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LUNA PARK


Riassunto: Nella quieta e sonnolenta cittadina di Roswell arriva il Luna Park: potrebbe rappresentare l’occasione giusta, per Max, per scoprire qualcosa in più sul ruolo che avrà Liz nella sua vita e nella sua ricerca del passato…

Data di composizione: 22 Novembre 2000

Valutazione: Adatto a tutti

Disclaimer: Tutti i diritti dei personaggi descritti nel racconto appartengono alla casa di produzione Warner Bros, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.

La mia E-mail è gioicar@tin.it


Quell’anno sembrava che Natale non arrivasse mai. L’inverno, in una cittadina tranquilla come Roswell, può sembrare infinito: le giornate trascorrono lente, una dopo l’altra, immutabili.
La scuola, il lavoro, gli altri impegni.
Ma un giorno arrivò in città qualcosa che avrebbe interrotto la monotonia della routine…

“Liz, hai sentito? È arrivato il Luna Park. Ti va di farci un giro stasera? Ho sentito che ci andranno i ragazzi più carini della scuola!” disse Maria con grande entusiasmo e con quella caratteristica inflessione nella voce che lasciava intendere che aveva tutta l’intenzione di approfittare della serata libera per conoscere gente nuova.
“Mi piacerebbe ma stasera devo lavorare. Non so se qualcuno potrebbe sostituirmi” rispose Liz con un filo di delusione.
“Forse ho un’idea, lascia fare a me” e Maria se ne andò rimuginando. Tra tutti gli amici avrebbe senz’altro trovato qualcuno disposto a sostituire Liz. Magari con un piccolo incentivo economico…
Mentre stava per entrare in aula si accorse che dietro gli armadietti stavano parlando Max e Michael. La tentazione di ascoltare la loro conversazione fu troppo forte.
“Allora vieni con me? Potrebbe essere l’occasione giusta per distrarci un po’ e passare finalmente una serata normale. Abbiamo avuto parecchi problemi di recente” disse Michael, restando appoggiato con la schiena al muro e con le mani in tasca.
“Perché no? Va bene, ci vediamo all’ingresso alle otto. Lo dirò anche a Isabel: l’ ho vista piuttosto stanca in questi giorni. Un po’ di pausa dallo studio non le farebbe male”.
“Bene, bene. Sembra che non saremo sole stasera!” mormorò Maria cercando di escogitare un modo di organizzare un incontro “casuale” con i ragazzi.
Poco dopo corse ad avvertire l’amica: “Liz! Liz! Non immaginerai mai cosa ho sentito. Ci saranno anche Max e Michael! Potrebbe essere l’occasione giusta per passare all’attacco!”
“Maria, non so se sia una buona idea. Max mi ha chiesto del tempo e io non vorrei sembrare insistente. Forse non dovrei…”
“Va bene. Se le cose stanno così, tu stai pure a casa a compiangerti mentre io vado a divertirmi!”
“D’accordo, hai vinto tu” rispose Liz con rassegnazione, poi continuò “Penso che a furia di dare retta a te prima o poi mi caccerò nei guai ma mi hai convinto”.
Il pomeriggio volò in un lampo e alle otto in punto Liz e Maria, appostate vicino all’ingresso del Luna Park, videro Michael che aspettava Max, come convenuto. Sembrava un po’ spazientito per l’attesa. Maria, che conosceva ogni più piccola espressione del suo volto, lo capì subito.
“E adesso cosa facciamo? Non possiamo mica presentarci lì come nulla fosse!” disse Liz avendo cura di restare nascosta dietro un pilastro.
“Non lo so. Dopo tutto forse il mio piano non era così buono come pensavo…”
“State aspettando qualcuno?” chiese una voce, ben conosciuta, alle loro spalle.
“Max, Isabel, che sorpresa!” esclamò Liz con l’espressione colpevole di chi è stato colto sul fatto.
“Già, il mondo è piccolo, eh?” osservò Max con aria divertita.
“Sì, precisamente. Abbiamo un appuntamento con due ragazzi” ribatté prontamente Maria che per niente al mondo gli avrebbe dato soddisfazione.
