Riassunto: Seguito dell'ultima puntata della
1^ serie.
Iniziano i primi scontri con i nemici, ma arriverà anche un aiuto importante,
tutto sullo sfondo dei legami tra i protagonisti.
Data di composizione: 21-23 marzo 2001
Valutazione: Adatto a tutti
Disclaimer: Tutti i diritti dei personaggi
descritti nel racconto sono di proprietà della casa di produzione WARNER BROS
, ed esclusione del personaggio di Aura che è nata dalla penna e dalla
fantasia dell’autrice, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it
E-mail:
toangel@supereva.it
Era giorno. Liz lo capì non
tanto perché si sentisse riposata, ma dalla luce che le feriva gli occhi. La
notte era stata lunga, passata in un agitato dormiveglia, nel quale, come da un
oscuro oceano, riaffioravano immagini, voci, frasi dette o non dette, forti
sensazioni.
Era finita. Era davvero finita. Aveva lasciato Max al suo destino, ma al
momento di farlo non aveva capito che aveva lasciato anche il suo cuore nella
stanza delle capsule e senza di esso sentiva che il sangue non poteva circolare
nelle sue vene. Sentiva freddo, tanto freddo, il gelo le attanagliava lo
spirito e non sapeva come scacciarlo.
“Lo dovevo fare”- si diceva in continuazione-“Lo dovevo fare”- ma ogni
volta che se lo ripeteva la sensazione di gelo aumentava e le mancava il
respiro. Non credeva che ci si potesse sentire così soli-“Se solo fosse un
incubo”.
Varcata
la soglia del liceo, Liz si guardò intorno, non voleva incontrare nessuno dei
quattro “cecoslovacchi” al di fuori delle lezioni, sarebbe stato troppo per
lei. In lontananza, però, scorse Max e Michael vicino agli armadietti e si
sentì trasalire, specie quando Max si girò e si accorse della sua presenza.
La fissò con il suo solito sguardo, come se avesse voluto dirle tante cose, ma
soprattutto di cambiare idea sul loro rapporto e lo avrebbe certamente fatto
perché le stava andando incontro. Anche Liz, come ipnotizzata, aveva preso a
camminare verso di lui.
Sarebbero riusciti a parlarsi se Michael da una parte e Maria dall’altra non
li avessero fermati.
“Max, che diavolo stai facendo? Lo sai che deve andare in un altro modo.
Perché ti stai illudendo?”- Michael si era parato davanti all’amico.
“Io non ci credo. Non voglio che questa storia mi porti via Liz!”- replicò
deciso Max.
“Ma cosa credi, che a me faccia piacere o che non ti capisca? Anch’io
vorrei che le cose fossero diverse!”- nel suo tono c’era un filo di
disperazione –“Tu lo sai che hai delle responsabilità, anche nei confronti
della nostra gente!”.
Max non rispose, ma restò a guardare Liz che era stata raggiunta da Maria.
“Liz, evitalo, dammi retta,”- la pregò –“così non farai altro che
soffrire, credimi”.
“Come faccio? E poi non credo che si possa stare più male di così!”.
“Andiamo via, Liz”- e Maria la spinse via, lanciando uno sguardo a Michael
e a Max che inequivocabilmente voleva dire: non vi pare di averci fatto male già
abbastanza?
Liz
passò le lezioni come in trance; sentiva le voci degli insegnanti, ma era come
se fossero lontanissime, anzi no, era lei che non era più in aula, era nel
passato, in quei pochi momenti in cui la vita le era sembrata perfetta accanto
al ragazzo dei suoi sogni. Ad interromperli ci pensò la campanella
dell’ultima ora. Liz si alzò e cominciò, come gli altri, a mettere in
ordine i libri e i quaderni. Sentiva vicina la presenza di Max e si voltò
mentre lui cercava di nuovo di avvicinarsi. Maria fu di nuovo più svelta.
“Liz, muoviti o faremo tardi al Crashdown”- e la prese letteralmente di
peso portandola fuori, mentre Max non poté fare altro che guardarle.
Uscendo dal liceo, si avviarono verso il locale, ma non dissero una sola
parola, persino Maria non aveva più voglia di parlare.
“Ah,
ragazze, venite”- Jeff, il padre di Liz, le aveva accolte con un largo
sorriso- “venite voglio presentarvi una persona. Liz, Maria, questa è la
nuova vicina di negozio, si chiama Aura”.
Le due si trovarono di fronte ad una ragazza sulla ventina, dall’aspetto
mediterraneo: lunghi capelli neri, occhi verdi, con un’espressione dolce
nello sguardo. Da lei sembrava emanarsi un fascino particolare, un che
d’istintivo che portava ad avvertire un certo feeling nei suoi confronti.
“Allora, ho sentito che siete entrambe liceali”- fece Aura per rompere il
ghiaccio.
“Sì, andiamo al West Roswell High”- rispose Maria –“Tu invece cosa
fai?”.
“Mi occupo di consulenza informatica e sto per aprire un ufficio. Spero che
verrete all’inaugurazione”- Aura si era aperta con un sorriso ancora più
dolce prima verso Maria, poi verso Liz che era rimasta assorta.
“Certo!”- rispose quest’ultima, sentitasi chiamata in causa nella
conversazione.
