Roswell.it - Fanfiction

IL RADUNO


Riassunto: Sono passati 10 anni da quando tutto è finito. La Roswell High ha organizzato un incontro degli studenti dell’anno 2002. Finalmente Liz e gli altri si ritroveranno di nuovo, ma sarà veramente la realtà?

Data di creazione: 5/02/2001 – 11/02/2001

Valutazione: Adatta a tutti

Disclaimer: tutti i diritti dei personaggi che compaiono in questo racconto sono di proprietà della WB, tranne che per la piccola Neneh e suo padre Frank O’Donnel, personaggi creati dalla fantasia della scrittrice. Il racconto è di proprietà del sito Roswell.it

E–mail: 2bimba2@deejaymail.it


                                                                                                                       5 Giugno 2012

Caro Diario,

sono Liz Parker. È da tanto che non ti scrivo. Oggi, infatti, sono esattamente 10 anni che non metto più su carta i miei pensieri. Io ora vivo a San Francisco e non più a Roswell, cittadina misteriosa, ma tanto, anzi troppo pericolosa! Da quando mi sono trasferita non ci sono più andata, non so perché, forse per non far riaffiorare nella mente alcuni momenti che in tutti questi anni sto tentando, purtroppo invano, di dimenticare. Da quando tutto si risolse, da quando tutti i misteri e i pericoli finirono, io non ho più avuto notizie di Max, Isabel e Michael, sembrano svaniti nel nulla, similmente vale per tutti gli altri alieni della colonia guidata da Max. Invece Maria si è trasferire anche lei a San Francisco sia per seguirmi sia per frequentarne l’università, per quanto riguarda Alex è l’unico a vivere ancora a Roswell. Non ci vediamo spesso, sfortunatamente, ma ogni settimana ci scriviamo o telefoniamo. Inoltre ora è lui il proprietario del Crashdown.

Di noi tre, ossia io, Maria e Alex, solo la sottoscritta è riuscita a rifarsi una vita quasi serena: infatti, per cercare di dimenticare Max e il grande sentimento che ci legava, ho trovato conforto in Frank O’Donnel, il quale in poco tempo divenne mio marito. Purtroppo per un incidente, le cui cause sono ancora misteriose, è morto pochi giorni fa. Non riesco ancora a crederci che non lo rivedrò più… però devo essere forte, non tanto per me ma per nostra figlia Neneh. Per fortuna con noi c’è Maria. Lei, a differenza di me, non è riuscita a trovare un nuovo amore. Ha sempre nel cuore Michael: nessuno, infatti, è riuscito a colmare il vuoto che è in lei, nemmeno Brody. Ora si dedica al suo lavoro di manager e a coccolare la mia, anzi la nostra Neneh. Come lei, neanche Alex ha trovato qualcuno. Infatti, non si è scordato di Isabel, spera sempre che un giorno o l’altro ritorni a Roswell.

Non so perché ho ricominciato a scriverti, ma da qualche tempo sento una sensazione che da molto non provavo, qualcosa sta per accadere!

Proprio due giorni dopo che scrisse nuovamente sul suo diario, Liz ebbe la notizia da Maria che la Roswell High stava organizzando un incontro degli studenti della classe 2002.
"Liz che hai deciso di fare? Io ci sto pensando molto, ritornare a Roswell… ho paura che i ricordi riaffiorino più vivi di come riemergano qui, a San Francisco ." disse Maria con aria quasi terrorizzata.
"Non lo so… però, pensa, potremo rivedere Alex e anche il Crashdown. Tutto sommato in quella cittadina non ci sono solo brutti ricordi, sbaglio?".
Maria le rispose negativamente con il capo. "Hai ragione… però… ho una strana sensazione… non strana, ma già provata prima, tanto tempo fa… penso che se ritorneremo là dovremo affrontare parte del nostro passato."
"Anch’io la sto provando… ma cosa ci può capitare peggio di quello che ci è capitato tanti anni fa? Nulla, penso… comunque ho voglia di cambiare aria… ormai questa casa è un ricordo continuo di Frankie… mio Dio non ci riesco ancora a credere… non c’è più…" dicendo ciò, Liz frenò il pianto, non tanto per la presenza di Maria, ma perché Neneh si era appena svegliata dal sonnellino pomeridiano e non voleva che la vedesse piangere.
"Amore della zia, ti sei svegliata… vuoi una bella notizia? Siii… bene. Preparati per un viaggio, noi tre partiamo per Roswell! Finalmente, bimba mia, vedrai la città dove sono nate la tua mamma ed io"
"Che bello!!! Veramente?… mamma quando partiamo?" esclamò Neneh diventando tutta rossa in viso tanta era l’eccitazione.

