RIASSUNTO:
Michael
e Luca hanno un violento diverbio, al termine del quale Michael perde il
controllo e usa i suoi poteri… Luca cade svenuto… Max e Michael sono molto
preoccupati… arriva anche lo sceriffo Valenti… La situazione si fa critica.
DATA
DI COMPOSIZIONE:
13-14/3/2001
CONTENUTO:
adatto a tutti.
DISCLAIMER:
tutti i diritti dei personaggi che compaiono in questo breve racconto sono di
proprietà della WB,
salvo per il personaggio di Luca Tribbiani
che è nato
dalla penna e dalla fantasia dell’ autore, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
E-MAIL:
doria77@hotmail.com
CAPITOLO SESTO
Michael
era appoggiato alla finestra della sua camera,che si affacciava su una stradina
illuminata solo dal riverbero della luna.
Davanti a se aveva il muro di un altro edificio che gli impediva
qualsiasi visuale, ma questo non era per lui un ostacolo, infatti il suo
sguardo si perdeva lontano in spazi sterminati, dove regnava una profondissima
quiete e interinati silenzi.
Nell’appartamento regnava una calma assoluta, tutto sembrava essere avvolto
in un sonno
perpetuo, la notte era dolce, chiara e senza vento, e una quieta luna si posava
serena su ogni cosa, rivelando di lontano anche gli angoli più bui. Era tardi,
ma quella sera non riusciva proprio a prendere sonno. La sua mente era agitata
da tanti pensieri, che lo rendevano nervoso.
Nell’altra stanza tutto taceva. Non gli era mai piaciuto confrontarsi
con qualche cosa che gli risultava essere sconosciuta e indecifrabile, come per
esempio una persona che conosceva poco, anche perché era sempre restio a
fidarsi di chi non era suo amico e Luca Tribbiani non rientrava in quella
ristretta cerchia di coloro che erano come lui o che conoscevano il suo
segreto. Nonostante questo aveva dovuto adattarsi alla situazione o meglio era
stato posto di fronte alla dura realtà dal padrone: o accettava di condividere
l’appartamento con un altro inquilino, visto che c’era un’altra stanza da
letto, o si poteva trovare un’altra casa. Cosa poteva fare? Aveva faticato a
ritagliarsi la sua indipendenza, il posto in fondo non era male e soprattutto
era molto a buon prezzo, cosa rara di questi tempi, perciò alla fine si era
deciso, almeno fino alla scoperta di una nuova locazione, a rimanere lì.
L’unica cosa che non aveva calcolato era che il nuovo abitante sarebbe stato
proprio quel ragazzo che tanto li incuriosiva, e se questo da una parte
stimolava ulteriormente la sua voglia di sapere, dall’altra lo inquietava non
poco, perché il suo istinto e certe cose poco chiare, che aveva osservato,
gli dicevano che c’era un che di strano in Luca, ma purtroppo non
sapeva ancora cosa fosse e soprattutto se portasse a qualche cosa di bene o di
male. Prima o poi ,però, doveva pur
sbloccarsi quella situazione indecifrabile.
Stava
ancora meditando su tutte queste cose, rapito in uno stato di trans quasi
contemplativo, quando notò qualcosa di strano. Si sporse in avanti per vedere
meglio e si accorse che sotto, nel vicolo, c’era qualcuno, ma non riusciva a
distinguerlo bene causa la scarsa luce; distingueva solo una sagoma scura,
immobile ,che si stagliava nella notte, qualcosa che metteva i brividi solo a
fissarla. Senza pensarci due volte, si precipitò fuori dalla stanza e
…..Quale fu la sorpresa nel vedere che anche la porta accanto alla sua si era
spalancata e Luca era balzato fuori tutto teso in volto. I due si erano
lanciati uno sguardo di intesa, come se sapessero che in quel momento non si
poteva perdere tempo in spiegazioni, e senza proferir parola si erano involati
giù dalle scale e sempre di corsa erano usciti dalla porta sul retro, che dava
sul vicolo. Niente di niente, tutto taceva, non c’era la minima presenza di
persona. Allora corsero fuori, sulla strada, ma anche lì regnava solo la
notte. Solo un cane randagio stava passando senza degnarli della minima
attenzione. Tornarono nel vicolo, sempre in silenzio, ognuno chiuso nel proprio
castello di diffidenza e dubbi. Una tenue luce lunare illuminava i loro volti
ancora accaldati per l’eccitazione, nessuno dei due sembrava voler rompere
quell’attesa. Improvvisamente Luca si chinò per terra e raccolse un
mozzicone di sigaretta.
