Riassunto
: La già pesante giornata di lavoro di Liz e Maria diventa un incubo quando
due strani individui le prendono in ostaggio, ma per fortuna non sono sole…
Data
di composizione:
Dal 06/03/01 al 07/03/01
Disclaimer:
Tutti i diritti dei personaggi descritti nel racconto, appartengono alla
W.B. , ad eccezione dei personaggi, Bobby
e Kevin, che appartengono alla fantasia della scrittrice, il racconto è di
proprietà del sito ROSWELL.IT.
La
mia E-MAIL è picchiotti-tra@libero.it
La
stanza del motel era in penombra, ad illuminarla a fasi alterne, era la luce di
un insegna che si trovava all’esterno della finestra. Si potevano intravedere
due loschi individui, sul tavolo c’era appoggiata la pianta di un edificio, e
vicino si scorgevano due pistole. “Allora
è deciso, il colpo sarà per domani, cerca di rimanere calmo questa volta, non
vorrei che ci scappasse il morto, come nell’ultima rapina”, disse uno dei
due uomini.
“Lo sai benissimo che non era stata colpa mia Bobby, se quello stupido non
avesse cercato di fare l’eroe, io non sarei stato costretto a ficcargli una
pallottola in testa”.
Così dicendo, si rimisero al lavoro, per mettere a punto gli ultimi
preparativi per la rapina che sarebbe avvenuta l’indomani, il loro bersaglio
era la banca del paese.
Era
quasi l’ora di aprire il locale, ma come al solito Liz e Maria avevano perso
tempo a raccontarsi le ultime novità sui loro due alieni preferiti.
“Anche oggi, siamo in ritardo, se continuiamo così, andrà a finire
che saremo licenziate”, disse Liz. “Guarda
che se c’è una che rischia di perdere il lavoro, quella sono io, perché ti
ricordo che il locale è di tuo padre”, rispose Maria. “A maggior ragione
dovrei cercare di darti il buon esempio, e invece….., e poi con questa fiera
sugli alieni, che si terrà all’Ufo Center, saremo invase da pazzi.”
Aggiunse Liz.
Così dicendo, mentre una puliva i tavoli, l’altra le andava dietro
apparecchiandoli, così nel giro di mezz’ora tutto era pronto per l’arrivo
dei clienti. “Ottimo lavoro
socia”, disse Liz, “Sarà, ma io sono già stanca”, rispose Maria
buttandosi sulla prima sedia che le capitò a tiro, ma la mancò, e si ritrovò
così sdraiata sul pavimento. “Ecco, è tutta colpa di Michael, ogni volta
che penso a lui guarda che mi succede”, brontolò cercando di rialzarsi.
Nell’attesa che arrivasse il momento di aprire, le due ragazze, cominciarono
a parlare di Max e Michael.
“Io sono sicura che Max è sempre
innamorato di te, e che di quella bionda scolorita di Tess, non gli e ne possa
fregare di meno”, cominciò
Maria, cercando di rincuorare l’amica, che negli ultimi giorni era parsa
molto triste.
“E poi cosa dovrei dire io, Michael, prima di sapere del suo destino
con Isabel, si ricordava di me solo quando gli faceva comodo, ora praticamente,
non mi considera nemmeno, ma tanto lo so che lui avrà ancora bisogno di me
prima o poi, beh, non vedo l’ora
che venga quel giorno, così sarò io a voltargli le spalle!”. Ma chi voleva
prendere in giro, pensò Liz, guardando Maria, si vedeva lontano un miglio, che
quando parlava di Michael, le brillavano gli occhi, e che il tono di voce non
era forte e deciso come lei avrebbe voluto.
Era
l’ora di chiusura della banca, quando due uomini con un passamontagna
entrarono con pistole in pugno, e sparando un colpo in aria urlarono:
“ Fermi tutti, questa è una rapina”. Il panico divampò
all’interno della banca, tra gli urli della gente si potevano sentire le voci
dei rapinatori, che intimavano alla gente di sdraiarsi, con la faccia rivolta
al pavimento.