“Allora vi lasciamo sole. Non vorremmo essere di troppo” concluse Max, che riusciva a stento a mascherare il leggero risentimento che si era impadronito di lui.
“No, aspetta, Max, noi non…” balbettò Liz, che proprio non sopportava l’idea di raccontargli frottole. Poi fece un passo verso di lui ma Maria la trattenne per un braccio e le tolse le parole di bocca: “Liz voleva dire che non abbiamo tempo da perdere. Visto che i ragazzi non arrivano, li andremo a cercare noi!”. Detto questo si incamminò con decisione trascinando Liz con sé.
“Certo che quelle due sono proprio strane!” commentò Isabel con una smorfia e proseguì: “E poi gli alieni siamo noi…”
“Ma perché non gli abbiamo detto la verità? Lo sai che non mi piace mentirgli! E inoltre, adesso, che facciamo?” chiese Liz fermandosi a riflettere sul da farsi.
“Ancora non lo so” rispose Maria “ma sono sicura che qualcosa mi verrà in mente”.
“Allora vedi di sbrigarti perché se ne stanno andando” concluse Liz indicandole il terzetto.
“Finalmente siete arrivati!” esclamò Michael vedendo Max e Isabel. “Che si fa, entriamo?”
“Va bene. A proposito: hai visto che ci sono anche Liz e Maria? Hanno detto di avere un appuntamento con due ragazzi ma secondo me nascondono qualcosa” disse Max gettando un’occhiata di sfuggita alle due ragazze che si avviavano verso le giostre.
“Se avete finito di giocare ai detectives possiamo andare” concluse Isabel spazientita. “Erano anni che non ci venivo: da quando i nostri genitori ci accompagnavano da piccoli. Te lo ricordi, Max?” chiese dopo qualche minuto Isabel sorridendo involontariamente.
“Già, me lo ricordo bene”
“Invece mio padre non mi ha mai portato da nessuna parte. Neppure alla partita” osservò amaramente Michael. Poi continuò a passeggiare in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Una mezz’oretta più tardi, mentre si dirigevano verso il banco degli hot dogs, incapparono nuovamente in Liz e Maria che, a loro volta, avevano deciso di mangiare qualcosa.
“Non li avete ancora trovati i vostri amici?” chiese Isabel, che aveva intuito l’inganno.
“No, sembra proprio che ci abbiano dato buca. Peccato!” esclamò Maria con aria di sufficienza. Poi, rivolta a Michael “Ah, ci sei anche tu!”
“Sempre gentile, mi raccomando” rispose lui distogliendo lo sguardo. Non era proprio il momento in cui aveva voglia di subire le ritorsioni psicologiche di Maria.
“Se non avete di meglio da fare, potete venire con noi!” concluse Max guardando Liz di soppiatto, con un filo di soddisfazione per aver scoperto che in realtà non esisteva nessun appuntamento.
“Sì, dopo tutto si potrebbe anche fare. Tu che ne dici, Liz?” chiese Maria strizzandole l’occhio.
“Sì, lo credo anch’io. Ormai siamo qui…”.
“Allora, dove si va?” chiese Maria con finto entusiasmo.
“Tu non lo so, ma io ho voglia di salire sulla giostra più pericolosa di tutto il Luna Park” rispose Michael. “Qualcuno viene con me?”
“Di cose pericolose, di recente, ne ho fatte fin troppe. Per questa volta passo!” rispose Max sottolineando con un cenno della mano la sua rinuncia.
“Io sono d’accordo con Max. Ti aspetto qui” rispose Liz studiando con la coda dell’occhio la reazione di Max per capire se era contento oppure no della sua risposta. Ma il ragazzo rimase impassibile.
Non appena Liz distolse lo sguardo fu Max ad osservarla di soppiatto per cercare di intuire le sue intenzioni. Nessuno dei due, però, si accorse delle mosse dell’altro.
“Vengo io!” rispose Maria con entusiasmo. Le sembrava la situazione giusta per tentare un attacco al suo obiettivo. In fin dei conti una “finta” crisi di panico poteva essere un buon pretesto per mettere alla prova Michael…
“Tu Isabel che fai?” chiese allora Michael, che stava per avviarsi verso la giostra.
“Non che l’idea di stare con due coppie che flirtano mi piaccia ma…dovendo scegliere…vada per il brivido” rispose con un po’ di rassegnazione.
