria mano e la mise nella sua.
- Liz!... - Con un gemito soffocato il ragazzo l’attirò contro di sé
stringendola in un abbraccio fortissimo e lei premette il viso contro il suo
petto.
- Oh, Liz, Liz... - Max reclinò la testa sui suoi capelli, gli occhi chiusi per
meglio concentrarsi sul profumo di lei, sul tepore del suo corpo, sul leggero
tremito che la scuoteva. Ripensò alle dure parole che gli aveva rivolto subito
dopo il funerale di Alex, a come si fosse sentito sotto accusa, e da quel
momento in poi l’aveva trattata in modo orribile quando invece lei era
distrutta dalla morte del suo amico d’infanzia e cercava solo di capire...
Aveva chiesto il suo sostegno, il suo aiuto, e per tutta risposta le si era
rivoltato contro negando anche a se stesso i sentimenti che provava per lei,
gettandosi come uno stupido nella trappola tesagli da Tess. Oh, sì, era davvero
un grande leader... Era riuscito a farsi odiare da sua sorella, aveva fatto
l’amore con Tess per punire Liz, e non era stato capace di salvare suo
figlio... Un pensiero improvviso gli attraversò la mente e si sentì mancare.
No... no, non era possibile... non voleva... non poteva credere che... che
fosse arrivato al punto di... No! Con un gemito strozzato tolse le mani dalla
schiena di Liz e si tirò indietro cercando di allontanarsi da lei.
La ragazza, sorpresa per quella brusca reazione, sollevò la testa e guardò il
suo viso pallidissimo e sconvolto. - Max, cosa c’è? Cos’è successo? - chiese
spaventata.
- Io... io credevo di sentirmi un mostro perché ero... diverso... invece... -
Si passò una mano tremante fra i capelli. - Invece sono un mostro... dentro...
-
- Che cosa stai dicendo? Come... come puoi pensare di essere... -
- Lo sono, Liz, lo sono! - la interruppe, e si girò su di un fianco curvandosi
fino a sdraiarsi sull’erba, rannicchiato in posizione fetale.
- Max, ti prego, dimmi cos’hai! -
Il giovane non rispose subito, troppo angosciato e inorridito da quello che
aveva appena scoperto di se stesso, poi si costrinse a parlare. Era una cosa
che doveva a tutti e due, anzi, a tutti e tre... Lentamente abbassò le braccia
fino ad incrociarle davanti alle caviglie, raggomitolandosi ancora di più. - Io
non... non ho lasciato andare Tess perché... era l’unico modo per salvare mio
figlio... ma... perché era la maniera più semplice per... per risolvere il
guaio che... avevo combinato... Ero... ero arrabbiato con te perché pensavo che
mi ritenessi colpevole della morte di Alex e... e mi sono vendicato passando la
notte con Tess... senza considerare le possibili conseguenze... Sono stato...
così... così stupido... Solamente dopo, quando... quando lei mi ha detto di
essere incinta, ho cominciato a capire... a realizzare in che pasticcio ero
finito... La verità è che ho sempre pensato solamente a me stesso... Invece di
affrontare i problemi, con te, con Isabel, con tutti gli altri... ho fatto...
ho fatto l’offeso e... ed ho sacrificato un bambino innocente... - Premette il
viso contro le ginocchia, le spalle scosse da singhiozzi silenziosi,
desiderando sprofondare nella terra, annullandosi e ponendo fine alla terribile
sofferenza che gli lacerava il cuore.
Le labbra tremanti per l’emozione, Liz si inginocchiò accanto a lui e gli mise
una mano sulla guancia umida di lacrime. - Non sei un mostro, Max... sei
soltanto... umano... - Si curvò per deporre un piccolo bacio sulla sua tempia.
- Hai commesso degli errori, come succede a tutti... Ma gli errori si possono
riparare... Lascia che ti aiuti... che tutti noi ti aiutiamo... - Gli carezzò
dolcemente i capelli fin quando sentì il suo corpo rilassarsi un poco. - Io ti
amo, Max, e resterò sempre vicino a te... -
A quelle parole lui raddrizzò la testa quel tanto che gli permise di incontrare
il suo sguardo. Nonostante... nonostante quello che ho fatto? - chiese con voce
sommessa.
