Riassunto:
La Roswell High partecipa ad un esperimento di psicologia che prevede un
week-end da trascorrere fuori città in compagnia di un’insegnante, la
signorina Lindsay Smith, che sottoporrà tutte le classi, una per volta, ad una
serie di test. Lo scopo è approfondire la conoscenza di se stessi e degli
altri. Per Max e i suoi amici, ovviamente, non sarà un week-end come gli
altri…
Data
di composizione: 6 Febbraio 2001
Valutazione:
Adatto a tutti
Disclaimer:
Tutti i diritti dei personaggi descritti nel racconto appartengono alla casa di
produzione Warner Bros, tranne la Signorina Lindsay Smith che è nata
dall’immaginazione dell’ autore. Il racconto è di proprietà del sito
Roswell.it.
La
mia E-mail è gioicar@tin.it
“Sono Liz Parker e da quando ho
scoperto tutta la verità sulle origini di Max la mia realtà è crollata
improvvisamente a pezzi.
Quel lontano giorno in cui lui mi
ha salvato, la mia vita ha avuto inizio; il giorno in cui l’ ho perso la mia
vita è finita di nuovo. So che il suo destino è ormai accanto a Tess e questo
l’ ho accettato, ma non posso fare a meno di chiedermi se davvero è già
tutto scritto, se non c’è
niente che io o lui poss…”
“Liz, ci sei? È ora di
andare!” l’interruppe una voce squillante proveniente dal piano di sotto.
“Arrivo!” rispose la ragazza
riponendo con cura il diario, lasciando la penna
come segnalibro. “La vita continua!” aggiunse poi tra sé e sé.
Da quando era accaduto tutto,
l’amicizia tra lei e Maria si era, se possibile, ancora rafforzata. Ora,
infatti, esisteva qualcosa di veramente profondo e concreto che le legava: lo
stesso destino. Ancora quella parola, che risuonava nella sua mente come un
monito, da quel terribile giorno in cui un sole accecante, spietato e maligno,
era stato muto testimone della fine dei suoi sogni. Quel deserto,
disperatamente arido e vuoto, rifletteva perfettamente la sua anima.
La cosa che trovava più
insopportabile adesso era affrontare ogni mattina un nuovo giorno, lungo e
vuoto, senza Max. E poi doverlo incontrare a scuola, al Crashdown, ovunque,
quasi a ricordarle come un incubo tutti i bei momenti trascorsi insieme.
“Come va oggi?”
“Male, grazie” rispose Liz
stizzita scendendo le scale. “E a te?”
“Anche peggio!” le fece eco
Maria incamminandosi verso la porta.
“Scusa se sono entrata ma non ti
vedevo e così…”
“Scusa me piuttosto, non mi sono
accorta che il tempo passava…”
“E così sei proprio decisa a
cambiare lavoro? Ci hai pensato bene?” proseguì la ragazza sistemandosi la
borsa sulla spalla.
“Credo di sì. Devo
assolutamente riuscire a tenermi impegnata e a non pensare!” rispose Liz
aggiustandosi gli occhiali scuri.
“Da quando porti gli
occhiali?”
Liz, senza parlare, si sfilò un
istante la montatura per mostrare all’amica due terribili segni sotto gli
occhi, prodotto di diverse notti insonni.
“Come non detto” ribatté
Maria facendo involontariamente una smorfia di sorpresa.
“Comunque non dirlo a me! Sono
due settimane che vedo l’alba…”
“Ci vorrebbe qualcosa di nuovo,
qualcosa che ci facesse distrarre…” mormorò Liz senza troppa convinzione.
“Tipo una festa? Ho sentito che
Will Archer ne darà una domani sera nella villa dei suoi. Dicono che prometta
bene!” suggerì Maria ritrovando per un attimo il buonumore. “Che ne dici
di buttarci nella mischia!” suggerì poi sgomitando allusivamente.
“No, grazie. L’ultima cosa di
cui ho bisogno adesso è …hey, c’è Alex!” aggiunse ad un tratto Liz
indicando il comune amico che camminava proprio nella loro direzione.
“Ciao!” esordì Alex
accompagnando il saluto con un cenno della mano. “Una botta di vita, eh? Liz,
ma da quando porti gli occhiali?” chiese vedendo le facce depresse delle due
amiche.
“Lascia stare, non è il
momento” commentò Maria strizzando gli occhi per evitare la luce del sole.
“Tu piuttosto cosa fai?”
“Sto andando da Isabel per
studiare biologia”.
Le due ragazze lo fissavano con un
sorrisetto allusivo.
“Ehi, un momento, non è come
pensate! È solo che…”
“Come fai sapere cosa stiamo
pensando? Ti senti in colpa per caso a spassartela mentre noi siamo qui sole e
disperate a soffrire?” ribatté Maria divertita.
“Se volete scusarmi, ora avrei
una certa fretta…” biascicò Alex in evidente imbarazzo. “Ah, un’ultima
cosa: avete sentito della nuova insegnante?”
“Vuoi dire quella che sostituirà
la Signorina Topolski?” chiese Maria incuriosita.
“No, io sto parlando di quella
che seguirà il “Week-end della conoscenza”, l’esperimento di psicologia.
Avete presente?” domandò Alex con tono provocatorio, ben felice di potersi
vendicare per le allusioni subite.
“So cos’è la psicologia!”
rispose Maria seccata. “Quello che non so è cos’è questo…come
l’ hai chiamato?”
“Il Week-end della conoscenza.
Sembra si tratti di un esperimento già effettuato con successo in altre scuole
della regione. Dovrebbe consistere in un periodo da trascorrere insieme lontani
dalla scuola, che dovrebbe servire ai ragazzi a conoscere meglio sé stessi e
gli altri. O almeno così mi hanno detto…” proseguì il ragazzo
gesticolando per chiarire il concetto. Poi all’improvviso, guardando
l’orologio interruppe la conversazione.
“Ora scusatemi ma devo proprio
scappare. Ne riparleremo domani a scuola, va bene?” continuò Alex
allontanandosi. Poi, dopo essersi girato si mise a correre, con lo zaino in
spalla, verso casa Evans.
“Sembra proprio che almeno per
qualcuno di noi le cose vadano a gonfie vele!” commentò Maria con una punta
di invidia.
“Già” replicò Liz. Poi le
due ragazze si guardarono e assunsero un’espressione di sufficienza.
“Sai cosa ti dico? Qualunque
cosa serva a distrarci dai nostri problemi è la benvenuta! E poi una vacanza
non si rifiuta mai!” esordì Maria ad un tratto con il tono delle grandi
occasioni.
“L’ultima volta che abbiamo
pronunciato queste parole siamo finite dritte dritte nelle braccia di Max e
Michael!” rispose Liz con un sorrisino.
“Sì, è vero!” annuì
l’amica con un’espressione buffa. Poi riprese il controllo della
situazione. “Ma questa volta è diverso. Non ci lasceremo più affascinare da
quei due. Saremo assolutamente irremovibili e distaccate!”
“Irremovibili e distaccate!”
ripeté Liz con un deciso movimento della testa.
“Allora siamo d’accordo”
concluse Maria. Poi, senza parlare, si avviarono verso la macchina.
Il mattino seguente le lezioni
furono interrotte dall’improvvisa entrata del Preside, al quale come al
solito spettava il compito di fare il giro di tutte le classi per annunciare le
novità. Ma questa volta era seguito da una graziosa signora elegante, che
appoggiò subito una pesante cartella sulla cattedra e iniziò ad estrarne
numerosi fogli.
“Scusate, ragazzi. Sono qui per
inaugurare ufficialmente il Week-end della Conoscenza, un esperimento di
psicologia al quale la nostra scuola ha aderito per scopi puramente
scientifici. Per una buona riuscita del programma, tutte le classi, una per
volta, trascorreranno un fine settimana fuori città, in una casa di proprietà
di questo istituto. L’isolamento e la tranquillità dei boschi favoriranno la
vostra concentrazione. Prendetelo come un periodo di relativo riposo in vista
degli esami. Questa è la Signorina Lindsay Smith, docente appunto di
psicologia, che vi seguirà per l’intero periodo proponendovi vari test ed
esperimenti, ai quali siete tutti caldamente invitati a partecipare, vero
Signor Guerin?” annunciò il Preside guardando insistentemente Michael.