La partenza fu decisa per l’indomani. Presero l’aereo e poi noleggiarono un auto. In poco tempo arrivarono a destinazione. Le due donne non dissero nulla ad Alex perché vollero fargli una sorpresa.
Parcheggiata l’automobile, Liz e Maria respirarono a pieni polmoni l’aria di Roswell. "Questa cittadina non è cambiata per nulla" pensarono entrambe. In quel momento furono investite da una marea di ricordi: Liz ripensò a quando Max veniva a trovarla sul terrazzo di casa sua o quando si nascosero poco più in là di dov’erano parcheggiate per nascondersi dagli altri per godersi qualche momento di solitudine assieme. Invece Maria non ripensò subito a Michael, ma a tutto ciò che lei e la sua migliore amica combinarono e poi alle varie scappatelle con l’alieno.
"Ah…Michael… dove sarai… ma è possibile che ti ami ancora così tanto? Devo essere proprio matta!!! ".
Il trio si diresse verso il Crashdown. Il locale, a differenza di Roswell, cambiò molto. Infatti, non si chiamava più Crashdown, ma Roswell Cafè, e non c’era più alcun riferimento ad alieni e a UFO. Entrarono e videro che anche se l’arredamento era diverso, la posizione dei mobili rimase invariato. Liz non riuscì a trattenere le lacrime, al contrario, Maria frenò l’impulso di piangere. Furono tanti i ricordi di quando servivano al Crashdown che pervasero la loro mente. All’ingresso del locale c’era un uomo che accoglieva i clienti, egli si avvicinò a loro e…
"O mio Dio, non ci posso credere…Maria… Liz… ma siete voi… ma siete stupende…Oh Dio non non…" sbottò Withman, incredulo. Sembrava che stesse per svenire dalla sorpresa.
"Sì Alex, siamo noi… è meraviglioso rivederti… come Roswell, non sei cambiato di una virgola…" asserì Maria, dal momento che Liz non riusciva a parlare, troppo impegnata a piangere.
I tre si abbracciarono a lungo, Neneh, sentendosi emarginata, si mise a piangere.
"No piccolina, non piangere, non ci siamo dimenticate di te!" affermò Liz, prendendo in braccio la figlia.
"Vedi questo signore…questo è il migliore amico della mamma e della zia… si chiama Alex… dai saluta!"
"Buongiorno… Alex" mugugnò Neneh, ancora con qualche lacrimuccia.
I quattro si sedettero ad un tavolo e cominciarono a chiacchierare sulle loro vite presenti e poi iniziarono un lungo excursus sulle loro vite a Roswell, tanti anni prima.
"Bè… ne abbiamo passate tante, anzi troppe… non so voi, ma molto spesso sogno quel giorno e mi terrorizzo ancora… però tra noi e con… come li chiamavamo… ah si i cecoslovacchi, ci siamo divertiti… dai in generale non ci possiamo lamentare di non aver avuto un’adolescenza priva di emozioni!"disse Alex con un’aria quasi divertita.
"Ti devo dare ragione… vi ricordate di quando stavo con Kyle? Mamma mia… non so cosa avrei potuto aver in testa… eh… gli ormoni in subbuglio sono una gran brutta cosa!!!"così dicendo Liz, tutti si misero a ridere, tranne Neneh, troppo impegnata a bere il frullato di fragola più grande che lei avesse mai visto.
"Tornando seri, ragazzi, pensate spesso a loro? Quando mi sento sconsolata, ripenso ai momenti che passavo con Michael, nel suo appartamento, nella stanza dei cancellini, qui al ristorante, quando faceva il "cuoco"… chissà dove sono finiti? Pensate che verranno a questo ritrovo?" domandò Maria con un aria tra il disperato e l’arrabbiato. Tutti rimasero in silenzio per meditare o forse perché non si sapeva che rispondere. La bambina, vedendo tutti con un’aria non molto allegra, incominciò a fare qualcosa per distogliere loro da ciò che stavano pensando, così… Neneh fece muovere, senza toccarlo, il bicchiere del frullato. Vedendo ciò, Withman balbettò: "Oh, m – mio D – Dio, Liz pe – perché tua figlia fa quello che sta facendo?… no, non ci credo, sto sognando… no un incubo, anche lei…"
"Neneh!! Sai che non devi farlo quando siamo in un luogo pubblico e soprattutto quando siamo in questa città!!!" rimproverò Liz.
"Lo sai bene cosa potrebbe succederti se qualcuno sapesse cosa tu sei capace a fare, cosa ti ho insegnato?" continuò Maria, guardandosi intorno se qualcuno avesse visto qualcosa.
"Ora… adesso… voglio sapere tutto. Perché… aspettate che prendo fiato… perché questa graziosa bambina ha qualche potere? Maria non è che le hai salvato la vita, così da cambiarle la struttura molecolare, come fece Max con Liz?" chiese Alex ancora allibito da ciò che aveva appena visto.
"No, nulla del genere. Ok… te lo spiego…" ribatté Liz, iniziando la spiegazione. "… come ben sai Max, salvandomi la vita, cambiò in parte la struttura molecolare del mio corpo, quindi anche parte del DNA. Non mi resi conto, allora, che se avessi avuto un figlio era probabile che avrebbe potuto avere anche lui qualcosa di diverso dagli altri suoi coetanei. Quando conobbi Frank, tutto ciò che mi accadde qui a Roswell lo misi da parte, volendo a tutti costi dimenticare. Dopo che ci sposammo, incominciammo subito a parlare di avere un bambino e immediatamente ebbi un flash di quella sparatoria. Ebbi un fremito, ma non dissi nulla, sperando che i miei timori non diventassero realtà. Ma, come vedi, il mio desiderio non è stato realizzato. In ogni modo, non solo io avevo qualcosa da nascondere. Infatti, quando nacque, entrambi ci accorgemmo che Neneh aveva qualcosa di strano, sin da piccolissima riusciva a spostare gli oggetti e a cambiare la struttura molecolare degli oggetti. Di conseguenza, dovetti spiegare a mio marito qualcosina. Credevo che mi avrebbe preso per pazza, invece mi credette e, anzi, persino lui poteva spiegare il perché Neneh possedesse dei poteri. Purtroppo non mi volle raccontare nulla nei dettagli, dicendomi che se l’avesse fatto avrebbe messo in pericolo me e la bambina. Io, tutt’oggi, non so che cosa potesse avermi taciuto Frank, perché proprio il giorno stesso in cui aveva deciso di dirmelo, poiché ormai quel segreto gli stava pesando, è morto." Spiegò Liz. Prese fiato e poi riprese a raccontare "sono convinta, però, che quell’"incidente" è legato al suo segreto. Per me, infatti, è impossibile che sia stato un suo errore la causa dell’incidente. Era troppo pignolo per non accorgersi che il motore dell’ala dell’aereo non funzionava bene. Purtroppo nessuno mi crede, dicendomi che sono delle strane fantasie, scusabile per lo shock della perdita di mio marito. Mah…"
"Non ci posso credere, quindi molto probabilmente l’incubo passato può tornare… potevate dirmelo prima, così almeno non avrei pensato che tutto ormai sarebbe finito… uff…" brontolò Alex.
"Ci dispiace, ma te l’abbiamo tenuto nascosto proprio per non coinvolgerti nuovamente in questa situazione… ma comunque hai tutte le ragioni per prendertela… ma ricordati che tu sei sempre l’uomo più favoloso del mondo…" replicò Maria, adulandolo.
"Non accorre lusingarmi per avere il perdono… ma certo che con voi non c’è mai pace…. Sentite, vi vedo stanche e poi la piccola metà - cecoslovacca mi pare che stia crollando dal sonno. Dai, vi invito a casa mia… così mi farete un po’ di compagnia"così dicendo, Alex prese in braccio Neneh per farla riposare su qualcosa di morbido, in tal modo le due donne non poterono rifiutare il suo invito.
Alex abitava proprio sopra il locale, quindi nella vecchia casa di Liz. Appena varcata la soglia, Liz vide che nemmeno lì nulla era cambiato.
"Alex, come mai hai mantenuto tutto uguale, perché non hai cambiato arredamento?"domandò Liz con aria stupita.
"Oltre a non aver voglia di vedere girare per casa una miriade di operai, questo appartamento mi ha sempre affascinato, così…"rispose l’uomo, tendendo la mano verso l’appartamento, come per dire che era meglio non mutare nulla.
Subito Alex coricò sul letto della stanza degli ospiti la bambina che si era addormentata tra le sue braccia. Poi aiutò le sue due amiche a prendere le valigie dalla macchina e a sistemarsi in casa. Anche le due donne in poco tempo caddero in un lungo sonno, invece Alex ritornò al locale.