- Nonostante Tess, sì, certo... - fu la risposta decisa di Liz, che volle così
precisare come quella fosse, a suo giudizio, la cosa più difficile da
accettare.
Lentamente, quasi temendolo ma incapace di farne a meno, Max sollevò una mano e
le prese con delicatezza il polso. Liz si chinò ancora di più per baciarlo, e
il contatto profondo delle loro menti si stabilì ancora una volta rivelandoli
l’uno all’altro senza alcuna possibilità di inganno.
Rassicurato da quello che aveva percepito, il giovane si abbandonò al calore di
quel bacio e lo ricambiò con tutta la passione che, sempre, Liz aveva suscitato
in lui.
Poi, quando il bacio ebbe termine, Max si allungò un poco in avanti per poter
poggiare la testa sulle gambe di Liz e le cinse i fianchi con entrambe le
braccia. Aveva così bisogno di lei... bisogno di sentirla accanto a sé...
Era... era una sensazione... giusta... Era dove avrebbe voluto sempre stare...
Chiuse gli occhi, finalmente rilassato, sereno, amando il lieve contatto della
sua mano contro la propria nuca. - Ti amo. Con tutto il mio cuore... - sussurrò
pianissimo.
Rimasero immobili in quella posizione per un tempo che parve loro infinito, ma
quando infine si scuoterono e tornarono alla realtà scoprirono che erano
trascorse poco meno di due ore. Allora Max si sollevò lentamente in piedi
tendendo poi una mano a Liz per aiutarla ad alzarsi ed insieme, tenendosi
stretti per la vita, fecero ritorno verso l’edificio scolastico. Camminavano
piano, sotto i raggi del sole che splendeva nel cielo completamente privo di
nuvole, cercando di ritardare il più possibile il momento in cui avrebbero
dovuto separarsi.
Poi, quando furono giunti davanti all’ingresso della scuola, si guardarono un
attimo negli occhi. Max abbassò la testa e le prese la mano tra le sue. - Io...
vorrei sapere perché quella sera eri a letto con Kyle... -
Con un sospiro rassegnato Liz sollevò il braccio libero e posò le dita sulla
sua guancia costringendolo dolcemente a rialzare il capo. - Indossavamo
entrambi la biancheria intima, anche se tu non potevi saperlo mormorò
accennando un sorriso, poi tornò seria. - Tu mi avevi chiesto di farti
allontanare da me, e quella era l’unica cosa che potesse convincerti a
lasciarmi... Credo... credo di aver sofferto anche più di te, quella sera...
Max, io avevo sempre pensato che tu saresti stato il solo con cui avrei fatto
l’amore, e invece dovevo rinunciare a te... -
Un lampo di comprensione passò negli occhi turbati del ragazzo. - Sì, ricordo
che ti sorpresi a spiarmi quando ero seduto fuori al Crashdown con Tess... Ma
che vuol dire che ti ho chiesto di... di farmi allontanare da te? Quando...
quando mai...? -
Con il cuore gonfio di pena Liz fece scivolare la punta delle dita sulle sue
labbra per interromperlo. - Tu tornasti indietro dal futuro per avvertirmi di
quello che sarebbe successo se fossimo rimasti insieme... Noi... noi ci eravamo
sposati, ed eravamo felici, ma... le conseguenze delle nostre scelte erano
state tremende... La Terra era stata invasa dai nemici del tuo pianeta e... e
Isabel e Michael erano morti... Perché Tess se n’era andata e senza di lei non
avevate sufficiente potere per combattere e vincere... Quindi, Tess doveva
restare qui a Roswell, con te, e io... dovevo uscire dalla tua vita... -
Max chinò impercettibilmente il capo. - La cappella di Elvis, a Las Vegas...? -
- Sì - rispose Liz con un filo di voce.
Fremendo per l’emozione lui l’abbracciò stringendosela forte al petto, una mano
infilata tra i suoi morbidi capelli castani. - Ormai il futuro è stato
cambiato... Tess è tornata sul nostro pianeta, con mio figlio... e questo...
questo non era previsto... -
Le mani della ragazza, sulla sua schiena, serrarono la loro presa, quasi
temendo che potesse scomparire da un momento all’altro. - Io... io non lo so...
