[Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts]
Gli allievi della prestigiosa scuola di magia sono riuniti nella Sala Grande
per ascoltare un importante discorso del preside della scuola, il professor
Silente.
- Futuri maghi e streghe, è giunto il momento di conoscere gli alieni e di
imparare a combatterli. Non hanno mai creato problemi a noi maghi e streghe,
però dovete sapervi difendere da ogni essere magico. È con grande piacere che
annuncio che gli alunni del settimo anno domani mattina partiranno per Roswell!
Vi accompagneranno la professoressa McGranitt, il professor Lupin, il professor
Piton e Hagrid. Buon viaggio – disse il preside parlando alla sua bacchetta
fatata.
I maghi e streghe esultarono alla bella notizia; finalmente sarebbero usciti
dalle mura di Hogwarts e avrebbero visitato un luogo così carico di mistero.
Corsero tutti nelle loro Case a preparare il baule per il viaggio.
- Evviva! Gli alieni! Ho letto su “Storia degli abitanti degli altri pianeti”
che gli alieni sono atterrati a Roswell nel 1947, ma hanno messo tutto a tacere
perché consideravano la scoperta troppo rischiosa. Sarà un’emozione conoscerli!
– disse Hermione, la solita secchiona.
- Mio padre mi ha detto che al suo ufficio arrivano molte telefonate e lettere
di persone che dicono di aver visto un UFO – disse Ron.
- Ma secondo voi sono cattivi? – chiese Neville Paciock.
- Nel libro che ho detto c’è scritto che i Babbani credono che siano cattivi
solamente perché sono diversi da loro, ma in realtà sono buoni. Forse c’è
qualche eccezione – spiegò Hermione.
- Io vorrei sapere dove trovi il tempo di leggerti quei libroni, dato che siamo
all’ultimo anno e ci aspetta la prova più difficile! – esclamò Harry Potter, il
famoso Harry Potter.
- L’ho letto durante le vacanze – rispose Hermione come se fosse la cosa più
ovvia del mondo.
- Chissà come andiamo a Roswell: voi dite in treno o attraverso il camino? –
chiese Seamus Finnigan.
- Di certo non saremo visibili al resto della popolazione, quindi è più logico
il camino – disse ancora Hermione.
Il famoso trio di Hogwarts, costituito da Harry, Ron ed Hermione, era
finalmente giunto al settimo anno di scuola. Ne avevano passate veramente di
tutti i colori, soprattutto Harry, ma erano sopravvissuti e avevano sempre
superato gli esami di fine anno. Al termine di quell’anno sarebbero diventati
veri streghe e maghi, e saper riconoscere anche gli alieni sarebbe stato
fantastico. Hermione, spulciando ancora i suoi libri, aveva detto che loro
sarebbero stati i primi a conoscere dei veri alieni.
Quella notte di dormire non c’era verso; erano tutti troppo eccitati all’idea
di partire per Roswell; così Ron e Harry giocarono tutta la notte a scacchi,
mentre Hermione continuò a leggere informazioni sugli alieni.
Finalmente arrivò l’ora della partenza: come aveva ipotizzato Hermione
viaggiarono attraverso il camino, in modo da non essere visibili alla
popolazione Babbana di Roswell. Quando uscirono dalle fiamme verdi si
ritrovarono in un castello, molto simile a quello di Hogwarts, solo più
piccolo. La loro nuova avventura era iniziata.
[Roswell – New Mexico]
A Roswell tutto procedeva tranquillamente: i quattro alieni erano venuti a
conoscenza delle antiche coppie, ma avevano scelto di non seguire il loro
destino; persino Tess aveva rinunciato a fare coppia con Max. Naturalmente Max
e Liz stavano insieme, così come Maria e Michael e Isabel e Alex. Tess e Kyle
invece non si erano ancora accorti di provare dei sentimenti l’uno per l’altra.