Furono attimi di terrore, la guardia che era di turno cercò di disarmare uno
dei malviventi, ma l’altro subito gli sparò alla schiena, uccidendolo sul
colpo. Preso il denaro, i due fuggirono. La polizia arrivò subito dopo, e interrogando i testimoni,
l’unica cosa che seppero sui due rapinatori, fu che uno dei due aveva sulla
mano destra un tatuaggio, che rappresentava il volto di un alieno.
“Ehi Bobby, guarda qui quanti soldi,
questo è stato il colpo migliore che abbiamo fatto negli ultimi mesi”,
“Si, e tu da buon deficiente, hai visto bene di lasciare un altro cadavere
come ricordo”, disse Bobby criticando l’operato del compagno. “Ti ricordò
che se non era per me, il cadavere in quella banca, poteva essere il tuo!”
puntualizzò Kevin.
Erano in macchina ormai da un paio d’ore, e l’ultimo cartello stradale che
avevano incrociato cinque minuti prima, indicava che a Roswell, mancavano solo
10 miglia. “Tu e la tua mania per quegli stupidi omini verdi, io non capisco
come si faccia a credere agli alieni alla tua età!” esordì Bobby.
“Tu parli così perché non li hai mai visti, io ci sono stato sulla
loro astronave, è stato bellissimo, e poi sono sicuro che a Roswell li rivedrò”,
disse con tono deciso Kevin. “Ma
quante volte te lo devo dire che è stato solo un sogno, eri solo un bambino,
gli ufo e gli alieni non esistono!!!, Mi chiedo come facciamo ad essere
fratelli noi due”, concluse Bobby con aria rassegnata.
Le
strade di Roswell, quella mattina, pullulavano di turisti che con telecamere e
macchine fotografiche, immortalavano ogni angolo della città. “Non li
sopporto, con quei sorrisi stupidi stampati sulla faccia, sembra quasi che si
aspettino di veder spuntare fuori un essere con due teste, quattro braccia e
cinque gambe “, disse con tono seccato Michael.
“Lo so che ti da fastidio, ma pensa che è solo per due giorni e poi
se ne andranno”, cercò di calmarlo Max, “E poi
che dovrei dire io che mi tocca sopportarli anche a lavoro, con tutte
quelle loro domande senza senso”. “Quasi quasi, gli faccio vedere io cosa
è in grado di fare un alieno quando è arrabbiato”, così dicendo Michael
alzò il braccio, e lo puntò verso un gruppo di malcapitati che passava di li
in quel momento. “Ma sei
impazzito, cosa vuoi, che ci scoprano!?!” urlò Max, abbassando il braccio
dell’amico.
Max trascinò Michael al Crashdown, “Sarà
bene che tu non ti faccia vedere in giro per un paio di giorni, ho paura che
saresti capace di compiere qualche sciocchezza” disse il primo sedendosi al
tavolo. “Cosa credi che sia capace di fare una pazzia del genere, prima è
stato solo un attimo, e poi non avrei mai fatto nulla contro quelle persone”.
Cercò di scusarsi Michael.
Intanto dietro il bancone Liz e Maria si
spingevano e discutevano su chi dovesse andare a servire i due ragazzi.
“E’ giusto che sia tu ad andare, infondo tu hai molte più probabilità di
rimetterti con Max”, disse Maria spingendo l’amica in mezzo al locale.
Liz si ricompose si stiracchiò il grembiule con le mani, e si diresse
verso il tavolo occupato da Max e Michael.
“Salve ragazzi, che vi porto?”, chiese la ragazza.
“Per me una bella fetta di torta al cioccolato, con una tazza di caffè”,
ordinò Max, “E per te?”, chiese la ragazza rivolta a Michael. “Lo stesso
che ha ordinato lui” rispose.