Tu mi dicesti solo... che Tess se n’era andata perché la trattavi male...
Adesso... lei se n’è andata perché tu l’hai costretta... Forse... forse tutto
quello che ho fatto.. a te... a me... non è servito a niente... - Un singhiozzo
sommesso le scosse le spalle, e Max si curvò maggiormente su di lei
avvolgendola con il proprio corpo. - Comunque noi non ci lasceremo più, anche
se questo significasse lo scoppio di una guerra interplanetaria! - le disse
piano, ed il tepore del suo alito la riscaldò più del sole. - Io ti sposerò,
Liz. Mi diplomerò e ti darò il mio anello, come ti avevo detto che avrei voluto
fare... E ti amerò per tutta la mia vita... -
Si tennero abbracciati finché suonò la campanella dell’ultima ora.
- Credo... credo che adesso sia meglio andare... Tra un po’ il corridoio sarà
pieno di gente... - mormorò Liz scostando il viso per guardarlo negli occhi.
- Sì, hai ragione - Max le diede un bacio breve ma intenso sulle labbra poi la
prese per mano e si diresse con lei verso il laboratorio di scienze.
- Guarda chi si rivede! - Michael diede una manata sulla schiena di Max,
intento a rimettere i libri nell’armadietto. - Dove diavolo eri finito? Ti sei
scordato che c’era il test di geografia? -
- A dire la verità... sì, me lo sono dimenticato - Il ragazzo chiuse lo
sportello con una spinta decisa e fece scattare la combinazione.
- Isabel mi ha detto che vuoi parlare con noi. Stasera, a casa mia? -
- Sì, va benissimo. -
Perplesso per l’atteggiamento dell’amico, meno teso e cupo di quella mattina,
Michael si appoggiò con la schiena all’armadietto accanto al suo e lo fissò
incuriosito. - Max, dove sei stato? - chiese di nuovo, con voce sorniona.
- Dovevo parlare con Liz, lo sai. C’eri anche tu, quando gliel’ho chiesto - Si
aggiustò lo zaino su una spalla e si avviò per il lungo corridoio, con Michael
sempre al fianco.
- E allora? Che cosa vi siete detti? - In quel momento intravide la ragazza,
poco più avanti, che camminava chiacchierando animatamente con Isabel.
- Non ti riguarda -
- Oh! Davvero? Scusa tanto!... Sai, siccome non hai avuto alcun problema a
raccontarmi i dettagli della notte di passione con Tess, non pensavo di
metterti in difficoltà chiedendoti di cosa avevi parlato con Liz... -
- Liz non è Tess -
- Beh, sono contento che tu lo abbia capito, alla fine! - Sorrise, poi i suoi
occhi saettarono di qua e di là finché si posarono su Maria, che stava uscendo
in quel momento dal bagno. - Liz e Maria sono due ragazze speciali. Averle
conosciute è di sicuro la cosa migliore che ci sia capitata... -
- Sì, lo so... -
Michael gli passò un braccio sulle spalle. - Bene! Bene... - Gli scompigliò
scherzosamente i capelli. Bentornato a casa, Max! -
Max sorrise a disagio, muovendo la testa per sottrarsi alla sua mano. - Sono
stato così insopportabile? -
- Sì! - Michael sghignazzò divertito poi affrettò il passo. - Dai, sbrighiamoci
o ci toccherà tornare a casa in autobus! -
- Evans, per favore, puoi venire un momento? -
Sentendo la voce del preside Max si fermò, un’espressione impenetrabile sul
volto.
- Ti aspetto fuori al parcheggio - L’amico gli sorrise comprensivo e proseguì
per la sua strada.
Il preside, nel frattempo, aveva raggiunto il ragazzo e lo aveva preso per la
spalla con fare amichevole. Senti, Evans, io vorrei che tu andassi a parlare
con lo psicologo. E’ nel suo ufficio... - Corrugò la fronte nell’avvertire la
sua ribellione. - Non è una richiesta. Devi andare. Adesso -
Max distolse lo sguardo dall’uomo e, rassegnato, fece dietrofront e tornò
indietro.
- Allora, Max, vuoi dirmi che cosa ti sta succedendo? -
Il giovane fissò in silenzio lo psicologo, che emise un profondo sospiro
comprendendo come quel colloquio non sarebbe stato affatto facile. Ma era
necessario. Per il bene del ragazzo, anche se lui non voleva ammetterlo.