“O.K. Ci vediamo tutti qui tra una quarantina di minuti. Poi decideremo cosa fare” concluse Michael guardando l’orologio.
“Ora che si fa?” chiese Max a Liz. “Siamo liberi!”
“Già” rispose lei imbarazzata, muovendo nervosamente le mani. Poi aggiunse: “Ho visto poco fa il banco di una zingara che legge il futuro. Non saresti curioso di provare?”
“Non so se sia una buona idea. E se non mi piacesse quello ha da dirmi?”
“In quel caso potremmo sempre consolarci con delle ottime ciambelle e fare giri della morte sulla giostra di Michael fino a stare male!” rispose sorridendo Liz.
“Come programma non è male. Va bene, proviamo” e si lasciò prendere per mano e condurre dalla zingara.
“Benvenuti” disse un’anziana signora, agghindata in maniera eccentrica, con diverse collane di pietre dure al collo e avvolta in una nuvola di profumi esotici.
“Cosa desiderate?” chiese poi con voce suadente.
“Vorremmo sapere qualcosa sul nostro futuro” disse Liz accomodandosi su uno dei due sgabelli posti accanto al tavolo.
“Tu non vuoi sederti?” chiese poi all’indirizzo di Max. “Sento che hai paura. Perché?”
“Non mi è mai piaciuto farmi raccontare la mia vita da altri. Ci sono cose molto personali che non credo che dovrebbero essere argomento di conversazione” rispose restando in piedi, un po’ discosto da Liz.
“Sento che vieni da molto lontano e che ti piacerebbe conoscere qualcosa di più sulle tue origini. Correggimi se sbaglio” disse allora l’anziana signora.
“E lei come lo sa?” chiese il ragazzo con tono diffidente. Quello strano incontro stava assumendo sfumature che gli sfuggivano.
“Sento anche che hai sofferto molto e che vivi nell’ombra. Hai molti dubbi e non riesci a fare una scelta importante” continuò la zingara fissandolo intensamente.
“Questo posto non mi piace e questa conversazione ancora meno. Andiamocene, Liz!” concluse tendendole la mano.
“Aspetta Max! E se la signora potesse aiutarti? Se potesse rispondere a qualche tua domanda?”
“Non credo proprio che la zingara di un Luna Park possa darmi le risposte che cerco” ribatté alzando il tono della voce.
“Ti sbagli, ragazzo, so molte più cose di te di quanto immagini. So che non sei il solo qui e che vi sentite tutti smarriti. Avete paura di essere scoperti e di avere legami”.
“Ho sentito abbastanza. Io me ne vado!” concluse Max avviandosi verso la porta con decisione.
“Aspetta” lo apostrofò allora la zingara con tono autoritario e proseguì: “E a questa ragazza non pensi? Non conosci forse i suoi sentimenti per te? Perché esiti nel fare la tua scelta? Potresti pentirtene per tutta la vita. Ricordati delle mie parole: certe occasioni, una volta perse, non ritornano e proprio lei potrebbe rappresentare la chiave per scoprire il tuo passato”. Detto questo si alzò e si infilò dietro la tenda che nascondeva il retro del suo banco.
“Aspetti, signora. Cosa intendeva dire?” gridò Max muovendosi lievemente nella direzione che aveva preso la zingara.
E poi, rivolto a Liz, disse: “Presto, seguiamola! Devo scoprire cosa significano le sue parole!”
Detto questo corsero entrambi dietro la tenda e, con grande sorpresa, scoprirono che al di là non c’era nulla.
Si ritrovarono, infatti, nuovamente all’aria aperta, in un vicolo secondario e deserto. L’anziana zingara sembrava letteralmente svanita nel nulla.
“State cercando qualcuno?” chiese una voce maschile, leggermente roca, con un accento esotico. Alle loro spalle era infatti comparso un uomo anzianotto, con un paio di occhiali di foggia antica e con un vecchio orologio da tavolo in mano.
“Sì, la zingara che era qui fino ad un minuto fa. Lei sa dove posso trovarla?” chiese Max con tono impaziente. Ormai la situazione gli era sfuggita di mano e desiderava solo parlare ancora con la signora per avere spiegazioni.
