RIASSUNTO:
Dopo uno scontro con un ragazzo che porta
scompiglio all’interno del gruppo, il Granilith si rompe e Max, Michael e
Isabel perdono i loro poteri diventando normali terrestri, ma alcuni nemici li
attaccano… ce la faranno?
DATA DI CREAZIONE:
dal 10/03/03 al 13/03/03
ADATTO A: tutti
DISCLAIMER: tutti i
diritti dei personaggi del racconto appartengono alla WB e alla UPN, ad
eccezione dei personaggi di Joshua Milles/Aleo e dei soldati, che sono di
invenzione dell’autrice. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
La mia e-mail è
rapiro84@libero.it
NOTA: come ho
scritto nel precedente racconto, scrivetemi delle e-mail per farmi sapere cosa
ne pensate dei miei racconti. Vi aspetto!
Mancava ancora una settimana al
termine della scuola, quando il preside entrò nell’aula di scienze e annunciò
l’arrivo di un nuovo alunno. Tutti furono stupiti dall’iscrizione di un nuovo
studente alla fine dell’anno scolastico, ma non ci fecero poi molto caso,
pensando che i suoi genitori si fossero dovuti trasferire e lui non voleva
perdere l’anno. La cosa che invece insospettì, almeno il gruppo di alieni e
umani, fu che il nuovo arrivato avesse l’orario delle lezioni coincidente con
il loro.
Il ragazzo si chiamava Joshua Milles, aveva 18 anni ed era molto carino:
capelli castani, occhi di un azzurro ipnotizzante, fisico atletico.
Naturalmente le ragazze notarono subito il suo bell’aspetto fisico, mentre ai
ragazzi non piaceva molto, soprattutto perché avevano un rivale in più da
battere per far colpo sulle compagne.
Il ragazzo prese posto in un banco vuoto accanto a Maria, e la lezione
proseguì.
Al termine delle lezioni Joshua chiese a Maria di fargli visitare la scuola in
modo da potersi orientare il giorno seguente. Maria acconsentì e lo comunicò
agli altri.
- Ragazzi, accompagno Joshua a fare un giro per la scuola. Non ci vorrà molto –
- Sei sicura di voler andare da sola? – le chiese Michael, già ingelosito.
- Certo, mica mi mangia! Vi raggiungo al Crashdown tra poco – disse dando un
veloce bacio a Michael e allontanandosi.
Gli altri si avviarono verso l’uscito della scuola, mentre Maria e Joshua,
camminando, iniziarono a parlare.
- Scusa la domanda, ma perché hai cambiato scuola alla fine dell’anno
scolastico? –
- Perché i miei genitori sono morti qualche mese fa in un incidente d’auto e
dopo essermi ripreso ho voluto cambiare città e vita – rispose tristemente il
ragazzo.
- Oh mio Dio! Scusa. Non volevo… - Maria era visibilmente imbarazzata.
- Non potevi saperlo. Comunque non c’è problema, diciamo che ho superato il
momento –
- Ok. Parliamo d’altro: per esempio, da dove vieni? –
- Los Angeles –
- Deve essere bellissima. Ho sempre sognato andarci –
- Sì è molto bella, ma quando la vedi ogni giorni ci fai l’abitudine.
Piuttosto, Roswell è famosa in tutta America! Non dovresti lamentarti di vivere
qui –
- Non mi lamento, è che è una piccola cittadina dove non c’è granché da fare –
- Ma è vero che sono atterrati gli alieni? –
Maria si irrigidì. Non poteva certo rispondere che era la ragazza di uno di
loro!
- Be’, non ne ho la minima idea! Quando sono atterrati io non ero ancora nata –
disse dopo qualche secondo di imbarazzante silenzio.
- Ma secondo te esistono? – continuò Joshua.
“Perché mi chiede tutte queste cose sugli alieni?” si chiese Maria molto
innervosita dalle domande del nuovo arrivato. Certo, erano lecite, però tutte
una dopo l’altra…
- Sì, ci credo – disse con aria di sfida.
- Anch’io. Ho scelto Roswell apposta. Sono sicuro che prima o poi conoscerò un
alieno! – sorrise il ragazzo.
- Non farmi ridere! Non credo che vengano a dirti: “Ehi, sono un alieno!” –
disse Maria cercando di apparire il più tranquilla possibile.
- Be’, magari si camuffano fra la gente, magari proprio tu sei un’aliena;
oppure i tuoi amici lo sono! –
A quelle parole Maria per poco non svenne, ma si disse che lui non poteva
sapere il loro segreto, perciò doveva comportarsi normalmente.
- Questa è proprio bella! Comunque, questa è la palestra – Maria volle
assolutamente cambiare discorso, perché non era sicura di reggere ancora per
molto alle allusione del ragazzo senza chiedergli se fosse uno skin. Si
affrettò a terminare il giro turistico perché iniziava ad avere un po’ di paura
a restare sola con lui.
- Bene, hai visto tutto, ti serve altro? – chiese Maria quando furono di fronte
al portone della scuola.
- No, anche se mi farebbe molto piacere passare ancora un po’ di tempo con te -
- Be’, io ora vado al Crashdown, se vuoi puoi venire, così ti presento i miei
amici –
- Ci sto. –
Dopo dieci minuti Maria e Joshua entrarono nel locale. Gli altri erano seduti
al solito tavolo a chiacchierare ma, quando videro il ragazzo, ammutolirono e
Michael guardò torvo Maria perché l’aveva invitato.
- Ciao. Lui è Joshua – lo presentò.
- Sappiamo come si chiama – rispose secco Michael senza nemmeno alzare lo
sguardo dalla coca cola.
- Ehi, un po’ di educazione non ti farebbe male! – sbraitò Maria. Non le
importava molto se trattava male Joshua, ma odiava quando si comportava così,
la faceva sentire in colpa per qualcosa che non aveva fatto.
- Io sono Liz – aggiustò la situazione la saggia ragazza.
- Io sono Max, lui è Michael, lei è mia sorella Isabel, lui è Kyle e lui Alex –
continuò le presentazioni Max.
- Piacere di conoscervi – disse Joshua sorridendo.
- Piacere nostro – rispose Alex per tutti.
- Siediti! Ti porto qualcosa? – lo invitò Maria.
- No, grazie. Ma tu lavori qui? –
- Sì, è il locale dei genitori di Liz e noi due facciamo le cameriere, mentre
Michael il cuoco –
- Deve essere dura con la scuola –
- Non troppo. Ce la caviamo – rispose Liz.
Il gruppo passò il pomeriggio a chiacchierare col nuovo arrivato e, giunta la
sera, tutti si salutarono e si recarono nelle proprie abitazioni.
La mattina seguente Liz e Maria si scambiarono opinioni sul nuovo arrivato.
- Liz, hai visto che fusto quel Joshua? –
- Sì. I suoi occhi sono stupendi –
- Liz! Da te una cosa del genere non me la sarei aspettata! E Max? –
- Max è Max, non c’è paragone! –
- Ah, mi stavo già spaventando –
- Tranquilla, sarò fedele a Max fino alla morte. –
Mentre camminavano lungo i o corridoi della scuola, incontrarono Isabel.
- Ciao Izzy, come va? – le chiese Liz.
- Bene, grazie. A voi? –
- Benissimo, soprattutto dopo aver appena visto passare Joshua! – esclamò
Maria.
- È bellissimo, vero? – la precedette Isabel.
- Sì. Siamo tutte e tre dello stesso parere. Peccato che siamo fidanzate –
disse Maria.
- Già. – risposero piano le altre due amiche.
Poco dopo furono raggiunte dai loro ragazzi, ma non furono troppo felici di
vederli, perché avevano interrotto i loro sogni ad occhi aperti su Joshua. Liz,
Maria e Isabel salutarono distrattamente i loro fidanzati, dandolo loro un
freddo bacio sulle labbra, poi si diressero verso l’aula di inglese, dove era
appena entrato Joshua.