Era un caldo pomeriggio di settembre: Liz e Maria stavano servendo al Crashdown
Cafè, mentre Michael cuoceva hamburger in cucina e gli altri erano seduti ad un
tavolo bevendo una cherry cola e chiacchierando, quando Max, guardando
distrattamente fuori dalla finestra si accorse che, poco distante dal deserto,
sorgeva un grande castello. Strabuzzò gli occhi, li chiuse qualche secondo,
credendo di aver avuto un’allucinazione e, quando li riaprì, vide che il
castello era ancora lì.
- Ma cosa sta succedendo? – chiese, più a se stesso che ai suoi amici.
- Cosa c’è, Max? – chiese, subito Isabel.
- Guarda fuori dalla finestra e dimmi cosa vedi –
Isabel, Kyle, Alex e Tess guardarono fuori dalla finestra.
- Oh mio Dio! – esclamarono all’unisono le due aliene.
- Ehi, cosa c’è? Io non vedo niente di strano – disse Alex.
- Nemmeno io – concordò Kyle.
- Noi vediamo un castello – disse Max.
- Ma vi è dato di volta il cervello? Un castello a Roswell? – esclamò Kyle.
- Michael, Maria, Liz correte qui! – urlò Max.
- Max, cosa succede? – chiese Liz, non appena raggiunse il tavolo.
Max fece segno loro di guardare fuori dalla finestra. Liz e Maria rimasero a
guardare fuori per qualche secondo, ma non videro nulla, mentre Michael vide il
castello.
- Bene, il castello lo possiamo vedere solo noi quattro, ciò significa che non
è una costruzione umana, deve essere qualcosa di alieno – disse Michael,
sedendosi.
- Esatto. È come un invito ad entrare – concordò Tess.
- Credete che sia opera di Kivar? – chiese Isabel, subito allarmata.
- È presto per dirlo, comunque sarebbe meglio andare a fare un giro per vedere
di cosa si tratta – decretò Max.
- È pericoloso. Ragazzi, non potete aspettare e vedere cosa succede? – disse
Liz, già in ansia per loro, soprattutto per Max.
- No, è meglio andare subito. Se possiamo vederlo solo noi, vuol dire che
vogliono solo noi. Non succederà niente finché non entriamo – disse Michael.
- Ma perché non si può mai stare tranquilli! – esclamò Maria.
- Maria, noi non possiamo farci niente se succedono cose strane. Lo sappiamo
che voi siete preoccupati per noi, ma non possiamo fare altrimenti – cercò di
farla ragionare Isabel.
- Avete ragione, solo che è straziante sapervi sempre in pericolo – continuò
Liz, già con le lacrime agli occhi. Max la abbracciò per infonderle coraggio e
per farle capire, attraverso il suo amore, che non l’avrebbe mai perso.
- Ci dispiace darvi dei problemi di nuovo, ma noi dobbiamo andare. Se dovessimo
stare via per qualche giorno, inventate qualche scusa per i nostri genitori –
disse Max, ancora abbracciato a Liz.
Liz tirò su col naso, strinse ancora un attimo Max a sé, e poi lo lasciò
andare. Intanto Michael, Isabel e Tess salutarono gli altri, poi si
avvicinarono a Max ed uscirono dal locale.
Appena furono fuori Maria e Liz crollarono su una sedia, mentre Kyle e Alex si
scambiarono uno sguardo preoccupato.
Intanto i quattro alieni, anche se un po’ timorosi, continuarono ad avanzare
verso il castello, senza riuscire a proferir parola e pensando solamente ai
loro amici che avevano lasciato al Crashdown. Speravano con tutto il cuore che
il castello non fosse una trappola di Kivar.
Pochi minuti dopo giunsero ai piedi del castello: era enorme, un po’ tetro e
carico di energia e di magi, una magia strana, non aliena. Non sentivano
energia negativa, solo potere, potere e magia.
Si scambiarono un’occhiata d’intesa e Max si avvicinò al portone per
controllare se era aperto. Non fece però in tempo a sfiorare la maniglia
rotonda, che una grande forza lo scaraventò a terra, a qualche metro di
lontananza.
