Riassunto:
Sono passati 10 anni da quando tutto è finito. La Roswell High ha organizzato
un incontro degli studenti dell’anno 2002. Finalmente Liz e gli altri si
ritroveranno di nuovo, ma sarà veramente la realtà?
Data di creazione:
5/02/2001 – 11/02/2001
Valutazione:
Adatta a tutti
Disclaimer:
tutti i diritti dei personaggi che compaiono in questo racconto sono di
proprietà della WB, tranne che per la piccola Neneh e suo padre Frank O’Donnel,
personaggi creati dalla fantasia della scrittrice. Il racconto è di proprietà
del sito Roswell.it
E–mail:
2bimba2@deejaymail.it
5 Giugno 2012
Caro
Diario,
sono Liz
Parker. È da tanto che non ti scrivo. Oggi, infatti, sono esattamente 10 anni
che non metto più su carta i miei pensieri. Io ora vivo a San Francisco e non
più a Roswell, cittadina misteriosa, ma tanto, anzi troppo pericolosa! Da
quando mi sono trasferita non ci sono più andata, non so perché, forse per
non far riaffiorare nella mente alcuni momenti che in tutti questi anni sto
tentando, purtroppo invano, di dimenticare. Da quando tutto si risolse, da
quando tutti i misteri e i pericoli finirono, io non ho più avuto notizie di
Max, Isabel e Michael, sembrano svaniti nel nulla, similmente vale per tutti
gli altri alieni della colonia guidata da Max. Invece Maria si è trasferire
anche lei a San Francisco sia per seguirmi sia per frequentarne l’università,
per quanto riguarda Alex è l’unico a vivere ancora a Roswell. Non ci vediamo
spesso, sfortunatamente, ma ogni settimana ci scriviamo o telefoniamo. Inoltre
ora è lui il proprietario del Crashdown.
Di noi
tre, ossia io, Maria e Alex, solo la sottoscritta è riuscita a rifarsi una
vita quasi serena: infatti, per cercare di dimenticare Max e il grande
sentimento che ci legava, ho trovato conforto in Frank O’Donnel, il quale in
poco tempo divenne mio marito. Purtroppo per un incidente, le cui cause sono
ancora misteriose, è morto pochi giorni fa. Non riesco ancora a crederci che
non lo rivedrò più… però devo essere forte, non tanto per me ma per nostra
figlia Neneh. Per fortuna con noi c’è Maria. Lei, a differenza di me, non è
riuscita a trovare un nuovo amore. Ha sempre nel cuore Michael: nessuno,
infatti, è riuscito a colmare il vuoto che è in lei, nemmeno Brody. Ora si
dedica al suo lavoro di manager e a coccolare la mia, anzi la nostra Neneh.
Come lei, neanche Alex ha trovato qualcuno. Infatti, non si è scordato di
Isabel, spera sempre che un giorno o l’altro ritorni a Roswell.
Non so
perché ho ricominciato a scriverti, ma da qualche tempo sento una sensazione
che da molto non provavo, qualcosa sta per accadere!
Proprio due
giorni dopo che scrisse nuovamente sul suo diario, Liz ebbe la notizia da Maria
che la Roswell High stava organizzando un incontro degli studenti della classe
2002.
"Liz che hai deciso di fare? Io ci sto pensando molto, ritornare a Roswell…
ho paura che i ricordi riaffiorino più vivi di come riemergano qui, a San
Francisco ." disse Maria con aria quasi terrorizzata.
"Non lo so… però, pensa, potremo rivedere Alex e anche il Crashdown.
Tutto sommato in quella cittadina non ci sono solo brutti ricordi,
sbaglio?".
Maria le rispose negativamente con il capo. "Hai ragione… però… ho
una strana sensazione… non strana, ma già provata prima, tanto tempo fa…
penso che se ritorneremo là dovremo affrontare parte del nostro passato."
"Anch’io la sto provando… ma cosa ci può capitare peggio di quello
che ci è capitato tanti anni fa? Nulla, penso… comunque ho voglia di
cambiare aria… ormai questa casa è un ricordo continuo di Frankie… mio Dio
non ci riesco ancora a credere… non c’è più…" dicendo ciò, Liz
frenò il pianto, non tanto per la presenza di Maria, ma perché Neneh si era
appena svegliata dal sonnellino pomeridiano e non voleva che la vedesse
piangere.
"Amore della zia, ti sei svegliata… vuoi una bella notizia? Siii…
bene. Preparati per un viaggio, noi tre partiamo per Roswell! Finalmente, bimba
mia, vedrai la città dove sono nate la tua mamma ed io"
"Che bello!!! Veramente?… mamma quando partiamo?" esclamò Neneh
diventando tutta rossa in viso tanta era l’eccitazione.
La partenza
fu decisa per l’indomani. Presero l’aereo e poi noleggiarono un auto. In
poco tempo arrivarono a destinazione. Le due donne non dissero nulla ad Alex
perché vollero fargli una sorpresa.
Parcheggiata l’automobile, Liz e Maria respirarono a pieni polmoni l’aria
di Roswell. "Questa cittadina non è cambiata per nulla"
pensarono entrambe. In quel momento furono investite da una marea di ricordi:
Liz ripensò a quando Max veniva a trovarla sul terrazzo di casa sua o quando
si nascosero poco più in là di dov’erano parcheggiate per nascondersi dagli
altri per godersi qualche momento di solitudine assieme. Invece Maria non
ripensò subito a Michael, ma a tutto ciò che lei e la sua migliore amica
combinarono e poi alle varie scappatelle con l’alieno.
"Ah…Michael… dove sarai… ma è possibile che ti ami ancora così
tanto? Devo essere proprio matta!!! ".
Il trio si diresse verso il Crashdown. Il locale, a differenza di Roswell,
cambiò molto. Infatti, non si chiamava più Crashdown, ma Roswell Cafè, e non
c’era più alcun riferimento ad alieni e a UFO. Entrarono e videro che anche
se l’arredamento era diverso, la posizione dei mobili rimase invariato. Liz
non riuscì a trattenere le lacrime, al contrario, Maria frenò l’impulso di
piangere. Furono tanti i ricordi di quando servivano al Crashdown che pervasero
la loro mente.
All’ingresso del locale c’era un uomo che accoglieva i clienti, egli si
avvicinò a loro e…
"O mio Dio, non ci posso credere…Maria… Liz… ma siete voi… ma
siete stupende…Oh Dio non non…" sbottò Withman, incredulo. Sembrava
che stesse per svenire dalla sorpresa.
"Sì Alex, siamo noi… è meraviglioso rivederti… come Roswell, non sei
cambiato di una virgola…" asserì Maria, dal momento che Liz non
riusciva a parlare, troppo impegnata a piangere.
I tre si abbracciarono a lungo, Neneh, sentendosi emarginata, si mise a
piangere.
"No piccolina, non piangere, non ci siamo dimenticate di te!" affermò
Liz, prendendo in braccio la figlia.
"Vedi questo signore…questo è il migliore amico della mamma e della
zia… si chiama Alex… dai saluta!"