- Che strano comportamento – disse Max. Liz non si comportava mai in quel modo.
- Già. Maria mi salta sempre addotto la mattina – aggiunse Michael.
- State pensando quello che penso io? – chiese Alex.
- Sono arrabbiate con noi? – provò Michael.
- No… qui gatta ci cova! – rispose serio Max.
- Cosa vuoi dire? –
- Non lo so, ma sento che c’è qualcosa che non va. Sento odore di guai. –
- Non è che per caso il tuo super olfatto ti ha abbandonato? – chiese Alex
cercando di sdrammatizzare.
- Lo spero – fu la risposta di un serio Max.
Presi i libri dagli armadietti, anche Max, Michael e Alex si diressero verso
l’aula di inglese.
Erano felici di passare un’ora con le ragazze, perché di solito si scambiavano
dolci occhiatine oppure le tre coppiette sedevano vicine e si tenevano per
mano. Speravano che succedesse anche quella mattina, ma non fu così. Liz, Maria
e Isabel passarono tutta l’ora a fissare Joshua. Era più forte di loro, c’era
come una forza misteriosa che imponeva loro di guardare verso di lui, di
pensare a lui. Sapevano di amare i loro fidanzati, ma era impossibile
resistere. Stavano veramente per cedere.
Max, Michael e Alex erano in paranoia, non sapevano più a che pensare. Volevano
solo allontanarsi dall’aula per non vedere più quel massacrante spettacolo. Non
riuscivano a dare una spiegazione al comportamento delle ragazze, soprattutto
per Max fu difficile, visto che Liz non aveva mai guardato un altro ragazzo da
quando stavano insieme. Appena la lezione terminò i ragazzi si fiondarono fuori
dall’aula, mentre le tre ragazze circondarono Joshua.
- Ciao ragazze, stamattina siete stupende! –
- Grazie – rispose in coro, felici di quell’osservazione.
- Oggi pomeriggio avevo intenzione di fare un giro per Roswell, vi va di
accompagnarmi? -
- Certo – risposero prontamente le ragazze.
- Magnifico. Alle tre al Crashdown –
Le ragazze uscirono felici dall’aula, ma si trovarono faccia a faccia coi loro
fidanzati.
- Be’, che vi prende? – chiese Max alla sorella, alla sua ragazza e all’amica.
- Niente, perché? – rispose Isabel.
- Vi abbiamo viste prima. Non avete fatto altro che fissare Joshua – disse
Michael guardando Maria.
- È vietato? – rispose Maria con aria di sfida.
- Potevate anche essere un po’ più discrete! Vi ricordo che siamo noi i vostri
ragazzi – proseguì Max.
- Be’, forse non avete il fascino che ha lui – esclamò Liz. Le amiche
annuirono.
- Liz!! – Max era senza parole. La su Liz non si era mai comportata in quel
modo, non gli aveva mai risposto così. Anche Michael e Alex erano straniti. Da
Maria se lo sarebbero aspetti, ma da Liz… Forse l’olfatto di Max per i guai
funzionava benissimo.
- Va be’, noi andiamo – li riportò alla realtà Isabel.
- Dove andate? – chiese Isabel.
- Che domanda idiota! Andiamo nell’aula di scienze – rispose seccata Isabel.
- Vi è successo qualcosa in questi giorni? – chiese Max, che decise di
prenderla sul diplomatico.
- Sì, abbiamo incontrato un ragazzo strepitoso – rispose Maria sorridendo.
- Intendevo, qualcosa di strano tipo luci bianche, perdite di memoria… -
- Perché non riesci ad accettare il fatto che esista al mondo un ragazzo più
carino di te? Max, io ti amo, sei un bel ragazzo, però Joshua ha qualcosa di
speciale, tutto qua! – rispose Liz calmissima.
- Tutto qua? Cioè, mi ami ma sei attratta da un altro? –
- Più o meno. Ma non ho intenzione di lasciarti. Ora scusateci, ciao – detto
questo Liz si allontanò seguita da Isabel e Maria.
- Questo è solo un brutto sogno! – urlò Max, esasperato.
- Io le donne ne le capirò mai – esclamò Michael, tutt’altro che in vena di
battute. Con Maria aveva avuto molti alti e bassi, si erano lasciati più volte,
ma non l’aveva mai quasi ignorato per via di un altro ragazzo, e la cosa lo
faceva imbestialire.
- Se becco quel damerino da strapazzo gliela faccio vedere io! – disse dopo un
po’ Michael allontanandosi.
- Max, cosa ne pensi? – Alex era rimasto in silenzio perché aveva perso l’uso
della parola e della ragione a sentire le ragazze parlare a quel modo.
- Penso che quel Joshua nasconda qualcosa. Se è così bello, perché anche le
altre ragazze della scuola non gli sono sempre tra i piedi? Ho notato prima che
le altre non lo guardano nemmeno, solo Liz, Isabel e Maria. E questo non mi
piace – fu la risposta di Max.
- Spero solo che sia una cosa passeggera. Non posso pensare che potrebbero
lasciarci per lui. Cavolo, loro sono tre e lui è uno! Possibile che non lo
capiscono? –
- È meglio che ora andiamo in classe. –
Il resto della mattinata proseguì, per così dire, normalmente: Max, Michael e
Alex cercavano di non incrociare le loro ragazze, e queste speravano invece di
incontrare Joshua.
Quel pomeriggio, come stabilito, uscirono con il loro nuovo amico. Lui le
ricopriva di complimenti, le abbracciava, dava loro affettuosi baci sulle loro
guance, e le due terrestri e l’aliena dimenticarono completamente i loro
ragazzi e il sentimento che provavano per loro, avendo solo occhi e pensieri
per Joshua.
Terminata l’uscita, tutti e quattro si recarono al Crashdown, dove trovarono
tutti gli altri, compreso Kyle. Come entrarono Michael si allontanò dalla
cucina e si fiondò su Joshua. Prendendolo per il colletto della giacca, gli
urlò: - Cosa hai fatto? –
Il ragazzo sgranò gli occhi e si divincolò dalla presa: - Ehi, calmati. Che
vuoi? –
- Cosa voglio? Voglio che tu lasci in pace le nostre ragazze! –
- Loro sono mie amiche e mi piace stare con loro. Che male c’è? –
- C’è che preferiscono stare con te invece che con noi. E questo non è normale
–
- Non è un problema mio se voi non siete capaci di tenervi le vostre ragazze –
Michael scoppiò: si avvicinò nuovamente a lui e gli sferrò un pugno. Joshua
cadde a terra.
- Ma cosa ti è preso! Sei impazzito? – urlò Maria.
- Impazzito, io? E tu che lo difendi sei sana? –
- Certo! Lui non ha fatto niente di male. Ha ragione: lui ci fa stare bene, ci
fa ridere, ci fa i complimenti. E voi? Siete solo capaci a vedere nemici
dappertutto e a starvene qui dentro! – anche Maria era furibonda.
- Liz, alzati! – le ordinò Max, vendendo la ragazza inginocchiata accanto a
Joshua mentre gli stava accarezzando l’occhio colpito.
- E perché mai? –
- Non è il caso che ti prendi cura di lui in quel modo –
- Sei anche geloso? Il TUO amico ha colpito il MIO amico, e dovrei venire da te
a dirti che ha fatto bene? – Liz si era alzata e aveva iniziato ad urlare.
Fortunatamente il Crashdown quel giorno era deserto, altrimenti avrebbero dato
uno spettacolo coi fiocchi.
- Ok, breck! Qui stiamo esagerando. Ora ci sediamo e parliamo con calma – Alex
fu il solito pacificatore.
- Parlare un corno! Lui ci ha solo portate a fare un giro per Roswell, e voi lo
ripagate prendendolo a pugni. Begli amici! – urlò Isabel.