- Senti, tu sei sempre stato uno studente modello, nel comportamento e nello
studio. Soltanto una volta, da quando frequenti questa scuola, ti è stato fatto
un richiamo... ma per il resto i tuoi modi sono stati irreprensibili.
All’inizio di quest’anno, tuttavia, c’è stato qualche... cambiamento... Mi è
dispiaciuta la tua mancanza di collaborazione, però, dati i precedenti, ho
voluto concederti la possibilità di superare da solo i tuoi problemi. Il fatto
è che, a parte qualche sporadico miglioramento, ho notato una crescente
insofferenza, in te... una rigidità che in qualche occasione si è trasformata
in una sorta di... di violenza compressa. Specie in questi ultimi tempi... So
che Alex Whitman era tuo amico, e comprendo come la sua morte ti abbia
sconvolto, ma sembra che, anziché cercare il conforto dei tuoi compagni, ti sia
allontanato da loro. So che non hai più buoni rapporti neppure con tua
sorella... -
Max continuò a guardarlo senza dire una parola. Si sentiva esattamente come
quel giorno, ad inizio anno, quando lo psicologo aveva cercato di capire il
perché del suo ritrarsi in se stesso. E come allora non poteva certo dirgli la
verità. Si rendeva conto che, finché non gli avesse risposto in qualche modo,
non lo avrebbe lasciato andare, e tentò di imbastire una storia plausibile. Si
raddrizzò un poco, non avendo alcuna difficoltà a mostrare un certo disagio, ed
accennò un timido sorriso. - Ecco... io... Il fatto è che... ho avuto problemi
con... con la mia ragazza... - Davanti allo sguardo interrogativo dell’uomo
proseguì veloce, con tono imbarazzato. - Avevamo litigato e ci siamo
lasciati... Io ero molto arrabbiato perché... perché non volevo perderla, ma
non potevo farci niente... -
- E adesso? -
- Adesso siamo tornati insieme -
Allo psicologo non sfuggì lo scintillio dei suoi occhi nocciola e sorrise
dentro di sé. Sì, Max Evans era un ragazzo molto intenso, sensibile, e poteva
capire come una storia d’amore sofferta potesse portarlo ad eccessi
comportamentali, ma a quanto pareva la crisi era rientrata. Di sicuro c’era
dell’altro, cose che lui non aveva apparentemente intenzione di dirgli,
tuttavia poteva ritenersi soddisfatto. Annuì e si alzò dalla poltroncina
tendendo una mano nella sua direzione. - Bene, allora spero che il vostro
rapporto vada meglio, questa volta. Mi rendo conto che tieni molto alla tua
ragazza... -
Max si alzò e gli strinse la mano accennando un sorriso. - Sì, infatti... - Si
chinò per prendere lo zaino ed uscì dalla stanza sentendosi leggero. In un
certo qual modo non aveva mentito, tutte le sue tensioni, i suoi scatti,
derivavano dal dolore per la perdita di Liz, ma adesso che tra loro tutto era
stato chiarito si sentiva rinato. Lo psicologo della West Roswell High non era
così male, in fondo... Sistemò le cinghie dello zaino sulle spalle e raggiunse
i suoi amici al parcheggio.
Nel vederlo arrivare Isabel lo scrutò con attenzione. - Tutto bene? -
- Sì. Possiamo andare, adesso - Il giovane diede una rapida occhiata al piccolo
gruppo di amici poi si avvicinò a Liz, ferma a pochi passi da lui, le prese
delicatamente la nuca con la mano e la baciò sulle labbra.
Liz ricambiò il bacio, incurante della presenza degli altri, e gli cinse al
contempo la vita con un braccio.
Michael guardò significativamente Isabel, che abbozzò un sorriso prima di
entrare in macchina.
Maria sprizzava gioia da tutti i pori nel vedere la sua migliore amica dove
aveva sempre desiderato stare, e andò a sedersi al posto di guida per lasciarle
un minimo di privacy mentre Michael s’infilava nel sedile accanto a lei.