Aura allora si rivolse di nuovo a Jeff –“Con il menù siamo d’accordo,
passerò domani a discutere i dettagli, va bene?”-“Sicuro, allora a
domani”.
“Spero di vedervi presto ragazze”- le salutò Aura, poi ancora a Jeff
–“Arrivederci”.
“Arrivederci”- le rispose e si avviò nel retro.
Liz e Maria guardarono la ragazza uscire con passo deciso dal Crashdown,
proprio mentre Max, Isabel e Michael entravano. I tre fissarono Aura e
avvertirono quasi inconsciamente la stessa sensazione che avevano provato Liz e
Maria.
Michael scambio uno sguardo con Michael, che voleva dire: accidenti che tipa!,
cosa che non passò inosservata a Maria, che si sentì ribollire il sangue. Max
si mise subito a cercare Liz e riuscì a scambiare qualche occhiata prima che
lei e Maria se ne andassero a cambiarsi.
“Io
Michael lo faccio fuori!”- disse Maria fuori di sé –“Hai visto come
l’ha guardata?! Prima mi dice che mi ama troppo per mettermi in pericolo e
poi, appena passa una bella ragazza, sbava!”. E per la rabbia sbatté
violentemente lo sportello dell’armadietto.
“Non avevi detto che dovevamo evitare di pensarci?”- le disse Liz con una
punta di amara ironia.
“Va bene, ma questo è troppo! Mi sento letteralmente presa in giro! Io lo
strozzo!”.
“Calmati, Maria. Non serve a niente agitarsi”- tentò di dire l’amica,
poi ragionandoci –“Hai visto? Ci siamo scambiate i ruoli, adesso sono io
quella ‘razionale’!”- concluse con un mezzo sorriso, poi fissando a vuoto
pensò ad alta voce –“Però, Aura sembra essere davvero una persona...non
so...”.
“Affascinante! Il tipo di donna che vorrei diventare, che cattura gli uomini
con uno sguardo!”- la interruppe Maria, vivacemente –“Anche se adesso la
toglierei di mezzo per evitare a Michael una tentazione!”.
“Maria, stavo per dire che Aura è particolare e questo non è un motivo
valido per farla fuori!”- rise Liz che cominciava a sentirsi un po’ meglio.
Intanto,
a un tavolino del Crashdown, Max, Isabel e Michael stavano discutendo.
“Perché siamo venuti qui, Max? Non mi sembra una buona idea dopo quello che
è successo”- commentò Isabel.
“Lo so, ma ho bisogno di parlare con Liz”- replicò il fratello.
Nel frattempo, Maria si era avvicinata al tavolo rivolgendo un’occhiata poco
pacifica nei riguardi di Michael –“Che cosa posso portarvi ragazzi?”-
disse con tono serio, senza la solita allegria.
“Maria, devo assolutamente parlare con Liz”- la pregò Max.
“Beh, non credo che lei voglia con te dopo tutto quello che ci avete fatto
passare”.
“Ehi, cosa credi, che noi ci possiamo fare qualcosa?”- intervenne Michael.
“Certo che potete,”- Maria si stava scaldando –“ad esempio, uscire
dalle nostre vite!”.
“E’ questo quello che vuoi, Maria? Vuoi che non ci vediamo più?”- anche Michael
si era alterato, turbato dalla durezza delle parole della ragazza.
“E’ meglio che ce ne andiamo”- Isabel si alzò e invitò gli altri a
seguirla, stavano già dando troppo spettacolo e non era il momento migliore
per farlo.
Liz aveva osservato la scena dalla porta socchiusa del retro e sentì una fitta
al cuore vedendo tre persone a cui teneva lasciare, forse per sempre, la sua
vita –“Come farò senza di te?”- sospirò mentre Max usciva.
Quella
notte, Max non poteva dormire. Sentiva che doveva parlare a Liz a tutti i
costi, ma come? Di giorno, Maria glielo avrebbe di certo impedito, ma forse se
fosse andato alla terrazza sopra il Crashdown ci sarebbe riuscito. Stava quasi
per uscire dalla finestra quando una sagoma da fuori lo fece balzare indietro,
sorpreso. Era Tess.
“Che diavolo ci fai qui, a quest’ora della notte?”.
“Dovevo parlarti, Max, di noi. Dobbiamo chiarire cosa c’è tra di noi”-
Tess lo guardava fisso negli occhi e Max temeva che volesse influenzarlo con i
suoi poteri.
“Non c’è niente, hai capito, niente!”- le disse deciso.
“E il nostro destino? E...le responsabilità che hai verso il tuo mondo?”.
“Non le conosco ancora del tutto e fino ad allora...”- lo disse con tutta
la fermezza che conosceva, cosa che lo stupì –“fino ad allora c’è Liz
nel mio cuore!...Mi dispiace Tess”- e scavalcò la finestra. Tess rimase a
fissarlo mentre si allontanava nella notte.
Max
camminava a passo svelto. Pensava già a quello che doveva dire, a come far
capire a Liz che non poteva provare per nessun’altra ciò che provava per
lei.
Ad un tratto, si fermò impietrito. Aveva percepito una strana sensazione, come
una forte fonte di energia che si fosse perturbata a contatto con la sua. Ma
era di tipo molto diverso rispetto alla sua o a quella di Isabel, Michael, Tess
e Nasedo. Molto diverso.