- Ti ricordo che noi non siamo suoi amici e che non si deve permettere di
portare in giro le NOSTRE ragazze per tutto il pomeriggio! – anche Alex,
malgrado i buoni propositi, aveva perso le staffe.
- Voi non siete mai amici di nessuno. Non riuscite ad accettare il fatto che
esistono persone normali con le quali si possa uscire e divertirsi! Io sono
stufa di voi, di tutti voi! Alex, considerami una sconosciuta! E lo stesso vale
per voi! – urlò rivolta ai ragazzi.
- Tu sei impazzita. Non puoi lasciarmi solo perché Michael ha dato un pugno a
quel damerino – disse Alex, sbagliando però a chiamarlo damerino, e peggiorando
così le cose.
- Lui non è un damerino! Cosa dovrei dire di te, eh? Non hai un minimo di
personalità, sei sempre l’indeciso del gruppo. L’unica cosa che sai fare è
startene davanti al tuo computer. Io sono stufa di te e di tutti voi! Max,
d’ora in poi non considerarmi più tua sorella… e tu, brutto orso che non sei
altro, non osare più guardarmi in faccia! – Isabel era veramente fuori di sé.
Nessuno l’aveva mai vista così arrabbiata, e nessuno osava credere alle
terribili parole che aveva detto loro. Le altre ragazze le diedero ovviamente
manforte.
- Isabel ha ragione, vi siete comportati veramente male oggi. Non si trattano
così le persone, soprattutto se sono nuovi del posto e devono inserirsi.
Michael, da te ovviamente me lo aspettavo, ma da voi due proprio no… - disse
rivolta a Max e Alex. Poi continuò il suo monologo: - … Ci avete trattate come
se fossimo tre poco di buono che vi tradiscono col primo che capita! Ma vi
rendete conto? Questa è mancanza di rispetto. Mi fate schifo, soprattutto tu,
Max! Alex, ti credevo diverso. Non osate più rivolgermi la parola. – detto
questo Liz corse in camera sua.
- Michael, sei sempre il solito! Non cambierai mai. Io vorrei sapere cosa ho
trovato in un burino come te. Non sai fare altro che prendere a pugni la gente,
solo perché sei troppo insicuro per uno scontro verbale. Ma questa è stata la
goccia che ha fatto traboccare il vaso: fra noi due è finita, per sempre! Non
voglio più avere niente a che fare con voi tre – e così dicendo Maria uscì dal
locale sbattendo la porta.
Isabel si avvicinò a Joshua, che si era alzato da un pezzo, e gli disse: -
Vieni, ti accompagno a casa – e uscì con lui.
I tre ragazzi erano sconvolti, non sapevano se ridere o piangere. Non avevano
mai visto le loro ragazze in quello stato: erano diventate pazze!
- Questa volta non torneranno indietro – disse Alex a testa bassa.
- Non si sono mai arrabbiate così. Mi hanno fatto paura – disse Max.
- Sono matte da legare! Sono io che non voglio più avere niente a che fare con
loro! Ma le avete sentite? – Michael era furioso. Maria gli aveva detto delle
cose terribili e Isabel gli aveva detto di non rivolgergli più la parola. Il
gruppo si era diviso, erano rimasti solamente i ragazzi ancora uniti, almeno
così speravano.
- Bene, noi quattro dobbiamo restare uniti. Dobbiamo scoprire cosa è successo –
disse Max.
- Ma come fai ad essere così calmo? Non le hai sentite? – gli chiese Alex.
- So che è successo qualcosa di strano. Joshua deve avere fatto qualcosa nelle
loro menti, deve essere un alieno, un nemico forse, che vuole dividerci per
poterci battere. Sicuramente vorrà che anche noi ci separiamo, ma non gliela
daremo vinta – Max era convinto che si trattasse di qualcosa di
“soprannaturale”, perché non poteva nemmeno lontanamente pensare che quelle
parole terribili fossero scaturite per volontà della dolce Liz.
- Hai ragione. Avevano una luce diversa negli occhi: odio, rancore. Loro non
sono così. Dobbiamo scoprire cosa è successo – disse Michael riprendendo il
controllo di sé e volendo credere che la sua Maria fosse manipolata quando lo
aveva ingiuriato.
- Dobbiamo seguirlo, cercare di capire qual è il suo piano – suggerì Alex.
- Ora però è meglio se andate a casa a rimettere in ordine le idee. Ragazzi,
siete a pezzi – disse Kyle, che fino a quel momento era rimasto in silenzio
perché non era coinvolto nella discussione.
- Sì, hai ragione. Io tra un po’ svenivo quando Liz mi ha detto che gli faccio
schifo – disse Max.
I ragazzi tornarono a casa più sconvolti che mai.
Liz e Maria intanto piangevano nelle loro camere, non tanto perché avessero
rotto coi loro fidanzati, ma per il modo in cui avevano sospettato di loro e
per il fatto che avessero fatto del male a Joshua. Non riuscivano a pensare
altri che lui, non amavano più i loro ex ragazzi, di questo ne erano
consapevoli, ma non riuscivano a capire perché improvvisamente si fossero
innamorate di un altro ragazzo, che oltretutto non conoscevano nemmeno. Più si
sforzavano di capirlo, e più si scoprivano innamorate di Joshua. La loro mente,
dopo il molto pensare, si arrese e accettò l’evidenza. Ora era guerra aperta:
dovevano fare tutto il possibile per conquistarlo, a costo di litigare con le
altre.
Isabel intanto accompagnò a casa Joshua. Quando furono sul portone di casa sua,
Isabel notò che il suo occhio era già diventato viola, così si offrì di
medicarlo. Joshua la fece entrare e sedette sul divano, mentre Isabel andava in
cucina a prendere del ghiaccio.
- Guarda come ti ha ridotto, quel deficiente! – continuava a ripetere mentre
gli applicava il ghiaccio.
- Dai, non è niente. È solo un pugno. Non è mica il primo che mi prendo! –
- Sì, ma non doveva comportarsi così. Non ne aveva il diritto. Cosa credeva che
avessimo fatto oggi pomeriggio? –
- Non te la prendere. Non pensarci più… Sei stata molto gentile ad
accompagnarmi a casa e ora a medicarmi. Ti ringrazio –
- Di niente. In fondo è anche colpa mia se sei ridotto così – disse Isabel
sorridendo.
- Lo sai che sei bellissima? –
- Be’… grazie – rispose Isabel arrossendo.
Joshua si avvicinò a lei e la baciò. Durante il bacio fu come se la sua mente
venisse svuotata e riempita di nuovi sentimenti, nuovi ricordi, nuove emozioni.
Ora era come se lei fosse in totale potere di Joshua e si sentiva pronta ad
esaudire ogni suo desiderio. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui, per potergli
stare accanto. Qualcosa le diceva che doveva amarlo con tutta se stessa e fare
tutto ciò che lui le chiedeva. Era una sensazione indescrivibile, troppo strana
per poterla definire, ma si sentiva bene: non era più arrabbiata, anzi, non
gliene importava assolutamente niente di Max, Michael e Alex, avrebbero potuto
morire il giorno dopo e lei non avrebbe versato una lacrima per loro. Questo in
un primo momento la spaventò, lei non era così, era pur sempre la sorella di
Max; ma poi una vocina nella sua testa le disse di non pensare a loro, di
lasciarsi completamente andare e di fare ciò che le diceva Joshua.
Quando il bacio terminò e Isabel tornò, almeno apparentemente, in sé, i due
ragazzi si salutarono.
Max, arrivato a casa, si chiuse in camera sua e vi restò fino all’ora di cena.
