Riassunto:
Una notte si sprigiona un misterioso
incendio nella vecchia centrale elettrica della città, ormai abbandonata, ma
non sempre le cose sono come appaiono…
Data
di composizione: 17 Novembre
2000
Valutazione:
Adatto a tutti
Disclaimer:
Tutti i diritti dei personaggi descritti nel racconto appartengono alla casa di
produzione Warner Bros, il racconto è di proprietà del sito Roswell.it.
La
mia E-mail è gioicar@tin.it
La
versione ufficiale
(articolo apparso sul giornale della
città di Roswell)
“Ieri
sera, poco dopo il tramonto, si è sfiorata la tragedia a causa di un incendio
sviluppatosi in circostanze ancora da chiarire nella vecchia centrale elettrica
in periferia. Mentre sulla città infuriava un terribile temporale, due persone
che procedevano lungo la strada
Statale hanno scorto del fumo provenire dalla vecchia centrale, ormai in
disuso, e hanno immediatamente avvertito le autorità, che sono intervenute per
spegnere le fiamme prima che queste si propagassero al bosco circostante, per
raggiungere infine il centro abitato. Ancora ignote le cause dell’incidente,
anche se le indagini proseguono e molti indizi fanno pensare che si sia
trattato di un fatto accidentale, dovuto alla caduta di un fulmine
sull’edificio”.
La
versione dello sceriffo
(dal verbale segreto redatto da Valenti dopo l’incendio)
“Ieri
sera mi ero fermato in ufficio più a lungo del solito per sbrigare del lavoro
arretrato quando, poco dopo le 21.00, è giunta una chiamata di segnalazione
per un incendio che si era sviluppato nella vecchia centrale elettrica, ubicata
nei pressi della locale strada Statale. Una volta sul posto ho potuto
immediatamente escludere l’ipotesi di un’origine accidentale
dell’incendio in quanto erano ben visibili, sulle pareti del locale dove si
sono sprigionate le fiamme, strani segni che, per la loro straordinaria forma e
posizione, non sembrano assolutamente riconducibili ad un qualche evento di
origine naturale, legato alla caduta di fulmini o all’azione delle fiamme
stesse. Inoltre sono stati trovati i resti di una specie di focolare acceso
intenzionalmente sul pavimento del locale in prossimità dell’entrata. Ciò
farebbe pensare alla presenza nell’edificio di persone estranee. Alcuni
testimoni hanno affermato, inoltre, di aver visto delle figure scappare via
correndo dalla centrale dopo l’inizio dell’incendio ma non sono stati in
grado di affermare con certezza il numero degli individui in fuga né di
ricostruirne l’identità. Sembrano tutti concordi, però, sul fatto che uno
di loro portava un’altra persona in braccio. Probabilmente un ferito. Essendo
la centrale ubicata nei pressi della parte di bosco in cui si sono recentemente
verificati degli avvistamenti di strani bagliori luminosi non è da escludere
che il fenomeno sia riconducibile all’ intervento di esseri non umani”.
La
versione di Liz
(dal diario personale di Liz Parker)
Caro
diario, ieri sera è accaduto qualcosa di veramente incredibile e spaventoso al
tempo stesso, che mi porta a riflettere ancora una volta sull’opportunità di
lasciarmi coinvolgere in un legame affettivo con ragazzi dei quali, nonostante
i mesi passati insieme e l’affetto che ci lega, non conosco quasi nulla. Non
che io abbia dei dubbi su Max, che è una persona straordinaria, ma a volte non
posso non pensare a quanto siano diversi da noi e a cosa potrebbe succedere
loro un giorno, senza che io possa fare niente per impedirlo.
Tutto è cominciato ieri sera mentre ero proprio qui, sul mio terrazzo, a
scrivere la consueta pagina di diario…
Era
una sera splendida, serena, una di quelle in cui si ha voglia di condividere
questa pace con le persone alle quali si vuole davvero bene. Ad un certo punto
mi sono sentita chiamare, mi sono affacciata e ho visto Max, che mi guardava,
fermo in piedi sul prato.