“Quale zingara?” chiese ancora l’uomo “questo è il mio banco di tiro a segno. Devo ancora preparare i bersagli e i premi e per questo motivo lo vedete vuoto ma vi posso assicurare che qui non c’è nessuna zingara” concluse scrutando i due ragazzi attraverso le spesse lenti.
“Non è possibile! Le abbiamo parlato fino a pochi minuti fa. Era proprio qui, vestita con un abito rosso e nero e indossava delle collane…” balbettò Liz cercando di descrivere a gesti l’aspetto della signora.
“Mi dispiace, ragazzi, ma temo di non potervi essere d’aiuto. Potete chiedere a chiunque ma riceverete ovunque la stessa risposta. In questo Luna Park non c’è mai stata una zingara. Se invece ripassate tra venti minuti potrete cimentarvi col tiro a segno. Tre tiri per cinque dollari. È una buona opportunità, pensateci!” rispose infine e poi sollevò la tenda e rientrò nel banco.
“Non è possibile. Era qui…L’ hai vista anche tu…” sussurrò Max, con voce turbata dall’emozione.
“Può darsi che fosse una zingara abusiva, di passaggio. Magari approfittava dell’assenza di questo signore per raccogliere qualche dollaro…” gli spiegò Liz sforzandosi di apparire convincente, anche se lei stessa non riusciva a darsi una spiegazione per l’accaduto.
“Può darsi. Ma ora non pensiamoci più. Perché non facciamo un giro nella galleria degli specchi?” chiese Max simulando una spensieratezza che evidentemente non poteva avere.
“Certo. Ci andrei proprio volentieri” rispose Liz.
Ma i due ragazzi non potevano non pensare che l’anziana signora non aveva chiesto loro neppure un cent per il proprio responso…
“Coraggio, entriamo!” esclamò Liz con i biglietti in mano. “Altrimenti non usciremo in tempo per l’appuntamento con gli altri”.
“Hai fretta di tornare da loro?” le chiese Max guardandola intensamente.
“No, anzi, sto bene qui. Con te, voglio dire e …” e si interruppe non trovando le parole adatte.
“Forza ragazzi, altrimenti devo far passare gli altri prima di voi!” esclamò il proprietario indicando loro l’entrata.
Così si decisero ad entrare. La prima parte del percorso li divertì molto: si inseguirono tra uno specchio e l’altro e quasi dimenticarono la storia della zingara.
Improvvisamente Max indicò una direzione ed esclamò: “Eccola, è là! Presto, altrimenti scapperà di nuovo!” e si mosse rapidamente verso il punto indicato ma andò a sbattere contro uno dei tanti specchi della sala.
“Accidenti! Era solo un’immagine. Tu la vedi? La vedi, Liz?” chiese trafelato Max.
“Vedere chi? Di chi stai parlando?” chiese Liz che, guardandosi intorno, non vedeva altro se non mille immagini di lei e Max, tutte esattamente identiche, salvo la diversa angolazione.
“La zingara! Tu non l’ hai vista? Era proprio qui! Cioè voglio dire era là…” balbettò lui cercando di orientarsi nel labirinto degli specchi. Poi esclamò: “Maledizione, l’abbiamo persa di nuovo!”.
”Max, io non ho visto nessuno. Sei sicuro di non essere rimasto impressionato dalla storia di prima? Se ci fosse stato qualcun altro qui me ne sarei accorta, non credi?” ribatté Liz un po’ preoccupata. Max, infatti, aveva un’espressione sconvolta, come se avesse appena visto un fantasma.
“Forse hai ragione. Devo essermi lasciato suggestionare dalla situazione. Scusami” concluse il ragazzo. “Ora cerchiamo di uscire di qui. Ne ho abbastanza del gioco degli specchi” aggiunse poi riprendendo a tastare le superfici che lo circondavano in cerca dell’uscita.
Ma dopo pochi passi si portò le mani al capo e cominciò a respirare affannosamente.
“Max, cosa ti succede ? Max, rispondi!” gridò Liz avvicinandosi velocemente per sorreggerlo. Aveva infatti l’impressione che stesse per perdere l’equilibrio.
“Liz, aiutami. Mi sento male! Qualcuno sta cercando di entrare nei miei pensieri” disse cercando sostegno nelle pareti lucide che lo circondavano ma non trovò appigli e cadde a terra.