Non riusciva a non pensare a Liz, a quello che gli aveva detto, al suo sguardo
pieno di rabbia; lui la amava e stare con lei era l’unica cosa che volesse
nella vita, e ora tutto era sfumato solo per un ragazzo venuto da chissà dove e
per chissà quale motivo. Max era fermamente convinto che Joshua non fosse
giunto a Roswell per cercare di superare il dolore della morte dei suoi
genitori, ma che avesse un preciso piano in mente: quello di disfare
completamente il gruppo per una ragione che gli era ancora sconosciuta.
Era seduto a tavola quando rientrò Isabel. La ragazza si sedette ed iniziò a
mangiare. I genitori dei due ragazzi chiesero loro come avevano trascorso la
giornata, ma né Max né Isabel proferirono parola. Se ne stavano lì seduti a
giocare con il cibo che avevano nel piatto, senza guardarsi mai, senza dire
niente. I genitori si preoccuparono: - Ragazzi, c’è qualcosa che non va? Avete
litigato? –
- Non è niente – riuscì a rispose Max senza alzare gli occhi dal piatto.
- Non è possibile. Non mangiate, non parlate. Su, raccontatemi cos’è successo –
disse la madre.
- Ti ho detto che non è niente. Non voglio più parlarne – rispose Max.
- Max, cerca di rispondere coi dovuti modi a tua madre – la cosa che il padre
proprio non tollerava era la mancanza di rispetto nei confronti dei genitori.
- Scusate, ma non me la sento di parlare. Ma state tranquilli, si aggiusterà
tutto – si scusò Max. La madre annuì.
- Isabel, tu invece cos’ha? – le chiese il padre.
- Nemmeno io ho voglia di parlarne. Ma sono sicura che non si aggiusterà
niente, non si aggiusterà mai. È definitivo –
- Hai litigato con Alex? – le chiese la madre.
- Ho litigato con tutti, ma non mi interessa. Ho capito tante cose, in primo
luogo come è fatta quella persona che credevo mio fratello. Ora scusate, ma
sono molto stanca. Buonanotte – e così dicendo si avviò verso camera sua.
Prima che i genitori rivolgessero a lui tutte le domande, Max disse: - Anch’io
sono molto stanco. Notte – e se ne andò. Philip e Diane si guardarono stupiti
del comportamento dei loro figli e continuarono a mangiare, sicuri che il
giorno dopo tutto si sarebbe sistemato. Non era certo la prima volta che Max e
Isabel litigavano!
Le cose purtroppo non migliorarono: i due fratelli non si guardavano mai, non
parlavano, non ridevano, e i genitori iniziarono a preoccuparsi, anche se non
osarono mettersi in mezzo.
Col resto del gruppo di certo non andava meglio: ragazze da una parte, ragazzi
dall’altra. Quando passavano per i corridoi non alzavano nemmeno la testa per
guardarsi e non si salutavano assolutamente. Erano come estranei, e tutti a
scuola lo notarono, ma nessuno osò chiedere.
La scuola terminò e per tutti fu un sollievo, perché i ragazzi non dovevano più
ignorare le ragazze, e viceversa, ma ognuno poteva andare tranquillamente per
la propria strada senza essere costretto ad incontrare “la parte avversaria”
tutte le mattine.
I ragazzi andavano di rado al Crashdown, solo Michael era costretto ad andarci
tutti i giorni, perché ci lavorava, e la situazione era veramente pesante.
Vedere Liz e Maria che continuavano a confabulare tra di loro, sicuramente alle
sue spalle, non lo confortava; vederle poi che flirtavano con Joshua lo rendeva
isterico, sia perché era ancora innamorato di Maria, sia perché era dispiaciuto
per Max. E proprio al Crashdown, anzi, nuovamente al Crashdown, un altro gruppo
si sciolse: quello delle ragazze. Se il piano di Joshua era quello di dividerli
completamente, ci stava riuscendo benissimo, e si stupì nel constatare che non
erano così uniti come sembravano.
Joshua se n’era appena andato, dopo aver dato un bacio sulla guancia alle tre
ragazze, quando Isabel esclamò: - Cavolo, l’altro giorno mi bacia sulla bocca,
e ora mi dà solo un bacio sulla guancia! – Michael trasalì. Non poteva credere
alle sue orecchie: Isabel aveva baciato un altro ragazzo. Era assurdo! Qui
stava veramente accadendo qualcosa di grosso.
- Che cosa!?! – esclamarono le altre due amiche in coro.
- Sì, quando abbiamo litigato con gli altri, l’ho accompagnato a casa, poi sono
entrata per curarlo perché aveva già l’occhio nero, e… ci siamo baciati –
- Ma se mi ha detto che non gli interessavi… certo che non è molto di parola –
disse Maria.
- Veramente sei tu che non gli interessi – rispose Isabel.
- Scusate, ma a me ha detto che vuole solo me. Rassegnatevi – fu la volta di
Liz.
- Ma certo, ora ho capito: voi due non state facendo altro che dire bugie solo
per averlo tutto per voi, ma alla fine lo avrà solamente una, e quella sono io
– disse Maria.
- E perché mai? –
- Perché la prima che ha conosciuto sono io –
- Questo non vuol dire niente. Ci sono due bionde e una mora, così
nell’imbarazzo tra le due bionde sceglie la mora – fu la stupida risposta di
Liz.
- I ragazzi preferiscono le bionde! – le ricordò Isabel.
- Comunque, vi conviene farvi da parte perché non lo mollerò per voi – avvertì
Maria.
- Ma chi ti credi di essere? Io sono cento volte più bella di te! – urlò
arrabbiata Isabel.
- Voi due siete troppo volgari. Lui preferisce le ragazze acqua e sapone come
me. Non avete speranza – difese la sua causa Liz.
- Bene, se la mettiamo così, allora è guerra. Tanto si sa già chi vince… -
disse Maria.
- Io – risposero in coro Liz e Isabel.
- Voi due non potete competere con me: tu Liz, sei proprio insipida, non sei
appariscente. Nessuno si accorgerà mai di te. Invece tu, Isabel sei troppo
riservata per poter far colpo sui ragazzi. Io invece sono sia appariscente che
espansiva, perciò è vinta in partenza – Maria era caricatissima.
- Tu sei solamente un’oca, non espansiva, un’oca! – fu la volta di Liz.
- Okay, abbiamo capito che vogliamo tutte e tre lo stesso ragazzo, perciò
vediamo chi lo avrà. A quanto pare la nostra amicizia è diventata impossibile,
perciò io vado per la mia strada. Ciao, ochette – disse Isabel andandosene.
- Ochetta sarai tu! – le urlò dietro Maria. Poi aggiunse: - Ha ragione lei. Be’,
noi due dovremo lavorare insieme, ma non sarà un problema non rivolgerci la
parola, vero? –
- Certo. Ma guarda te se mi tocca lavorare con una puttanella! – disse Liz.
- Come mi hai chiamato? –
- Col nome di quella che sei. Non perdi occasione per sbavare dietro a un
ragazzo. Mi fai schifo! –
Maria le mollò uno schiaffo. Liz si riprese quasi subito e partì all’attacco.
Se le davano di santa ragione, quando Michael decise di intervenire per
dividerle.
- Ehi, smettetela! – urlò gettandosi in mezzo e beccandosi un calcio.
- E tu che vuoi? – chiese Maria.
- Che la smettiate. State dando spettacolo. Se non ve ne siete rese conto,
siete in un locale pubblico. Rimandate a dopo le vostre discussioni. E ora per
piacere tornate a lavorare –
- Non finisce qui – minacciò Liz.
- Ci puoi giurare – fu la risposta di Maria.
E anche il gruppo femminile fu sciolto. Ora uniti rimanevano solamente i
ragazzi, e loro non si sarebbero fatti influenzare. Dovevano restare amici per
scoprire cosa stava succedendo.