Le tre venute dormirono per quasi due ore, Maria fu la prima a svegliarsi, perché sentì un rumore provenire dal terrazzo. Si alzò e andò a vedere cosa fosse stato, ma non trovò nulla. In ogni modo approfittò del fatto per sedersi sul terrazzo, ripensando alla sua adolescenza. Poi a lei si aggiunse Liz e nel silenzio riuscirono a dirsi ciò che provavano: una grande confusione di emozioni e ricordi.
Alex ritornò dalle sue ospiti verso sera per invitarle a cena nel più rinomato ristorante di Roswell. Tutti quanti si tirarono a lucido. Anche se Neneh non amava vestirsi in ghingheri, sua madre, però, approfittò dell’occasione per vestirla come una principessa.

Alle 8 arrivarono al ristorante e, seduti a tavola, incominciarono a parlare piacevolmente fino a che i tre amici si ammutolirono di colpo. Sentirono su di loro gli occhi di qualcuno. Iniziarono a cercare chi fosse, scrutando tutti i clienti del locale e il locale stesso, senza però trovare chi li stesse spiando. Poco più tardi, finalmente, capirono chi li osservava così intensamente da farli sentire a disagio. Era una donna vestita in nero e con occhiali scuri, aveva un’aria familiare, ma nessuno capì chi fosse. La "sconosciuta" si avvicinò al loro tavolo.
"Buonasera… come, tutti ammutoliti? Non vi ricordate più di me? Dai, sono io… Tess!!" iniziò la donna.
Tutti, sentendo ciò, rimasero allibiti. Era talmente cambiata da essere irriconoscibile: aveva lunghi capelli neri, pallida in volto e molto dimagrita.
"Non ci posso credere… scusaci se non ti abbiamo riconosciuto, ma sei molto diversa da quando ci siamo visti l’ultima volta" disse, quasi shockata, Liz.
"Si, infatti, avete ragione. Voi invece siete sempre gli stessi. Ma chi è questa bella bambina?"chiese incuriosita Tess.
"E’ mia figlia. Dai Neneh, saluta. Sai, questa signora è stata una nostra amica quando io, zia e Alex andavamo al liceo." spiegò Liz.
"Buonasera" fece Neneh, arrossendo.
"Veramente è tua figlia? Non ti assomiglia molto, penso allora che quei bei capelli rossi e gli occhi azzurri siano stati presi dal padre, comunque è molto bella. Vedo, quindi, che tu sei riuscita a rifarti una vita, persino a costruirti una famiglia. Ma dov’è tuo marito? In questo tavolo conosco tutti, a meno che tu e Alex… ma lui non ha i lineamenti di Neneh, giusto?" domandò Tess, scrutando il volto della sua ex rivale in amore.
"No, no. Io e Alex siamo solo ottimi amici. Mio marito, purtroppo, è morto poco tempo fa." affermò Liz, quasi con le lacrime agli occhi.
"Oh, ti faccio le mie più sentite condoglianze, non ti meritavi anche questo… come vedo in questi anni a tutti noi ne sono successe di cose…"
"Ma siediti con noi così potremo chiacchierare tranquillamente…" si rivolse Maria alla nuova venuta, poi continuò "Ma in tutto questo tempo, tu e gli altri che fine avete matto? Io, Liz e Alex vi abbiamo cercato in lungo e in largo senza alcun risultato. Perché non vi siete fatti trovare?"
"Il giorno dopo della lotta finale, voi avevate deciso di andarvene in vacanza, io, invece di andarmene per sempre da questa città per paura che l’ FBI mi volesse rapire nuovamente. Comunque, mi dispiace di non avervi salutato, ma, penso che tra poco capirete il perché di questa mia scelta. " raccontò Tess, poi andò avanti nel parlare "cambiai aspetto e mi trasferii in Canada. Scelsi la cittadina di Pickle Crow per nascondermi. A mio malgrado, ben presto dovetti rivelare la mia vera identità agli abitanti del luogo, perché, con i miei poteri, salvai una bambina, investita da un auto pirata. Pensai di essere spacciata e che di lì a poco l’ FBI mi avrebbe trovato. Invece fu tutto il contrario. Infatti, in un primo momento tutti rimasero un po’ shockati al momento e il sindaco mi chiese come potevo avere quei poteri, io gli risposi di essere un abitante di un altro pianeta. Dovetti dire la verità, perché dopo tante bugie dette e subite, non volevo che quel circolo vizioso ricominciasse. Fui terrorizzata per le conseguenze che potevano essere prodotte dalla mia confessione, anzi quella cittadina si era rivelata un’altra colonia di alieni, però non di Antar, ma di un pianeta poco più vicino, Tanar. E così fui accolta ancora con maggior affetto in quella comunità e tutt’oggi ancora ci vivo. Sapete ho aperto una clinica ospedaliera, finalmente posso curare chi sta male, a modo mio, dal momento che gli abitanti di quella comunità posseggono diversi poteri dai miei. Degli altri non so nulla, tranne di Max e Isabel, ma di loro, comunque, so molto poco. Quando tu, Liz, andasti a San Francisco, anche la famiglia Evans decise di trasferirsi…"
"Ma scusa, me ne sarei accorta se gli Evans si fossero trasferiti…" ribatté Maria.
"Tu lo credi che fossero rimasti, ma come anche tutta Roswell, d’altronde. In realtà, Max e Isabel rivelarono ai loro genitori la loro vera identità. Shockati, i signori Evans stabilirono di far perdere le loro tracce per paura di essere seguiti sia dall’ FBI sia dalla CIA. Allora Max creò dei cloni dei suoi genitori adottivi e fece circolare la notizia che lui ed Isabel si sarebbero stabiliti a Yale, per poi frequentarne l’università. " rispose Tess.
"Caspita!!!! Ma ora che fine hanno fatto?" chiese sbigottito Alex.
"Purtroppo quando lasciarono Roswell, persi le loro tracce quasi immediatamente. Infatti, prima andarono a vivere nel New Jersey con nuove identità, poi si trasferirono nuovamente, ma non riuscii a scoprire dove." concluse Tess.
Maria chiese di Michael, ma l’aliena le spiegò che lui immediatamente fece perdere le sue tracce, forse perché deluso della situazione che si era venuta a creare.
Dopo quella confessione, ci fu un lungo silenzio in cui tutti incominciarono a meditare, soprattutto sul perché proprio loro avevano dovuto subire tanto dolore e perdere chi si amava. In ogni modo, arrivò il cameriere per ordinare. Anche se l’ambiente tra il gruppo non era dei migliori, decisero di mangiare comunque. In poco tempo, su tutti quanti ritornò il sorriso grazie alle smorfie della piccola Neneh, ma anche per i racconti divertenti dei vari momenti passati assieme.

La serata, dopo tutto, passò serenamente. Il gruppo si separò, ma il giorno dopo si sarebbe riunito di nuovo perché proprio l’indomani ci sarebbe stato il ritrovo alla Roswell High. Però prima di salutarsi, Maria chiese a Tess:
"Tess, secondo te, Michael, Max e Isabel, verranno domani?"
"Non lo so… lo scopriremo domani… ma come te lo spero vivamente".