Quando infine si staccarono per riprendere fiato Max curvò la fronte fino a
toccare quella della ragazza. Ho così tanto da farmi perdonare, Liz... - disse
piano, il cuore stretto dalla pena.
Liz mosse un poco la testa per dargli un bacio leggero come le ali di una
farfalla e parlò sfiorandogli le labbra con le proprie. - No, Max, quello che è
stato è stato... Adesso dobbiamo pensare a tuo figlio... a noi... E’ inutile
ripensare al passato... Ora... ora quello che conta è che... noi due stiamo di
nuovo insieme... Ti amo. Ti amo così tanto, Max... - Lo baciò di nuovo, con
passione, e le dita di Max scivolarono lungo la sua guancia fino a posarsi
vicino all’incavo del collo lasciandole una scia luminosa sulla pelle.
- E io amo te, Liz Parker. E un giorno diventerai mia moglie. -
Lei gli sorrise, un sorriso che le fece brillare gli occhi, e per un attimo Max
trattenne il respiro. Dio, Liz era così bella... fuori e, soprattutto,
dentro...
- Max, ci daranno per dispersi se non torniamo subito a casa! - Isabel si
protese col busto verso lo sportello rimasto aperto. - Avanti, adesso andiamo!
-
Il giovane si scosse e, malvolentieri, lasciò andare Liz. - Sì, eccomi... -
disse, ancora turbato per le forti sensazioni che la vicinanza della ragazza
suscitava in lui. Le prese la mano e l’aiutò ad entrare nella vettura, poi si
sedette al suo fianco e Maria avviò il motore partendo con un leggero stridio
di pneumatici.
Diane Evans stava lavando i piatti della cena quando suonarono alla porta. -
Phillip, vai tu? - chiese ad alta voce per farsi sentire dal marito, intento a
cercare qualcosa di interessante da vedere in televisione.
- Sì, va bene - Il sorriso sulle sue labbra sparì quando si trovò davanti Jim
Valenti. - Sceriffo! Venga, venga! - Fece un gesto invitandolo ad entrare. - Ci
sono novità? -
L’uomo sfilò le mani dalle tasche del giubbetto di jeans ed avanzò di qualche
passo. - Sì, in effetti sì... - Lanciò un rapido sguardo a Max ed Isabel, che
nel vederlo si erano alzati da tavola e lo fissavano tesi. Hanson ha trovato la
jeep. O perlomeno quello che ne resta... A dire il vero non sono più sceriffo
ma... - accennò un sorriso impacciato, - ma Hanson continua a riferirmi tutto
e, dato che conosco il suo ragazzo, ho pensato di venire io a dirglielo... La
jeep era in fondo ad una scarpata, ridotta in un ammasso di ferro consumato dal
fuoco... Non sono state trovate tracce del ladro, quindi non si sa se sia morto
nell’incidente oppure... oppure si sia semplicemente dileguato nel nulla...
Comunque la jeep è ormai irrecuperabile, mi dispiace... -
Evans si girò a guardare il figlio. - A me spiace per Max. So che ci teneva
molto... - Tornò a rivolgersi a Valenti. - La ringrazio per essere venuto di
persona, sceriffo. Oh, scusi... sa, la forza dell’abitudine... -
- Sì, capisco. Bene, allora... buona sera. Buona sera, ragazzi... -
Sia Max che la sorella sorrisero in risposta al suo saluto. Anche quella
faccenda era stata sistemata, grazie al cielo... Poi Isabel si avvicinò alla
madre. - Mamma, io e Max dobbiamo andare, adesso. Ci vediamo domani -
- D’accordo. Ma non fate troppo tardi, mi raccomando! -
- No, stai tranquilla. Ciao... -
- Ciao, tesoro... -
La ragazza sorrise con affetto, poi si girò verso il fratello ed insieme
seguirono James Valenti fuori di casa.
- Allora? Tutto a posto? - domandò l’uomo con voce sommessa.
- Sì, grazie a lei - Max lo guardò negli occhi. - Mi dispiace per tutto quello
che è successo... Tess... Tess non voleva fare del male a lei, o a Kyle...