Michael, Isabel e Tess si precipitarono immediatamente da lui.
- Stai bene? – gli chiese Michael porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi.
- Sì, sono tutto intero – Era intero, però sentiva ancora per tutto il corpo
quella scossa che lo aveva sopraffatto, quella forza misteriosa che aveva
sconfitto i suoi poteri alieni, abbattuto le sue difese.
- Ragazzi che botta! – esclamò Isabel, non sapendo se ridere o preoccuparsi.
- Dobbiamo provare tutti insieme. Il nostro potere è più forte, deve essere più
forte – disse Max prendendo per mano Isabel e Tess. I quattro reali formarono
un cerchio e si concentrarono.
Quando furono giunti all’apice della concentrazione, cominciarono ad avanzare
verso il portone. Ancora concentrato, Max spezzò la catena e toccò la maniglia,
provocando l’apertura dell’imponente porta di pietra.
Varcarono la soglia e ruppero la catena, smettendo di concentrarsi.
- Ce l’abbiamo fatta – disse Michael, un po’ ansante. Non erano abituati a
concentrarsi così a lungo, e quella barriera misteriosa era quasi invalicabile.
Si guardarono intorno: erano all’interno di una sala enorme, con pareti di
pietra alle quali erano appesi molti quadri e appoggiate alcune armature
antiche. Il soffitto era un manto di stelle luminose, uno spettacolo favoloso,
tanto che Isabel e Tess sospirarono. Nella stanza vi erano quattro lunghi
tavoli, sistemati parallelamente e, appeso accanto ad ogni tavolo vi era uno
striscione con uno strano nome: in uno c’era scritto GRIFONDORO, nel secondo
CORVONERO, nel terzo TASSOROSSO e nell’ultimo SERPEVERDE.
Michael rise. – Ma che razza di nomi sono?! –
- È tutto così strano qui dentro – concordò Max.
- Io non sono molto sicura qui. A parte il soffitto, è tutto così tetro – disse
Tess, che iniziava ad avere un po’ di paura.
Da quando aveva smesso di essere la fredda e calcolatrice Tess per strappare
Max da Liz, era finalmente emersa la sua vera natura: era una ragazza molto
fragile e bisognosa di quell’affetto che mai nessuno le aveva dato, a
cominciare da Nasedo.
- Sono d’accordo con te – disse Isabel, avvicinandosi a Michael, per avere un
po’ di coraggio e sicurezza.
Continuarono ad avanzare nella stanza, trovando un altro tavolo più piccolo
degli altri.
In quella stanza, inoltre, vi erano alcune porte, che portavano in chissà quale
luogo.
- E se questo fosse il nostro castello? Se qualcuno da Antar fosse riuscito ad
arrivare fin qui? – ipotizzò Max.
- E la barriera come te la spieghi? Se fosse il nostro castello tu saresti
riuscito ad aprire la porta senza nessun problema – ragionò Michael.
- Hai ragione. Allora non riesco proprio a spiegarmi cosa ci faccia qui – disse
Max, allargando le braccia in segno di arresa.
Isabel e Tess si avvicinarono ad un’armatura e questa portò una mano alla
fronte, facendo il saluto militare. Le due ragazze si misero ad urlare e
corsero da Max e Michael.
- Che avete da urlare? –
- La statua si è mossa! – urlò Tess saltellando.
- Ma non dire sciocchezze! – esclamò Michael, avvicinandosi a sua volta
all’armatura, la quale ripeté il saluto di prima.
Michael indietreggiò stupefatto e raggiunse gli altri.
- D’accordo, qui c’è qualcosa di veramente strano – ammise, non più così sicuro
di sé. Per tutta risposta Isabel e Tess gli fecero la linguaccia.
- Speriamo almeno di incontrare qualcuno che ci spieghi cosa succede qui dentro
– disse Max, più a se stesso che agli altri.