Fece appena in tempo a formulare questo pensiero che si sentì sollevare da
terra e scaraventare violentemente dall’altro lato della strada. Si rialzò
dolorante, con un labbro spaccato per l’urto contro il marciapiede, ma fu di
nuovo gettato a terra da mani invisibili.
Rimase lì intontito e quasi non si accorse che tre persone si stavano
avvicinando, circondandolo.
“Bene, bene,”- fece uno di loro –“il gran capo in persona. Vedo che non
ti è bastato morire una volta”.
“E i ribelli hanno affidato a lui la guida della resistenza? Illusi!”- fui
il commento sarcastico di un altro.
Max non riusciva scorgere le loro facce, si sentiva premuto a terra da una
forza invisibile ma tanto potente da non permettergli di alzare neppure la
mano.
“Credo che stanotte metteremo fine a tutti i nostri problemi!”- minacciò
sicura una delle tre figure. Alzò una mano, all’interno della quale apparve
una luce intensa di colore verdastro, e poi la riabbassò verso Max.
“Sono perduto”- pensò fra sé e il suo pensiero andò a tutte le persone
che amava, a Liz...
“Fermi, non ci provate!”- gridò una voce femminile dietro di loro.
L’uomo che minacciava Max si fermò e si girò con gli altri nella direzione
della voce. Anche Max guardò e riuscì a scorgere nell’oscurità una sagoma
coperta da un pesante cappotto scuro con il viso coperto dal cappuccio .“Tre
contro uno non vale...”- disse la figura misteriosa avvicinandosi al gruppo.
“Tu chi sei? Perché ti intrometti? Vattene prima che ti succeda
qualcosa!”- dal gruppo dei tre aggressori era partito l’avvertimento.
“Mi dispiace, devo intromettermi, quel ragazzo è molto importante e...se
a qualcuno deve succedere qualcosa....”- e posò le palme delle mani una
sopra l’altra in verso opposto –“...non sarò certo io”. Di scatto,
allontanò le mani l’una dall’altra, rivelando una piccola, densa sfera di
luce tra di esse.
“Tu sei...”- fece uno dei tre, ma non poté finire perché la sfera emanò
improvvisamente una luce accecante, tanto che anche Max dovette chiudere gli
occhi.
Quando poté riaprirli, i suoi tre aggressori erano scomparsi e neanche le sue
ferite c’erano più. Chi lo aveva salvato, invece, stava ancora di fronte a
lui.
“Come stai?”- gli chiese.
“Ora bene”- rispose Max, dopo essersi rialzato. Poi, sbalordito e ancora
confuso, chiese: –“Ma chi erano quelli...chi sei tu...che fine hanno
fatto?”.
“Non è necessario che tu lo sappia, per il momento, ma non ti preoccupare ci
incontreremo di nuovo e allora saprai tutto”.
La figura si allontanò correndo, ma Max la inseguì. “Aspetta! Dimmi chi
sei!”. La vide girare l’angolo di una strada e corse più velocemente che
poteva, ma appena svoltò non vide più nessuno: era svanita nel nulla!
Scosso, Max non sapeva che fare, aveva quasi rinunciato a parlare con Liz
quando si accorse di essere praticamente sotto casa sua. Allora si fece
coraggio e decise di salire.
Liz
era proprio lì, seduta, o meglio, sdraiata a scrivere il suo diario.
L’espressione triste del suo viso faceva intendere che non stava affatto
bene.
Quando alzò gli occhi e vide Max il suo cuore sembrò fermarsi per un lungo
istante. “Max...cosa ci fai qui?”- chiese ancora incredula.
“Devo parlarti e se non lo faccio rischio di scoppiare”- Max non riusciva a
staccare gli occhi da quelli di Liz –“Devo dirti cosa è successo”.
“Va bene,”- Liz intravide una strana espressione nei suoi occhi, un misto
di preoccupazione e tristezza –“siediti”.
Max le raccontò dell’aggressione che aveva appena subito, dei poteri che gli
si erano riversati contro e della misteriosa creatura che lo aveva salvato. Liz
lo ascoltava sempre più spaventata. Quando Max terminò, corse a stringerlo:
-“Stanotte ho davvero rischiato di perderti!”. Max avrebbe voluto che
quell’abbraccio non finisse mai. In un primo momento, aveva pensato di poter
riavere la ragazza dei suoi sogni, ma poi realizzò dell’enorme pericolo che
aveva corso e capì che l’ultima cosa che voleva era che Liz subisse lo
stesso trattamento. Perciò, si staccò, prese il viso di lei tra le mani e le
chiese di ascoltarlo attentamente. “Liz, sopra ogni altra cosa che ti ho
detto devi tenere in mente questa: non è vero che non possiamo stare insieme
perché io voglio stare con Tess. Non sono nemmeno sicuro di volere che il
destino che hanno scelto per me si compia. Se le cose fossero diverse, non
avrei mai permesso a niente e a nessuno di separarci. Ma...”- e dovette fare
forza su se stesso per riuscire a dirlo –“le cose ora sono troppo
pericolose, se ti dovesse succedere qualcosa io...”- Liz cercava di dire di
no –“...io non riuscirei mai a perdonarmelo. Per questo dobbiamo restare
lontani. Non c’è mai stato nessuno che mi abbia mai fatto sentire in questo
modo, nessuno come te ed è per questo che devo agire perché non ti accada
nulla”. A Liz si riempirono gli occhi di lacrime: -“Ti prego Max non
parlare così. Io non pretendo nulla da te, voglio solo starti vicino e
aiutarti. Non ti ricordi? Insieme ce l’abbiamo sempre fatta...”. Max fu
irremovibile, anche se con il cuore a pezzi: -“Non...questa volta, mi
dispiace”. Si alzò e si diresse verso la scala. Liz lo raggiunse e lo
abbracciò da dietro: -“Ti prego non te ne andare”.