Voleva soltanto tornare sul nostro pianeta... era quello che aveva sempre
voluto, in realtà, ma io... non lo avevo capito, fino a quando ormai era troppo
tardi... -
- Non importa. E... non lasciare che tutto questo ti avveleni la vita... Tess
ha ottenuto quello che voleva, hai detto, no? Ora tocca a te. Sei un ragazzo in
gamba, Max, e hai degli amici sinceri. Non guardarti indietro e vai avanti per
la tua strada... -
Il giovane deglutì a fatica e chinò il capo in segno di saluto. - La ringrazio,
sceriffo... Per tutto... -
L’uomo sorrise poi si volse allontanandosi verso la sua auto.
Isabel rimase a guardarlo per un poco, dopodiché estrasse un piccolo mazzo di
chiavi dalla tasca del golfino di cotone azzurro che indossava. - Dai,
andiamo... - mormorò.
La vettura color argento metallizzato attraversò le strade semideserte della
città fino a raggiungere il quartiere dove abitava Michael.
Come Isabel, anche il ragazzo era curioso di sapere il motivo di quella
convocazione. A dire il vero aveva una vaga idea di ciò che frullava nella
mente di Max, ma con lui non si poteva mai essere certi di nulla. Fece
accomodare i due fratelli nel suo minuscolo appartamento ed estrasse dal frigo
un piatto contenente una torta ricoperta da uno spesso strato dallo strano
colore. - L’ha fatta Maria. Panna e salsa di Tabasco. Sapeva che sareste venuti
qui, stasera, e ha pensato che la riunione sarebbe andata avanti per un bel
po’, così ha voluto che avessimo qualcosa da mangiare... - Prese anche una
bottiglia di aranciata e il contenitore del latte e mise il tutto su un vassoio
insieme a bicchieri e piatti. - Bene, allora, capo, cosa volevi dirci? -
domandò sistemando le vivande sul tavolino davanti al divano e lasciandosi
sprofondare nei morbidi cuscini.
Isabel si sedette accanto a lui guardando il fratello con fare meditabondo.
- Ecco, io... - cominciò Max infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni,
poi le tirò fuori e fece un passo verso di loro prima di fermarsi bruscamente.
Scosse allora la testa, fece un respiro profondo e prese una sedia sistemandola
davanti al divano. Dopo una breve esitazione vi si sistemò, i gomiti appoggiati
sulle ginocchia e le mani intrecciate. Per alcuni secondi studiò il pavimento,
non sapendo bene da che parte iniziare, poi sollevò il capo e nei suoi occhi
c’era disagio, rammarico, senso di colpa e vulnerabilità.
- Io so di avervi fatto del male... Ero... ero arrabbiato, frustrato, e... e ho
riversato tutto su di voi... Non sono stato un gran leader... Non ho mai capito
cosa dovessi fare... e sono riuscito solo ad allontanarvi...
Mi sono comportato come un ragazzino... Invece di cercare di risolvere i miei
problemi mi sono chiuso in me stesso sentendomi attaccato da tutti, ed
attaccando a mia volta... Avevo... avevo completamente perso la testa... e il
risultato è stato... un completo disastro... Sentivo di aver perduto la tua
amicizia, Michael, e... ho ferito profondamente Isabel... E tutto questo
perché... perché era Tess a stare accanto a me, e non Liz... Non ci sono mai
stati motivi di... di preoccupazione per il nostro futuro, per la nostra
sopravvivenza contro un nemico lontano migliaia di anni luce... La verità... la
verità è che... avevo perso Liz e non riuscivo a farmene una ragione... Sono
stato... terribilmente egoista... Io... non avevo alcun diritto di trattarvi
come ho fatto... Eppure voi eravate disposti a seguirmi dall’altra parte
dell’universo... - Piegò di nuovo la testa, e non si accorse dell’espressione
colma di affetto e tenerezza di Isabel. - Michael, io sono... sono molto felice
di sapere che tu e Maria vi amate come... - Si morse per un attimo le labbra,
poi riprese a parlare con voce appena più alta. - Sei libera di andare dove
vuoi, Isabel. Capisco il tuo bisogno di allontanarti da Roswell e... e ti
auguro di stare bene a San Francisco... Lo meriti, dopo tutto quello che hai
passato... - Tacque per un poco prima di tornare a guardare i due ragazzi
seduti davanti a lui. Vorrei... che mi perdonaste... Sinceramente, non perché
ve lo chiedo... Non siamo sul nostro pianeta, adesso, non sono il re... non
sono il vostro leader... sono soltanto Max e... e desidero che sappiate che,
comunque, vi voglio bene... -
Suo malgrado commosso, Michael ricambiò il suo sguardo con fermezza. - Anch’io
ti voglio bene, Max. Sei come un fratello, per me, lo sei sempre stato.