Sembrò che qualche entità misteriosa l’avesse sentito perché apparvero da una
scala due ragazzi e una ragazza. Stavano allegramente chiacchierando tra loro,
quando si bloccarono vedendo i quattro intrusi.
La ragazza estrasse dalla lunga tunica nera una bacchetta e la puntò contro i
quattro alieni. – Chi siete? Come avete fatto ad entrare? – chiese. Era alta,
magra, con crespi capelli biondi e occhi nocciola. Il suo viso aveva
un’espressione determinata e i suoi occhi erano molto vispi e intelligenti.
Sentirono provenire da lei una grande potenza e molta sicurezza.
- Ecco, è un po’ difficile da spiegare… - cominciò Max, che non poteva certo
dire che loro erano alieni ed erano entrati usando i loro poteri! E poi cosa
aveva in mano quella ragazza? Una bacchetta magica? Max sorrise al suo
pensiero: le bacchette magiche non esistono!
- Cominciate col presentarvi, allora – disse uno dei ragazzi. Non era troppo
alto, aveva folti capelli neri e gli occhiali, occhi verdi e una strana
cicatrice a forma di saetta sulla fronte. I quattro alieni sentirono una forza
incredibile provenire da lui e quasi indietreggiarono spaventati. Il suo viso
però era dolce e calmo e capirono che non avrebbero dovuto avere paura di lui,
almeno per il momento.
- Giusto. Io sono Max Evans, lei è mia sorella Isabel, lui è Michael Guerin e
lei è Tess Harding – fece le presentazioni Max.
- Io sono Harry Potter, lei è Hermione Granger e lui è Ron Weasley –
Quel Ron era un tipo strano: alto come Harry, capelli rosso fuoco e lentiggini
a volontà, occhi verdi e uno sguardo che non prometteva nulla di buono, nel
senso che sicuramente era il bullo della situazione, sempre pronto a fare
qualche scherzo. Da lui però non arrivò molta energia; era meno forte degli
altri due.
- Scusate se siamo entrati qui, ma è stato più forte di noi; è stato come un
invito quando abbiamo visto il castello. Sapete, qui non è che i castelli
piovono dal cielo – disse Isabel.
- Voi… non ci sono dubbi… voi siete alieni – urlò quasi Hermione.
- Non ci credo! Ma… sono come noi. che delusione! – esclamò Ron, avvicinandosi
a Max e squadrandolo.
- Come… come fate a… - Tess era quasi in paranoia, non riusciva nemmeno quasi
più a parlare.
- Come facciamo a saperlo? È semplice: siamo qui per voi – disse Hermione con
tranquillità, come se per lei fosse naturale parlare con quattro alieni.
- Ma non avete paura di noi? voi siete terrestri e noi no – disse Michael,
cercando di apparire il più sicuro possibile di sé.
- Noi non siamo come gli altri. Noi veniamo a contatto ogni giorno con gli
esseri più strani che si possano immaginare. Noi siamo maghi – rivelò Harry.
- Ah ah ah! I maghi e le streghe non esistono! – Michael non riuscì a
trattenere le risate. Era così assurdo!
Lo sguardo di Hermione divenne ancora più determinato, sollevò la bacchetta, la
puntò verso Michael e disse: - Trasfogatto! –
I tre alieni guardarono Michael che, dopo le parole di Hermione, era diventato
un gatto!
- Michael! – esclamarono, quasi piangendo.
Hermione intanto sorrideva soddisfatta, con Harry che le diceva: - Era il caso
di provare su di lui la tua nuova bacchetta? Fallo tornare normale –
La ragazza, anche se controvoglia, fece come il suo saggio amico le aveva
detto.
- Ragazzi, ero un gatto! – esclamò Michael, appena fu tornato alle sue
sembianze.
- S, ma eri molto carino – disse Hermione, per prenderlo in giro ancora un po’.
- Okay, credo che sia il caso di parlare un po’. Perché ci avete attirati nel
castello? – chiese Max.