Max si girò verso di lei e ricambiò la stretta, che sapeva essere l’ultima,
mentre Liz piangeva. Poi, si staccò con decisione, ma senza essere brutale.
“Io non ho mai voluto farti del male, Liz, ma ora me ne devo andare”- e
scese la scala. Liz lo guardò e quando sparì nell’oscurità mormorò:
-“Adesso è davvero finita”.
Isabel
era seduta in camera sopra il suo letto. Le parole di Max l’avevano sconvolta
profondamente. “E’ iniziata, vero?”- chiese pallida –“La battaglia è
iniziata?”.
“Non lo so, Izzie. Quello che è certo è che dobbiamo stare attenti, molto
di più che in passato”. Dicendo questo l’espressione del suo viso si
intristì.
“Max, che c’è?”- Isabel se ne era accorta.
“Ho detto a Liz quello che è successo e che ora dobbiamo stare lontani perché
potrebbe essere troppo pericoloso”.
“Ti è costato molto?”.
“Più di quanto credi. Isabel, non è prudente che tu e Alex...”. A queste
parole la sorella spalancò gli occhi e si alzò nervosamente dal letto,
respingendo l’idea di lasciare Alex. “Max, non so se riuscirei a
farcela”. “Lo so, ma è necessario, non sappiamo cosa può accadere. I
nostri nemici potrebbero usarli per ricattarci e allora cosa sceglieremo? La
loro vita o la libertà della nostra gente?”.
Isabel non poteva contraddirlo, ma non poteva neanche fermare le emozioni che
le si agitavano dentro.
In quel momento, Michael bussò alla finestra. “Max, stai bene?”- gli
chiese sinceramente preoccupato.
“Sì, sto bene, soprattutto grazie a chi mi ha salvato”.
“Chi potrebbe essere? Uno dei nostri?”- chiese Michael, sempre speranzoso
di avere contatti con il proprio mondo.
“I poteri che aveva non sembravano simili ai nostri, però, potrebbe
trattarsi di facoltà che semplicemente non conosciamo”- ipotizzò Max
–“Comunque, ha detto che ci incontreremo di nuovo e che ci spiegherà
tutto. Forse la cosa migliore è aspettare”.
“Speriamo solo che non si riveli un altro nemico da combattere”- fece Isabel,
ben interpretando i pensieri più inquietanti che si affacciavano nelle menti
di Max e Michael.
Al
Crashdown, il pomeriggio del giorno dopo, Maria era ancora arrabbiata con Michael,
non solo per il suo comportamento, ma anche perché l’aveva accuratamente
evitata per tutta la mattinata a scuola.
“Beh, non importa,”- disse a Liz –“se proprio vuole, non ci vedremo più!”.
“Maria, non essere affrettata nel dare giudizi”- disse Liz, ben consapevole
di cosa poteva aver portato i ragazzi a quella soluzione estrema.
Le pesava tantissimo la lontananza, ma tentava di reagire; sapeva che Max
l’amava e che non era lui ad aver voluto quella situazione e si aggrappava a
questo pensiero per sopportare il vuoto.
“E che motivo potrebbe esserci se non i loro legami genetici?”- Maria era
scettica, ma notò l’espressione dell’amica e le chiese: -“Sai forse
qualcosa che io non so?”- ormai capiva perfettamente quando nascondeva
qualcosa, Liz per lei era un libro aperto. Liz non sapeva che dire, non voleva
rivelare il segreto che Max le aveva confidato, anche se le dispiaceva
nasconderlo a Maria.
In quel momento, arrivò Alex con una faccia ben più triste che calamitò
l’attenzione di Maria: -“Alex, che hai?”. “Isabel...ci siamo
lasciati”- Alex quasi non riusciva a guardarle negli occhi –“Ha detto che
non è giusto che restiamo insieme e che lei deve seguire il suo destino o
qualcosa del genere”. Liz disse che le dispiaceva e che comprendeva quello
che stesse passando. Maria, invece, era ancora furibonda. ”E’ solo un
tentativo di tagliarci fuori!”. Così dicendo andò a sbollire la rabbia nel
retro, mentre Liz tentava di tirare su il morale a uno sconsolato Alex.
“Ciao
Liz”. La ragazza si voltò: -“Ciao Aura”- poi guardando l’amico
–“ti presento Alex”. “Ciao Alex”- Aura gli sorrise, poi si rivolse di
nuovo a Liz –“Senti, c’è tuo padre?”. “No, mi dispiace. E’ dovuto
andare urgentemente da un grossista e temo che non ritornerà presto. Dovevate
discutere qualcosa del rinfresco, vero?”. “Sì, infatti....accidenti, fra
poco devo pure andare a cercare qualcosa per le decorazioni!”- disse
guardando l’orologio.