"Buongiorno… Alex" mugugnò Neneh, ancora con qualche lacrimuccia.
I quattro si sedettero ad un tavolo e cominciarono a chiacchierare sulle loro
vite presenti e poi iniziarono un lungo excursus sulle loro vite a Roswell,
tanti anni prima.
"Bè… ne abbiamo passate tante, anzi troppe… non so voi, ma molto
spesso sogno quel giorno e mi terrorizzo ancora… però tra noi e con… come
li chiamavamo… ah si i cecoslovacchi, ci siamo divertiti… dai in generale
non ci possiamo lamentare di non aver avuto un’adolescenza priva di
emozioni!"disse Alex con un’aria quasi divertita.
"Ti devo dare ragione… vi ricordate di quando stavo con Kyle? Mamma
mia… non so cosa avrei potuto aver in testa… eh… gli ormoni in subbuglio
sono una gran brutta cosa!!!"così dicendo Liz, tutti si misero a ridere,
tranne Neneh, troppo impegnata a bere il frullato di fragola più grande che
lei avesse mai visto.
"Tornando seri, ragazzi, pensate spesso a loro? Quando mi sento
sconsolata, ripenso ai momenti che passavo con Michael, nel suo appartamento,
nella stanza dei cancellini, qui al ristorante, quando faceva il
"cuoco"… chissà dove sono finiti? Pensate che verranno a questo
ritrovo?" domandò Maria con un aria tra il disperato e l’arrabbiato.
Tutti rimasero in silenzio per meditare o forse perché non si sapeva che
rispondere. La bambina, vedendo tutti con un’aria non molto allegra,
incominciò a fare qualcosa per distogliere loro da ciò che stavano pensando,
così… Neneh fece muovere, senza toccarlo, il bicchiere del frullato. Vedendo
ciò, Withman balbettò: "Oh, m – mio D – Dio, Liz pe – perché tua
figlia fa quello che sta facendo?… no, non ci credo, sto sognando… no un
incubo, anche lei…"
"Neneh!! Sai che non devi farlo quando siamo in un luogo pubblico e
soprattutto quando siamo in questa città!!!" rimproverò Liz.
"Lo sai bene cosa potrebbe succederti se qualcuno sapesse cosa tu sei
capace a fare, cosa ti ho insegnato?" continuò Maria, guardandosi intorno
se qualcuno avesse visto qualcosa.
"Ora… adesso… voglio sapere tutto. Perché… aspettate che prendo
fiato… perché questa graziosa bambina ha qualche potere? Maria non è che le
hai salvato la vita, così da cambiarle la struttura molecolare, come fece Max
con Liz?" chiese Alex ancora allibito da ciò che aveva appena visto.
"No, nulla del genere. Ok… te lo spiego…" ribatté Liz, iniziando
la spiegazione. "… come ben sai Max, salvandomi la vita, cambiò in
parte la struttura molecolare del mio corpo, quindi anche parte del DNA. Non mi
resi conto, allora, che se avessi avuto un figlio era probabile che avrebbe
potuto avere anche lui qualcosa di diverso dagli altri suoi coetanei. Quando
conobbi Frank, tutto ciò che mi accadde qui a Roswell lo misi da parte,
volendo a tutti costi dimenticare. Dopo che ci sposammo, incominciammo subito a
parlare di avere un bambino e immediatamente ebbi un flash di quella
sparatoria. Ebbi un fremito, ma non dissi nulla, sperando che i miei timori non
diventassero realtà. Ma, come vedi, il mio desiderio non è stato realizzato.
In ogni modo, non solo io avevo qualcosa da nascondere. Infatti, quando nacque,
entrambi ci accorgemmo che Neneh aveva qualcosa di strano, sin da piccolissima
riusciva a spostare gli oggetti e a cambiare la struttura molecolare degli
oggetti. Di conseguenza, dovetti spiegare a mio marito qualcosina. Credevo che
mi avrebbe preso per pazza, invece mi credette e, anzi, persino lui poteva
spiegare il perché Neneh possedesse dei poteri. Purtroppo non mi volle
raccontare nulla nei dettagli, dicendomi che se l’avesse fatto avrebbe messo
in pericolo me e la bambina. Io, tutt’oggi, non so che cosa potesse avermi
taciuto Frank, perché proprio il giorno stesso in cui aveva deciso di dirmelo,
poiché ormai quel segreto gli stava pesando, è morto." Spiegò Liz.
Prese fiato e poi riprese a raccontare "sono convinta, però, che
quell’"incidente" è legato al suo segreto. Per me, infatti, è
impossibile che sia stato un suo errore la causa dell’incidente. Era troppo
pignolo per non accorgersi che il motore dell’ala dell’aereo non funzionava
bene. Purtroppo nessuno mi crede, dicendomi che sono delle strane fantasie,
scusabile per lo shock della perdita di mio marito. Mah…"
"Non ci posso credere, quindi molto probabilmente l’incubo passato può
tornare… potevate dirmelo prima, così almeno non avrei pensato che tutto
ormai sarebbe finito… uff…" brontolò Alex.
"Ci dispiace, ma te l’abbiamo tenuto nascosto proprio per non
coinvolgerti nuovamente in questa situazione… ma comunque hai tutte le
ragioni per prendertela… ma ricordati che tu sei sempre l’uomo più
favoloso del mondo…" replicò Maria, adulandolo.
"Non accorre lusingarmi per avere il perdono… ma certo che con voi non
c’è mai pace…. Sentite, vi vedo stanche e poi la piccola metà -
cecoslovacca mi pare che stia crollando dal sonno. Dai, vi invito a casa mia…
così mi farete un po’ di compagnia"così dicendo, Alex prese in braccio
Neneh per farla riposare su qualcosa di morbido, in tal modo le due donne non
poterono rifiutare il suo invito.
Alex abitava proprio sopra il locale, quindi nella vecchia casa di Liz. Appena
varcata la soglia, Liz vide che nemmeno lì nulla era cambiato.
"Alex, come mai hai mantenuto tutto uguale, perché non hai cambiato
arredamento?"domandò Liz con aria stupita.
"Oltre a non aver voglia di vedere girare per casa una miriade di operai,
questo appartamento mi ha sempre affascinato, così…"rispose l’uomo,
tendendo la mano verso l’appartamento, come per dire che era meglio non
mutare nulla.
Subito Alex coricò sul letto della stanza degli ospiti la bambina che si era
addormentata tra le sue braccia. Poi aiutò le sue due amiche a prendere le
valigie dalla macchina e a sistemarsi in casa. Anche le due donne in poco tempo
caddero in un lungo sonno, invece Alex ritornò al locale.
Le tre venute
dormirono per quasi due ore, Maria fu la prima a svegliarsi, perché sentì un
rumore provenire dal terrazzo. Si alzò e andò a vedere cosa fosse stato, ma
non trovò nulla. In ogni modo approfittò del fatto per sedersi sul terrazzo,
ripensando alla sua adolescenza. Poi a lei si aggiunse Liz e nel silenzio
riuscirono a dirsi ciò che provavano: una grande confusione di emozioni e
ricordi.