“Max, che ci fai qui? Vieni su!”
“Veramente dopo quello che è successo non so se…”
“Dài, sali. Non vorrai stare lì tutta la notte!”
E così Max è salito. Non ti dico l’emozione nel rivederlo proprio qui, sul
terrazzo, dove l’ultima volta mi ha detto che aveva bisogno di fare un passo
indietro nella nostra relazione. Eppure sentivo che c’era qualcosa di
diverso, e per un attimo ho sperato sinceramente che avesse cambiato idea…
“Come stai?” gli ho chiesto. Aveva una strana luce negli occhi e ho
iniziato ad essere sinceramente preoccupata per lui.
“Bene. Ma non è per questo che sono venuto”.
“Ah no? Allora c’è qualcosa che mi devi dire?”
Mentre gli facevo questa domanda sentivo che le mie gambe cominciavano a
tremare per l’emozione.
“È solo che stasera le stelle sono bellissime e ho pensato che forse noi due
potremmo…voglio dire se vuoi…conosco un posto da cui si vede benissimo il
cielo. Non ci sono luci intorno e…non ho voglia di stare da solo”.
“Isabel non c’è?” gli ho chiesto allora con una punta di risentimento.
In fin dei conti che diritto aveva di venire a cercarmi dopo avermi respinto?
“Sì, ma non sarebbe la stessa cosa” mi ha risposto con uno sguardo
divertito. Probabilmente sapeva già che avrei accettato.
“O.K., ma non facciamo tardi. Stasera avevo in mente di studiare per
l’interrogazione di scienze”.
“Promesso!” mi ha risposto con uno dei suoi irresistibili sorrisi e così
ho ceduto ancora una volta al suo fascino. So che non dovrei farmi coinvolgere
ma quando me lo trovo davanti non sono più in grado di dire di no.
E forse è proprio questo che mi piace della nostra relazione: il fatto che da
quando lo conosco sono diventata un’altra persona e faccio cose che non avrei
mai pensato di fare in tutta la mia vita.
Così mi ha portato in una radura che non conoscevo, vicino alla strada
Statale, da dove le stelle sembravano tanto vicine da poterle toccare.
Siamo rimasti coricati sull’erba in silenzio a guardare il cielo per non so
quanto tempo. Poi, improvvisamente, Max mi ha detto:
“Chissà da quale stella proveniamo. Sai, non ci avevo mai pensato così
seriamente fino ad oggi. Chissà se un giorno potremo tornarci…”.
“Hai nostalgia del tuo mondo?” gli ho chiesto allora.
“Non so se si possa avere nostalgia di qualcosa che non si ricorda ma, forse,
potrei dire così. A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se non
fossi caduto qui, se non ti avessi mai conosciuto…” ha detto sottovoce.
“La mia sarebbe stata senz’altro vuota e molto, molto noiosa, in questa
cittadina piccola dove si conoscono tutti e…” e mi rendevo conto di aver
dato troppa enfasi con i gesti e con il tono della voce a questa parte del
discorso. Non riuscivo proprio a nascondere una certa impazienza. Speravo
sinceramente che Max facesse qualcosa, un qualsiasi gesto che mi facesse capire
che aveva dei ripensamenti su di noi.
Ero così presa dalla situazione che non mi sono neppure accorta che alcuni
grossi nuvolosi si stavano rapidamente addensando sopra le nostre teste.
Poi sono cadute le prime gocce…
“Hey, sta cominciando a piovere. Conosco un posto qui vicino dove possiamo
ripararci aspettando che smetta. Tanto le stelle ormai non si vedono più…”
ha detto alzandosi di scatto. Intanto la pioggia si faceva sempre più fitta e
in breve è scoppiato un terribile temporale. Ti garantisco che non era bello
trovarsi in mezzo al bosco, con tutti i vestiti bagnati e il fragore dei tuoni.