“Non vedo l’ora!” rispose il
ragazzo che ora lo fissava, sprofondato nella sua sedia, giocando con una
matita.
Fingendo di ignorare la
provocazione, l’uomo proseguì il suo discorso: “Stavo dicendo che la
Signorina Smith starà con voi per tutto il fine settimana per effettuare
alcuni test. Lo scopo, come forse avrete già sentito, è quello di
approfondire i meccanismi della conoscenza tra i giovani, nei confronti di sé
stessi e degli altri. Saranno effettuati anche esperimenti di tipo relazionale.
I gruppi di lavoro verranno composti a discrezione dell’insegnante e le sue
decisioni sono irrevocabili. Ci siamo capiti?” concluse l’uomo squadrando
uno per uno gli studenti.
“Adesso potete riprendere le
regolari lezioni. Il lavoro della Signorina Smith avrà inizio….da ora!”.
“Buongiorno a tutti, ragazzi. Come
ha spiegato il vostro Preside io sono qui per testare il vostro grado di
conoscenza e complicità e la vostra capacità di relazionarvi con gli altri.
Le persone, e quindi anche i giovani, possiedono un proprio carattere, che
spesso emerge anche ad un primo sguardo. Ognuno infatti ha un passato…”
proseguì la donna aggirandosi tra i banchi e squadrando i ragazzi “…e
chiaramente vi sono gli spavaldi…” e il suo sguardo si soffermò su Kyle,
che la fissava con decisione, “…i timidi…” e questa volta l’oggetto
delle sue attenzioni fu Alex, “…i lupi solitari…” e guardò Michael e
molti altri.
“Insomma: ciascuno di noi possiede
il proprio carattere, parzialmente predefinito da fattori genetici e
caratteriali…”. In quel momento gli sguardi di Max e Michael si
incrociarono spontaneamente, per poi rivolgersi verso Isabel e Tess, che
ricambiavano i loro sguardi complici.
Liz e Maria, dopo la sorprendente
scoperta che avevano fatto sulle origini dei loro amici, si sentivano escluse
da tutto ciò che li riguardava. Covavano anche un certo risentimento per il
fatto di essere state costrette, loro malgrado, ad uscire dalle loro vite e a
stento riuscivano a soffocare i propri sentimenti.
“…e poi influenzato da fattori
sociali, ambientali, familiari. Fin qui è tutto chiaro? Lo scopo dei test è
quello di disegnare una specie di “mappa” psicologica per ciascuno di voi,
comprendente il numero e il tipo di legami che vi legano gli uni agli altri.
Chiaramente sarebbe troppo complesso fare un lavoro simile per tutta la classe.
Quindi…” e qui la donna fece una pausa nel discorso per dare più peso ed
efficacia alle proprie parole “…ho creato vari gruppi di lavoro, sulla base
delle vostre schede personali, elaborate a suo tempo dalla Signorina Topolski.
La composizione dei gruppi vi verrà comunicata di volta in volta, per non
influenzare le vostre reazioni, che devono essere il più possibile immediate e
spontanee”.
Poi la Signorina Smith si avviò
alla cattedra e prese un plico di fogli, che iniziò a distribuire, uno per
ciascuno.
“Oggi cominceremo con un test
preliminare molto facile, utile per una conoscenza superficiale. Dovete
guardare attentamente il foglio che avete davanti e dire cosa vedete.
Cominciamo da…” proseguì la donna passando rapidamente in rassegna la
lista dei nomi “Valenti. Chi è Kyle Valenti?”
“Sono io!” esclamò il ragazzo
alzando la mano di malavoglia.
“Bene. Ora per favore spieghi ai
suoi compagni cosa vede”
“Una palla da baseball?” disse
il giovane, suscitando l’ilarità generale, con un tono che faceva somigliare
la sua affermazione più a una domanda che ad una risposta.
“Non lo deve chiedere a me! La
risposta è assolutamente individuale” commentò la donna con un sorriso.
“Proviamo con un altro.
Vediamo…Evans. Chi è Evans? Max Evans?”
Nel frattempo Max si era distratto
pensando a Liz. Fissava il foglio con aria assorta e sembrava non aver sentito
una parola di quanto era stato detto negli ultimi minuti. Davanti ai suoi
occhi, infatti, fluttuava l’immagine sorridente della ragazza, che gli
ammiccava e lo invitava a seguirla con un gesto della mano.
“Max! Max!” ripeteva la voce
melodiosa di Liz.
“Max! Max! É ancora tra noi?”
ripeteva l’insegnante agitandogli una mano davanti agli occhi?
“Eh? Cosa?” balbettò il
ragazzo risvegliandosi improvvisamente dai suoi sogni ad occhi aperti.
“Bene, Signor Evans. Bentornato!
Desidera rendere noto a tutta la classe il motivo di tanto interesse nei
confronti di un disegno geometrico?” chiese l’insegnante fissandolo con
attenzione.
“Mi scusi, mi ero
distratto...” proseguì il ragazzo imbarazzato.
“Va bene, per oggi abbiamo
finito! Noi ci vediamo venerdì per la partenza. Cercate di arrivare puntuali
perché dobbiamo seguire una rigida tabella di marcia. Siamo intesi?”
concluse la donna raccogliendo i fogli.
Al termine della lezione Max,
Michael e Isabel si ritrovarono nel corridoio.
“Max, si può sapere che ti è
preso? Sembrava che avessi visto un fantasma!” lo apostrofò Isabel.
“Scusate
ragazzi, non so proprio cosa mi sia preso” cercava di giustificarsi.
“Sai bene che non possiamo
permetterci debolezze in questo momento!” disse invece Michael.
“Mi fai le prediche anche tu
adesso?” chiese Max guardandolo con un sorriso amaro.
“Lo dico per il tuo bene. L’
hai detto tu stesso: niente sarà più come prima. Ricordatelo! E cerca di non
lasciarti andare ai ricordi perché ci sono in gioco le nostre vite!”
concluse l’ amico puntandogli un dito contro.
“Michael, basta così!”
intervenne Isabel allontanandolo.
“Penso che sarà un week-end
molto, molto lungo…” mormorò poi la ragazza, incrociando le braccia e
accorgendosi improvvisamente della presenza di Tess, che nel frattempo si era
avvicinata a loro e aveva seguito l’ultimo stralcio di conversazione.
Intanto Maria e Liz stavano
uscendo dall’aula.
“Hai notato che Max sembrava
ipnotizzato? Chissà a cosa pensava…”
“Già, chissà…” rispose Liz
abbattuta.
“Ehi, Liz, non ti girare ma
sappi che Max ti sta guardando e sta venendo verso di noi. Ricordati quello che
abbiamo detto: non dovremo cedere…”
“…per nessuna ragione al
mondo, lo so!” terminò Liz sorridendo.
Improvvisamente il ragazzo si
avvicinò e, afferrata saldamente Liz, la baciò appassionatamente. La ragazza
si abbandonò completamente al suo abbraccio.
“Tieni, mettine qualche goccia
sotto la lingua” disse Max guardandola teneramente.
“Eh?” chiese la ragazza
indietreggiando stupita. Non era esattamente la frase che si sarebbe aspettata
in un momento simile.
“Liz, mi senti? Ti ho detto di
metterne alcune gocce sotto la lingua!” ripeté Maria ad un tratto,
porgendole un boccettino familiare.
Dopo essersi risvegliata dal suo
sogno ad occhi aperti, Liz riacquistò a fatica il controllo di sé.
“Non sarà per caso quella roba
che ti ha dato tua madre? Aveva un saporaccio tale che…”
“Già, proprio quella! Avanti:
zitta e ingoia!” proseguì Maria col contagocce in mano.
“Ma io…umf…” farfugliò la
ragazza facendo una smorfia di disgusto.
“Ciao, Liz” disse Max
guardandola negli occhi.
“Ciao…uhmmm…Max…io…”
biascicò Liz tentando di ingoiare il liquido e di riprendere il controllo.