Alex ritornò dalle sue ospiti verso sera per invitarle a cena nel più
rinomato ristorante di Roswell. Tutti quanti si tirarono a lucido. Anche se
Neneh non amava vestirsi in ghingheri, sua madre, però, approfittò
dell’occasione per vestirla come una principessa.
Alle 8
arrivarono al ristorante e, seduti a tavola, incominciarono a parlare
piacevolmente fino a che i tre amici si ammutolirono di colpo. Sentirono su di
loro gli occhi di qualcuno. Iniziarono a cercare chi fosse, scrutando tutti i
clienti del locale e il locale stesso, senza però trovare chi li stesse
spiando. Poco più tardi, finalmente, capirono chi li osservava così
intensamente da farli sentire a disagio. Era una donna vestita in nero e con
occhiali scuri, aveva un’aria familiare, ma nessuno capì chi fosse. La
"sconosciuta" si avvicinò al loro tavolo.
"Buonasera… come, tutti ammutoliti? Non vi ricordate più di me? Dai,
sono io… Tess!!" iniziò la donna.
Tutti, sentendo ciò, rimasero allibiti. Era talmente cambiata da essere
irriconoscibile: aveva lunghi capelli neri, pallida in volto e molto dimagrita.
"Non ci posso credere… scusaci se non ti abbiamo riconosciuto, ma sei
molto diversa da quando ci siamo visti l’ultima volta" disse, quasi
shockata, Liz.
"Si, infatti, avete ragione. Voi invece siete sempre gli stessi. Ma chi è
questa bella bambina?"chiese incuriosita Tess.
"E’ mia figlia. Dai Neneh, saluta. Sai, questa signora è stata una
nostra amica quando io, zia e Alex andavamo al liceo." spiegò Liz.
"Buonasera" fece Neneh, arrossendo.
"Veramente è tua figlia? Non ti assomiglia molto, penso allora che quei
bei capelli rossi e gli occhi azzurri siano stati presi dal padre, comunque è
molto bella. Vedo, quindi, che tu sei riuscita a rifarti una vita, persino a
costruirti una famiglia. Ma dov’è tuo marito? In questo tavolo conosco
tutti, a meno che tu e Alex… ma lui non ha i lineamenti di Neneh,
giusto?" domandò Tess, scrutando il volto della sua ex rivale in amore.
"No, no. Io e Alex siamo solo ottimi amici. Mio marito, purtroppo, è
morto poco tempo fa." affermò Liz, quasi con le lacrime agli occhi.
"Oh, ti faccio le mie più sentite condoglianze, non ti meritavi anche
questo… come vedo in questi anni a tutti noi ne sono successe di
cose…"
"Ma siediti con noi così potremo chiacchierare tranquillamente…"
si rivolse Maria alla nuova venuta, poi continuò "Ma in tutto questo
tempo, tu e gli altri che fine avete matto? Io, Liz e Alex vi abbiamo cercato
in lungo e in largo senza alcun risultato. Perché non vi siete fatti
trovare?"
"Il giorno dopo della lotta finale, voi avevate deciso di andarvene in
vacanza, io, invece di andarmene per sempre da questa città per paura che l’
FBI mi volesse rapire nuovamente. Comunque, mi dispiace di non avervi salutato,
ma, penso che tra poco capirete il perché di questa mia scelta. " raccontò
Tess, poi andò avanti nel parlare "cambiai aspetto e mi trasferii in
Canada. Scelsi la cittadina di Pickle Crow per nascondermi. A mio malgrado, ben
presto dovetti rivelare la mia vera identità agli abitanti del luogo, perché,
con i miei poteri, salvai una bambina, investita da un auto pirata. Pensai di
essere spacciata e che di lì a poco l’ FBI mi avrebbe trovato. Invece fu
tutto il contrario. Infatti, in un primo momento tutti rimasero un po’
shockati al momento e il sindaco mi chiese come potevo avere quei poteri, io
gli risposi di essere un abitante di un altro pianeta. Dovetti dire la verità,
perché dopo tante bugie dette e subite, non volevo che quel circolo vizioso
ricominciasse. Fui terrorizzata per le conseguenze che potevano essere prodotte
dalla mia confessione, anzi quella cittadina si era rivelata un’altra colonia
di alieni, però non di Antar, ma di un pianeta poco più vicino, Tanar. E così
fui accolta ancora con maggior affetto in quella comunità e tutt’oggi ancora
ci vivo. Sapete ho aperto una clinica ospedaliera, finalmente posso curare chi
sta male, a modo mio, dal momento che gli abitanti di quella comunità
posseggono diversi poteri dai miei. Degli altri non so nulla, tranne di Max e
Isabel, ma di loro, comunque, so molto poco. Quando tu, Liz, andasti a San
Francisco, anche la famiglia Evans decise di trasferirsi…"
"Ma scusa, me ne sarei accorta se gli Evans si fossero trasferiti…"
ribatté Maria.
"Tu lo credi che fossero rimasti, ma come anche tutta Roswell,
d’altronde. In realtà, Max e Isabel rivelarono ai loro genitori la loro vera
identità. Shockati, i signori Evans stabilirono di far perdere le loro tracce
per paura di essere seguiti sia dall’ FBI sia dalla CIA. Allora Max creò dei
cloni dei suoi genitori adottivi e fece circolare la notizia che lui ed Isabel
si sarebbero stabiliti a Yale, per poi frequentarne l’università. "
rispose Tess.
"Caspita!!!! Ma ora che fine hanno fatto?" chiese sbigottito Alex.
"Purtroppo quando lasciarono Roswell, persi le loro tracce quasi
immediatamente. Infatti, prima andarono a vivere nel New Jersey con nuove
identità, poi si trasferirono nuovamente, ma non riuscii a scoprire
dove." concluse Tess.
Maria chiese di Michael, ma l’aliena le spiegò che lui immediatamente fece
perdere le sue tracce, forse perché deluso della situazione che si era venuta
a creare.
Dopo quella confessione, ci fu un lungo silenzio in cui tutti incominciarono a
meditare, soprattutto sul perché proprio loro avevano dovuto subire tanto
dolore e perdere chi si amava. In ogni modo, arrivò il cameriere per ordinare.
Anche se l’ambiente tra il gruppo non era dei migliori, decisero di mangiare
comunque. In poco tempo, su tutti quanti ritornò il sorriso grazie alle
smorfie della piccola Neneh, ma anche per i racconti divertenti dei vari
momenti passati assieme.
La serata,
dopo tutto, passò serenamente. Il gruppo si separò, ma il giorno dopo si
sarebbe riunito di nuovo perché proprio l’indomani ci sarebbe stato il
ritrovo alla Roswell High. Però prima di salutarsi, Maria chiese a Tess:
"Tess, secondo te, Michael, Max e Isabel, verranno domani?"
"Non lo so… lo scopriremo domani… ma come te lo spero vivamente".