Così l’ ho seguito tra gli alberi, senza fare obiezioni, fino ad uno strano
edificio un po’ cadente. Ho capito subito che si trattava della vecchia
centrale elettrica; non ci ero mai stata ma ne avevo sentito parlare.
Quando siamo arrivati all’entrata eravamo ormai zuppi di pioggia e tremavano
dal freddo. Non si riusciva a vedere nulla ma con Max al mio fianco sapevo di
non dover temere niente.
“Brr, è veramente un posto gelido e buio. Ma è sempre meglio che restare
all’aperto” ho commentato battendo i denti.
“È tutta colpa mia. Devo rimediare in qualche modo! Aspettami qui, torno
subito” mi ha risposto lui e dal tono della sua voce ho capito subito che
aveva in mente qualcosa.
“No, non lasciarmi qui da sola! Questo posto deserto mi dà i brividi!” ma
non avevo ancora finito di parlare che era già andato.
Dopo qualche minuto ho sentito dei passi.
“Max, sei tu?” ho chiesto apprensiva.
“Sì, sono qui. Questo posto ha bisogno di un po’ di luce e di calore” mi
ha risposto. Poi ha lasciato cadere qualcosa a terra.
Improvvisamente dalle sue mani è scaturita una luce azzurra che mi ha permesso
di guardarmi attorno: Max mi stava davanti, bagnato come un pulcino ma
sorridente. Ai suoi piedi c’era un fascio di rami umidi.
“Non penserai di accendere un fuoco! Non ce la farai mai, la legna è
bagnata!”
“Non ti preoccupare” mi ha risposto con voce calda “me ne occupo io”.
Detto questo ha passato una mano sui rami e questi non solo si sono asciugati
all’istante ma hanno preso addirittura fuoco.
Anche se conosco già i suoi
poteri non posso fare a meno di stupirmi ogni volta che lo vedo all’opera.
Così ci siamo scaldati e gli abiti si sono rapidamente asciugati.
“Grazie,
ora va molto meglio”. Avrei voluto che quel momento non finisse mai. Io e
Max, soli, in un posto sperduto lontano da tutto e da tutti e fuori il
temporale. Per un attimo avevo scordato che ci trovavamo all’interno di una
buia e cadente centrale elettrica. Effettivamente l’ambiente non era dei
migliori ma a me sembrava il posto più bello del mondo.
“Non trovi che sia tutto molto romantico qui? Voglio dire la notte, il
temporale…” mi sono subito resa conto di aver pensato ad alta voce e di
aver detto una sciocchezza. Così mi sono corretta: “…cioè non volevo dire
romantico. Il punto è che intendevo…” e ho cominciato a farfugliare cose
senza senso. Stavo peggiorando la situazione.
“Lascia stare, ho capito cosa vuoi dire. Bhè, non è esattamente quello che
avevo in mente ma andrà bene lo stesso!” mi ha risposto con quella sua
tipica espressione divertita.
“Max, forse dovremmo approfittare di questa occasione per…” e senza
rendermene conto mi stavo avvicinando a lui. Ero così vicina da poter
avvertire chiaramente il profumo della sua pelle. Mi sono appoggiata alla sua
spalla e siamo rimasti, così, immobili, per non so quanto tempo.
Poi ci siamo guardati e, quando ero ormai a pochi centimetri dal suo viso,
abbiamo improvvisamente sentito un rumore. Max è scattato in piedi e mi ha
istintivamente protetto frapponendosi tra me e il buio dei corridoi che
partivano da lì per intrecciarsi in una specie di intricato labirinto. Il
suono proveniva chiaramente dall’edificio ma nella penombra non riuscivamo a
scorgere niente.
“Cosa è stato?” ho chiesto in preda al panico.
“Potrebbe essere un animale selvatico. Questi posti abbandonati ne sono
pieni. Comunque è meglio non fidarsi. Potrebbe anche esserci qualcun altro qui
dentro oltre a noi. È meglio che resti dietro di me” mi ha risposto
guardando in tutte le direzioni con aria apprensiva.