Mentre si allontanava, Liz fu richiamata da Max, “Come mai non ti
fermi un po' con noi?”, “Lo vorrei tanto, ma come vedi il locale è pieno
di gente, non possiamo perdere neanche un minuto” spiegò lei, tornando verso
il bancone.
“Ecco, è tutto pronto, io ho
preso l’ordine, ora tocca a te portargli quello che hanno chiesto”, disse
Liz porgendo il vassoio a Maria, che cercò di ribattere inutilmente.
“Ecco qui quello che avete ordinato, allora come va ragazzi?”, cercò
d’intavolare una conversazione Maria, “Guarda che ti stanno aspettando a
quel tavolo, non è bello fare aspettare i clienti”, la congedò Michael.
Maria lo incenerì con lo sguardo, poi recuperò il vassoio, e si diresse verso
il tavolo occupato da due strani individui.
“Ehi bellezza, era ora, io e mio fratello stavamo morendo di fame, è
mezz’ora che stiamo aspettando”, disse Kevin a voce alta. “Scusate, ma
come vedete il locale è pieno, e io e la mia amica stiamo cercando di fare il
possibile”, cercò di calmarlo Maria. “So io come potresti farti
perdonare….” Aggiunse lui mettendo una mano sul fondoschiena di Maria, e
guardandola con aria eccitata.
“Ma
come….” Ma, prima ancora che Maria potesse finire la frase, Michael, che
aveva seguito la scena, era già addosso al ragazzo. “Brutto figlio…”
Michael lo stava per colpire, quando Bobby, tirò fuori la pistola e
puntandogliela contro disse: "se fossi in te tornerei al mio posto, non
vorrei essere costretto ad usarla”.
Tutti cominciarono a urlare, Maria si attaccò al braccio di Michael, che
l’accompagnò verso il bancone.
“Voglio che usciate tutti, tranne voi”, disse Kevin
indicando Max, Michael, Maria, Liz e altre tre persone che sedevano
vicino al bancone. “Prima però io e mio fratello, gradiremmo da parte vostra
una bella donazione a favore dei rapinatori amici degli alieni, lasciate denaro
e gioielli sul bancone, e poi fuori”, aggiunse infine.
Tutti ubbidirono di corsa, poi un uomo di mezza età disse: “ Ma sono solo
dei ragazzi, cosa avete intenzione di fargli?”.
“Vuoi che te lo dimostri?”. Disse Kevin puntandogli la pistola.
Max si mise tra il rapinatore e l’uomo, e guardando in faccia
quest’ultimo disse: “ Non si preoccupi, faccia come le hanno detto, noi ce
la caveremo”.
“Che
Dio vi aiuti figliolo”, aggiunse poi l’uomo lasciando il locale.
Erano
ormai alcune ore che erano chiusi nel locale, Valenti aveva fatto circondare il
Crashdown, e nel frattempo era stato raggiunto da Isabel, Tess e Alex. “Perché
non usano il loro potere?” disse quest’ultimo. “Ma sei matto, vuoi che
quelle persone che sono dentro con loro, li scoprano?” lo ammonì Isabel.
“Piuttosto, dovresti cercare di usare il tuo, per metterti in contatto
con loro” disse Tess a Isabel. “Sceriffo,
ma chi sono quei due, non sono di Roswell vero?”, chiese Alex spaventato.
“No, sono qui per questa maledettissima fiera, e ho paura che siano i
colpevoli di una rapina, avvenuta ieri a Santa Fe, e se sono loro, sono anche
ricercati per l’omicidio di due persone”.
“Cosa due assassini? Ma allora quelli potrebbero anche ammazzare Liz e
Maria” disse Alex tremando.
“Stai calmo, non sappiamo ancora se sono loro, ieri sera mi è arrivato un
fax dallo sceriffo di Santa Fe, sembra che l’unico indizio che hanno, è un
tatuaggio con il volto di un alieno, sulla mano destra di uno dei due
rapinatori”. Spiegò Valenti.