La giornata
del ritrovo si prospettava positiva: c’era un cielo sereno e un’aria
frizzante, che potevano preludere solamente a qualcosa di buono. L’incontro
era alle 10. I tre erano sia elettrizzati sia spaventati, sia curiosi sia
titubanti.
Davanti alla scuola ad aspettarli c’era Tess per entrare insieme a loro.
Entrati, furono accolti, assieme a tanti altri ex studenti, dagli
organizzatori: il preside e alcuni professori. Si decise di fare una visita
all’istituto così per, magari, risvegliare qualche ricordo, poi di trovarsi
in palestra per un rinfresco, dove si sarebbe parlato dei vari avvenimenti che
accaddero proprio in quell’anno scolastico.
Liz, Maria, Alex, e Tess, con Neneh, incominciarono a vagare per l’istituto.
Era cambiato, qua e la, infatti, era stato ristrutturato, ma, in ogni modo,
riusciva a rievocare tanti ricordi, molti dei quali riportavano alla mente a
Liz, Maria e Alex i strani rapporti con Max, Michael e Isabel. Gli alieni
sostenevano che non potevano stare con coloro che amavano per non metterli in
pericolo, ma la loro parte umana, ossia i loro impulsi e le loro passioni,
portava loro a compiere l’opposto delle loro parole. Infatti, la stanza dei
cancellini era sempre stato il loro nascondiglio…
Trovarono i loro armadietti e la panca in giardino dove usavano sedersi nelle
ore di buca, soprattutto per parlare sul da farsi delle varie situazioni che si
creavano per mantenere il segreto sull’esistenza dei cecoslovacchi.
Mentre il gruppo stava chiacchierando tra i corridoi, Neneh si fermò di colpo
per osservare bene una persona che le sembrava conosciuta.
"Neneh, su dai andiamo… non abbiamo ancora finito il giro…"esortò
Liz.
"Mamma, zia, ma quell’uomo là in fondo non è quello sulla foto che ci
ha mostrato lo zio Alex?"chiese la bambina.
Il gruppo si girò di colpo. Liz, nel vedere quell’uomo, ebbe un mancamento,
per fortuna dietro a lei c’era Alex, che la sostenne. Tess non riusciva a
credere ai suoi occhi e Maria balbettò:
"Ra – ragazzi, ho le visioni? Vedete anche voi Max? O sono talmente
desiderosa di rivedere uno di loro che sogno ad occhi aperti?"
Max, nel frattempo, si accorse di loro. Anche lui rimase shockato nel vederli.
Secondo il suo parere, tutti erano cambiati moltissimo, ma…
"C’è anche Neneh!! "
pensò Evans.
"C
- ciao Max" balbettò Liz.
"Buongiorno a tutti… mio Dio sembra
che sia passata un’eternità da quando ci siamo lasciati l’ultima
volta" disse Max, visibilmente emozionato e poi aggiunse "ma chi è
questa bella bambina?"
"Mia figlia Neneh…" replicò Liz, stupita nel non vedere nessuna
reazione di stupore nell’uomo alla sua risposta.
"Già sono passati 10 anni da quando ci siamo visti l’ultima volta…
perdonami la domanda, dove sei stato tutto questo tempo? Forse che c’erano
delle persone che tenevano a te, che avrebbero tanto voluto avere notizie sulla
tua vita!!!" disse Tess, alquanto alterata. In ogni modo espresse ciò che
Alex, Maria e Liz avevano nel cuore.
Max era titubante nel rispondere, non voleva sbilanciarsi troppo perché era
consapevole che se si fosse lasciato andare, avrebbe raccontato loro che ora
lavorava all’FBI e che, a differenza di loro, lui sapeva tutto sui presenti,
anche ciò che a loro era oscuro, come ad esempio la morte di Frank O’Donnell.
"Mi sono nascosto a Los Angeles..." iniziò a raccontare Evans"…mi
sono rifatto una vita, come tutti voi, penso. Ho fatto l’università e poi
sono stato assunto in un’azienda d’informatica, in cui ancora oggi ci
lavoro. Ecco questo è tutto." rispose Evans.
"Ah, si? Strano, ma tutto quello che hai raccontato mi puzza di falso…
perché ci menti ancora? Non ti è bastato cos’è successo 10 anni fa? Ah,
proprio non ti capisco…"parlò Alex, che, però, avrebbe tanto voluto
chiedergli che fine aveva fatto sua sorella Isabel, ma pensò che per quel
momento era più importante scoprire cosa Max stesse nascondendo.
"Pensa quello che vuoi… io sono sincero… non ho fatto sapere nulla a
nessuno per far perdere definitivamente le mie tracce"
"Sei stato bravissimo… si, si devo proprio ammetterlo! Non avrei mai
immaginato che tutto quello che una volta mi promettevi, in realtà era, come
dire… una grandiosa balla?" sentenziò Liz, ormai ripresa dallo shock.
In quel momento in lei stava crescendo sia una profonda delusione sia una
grande ira.
"Bè… ricordati che eravamo degli adolescenti, pensavamo di avere il
mondo nelle nostre mani!!!" replicò Max, sentendo al cuore una fitta,
perché doveva dire quelle cose, in quanto nessuno, nemmeno lei, doveva
scoprire la sua reale vita.
Liz, sentendosi ribollire il sangue nelle vene, avrebbe voluto schiaffeggiare
colui che credeva il suo grande amore, ma si rese conto che non sarebbe stato
il caso, allora prese in braccio la figlia, salutò freddamente Max e se ne andò,
e assieme a lei tutti gli altri, altrettanto delusi dal comportamento
dell’uomo, che, anche se dopo tanti anni, credevano di conoscere bene.
Tess ruppe il silenzio che si era creato tra il gruppo:
"Non ci posso ancora credere. Max così, così… come dire.."
"Cinico e indifferente?" suggerì Liz, "già… non ci posso
ancora credere… soprattutto perché per così tanto tempo ho pensato a, a…
quell’essere" continuò la donna, molto irritata.
"Ragazze, basta… siamo qui per ricordare i ‘bei’ vecchi tempi…
oggi dobbiamo solo divertirci, ok? Non dobbiamo permettere che nessuno ci
rovini questa giornata!!" asserì Alex.
Continuarono, così, a gironzolare per la scuola, ridendo e scherzando, sebbene
avessero nel cuore una grande delusione.
Nel frattempo, Max, che, non visto, stava seguendo il gruppo, ricevette una
telefonata:
"L’ ha trovata?" iniziò una voce al cellulare.
"Sì, in ogni modo ci sono tutti, persino Tess. Ma perché devo fare
ancora tutto ciò, non ho già rispettato la mia parte di patto tenendoli
d’occhio e sapendo ogni loro mossa per tutti questi anni?" chiese Max.
"Lo deciderò io quando avrà adempiuto al patto! Ora faccia quello che le
è stato ordinato." Così dicendo, l’interlocutore terminò la
telefonata.
Max si
sentiva frustrato. Non sapeva che fare, era consapevole di essere in trappola.