Crescere non è facile per nessuno, ancor meno per noi... Stiamo diventando
adulti, e sono felice che siamo ancora insieme. Non c’è nulla da perdonare.
Potrai sempre contare su di me -
Isabel, invece, non riuscì a trattenere una lacrima di commozione. - Invece...
tu sei davvero mio fratello... e ti voglio bene, nonostante tutto... - Accennò
un piccolo sorriso e tese una mano per posarla sulle sue, ancora intrecciate. -
Tess ha fatto del male a tutti noi, e a te in modo particolare... Adesso non
c’è più, ed io non le permetterò di continuare a tenerci divisi. Io... non ho
più bisogno di andarmene... non ora che ti ho ritrovato... Vorrà dire che ti
aspetterò all’università di Santa Fe... - Il sorriso divenne più aperto, e si
chinò in avanti per abbracciarlo. - Sono contenta per te e Liz... - disse in un
sussurro.
In preda ad una forte emozione Max strinse a sé la sorella. - Grazie... -
mormorò accarezzandole con affetto i lunghi capelli biondi.
- Ok, adesso basta con le parole: passiamo ai fatti! - Nel dire così Michael
sollevò due bicchieri colmi della strana miscela e li tese verso di loro.
Isabel si raddrizzò lentamente e prese il bicchiere badando a non rovesciarne
il contenuto, poi lo fece tintinnare contro quelli di Max e di Michael. -
Salute! -
- Salute! -
Passarono poi al dolce, ed era ormai mezzanotte passata quando i due fratelli
Evans si congedarono dal loro amico.
- Ciao, Liz, Max ti sta aspettando in camera sua. -
- Grazie, signora Evans -
- Ah, ti dispiace portare su questo? - Nel dire così la donna le consegnò un
vassoio con un piatto colmo di biscotti appena sfornati e un paio di lattine di
coca cola.
Liz sorrise grata e si avviò su per la scala stringendo il vassoio con entrambe
le mani. - Max, sono arrivata! - esclamò mentre varcava la soglia della stanza
del giovane. Nel notare la sua espressione sorpresa sollevò il piccolo tesoro.
- Un gentile pensiero di tua madre. - Mise il vassoio su un angolo della
scrivania poi si tolse lo zaino lasciandolo cadere in un angolo.
- Grazie per essere venuta -
- Ah... no, figurati! - Scosse la testa imbarazzata e si chinò sul computer. -
Allora? Sei riuscito a trovare il valore di quell’incognita? -
Max la fissò in silenzio per qualche secondo, incantato dalla sua figura
sottile messa in risalto dalla magliettina rosa a canottiera e dai jeans a vita
bassa, poi si scosse. - No. Devo aver sbagliato un passaggio, ma non capisco
quale... -
- Ok, vediamo un po’! - Liz si sedette davanti al monitor e cominciò a
controllare i dati.
Max, in piedi accanto a lei, osservava intento il suo bel viso su cui si
rifletteva la soffusa luminosità dello schermo.
Dopo un poco la ragazza si volse sorpresa. - Max! Che cosa ci fai, lì? -
Sorrise e si spostò leggermente di lato. - Dai, vieni, siediti qui... - Attese
che lui si sistemasse al suo fianco poi riprese a far scorrere il mouse. -
Dunque, allora... -
Finalmente, unendo le loro forze, vennero a capo del problema e Max stampò il
documento, lo salvò e spense il computer. - Ti ringrazio, io mi ero proprio
arenato. -
- Sì, succede, a volte, quando ci si intestardisce su un esercizio... - Liz
allungò un braccio verso il piatto poi lo ritrasse delusa. - Oh, sono finiti...
-
- Mi spiace. Vuoi che scenda a vedere se ce ne sono degli altri? - si offrì
Max.
- No, non importa - La ragazza si schiarì la gola e si passò una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. Allora... allora io... me ne vado... Alle sette
inizia il mio turno al Crashdown... -
Il giovane gettò un’occhiata all’orologio. - Sono soltanto le cinque e mezza -
disse piano.