“Tocca, è ancora tiepido.”
Michael lo fissò per un istante, poi lo sfiorò con le dita della mano.
“Hai ragione…allora non ci siamo sognati niente, qui c’era veramente
qualcuno.”
“Penso proprio di si, e ha giudicare dal numero di sigarette si è fermato
abbastanza.”
“Magari era qualche sbandato che cercava riparo per la notte….” Il tono
della voce di Michael faceva capire quanto poco, in realtà, credesse alle sue
stesse parole.
“Tutto è possibile, ma francamente mi sembra improbabile….anche perché ,
se fosse stato qualcuno che voleva solo pernottare, che motivo aveva di
andarsene, poco prima del nostro arrivo?”
“Tu sembri sicuro di quello che dici, perché? Cosa sai di tutto ciò?” Il
tono di Mchael si era fatto improvvisamente secco e deciso.
Luca lo fissava senza batter ciglio. "E tu, cosa ne sai? Mi sembri molto
preoccupato, come se fossi sicuro che, chiunque fosse, era qui per
te.”
Aveva colpito nel segno. Michael lo fissava immobile senza proferir parola.
Quel ragazzo lo convinceva sempre di meno, eppure non aveva fatto nulla per
insospettirlo, anzi…
“Sai non mi piace pensare che qualcuno stia nel buio ha spiarmi, è qualcosa
che non riesco a sopportare, ma forse hai ragione, poteva essere qua per te.”
“Ho per tutti e due….” Così dicendo Luca si voltò e se ne ritornò in
casa.
“Già, per tutti e due.”
Michael rimase per un istante a fissarlo, avrebbe voluto afferrarlo per le
spalle e scrollarlo finchè non si fosse deciso a parlare e a dire tutto quello
che sapeva, fu
solo un attimo, non se ne rese neppure conto, in un balzo gli fu addosso, lo
afferrò da dietro, ma Luca si divincolò, allora Michael lo attaccò
frontalmente, e in breve i due stavano sostenendo un serrato corpo a corpo
rotolandosi per terra, senza risparmiarsi minimamente, colpendo alla cieca.
Luca riuscì ad assestare un colpo secco al costato a Michael, il quale sembrò
sentirlo particolarmente, infatti gli aveva spezzato il respiro, le forze
stavano per abbandonarlo, la vista stava per annebbiarsi, e allora successe
quello che non avrebbe mai dovuto fare , perse il controllo e senza rendersene
conto utilizzò il suo potere. Luca improvvisamente si sentì sollevare dal
suolo da una forza estranea, vide una luce accecante, si ritrovò sbattuto
violentemente contro il muro e perse i sensi.
Erano
tutti intorno al letto, dove era disteso Luca, ancora privo di sensi, come si
sta al capezzale di chi sta male e non si sa se riuscirà a guarire.
Nessuno parlava, tutti avevano espressioni tirate e preoccupate. Michael era il
più nervoso, andava avanti e indietro nella camera, come una tigre in gabbia.
Non sapeva darsi pace, in quanto per la sua mancanza di autocontrollo e per la
sua ossessione, aveva combinato un bel casino, e aveva quasi ammazzato un
ragazzo. Non si sarebbe mai perdonato quel suo agire tanto sconsiderato.
L’atmosfera era quasi irreale, sembrava che una dimensione senza spazio né
movimento li avesse inghiottiti e che le loro menti fossero incapaci di uscire
da quella irrealtà
fatta di paura e incertezza. Tutto taceva, solo il ticchettio irriverente
dell’orologio appeso al muro sembrava prendersi gioco di loro, mostrando con
il suo rumore monotono lo scandire del tempo, unica manifestazione di vita
tangibile. Tutto taceva.