Dopo quel giorno l’aria al Crashdown diventò gelida: gli unici tre dipendenti
del locale non si rivolgevano la parola, e Maria e Liz non perdevano occasione
per farsi lo sgambetto o spintonarsi. Se non fosse così preoccupato per la loro
sorte, Michael sarebbe morto dal ridere ogni volta che facevano così, perché si
comportavano proprio come delle bambine. Le cose purtroppo non migliorarono, ma
in cuor suo Michael sapeva che tutto si sarebbe aggiustato.
I ragazzi decisero di far finta di non essere più amici: quando erano in
pubblico si dovevano comportare come se non si rivolgessero la parola, non
dovevano nemmeno guardarsi, ma poi alla sera si riunivano tutti a casa di
Michael per discutere sugli avvenimenti della giornata.
- Ieri ho sentito mia sorella che progettava un’uscita con Joshua. A quanto
pare ha scelto lei – disse Max agli altri tre.
- Sai dove la porta? – chiese Alex.
- Credo in un locale qui. Dobbiamo seguirli – disse Max.
- Sì. È la cosa migliore. Magari ora che crede che siamo proprio tutti divisi,
per lui è giunto il momento di attaccare. Dobbiamo essere pronti – disse
Michael.
- Infatti. Io e Michael domani li seguiremo. Voi rimanete qui, ma prima andate
dallo sceriffo a dire che forse c’è una persona pericolosa in città e che ce ne
stiamo già occupando. Mi raccomando, cellulare e chiavi della macchina in mano.
Se le cose si mettono male abbiamo bisogno di rinforzi – disse Max.
- Certo. A che ora escono? – volle sapere Kyle.
- Alle 7.30. Noi ci troviamo qui alle 7.00, vediamo gli ultimi dettagli e poi
scatta il piano, ok? –
- Ok –
Il giorno dopo Max esce di casa alle sei e mezza e si reca da Michael. Alle
7.20 i due ragazzi vanno a casa di Max e Isabel. Max fa finta di essere tornato
a casa dal sui giretto, mentre Michael è nascosto nel retro del giardino. Come
Isabel e Joshua partono, Max raggiunge Michael e si gettano all’inseguimento.
Dopo circa dieci minuti di strada Max e Michael si accorsero che la strada che
stavano percorrendo non era quella che portava in un ristorante, ma…
- Max, stanno andando nel deserto! –
- Lo vedo. Cosa andranno a fare là –
- Magari vogliono passare una serata romantica –
- No. Isabel ha detto ai miei che andavano fuori a cena e lei non è il tipo di
fare un picnic al primo appuntamento. Ho un brutto presentimento –
- Credi che voglia il Granilith? Che sia uno skin? –
- È molto probabile. –
- Max, accelera, sorpassali, mettiti davanti, fai qualcosa! – Michael fu a dir
poco preso dal panico.
- Stai tranquillo. Li continueremo a seguire e quando non se l’aspetta gli
piombiamo addosso –
Dopo altri cinque minuti, l’automobile di Joshua si fermò: erano nel pieno del
deserto, molto vicino alla grotta col Granilith. I due giovani scesero
dall’auto e si diressero proprio verso l’entrata della grotta. Max e Michael
scesero a loro volta e li seguirono cercando di nascondersi nelle spaccature
delle rocce.
Isabel era in pieno controllo di Joshua: ogni cosa che lui diceva, la ragazza
faceva senza nemmeno rispondere. Giunsero all’entrata della grotta e Joshua le
disse: - Ora aprila –. Isabel posò la sua mano sopra l’impronta, e la porta
della caverna si aprì. Joshua entrò, seguito da Isabel, che non aveva la forza
di allontanarsi da lui. Appena furono all’interno, il ragazzo le disse: - Dammi
il Granilith –. Senza alcuna protesta, l’aliena prese il Granilith e glielo
pose. Proprio in quel momento Michael e Max fecero irruzione nella caverna.
- Joshua, fermati! – urlò Max.
Il ragazzo si stupì molto della presenza dei due: - E voi che ci fate qui? –
- Ridaccelo – ordinò Michael.
- Non posso. –
- Sei uno skin? Ti manda Kivar? – chiese Max.
- No. Non serve a me il Granilith. Io ho solo il compito di portarlo su Antar,
poi non so che fine farà –
- Cosa vuoi dire? – chiese Max.
Isabel intanto era immobile dietro a Joshua. Aveva lo sguardo perso nel vuoto e
non muoveva un solo muscolo, non chiudeva nemmeno le palpebre.
- Cosa hai fatto a Isabel e alle altre? – chiese ancora Michael.
- Una cosa per volta. Io non vengo da Antar, vengo da Mersen, un pianeta in
un’altra galassia. Mi chiamo Aleo e sono un mercenario intergalattico. Io vengo
assoldato per svolgere delle missioni ad alto rischio, basta che paghino bene.
–
- Chi ti ha assoldato? –
- Una ragazza di Antar, non mi ha detto il suo nome. Ha detto che dovevo venire
qui, dividere il vostro gruppo e portarle il Granilith. –
- Perché? –
- Perché non vuole che voi torniate su Antar a portarle via il trono e il
bambino –
- Tess! – esclamarono i due ragazzi.
- In che veste è venuta da te? –
- Regina di Antar. –
- Che cosa!? –
- Sì. Lei ha fatto uccidere Kivar da alcuni soldati e ha sposato uno di questi.
Ora lei è la regina e governa con quel soldato, ora re. –
- E cosa le fa credere che noi vogliamo andare su Antar? –
- Non lo so. Non me l’ha detto. Vuole solo il Granilith. Nient’altro. –
- Cos’hai fatto alle ragazze? –
- Ho dovuto usare il mio potere. Ho manipolato le loro menti, le ho fatte
innamorare di me e ho fatto fare loro tutto ciò che volevo. –
- Può cessare l’effetto? –
- Sì, se muoio o mi allontano –
- Bene, visto che non vogliamo ucciderti, perché non sei uno skin, ridacci il
Granilith e vai via. –
- Non posso. La ragazza che mi assoldato mi farebbe uccidere –
- Ok, l’hai voluto tu… -
Michael allungò una mano e usò il suo potere per cercare di far volare il
Granilith dalle mani di Aleo alle sue. Il ragazzo però era molto forte, e non
riuscì a toglierlo dalla stretta. Passarono alcuni minuti in cui il mercenario
cercava con tutte le sue forze di trattenere l’oggetto nelle sue mani, mentre
Michael si concentrava al massimo per portarglielo via. Aleo d’un tratto mollò
bruscamente la presa, non dando il tempo a Michael di diminuire il suo potere.
Il Granilith volò ad una velocità impressionante attraverso la stanza e andò a
sbattere violentemente contro la testa di Michael, facendolo cadere a terra
privo di sensi. L’oggetto rimbalzò ad una grande velocità e si schiantò a
terra, rompendosi.
- Nooooooooo! – urlò Max. Fece appena in tempo a capire quello che era
accaduto, che lui e Isabel svennero raggiungendo Michael a terra.
Aleo, resosi conto dell’impossibilità di utilizzare il Granilith per i reali di
Antar, scappò.
Dopo qualche minuto i tre alieni rinvennero.
- Cos’è successo? – chiese Michael.
- Siamo svenuti… - disse Max ancora stordito.
- Ahia, che mal di testa! Ma cosa…? Max, Michael, cosa ci fate qui? – chiese
Isabel.
- Non ti ricordi nulla? –
- Sì, ricordo che dovevo andare a cena con Joshua. Cos’è successo poi? –
- Che invece ti ha portato nella grotta e ti ha fatto prendere il Granilith per
lui – rispose Michael.
- Il Granilith!! – esclamò Max.
- Oddio, è rotto! – urlò Isabel spaventata a morte.
- E adesso? – chiese Michael ancora intontito.
- Non ne ho idea. Il Granilith è l’unico modo che abbiamo per tornare su Antar,
ma se non sbaglio è anche la fonte dei nostri poteri. – disse Max.
- Credi che… - iniziò Isabel, incapace di continuare. Quello che pensava era
terribile.