“Cos’è?” chiese indicando
la boccetta.
In quel momento anche Michael si
avvicinò alle ragazze.
“Ora è il tuo turno!” esclamò
Liz porgendo a Maria il contagocce.
“Meglio abbondare” disse Maria
bevendo in un colpo solo l’intero contenuto del boccettino.
“Ma è disgustoso!” commentò
poi con una smorfia.
“Se non hai voglia di parlarmi
puoi anche dirmelo senza bisogno di fare tante scene!” le disse Michael
appoggiando un braccio sulla spalla di Max.
“Co…come va?” chiese allora
Maria ritrovando il controllo e simulando una certa indifferenza.
“Bene. Sì, direi proprio una
meraviglia!” proseguì Michael con tono deciso.
“Sembra che dovremo trascorrere
insieme l’intero week-end e così…” continuò guardando il pavimento per
poi tornare alle ragazze “…volevamo essere sicuri che fosse tutto a posto.
Vero?” concluse poi girandosi verso Max, che a sua volta lo stava fissando
per vincere l’imbarazzo.
“Giusto!” gli fece eco Max
senza troppa convinzione.
“Bene, benissimo! Non credi
anche tu, Liz?” rispose Maria assestandole una gomitata nel fianco.
“Già, proprio benissimo. Non si
vede?” rispose l’amica con un sorriso ebete, distogliendo lo sguardo per
non far notare le occhiaie.
“Bene. Allora possiamo
andare!” concluse Michael avviandosi verso l’uscita.
“Max? Ho detto che possiamo
andare!” ripeté tornando indietro e afferrando per un braccio l’amico che
sembrava esitare.
“Arrivo!” rispose il ragazzo
guardando un’ultima volta Liz che restava impietrita a fissarlo.
Il venerdì successivo, nel tardo
pomeriggio, l’appuntamento per la partenza era davanti alla scuola. Una
corriera attendeva i ragazzi che si stavano radunando a gruppetti, con i
pesanti zaini, davanti alla porta.
La Signorina Smith, con una lista
in mano, registrava gli arrivi.
“Allora ci siamo tutti? Facciamo
l’appello. Quando vi sentite chiamare dovete venire qui vicino con i vostri
bagagli” e iniziò ad enumerare i cognomi dei vari studenti.
“De Luca Maria?”
“Evans
Isabel?
“Evans
Max?”
“Guerin
Michael?”
Dopo altri nomi arrivò il turno
di Liz.
“Parker?
Liz Parker?”
In quel momento i ragazzi si
accorsero improvvisamente dell’assenza dell’amica.
“Maria, hai visto Liz?” chiese
Max dopo essersi fatto largo nella folla per raggiungere la ragazza.
“Io non l’ ho vista. Credevo
fosse già qui!” rispose lei guardandosi intorno.
“Purtroppo abbiamo una tabella
di marcia molto rigida. Anche se la signorina Parker non è qui siamo costretti
a partire ugualmente. Iniziate a salire sul mezzo” esclamò ad alta voce
l’insegnante.
Mentre i ragazzi eseguivano
l’ordine Max si avvicinò all’insegnante.
“No, aspetti ancora qualche
minuto. Sono certo che arriverà!”
“Mi dispiace Signor Evans ma non
possiamo fare eccezioni. Partiremo senza di lei” concluse la Signorina Smith
salendo con decisione.
Sul volto di Max si leggeva
un’ombra di impazienza e di preoccupazione.
“Signor Evans? Vuole decidersi a
salire?” lo esortò la donna.
Solo in quel momento Max si rese
conto di essere l’unico ancora a terra. Tutti gli altri si erano già
sistemati all’interno.
“Va bene” rispose a malincuore
prendendo il suo zaino e andando a sistemarsi in fondo al mezzo. Accanto a lui
era rimasto l’ultimo posto vuoto, quello di Liz.
Quando la corriera accese il
motore e accennò a muoversi un rumore contro la fiancata attirò
l’attenzione dell’autista.
“Si fermi, c’è ancora una
persona!” esclamò l’insegnante.
Trafelata e con lo zaino in spalla
Liz salì e, con suo grande disappunto, notò immediatamente che l’unico
posto vuoto era quello accanto a Max. Incrociando lo sguardo di Maria comprese
che anche lei aveva fatto la stessa considerazione.
“Stavamo partendo senza di lei.
Forza, si accomodi accanto a Evans” le ordinò la donna, indicandole il
posto.
“Questa non ci voleva” mormorò
tra sé e sé Liz, che era costantemente combattuta tra la fermezza dei suoi
propositi e i sentimenti confusi che l’animavano.
L’inevitabile vicinanza del
ragazzo risvegliava in lei sensazioni incredibilmente vivide.
Dopo una mezz’ora di viaggio
l’insegnante iniziò a distribuire bibite a chi ne faceva richiesta. Quando
fu il turno di Liz la ragazza accettò con entusiasmo. Si sentiva infatti la
gola secca a causa dell’agitazione.
Proprio mentre stava afferrando un
bicchiere con del succo di frutta dalla mano della Signorina Smith l’autista
frenò bruscamente e parte del liquido si versò sui jeans della ragazza.
“Mi dispiace, Parker! Tenga
questo per asciugarsi!” esclamò la donna porgendole un fazzoletto.
“La ringrazio ma non ce n’è
bisogno!” farfugliò la ragazza, rendendosi però subito conto di essersi
macchiata in maniera ben visibile.
Appena l’insegnante si fu
allontanata, dopo essersi accertato che nessuno stesse guardando, Max appoggiò
la mano destra sulla gamba della ragazza, che si voltò di scatto per la
sorpresa.
“Max!” esclamò lei sgranando
gli occhi.
Lui, senza rispondere, indicò i
jeans perfettamente asciutti.
“Oh, grazie” rispose Liz
arrossendo e guardando altrove per l’imbarazzo. Aveva evidentemente frainteso
le intenzioni del ragazzo.
Dopo aver convocato tutti nel
cortile antistante l’edificio, la Signorina Smith esordì dicendo:
“Bene ragazzi! Ora che ci siamo
tutti e che vi siete sistemati possiamo cominciare con il primo esperimento. Ho
composto una serie di coppie che ora vi comunicherò. Uno di voi dovrà fare da
modello per l’altro, che dovrà invece abbozzare un ritratto della persona
che avrà di fronte, il più fedele possibile alla realtà. Le caratteristiche
del disegno saranno rivelatrici del rapporto che vi lega, sia esso di amicizia,
inimicizia o altro. Avete capito bene? Qualche domanda?” chiese infine
rivolgendosi ai ragazzi, seduti a semicerchio di fronte a lei.
“Mi scusi…” intervenne
Michael. “Io non sono mai stato molto bravo a disegnare. Non è che si
potrebbe sostituire il disegno con una foto o qualcos’altro?”
Tutti si girarono verso di lui con
aria divertita.
“Sì, ha ragione!” gli fece
eco Kyle. “Non potremmo risolvere il problema amichevolmente facendoci invece
una bella partita di baseball?”
“Avevo previsto in effetti una
simile obiezione. Siete liberissimi di non fare questo test e neanche i
prossimi. Ovviamente chi si rifiuterà riceverà
un’ insufficienza per ogni prova saltata. Ci sono altre domande?” proseguì
la donna con un sorrisetto malizioso.
“No. A ripensarci bene ho sempre
desiderato dedicarmi alla nobile arte del disegno” rispose Michael
raddrizzandosi sulla sedia.
“Ne ero sicura. Se siete pronti
possiamo cominciare. Man mano che sarete chiamati dovrete alzarvi e venire qui
a prendere il vostro foglio. Le coppie che dovrete formare sono le
seguenti…” e la Signorina Smith iniziò ad elencare i nomi degli alunni.
“…e per finire: Whitman-De Luca; Valenti-Parker..”
Vedere Liz avviarsi insieme a Kyle
suscitò in Max un certo disagio, che riuscì però a dissimulare con relativa
facilità.
“…Evans-Harding…” e in
quel momento Isabel si alzò istintivamente insieme a Tess per andare incontro
all’insegnante. Sul volto di Tess si dipinse la delusione.