Improvvisamente un sordo battere alla porta d’ingresso li fece trasalire. Chi
mai poteva essere a quell’ora? Si guardarono un istante smarriti, indecisi
sul da farsi, poi Max scuotendo il capo si diresse rassegnato ad aprire…in
fondo peggio di così non poteva andare…almeno era quello che pensava. Ma si
sa che le disgrazie non vengono mai sole e quando aprì la porta e si trovò di
fronte il viso indagatore dello sceriffò capì che forse quella serata non
sarebbe stata per nulla normale.
“Salve sceriffo” riuscì a balbettare a stento “ …cosa posso fare per
lei”
“Ciao Max, non pensavo di trovarti qua, comunque cercavo i tuoi amici che
vivono qui, sai una signora
si è lamentata perché ha sentito che facevano troppo rumore, come se
stessero litigando abbastanza concitatamente, dice di aver sentito delle grida
e cose di questo genere….. Tu, per caso, ne sai qualcosa?”
Max lo guardò senza proferir parola, era rimasto di sasso, non sapeva proprio
che dire, erano veramente in un grosso pasticcio.
“Allora, hai forse perso la parola?”
“No….veramente non ne so nulla, sono appena arrivato e qui tutto mi sembra
normale.”
“Capisco, comunque dove sono gli altri?”
Altro lungo silenzio, questa volta era veramente nei guai, che cosa era meglio
dire?
“Ma io….”
“Eccoci sceriffo, eravamo di là in camera, possiamo fare qualcosa per lei?
Incredibile davvero quello che stava succedendo davanti a Max. Michael e Luca
erano fianco a fianco, con espressioni tranquillissime, come se nulla fosse
successo, solo i loro volti lasciavano trasparire un certo pallore, ma niente
di più.
“Come dicevo a Max, una vostra vicina si è premurata di avvertirmi perché
ha sentito delle grida, dei rumori violenti e allora sono passato a vedere.”
Michael prese la parola “ Mi dispiace che una signora si sia spaventata per
colpa nostra, ha volte ci scordiamo di essere in uno stabile con altre persone
e di avere delle norme da rispettare per non turbare la quiete altrui….però
siamo delle volte come due bambinoni che si divertono a farsi scherzi, ad
azzuffarsi, a rincorrersi…questa sera penso che abbiamo superato il limite
della tolleranza….effettivamente abbiamo fatto un bel casino.”
“Capisco. Luca, tu che ne dici?” Lo sceriffo lo guardò con fare
circospetto, attendendo con calma la sua risposta.
“Io?”
Tutta l’attenzione era calamitata su di lui. Una sottile linea rossa
sanciva la divisione tra l’effetto che avrebbe dato un certo tipo di
risposta e quello che avrebbe suscitato un altro. Sarebbero bastate poche
parole per decidere il destino di molte persone e tutto dipendeva da lui, da
lui soltanto. I secondi trascorrevano, ma sembravano essere ore, giorni, tanto
lenti da far impazzire nell’attesa di un qualche cosa di nebuloso, di
indecifrabile.
“Ma sa sceriffo, Michael ha proprio ragione quando dice che ha volte siamo
come dei bambini giocherelloni sempre pronti al gioco…mi spiace che questa
volta abbiamo disturbato…vedrà che non si ripeterà.”
Lo sceriffo li guardò con fare alquanto perplesso, però lasciò perdere
qualsiasi ulteriore domanda e decise di andarsene, non prima di averli scrutati
per l’ultima volta.
I tre si guardarono negli occhi e per un istante, si resero conto, che da quel
momento in poi, le loro esistenze sarebbero state legate indissolubilmente, che
a loro piacesso o meno.
“Forse è meglio che andiamo di là, la notte è ancora lunga e noi abbiamo
molto da dirci.”
Max,
detto ciò, si diresse nell’altra stanza seguito dagli altri due.
Scritta
da Doria |