Tutta questa situazione iniziò quando dal New Jersey si trasferì non a Los
Angeles, come aveva detto agli altri, ma a Washington. Lì, Max sperava di
rifarsi una nuova vita, priva di pericoli ed insidie, e di ritrovare Liz, per
poter vivere finalmente una loro vita assieme in piena tranquillità. Ma non fu
così. Infatti, sebbene avesse cercato di nascondersi, l’FBI riuscì a
trovarlo. Contattatolo, alcuni agenti speciali gli proposero di entrare a far
parte dell’organizzazione statale, per un determinato arco di tempo, però
sconosciuto a Max, per indagare sulle varie colonie aliene presenti sulla Terra
e per controllare i suoi ex compagni di avventura perché non raccontassero
nulla su tutto ciò che videro a Roswell. Max rifiutò in un primo momento, però,
ben presto, dovette accettare perché altrimenti avrebbero ucciso tutti i suoi
familiari. E così da quel giorno egli lavorò per l’FBI, facendo tutto
quello che i suoi superiori gli ordinavano. Purtroppo, per lui quella vita gli
era diventa, in pochissimo tempo, terribile. Non poteva avere contatti con
nessuno che amava, solamente con l’FBI. Dovette persino sopportare che Liz
sposasse un altro uomo e avesse da questo una figlia.
Finita la
visita all’istituto, tutti gli ex studenti si ritrovarono in palestra per
ricordare gli avvenimenti sportivo – scolastici di quell’anno: le varie
vittorie della squadra di football, di nuoto, ma anche di scacchi. Poi si
accennò del ballo di Natale in cui si elessero il re e la regina d’inverno,
ma si riportò alla memoria con maggiore enfasi da parte del preside quello di
fine anno perché era accaduto un qualcosa di eccezionale: infatti, furono
eletti, come re e regina, due coppie: Max e Liz, Michael e Maria.
Liz, quando fu nominata, tentò di nascondersi e sperava di non essere chiamata
sul palco assieme a Max, perché voleva vedere quell’uomo il meno possibile;
invece Maria, sentendosi menzionare, sperava che da un momento all’altro si
sarebbe presentato Michael e così fissava sempre l’entrata della palestra.
Max, come le due donne, fu citato; al contrario di Liz, aveva la speranza di
andare sul palco assieme a lei, per poter starle nuovamente vicino.
In ogni modo, il desiderio di Liz non fu soddisfatto, poiché i tre furono
chiamati sul palco per ricevere un ciondolo d’oro con lo stemma della Roswell
High. Max si offrì di appenderglielo al collo, ma Liz si scostò bruscamente.
Nel mormorio generale la porta della palestra si aprì di colpo. La prima a
guardare verso la direzione dell’entrata fu proprio Maria, sperando che chi
fosse arrivato, fosse stato l’alieno da lei sempre amato. E infatti…
"Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto problemi con il mio jet"si
giustificò Michael, osservato da tutti i presenti.
"Mmh… se non ricordo male, lei è il sig. Guerin, Michael Guerin,
vero?" chiese il preside, notevolmente alterato perché fu interrotto il
suo discorso. Ma l’arrivo inaspettato di Michael salvò tutti da un coma
profondo, provocato proprio da quel noiosissimo discorso.
"Eh, eh… già, sono io" rispose sorridendo il nuovo venuto.
Maria era come ipnotizzata, sognava il loro incontro da dieci anni, e ora che
ce l’aveva davanti non sapeva che pensare, ma soprattutto cosa dirgli. Liz,
invece, fu più controllata rispetto a Maria, ma in ogni modo era molto
emozionata.
"Signor Guerin salga sul palco, così anche lei potrà ricevere un piccolo
ricordo di questa scuola" invitò il preside, ora più calmo.
Michael non si rese subito conto che sul palco c’erano i suoi ex compagni di
avventura, ma appena li vide, nella sua mente ci fu un susseguirsi di immagini,
tra le quali alcuni momenti tra lui e Maria, che in tutti questi anni era
sempre rimasta nel suo cuore.
"Ci si rivede dopo un bel po’ di anni, eh?" fece Michael rivolto a
Maria, Liz e Max, con la sua solita aria da spaccone.
"Eh, sì… ma comunque alcuni di noi si vedono tutti i giorni, se non lo
sapessi. Infatti, se si tiene a una persona veramente si fa di tutto per
tenersi in contatto" rispose Maria con tono ironico. Michael incassò il
colpo.
Dopo quella "cerimonia" per gli ex re e reginette, il preside riprese
a parlare per la grande felicità di tutti (c’era chi tentò di tutto per
farlo tacere!!).
Michael si sedette allo stesso tavolo di Maria e gli altri, c’era anche Max,
ma solo perché gli organizzatori decisero la disposizione dei posti.
Il silenzio circondò tutti quanti, c’era una strana atmosfera di disagio tra
loro. Nessuno osava parlare, ma Maria prese il coraggio e iniziò:
"Non so voi, ma credo di essere in un sogno. Siamo di nuovo tutti insieme
dopo 10 anni, bè…manca Isabel. Chiedo troppo se vorrei sapere che fine hai
fatto, Michael? Credo che sia un diritto di tutti quanti avere notizie di voi
cecoslovacchi!" disse, rivolgendosi sia a Michael sia a Max.
"No, non un tuo diritto, se ho voluto far perdere la mie tracce, ci sarà
stato un motivo, no? Comunque, per educazione ve lo dico. Per quanto mi
riguarda, dopo quel che successe, iniziai a vagare per l’America in lungo e
in largo. Poi, un giorno incontrai una donna, mi offrì un lavoro e iniziammo a
frequentarci, qualche tempo più tardi mi confessò di avere un male
incurabile, io, istintivamente, avrei voluto aiutarla con i miei poteri, ma
frenai quell’impulso per paura di essere trovato dal FBI, ma comunque potei
aiutarla, in altro modo: infatti, mi propose di sposarlo perché potessi
ereditare tutti i suoi averi, dal momento che non voleva che tutto ciò che
possedeva finisse nelle mani dei suoi voraci, così li chiamava, nipoti.
All’inizio fui titubante, ma poi quando conobbi i suoi parenti, fui ben
contento di aiutarla. Ci sposammo, ma poco tempo più tardi, ahimè, lei morì.
Ora sono il presidente di un’impresa edilizia. So, cosa state pensando, come
posso fare ciò se non ho avuto mai esperienze di quel tipo? Bé, prima della
sua morte, mia moglie mi fece studiare, anche troppo, per i miei gusti. Ecco
tutto. Penso che ora capite perché non ho potuto farmi sentire. Non potevo che
qualche persona che mi conosceva, sbadatamente, poteva rivelare la mia vera
identità."
Maria nel sentire la storia rimase allibita. Lei per tutti questi anni, per
colpa di quell’uomo, anzi del suo ricordo, non riuscì a farsi una vita
felice e lui, invece, perfino si sposò una miliardaria. Non lo sopportò. Ma
non volle fare nessun tipo di scenata così:
"Scusatemi, non mi sento molto bene, vado a prendere una boccata
d’aria" lei disse, così si alzò e uscì dalla palestra.