“Non Isabel, Max Evans!”
precisò la donna.
Lo sguardo di Liz corse
immediatamente a Maria che comprendeva il suo disagio.
Poi Liz non poté fare a meno di
gettare uno sguardo a Tess che prontamente si era schierata al fianco di Max
sfoderando un ampio sorriso di soddisfazione.
“E per terminare Isabel
Evans-Guerin. Ho dimenticato qualcuno? Mi sembra di no. Bene”.
“Mi scusi” intervenne Kyle.
“Sì?”
“Chi deve decidere chi dei due
farà da modello? Sarà il più bello a mettersi in posa o…”
“Per non fare discriminazioni i
ragazzi disegneranno e le ragazze staranno in posa”.
Kyle si avvicinò a Max e gli
sussurrò sotto voce: “Evans, stavolta la fortuna ha baciato me!”,
riferendosi a quanto era avvenuto quella famosa sera di S. Valentino in cui si
erano ubriacati e poi promessi di riconquistare Liz a qualunque costo.
“Kyle, che gli hai detto?” chiese Liz al ragazzo subodorando guai.
“Niente di importante. Gli ho
chiesto se aveva una matita da prestarmi” rispose Kyle con un sorrisetto che
non lasciava presagire nulla di buono.
“Adesso potete scegliere un
posto tranquillo per eseguire il test. Mi raccomando però: non
allontanatevi!” precisò l’insegnante rientrando nell’edificio. La casa
era piuttosto accogliente, con una modesta entrata e sulla sinistra una stanza
riservata agli insegnanti. Sulla destra, invece, si trovava il locale dedicato
al personale di servizio e ai cuochi. Di fronte all’entrata si apriva una
grande stanza quadrata, destinata alle assemblee e al lavoro scolastico. Al
piano superiore si trovavano due ampie camerate contrapposte: una riservata ai
ragazzi e l’altra alle ragazze e tra i due bracci dell’edificio si aprivano
i bagni, anch’essi separati.
“Vieni, so io dove andare!”
esclamò Kyle afferrando la mano di Liz e conducendola verso il bosco.
“Kyle, aspetta, ma dove mi
porti? Hai sentito cosa ha detto la Signorina Smith? Non dobbiamo
allontanarci!”
“Sì, sì, ho sentito. Seguimi e
non ti preoccupare!”
Liz si voltò indietro per gettare
un ultimo sguardo a Max che si stava allontanando con Tess. Anche lui la stava
guardando con un’espressione preoccupata.
“Max! Ci sei? Che stai
guardando?” lo scosse bruscamente Tess ben sapendo dov’era rivolta
l’attenzione del ragazzo.
“Dove andiamo?” rispose lui
ignorando volutamente la sua domanda.
“Che ne dici della riva del
lago? Non è molto lontano da qui!” suggerì maliziosamente la ragazza.
“Credo sia meglio non
allontanarsi. È già tardi e tra poco farà buio” rispose Max che continuava
fissare la direzione in cui Liz era svanita tra gli alberi.
“Come preferisci. Comunque mi
sembri strano. Sei sicuro che vada tutto bene?”
“Dai, siediti lì” disse lui,
per tutta risposta, indicandole un grosso masso che emergeva dal prato.
“D’accordo” commentò lei
poco convinta.
Poi Max iniziò a tracciare con
decisione delle linee sul foglio, sollevando di tanto in tanto lo sguardo verso
Tess, come per imprimere nella mente con precisione i suoi lineamenti.
“Allora, si può sapere dove mi
stai portando?” esclamò Liz liberandosi dalla stretta di Kyle per fermarsi
in mezzo al sentiero.
“Non ti agitare, siamo quasi
arrivati. Conosco bene questo posto: ci venivo spesso in campeggio”
“Kyle, non vorrei che ti fossi
fatto delle idee strane…” disse Liz ad un tratto addolcendo il tono della
voce.
“Solo perché ti sei lasciata
con Evans? E perché dovrei?” rispose lui con una smorfia eloquente.
“E tu come lo sai?”
“Sai com’è, le voci
girano…” proseguì lui.
“Allora è per questo che mi hai
portato fin qui?” rispose Liz iniziando a indietreggiare. Si era infatti resa
conto che Kyle doveva avere qualcosa in mente. “Il solo fatto che io non mi
veda più con Max non ti autorizza a pensare che…”
“Beh, credevo che forse noi
avremmo potuto…” insisteva lui avvicinandosi.
“Max, per quanto riguarda quello
che è successo nella stanza delle capsule io…” balbettava Tess. “Max? Mi
senti? Max?”
“Devo andare!” disse ad un
tratto il ragazzo scattando in piedi e lasciando cadere il foglio con il
disegno. Poi si mise a correre e scomparve tra gli alberi.
“Max? Dove stai andando?” urlò
la ragazza, ma ormai lui era troppo lontano per sentirla. Probabilmente lo era
stato per tutto il tempo.
“Ma cosa…” balbettò Tess
raccogliendo il foglio di Max. La ragazza raffigurata nel disegno, con sua
grande sorpresa, non era lei, bensì Liz.
Senza dire una parola Tess, dopo
essersi accertata che non ci fosse nessuno nelle vicinanze, passò una mano
sopra il foglio e trasformò il disegno fino a comporre il proprio ritratto.
Poi lo lasciò cadere sul terreno e si avviò sulle tracce di Max.
“Kyle, credo che sarebbe meglio
se ora tornassimo…”
“Che fretta c’è? È un posto
magnifico…” proseguiva il ragazzo aprendo le braccia e indicando la natura
selvaggia che li circondava.“…siamo soli soletti…Non ti piacerebbe
rivivere le sensazioni di una volta? Ricordi il nostro primo appuntamento?”
“Kyle, non mi sembra il caso e
poi ricordati che Max ti ha salvato la vita. Non mi sembra corretto che…”
“Lasciala stare!” gli intimò
una voce seria dietro di lui.
“Evans, sempre al momento
giusto, vedo!” disse Kyle senza neppure voltarsi. Infatti sapeva esattamente
chi era la persona che aveva pronunciato quelle parole.
“Andiamo Liz!” disse Max
allungando una mano verso di lei.
“Per te è sempre tutto facile,
eh? Sbuchi dal nulla, corri in aiuto dei deboli. Un perfetto cavaliere!”
“Kyle, tutto questo non è
giusto”.
“E va bene. Allora risolveremo
questa faccenda una volta per tutte” esclamò Max sbottonandosi i polsini
della camicia.
“Max, andiamocene. Lascialo
perdere!”
“Liz, allontanati” le intimò
Max facendola indietreggiare.
Il ragazzo si tolse la camicia e
poi sferrò un pugno a Kyle, che cadde a terra.
“Niente male, Evans, niente
male!” commentò il ragazzo asciugandosi un rivolo di sangue che fuoriusciva
dalle labbra ferite. “Vediamo come te la caverai adesso!”
Detto questo si avventò
sull’avversario con tutto il peso, stendendolo con un colpo violento.
“Max, Kyle, fermatevi, vi
prego!” gridava Liz, ma senza riuscire a farsi ascoltare.
“Hai visto cosa hai
combinato?” le disse Tess guardandola dritta negli occhi.
“Tess? Che vuoi dire?” le
chiese Liz sconcertata.
“Tu e Max dovete rassegnarvi al
destino. Ma non lo capisci? È tutto già scritto! La storia non si può
cambiare! C’eri anche tu nella stanza delle capsule: io ero la sposa di Max
in un’altra vita e sono destinata a restare con lui anche in questa. La tua
presenza non era prevista e dovresti sapere che è giunto il momento di
metterti da parte!” proseguì Tess fissandola con i suoi occhi azzurri che le
apparivano ora terribilmente gelidi e spietati.
“Falli smettere!” urlò Liz
passando continuamente con lo sguardo da lei ai due contendenti, che ora
rotolavano sul prato continuando a sferrarsi colpi.
“Prometti che ti farai da
parte?” ripeté Tess restando assolutamente immobile.
“E va bene! Lo prometto, ma
adesso falli smettere!” proseguì Liz con un tono concitato.