- Proviamo – Max si concentrò cercando di cambiare colore ai suoi jeans, ma non
accadde nulla. Guardò gli altri con occhi pieni di paura. Anche gli altri due
alieni provarono ad utilizzare i loro poteri, ma non accadeva nulla.
- Cosa facciamo senza i poteri? – chiese Michael.
- Quando ci attaccheranno, come ci difenderemo? – Isabel aveva iniziato a
piangere.
- Non lo so proprio. Mi dispiace. Non ho saputo proteggervi, ho lasciato che
tutto accadesse senza sapere cosa fare. Ho sbagliato a non andare da Joshua e
affrontarlo – si rimproverò Max.
- Smettila, tu non centri niente. La stupida qui sono io. Mi sono fatta
abbindolare da uno sconosciuto. Ho tradito voi due, la mia unica famiglia, per
un mercenario assoldato da Tess. – Isabel non smetteva di singhiozzare.
- È inutile stare qui a rimuginare, dobbiamo continuare a vivere e scoprire un
altro modo per andare su Antar, e soprattutto come far tornare i nostri poteri
– disse Michael pratico.
- Passi per trovare un altro modo per andare su Antar, ma come facciamo ad
usare i poteri se il Granilith non c’è più? Senza di lui noi siamo tre comuni
terrestri, non siamo più i reali di Antar. Chi vorrebbe tre reali senza alcun
potere! – disse Isabel.
- Ci penseremo. Ora è meglio se torniamo a casa – disse Max.
- Andiamo al Crashdown e chiamiamo anche gli altri. Sicuramente non saranno più
sotto l’influenza di Aleo. Hanno bisogno di spiegazioni – disse Michael.
Intanto Maria e Liz, che erano al Crashdown a pulire dopo la chiusura, d’un
tratto ebbero un capogiro. Videro tutto buio per qualche istante e poi tutto
tornò come prima. Si sentivano diverse, non capivano bene cosa era accaduto, ma
dopo qualche minuto tutto era perfettamente chiaro nella loro mente: Joshua le
aveva stregate in qualche modo e loro si erano comportate veramente male con
gli altri. Dovevano chiedere scusa a tutti, sperando che non fosse troppo
tardi. Si alzarono dalla poltrona in cui si erano sedute nel momento dello
sbandamento e si abbracciarono piangendo, chiedendosi così scusa per tutte le
cattiverie che si erano dette in quei giorni.
Dopo una decina di minuti Max, Michael e Isabel bussarono alla porta del
locale. Erano visibilmente sconvolti, e speravano che non fosse per colpa loro.
- Oh, Max… - disse Liz andando ad abbracciare il suo adorato Max.
- Liz, stai bene? –
- Certo, ora che sono qui con te. Scusami per tutte le cattiverie che ti ho
detto, non le pensavo, è che… -
- So tutto, stai tranquilla. Ora aspettiamo gli altri e poi vi spieghiamo
tutto. Non c’è bisogno di nessuna scusa. –
- Isabel, Michael, scusatemi per quello che ho detto e fatto. – disse Maria.
- Scusami anche tu. Sono stata proprio una vipera. – le due amiche si
abbracciarono. Michael rimase in disparte poi, quando Maria e Isabel si
sciolsero dall’abbraccio, attirò a sé Maria e la baciò con tutto l’amore che
aveva tenuto dentro per tutto quel tempo.
Dopo qualche minuto arrivarono anche gli altri. Erano tutti riuniti e i tre
alieni presero la parola.
- I litigi che sono successi non li avete voluti voi, ma è stato Joshua, ovvero
Aleo, un mercenario che è stato assoldato da Tess per dividerci e prendere il
Granilith – iniziò Max.
- Che cosa!?! Tess? – esclamò Kyle che, nonostante tutto, sentiva ancora la sua
mancanza.
- Già. Lei ora è la regina di Antar. Ha fatto uccidere Kivar e governa con il
suo nuovo sposo. Ha voluto prendere il Granilith perché non vuole che noi
andiamo su Antar a rubargli né il trono né il figlio – spiegò Michael.
- Se fosse tutto qui, saremo tranquilli. Il problema è che, nello scontro si è
rotto il Granilith, e noi tre siamo senza poteri – rivelò Isabel.
- Senza poteri? –
- Esatto. Siamo normali terrestri come voi ora, e se non troviamo un modo per
riaverli, lo saremo per sempre. – spiegò ancora Max.
- E secondo voi è tanto terribile? – chiese Alex.
- Non ne ho idea. Dobbiamo provarci –
- La cosa di cui abbiamo paura, non è essere terrestri, ma il fatto di non
poterci difendere in caso di attacco – disse Michael.
- Questo sì che sarebbe un guaio. L’unica cosa è sperare che nessuno attacchi,
ma nessuno è così stupido da lasciarsi scappare un’occasione del genere – disse
Liz visibilmente preoccupata.
- Esatto. Be’, le cose più importanti le sapete, quindi ora è meglio andare a
dormire – propose Max.
- Sì, a domani – dopo il bacio della buonanotte tutti andarono nelle proprie
case.
Non ci fu verso però per Max, Michael e Isabel di dormire quella sera. Isabel
era tesa come una corda di violino, aveva paura di ogni rumore che sentiva. Si
sentiva vulnerabile come mai lo era stata. Aveva sempre sognato di poter essere
terrestre come gli altri per non doversi più nascondere nel suo guscio, e ora
che finalmente lo era diventata, aveva una paura terribile di venire attaccata
e di non farcela, né lei, né i suoi fratelli.
Max e Michael avevano i suoi stessi pensieri: avevano paura per loro stessi e
per i terrestri che avevano sempre protetto. Ora tutti sarebbero stati
vulnerabili, ed era tremendo per loro sentirsi così. Speravano solo di trovare
presto un altro modo per avere i poteri, altrimenti avrebbero vissuto avendo
paura anche della loro ombra.
La mattina successiva si recarono tutti al Crashdown per continuare i discorsi
della sera precedente.
- Oggi è il vostro primo giorno da normali terrestri, come vi sentite? – chiese
Maria.
- Non abbiamo ancora realizzato la cosa. So solo che stanotte non ho chiuso
occhio e saltavo ad ogni rumore che sentivo – disse Isabel.
- Izzy, potevi venire in camera mia, tanto nemmeno io dormivo – le disse il
fratello.
- Se è per questo nemmeno io ho chiuso occhio – confessò anche Michael.
- Capito. Notte in bianco per tutti. Ragazzi, dopotutto non è così male essere
normali terrestri: non c’è l’FBI che vi cerca, non ci sono più i cacciatori di
alieni, potete vivere senza la paura di essere scoperti… - cominciò a dire Kyle
per tirare loro un po’ su il morale e infondere un po’ di coraggio.
- Certo, questo è vero. Però i cattivi sanno chi siamo e di certo non
rinunceranno ad attaccarci solo perché non abbiamo più i poteri, anzi… - disse
sconsolato Max.
- Ok, ora non pensateci più. Oggi farete i normali terrestri. Noi ragazze
andiamo al centro commerciale a comprare tutto quello che ci capita a tiro e
voi quattro maschietti, perché non fate una partita a basket o che so io? –
propose Liz.
- Ottima idea. È un po’ che non vado a rifornirmi al centro commerciale –
acconsentì Isabel.
- E io è un bel po’ che non gioco a basket – disse Max contento del programma
della giornata.
- Bene, ci troviamo qui dopo, così ci dite com’è andata – disse Maria.
Il gruppo così si divise e ognuno si preparò a passare una giornata
completamente normale.