"Ma che ha?" chiese stupito Michael.
"Come al solito, sei quella grande cima di intuizione!!! Lei per tutti
questi anni ti ha cercato, senza mai trovarti, ma soprattutto senza potersi
fare una vita con qualcuno. È sempre stata sola!! Se non te lo sei accorto,
l’hai ferita!!" rispose Liz, con una grinta che negli anni precedenti
non aveva mai dimostrato. Detto ciò, si alzò, assieme alla figlia, per andare
da Maria, per tentare di consolarla.
"Come vedo, la tua gentilezza è aumentata particolarmente. Mamma
mia…" iniziò Withman con tono sarcastico.
"Cosa ci devo fare? Io dovevo salvarmi la vita. In ogni modo ho vissuto
tranquillamente perché sapevo che Maria era al sicuro a San Francisco. Anche
se lei non ha avuto mai miei notizie, io, invece, di lei so tutto. L’ho fatta
seguire, anzi la faccio seguire ancora da delle guardie del corpo. Quindi non
sono un mostro senza cuore. Che credi? Io l’ho sempre pensata." rispose
Michael alla provocazione.
Intanto che i due discutevano, Max li stava guardando, tutto assorto.
"Cosa sto facendo…perché non dico niente? Io so che pericolo stanno
correndo, mentre loro sono qui, nel tentativo di divertirsi, che mi sa sarà
vano se non la smettono di litigare…Ehi, ragazzi, non vi sembra di
esagerare? Penso che siamo venuti qui per divertirci, non per sbranarci. Forse
questo ritrovo per noi è stata una cosa positiva. Penso che sia stato il
destino. Ora potremo raccontarci tutto quello che ci è successo in passato e
dirci cosa abbiamo provato. Così forse io mi potrò sicuramente togliere un
peso, non so voi…".
Tutti i presenti al tavolo lo guardarono un po’ straniti, ma poi Tess:
"Hai ragione Max… è stata una grande emozione rivedervi, anche se tante
volte ho provato a dimenticarvi perché troppi brutti ricordi, purtroppo,
riaffiorano ogni volta che ripenso a voi. Si, penso che parlare con voi sia
l’unica soluzione per liberarmi dal mio passato!!"
Nel frattempo
in giardino…
"Dai Maria, ti eri riproposta di rimanere fredda come il ghiaccio, se
quella sotto specie di alieno si sarebbe fatto vivo qui, no? Su su… non
piangere. Oggi sai che facciamo? Andiamo per negozi e compriamo tutto ciò che
ci viene a tiro…così ci sfoghiamo un po’!!" parlò Liz che tentava di
consolare l’amica, ma ogni suo tentativo pareva vano.
"Ma zia non piangere… sai che se sei triste, lo sono anch’io"
disse la piccola Neneh, facendo un’espressione imbronciata, sperando di far
ridere Maria. E così fu. Infatti, tutte e tre risero di gusto. Proprio in quel
momento, gli altri le raggiunsero.
"Maria, se ti disperi, io cosa dovrei dire? Isabel non si è neppure
vista… ma Max, dov’è? Perché non è venuta con te? Mica anche voi vi
siete separati?" domandò Alex.
"Ehm… bè, lei…" farfugliò Max.
"Lei cosa, Max, continua, voglio proprio sentire che rispondi." disse
una voce femminile, alle spalle del gruppo.
Tutti si voltarono e… chi parlò si rivelò essere proprio Isabel. Nel
vederla, Max sbiancò, non dire di Alex che cominciò a tremare come una foglia
per l’emozione.
"Oh…sorellina… sei finalmente arrivata…non sapevo che dire agli
altri per non rovinare la sorpresa!!"
"Ma che sorpresa!! Tu non sapevi se sarei venuta o no, dal momento che non
ci vediamo da quasi 6 anni. Mi dovresti dare molte spiegazioni." continuò
Izzy, "comunque, sono contenta di rivedervi tutti… ma c’è qualcuno
qui che non conosco… ciao io sono Isabel, tu come ti chiami?" si rivolse
la donna a Neneh, che per vergogna si nascose dietro la madre.
"Ah, già, anch’io mi sono chiesto chi sia questa bambina"
s‘intromise Michael nel discorso.
"Oh, Neneh, ma perché ti nascondi, qui siamo tutti amici, non ti devi
vergognare. Isabel, questa è mia figlia Neneh…" rivolta alla figlia
"su topina saluta." spiegò Liz, vedendo anche in Izzy e Michael un
grande stupore.
"Tua figlia?!?" dissero in coro i due ignari, ma Max non ebbe,
nuovamente, alcuna reazione.
"Già, già…" confermò Liz e rivolta a Max" come mai tu non
sei stupito o altro? Anche prima te lo volevo chiedere, ma il tuo comportamento
mi ha dato particolarmente fastidio, così… "
"…te ne sei andata. Bè, in ogni modo, tutti noi abbiamo avuto la
possibilità di rifarci una vita, tu compresa. L’unica cosa che posso dirti
è che sono felice che tu abbia una figlia così bella" rispose Max, in
modo tale che anche sua sorella stentava a riconoscerlo.
Tutti, così, si voltarono verso di lui, e la sorella gli chiese:
"Ora, si deve parlare, tutti quanti, ma soprattutto tu, Max. Sono davvero
curiosa di sapere che fine hai fatto, dopo che ti sei trasferito a
Washington…"
"A Washington?!?" fecero tutti in coro.
"Ti devo fare nuovamente i complimenti. Ma bravo, tu continua a raccontare
balle…" sentenziò Liz, quasi sconvolta nel vedere che di nuovo Max non
diceva la verità.
"Voi non potete capire, io non sono quello che voi credete che sia,
ma…" ribatté Max.
"Ma, cosa? Ti rendi conto che io, papà e mamma ti credevamo chissà dove,
a volte pensavamo che tu fossi morto? Per favore, dimmi, anzi, dicci,
finalmente la verità. Se ti confidi con noi, magari tutti assieme potremo
trovare una qualche soluzione sul tuo stato." disse Isabel, visibilmente
preoccupata per il fratello.
"No, non posso, vi metterei in pericolo. Soprattutto,…no no, non
posso… addio" sconvolto, Max se ne andò.
Il gruppo rimase sconcertato, mai Evans si era comportato in quel modo.
"Ma che gli è preso? Non lo riconosco più. Perché saremmo in pericolo?
Ma soprattutto chi più degli altri?" chiese Guerin.
"Non lo so, è cambiato da quando si è trasferito da Chicago - è lì che
ci siamo trasferiti dopo il New Jersey - a Washington" asserì Izzy.
"Ma proprio Washington ha scelto per trasferirsi? Decisione azzardata dato
che proprio in quella città c’è la sede generale dell’ FBI" osservò
Alex.
"Già, glielo avevo anche detto, ma voleva tanto abitarci, fin da piccolo,
da come mi ricordo, ha sempre amato quella città." replicò la donna.