La giornata del ritrovo si prospettava positiva: c’era un cielo sereno e un’aria frizzante, che potevano preludere solamente a qualcosa di buono. L’incontro era alle 10. I tre erano sia elettrizzati sia spaventati, sia curiosi sia titubanti.
Davanti alla scuola ad aspettarli c’era Tess per entrare insieme a loro. Entrati, furono accolti, assieme a tanti altri ex studenti, dagli organizzatori: il preside e alcuni professori. Si decise di fare una visita all’istituto così per, magari, risvegliare qualche ricordo, poi di trovarsi in palestra per un rinfresco, dove si sarebbe parlato dei vari avvenimenti che accaddero proprio in quell’anno scolastico.
Liz, Maria, Alex, e Tess, con Neneh, incominciarono a vagare per l’istituto. Era cambiato, qua e la, infatti, era stato ristrutturato, ma, in ogni modo, riusciva a rievocare tanti ricordi, molti dei quali riportavano alla mente a Liz, Maria e Alex i strani rapporti con Max, Michael e Isabel. Gli alieni sostenevano che non potevano stare con coloro che amavano per non metterli in pericolo, ma la loro parte umana, ossia i loro impulsi e le loro passioni, portava loro a compiere l’opposto delle loro parole. Infatti, la stanza dei cancellini era sempre stato il loro nascondiglio…
Trovarono i loro armadietti e la panca in giardino dove usavano sedersi nelle ore di buca, soprattutto per parlare sul da farsi delle varie situazioni che si creavano per mantenere il segreto sull’esistenza dei cecoslovacchi.
Mentre il gruppo stava chiacchierando tra i corridoi, Neneh si fermò di colpo per osservare bene una persona che le sembrava conosciuta.
"Neneh, su dai andiamo… non abbiamo ancora finito il giro…"esortò Liz.
"Mamma, zia, ma quell’uomo là in fondo non è quello sulla foto che ci ha mostrato lo zio Alex?"chiese la bambina.
Il gruppo si girò di colpo. Liz, nel vedere quell’uomo, ebbe un mancamento, per fortuna dietro a lei c’era Alex, che la sostenne. Tess non riusciva a credere ai suoi occhi e Maria balbettò:
"Ra – ragazzi, ho le visioni? Vedete anche voi Max? O sono talmente desiderosa di rivedere uno di loro che sogno ad occhi aperti?"
Max, nel frattempo, si accorse di loro. Anche lui rimase shockato nel vederli. Secondo il suo parere, tutti erano cambiati moltissimo, ma…
"C’è anche Neneh!! " pensò Evans.
"C - ciao Max" balbettò Liz.
"Buongiorno a tutti… mio Dio sembra che sia passata un’eternità da quando ci siamo lasciati l’ultima volta" disse Max, visibilmente emozionato e poi aggiunse "ma chi è questa bella bambina?"
"Mia figlia Neneh…" replicò Liz, stupita nel non vedere nessuna reazione di stupore nell’uomo alla sua risposta.
"Già sono passati 10 anni da quando ci siamo visti l’ultima volta… perdonami la domanda, dove sei stato tutto questo tempo? Forse che c’erano delle persone che tenevano a te, che avrebbero tanto voluto avere notizie sulla tua vita!!!" disse Tess, alquanto alterata. In ogni modo espresse ciò che Alex, Maria e Liz avevano nel cuore.
Max era titubante nel rispondere, non voleva sbilanciarsi troppo perché era consapevole che se si fosse lasciato andare, avrebbe raccontato loro che ora lavorava all’FBI e che, a differenza di loro, lui sapeva tutto sui presenti, anche ciò che a loro era oscuro, come ad esempio la morte di Frank O’Donnell.
"Mi sono nascosto a Los Angeles..." iniziò a raccontare Evans"…mi sono rifatto una vita, come tutti voi, penso. Ho fatto l’università e poi sono stato assunto in un’azienda d’informatica, in cui ancora oggi ci lavoro. Ecco questo è tutto." rispose Evans.
"Ah, si? Strano, ma tutto quello che hai raccontato mi puzza di falso… perché ci menti ancora? Non ti è bastato cos’è successo 10 anni fa? Ah, proprio non ti capisco…"parlò Alex, che, però, avrebbe tanto voluto chiedergli che fine aveva fatto sua sorella Isabel, ma pensò che per quel momento era più importante scoprire cosa Max stesse nascondendo.
"Pensa quello che vuoi… io sono sincero… non ho fatto sapere nulla a nessuno per far perdere definitivamente le mie tracce"
"Sei stato bravissimo… si, si devo proprio ammetterlo! Non avrei mai immaginato che tutto quello che una volta mi promettevi, in realtà era, come dire… una grandiosa balla?" sentenziò Liz, ormai ripresa dallo shock. In quel momento in lei stava crescendo sia una profonda delusione sia una grande ira.
"Bè… ricordati che eravamo degli adolescenti, pensavamo di avere il mondo nelle nostre mani!!!" replicò Max, sentendo al cuore una fitta, perché doveva dire quelle cose, in quanto nessuno, nemmeno lei, doveva scoprire la sua reale vita.
Liz, sentendosi ribollire il sangue nelle vene, avrebbe voluto schiaffeggiare colui che credeva il suo grande amore, ma si rese conto che non sarebbe stato il caso, allora prese in braccio la figlia, salutò freddamente Max e se ne andò, e assieme a lei tutti gli altri, altrettanto delusi dal comportamento dell’uomo, che, anche se dopo tanti anni, credevano di conoscere bene.
Tess ruppe il silenzio che si era creato tra il gruppo:
"Non ci posso ancora credere. Max così, così… come dire.."
"Cinico e indifferente?" suggerì Liz, "già… non ci posso ancora credere… soprattutto perché per così tanto tempo ho pensato a, a… quell’essere" continuò la donna, molto irritata.
"Ragazze, basta… siamo qui per ricordare i ‘bei’ vecchi tempi… oggi dobbiamo solo divertirci, ok? Non dobbiamo permettere che nessuno ci rovini questa giornata!!" asserì Alex.
Continuarono, così, a gironzolare per la scuola, ridendo e scherzando, sebbene avessero nel cuore una grande delusione.
Nel frattempo, Max, che, non visto, stava seguendo il gruppo, ricevette una telefonata:
"L’ ha trovata?" iniziò una voce al cellulare.
"Sì, in ogni modo ci sono tutti, persino Tess. Ma perché devo fare ancora tutto ciò, non ho già rispettato la mia parte di patto tenendoli d’occhio e sapendo ogni loro mossa per tutti questi anni?" chiese Max.
"Lo deciderò io quando avrà adempiuto al patto! Ora faccia quello che le è stato ordinato." Così dicendo, l’interlocutore terminò la telefonata.