Al termine della giornata gli alieni erano molto più sollevati. Avevano
scoperto che in fondo non era poi così male non avere alcun potere e non avere
sempre la paura di essere scoperti. Finalmente potevano comportarsi come
normali diciottenni e potevano una volta tanto fare a pugni con qualcuno
normalmente, senza trattenersi o aver paura di fare seriamente male
all’avversario con i propri poteri. Michael fu il più contento, perché era
quello che sapeva meno dominare le proprie facoltà, nonostante la sera
precedente avesse dato prova di una grande dimestichezza. Anche Isabel era
felicissima perché finalmente poteva uscire completamente dal guscio e vivere
pienamente la vita. Max era sempre stato abituato ad essere il loro protettore,
colui che si preoccupava di non essere scoperti, di guarire le persone, e ora
si sentiva in un certo senso, vuoto di qualcosa, come se mancasse una parte
importante di sé, ma sapeva che Liz lo avrebbe fatto stare bene solo con un
semplice bacio o abbraccio.
I ragazzi trascorrevano tutte le giornate insieme andando al Crashdown, facendo
passeggiate per il deserto, questa volta senza più dover scoprire chissà quale
segreto, giocando a basket o pallavolo, andando al cinema; insomma,
comportandosi come normali ragazzi di 18 anni in vacanza.
Purtroppo la pace durò molto poco, perché qualche settimana dopo la nuova vita
dei tre alieni, giunsero sulla Terra tre uomini. Questi si presentarono al
Crashdown armati di strani oggetti e costrinsero tutti i clienti del locale ad
andarsene facendo rimanere solo il gruppo di alieni e terrestri.
- Chi siete, cosa volete? – chiese Max spaventatissimo. Avrebbe dato qualsiasi
cosa per poter creare una barriera che potesse proteggere la sua Liz.
- Siamo stati mandati qui dalla nostra regina, la grande Ava. Lei è molto
arrabbiata con voi perché avete distrutto il Granilith. Non lo voleva solo per
impedirvi di tornare su Antar, ma anche perché grazie al Granilith poteva
conquistare nuovi pianeti senza alcuna fatica. Voi avete rovinato i suoi piani
e perciò dovete morire – disse uno di loro.
- Abbiamo rotto il Granilith, perciò non abbiamo più alcun potere. Siamo
totalmente indifesi. – disse Isabel, sperando nella loro clemenza.
- Meglio ancora. Meno fatica – disse un altro soldato.
- Ma vi rendete conto di quello che state dicendo? Siete esseri spregevoli,
senza cuore! – Kyle si era arrabbiato molto, perché odiava chi approfittava
della debolezza dell’avversario per infierire. Urlando agitò il braccio destro
e il soldato che aveva appena parlato fu scaraventato contro la porta del
Crashdown.
- Ma… Kyle, com’è possibile? – Isabel era basita. Com’era possibile che Kyle
avesse dei poteri?
- Ava ci ha detto che erano altri gli alieni, non tu – disse uno dei due
soldati che erano rimasti in piedi.
- Io… - Kyle si guardò le mani con curiosità, con un misto di paura e orgoglio
per quello che aveva fatto. Anche lui non riusciva a capacitarsi di quello che
aveva appena fatto.
- Comunque contro le nostre armi non puoi niente – disse il soldato che era
stato colpito, rialzandosi.
Appena ebbe pronunciato quelle parole, il suo compagno puntò l’arma contro il
gruppo impaurito e sparò. Il raggio di luce non colpì nessuno. Dopo qualche
secondo aprirono gli occhi e videro di fronte a loro una barriera verde e Liz
che tendeva il braccio destro.
- Liz… hai creato la barriera? – le chiese Max stupito.
- Credo di sì. Non so come ho fatto. Ho avuto paura e… – rispose la ragazza più
stupita di lui.
- Non capisco, perché loro hanno i nostri poteri? – chiese Michael.
- Che il Granilith abbia trasferito i nostri poteri ai terrestri? – azzardò
Isabel.
- Mi sembra una cosa strana… - disse Max pensieroso.
- Possiamo difenderci, ma non attaccare. Non ce la faremo all’infinito – disse
Maria.
- Kyle, Liz, dovete concentrarvi, dovete creare un fascio di energia che li
colpisca. Ora prendetevi per mano e pensate intensamente che si formi un campo
di energia da scagliare contro i tre soldati. Forza… - disse Max poggiando una
mano sulla spalla di Liz per infonderle coraggio, e concentrandosi lui stesso.
La forza dell’abitudine ebbe il sopravvento.
Liz e Kyle fecero come l’amico aveva suggerito e, dopo qualche secondo di
concentrazione, partì dalle loro mani unite un raggio accecante che si diresse
verso i tre soldati disintegrandoli. Il soldato più vicino a loro però, appena
fu colpito, fece partire accidentalmente un colpo, che prese in pieno Liz.
Tutti erano concentrati sui tre soldati e dapprima non si accorsero della
ragazza a terra in una pozza di sangue. Quando tutto fu finito la videro e si
precipitarono da lei.
- Liz! Liz, cos’è successo? – le chiese Maria inginocchiandosi accanto a lei.
- M… Max! – riuscì a sussurrare la ragazza.
Max le fu subito accanto. Quando vide che era in fin di vita, iniziò a piangere
e a disperarsi.
- Liz, amore mio, resisti! Ti guariremo! Tu non morirai, non mi lascerai, Liz!
Non chiudere gli occhi. Resisti. Guardami… guardami… -
Maria fu presa da una crisi di panico, continuava a saltare senza smettere di
piangere e urlare: - Liz! Liz! –
Gli altri del gruppo di certo non reagirono meglio: erano tutti sconvolti,
tutti piangevano e non sapevano più cosa fare.
- Chiamiamo un’ambulanza – suggerì Michael.
- Credi che… che la possano salvare? – chiese Isabel, pregandolo con gli occhi
di rispondere di sì.
- Non lo so, ma… proviamoci dannazione! –
Michael prese il cellulare di Isabel e chiamò.
Intanto Max era ancora inginocchiato a terra, riverso su Liz, che stava
lentamente perdendo i sensi.
- Amore mio, chissà quanto soffri! Non mi puoi lasciare. Io ho bisogno di te.
Io non vivo senza di te. Ti prego, dimmi qualcosa… ti prego! – continuava a
urlare piangendo, tenendo abbracciata la sua Liz.
- T… ti a… amo – riuscì a dire la ragazza prima di svenire.
- Anch’io ti amo, Liiiiiiiiiz!! – Max era incapace di pensare, di agire, vedeva
solo la persona che amava di più al mondo mentre stava morendo tra le sue
braccia, e non poteva fare niente. Senza nemmeno accorgersene, posizionò la sua
mano sulla ferita di Liz, e prese a dire: - Guarisci, ti prego! Ti prego, ho
bisogno dei miei poteri! Liz, non mi puoi lasciare, io ti amo troppo. Anche se
dovessi riaverli un solo istante per guarirti, voglio i miei poteri, voglio
guarirti. Amore mio, non morire… - In quell’istante la sua mano venne avvolta
da una luce gialla e il petto di Liz si illuminò. Max aveva gli occhi chiusi,
perciò non si accorse che la stava guarendo. Dopo qualche secondo Liz riaprì
gli occhi e disse: - Ma che cosa…? –
Max riaprì di scatto gli occhi e la vide: viva, senza nemmeno un graffio, la
ferita era sparita e capì: l’aveva salvata, i suoi poteri erano tornati.
Tutti si precipitarono accanto a Liz, l’aiutarono ad alzarsi e le chiesero come
stesse.
- Sto bene, sto bene. Max, mi hai salvato di nuovo. Stavo morendo una seconda
volta e mi hai salvato. I tuoi poteri sono tornati, solo per salvare me! –
disse la ragazza piangendo.