"Proprio perché è cambiato, dobbiamo scoprire cosa sta nascondendo. È
impossibile che Max sia diventato così." asserì Liz, sempre più convita
che tutto ciò che le disse Max erano solamente delle scuse per proteggerla da
lui stesso.
Allora, tutti decisero all’unanimità di cercare Evans per capire il perché
delle sue affermazione. Si separano: Liz, la piccola Neneh, che non riusciva a
capire che cosa stava accadendo, e Maria, Tess e Michael, Isabel e Alex, i
quali, finalmente, poterono parlare riguardo a loro due.
Intanto, Max
si rintanò nell’hotel, in cui risiedeva, per pensare e decidere cosa fare di
tutta quella situazione.
"Non
posso continuare a vivere in questo modo. Sempre con il terrore di un qualche
mio sbaglio che potrebbe mettere in pericolo Liz, Neneh e gli altri. Ma come
posso fare? Cosa posso fare? Se fosse ancora vivo Frank!! Maledizione…."
Proprio
in quel momento il suo cellulare squillò:
"Sig. Evans, che sta combinando? Le avevo ordinato di rapire la bambina?
Che fa? Esita? Lo sa che cosa non deve fare, vero? Se vuole le posso ricordare
le conseguenze!"
"Non si preoccupi, farò il lavoro. E solo che le cose si stanno
complicando…" rispose Max al suo interlocutore.
"Faccia, come al solito, del suo meglio" detto ciò, l’uomo terminò
la telefonata.
"Devo fare qualcosa, non posso
permettere che facciano del male a Neneh, l’ho promesso a Frank.
Assolutamente dovrò farmi aiutare da tutti loro, è l’unica soluzione. Devo
far finire questa situazione in un modo o in un altro."
pensò Evans.
Intanto i
vari gruppetti si diressero nei luoghi stabiliti: Liz, Maria e Neneh al Roswell
Cafè, Alex e Isabel all’UFO Center, mentre Tess e Michael rimasero alla
Roswell High.
Al Roswell Cafè, il trio non trovarono il "fuggitivo"…
"Mi sembrava strano se l’avessimo trovato qui. È un luogo troppo ovvio.
Speriamo che gli altri abbiano più fortuna di noi!!" disse Maria.
"Hai ragione, ma già che ci siamo, anche se non sarebbe il caso, ci
facciamo un bell’hamburger? Tutta questa agitazione mi ha fatto una fame…tu
che ne dici Neneh?" chiese Liz.
"Siiii…"fu la risposta entusiasta della bambina.
All’UFO
Center…
"Ma guarda, dopo tanti anni niente qui è cambiato: le stesse foto, i
stessi finti resti alieni…chi l’avrebbe mai detto…"iniziò Izzy"…però
tutto qui a Roswell, mi è mancato terribilmente, soprattutto tu, Alex!"
"Cosaa? Non ci credo, se fosse stato così, ti saresti fatta trovare,
invece…" rispose Alex allibito.
"Tu non sai cosa ho patito… sei ingiusto… tante volte ho preso la
cornetta per telefonarti, ma la paura di essere trovata e sottoposta a
esperimenti dall’ FBI aveva sempre il sopravvento…" si giustificò la
donna.
"Sarei ingiusto…mmhhh…ma allora come mai sei qui? Se hai così tanta
paura perché non sei rimasta nascosta?" domandò Whitman.
"Da quando ho lasciato Roswell, faccio lo stesso sogno: tutti noi stiamo
vivendo uno lontano dall’altro, facendo una vita tranquilla, senza alcuna
preoccupazione. Poi per un qualche evento, ci ritroviamo a Roswell, cambiati
per il tempo passato, e non ci lasciamo più, ossia tutti noi vivremo assieme,
di nuovo. Penso, allora, che l’evento che ci ha fatto riunire è stato questo
raduno…" spiegò Izzy.
Alex rimase ammutolito, stava meditando sulle parole di lei.
"Quindi tu, in cuor tuo, hai sempre saputo ciò che sarebbe successo…
ah! Sono stufo di sentire nuovamente queste cose. Sogni, premonizioni… come
se in passato non ne avessi avuto abbastanza" sbottò Withman
"…perdonami Isabel, ma capiscimi anche tu. Hai sempre avuto la certezza
che un giorno o l’altro io e te ci saremmo rivisti, io, al contrario, ho
continuamente vissuto nel dubbio."
Isabel vide Alex molto turbato, non sapeva che fare. L’unica sensazione che
ebbe fu l’impulso di abbracciarlo. In quell’abbraccio, entrambi percepirono
ciò che in tutti quegli anni hanno vissuto e sentito. Finalmente, per la prima
volta, forse, sentirono i profondi sentimenti che legavano l’uno all’altra.
In ogni modo nemmeno loro trovarono alcuna traccia su Max. Decisero, quindi, di
andare al Roswell Cafè.
Alla
Roswell High…
"Però… anche se sono passati tanti
anni, questa scuola mi incute sempre un po’ di timore" parlò Michael.
"Invece, mi dà un senso di tristezza…fa riportare alla memoria ricordi
non molto piacevoli..." disse Tess "scusami la domanda: ma veramente
sei diventato ricco, o hai inventato una qualche balla?"
"Ma certo che sono diventato ricco, che interesse avrei per mentire?
Nulla. Comunque, come hai sentito, non ho sempre vissuto nell’oro. Ho patito
le pene dell’inferno; avevo continuamente il pensiero su Antar. Il nostro
pianeta… te lo immagini qualche volta? Io spesso, ma non riesco mai a mettere
a fuoco le immagini. Quanto avrei voluto ritornarci ancora una volta!"
rispose, malinconicamente, Guerin.
"Ogni tanto ci penso, ma non troppo, altrimenti finirei con l’impazzire.
Voglio vivere serenamente la mia vita, senza pensare al passato." ribatté
Tess.
I due continuarono, gironzolando per la scuola, a parlare sulle loro vite e a
cercare qualche traccia di Max. Purtroppo, anche loro non risolsero nulla. Come
gli altri, anche Michael e Tess optarono di andare al Roswell Cafè.
Tutti si
ritrovarono al locale di Alex, discutendo riguardo Max…
"A questo punto o ha già lasciato la città o non è più abitudinario
come una volta. Mi pare strano, comunque, che non sia venuto qui, almeno una
volta!!" dichiarò Isabel.
Ma proprio quando stava dicendo quelle parole, la porta del Roswell Cafè si
aprì.
"Com’è cambiato qui, credevo che
almeno questo locale sarebbe rimasto lo stesso, e invece…" pensò
Max.
Tutti in quell’istante si voltarono verso quella direzione, Michael si alzò
in piedi.
"Ora, tu ti siedi qui con tutti noi e cominci a parlare… non ti conviene
scappare. Ricordati che nella corsa sono molto più veloce di te, quindi hai
due possibilità: o scappi, ma in tal caso ti acciufferei e ti farei sputare il
rospo con le cattive, o rimani qui a spiegarci che diavolo ti sta
succedendo…" intimò Guerin.