“Ma chi sei? Cosa sei?” gridò Max guardandosi intorno come in cerca di un nemico invisibile.
“Max! Con chi parli? Max rispondi!” gridò Liz allora, cercando di scuoterlo, visto che il ragazzo sembrava non darle retta. Finalmente Max sembrò riprendersi e disse:
“Era ancora lei, la zingara! Diceva di dare retta alle sue parole! Di non dimenticare quello che mi ha detto. Stavolta non l’ ho vista ma ho sentito la sua voce nella mia testa”. Evidentemente sconvolto, il ragazzo cercava disperatamente di mantenersi calmo per riuscire a spiegare l’accaduto.
“Credo sia meglio uscire di qui al più presto. Seguimi, Max, ora vado avanti io. Tu tieni la mia mano e cerca di stare tranquillo”. Lo aiutò a rialzarsi e poi cominciò a tastare gli specchi circostanti.
In breve furono fuori dal labirinto e si sedettero sulla panchina più vicina.
“Ora va meglio?” chiese Liz con apprensione.
“Sì, credo di sì. C’era qualcuno là dentro, Liz. Io l’ ho sentito chiaramente!”
“Va bene, Max, ti credo, ma ora calmati. Credo sia meglio non parlarne più per stasera e andare a raggiungere gli altri. Distrarci un po’ non può farci che bene” concluse Liz portandogli un braccio dietro le spalle.
“Non ancora” rispose lui. “Preferirei, se non ti dispiace, restare ancora un po’ qui”. E si abbandonò all’abbraccio di Liz cercando di eliminare tutti i pensieri per respirare profondamente l’aria fredda della sera. Ma la pace era destinata a durare poco.
“Eccovi, finalmente! Vi abbiamo cercati dappertutto!” esclamò Maria. “È stato fantastico: non ero mai salita su una giostra simile. Non volevo più scendere e…ma che avete? È successo qualcosa?”
“No, è solo che Max non si sente tanto bene” rispose Liz guardandolo con preoccupazione.
“Troppi hot dogs, eh? L’avevo detto io che per mangiare bene dovete venire al Crash Down!” continuò Maria con la sua voce allegra.
“Forse è meglio tornare a casa…” disse Liz alzandosi dalla panchina.
“Così presto? Ma se siamo appena arrivati?! Non abbiamo neanche cominciato a divertirci!” rispose Maria con una punta di delusione.
“Credo anch’io che sia meglio rientrare. Porto io Max a casa. Voi restate pure, ci vediamo domani a scuola” disse Isabel, che aveva intuito che c’era qualcosa di strano nel ragazzo.
Una volta rimasti soli in camera, Isabel lo prese da parte e gli chiese:
“Non si è trattato di un’indigestione, non è vero? Non ti avevo mai visto così. Cosa è successo? No, aspetta, non me lo dire: tenterò un contatto per leggere i tuoi pensieri”.
“Isabel non so se...” obiettò senza troppa convinzione Max, che in realtà avrebbe voluto condividere con gli altri l’assurda esperienza appena vissuta.
Una volta stabilito il contatto Isabel vide chiaramente l’immagine della zingara e quello che era accaduto nel labirinto degli specchi.
“Max, tu sai chi era?” chiese allontanandosi da lui.
“No, ma sicuramente sapeva qualcosa di noi e di quello che stiamo cercando. Non ho idea, però, di cosa volesse dire parlando di Liz. Non riesco a smettere di pensarci”.
“Credo sia meglio non dire niente a Michael per adesso, almeno finché non scopriremo se effettivamente Liz potrebbe esserci utile per scoprire qualcosa”.
“Non mi piace che tu parli di lei in questi termini. Qualunque cosa intendesse la zingara non intendo approfittare di Liz o metterla a rischio in qualche modo” rispose Max risentito.
“Il solito sentimentale. Non lo faresti neanche se fosse l’unico mezzo per tornare a casa?” chiese allora lei guardandolo fissamente. Max abbassò gli occhi.
Poi Isabel uscì dalla stanza e lo lasciò solo a riflettere. Quella sarebbe stata una notte molto, molto lunga per tutti e due.

Scritta da Joy


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