- Ho pregato perché tornassero solo per salvarti, non mi interessa se ora non
li ho più, ho te e questo mi rende felice più di ogni altra cosa –
- Ho avuto tanta paura, avevo tanto freddo, tanto dolore, poi qualcosa di caldo
si è impossessato di me e mi ha portata indietro, ho visto il tuo volto che mi
diceva di tornare e io ti ho ascoltato. –
- Ora vai a riposarti in camera tua. – disse Max prendendola in braccio e
salendo le scale che portavano al piano superiore. La coricò sul letto e
sedette al suo fianco. Dopo poco Liz si addormentò e Max rimase accanto a lei
ad accarezzarle i capelli. Dio, com’era felice. Aveva salvato la vita alla sua
Liz e niente al mondo avrebbe più potuto fargli del male, perché il suo amore
era con lui.
Dopo qualche minuto arrivò l’ambulanza. Entrarono due paramedici muniti di
barella: si aspettavano un ferito da arma da fuoco.
- Salve, è qui? – chiese un paramedico.
- Non è necessario. Sta bene. Era a salve. Era solo svenuta. Ora è nel letto
che dorme, se volete visitarla… ma sta bene – disse Maria piangendo dalla
gioia, ora.
- D’accordo, andiamo a visitarla – I medici salirono al piano superiore e
visitarono la ragazza.
- È tutto a posto. Sta benone – fu il verdetto dei due medici.
- Meno male. Grazie per essere venuti. Arrivederci – disse Isabel.
- Arrivederci. –
Finalmente tutto era finito, la loro adorata Liz era sana e salva, i cattivi
erano stati sconfitti, probabilmente erano tornati i poteri a tutti, e
speravano in un periodo di pace e tranquillità.
Dopo qualche ora Liz si volle alzare, così lei e Max raggiunsero gli altri al
piano di sotto.
- Liz, quanto mi hai fatto spaventare! – le disse Maria correndole incontro e
abbracciandola.
- È tutto passato. Ora sono qui –
- Liz, non farlo mai più – disse Alex, anche lui abbracciandola.
Furono interrotti da un bagliore accecante proveniente dalla porta, e poco dopo
si materializzò la madre di Max e Isabel.
- Mamma! – esclamarono i due alieni.
- Ciao figlioli, sono fiera di voi – disse la madre sorridendo.
- Perché? –
- Perché vi devo spiegare un po’ di cose… innanzitutto, sono stata io ad
architettare tutto –
- Tu? –
- Sì, perché era giunto il momento che io capissi se eravate degni di essere
gli eredi al trono di Antar. So che voi siete i reali di Antar, ma col tempo le
persone cambiano, credono in altri valori, perciò ho dovuto creare tutto questo
marasma –
- E Aleo, e Tess? – chiese Isabel.
- Aleo in realtà è il consigliere di palazzo. Mi è sempre stato fedele e mi ha
fatto questo piccolo piacere. Gli ho donato il potere di prendere possesso
delle menti altrui perché doveva dividere il gruppo e impossessarsi del
Granilith, anzi, doveva romperlo…-
- Ma, i nostri poteri? –
- Quel Granilith era finto. Il vero l’ho nascosto in un posto sicuro, sempre
all’interno della grotta, ma dove voi non potevate vederlo. Il Granilith che
avete rotto non era che un semplice oggetto della sua forma e colore. I vostri
poteri non provengono dal Granilith, ma dall’amore, dalla comprensione,
dall’altruismo. Era questo che dovevate capire, e ci siete riusciti molto bene
–
- E perché non potevamo usare i nostri poteri prima di oggi? –
- Perché io vi ho fatto credere che non potevate. Dovevate trovare forza in voi
stessi, provare ad essere umani e apprezzarlo, e infine dominare le vostre
emozioni e salvare il prossimo, anche quando si tratta di una persona così cara
–
- E i soldati, la storia di Tess? –
- I soldati erano delle proiezioni di alcuni alieni. Li ho muniti di corpo
affinché voi potevate sconfiggerli. Era ovviamente stabilito che uno di loro
colpisse Liz, cosicché tu, Max, scoprissi il vero segreto dei vostri poteri.
Sei stato magnifico, veramente. Per quanto riguarda Tess, lei è tornata su
Antar con tuo figlio, ma è stata imprigionata per alto tradimento, e così anche
Kivar. Il bambino invece cresce sereno credendo che sua madre è morta e suo
padre partito. Non vogliamo che sappia che Ava è sua madre, sarebbe un brutto
colpo per lui vederla rinchiusa e capire che è una traditrice – continuò la
madre.
- Perché Liz e Kyle hanno manifestato dei poteri? –
- Perché quando Max li ha salvati ha modificato le loro molecole danneggiate,
trasferendo in loro alcune cellule aliene, ecco perché nel momento del maggior
pericolo si sono manifestati i poteri. Questo succederà ancora se vi trovate in
serio pericolo. –
- Perché hai i poteri solo Max? –
- No, li avete anche voi. Li ha manifestati solo lui per ora perché è lui il
re, è lui che deve guidarvi verso la salvezza, verso l’amore e la pace. È dal
cuore di Max che nascono i poteri, non dal Granilith. Se lui non fosse riuscito
a salvare Liz voi avreste dimenticato tutti gli avvenimenti di questi giorni e
voi tre avreste dimenticato di essere alieni, vivendo da normali terrestri. Non
sarebbe successo niente di male, ma forse avreste vissuto in un’altra città
senza conoscere delle splendide persone come questi ragazzi –
- E ora cosa succederà? Dobbiamo tornare su Antar? –
- Non ce n’è bisogno. Kivar èrinchiuso, perciò nessun pericolo minaccia Antar.
Inoltre è impossibile dividervi, voi siete troppo uniti. Non posso dimenticare
che grazie all’amore che Max prova per Liz che ha superato la prova da me
imposta. Vi prego di scusarmi, ma era necessario per capire. Ora posso stare
tranquilla, perché so che se Antar avrà bisogno di voi ci andrete, sistemerete
le cose e poi tornerete qui dai vostri amati. –
- Quindi non dobbiamo formare le coppie originarie? –
- Assolutamente no, a meno che voi non lo vogliate. So che è stato molto
difficile per voi accettarlo, infatti avete girato le spalle al vostro destino,
costringendomi a sottoporvi a questa prova. Ho capito che ognuno si crea il
proprio destino, niente è già scritto, e comunque può essere modificato, come è
successo a voi. Ora devo proprio andare. Vi voglio bene. Ciao ragazzi –
- Ciao mamma –
- Salve. –
Tutto si è risolto per il meglio: gli alieni sono tornati provvisti dei loro
poteri, l’amore ha trionfato e la regina di Antar ha capito che non può
costringerli a fare ciò che non vogliono, perciò ha lasciato i tre alieni
liberi di scegliere il proprio destino; e loro ovviamente hanno scelto i
terrestri.
- Come si dice, tutto è bene quel che finisce bene! – esclamò kyle abbracciando
Isabel.
Seguì un abbraccio collettivo in cui gli amici piansero dolci lacrime di
soddisfazione, di gioia e fratellanza. Ora sapevano che non si sarebbero mai
più divisi e che sarebbe rimasti amici per sempre. Avevano dovuto superare
molte difficoltà che avevano addirittura allontanato tutto il gruppo, ma ora
erano insieme, ed era questo che contava.
Liz e Max si allontanarono dal resto del gruppo. Max guardò il suo amore negli
occhi e le disse: - Non sai quanto sono stato male nel vederti per la seconda
volta morente. Questa volta però ero convinto di non salvarti e mi sono sentito
morire anch’io –
- Ho avuto tanta paura anch’io, soprattutto quella di non rivederti più –
- Ti amo da morire –
- Anch’io. Ora staremo insieme per sempre –
- Per sempre… -
I due ragazzi si baciarono ed ebbero una visione: si videro adulti,
probabilmente avevano sui venticinque anni, erano sposati e camminavano in un
parco tenendo per mano una bellissima bambina di pochi anni, la loro bambina.
Quando il bacio terminò si guardarono negli occhi e Liz disse: - Il nostro
futuro… -
- No, il nostro destino, amore mio –
Scritta
da Kassandra |