- Ah... - Imbarazzata, si volse a guardarlo poi tornò a fissare il monitor
spento, si mordicchiò le labbra e si girò di nuovo verso di lui.
Max accennò un piccolissimo sorriso e avvicinò il volto al suo per baciarla.
Il bacio divenne subito profondo, sensuale, e quasi senza accorgersene i due
ragazzi si ritrovarono in piedi, strettamente allacciati l’uno all’altro. Poi
Max la sollevò in braccio, senza staccarsi da lei, e la depose sul letto.
Sdraiati sul fianco cominciarono ad accarezzarsi, le mani tremanti per il
piacere e il desiderio, e ad un tratto il giovane si slacciò la camicia. -
Toccami, Liz, ti prego... Toccami... - mormorò contro le sue labbra.
Non chiedendo di meglio, lei iniziò ad esplorare il suo torace liscio e
muscoloso poi gli diede innumerevoli piccoli baci sulla pelle divenuta
bollente.
Il cuore di Max batteva all’impazzata ed il respiro si era fatto rauco,
spezzato. Con entrambe le braccia cinse i fianchi di Liz premendoli contro i
propri e prese a muoversi ritmicamente. - Liz... Liz... - ripeté sconvolto,
scosso da lunghi brividi, gemendo ogni volta che la lingua della ragazza gli
sfiorava la pelle. Sentì il corpo di lei fremere e si girò sospingendola sotto
di sé, le prese il viso tra le mani e la baciò profondamente.
Le dita di Liz scivolarono lungo la sua schiena fino ad insinuarsi sotto il
bordo della cintura e Max la schiacciò contro il materasso con tutto il proprio
peso.
Poi, senza alcun preavviso, il giovane si staccò da lei e rotolò di lato,
respirando affannosamente.
- Max, cosa c’è? - chiese Liz preoccupata, col fiato corto e gli occhi
brillanti per l’eccitazione.
Max abbassò per un attimo le palpebre, poi tornò a guardarla con intensità. -
Io... voglio fare l’amore con te, Liz, ma... - Le sfiorò il viso in una carezza
dolcissima, - ma non potrei sopportare se tu, dopo... avessi dei
ripensamenti... -
Lei scosse piano la testa. - Come puoi credere che...? -
Il ragazzo le mise la punta del pollice sulle labbra. - Ho sentito la tua
anima, Liz, ed io ti ho aperto la mia... non potrei mai fare altrimenti... E
posso immaginare quello che... che vi hai trovato... -
Liz chiuse gli occhi fremendo. - Tess... - disse con un filo di voce.
- Tess - annuì Max. - Con lei io non ho provato niente di tutto questo...
Quella notte è stato solo... uno sfogo... Ho lasciato a lei l’iniziativa perché
non m’importava quello che stavo facendo... Si è trattato di qualcosa di... di
puramente meccanico... - Sfiorò una lacrima che le era apparsa sul bordo delle
ciglia ed emise un profondo sospiro. - E’ importante, per me, che tu capisca...
Con lei non è stato niente di più di un esercizio fisico... Con te... è uno
scambio di anime. Sempre. Comunque. Tu possiedi il mio cuore, Liz... e non
voglio che il pensiero di quello che è successo tra me e Tess rovini la nostra
prima volta... E questo è quello che succederebbe se noi facessimo l’amore
adesso... -
La ragazza trattenne per un attimo il respiro, poi tornò a guardarlo. - Io...
Sì, hai ragione... - Sorrise, un sorriso tremante che gli andò dritto al cuore.
- Posso... posso restare ancora un po’ qui con te? -
Max tese le braccia verso di lei sistemandosela contro il petto. - Certo, amore
mio... Per tutto il tempo che vuoi... -
- Ti amo - Liz gli si aggrappò alle spalle e premette la guancia sul suo torace
chiudendo gli occhi, appagata e soddisfatta.
- Anch’io, amore... - Il giovane sollevò una mano per posarla sui suoi capelli
mentre con l’altra le carezzava dolcemente l’incavo della schiena, e a poco a
poco i battiti del suo cuore si calmarono.
Scritta da Elisa |