Liz ci pensò un attimo: -“Se vuoi, possiamo parlarne insieme, tu ed io,...io
conosco tutti i menù del Crashdown”. Aura pareva sorpresa, ma alla fine
accettò.
Parlando con lei, Liz scoprì che le sue intuizioni erano esatte: Aura era una
persona dolce, ma allo stesso tempo decisa, con un pizzico d’ironia.
Ad
un tratto, Aura si ricordò delle decorazioni. “Perché, invece, non lasci
che io, Maria e Alex ti aiutiamo?”- le propose Liz –“Abbiamo un sacco di
decorazioni che abbiamo usato per il Crashdown e sono sicura che troveremo
qualcosa che vada bene”. “Sarebbe fantastico! Ma sei sicura che ai tuoi
amici andrà bene?”. “Io credo di sì”. E, infatti, Alex e Maria
accettarono con entusiasmo, specie quando Liz fece loro capire che era un buon
modo di distrarsi.
La
serata trascorse in modo divertente: i ragazzi si impegnarono a fondo e,
nonostante qualche incidente, riuscirono a fare un buon lavoro.
“Ragazzi, volete qualcosa da bere?”- chiese Aura.
“Magari”- risposero i tre in coro. “Io vado a prendere le bibite, voi
cercate i bicchieri, dovrebbero essere nella stanzetta sul retro”. Alex fece
la parte del cavaliere, lasciando Liz e Maria sedute a chiacchierare. Aprì la
porta che Aura aveva indicato e si mise a cercare; non avendo trovato i
bicchieri, aprì un’altra porta che sembrava dare in un ripostiglio. Invece,
trovò una stanza ampia e scura, dove riuscì a scorgere delle librerie,
scaffali, quello che sembrava un proiettore e una scrivania, sulla quale
c’era un computer e un oggetto che più di tutti attirò la sua curiosità:
una scatola cubica di materiale trasparente, forse vetro o plastica, che
conteneva un oggetto circolare che emanava luce, sospeso a mezz’aria. Non
capendo di cosa si trattasse, ebbe l’impulso di avvicinarsi, ma, sentendo la
voce di Aura che si avvicinava, si ritrasse chiudendo la porta e si rimise a
cercare i bicchieri. “Alex, prova a vedere nella credenza in alto a
sinistra”- gli gridò. “Ah, eccoli, li ho trovati”- e Alex tornò dalle
ragazze.
A
fine serata, Liz, Maria e Alex decisero di tornare a casa. Sulla strada del
ritorno, le ragazze si accorsero che Alex era più silenzioso del solito e gli
chiesero se stava bene. “Non c’è niente, è solo che...ho visto qualcosa
di strano mentre cercavo i bicchieri...”- e raccontò quello che aveva
scoperto.
“Non sarà stato altro che qualche aggeggio tecnologico, dopotutto, Aura è
un’esperta, no?”- fece Maria.
“Lo so, ma mi è sembrato così strano. Tu cosa ne pensi, Liz?”.
“Non lo so. Aura non mi è parsa cattiva e ne avrebbe avute di occasioni per
farci del male”- rifletté ad alta voce –“ma è più probabile che stiamo
diventando paranoici!”. In realtà, aveva già collegato nella sua mente le
parole di Alex a quelle di Max e si chiedeva se ci potesse essere un legame tra
Aura e la figura misteriosa.
I ragazzi si salutarono e tornarono a casa.
L’appartamento
di Aura era proprio sopra l’ufficio ed era comunicante con esso. Ma dopo aver
spento le luci, non andò sopra, ma entrò nella stanza dove, a sua insaputa,
era penetrato Alex.
“Tutto a posto”- disse rivolta allo schermo del computer –“Ho già
contattato i loro amici più stretti, presto arriverò anche a loro”.
Una voce maschile, dall’altra parte, le chiese: -“Credi di potercela fare
da sola?”. “Io penso di sì, anche se non sarà una passeggiata”. “Mi
raccomando non cacciarti nei guai”. “Ricevuto, ci starò attenta.
Buonanotte”.
Nel
frattempo, Max, Isabel e Michael decisero di tornare alla caverna delle capsule
per raccogliere informazioni sui loro nemici e, possibilmente, anche su chi
aveva salvato Max. Presero la jeep, attenti a non svegliare gli Evans, e, anche
se non erano entusiasti, passarono a prendere Tess; poi si diressero verso il
deserto.
Liz non riusciva a prendere
sonno. Sapeva che, forse, quello che Alex aveva visto c’entrava con
l’aggressione a Max, ma non sapeva se era giusto precipitarsi a casa sua nel
cuore della notte, dato che le aveva già detto di stare lontani. “Ma se si
tratta della sua vita, io devo dirglielo!”. Si alzò, si vestì e uscì dalla
terrazza della sua camera, giù per la scala anti-incendio.
Arrivò a casa degli Evans, ma si
accorse ben presto che né Max né Isabel erano nelle loro stanze. Stupita, si
fermò a pensare: -“La caverna delle capsule!”.
Aveva bisogno di aiuto e si diresse a casa di Maria. “Maria, Maria!”- la
chiamò cercando di non svegliare i vicini e soprattutto Amy DeLuca.