“Se smettesse di piovere potremmo andarcene ma con questo temporale…”
Infatti i tuoni risuonavano sempre più vicini, amplificati dal rimbombo
prodotto dalle strutture metalliche della centrale.
Improvvisamente abbiamo visto sbucar fuori da un corridoio laterale Isabel e
Alex.
“Mi avete fatto paura! E voi che ci fate qui?” ha chiesto Max tirando un
sospiro di sollievo.
“A chi lo dici! Comunque stavo per chiedervi la stessa cosa!” ha risposto
Isabel sgranando gli occhi. “Ci era sembrato di sentire delle voci. Poi
abbiamo scorto la luce e vi abbiamo visti. È per questo che siamo usciti allo
scoperto”.
“Non hai ancora risposto alla mia domanda” incalzava Max. “Non si era
detto che avremmo dovuto parlare tra di noi prima di decidere di portare avanti
delle relazioni?”
“Lo stesso vale per te, allora. Non avevi detto che tu e Liz vi eravate
lasciati?”
“Infatti è così. Siamo venuti nella radura solo per guardare il cielo, poi
è arrivato il temporale e ci siamo rifugiati in questo posto. Certamente non
ci aspettavamo di avere compagnia”.
“Lo immagino. Comunque non è questo il momento di discutere. Ormai siamo
tutti qui e dobbiamo aspettare che smetta di piovere”.
“Comunque…ciao Max, ciao Liz” ha detto allora Alex imbarazzatissimo con
un timido cenno della mano. Aveva assistito alla breve discussione senza batter
ciglio ma evidentemente avrebbe preferito trovarsi a mille miglia di distanza.
“Ciao” abbiamo risposto in coro.
“Se volete sedervi…” gli ha fatto allora cenno Max, ancora un po’
alterato per l’accaduto. Evidentemente la decisione che aveva preso su di noi
gli era costata parecchio e si sarebbe aspettato lo stesso impegno da Isabel.
Siamo rimasti seduti in silenzio per un po’, mentre Max spostava ogni tanto i
rami con un bastoncino per mantenere vivo il fuoco.
Ad un certo punto abbiamo sentito dei passi fuori dalla centrale e delle voci
concitate. Ci siamo alzati tutti per andare a vedere e, non ci crederai, si
trattava di Michael e Maria che correvano verso di noi a testa bassa, cercando
di ripararsi la testa con le giacche.
“Guarda chi si vede! Ora la compagnia è davvero al completo!” ha esclamato
Isabel accompagnando queste parole con un gesto di stizza. “Neanche ci
fossimo dati appuntamento!”
“E voi cosa ci fate qui?” ha chiesto Michael appena si è accorto della
nostra presenza.
“Troppo tardi, questa domanda è già stata fatta, credo” ha risposto Alex
per rompere il ghiaccio.
“Michael, Maria” ha detto allora Max facendogli cenno di unirsi al gruppo.
“C’è un tempaccio terribile stasera! Stavamo percorrendo la Statale sulla
mia auto quando improvvisamente è caduto un albero sulla strada e non siamo più
riusciti a proseguire. Così abbiamo pensato di venire qui ad aspettare che
spiova per…ma che accidenti ci fate voi piuttosto?” ha esclamato Maria
mentre strizzava la giaccia inzuppata di pioggia con l’intenzione di andare
poi ad asciugarsi un po’ vicino al fuoco.
“Lasciamo perdere. Sarebbe una storia troppo lunga” ho detto allora io,
cercando di tagliare corto con una conversazione che si stava facendo
pericolosa. Ma le cose non sempre vanno come si vorrebbe…
“Max, mi sembrava che si fosse parlato di
non avere più relazioni con loro senza prima consultarci! O mi sbaglio? Anche
tu, Isabel. Mi stupisco di te!”
“Mi sembra che anche tu stia facendo la tua parte con Maria” ha risposto
prontamente Max con risentimento.