“Va bene, come vuoi” disse ad
un tratto la ragazza. Poi si voltò verso i contendenti e Kyle smise
improvvisamente di infierire, fermandosi con un pugno in aria.
“Ma cosa…cosa sto facendo? Che
mi è successo?” farfugliò il ragazzo come risvegliandosi da un sogno ad
occhi aperti.
Max si era improvvisamente voltato
verso Tess con uno sguardo carico di ira. Aveva compreso, infatti, che Kyle
aveva agito sotto il suo controllo.
“Coraggio, alzati” disse Max
al ragazzo tendendogli la mano.
“Perché ci stavamo
picchiando?” chiese ancora Kyle scrollandosi la polvere e i fili d’erba dai
vestiti.
“È una storia troppo lunga”
commentò Max fulminando Tess. “Torniamo alla casa” concluse poi
raccogliendo la camicia.
“Io e Kyle non abbiamo
completato il test. Cosa facciamo?” chiese ad un tratto Liz.
“Ci penso io!” esclamò Max.
“Hai un foglio?”
“Aspetta…sì, ce l’ ho
ancora in tasca” rispose la ragazza frugando nei jeans.
Tess, nel frattempo rimaneva in
silenzio in disparte.
Max passò la mano sul foglio ed
immediatamente apparve un ritratto di Liz.
“Però, una bella comodità!”
commentò Kyle massaggiandosi uno zigomo sul quale stava apparendo un grosso
livido.
“Aspetta, non possiamo tornare
in queste condizioni” mormorò Max. Detto questo guarì le proprie ferite e
quelle di Kyle.
“Ora possiamo andare”concluse,
riprendendo il cammino.
Arrivati nel cortile della casa
Tess, Max e Kyle entrarono immediatamente. Il resto del gruppo era infatti già
riunito per verificare l’esito del test.
Liz, invece, si soffermò
all’esterno per esaminare il foglio lasciato da Tess sull’erba. Il ritratto
della ragazza appariva bellissimo, delineato con cura e precisione, con
particolare attenzione per gli occhi, ben sagomati.
“Tess ha ragione. Devo
rispettare il destino di Max. Lui ha una missione molto importante da compiere
e lei dovrà restare al suo fianco. Così è scritto. Max aveva torto quando
parlava di scegliere il proprio destino…” mormorò a bassa voce, mentre due
lacrime le rigavano le guance.
“Liz, vieni! Sono già tutti
riuniti!” urlò Maria affacciandosi dalla porta.
“Arrivo!” rispose Liz
asciugandosi gli occhi e tentando di ricomporsi.
“Vedo che avete lavorato tutti
molto bene. Da un esame preliminare posso dire che i vostri ritratti rientrano
nella media di quello che ci si potrebbe aspettare da un gruppo di studenti
appartenenti alla stessa classe. Per la verità ci sono due disegni che mi
hanno colpito particolarmente: si tratta di quelli realizzati da Max Evans e
Kyle Valenti. Cominciamo dal primo: è la prima volta nella mia carriera che
vedo un disegno realizzato da un ragazzo dotato di una tale sensibilità. Si
potrebbe quasi dire…femminile. Vedete..”
proseguì l’insegnante appoggiando il foglio ad una lavagna ed evidenziando alcuni dettagli con l’ausilio di una
bacchetta “…vedete questi tratti? Così delicati e sfumati? E il contorno
degli occhi…sì, direi che lei ragazzo mio possiede un tocco e una sensibilità
decisamente femminili! Esaminando la sua scheda, che ho qui, come tutte le
altre del resto, avevo notato una certa propensione al silenzio e al mistero.
La Signorina Topolski l’ aveva definita “un tipo introverso e poco incline
a parlare di sé”. Questo disegno sembrerebbe invece rivelatore di una
persona estroversa. Questo contrasto è molto, molto interessante.
Apparentemente si potrebbe pensare di avere a che fare con due persone
totalmente diverse”.
Gli occhi dei ragazzi si
concentrarono su Max, il quale era più sorpreso di loro nel vedere il
ritratto.
“Passiamo ora invece al secondo
disegno. Questo decisamente spicca per l’attenzione riservata ai dettagli.
Ecco, notate come il tratto evidenzia la delicatezza dei lineamenti. Basandomi
sulla mia esperienza potrei affermare che tra le due persone in questione ci
siano dei trascorsi…diciamo…personali?” proseguì la donna guardando Liz
e Kyle.
“Beh, in effetti in passato
noi…” biascicò la ragazza abbassando lo sguardo per l’imbarazzo.
“Kyle, leggendo la sua scheda mi
ero fatta un’idea completamente diversa di lei. Pensavo fosse un ragazzo poco
sentimentale, dedito principalmente allo sport, al divertimento, alle ragazze.
Invece possiede un animo gentile e probabilmente nutre ancora dei forti
sentimenti nei confronti di Liz. Altrimenti non avrebbe realizzato un ritratto
di questo genere”
In quel momento Max si girò
involontariamente verso Liz e i loro sguardi si incrociarono per un istante.
“Ehm, non si potrebbe procedere
oltre, per favore? Questo test mi rende piuttosto nervoso…” disse Kyle
imbarazzato per la situazione. Evidentemente vedeva messa in discussione la
fama da duro che si era faticosamente costruito negli anni e non poteva
certamente spiegare l’accaduto. Dopo tutto Max gli aveva salvato la vita ed
ora sentiva di dover mantenere il suo segreto.
“Bene, non siamo qui per
indagare nella vostra vita privata. Questo test era semplicemente volto ad
evidenziare la vasta gamma di sentimenti che animano le vostre relazioni.,
spesso più complesse di quanto voi stessi immaginiate.
I desideri più profondi vengono
normalmente soffocati dal lato razionale, a causa delle situazioni contingenti
che ci costringono a fare determinate scelte” proseguì la donna guardando
uno per uno gli studenti che si trovava di fronte. “Ma è nei sogni e nei
momenti in cui si abbassa la soglia dell’attenzione che emerge la vera parte
di noi, quella che normalmente si cela nell’inconscio. Ma approfondiremo
questa tema domani, per oggi abbiamo finito! Passate nella sala per la cena,
dove il nostro cuoco ha già apparecchiato” concluse raccogliendo i fogli.
“Che ne pensi della nuova
insegnante?” chiese Maria a Liz.
“Sembra sapere il fatto suo”
concluse la ragazza senza lasciare spazio per ulteriori commenti.
Dopo il pasto Liz si sedette sul
letto per scrivere il diario, come di consueto. Poiché le altre compagne
stavano già riposando, illuminava i fogli con una piccola torcia.
“Sono Liz Parker. I fatti che
sono accaduti oggi mi hanno fatto riflettere. Mi trovo alle prese con una realtà
che finora avevo cercato di evitare ma che adesso mi appare evidente: Tess
aveva ragione e ce l’ ha ancora. Max è innamorato di lei ed è destinato a
stare con lei. Non c’è niente che io possa fare per cambiare questa realtà”.
Dopo aver spento la luce e chiuso
il diario, la ragazza si infilò sotto le coperte, continuando a ripensare alla
giornata appena trascorsa.
“Liz? Liz? Sei sveglia?”
bisbigliò una voce ad un tratto.
“Ah!!” urlò istintivamente la
ragazza scattando a sedere. Nel buio non riusciva distinguere nulla ma aveva
riconosciuto con sicurezza quella voce. L’avrebbe riconosciuta tra mille.
“Max, cosa ci fai qui? Hai idea
di cosa succederebbe se qualcuno ti dovesse scoprire?”
“Ho passato di peggio!”
rispose il ragazzo con tono divertito.
“Perché sei qui?” chiese Liz
intravedendo appena le vaghe forme del viso alla luce della luna che filtrava
dalla finestra.
“Dovevo parlarti. Si tratta di
quello che è successo oggi. Io ti devo spiegare…io…”
“Max, abbiamo già fatto le
nostre scelte. Tu hai una missione io ho capito che devo farmi da parte. Non
c’è altro da spiegare. Ho capito oggi che anche tu provi qualcosa nei
confronti di Tess e..”