- Cominciamo dall’inizio: noi siamo maghi e streghe che viviamo ad Hogwarts, la
scuola di magia e stregoneria, che si trova in un luogo dove i Babbani non
possono vederla. Solo le creature magiche possono – cominciò Harry.
- Babbani? –
- Sono chi non ha alcun potere magico – spiegò Ron.
- Noi siamo all’ultimo anno e, dopo aver conosciuto ogni altro essere magico,
sia buono che cattivo, il nostro preside ha ritenuto opportuno che conoscessimo
anche gli alieni. Ed ecco il castello – continuò Hermione.
- Ma perché la barriera? – chiese Max.
- Perché noi dobbiamo essere protetti e il nostro preside e i nostri insegnanti
hanno creato la barriera con la loro magia –
- Ecco perché qui è tutto così carico di energia! Noi possiamo sentire
l’energia delle persone e, a quanto pare, anche quella dei maghi e delle
streghe. Questo posto è saturo di energia – disse Tess.
- E perché voi dovete conoscerci? – chiese Michael.
- Noi dobbiamo imparare a combattervi –
- Ma noi siamo buoni! – esclamò Isabel.
- Voi, ma sono sicura che non lo sono tutti. Se un giorno dovessimo incontrare
alieni cattivi dobbiamo essere in grado di difenderci –
- Giusto. Avete intenzione di tenerci qui? – chiese Michael, che già voleva
tornare a casa.
- Noi tre siamo solo studenti, i nostri insegnanti sanno quello che devono fare
– spiegò Harry.
- Ma voi siete maghi buoni? – chiese Tess.
- Noi tre sì, poi tra i nostri compagni alcuni non lo sono. Quelli di
Serpeverde sono malvagi – disse Ron, abbassando via via la voce.
Stavano per fare altre domande, quando furono interrotti da una voce
autoritaria.
- Cosa state facendo qui? – I sette alzarono lo sguardo e videro una donna con
uno sguardo severo.
- Professoressa McGranitt! – esclamarono i tre studenti, con timore. Avevano
socializzato col nemico!
- E questi signori chi sono? – chiese, rivolta ai quattro intrusi. Li guardò e
ci mise meno di un attimo per capire come stessero le cose.
- Voi tre siete in punizione. Dovevate dare l’allarme, non fermarvi a
chiacchierare con loro! Andate nelle vostra casa e preparatemi entro due ore un
tema molto dettagliato sugli alieni. E 50 punti in meno per Grifondoro! –
decretò la professoressa. Poi si rivolse ai quattro alieni: - Io sono la
professoressa McGranitt, vicepreside della Scuola di Magia e Stregoneria di
Hogwarts. Vi do il benvenuto. Ora per favore aspettate qui – lasciando i
quattro a guardarsi stupiti, se ne andò e tornò poco dopo con tre uomini, uno
dei quali era gigantesco.
- Loro sono il professor Piton, il professor Lupin e Hagrid. Immagino che i
nostri tre studenti più scalpestrati vi abbiamo detto del perché siamo qui –
disse l’insegnante. I quattro annuirono.
- Bene. Ora che siete qui, dovete dare l’opportunità ai nostri studenti di
conoscervi e imparare a combattervi – continuò la professoressa.
- E cosa dovremmo fare? – chiese Max.
- Dovrete restare qui qualche giorno e poi tornerete alla vostra vita di sempre
–
- Cosa?! Ma noi non possiamo restare qui! I nostri genitori e i nostri amici si
preoccuperanno e poi domani dobbiamo andare a scuola – disse, anzi, quasi urlò,
Isabel.
I quattro insegnanti assunsero un’espressione molto stupita: alieni con
genitori e che andavano a scuola! Certo, aveva l’aspetto degli umani, ma non si
aspettavano che vivessero come loro. Ma ci sarebbe stato tempo per chiarire
tutta la storia nel prossimi giorni.
- Con o senza il vostro permesso voi resterete qui – sentenziò la McGranitt.
- Ma non capite che abbiamo una vita? Non siamo cavie da laboratorio – Tess
stava iniziando ad agitarsi.