“Cosa vuoi dire? Noi siamo solo amici, non come te e…” ha ribattuto
Michael.
“Vai avanti. Cosa stai cercando di dire? Che non sono stato onesto con te?”
La situazione stava evidentemente degenerando, così ho deciso di intervenire
io per calmarli.
“Ragazzi, è stato tutto un malinteso. Non credo che sia il caso di insistere
e…”
Ma improvvisamente Michael ha sollevato la mano e ha lanciato una sfera di luce
all’indirizzo di Max. Lui è riuscito a spostarsi appena in tempo e la sfera
ha iniziato a rimbalzare impazzita sulle pareti del locale producendo ripetuti
e violenti rumori e lasciando strani segni sulle superfici con cui veniva a
contatto.
Allora io e Maria ci siamo buttate a terra di riflesso e abbiamo chiuso gli
occhi per la paura. Tutto è successo così rapidamente che non abbiamo avuto
neanche il tempo di rendercene conto. Non avevamo mai visto nulla di simile ma
una cosa era certa: non ci piaceva affatto la piega che stavano prendendo gli
eventi.
Ad un certo punto abbiamo sentito un urlo di Isabel e con la coda dell’occhio
l’abbiamo vista cadere a terra tenendosi la gamba destra con la mano.
Quando tutto sembrava ormai tranquillo, ci siamo finalmente rialzate. La luce
era scomparsa.
”Mio Dio, Isabel. Come stai?” ha gridato Max precipitandosi da lei con
grande apprensione.
“Sono stata meglio. Ma per fortuna mi ha preso solo di striscio”. E,
sollevando la mano, ha messo alla scoperto una lieve bruciatura sulla parte
superiore della gamba.
“Ma sei impazzito? Avresti potuto ucciderla! In tanti anni non hai mai
imparato a controllare i tuoi poteri!” ha gridato Max sconvolto
all’indirizzo di Michael.
“Mi dispiace…io…non volevo. Non so cosa mi sia preso ma ero molto
arrabbiato e…perdonami, Isabel!”
“Lasciate perdere me. Sto bene. Adesso abbiamo cose più importanti di cui
preoccuparci. Guardate!” ha esclamato lei indicando il soffitto.
Infatti si era accorta che alcune travi avevano preso fuoco.
“Credo che tra poco qui farà piuttosto caldo. Dobbiamo andarcene subito”
ha detto Max aiutando Isabel ad alzarsi.
“Sono d’accordo. Usciamo prima che diventi pericoloso” ha concluso
Michael.
Le fiamme si stavano propagando con una velocità inaudita e, improvvisamente,
due travi infuocate si sono staccate e sono cadute con un forte rumore proprio
davanti all’uscita sbarrandoci la strada.
“Oh mio Dio e adesso cosa facciamo?” singhiozzava Maria guardando il fuoco
col terrore negli occhi.
“Cerchiamo di stare calmi. Proviamo per prima cosa a spegnere queste
fiamme” ha detto allora Michael avvicinandosi alle travi.
Con un gesto della mano ha abbassato le lingue di fuoco ma subito queste si
sono risollevate con ancora maggior forza lambendo il soffitto.
“Maledizione. Sono troppo alte per spegnerle da solo. Max, vieni ad aiutarmi.
Dobbiamo fare presto!”
“O.K. Mettiamocela tutta. Adesso!” ha esclamato Max.
Io, Alex e Maria riuscivamo a stento a tenere gli occhi aperti per colpa del
fumo che stava saturando il locale e per il bagliore del fuoco. Abbiamo presto
cominciato tutti a tossire terribilmente.
“Ora il più è fatto. Però abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti per
spostare le travi. Forza, venite ragazzi!” ha gridato Max facendoci cenno di
avvicinarci.
Grazie alla collaborazione dell’intero gruppo siamo riusciti fortunatamente a
liberare l’uscita e ci siamo precipitati all’esterno.