“No, io…” stava rispondendo
il ragazzo quando improvvisamente entrò nella camerata la Signorina Smith con
una torcia.
Lentamente avanzava verso i letti.
“Presto, infilati sotto le
coperte!” sussurrò Liz e Max che, con una mossa rapida, scivolò tra le
lenzuola.
L’insegnante illuminava ad uno
ad uno i letti e i visi delle ragazze che dormivano. Max e Liz attendevano che
la luce arrivasse al loro letto trattenendo il respiro e stringendosi l’uno
all’altro.
Proprio un attimo prima che la
luce li illuminasse qualcuno si affacciò improvvisamente alla porta,
richiamando l’attenzione dell’insegnante.
“Signorina Smith? È lei?”
“Chi c’è?” chiese la donna
tornando indietro e puntando la torcia in direzione della voce che aveva udito.
“Sono io, il cuoco. Mi perdoni
ma ho sentito che si era alzata e mi chiedevo se per caso ci fosse qualche
problema” disse l’uomo sotto voce, affacciandosi nella camerata.
“No, direi di no. Mi era parso
di sentire dei rumori ma qui sembra tutto a posto” concluse la donna
spegnendo la torcia e tornando sui suoi passi.
“Per fortuna se ne è andata!”
commentò Liz sbucando dalle lenzuola.
“Già” rispose Max in un
bisbiglio.
Il ragazzo ora la guardava con una
strana luce negli occhi. Poi iniziò a far scivolare lentamente le dita lungo
il suo braccio. Liz poteva
avvertire le sue vibrazioni. Per un attimo dalla mano scaturì una leggera
luce. Nella mente della ragazza si susseguirono rapidi flashback, fugaci
immagini della famosa sera in cui erano partiti alla ricerca dell’oggetto
misterioso delle visioni e lei e Max si erano trovati a un passo da….
“Ora è meglio che tu vada.
Potrebbe sempre decidere di tornare per dare un’altra occhiata” concluse
lei in un guizzo di lucidità.
“Sì, ma prima devo spiegarti
che...” disse il ragazzo avvicinandosi al suo viso, leggermente illuminato da
un sottile raggio e guardandola profondamente negli occhi. Poi le accarezzò
una guancia con un tocco lievissimo. Lei si irrigidì nel tentativo di non
abbandonarsi alle emozioni così nuove e al tempo stesso ben conosciute che il
suo tocco le suscitava.
“Ne parleremo un’altra volta.
Buonanotte Max” rispose lei ricambiando per qualche lungo istante il suo
sguardo.
“Buonanotte Liz”.
Poi sulla camerata tornò il
silenzio.
Max scivolava leggero lungo il
corridoio in direzione del proprio alloggio quando una figura gli si parò
davanti e l’ afferrò per un braccio.
Nel buio completo non riusciva a
vedere nulla.
“Ecco dov’eri finito!” disse
una voce sbucata dall’oscurità.
“Michael, che ci fai qui?”
“Che ci fai tu piuttosto!”
rispose l’amico allentando la presa.
“Dovevo parlare con Liz” disse
Max.
“Mi sembrava che fosse già
tutto chiaro o sbaglio?”
“Non farmi prediche, Michael. So
benissimo quello che devo fare!”
“Non si direbbe a giudicare da
quello che sto vedendo. Andare nella camera delle ragazze di notte per parlare
con una persona alla quale non dovresti più nemmeno pensare ti sembra la cosa
migliore da fare?” incalzava Michael irritato.
“Shhh, c’è qualcuno!”
sussurrò Max appiattendosi contro il muro.
“Mi era parso di sentire dei
rumori al piano di sopra. Siccome i ragazzi stavano già dormendo ho pensato di
dare una controllata” diceva la Signorina Smith al cuoco, riaccendendo la
torcia.
“Sì, ha fatto bene. La casa è
isolata e non si può mai sapere…” commentò l’uomo.
Evidentemente non erano ancora
scesi al piano inferiore e si erano attardati a parlare in cima alle scale.
“E ora che facciamo?” chiese
Michael avendo ben cura di non uscire dall’ombra.
Improvvisamente le due figure si
avviarono verso le scale e si dileguarono nella penombra.
“Stavolta ci è andata bene!”
commentò Max riprendendo a muoversi in direzione della propria camerata.
“Già, per poco non finivamo nei
guai per colpa tua!” disse Michael con l’intento di polemizzare.
“Nessuno ti ha chiesto di
seguirmi!” rispose Max fermandosi improvvisamente.
“Ma che diavolo sta succedendo
qui?” farfugliò Alex stropicciandosi gli occhi.
“Sembra proprio che nessuno
riesca a dormire stanotte!” commentò Michael sbuffando.
“Ho sentito delle voci e mi sono
svegliato. Ma cosa ci fate qui?”
“Un giro turistico” tagliò
corto Michael.
“Coraggio, torniamo prima che si
alzi qualcun altro!” concluse Max.
E la notte ingoiò tutte le luci e
i rumori.
La mattina successiva
l’insegnante svegliò di buon’ora i ragazzi per ricominciare immediatamente
i test.
“Liz, cosa è successo stanotte?
Sbaglio o è entrato qualcuno nella nostra camera?” chiese Maria lavandosi i
denti.
“Era Max” rispose Liz
guardandosi intorno per accertarsi che fossero sole.
“E cosa voleva?”
“Non lo so”
“Come non lo sai? Ti avrà pur
detto qualcosa!” esclamò l’amica sgranando gli occhi.
“Shhh, sta arrivando Tess, ne
parliamo dopo” tagliò corto Liz.
“Di cosa stavate parlando?”
chiese la ragazza con voce ostentatamente gentile.
“Di niente!” fu la risposta
unanime di Liz e Maria. Poi, dopo aver raccolto le proprie cose, le due ragazze
lasciarono il bagno.
“Buongiorno ragazzi, spero
abbiate dormito bene stanotte…”
Max e Liz si scambiarono
un’occhiata eloquente, che non sfuggì però a Tess, che li teneva
costantemente sotto controllo.
“…perché ci aspetta una
giornata molto impegnativa!”
“Prima di cominciare vi do una
buona notizia: avendo riferito al vostro Preside che vi state seriamente
impegnando con i test ho ricevuto l’autorizzazione, visto che oggi è sabato,
per organizzare un falò per la serata. Prepareremo l’occorrente in cortile;
ci sono anche delle vecchie chitarre nel magazzino. Se qualcuno di voi sa
suonare e cantare potrà intrattenerci tutti intorno al fuoco” esordì la
Signorina Smith.
“Che bello, Liz, sarà un po’
come essere al campeggio!” esclamò Maria. Poi, rivolta ad Alex:
“Stanotte faremo faville!”
“Sono felice già adesso!”
commentò il ragazzo con ironia.
“Mi sarei aspettata un po’ più
d’entusiasmo! Ricordati che ho salvato te e i “Whits” a San Valentino!”
proseguì Maria risentita.
“Non me lo ricordare…”
rispose Alex voltandosi dall’altra parte.
“Ingrato! Di che ti lamenti? Non
è mica andata poi tanto male, no?”
“Signorina De Luca! C’è per
caso qualcosa di importante che vorrebbe condividere anche con i suoi
compagni?”
“No, no. Continui pure!”
rispose Maria suscitando l’ilarità generale.
“Perché, cos’ ho detto?”
chiese poi a Liz sotto voce.
“Lascia perdere, Maria!”
commentò la ragazza sorridendo.
“Grazie di avermi dato il
permesso! La prima prova di oggi consiste in questo: ciascuno di voi dovrà
rispondere ad un questionario che mi dovrete poi consegnare. Ci ritroveremo
tutti qui tra due ore. Tutto chiaro?”
“Eccovi i fogli: vi ricordo che
avete due ore di tempo. Buona fortuna a tutti!”
“Liz, lo facciamo insieme?”
chiese subito Maria all’amica.
“Un’ultima cosa!” intervenne
ancora l’insegnante.
“Sì?” disse qualcuno
voltandosi verso di lei.
“Non valgono i compiti
collettivi!”