Max si sentiva frustrato. Non sapeva che fare, era consapevole di essere in trappola. Tutta questa situazione iniziò quando dal New Jersey si trasferì non a Los Angeles, come aveva detto agli altri, ma a Washington. Lì, Max sperava di rifarsi una nuova vita, priva di pericoli ed insidie, e di ritrovare Liz, per poter vivere finalmente una loro vita assieme in piena tranquillità. Ma non fu così. Infatti, sebbene avesse cercato di nascondersi, l’FBI riuscì a trovarlo. Contattatolo, alcuni agenti speciali gli proposero di entrare a far parte dell’organizzazione statale, per un determinato arco di tempo, però sconosciuto a Max, per indagare sulle varie colonie aliene presenti sulla Terra e per controllare i suoi ex compagni di avventura perché non raccontassero nulla su tutto ciò che videro a Roswell. Max rifiutò in un primo momento, però, ben presto, dovette accettare perché altrimenti avrebbero ucciso tutti i suoi familiari. E così da quel giorno egli lavorò per l’FBI, facendo tutto quello che i suoi superiori gli ordinavano. Purtroppo, per lui quella vita gli era diventa, in pochissimo tempo, terribile. Non poteva avere contatti con nessuno che amava, solamente con l’FBI. Dovette persino sopportare che Liz sposasse un altro uomo e avesse da questo una figlia.

Finita la visita all’istituto, tutti gli ex studenti si ritrovarono in palestra per ricordare gli avvenimenti sportivo – scolastici di quell’anno: le varie vittorie della squadra di football, di nuoto, ma anche di scacchi. Poi si accennò del ballo di Natale in cui si elessero il re e la regina d’inverno, ma si riportò alla memoria con maggiore enfasi da parte del preside quello di fine anno perché era accaduto un qualcosa di eccezionale: infatti, furono eletti, come re e regina, due coppie: Max e Liz, Michael e Maria.
Liz, quando fu nominata, tentò di nascondersi e sperava di non essere chiamata sul palco assieme a Max, perché voleva vedere quell’uomo il meno possibile; invece Maria, sentendosi menzionare, sperava che da un momento all’altro si sarebbe presentato Michael e così fissava sempre l’entrata della palestra. Max, come le due donne, fu citato; al contrario di Liz, aveva la speranza di andare sul palco assieme a lei, per poter starle nuovamente vicino.
In ogni modo, il desiderio di Liz non fu soddisfatto, poiché i tre furono chiamati sul palco per ricevere un ciondolo d’oro con lo stemma della Roswell High. Max si offrì di appenderglielo al collo, ma Liz si scostò bruscamente.
Nel mormorio generale la porta della palestra si aprì di colpo. La prima a guardare verso la direzione dell’entrata fu proprio Maria, sperando che chi fosse arrivato, fosse stato l’alieno da lei sempre amato. E infatti…
"Scusatemi per il ritardo, ma ho avuto problemi con il mio jet"si giustificò Michael, osservato da tutti i presenti.
"Mmh… se non ricordo male, lei è il sig. Guerin, Michael Guerin, vero?" chiese il preside, notevolmente alterato perché fu interrotto il suo discorso. Ma l’arrivo inaspettato di Michael salvò tutti da un coma profondo, provocato proprio da quel noiosissimo discorso.
"Eh, eh… già, sono io" rispose sorridendo il nuovo venuto.
Maria era come ipnotizzata, sognava il loro incontro da dieci anni, e ora che ce l’aveva davanti non sapeva che pensare, ma soprattutto cosa dirgli. Liz, invece, fu più controllata rispetto a Maria, ma in ogni modo era molto emozionata.
"Signor Guerin salga sul palco, così anche lei potrà ricevere un piccolo ricordo di questa scuola" invitò il preside, ora più calmo.
Michael non si rese subito conto che sul palco c’erano i suoi ex compagni di avventura, ma appena li vide, nella sua mente ci fu un susseguirsi di immagini, tra le quali alcuni momenti tra lui e Maria, che in tutti questi anni era sempre rimasta nel suo cuore.
"Ci si rivede dopo un bel po’ di anni, eh?" fece Michael rivolto a Maria, Liz e Max, con la sua solita aria da spaccone.
"Eh, sì… ma comunque alcuni di noi si vedono tutti i giorni, se non lo sapessi. Infatti, se si tiene a una persona veramente si fa di tutto per tenersi in contatto" rispose Maria con tono ironico. Michael incassò il colpo.
Dopo quella "cerimonia" per gli ex re e reginette, il preside riprese a parlare per la grande felicità di tutti (c’era chi tentò di tutto per farlo tacere!!).
Michael si sedette allo stesso tavolo di Maria e gli altri, c’era anche Max, ma solo perché gli organizzatori decisero la disposizione dei posti.
Il silenzio circondò tutti quanti, c’era una strana atmosfera di disagio tra loro. Nessuno osava parlare, ma Maria prese il coraggio e iniziò:
"Non so voi, ma credo di essere in un sogno. Siamo di nuovo tutti insieme dopo 10 anni, bè…manca Isabel. Chiedo troppo se vorrei sapere che fine hai fatto, Michael? Credo che sia un diritto di tutti quanti avere notizie di voi cecoslovacchi!" disse, rivolgendosi sia a Michael sia a Max.
"No, non un tuo diritto, se ho voluto far perdere la mie tracce, ci sarà stato un motivo, no? Comunque, per educazione ve lo dico. Per quanto mi riguarda, dopo quel che successe, iniziai a vagare per l’America in lungo e in largo. Poi, un giorno incontrai una donna, mi offrì un lavoro e iniziammo a frequentarci, qualche tempo più tardi mi confessò di avere un male incurabile, io, istintivamente, avrei voluto aiutarla con i miei poteri, ma frenai quell’impulso per paura di essere trovato dal FBI, ma comunque potei aiutarla, in altro modo: infatti, mi propose di sposarlo perché potessi ereditare tutti i suoi averi, dal momento che non voleva che tutto ciò che possedeva finisse nelle mani dei suoi voraci, così li chiamava, nipoti. All’inizio fui titubante, ma poi quando conobbi i suoi parenti, fui ben contento di aiutarla. Ci sposammo, ma poco tempo più tardi, ahimè, lei morì. Ora sono il presidente di un’impresa edilizia. So, cosa state pensando, come posso fare ciò se non ho avuto mai esperienze di quel tipo? Bé, prima della sua morte, mia moglie mi fece studiare, anche troppo, per i miei gusti. Ecco tutto. Penso che ora capite perché non ho potuto farmi sentire. Non potevo che qualche persona che mi conosceva, sbadatamente, poteva rivelare la mia vera identità."
Maria nel sentire la storia rimase allibita. Lei per tutti questi anni, per colpa di quell’uomo, anzi del suo ricordo, non riuscì a farsi una vita felice e lui, invece, perfino si sposò una miliardaria. Non lo sopportò. Ma non volle fare nessun tipo di scenata così:
"Scusatemi, non mi sento molto bene, vado a prendere una boccata d’aria" lei disse, così si alzò e uscì dalla palestra.
"Ma che ha?" chiese stupito Michael.
"Come al solito, sei quella grande cima di intuizione!!! Lei per tutti questi anni ti ha cercato, senza mai trovarti, ma soprattutto senza potersi fare una vita con qualcuno. È sempre stata sola!! Se non te lo sei accorto, l’hai ferita!!" rispose Liz, con una grinta che negli anni precedenti non aveva mai dimostrato. Detto ciò, si alzò, assieme alla figlia, per andare da Maria, per tentare di consolarla.
"Come vedo, la tua gentilezza è aumentata particolarmente. Mamma mia…" iniziò Withman con tono sarcastico.
"Cosa ci devo fare? Io dovevo salvarmi la vita. In ogni modo ho vissuto tranquillamente perché sapevo che Maria era al sicuro a San Francisco. Anche se lei non ha avuto mai miei notizie, io, invece, di lei so tutto. L’ho fatta seguire, anzi la faccio seguire ancora da delle guardie del corpo. Quindi non sono un mostro senza cuore. Che credi? Io l’ho sempre pensata." rispose Michael alla provocazione.
Intanto che i due discutevano, Max li stava guardando, tutto assorto.
"Cosa sto facendo…perché non dico niente? Io so che pericolo stanno correndo, mentre loro sono qui, nel tentativo di divertirsi, che mi sa sarà vano se non la smettono di litigare…Ehi, ragazzi, non vi sembra di esagerare? Penso che siamo venuti qui per divertirci, non per sbranarci. Forse questo ritrovo per noi è stata una cosa positiva. Penso che sia stato il destino. Ora potremo raccontarci tutto quello che ci è successo in passato e dirci cosa abbiamo provato. Così forse io mi potrò sicuramente togliere un peso, non so voi…".
Tutti i presenti al tavolo lo guardarono un po’ straniti, ma poi Tess:
"Hai ragione Max… è stata una grande emozione rivedervi, anche se tante volte ho provato a dimenticarvi perché troppi brutti ricordi, purtroppo, riaffiorano ogni volta che ripenso a voi. Si, penso che parlare con voi sia l’unica soluzione per liberarmi dal mio passato!!"