"Ok, ok… non preoccuparti, ero venuto qui proprio per spiegarvi tutto,
anche se dopo ciò che avrete sentito qualcuno di voi non mi rivolgerà più la
parola. Inoltre, mi dovrete aiutare a risolvere un grave problema…"
affermò Evans.
"Su, inizia… se non sappiamo nulla non potremo aiutarti. Non
preoccuparti, se abbiamo risolto problemi intergalattici, penso che riusciremo
a risolverne uno terrestre, penso che sia terrestre, vero?" fece Liz,
invitando Max a sedersi.
"Bene… allora: da quando mi sono trasferito a Washington, lavoro per
l’FBI, ma non per mia scelta. Infatti, fui contattato da alcuni agenti
speciali che mi proposero di unirmi a loro per controllare tutti voi, ma
soprattutto tu, Liz, e tua figlia Neneh – il perché te lo spiegherò tra
poco – e per scovare le varie colonie aliene presenti sulla Terra. Io,
subito, rifiutai l’offerta. A mio malgrado, però, mi ricattarono, come
stanno facendo tutt’ora: o diventavo un agente o avrebbero ucciso tutta la
mia famiglia, ovviamente compresa tu, Izzy" iniziò Max. Si fermò quasi
subito per prendere fiato, poi continuò, vedendo sul volto di tutti grande
stupore, "non mi sono fatto più sentire, sorellina, perché mi
obbligarono a tagliare i ponti con tutti, poiché potessi tenervi d’occhio,
con discrezione. Quindi incominciai la ricerca di Michael e Tess, riguardo voi
altri, sapevo già dov’eravate. Michael, sai che ti eri nascosto proprio
bene? Ho impiegato quasi due per trovarti. Anche tu, comunque, Tess sei stata
difficile da scovare. In ogni modo, Pickle Crow è un’ottima cittadina per
nascondersi. Trovati tutti, vi ho tenuto d’occhio. So praticamente tutto di
voi e delle vostre vite: so che tu, Maria, lavori come dirigente in una piccola
azienda di cosmetici e che qualche volti rubi qualche prodotto, ahiahi"
così dicendo, tutti per un attimo sorrisero, ma la tensione ritornò ben
presto assieme alla continuazione del racconto "tu, Alex, sei sempre
rimasto qui, tranne che per andare a Los Angeles all’università – bravo,
economia e commercio è un’ottima facoltà – tu, Michael, prima di andare a
New York, ti eri recato a Salem per vedere se esistevano veramente le streghe
– mi ricordo che sempre, quando eravamo piccoli, ti chiedevi se fossero mai
esistite – Tess, bella la tua clinica, ma fai attenzione che qualche male
intenzionato non carpisca qualche tuo segreto e non lo vada a spiattellare a
qualche giornale; Izzy, bè… ti stavi per sposare con uno che non mi piaceva
affatto, per fortuna che il ricordo di Alex ha vinto sulla realtà… infine tu
Liz: ti sei sposata con Frank O’Donnel, pilota morta qualche giorno fa. So
che ne soffri terribilmente, anch’io ci sto male… era il mio più fidato
confidente…"
"Cosaa?! Non il mio Frank, me l’avrebbe detto se ti avesse
conosciuto…" lo interruppe Liz, esterrefatta.
"Invece sì. Se non fosse stato per lui, non so come avrei potuto
resistere a vivere questa dannata vita! Sono stato io a farvi incontrare.
Infatti, Frank, un tempo, lavorava anche lui all’FBI perché, come me, era
stato ricattato dal momento che anche lui era un alieno che doveva tenere
d’occhio i suoi simili. Ma riuscì, a differenza di me, a liberarsi da quel
patto. Allora, gli chiesi di proteggerti. Ovviamente, non avrei mai immaginato
che vi sareste innamorati e poi sposati. Ne soffrii, ma sapevo che eri in buone
mani…"
Mentre stava ascoltando la confessione di Max, Liz piangeva, rendendosi conto
di quanto poco conoscesse suo marito. Era sconcertata, ma non obbiettò in
alcun modo, per non interrompere Evans.
"…men che meno, mi sarei aspetto che sarebbe nata la piccola Neneh.
Quando Frank si accorse, come te, presumo, che la bambina possedeva dei poteri
di telecinesi e di mutare la struttura molecolare, me lo confidò, con il
timore che l’FBI lo scoprisse. Mi pregò di tenerlo segreto e di non farlo
scoprire a nessuno. Sfortunatamente, però, non fu così. I miei tentativi
furono vani: ben presto le alte sfere scoprirono che cosa potesse fare Neneh.
Non ti sei mai accorta, Liz, di persone che seguivano te e la piccola? No? Bè…
da quando è nata stanno tentando di rapirla. Ma o io o Frank, siamo sempre
riusciti a sventare ogni tentativo di rapimento.
Il giorno in cui Frank aveva deciso di dirti tutto, per poi scappare per
nascondersi, fu ucciso. Penso, che tu non credi che sia stato un incidente,
vero?"
"Già, lo sapevo che era impossibili che Frankie non si sia accorto del
mal funzionamento del motore dell’ala. Ogni volta, prima di partire
controllava tutto… ma aspetta, ma se è stato sabotato, perché mio marito
non se n’è accorto?" chiese Liz.
"Lo fecero subito dopo che lui aveva controllato tutto. Purtroppo, quando
venni a sapere di ciò, fu troppo tardi." rispose Max.
"Ma allora hai fatto tutto ciò per proteggerti… lo sapevo che non
poteva essere vero che tu saresti cambiato" detto questo, Izzy abbracciò
forte il fratello.
Sfortunatamente, i guai iniziarono proprio in quel momento. Infatti,…
"Già, già… ora però ci dovremo dare da fare per liberarci dall’
FBI…" Max parlò, ma in quel momento al Roswell Cafè entrarono due
losche figure.
Max impallidì "O mio Dio…ci hanno scoperto, maledizione devo
scappare…"
La sveglia
suonò le 7 e Liz, molto pigramente, la chiuse, anche se avrebbe tanto voluto
dormire fino a mezzogiorno.
"Uaaa… ma perché ci si deve svegliare presto? E va bè, ormai sono
sveglia… ma che strano so di aver sognato ma non mi ricordo cosa… un
momento che cos’ho al collo?" così si diresse davanti ad uno specchio,
per scoprire che stava indossando un ciondolo d’ora con la forma dello stemma
della sua scuola.
"Mah?! Sono sicura che ieri sera non ce lo avevo… Ora ricordo il sogno,
è impossibile che sia stato tutto vero… non può essere accaduto…"
detto ciò, la ragazza notò sulla sua scrivania un quaderno aperto quasi a metà,
incuriosita lesse la pagina aperta, che stranamente era l’unica scritta.
"Caro
Diario,
5 Giugno 2012
sono Liz
Parker. È da tanto che non ti scrivo. Oggi, infatti, sono esattamente 10 anni
che non metto più su carta i miei pensieri. Io ora vivo a San Francisco e non
più a Roswell, cittadina misteriosa, ma tanto, anzi troppo pericolosa!… O
mio Dio, cosa significa tutto questo?"
Scritta
da Paola |