“Come non detto!” concluse
Maria rassegnata.
“Dunque, vediamo…- Qual è il
nome del/la tuo/a primo/a ragazzo/a…- ma che razza di domanda è?” commentò
Maria tra sé e sé.
“Credi agli alieni?” leggeva
intanto Michael morsicando la matita. “Che sciocchezza!”
“Saresti disposto a rischiare la
vita per salvare la persona che ami?” mormorava invece Max.
“Credi al destino?” leggeva
Liz. “Sembra che abbiano fatto questo questionario apposta per me!”
“Saresti disposto a dividere
il/la tuo/a ragazzo/a con un’altra persona?” mormorava Kyle. “Cos’è
una professoressa o una cartomante?”
“Sai tenere un segreto…”
leggeva invece Alex. “Che domande: certo che sì!” si rispose ponendo una
crocetta di assenso a fianco della domanda corrispondente. “E se fosse una
domanda a trabocchetto?” Preso dal dubbio cancellò la prima crocetta e segnò
la risposta negativa. “Così non avrò problemi!” si disse ancora, tutto
soddisfatto.
“Che importanza ha avuto la
famiglia nella tua crescita ed educazione…” considerava Isabel. “Che
domanda sciocca: moltissima!”
“Credi alla metempsicosi? Credi
sia possibile aver già vissuto vite precedenti?” leggeva Tess. “Perché
no?” scrisse accanto alla domanda.
Allo scadere delle due ore i
ragazzi si ritrovarono nella sala principale.
Dopo aver brevemente esaminato i
questionari la Signorina Smith commentò il test.
“Come avrete notato ho incluso
nel questionario domande di varia natura, riguardanti il vostro passato e il
presente. Ho notato che alcuni di voi hanno lasciato delle risposte in bianco.
Per esempio, Signor Guerin, lei non ha risposto alla domanda n.5, quella
riguardante la famiglia. Potrei conoscerne il motivo?”
“Sono io la mia famiglia, nessun
altro” rispose seccamente Michael, attirando su di sé gli sguardi perplessi
di Max e Isabel.
“Una considerazione un po’
amara per un ragazzo della sua età. Non trova?”
“Può darsi ma le cose stanno
così” concluse il ragazzo senza lasciare ulteriore spazio ad altre domande.
“Va bene, accettiamo la sua
spiegazione. Passiamo ad un altro questionario. Vediamo…Signor Evans, lei ha
invece saltato la domanda n.6, che recita così:
-Quanta importanza rivestono le
sue origini nella determinazione della sua vita futura-.
Cosa ci può dire in
merito a questo?”
Max esitò qualche istante, mentre
il suo sguardo spaziava da Liz a Tess senza riuscire a soffermarsi su nessuna
delle due.
Dopo un momento di silenzio abbassò
lo sguardo e iniziò timidamente:
“Io non…”
“Mi scusi, professoressa…”
intervenne il cuoco affacciandosi sulla porta.
“Sì?”
“C’è il Preside al telefono
per lei!” proseguì l’uomo. “Può prendere la chiamata nell’altra
stanza”.
“Arrivo subito. Continueremo più
tardi, ora facciamo una pausa” concluse la donna avviandosi verso la porta.
“Max, che ti prende? Non è da
te questo comportamento!” lo apostrofò Isabel severa.
“Non ti ci mettere anche tu.
C’è già Michael che mi fa da padre” rispose Max raccogliendo la penna e i
suoi fogli.
“Pensavo non avessi più dubbi
su quello che dobbiamo fare, ma forse mi sbagliavo”.
“Può darsi” rispose il
ragazzo infilando la porta senza nemmeno voltarsi.
Nel pomeriggio i ragazzi tornarono
nel bosco per raccogliere la legna necessaria per il falò.
Max intanto si era allontanato
qualche metro dagli altri per poter raccogliere le idee senza essere
disturbato.
“Max!” lo chiamò una voce
femminile che sembrava apparsa dal nulla.
“Ancora tu. Non credi di aver già
creato abbastanza problemi? Non mi hai ancora spiegato il tuo comportamento di
ieri. Che diritto avevi di controllare la mente di Kyle e di metterci l’uno
contro l’altro?”
“Quest’ultima parte non
rientrava nel mio piano. Ho dovuto farlo, non capisci? Liz deve accettare una
volta per tutte la realtà: deve mettersi da parte e lasciare che gli eventi
seguano il loro corso”.
“È per questo che hai manomesso
il mio disegno? Tu chi sei per dire con sicurezza come sarà il futuro? Forse
non è ancora tutto scritto…” proseguiva Max con veemenza. Poi si
interruppe per l’ improvviso arrivo di un compagno, che però si allontanò
altrettanto rapidamente.
“…forse possiamo ancora
cambiare le cose”.
“Non hai sentito le parole di
tua madre? Rassegnati Max, devi accettarlo. È inutile continuare a lottare
contro l’inevitabile. Noi due dobbiamo stare insieme!” continuava Tess
appoggiandogli le mani sulla spalla.
E poi, con tono suadente e
sfoggiando un sorrisetto malizioso: “In fin dei conti non sembrava ti
dispiacesse tanto quando mi hai baciato davanti al Crashdown…”
“Lasciami stare! Eri tu che
controllavi la mia mente, i miei pensieri” rispose Max allontanandosi
improvvisamente. “Il mio cuore apparteneva a Liz e tu questo lo sapevi.
Ancora non so cosa ne sarà della mia vita: tutto è accaduto troppo in fretta.
Adesso ho bisogno di riflettere”. Detto questo raccolse la legna e iniziò la
discesa verso la casa.
“Vai, vai pure se credi. Tanto
tornerai da me, è una promessa!” proseguì Tess tra sé e sé, rimanendo
immobile sull’altura.
“Ragazzi, ora ammucchiate la
legna all’interno di quel cerchio costruito con le pietre e poi accendetelo.
Io devo terminare un lavoro e poi sarò da voi” esclamò ad alta voce la
Signorina Smith rientrando nell’edificio.
Poco dopo un grande falò ardeva
nel cortile. Le grandi lingue di fuoco sembravano irresistibilmente attirate
verso il cielo notturno e bagnavano i visi dei ragazzi di una delicata luce
calda.
“Non è magnifico?” disse
Maria rivolta a Liz, che le sedeva accanto pensierosa, appoggiata sui gomiti,
fissando la luce.
“Liz, mi hai sentito? Sto
parlando con te!” insisteva Maria tentando di scuotere l’amica.
“Eh? Hai detto qualcosa?”
rispose improvvisamente la ragazza come risvegliandosi da uno stato di torpore.
“Dicevo che è meraviglioso. Ma
dove hai la testa in questi giorni? Da quando siamo arrivati qui mi sembri
strana”.
“Non riesco a smettere di
pensare a Max”.
“Ah, ah, ah! Lo sapevo. Ci sei
cascata ancora!” disse Maria agitando il dito indice in segno di
disapprovazione. “Questi cecoslovacchi! Basta che schiocchino le dita e
noi…puf…siamo subito pronte ad accorrere al loro richiamo. Ma questa volta
non ti permetterò di commettere un altro errore! Dovessi incatenarti e…”
“Eccomi, finalmente sono da voi.
Forza, prendete le chitarre e cominciamo cantare!” li incitava
l’insegnante.
“Non hai anche tu
l’impressione che si diverta più lei di noi?” disse Maria ancora
all’indirizzo dell’amica, che era però nel frattempo ripiombata nei suoi
pensieri.
Liz e Maria si trovavano ad
un’estremità del cerchio; un po’ più a destra sedeva Max, tra Michael e
Isabel. Proprio di fronte a Liz si trovava invece Tess che ora la stava
fissando intensamente.
“Lo sguardo di Tess mi mette
soggezione…” mormorò Liz ad un tratto, agitando nervosamente le mani.
Il fuoco ardeva con sempre
maggiore enfasi e Liz sentiva che il caldo stava rapidamente aumentando. La
ragazza cominciò a sudare e sentì il bisogno di allentare il collo della
maglia.
“Maria, non sembra anche a te
che stia iniziando a fare terribilmente caldo qui?” disse Liz ad un tratto.