“Liz, che ci fai qui?”- Maria era ancora intontita.
“Max e Isabel non sono in casa e io credo che siano andati alla caverna delle
capsule. Dobbiamo andare da loro!”. “Ma ci hanno già avvertito di stare
alla larga!”- adesso Maria era sveglia.
“Lo so, ma potrebbe accadergli qualcosa”. “Che cosa?”. “Te lo
spiegherò lungo la strada, ora non c’è tempo!”. “Va bene, arrivo”.
Presero ‘in prestito’ la macchina di Amy e imboccarono la strada per il
deserto.
Max
e Michael stavano visionando delle iscrizioni nella caverna, mentre Isabel e
Tess discutevano fra loro il da farsi.
“E’ inutile, qui non c’è niente”- esclamò Michael.
“E se ci ricollegassimo con il nostro pianeta?”- propose Tess.
“Forse non è una cattiva idea”- commentò Max.
Presero i comunicatori e tentarono di nuovo la procedura. I congegni si
illuminarono, ma questa volta non apparve nessuno a rispondere.
“Ma che succede?”- chiese Isabel –“Perché non ci ha risposto
nessuno?”.
“Sbrigati,
Maria, dobbiamo arrivare al più presto”- la incitò Liz. “Sto facendo
quello che posso”. Poi, frenò bruscamente. Liz gridò: -“Ma cosa ti
prende?”. “L-Liz, guarda in cielo”. Era apparso una specie di disco
luminoso che volava appena sopra le nuvole e illuminava la notte in direzione
della caverna.
“Stanno andando da loro”- mormorò Liz. “Muoviamoci!”- e Maria ripartì
sgommando.
“Io
non capisco”- fece Michael –“C’è qualcosa che non va”.
“Potrebbero aver catturato la mamma?”- la sola idea spaventava Isabel.
“Non può essere vero!”. “Forse dobbiamo contattare Nasedo”- disse
Tess.
All’improvviso, la caverna cominciò a tremare.
“Che succede?”- gridò Michael –“ E’ un terremoto?”.
“Usciamo di qui!”- urlò Max.
I quattro si precipitarono fuori e subito si accorsero che non era stato un
terremoto a far vibrare la caverna, ma uno strano oggetto luminoso che stava
atterrando nelle sue vicinanze.
I
ragazzi erano esterrefatti. “Sono loro!”- gridò Tess.
Dall’astronave provenne un raggio di luce che li colpì e li paralizzò.
“Non riesco a muovermi!”- Max, come gli altri, era a terra. “Neanch’io”-
disse Michael. “Max cosa facciamo?”- urlò disperata Isabel, la più vicina
alla nave.
Improvvisamente, apparvero delle figure umanoidi e si avvicinarono ai ragazzi.
“Guardate”- fece uno di loro –“Quattro piccioni con una fava!”.
“Non poteva essere più facile”- gli fece eco un altro.
“Chi siete? Cosa volete da noi?”- Isabel era in preda al panico, ma non
ottenne risposta. I ragazzi furono presto circondati e capirono di non poter
reagire. Era come se i loro poteri fossero stati bloccati.
“Non cercate di opporre resistenza e forse non vi capiterà nulla!”-li
ammonirono-“Ora dovrete venire con noi”.
Li toccarono e finalmente poterono rialzarsi, ma non avevano ancora
riacquistato i loro poteri. Michael tentò una reazione, ma fu solo atterrato
con un pugno nello stomaco. “NO!!”- gridò Max –“Non gli fate del
male!”. Cercò di concentrarsi più che poté contro la barriera che lo
separava dalle sue facoltà. Sapeva di dover proteggere i suoi compagni, era il
compito che gli era stato assegnato e doveva adempierlo a tutti i costi. Lo
sforzo mentale diede i suoi frutti: quelli intorno a Michael furono sbalzati
via e Isabel e Tess poterono soccorrere il ragazzo.
Max si rivolse agli altri nemici: voleva allontanarli, ma percepì che erano
troppo forti per lui e che la temporanea vittoria di prima li aveva
semplicemente colti di sorpresa. “Bravo, i nostri complimenti, stai imparando
a usare i tuoi poteri, ma non ci riuscirai un’altra volta”.
Max capì che avevano detto il vero, non riusciva a combatterli e si stavano
facendo sempre più vicini. “Adesso basta, venite con noi”- intimarono.
“Sono certa che i ragazzi si sentono lusingati dal vostro cortese invito, ma
temo che dovranno declinare”- una voce, che Max era sicuro di conoscere, si
fece sentire dietro di loro.
“E chi lo dice?”- quello che doveva essere il capo dei nemici si fece
avanti verso la figura sotto il cappotto scuro.
Senza indietreggiare, la sagoma fece riapparire la sfera luminosa tra le mani.
“Bene”- continuò l’altro –“non mi aspettavo di vederti. Come mai sei
qui?. La sua voce non tradiva alcuna preoccupazione.
“Lavoro”- rispose lei –“Vi conviene levarvi di torno, non costringetemi
a usare le cattive maniere”.