L’uomo che si trovava prima all’interno del Crashdown, aveva sentito la
conversazione tra lo sceriffo e Alex, gli si avvicinò e disse: “ Sceriffo io
l’ho visto quel tatuaggio, ce l’aveva il ragazzo più giovane, l’ho
notato quando lui mi ha puntato la pistola”.
Preoccupato Valenti mandò subito un comunicato radio, allertando
i vicini posti di polizia, non c’era tempo da perdere, gli ostaggi
rischiavano grosso.
Isabel
e Tess, cercarono un posto tranquillo dove potersi mettere in contatto con i
loro amici. “Credo che qui vada bene, coraggio Isabel, ora tocca a te”, la
incoraggiò Tess.
Isabel chiuse gli occhi e si concentrò, era molto agitata, però dopo
vari tentativi finalmente, riuscì a collegarsi con Max.
“Isabel, sei tu?” disse con la voce del pensiero.
“Si, sono io, ascoltami bene, Tess, usando il suo potere distrarrà
quei due, voi avrete pochissimo tempo per scappare, il doppio suono di un
clacson, sarà il segnale, state attenti. Ti voglio bene”. Così dicendo
Isabel tornò in se. Max
spiegò il piano a Liz, Michael e Maria, poi aggiunse, “Faremo uscire prima
gli altri tre, poi sarà il nostro
turno”, prese per mano Liz e concluse “Ti prometto che andrà tutto bene,
non gli permetterò di farti del male”.
“Ehi biondina, ma noi due non avevamo lasciato un discorso in sospeso? Vieni
un po qui, così potremmo terminarlo” disse Kevin rivolto a Maria.
Lei non ne voleva sapere di alzarsi, Michael la cinse con un braccio in
segno di protezione, si scambiarono un lungo sguardo, “Odio dover ripetere le
cose due volte”; urlò Kevin tirando Maria per i capelli, “Stai buono tu,
non vorrai che le faccia del male “ aggiunse poi rivolto a Michael che si era
alzato per andare a riprendersela. “Ti
avverto, se le torcerai solo un capello, ti farò rimpiangere il giorno in cui
sei nato”. Lo minacciò Michael.
“Ora smettila Kevin, abbiamo cose più urgenti a cui pensare”, lo rimproverò
Bobby.
Liz tremava tra le braccia di Max, lo squillo del telefono poi la fece
sussultare, “Sceriffo, non mi
costringa, a fare del male a questi ragazzi, voglio una macchina con il pieno
di benzina, e centomila dollari entro un ora, altrimenti ne ucciderò uno ogni
mezz’ora di ritardo” detto ciò Bobby riattaccò la cornetta.
Al
segnale di Isabel, Alex suonò il clacson due volte, all’interno del locale i
ragazzi si prepararono.
All’improvviso, i due rapinatori sembravano come impazziti, Max e Michael,
fecero uscire subito gli altri tre ostaggi , e mentre si accingevano a fare lo
stesso con Maria e Liz, Bobby e Kevin ritornarono in loro. “Ma che
diavolo…, fermi voi”. Il secondo sparò verso i ragazzi che si stavano
dirigendo alla porta, il proiettile colpì Maria ad un braccio.
“Maria come stai? Mi senti sono io”, Liz cercava di far rinvenire l’amica
che era svenuta dopo essere stata colpita.
Michael era furioso, si era sentito morire quando Maria le era caduta tra le
braccia priva di sensi, avrebbe voluto uccidere quei due, come si erano
permessi di fare del male alla sua Maria, gli e l’avrebbe fatta pagare molto
cara.
“Tess, cosa ti è successo, i ragazzi non sono ancora usciti”, chiese
spaventata Isabel. “Ho avuto un
capogiro, e poi l’ho utilizzato molto il mio potere ultimamente, sono stanca,
devo sedermi” cercò di spiegarsi Tess.