- Nessuno vi farà del male. Sarete nostri ospiti per qualche giorno e
impareremo a conoscervi a vicenda. Voi siete alieni, avete studiato come vivono
i terrestri Babbani, ora studierete come vivono i maghi e le streghe.
Consideratela una gita studio – disse Piton.
- Possiamo avvisare i nostri amici? – chiese Max, che già stava male al
pensiero di non poter vedere Liz per qualche giorno.
- No. Il castello è invisibile ai Babbani e quando siete qui è come se foste in
un’altra dimensione, a cui nessuno può accedere –
- E se andiamo ad avvisarli e poi torniamo? – tentò Michael.
- Certo, così poi sparite! Non se ne parla proprio. Hagrid sarà felice di
accompagnarvi nelle vostre stanze – concluse la professoressa prima di
allontanarsi.
Rassegnati, seguirono il gigante. Si sentivano strani, ma non avevano paura e
non si sentivano in pericolo; anzi, avevano una grande voglia di conoscere quel
mondo magico e conoscere altre persone simpatiche come Ron, Harry, e anche
Hermione.
Furono condotti, attraverso enormi e strane scale, fino al terzo piano di quel
castello. Si trovarono di fronte ad un grosso quadro nel quale era dipinto un
cavallo alato. Dopo qualche istante il cavallo si mosse e disse: - Parola
d’ordine – Sotto lo sguardo stupito dei quattro alieni, Hagrid rispose: -
Magifeo – e il cavallo annuì mostrando l’entrata.
- Io sono Hagrid il guardiacaccia. Posso sapere i vostri nomi? –
- Max, Isabel, Tess e Michael – presentò ancora Max.
- Piacere di conoscervi. Ricordatevi la parola d’ordine, altrimenti non vi
apre. Per qualsiasi problema rivolgetevi pure a me o agli altri insegnanti –
così dicendo, con un largo sorriso, uscì.
La stanza era molto grande e bella e da essa partivano due scale. Al centro
della sala vi era un tavolo di legno con quattro sedie. Alle pareti erano
appesi quadri con gli oggetti dipinti che si muovevano. Vi era poi un camino,
quattro poltrone e una libreria con libri enormi e pergamene. Salirono le
scale: ognuna delle due portava ad una stanza con quattro letti e un bagno.
Capirono che erano le stanze da letto divise per le ragazze e i ragazzi.
- Carino qui – disse Max sedendosi su una poltrona.
- Sì, ma non possono tenerci qui senza poter avvisare nessuno. Va bene che
abbiamo detto agli altri di avvertire i genitori e tutto il resto, però si
preoccuperanno da morire se non torniamo stasera o al massimo domani – disse
Michael.
- Rassegnamoci a stare qui per qualche giorno e cerchiamo di non metterci nei
guai – disse Tess.
- In che guai dovremmo metterci? Li hai sentiti: non ci faranno niente, e poi
noi abbiamo i nostri poteri – disse Max.
Cadde un profondo silenzio nella stanza: ognuno stava pensando a quello che
sarebbe successo nei prossimi giorni, a quanto avrebbero dovuto dire di loro, e
stavano ancora combattendo interiormente per decidersi se fidarsi o meno di
quelle strane persone. Non avevano sentito energia negativa provenire da loro,
perciò per il momento potevano ritenersi al sicuro.
I loro pensieri furono interrotti da un elfo, un esserino verde con lunghe
orecchie, che portò loro il cibo. Magicamente dal vassoio che portava estrasse
ogni sorta di cibo e di bevanda. Poggiò tutto sul tavolo, fece un inchino e se
ne andò.
Si resero conto di avere fame solo quando videro il tavolo squisitamente
imbandito, e si tuffarono sul cibo.
- È squisito! – esclamò poco dopo Michael.
- Mai mangiato niente di più buono – fu d’accordo Isabel. Gli altri due
annuirono contenti.