“Credi che dovrei temerti?”. “So che puoi crearmi qualche problemino, ma
non conviene né a te né a me impegnarci in una battaglia in questo momento, a
meno che tu non voglia attirare tutte le forze terrestri in questo posto.”- e
dopo un attimo di pausa –“Mi basterebbe semplicemente togliere la copertura
radar alla tua nave”.
L’istante che seguì parve eterno.
“Noi ci rivedremo, stanne certa”. “Non vedo l’ora”.
Le figure scomparvero e la nave si preparò a decollare.
“Max!”- Liz era scesa dall’auto e aveva raggiunto il ragazzo, mentre con
gli altri guardava la nave alzarsi da terra. Ormai era a circa venti metri dal
suolo e i ragazzi speravano di essere al sicuro, ma dall’oggetto luminoso
partì un raggio nella direzione di Max. “No!”- Liz d’istinto si getto su
di lui e si aspettava di essere colpita. Non le ci volle molto a capire, che
invece non le era successo nulla. Il raggio non aveva fatto altro che rendere
visibile una specie di campo protettivo intorno a loro. Ancora stupiti, videro
la nave sfrecciare via.
“Bastardi!”-
commentò la figura sotto il cappotto –“Sparare a tradimento!”.
Max si avvicinò, cercando di mantenere la lucidità: -“Mi avevi promesso di
spiegarmi chi sei e chi sono quelli. Adesso devi mantenerla, quella
promessa”.
Liz si fece avanti e si mise accanto a Max: -“Tu sei Aura, non è vero?”.
“Brava Liz, mi hai scoperta”- e si tolse il cappuccio. A quel punto anche
gli altri si avvicinarono.
“Devi dirci chi sei e perché sei qui”- Max si fece più insistente.
“E voi dovreste essere un po’ più attenti quando chiamate casa, non si sa
mai che potrebbe apparire”.
“Qui o sul nostro pianeta?”- chiese Tess.
“Non fa differenza”.
“Insomma non tenerci sulle spine!”- anche Michael era impaziente.
“Venite, andiamo nel mio ufficio qui non è sicuro”.
I
ragazzi, a cui si era aggiunto Alex, erano seduti ed erano impazienti di avere
spiegazioni. Non si sentivano ancora sicuri se dare o meno fiducia a quella che
forse non era neanche una creatura umana.
“Ok”- cominciò Aura –“Potete pure domandarmi quello che volete”.
“Chi sei?”.
“Se intendi cosa sono, Max, ti dico
subito che non sono una vostra nemica”
“Vuoi dire che vieni dal nostro pianeta?”- chiese Isabel.
“No, ma è stato qualcuno da lì che ci ha contattato. L’organizzazione di
cui faccio parte si occupa di questioni...come dire...’spaziali’ o, per lo
meno, interplanetarie. Siamo una specie di organismo di controllo”.
“Sai chi vi ha contattato?”- Michael si fece avanti.
“Non lo so con certezza, ma credo che si tratti di uno dei capi della
resistenza. Hanno chiesto di mandarvi un aiuto e...l’aiuto sono io”.
“Ma tu sei...umana?”- azzardò Liz.
“Sì... probabilmente”.
“Probabilmente?”.
“So di provenire da questo pianeta, ma ci ho vissuto pochissimo. Sono stata
prelevata in circostanze particolari da un orfanotrofio quando ero molto
piccola. Gli anni seguenti li ho passati a imparare a usare la sfera...”- e
la mostrò di nuovo tra le mani –“un oggetto speciale che mi permette di
controllare la materia, di comunicare con altre specie, di spostarmi e di fare
qualche altra cosetta del genere”.
“Accidenti!”- esclamò Michael –“Puoi fare tutto quello che facciamo
noi!”.
“Per questo, anche, mi hanno mandato qui”- proseguì Aura –“sono in
grado di proteggervi e di insegnarvi a usare le vostre capacità”.
“Cosa?!”- fecero gli altri quasi in coro.
“Beh, lassù si sono accorti che avete qualche difficoltà”- Aura sorrise
–“Voi non lo sapete, ma potete fare molto meglio. I vostri poteri possono
crescere e tu, Max, ne hai avuto la prova stasera”. Max annuì assorto.
“Come mai non ti sei rivelata subito?”- domandò Tess.
“Perché qui siete soli e pensate di dovervi proteggere da tutti quanti.
Sarebbe stato difficile fidarvi immediatamente di me”.
“E perché dovremmo farlo ora?”.
“Perché se fossi venuta qui con cattive intenzioni non avrei perso tempo a
cercare a vostra amicizia, ma avrei fatto come quegli altri”.
“Non so se ci potrai aiutare”- intervenne Tess, quasi sfidandola –“la
tua copertura non era un granché”.
“Tess, se avessi davvero voluto nascondermi, con le possibilità che ho,
avrei trovato almeno...diecimila modi!”- poi tornò seria –“Ragazzi, sono
consapevole che non è facile, ma provate a fidarvi di me. Ormai, la guerra è
vicina e io ho il compito di prepararvi. Non abbiamo molto tempo”.
I ragazzi si guardarono e rimasero in silenzio.
Max
si era allontanato dal gruppo, mentre gli altri ancora discutevano. Aura gli si
avvicinò.
“Senti, so che non sono affari miei, però...”- cominciò lei –“ ho
notato come Liz si è parata di fronte a te quando eri in pericolo. C’è un
rapporto speciale fra voi, vero?”.