Nel frattempo in giardino…
"Dai Maria, ti eri riproposta di rimanere fredda come il ghiaccio, se quella sotto specie di alieno si sarebbe fatto vivo qui, no? Su su… non piangere. Oggi sai che facciamo? Andiamo per negozi e compriamo tutto ciò che ci viene a tiro…così ci sfoghiamo un po’!!" parlò Liz che tentava di consolare l’amica, ma ogni suo tentativo pareva vano.
"Ma zia non piangere… sai che se sei triste, lo sono anch’io" disse la piccola Neneh, facendo un’espressione imbronciata, sperando di far ridere Maria. E così fu. Infatti, tutte e tre risero di gusto. Proprio in quel momento, gli altri le raggiunsero.
"Maria, se ti disperi, io cosa dovrei dire? Isabel non si è neppure vista… ma Max, dov’è? Perché non è venuta con te? Mica anche voi vi siete separati?" domandò Alex.
"Ehm… bè, lei…" farfugliò Max.
"Lei cosa, Max, continua, voglio proprio sentire che rispondi." disse una voce femminile, alle spalle del gruppo.
Tutti si voltarono e… chi parlò si rivelò essere proprio Isabel. Nel vederla, Max sbiancò, non dire di Alex che cominciò a tremare come una foglia per l’emozione.
"Oh…sorellina… sei finalmente arrivata…non sapevo che dire agli altri per non rovinare la sorpresa!!"
"Ma che sorpresa!! Tu non sapevi se sarei venuta o no, dal momento che non ci vediamo da quasi 6 anni. Mi dovresti dare molte spiegazioni." continuò Izzy, "comunque, sono contenta di rivedervi tutti… ma c’è qualcuno qui che non conosco… ciao io sono Isabel, tu come ti chiami?" si rivolse la donna a Neneh, che per vergogna si nascose dietro la madre.
"Ah, già, anch’io mi sono chiesto chi sia questa bambina" s‘intromise Michael nel discorso.
"Oh, Neneh, ma perché ti nascondi, qui siamo tutti amici, non ti devi vergognare. Isabel, questa è mia figlia Neneh…" rivolta alla figlia "su topina saluta." spiegò Liz, vedendo anche in Izzy e Michael un grande stupore.
"Tua figlia?!?" dissero in coro i due ignari, ma Max non ebbe, nuovamente, alcuna reazione.
"Già, già…" confermò Liz e rivolta a Max" come mai tu non sei stupito o altro? Anche prima te lo volevo chiedere, ma il tuo comportamento mi ha dato particolarmente fastidio, così… "
"…te ne sei andata. Bè, in ogni modo, tutti noi abbiamo avuto la possibilità di rifarci una vita, tu compresa. L’unica cosa che posso dirti è che sono felice che tu abbia una figlia così bella" rispose Max, in modo tale che anche sua sorella stentava a riconoscerlo.
Tutti, così, si voltarono verso di lui, e la sorella gli chiese:
"Ora, si deve parlare, tutti quanti, ma soprattutto tu, Max. Sono davvero curiosa di sapere che fine hai fatto, dopo che ti sei trasferito a Washington…"
"A Washington?!?" fecero tutti in coro.
"Ti devo fare nuovamente i complimenti. Ma bravo, tu continua a raccontare balle…" sentenziò Liz, quasi sconvolta nel vedere che di nuovo Max non diceva la verità.
"Voi non potete capire, io non sono quello che voi credete che sia, ma…" ribatté Max.
"Ma, cosa? Ti rendi conto che io, papà e mamma ti credevamo chissà dove, a volte pensavamo che tu fossi morto? Per favore, dimmi, anzi, dicci, finalmente la verità. Se ti confidi con noi, magari tutti assieme potremo trovare una qualche soluzione sul tuo stato." disse Isabel, visibilmente preoccupata per il fratello.
"No, non posso, vi metterei in pericolo. Soprattutto,…no no, non posso… addio" sconvolto, Max se ne andò.
Il gruppo rimase sconcertato, mai Evans si era comportato in quel modo.
"Ma che gli è preso? Non lo riconosco più. Perché saremmo in pericolo? Ma soprattutto chi più degli altri?" chiese Guerin.
"Non lo so, è cambiato da quando si è trasferito da Chicago - è lì che ci siamo trasferiti dopo il New Jersey - a Washington" asserì Izzy.
"Ma proprio Washington ha scelto per trasferirsi? Decisione azzardata dato che proprio in quella città c’è la sede generale dell’ FBI" osservò Alex.
"Già, glielo avevo anche detto, ma voleva tanto abitarci, fin da piccolo, da come mi ricordo, ha sempre amato quella città." replicò la donna.
"Proprio perché è cambiato, dobbiamo scoprire cosa sta nascondendo. È impossibile che Max sia diventato così." asserì Liz, sempre più convita che tutto ciò che le disse Max erano solamente delle scuse per proteggerla da lui stesso.
Allora, tutti decisero all’unanimità di cercare Evans per capire il perché delle sue affermazione. Si separano: Liz, la piccola Neneh, che non riusciva a capire che cosa stava accadendo, e Maria, Tess e Michael, Isabel e Alex, i quali, finalmente, poterono parlare riguardo a loro due.