Qualsiasi cosa fosse accaduta nei giorni seguenti, almeno quella sera erano
stati trattati con tutti gli onori, anche se si sentivano un po’ come topi in
gabbia in quella stanza.
Terminata la cena, il cibo scomparve per incanto dal tavolo e, non facendo più
troppo caso alle stramberie di quel luogo, si rilassarono accanto al fuoco,
parlando e leggendo.
A poco a poco sentirono la stanchezza invaderli e si recarono nelle loro
camere, dove li attendeva un comodo letto. Rimasero qualche minuto a
riflettere, poi il sonno ebbe il sopravvento e si addormentarono, forse per la
prima volta senza la paura del domani.
Erano già le 11.30 di sera. Liz, Maria, Alex e Kyle si erano salutati pochi
minuti prima, dopo aver passato tutto il pomeriggio al Crashdown ad aspettare i
loro adorati alieni, e a fare supposizioni su supposizioni, la maggior parte
delle quali non era affatto piacevole.
Liz aveva aperto il suo repertorio di sciagure: che erano stati presi da Kivar
e tenuti prigionieri in quel castello; che quello strano posto era abitato
dagli skin, e che in realtà il castello era una navicella spaziale diretta su
Antar; che l’FBI aveva trovato il modo per riconoscere gli alieni e ora qualche
scienziato senza scrupoli li stava studiando, oppure gli agenti dell’FBI li
stavano interrogando; insomma, chi più ne ha più ne metta.
Naturalmente anche gli altri tre erano caduti in depressione e Maria iniziò a
piangere con lei, consolate da un Kyle e un Alex poco convinti delle loro
parole di rassicurazione.
Insomma, per loro quattro era stato un pomeriggio infernale e dopo cena le cose
erano, se possibile, peggiorate perché iniziarono a credere alle parole di Liz
e non fecero quasi altro che guardare fuori dalla vetrata del locale sperando
di vederli apparire sani e salvi.
Decisero che era giunto il momento di chiamare i genitori di Max e Isabel;
dissero loro che i loro figli erano andati ad accompagnare Michael a Santa Fe
per dei problemi con l’emancipazione del ragazzo. Inventarono che doveva
presentarsi dal giudice per assicurargli che era ancora in grado di vivere da
solo. Gli Evans credettero immediatamente alle loro parole e non fecero
domande. Almeno una cosa era andata per il verso giusto quel giorno!
Ora i quattro terrestri erano nei loro letti, ma di dormire nemmeno a parlarne.
Erano troppo preoccupati. Quella notte maledirono di essersi innamorati di
alieni e cercarono con tutte le loro forze, ovviamente invano, di convincersi
del fatto che era la loro vita e che dovevano smetterla di essere in ansia ogni
volta che erano distanti.
Girandosi e rigirandosi nel letto, era giunto il mattino e si alzarono per
andare a scuola, sperando di vederli.
La mattina era giunta anche nello strano castello, dove Max, Michael, Isabel e
Tess avevano passato una delle notti più tranquille della loro vita, anche se
si sentivano in colpa con i loro amici, che sicuramente non avevano chiuso
occhio.
Magicamente erano apparse ai piedi dei letti le loro valigie, con vestiti,
bagnoschiuma, shampoo e cosmetici per le ragazze.
Dopo un rilassante bagno in vasche da cui fuoriusciva, da ogni rubinetto, un
essenza profumata diversa, si vestirono e scesero per la colazione. Giunsero
alla grande sala all’ingresso del castello e trovarono molti ragazzi, circa
della loro età, intenti a mangiare e chiacchierare.
La professoressa McGranitt li accolse con un sorriso e li invitò a sedersi al
tavolo con lei e gli altri insegnanti.