Maria si riprese, Michael subito si chinò vicino a lei, “Come ti senti”,
le chiese con un tono tanto dolce, quanto preoccupato. “Come vuoi che mi
senta, come una a cui hanno appena sparato”, rispose Maria, “E poi com’è
che ora ti preoccupi per me, non mi sembravi così interessato alla
sottoscritta qualche ora fa” concluse con tono sarcastico.
“Basta Bobby, dobbiamo andare via di qui, succedono cose strane in questo
posto, li hai visti anche tu quei due omini verdi vero?” chiese spaventato
Kevin. “Si li ho visti anch’io, ma ora calmati, dobbiamo rimanere lucidi,
vai a prendere la ragazza ferita e portala qui” ordinò Bobby.
Non appena ebbe capito le intenzioni dei due Michael si alzò in piedi, “Ve
l’avevo promesso che me l’avreste pagata”, così dicendo puntò la mano
sui due fratelli, “No Michael, non lo fare”, ma ormai era troppo tardi,
Michael non diede il tempo a Maria di finire la frase, che Bobby e Kevin si
ritrovarono a terra svenuti, dopo essere stati scaraventati contro il muro.
Max si accertò che i due non fossero morti, poi chiamato da Liz corse
da Maria, e appoggiando la sua mano sulla ferita, fermò la fuoriuscita di
sangue e la cicatrizzò.
“E’ ora di tornare a casa ragazze” così
dicendo Max e Michael presero in braccio Liz e Maria, e si diressero
all’uscita.
“Sono tutti vostri sceriffo”, disse Max a Valenti. “Voi come state
ragazzi?” Chiese preoccupato Jim. “E’ tutto a posto“, risposero loro.
Isabel, Tess e Alex li raggiunsero di corsa preoccupati, bastò lo sguardo di
Max per fargli capire che era andato tutto bene.
Mentre venivano portati fuori in manette, Bobby e Kevin, non smettevano di
fissare Max e Michael, e continuavano a ripetere la stessa frase: “ Quei due
sono alieni, hanno degli strani poteri, dovete crederci, non siamo pazzi…
sono alieni”. “Si si, qui a Roswell lo siamo tutti, e ora camminate, la prigione vi aspetta” rispose loro
Valenti.
“Sei
sicura che non vuoi andare all’ospedale?” chiese Liz a Maria “No sto
bene, voglio solo andare a casa”.
“Se per te va bene io ti accompagnerei, sai potresti incontrare qualche male
intenzionato, e chi meglio di me potrebbe difenderti?” affermò Michael
sorridendo.
“E chi mi
dice che il male intenzionato non saresti proprio tu?” chiese con tono
malizioso Maria.
“Liz vuoi andare a casa anche tu? Chiese
Max. “No voglio prima sistemare il locale” rispose lei.
Anche se stanca Maria decise di rimanere per aiutare l’amica, i quattro
ragazzi si misero al lavoro e, a notte inoltrata, tutto era finalmente in
ordine. “Vi prego datemi un letto, non ce la faccio più” affermò Maria.
Liz si lasciò andare tra le braccia di Max, che le alzò dolcemente il viso e
la baciò.
“Mi
sa tanto che noi siamo di troppo, sarà meglio togliere il disturbo”, disse
Maria rivolta a Michael. “E perché, basta che anche noi ci mettiamo a fare
quello che fanno loro, però se tu sei troppo stanca, posso sempre riportarti a
casa”, le rispose lui. “Non so
cosa mi sia successo, ma ad un tratto mi sento nel pieno delle mie forze, vieni
qui mio eroe” detto ciò lo tirò a se, e provocandolo, cominciò a baciarlo
sulla fronte, sul naso, sulle guance, per arrivare finalmente alle sue labbra.
Scritta
da Critex |