Ma Maria non poteva sentirla, perché la sua voce era coperta dalla musica
delle chitarre e dai cori.
Le facce dei ragazzi che aveva
intorno cominciarono ad apparirle sfuocate. Poi iniziarono a girare, prima
lentamente, poi sempre più vorticosamente intorno a lei…il
fuoco…Tess…Michael…Isabel…Max…iljfuoco…Tess…Alex…Maria…dignuovogTess…l’insegnante…ancora
Tess…sempre lei…i suoi occhi….avevano qualcosa di ipnotico…erano sempre
più grandi, sempre più vicini…
Improvvisamente un lampo e poi la
scena era cambiata.
Intorno c’era il deserto. Quel
posto arido e scintillante dove aveva preso la drammatica decisione di lasciare
Max. Intorno solo un’abbagliante cielo azzurro, limpido e ruvido come carta
vetrata. Non un segno di vita, solo il vuoto, tranne la roccia dorata e aguzza
degli alti picchi. Sotto i piedi e intorno, solo la sabbia fine del deserto,
uguale a sé stessa per miglia, in tutte le direzioni.
Poi un’improvvisa rivelazione:
non era sola.
“Dove siamo?” chiese Liz
fissando la persona che le stava di fronte, immobile e al tempo stesso
glaciale, irremovibile e minacciosa.
“Tu cosa ne dici? Ti ricorda
niente questo posto?”
“Cosa vuoi da me, Tess?”
“Voglio che accetti la realtà,
Liz. Voglio che tu mantenga la tua promessa”.
“Lo sto facendo” rispose la ragazza con decisione.
“Non basta, il problema è
Max”.
“Cosa c’entra Max?”
“Devi convincerlo a starti
lontano”.
“No, questo mai. Non posso
farlo” balbettò Liz indietreggiando, con gli occhi lucidi.
“Lo devi fare. È in gioco la
vita di molte persone. Max, per qualche misterioso motivo, sembra non
rendersene conto. Tu sei diversa da lui…da noi. Non puoi capire…”
Poi Tess sollevò la mano in
direzione di Liz e ne scaturì un lampo di luce che abbagliò la ragazza.
“Noooo!” gridò Liz
all’improvviso, attirando su di sé gli sguardi di tutti. Dai suoi occhi
sgorgavano copiose le lacrime.
“Se non avevi voglia di cantare
bastava dirlo!” le disse Maria stupita. “La Signorina Smith te l’ ha
chiesto gentilmente!” proseguì sotto voce.
“Scusatemi…” mormorò Liz
alzandosi e uscendo dal cerchio.
Poi si mise a correre e svanì tra
gli alberi.
“Vado da lei!” esclamò Max
scattando in piedi a sua volta.
“No, aspetta!” lo bloccò
Isabel, trattenendolo per un braccio.
“Lasciami andare!” rispose il
ragazzo liberandosi con uno strattone dalla sua presa.
“Non l’ ho mai visto così”
commentò Isabel rivolta a Michael.
“La sua parte umana e quella
aliena stanno combattendo una dura lotta. Speriamo che vinca la parte giusta”
rispose il ragazzo guardando l’amico che si allontanava rapidamente.
“Liz, Liz! Fermati!” urlava
Max continuando a correre.
“Stammi lontano!” rispose la
ragazza fermandosi improvvisamente e guardandolo con gli occhi lucidi.
“È stata Tess, non è vero?
Ancora lei! Coraggio, adesso dammi la mano” disse il ragazzo allungando il
braccio in direzione di lei.
“Non ti avvicinare oppure io non
credo che…” mormorò Liz con voce implorante e rotta dall’emozione.
“…che riusciresti ad
allontanarti? Neanche io” esclamò alla fine il ragazzo afferrandola con
decisione e baciandola appassionatamente.
“Liz, Liz, dove sei?” gridava
intanto Maria che aveva seguito le orme di Max tra gli alberi. Quando fu in
prossimità del luogo in cui si trovavano i due ragazzi improvvisamente si sentì
mettere una mano sulla bocca e trascinare in un cespuglio. La ragazza produsse
un flebile lamento.
“Shhh, non urlare! Sono io!”
le disse Michael allentando la presa.
“Ma sei impazzito? Mi hai fatto
paura!” esclamò la ragazza riacquistando il controllo.
“Cosa sta succedendo?” chiese
allora Michael sbirciando tra i rami.
“Stavo appunto per scoprirlo, un
attimo prima di sentirmi afferrare in maniera violenta da un barbaro
incivile” rispose la ragazza seccata, ritornando poi a guardare in direzione
di Max e Liz.
“Oh, oh! Si direbbe che vada
tutto bene!” commentò Maria vedendo il bacio appassionato che si stavano
scambiando i suoi amici.
“Decisamente Max sa come
trattare le donne! E io che ero preoccupata per lei…” aggiunse poi con un
risolino.
“Se fossi in te non mi
rallegrerei tanto per loro e certamente non li invidierei…” commentò
Michael serio.
“Cosa vuoi dire, scusa? Secondo
te cosa dovrei pensare dopo quello che mi hai detto quel giorno?” ribatté
Maria guardandolo attentamente.
“Maria, noi e loro siamo
esattamente nella stessa situazione. Adesso non è importante quello che
vorremmo ma quello che è giusto fare. Questo lo capisci?” proseguì il
ragazzo accarezzandole i capelli.
“Ma perché non possiamo avere
una vita normale, come gli altri? Perché io e Liz non possiamo starvi vicino
come ragazzi qualunque?” continuò lei con gli occhi tristi.
Michael, senza rispondere, le baciò
le labbra e poi mormorò: “Perché questo è il nostro destino. Noi non siamo
ragazzi qualunque e la nostra vita non potrà mai essere normale”.
Detto questo abbracciò Maria, che
affondò il viso nella sua stretta, abbandonandosi all’emozione del momento.
Intanto Max e Liz, mano nella
mano, stavano tornando verso il cortile.
“Max, che ne sarà di noi
adesso? Dopo questa sera voglio dire?”
“Non lo so, Liz. L’unica cosa
che so adesso è che dobbiamo prenderci del tempo, per capire. Sono accadute
troppe cose. Probabilmente Tess ha ragione, ma io non riesco a rassegnarmi.
Devo scoprire se possiamo ancora cambiare il futuro” le disse alla fine,
tenendole il viso tra le mani.
La mattina seguente l’insegnante
convocò i ragazzi per gli ultimi test.
Dopo alcune ore trascorse a
rispondere a innumerevoli questionari e ad esaminare altrettanti disegni
curiosi…
“E così siamo giunti al termine
del nostro esperimento. Spero che voi tutti abbiate tratto beneficio da questa
esperienza, che voleva essere prima di tutto un’occasione per comprendere
meglio sé stessi e gli altri. Ora, per concludere, vi consegnerò dei fogli su
cui dovrete scrivere o disegnare, secondo le vostre preferenze, come immaginate
il vostro futuro. Abbiamo esaminato il vostro passato e il vostro presente. Non
resta che gettare uno sguardo a quello che pensate accadrà in un periodo più
o meno prossimo”.
Trascorso il tempo assegnato per
il test, la Signorina Smith raccolse i fogli, dando una rapida occhiata a
ciascuno di essi.
“Evans!
Max!” disse
ad un certo punto l’insegnante, richiamando l’attenzione del ragazzo che
insieme ai compagni si stava avviando verso la corriera del ritorno.
“Sì?” rispose lui girandosi.
Liz, Tess, Maria e gli altri lo fissavano con attenzione.
“Su questo foglio c’è solo il
disegno di una strada nel deserto!” commentò nello stupore generale la
donna, mostrando a tutti la pagina, assolutamente immacolata tranne che per due
pallide linee parallele. “Può spiegarcene la ragione?”
“Il
punto è che…” rispose candidamente il ragazzo, voltandosi a cercare Liz
nel gruppo, “…ancora non so dove porterà la mia strada”. Dopo aver
rivolto alla donna un sorriso disarmante, Max si mise lo zaino in spalla e si
voltò per raggiungere gli altri.
Scritta
da Joy |