Intanto, Max si rintanò nell’hotel, in cui risiedeva, per pensare e decidere cosa fare di tutta quella situazione.
"Non posso continuare a vivere in questo modo. Sempre con il terrore di un qualche mio sbaglio che potrebbe mettere in pericolo Liz, Neneh e gli altri. Ma come posso fare? Cosa posso fare? Se fosse ancora vivo Frank!! Maledizione…."
Proprio in quel momento il suo cellulare squillò:
"Sig. Evans, che sta combinando? Le avevo ordinato di rapire la bambina? Che fa? Esita? Lo sa che cosa non deve fare, vero? Se vuole le posso ricordare le conseguenze!"
"Non si preoccupi, farò il lavoro. E solo che le cose si stanno complicando…" rispose Max al suo interlocutore.
"Faccia, come al solito, del suo meglio" detto ciò, l’uomo terminò la telefonata.
"Devo fare qualcosa, non posso permettere che facciano del male a Neneh, l’ho promesso a Frank. Assolutamente dovrò farmi aiutare da tutti loro, è l’unica soluzione. Devo far finire questa situazione in un modo o in un altro." pensò Evans.

Intanto i vari gruppetti si diressero nei luoghi stabiliti: Liz, Maria e Neneh al Roswell Cafè, Alex e Isabel all’UFO Center, mentre Tess e Michael rimasero alla Roswell High.
Al Roswell Cafè, il trio non trovarono il "fuggitivo"…
"Mi sembrava strano se l’avessimo trovato qui. È un luogo troppo ovvio. Speriamo che gli altri abbiano più fortuna di noi!!" disse Maria.
"Hai ragione, ma già che ci siamo, anche se non sarebbe il caso, ci facciamo un bell’hamburger? Tutta questa agitazione mi ha fatto una fame…tu che ne dici Neneh?" chiese Liz.
"Siiii…"fu la risposta entusiasta della bambina.

All’UFO Center…
"Ma guarda, dopo tanti anni niente qui è cambiato: le stesse foto, i stessi finti resti alieni…chi l’avrebbe mai detto…"iniziò Izzy"…però tutto qui a Roswell, mi è mancato terribilmente, soprattutto tu, Alex!"
"Cosaa? Non ci credo, se fosse stato così, ti saresti fatta trovare, invece…" rispose Alex allibito.
"Tu non sai cosa ho patito… sei ingiusto… tante volte ho preso la cornetta per telefonarti, ma la paura di essere trovata e sottoposta a esperimenti dall’ FBI aveva sempre il sopravvento…" si giustificò la donna.
"Sarei ingiusto…mmhhh…ma allora come mai sei qui? Se hai così tanta paura perché non sei rimasta nascosta?" domandò Whitman.
"Da quando ho lasciato Roswell, faccio lo stesso sogno: tutti noi stiamo vivendo uno lontano dall’altro, facendo una vita tranquilla, senza alcuna preoccupazione. Poi per un qualche evento, ci ritroviamo a Roswell, cambiati per il tempo passato, e non ci lasciamo più, ossia tutti noi vivremo assieme, di nuovo. Penso, allora, che l’evento che ci ha fatto riunire è stato questo raduno…" spiegò Izzy.
Alex rimase ammutolito, stava meditando sulle parole di lei.
"Quindi tu, in cuor tuo, hai sempre saputo ciò che sarebbe successo… ah! Sono stufo di sentire nuovamente queste cose. Sogni, premonizioni… come se in passato non ne avessi avuto abbastanza" sbottò Withman "…perdonami Isabel, ma capiscimi anche tu. Hai sempre avuto la certezza che un giorno o l’altro io e te ci saremmo rivisti, io, al contrario, ho continuamente vissuto nel dubbio."
Isabel vide Alex molto turbato, non sapeva che fare. L’unica sensazione che ebbe fu l’impulso di abbracciarlo. In quell’abbraccio, entrambi percepirono ciò che in tutti quegli anni hanno vissuto e sentito. Finalmente, per la prima volta, forse, sentirono i profondi sentimenti che legavano l’uno all’altra.
In ogni modo nemmeno loro trovarono alcuna traccia su Max. Decisero, quindi, di andare al Roswell Cafè.

Alla Roswell High…
"Però… anche se sono passati tanti anni, questa scuola mi incute sempre un po’ di timore" parlò Michael.
"Invece, mi dà un senso di tristezza…fa riportare alla memoria ricordi non molto piacevoli..." disse Tess "scusami la domanda: ma veramente sei diventato ricco, o hai inventato una qualche balla?"
"Ma certo che sono diventato ricco, che interesse avrei per mentire? Nulla. Comunque, come hai sentito, non ho sempre vissuto nell’oro. Ho patito le pene dell’inferno; avevo continuamente il pensiero su Antar. Il nostro pianeta… te lo immagini qualche volta? Io spesso, ma non riesco mai a mettere a fuoco le immagini. Quanto avrei voluto ritornarci ancora una volta!" rispose, malinconicamente, Guerin.
"Ogni tanto ci penso, ma non troppo, altrimenti finirei con l’impazzire. Voglio vivere serenamente la mia vita, senza pensare al passato." ribatté Tess.
I due continuarono, gironzolando per la scuola, a parlare sulle loro vite e a cercare qualche traccia di Max. Purtroppo, anche loro non risolsero nulla. Come gli altri, anche Michael e Tess optarono di andare al Roswell Cafè.