“Non si può proprio non notare”.- commentò Max.
“Già. Allora perché mantenete le distanze?”.
“Io dovrei stare con Tess, o almeno sul nostro pianeta lei...lei era mia
moglie”.
“Capisco. Nonostante ciò, non è stata Tess a rischiare la sua vita per
te”.
Max guardò Liz poi Tess. “Ma il mio dovere, il nostro dovere...”.
“Il vostro dovere non è quello di sposarvi”- lo sorprese Aura –“ma di
collaborare. E’ questo che vi hanno chiesto...Max, è vero, voi portate
dentro l’essenza di altre persone, ma quelle persone sono morte e voi siete
diversi da loro, anche se possedete le loro capacità. Quello che voglio dire
è che potete fare scelte diverse”.
Max non rispose, stava riflettendo e non pareva molto convinto.
“Max, di Liz ce ne sono molto poche...”.
“Nel mondo?”.
“Nell’universo”- precisò Aura –“Ma forse non è questo il problema,
c’è dell’altro?”.
“Io... temo che la nostra vicinanza potrebbe esporla a nuovi pericoli e...”-
gli mancarono le parole.
“Il rischio è concreto, ma anche se tu ti allontanassi mille miglia lei li
correrebbe lo stesso, perché i vostri nemici ne conoscono l’esistenza.
Invece, quello di cui avete bisogno è lottare insieme e Liz non mi pare il
tipo da tirarsi indietro. Senza contare che, da adesso in poi, voi imparerete
ad usare meglio i vostri poteri e anch’io vi darò una mano”.
Max pareva un po’ più sollevato. “Tra le altre cose che ti hanno detto di
fare c’era anche la consulenza sentimentale?”.
“No, è un optional offerto dalla casa”- scherzò lei –“approfittane
finché c’è!”.
“Lo farò”- disse Max e, mentre Aura sorrideva soddisfatta, si avvicinò
a Liz e le chiese di parlare. Insieme uscirono dall’ufficio, mentre
Tess li fissava, intuendo cosa Max avrebbe detto a quella terrestre. Le venne
in mente di arrendersi, ma subito scacciò quel pensiero.
Michael si avvicinò ad Aura e le chiese: -“Cosa hai detto a Max?”.
“Niente”- rispose lei, falsamente noncurante –“tranne quello che
dovresti fare anche tu con Maria”.
“Come lo sai?”- Michael era sorpreso.
“Sono una professionista, non ti meravigliare”.
“Stando insieme le potrei fare del male...”.
“Io credo che varrà la pena tentare, tu cosa dici?”.
Michael si staccò e tornò a sedersi vicino a Maria, ma senza dirle nulla. Lei
se ne accorse e gli lanciò qualche battutina per provocarlo, cosa che lo fece
prontamente reagire.
“Beh, è pur sempre un inizio”- commentò fra sé Aura. Si riunì al gruppo
e tentò di calmare le acque.”Su ragazzi, non litigate o qualcuno penserà
che sono discussioni da fidanzati!”.
“Io?!”- saltò su Maria –“Fidanzata con questo qui?”.
“Qualche tempo fa non ti dispiaceva!”- la rimbeccò Michael.
“Perché non capivo niente!”.
“Anche adesso non mi sembri molto migliorata!”.
“Tu,
tu sei...”- Maria era troppo
furibonda per rispondere e uscì di corsa dal locale.
“Michael, che fai? Corrile dietro e cerca di calmarla”-lo incitò Aura.
“Ma perché, cosa ho fatto?”- tentò di difendersi, ma poi balzò in piedi
e la seguì.
Aura si rivolse agli altri: -“Ma hanno sempre fatto così?”.
“Questo non è niente”- rispose Isabel.
“Mmh...bene. Direi che è ora di chiudere”.
I tre rimasti si alzarono e si avviarono alla porta.
“Tess, puoi fermarti solo un momento? Isabel, Alex ci vediamo domani dopo la
scuola. Ditelo anche agli altri”.
“Va bene”.
“Alex, puoi accompagnare Isabel a casa?”.
“Certo”- rispose lui, un po’ imbarazzato e uscirono. Aura si girò verso
Tess.
“Ora che hai risolto i problemi sentimentali di tutti gli altri che vuoi da
me?”- Tess era amareggiata.
“Non voglio niente da te. Voglio solo dirti che anche tu sei libera di fare
le tue scelte. Non devi sentirti condizionata da quello che altri vorrebbero
per te”.
“Ma io voglio Max!”- e le si riempirono gli occhi di lacrime.
Aura la guardò dispiaciuta: -“Allora la tua posizione è anche più
difficile, mi dispiace”.
“Perché mi hanno esclusa?”.
“Non ti vogliono escludere, solo che da quando sei arrivata tu il loro mondo
è stato sconvolto, lo capisci?”. “Ma io non volevo”.
“E io ti credo, Tess. L’unica cosa che posso dirti è che sono sicura che
le cose andranno a posto anche per te”.
“Spero che tu abbia ragione”.
“Cerca di essere paziente e andrà tutto bene”.
Tess annuì e uscì.
“DEVE
andare tutto bene...”- mormorò Aura e un filo di preoccupazione passò
attraverso i suoi occhi.
Scritta
da Aura
N.B.
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