“Che spavento! Credevo di morire arrostita!” ha esclamato Maria una volta
fuori , continuando a tossire convulsamente.
“Ehi, un momento: ma dov’è Isabel?” ha chiesto Max guardandosi intorno
con crescente preoccupazione. Nel trambusto ci eravamo completamente scordati
di lei.
“Credevo fosse dietro di me!” ho detto io. Ho capito subito che doveva
esserle successo qualcosa.
“È ancora dentro. Vado a prenderla!” ha esclamato Alex correndo verso
l’entrata.
“No, aspetta, vado io!” ha gridato Michael, precipitandosi poi dentro come
una furia. Evidentemente si sentiva responsabile per l’accaduto e se fosse
successo qualcosa a Isabel non se lo sarebbe mai perdonato.
Non riuscivamo a vedere quasi nulla a causa del fumo e delle fiamme, ma
improvvisamente abbiamo scorto Michael che usciva sorreggendo Isabel che
avanzava zoppicando.
“Per fortuna sei salva!” ha esclamato Max correndo a sorreggerla. “Stai
bene? Cosa è successo?”
“Credevo di riuscire a camminare ma mentre vi stavo seguendo la gamba ha
ceduto e sono caduta. Non riuscivo
più a rialzarmi. Forse la ferita è più grave di quello che pensassi. Per
fortuna c’era Michael…”
Dopo esserci allontanati un bel po’ ci siamo girati verso la centrale e
abbiamo visto una colonna di fumo uscire dal locale dove ci trovavamo fino a
poco tempo prima. Poi abbiamo sentito delle sirene e abbiamo iniziato a correre
per allontanarci il più velocemente possibile da lì.
Michael ha preso in braccio Isabel ed è corso via a perdifiato. Non saprei
dire se qualcuno possa averci visti ma in cuor mio spero sinceramente di no. Le
conseguenze, in quel caso, potrebbero essere gravissime.
Ad un certo punto abbiamo deciso di separarci per evitare, nella peggiore delle
ipotesi, di essere scoperti tutti insieme dallo sceriffo, che sicuramente
sarebbe arrivato sul posto da un momento all’altro.
Una volta rimasti soli, Max mi ha preso il viso tra le mani e mi ha detto:
“Ora capisci perché ho paura di stare con te? Un domani potrei essere io a
reagire come Michael. E se
involontariamente ti facessi del male? Non potrei mai perdonarmelo!”
“Una cosa simile non potrebbe mai accadere, tu mi hai salvato la vita, tu sei
diverso da Michael e sono sicura che non…”
Ma non sapevo neppure io come terminare la frase. Se gli avessi detto che non
avevo paura gli avrei mentito ed io non potrei mai nascondergli la verità, non
a Max.
“Forse dovremmo pensarci ancora un po’ sopra, prima di prendere decisioni
affrettate” ha concluso lui.
“Se credi che sia meglio, farò come vuoi tu”. Sentivo me stessa
pronunciare queste parole come se provenissero da qualcun altro. Le avevo dette
meccanicamente ma ovviamente non ci credevo affatto.
“Liz, se dovesse venire a cercarti lo sceriffo per farti delle domande, digli
che eravamo ciascuno in casa propria a studiare scienze, va bene?”
“D’accordo. Buonanotte Max”.
“Buonanotte Liz”.
Sentivo
nel cuore una tristezza immensa; era come se lo stessi perdendo un’altra
volta…E così è finita quella che avrebbe dovuto essere la nostra serata. A
volte mi chiedo perché una cosa così straordinaria e così grande sia
capitata proprio a me. E se sarò, un giorno,
in grado di gestirla nel modo giusto.
Ma
per adesso non voglio pensarci. Voglio ricordare solo il crepitio del fuoco, il
suo calore, il rumore della pioggia sugli alberi e il profumo di Max. Voglio
addormentarmi con questo pensiero e stanotte voglio sognare…”.
Liz
Scritta
da Joy |