Tutti si ritrovarono al locale di Alex, discutendo riguardo Max…
"A questo punto o ha già lasciato la città o non è più abitudinario come una volta. Mi pare strano, comunque, che non sia venuto qui, almeno una volta!!" dichiarò Isabel.
Ma proprio quando stava dicendo quelle parole, la porta del Roswell Cafè si aprì.
"Com’è cambiato qui, credevo che almeno questo locale sarebbe rimasto lo stesso, e invece…" pensò Max.
Tutti in quell’istante si voltarono verso quella direzione, Michael si alzò in piedi.
"Ora, tu ti siedi qui con tutti noi e cominci a parlare… non ti conviene scappare. Ricordati che nella corsa sono molto più veloce di te, quindi hai due possibilità: o scappi, ma in tal caso ti acciufferei e ti farei sputare il rospo con le cattive, o rimani qui a spiegarci che diavolo ti sta succedendo…" intimò Guerin.
"Ok, ok… non preoccuparti, ero venuto qui proprio per spiegarvi tutto, anche se dopo ciò che avrete sentito qualcuno di voi non mi rivolgerà più la parola. Inoltre, mi dovrete aiutare a risolvere un grave problema…" affermò Evans.
"Su, inizia… se non sappiamo nulla non potremo aiutarti. Non preoccuparti, se abbiamo risolto problemi intergalattici, penso che riusciremo a risolverne uno terrestre, penso che sia terrestre, vero?" fece Liz, invitando Max a sedersi.
"Bene… allora: da quando mi sono trasferito a Washington, lavoro per l’FBI, ma non per mia scelta. Infatti, fui contattato da alcuni agenti speciali che mi proposero di unirmi a loro per controllare tutti voi, ma soprattutto tu, Liz, e tua figlia Neneh – il perché te lo spiegherò tra poco – e per scovare le varie colonie aliene presenti sulla Terra. Io, subito, rifiutai l’offerta. A mio malgrado, però, mi ricattarono, come stanno facendo tutt’ora: o diventavo un agente o avrebbero ucciso tutta la mia famiglia, ovviamente compresa tu, Izzy" iniziò Max. Si fermò quasi subito per prendere fiato, poi continuò, vedendo sul volto di tutti grande stupore, "non mi sono fatto più sentire, sorellina, perché mi obbligarono a tagliare i ponti con tutti, poiché potessi tenervi d’occhio, con discrezione. Quindi incominciai la ricerca di Michael e Tess, riguardo voi altri, sapevo già dov’eravate. Michael, sai che ti eri nascosto proprio bene? Ho impiegato quasi due per trovarti. Anche tu, comunque, Tess sei stata difficile da scovare. In ogni modo, Pickle Crow è un’ottima cittadina per nascondersi. Trovati tutti, vi ho tenuto d’occhio. So praticamente tutto di voi e delle vostre vite: so che tu, Maria, lavori come dirigente in una piccola azienda di cosmetici e che qualche volti rubi qualche prodotto, ahiahi" così dicendo, tutti per un attimo sorrisero, ma la tensione ritornò ben presto assieme alla continuazione del racconto "tu, Alex, sei sempre rimasto qui, tranne che per andare a Los Angeles all’università – bravo, economia e commercio è un’ottima facoltà – tu, Michael, prima di andare a New York, ti eri recato a Salem per vedere se esistevano veramente le streghe – mi ricordo che sempre, quando eravamo piccoli, ti chiedevi se fossero mai esistite – Tess, bella la tua clinica, ma fai attenzione che qualche male intenzionato non carpisca qualche tuo segreto e non lo vada a spiattellare a qualche giornale; Izzy, bè… ti stavi per sposare con uno che non mi piaceva affatto, per fortuna che il ricordo di Alex ha vinto sulla realtà… infine tu Liz: ti sei sposata con Frank O’Donnel, pilota morta qualche giorno fa. So che ne soffri terribilmente, anch’io ci sto male… era il mio più fidato confidente…"
"Cosaa?! Non il mio Frank, me l’avrebbe detto se ti avesse conosciuto…" lo interruppe Liz, esterrefatta.
"Invece sì. Se non fosse stato per lui, non so come avrei potuto resistere a vivere questa dannata vita! Sono stato io a farvi incontrare. Infatti, Frank, un tempo, lavorava anche lui all’FBI perché, come me, era stato ricattato dal momento che anche lui era un alieno che doveva tenere d’occhio i suoi simili. Ma riuscì, a differenza di me, a liberarsi da quel patto. Allora, gli chiesi di proteggerti. Ovviamente, non avrei mai immaginato che vi sareste innamorati e poi sposati. Ne soffrii, ma sapevo che eri in buone mani…"
Mentre stava ascoltando la confessione di Max, Liz piangeva, rendendosi conto di quanto poco conoscesse suo marito. Era sconcertata, ma non obbiettò in alcun modo, per non interrompere Evans.
"…men che meno, mi sarei aspetto che sarebbe nata la piccola Neneh. Quando Frank si accorse, come te, presumo, che la bambina possedeva dei poteri di telecinesi e di mutare la struttura molecolare, me lo confidò, con il timore che l’FBI lo scoprisse. Mi pregò di tenerlo segreto e di non farlo scoprire a nessuno. Sfortunatamente, però, non fu così. I miei tentativi furono vani: ben presto le alte sfere scoprirono che cosa potesse fare Neneh. Non ti sei mai accorta, Liz, di persone che seguivano te e la piccola? No? Bè… da quando è nata stanno tentando di rapirla. Ma o io o Frank, siamo sempre riusciti a sventare ogni tentativo di rapimento. Il giorno in cui Frank aveva deciso di dirti tutto, per poi scappare per nascondersi, fu ucciso. Penso, che tu non credi che sia stato un incidente, vero?"
"Già, lo sapevo che era impossibili che Frankie non si sia accorto del mal funzionamento del motore dell’ala. Ogni volta, prima di partire controllava tutto… ma aspetta, ma se è stato sabotato, perché mio marito non se n’è accorto?" chiese Liz.
"Lo fecero subito dopo che lui aveva controllato tutto. Purtroppo, quando venni a sapere di ciò, fu troppo tardi." rispose Max.
"Ma allora hai fatto tutto ciò per proteggerti… lo sapevo che non poteva essere vero che tu saresti cambiato" detto questo, Izzy abbracciò forte il fratello.
Sfortunatamente, i guai iniziarono proprio in quel momento. Infatti,…
"Già, già… ora però ci dovremo dare da fare per liberarci dall’ FBI…" Max parlò, ma in quel momento al Roswell Cafè entrarono due losche figure.
Max impallidì "O mio Dio…ci hanno scoperto, maledizione devo scappare…"

La sveglia suonò le 7 e Liz, molto pigramente, la chiuse, anche se avrebbe tanto voluto dormire fino a mezzogiorno.
"Uaaa… ma perché ci si deve svegliare presto? E va bè, ormai sono sveglia… ma che strano so di aver sognato ma non mi ricordo cosa… un momento che cos’ho al collo?" così si diresse davanti ad uno specchio, per scoprire che stava indossando un ciondolo d’ora con la forma dello stemma della sua scuola.
"Mah?! Sono sicura che ieri sera non ce lo avevo… Ora ricordo il sogno, è impossibile che sia stato tutto vero… non può essere accaduto…" detto ciò, la ragazza notò sulla sua scrivania un quaderno aperto quasi a metà, incuriosita lesse la pagina aperta, che stranamente era l’unica scritta.

"Caro Diario,                                                                                              5 Giugno 2012

sono Liz Parker. È da tanto che non ti scrivo. Oggi, infatti, sono esattamente 10 anni che non metto più su carta i miei pensieri. Io ora vivo a San Francisco e non più a Roswell, cittadina misteriosa, ma tanto, anzi troppo pericolosa!… O mio Dio, cosa significa tutto questo?"

Scritta da Paola


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