Poco dopo la donna si alzò e parlò, tenendo la bacchetta davanti alla bocca a
mo’ di microfono: - Silenzio per favore. Vi avevamo promesso che avreste
conosciuto gli alieni, e così è. Loro quattro sono alieni. Si chiamano Max
Evans, Isabel Evans, Michael Guerin e Tess Harding. Trascorreranno qualche
giorno con no. Oggi faremo vedere loro il nostro modo di vivere. Appena
terminata la colazione si disputerà un piccolo torneo di Quidditch… -
Applausi e fischi dagli studenti, entusiasti del programma della mattina.
-… Per favore… - riprese l’insegnante. – Oggi pomeriggio potrete stare un po’
con loro e stasera ci sarà un ballo a tema in loro onore. i vostri abiti
saranno lasciati sui vostri letti –
I ragazzi erano felicissimi. Un’intera giornata a divertirsi! Certo,
sicuramente all’esame finale avrebbero fatto domande anche sugli alieni, ma si
sa, se ci si diverte si impara di più!
Come programmato, dopo colazione si recarono tutti nel giardino dietro al
castello, dove si ergeva il campo per giocare a Quidditch. Le squadre furono
pressoché improvvisate perché molti dei giocatori ufficiali era ad Hogwarts,
non frequentando il settimo anno.
La prima partita iniziò: Grifondoro contro Corvonero.
I quattro alieni, assolutamente senza parole, si aspettavano di tutto meno che
i giocatori cavalcassero delle scope volanti. Naturalmente tenevano Grifondoro,
dopo che avevano visto Harry e Ron giocare in quella squadra. Harry era
veramente bravo. Hermione aveva detto loro che era il capitano della squadra e
che era un cercatore; doveva cioè acchiappare il Boccino d’oro prima dell’altra
squadra. Viaggiavano tutti velocissimi su quelle scope e talvolta mancavano di
poco qualche enorme palla, chiamata Bolide, che sfrecciava per il campo. Max e
Michael si appassionarono subito e fecero il tifo per tutta la durata della
partita, provocando le risate imbarazzate di Isabel e Tess, che di tanto in
tanto si nascondevano dietro ad Hermione per la vergogna. Hermione,
naturalmente, faceva ancora più tifo di Max e Michael, e si unì a loro quando
Michael improvvisò un inno di incoraggiamento per i Grifondoro.
Dopo più di mezz’ora la partita terminò: Harry aveva preso il boccino e lo
portava in trionfo. La platea esplose e anche Isabel e Tess con lei.
Fu il turno di Tassorosso contro Serpeverde.
- Quei tre che stanno entrando adesso con le maglie verdi sono Malfoy, Tiger e
Goyle, le persone più spregevoli della scuola. Loro sono malvagi e si dice che
i loro padri siano dei Mangiamorte – disse Hermione a bassa voce.
- Mangia che? – chiese Michael.
- Sono i seguaci di Colui-che-non-deve-essere-nominato, il mago più malvagio e
potente che la nostra razza abbia mai conosciuto. Vedrete ora come quei tre
giocheranno sporco – spiegò la ragazza.
Allora c’erano i cattivi anche fra di loro! Fino a quel momento si erano
divertiti così tanto, erano stati così ospitali con loro che non riuscivano a
credere che qualcuno di loro fosse malvagio. Dovettero comunque ricredersi
qualche minuto dopo, quando uno dei tre ragazzi di cui parlava Hermione scagliò
il bolide proprio addosso al cercatore di Tassorosso, facendolo cadere dalla
scopa. Mentre un giocatore di Tassorosso batteva un rigore, il cercatore di
Serpeverde si lanciò verso il boccino e, appena ne ebbe l’occasione lo
acchiappò, facendo così vincere la sua squadra.
Anche questa volta la platea esplose, ma tutti, tranne i Serpeverde
naturalmente, urlavano: - Buffoni! - , - Avete barato! - , - Non si gioca così!
– e via discorrendo.
La partita che stava per iniziare sembrava veramente interessante, dato che si
scontravano Grifondoro e Serpeverde, Harry Potter e Draco Malfoy, nemici
giurati.
- Ne vedremo delle belle – disse solo Hermione.
E infatti le loro aspettative non furono deluse: i giocatori di Serpeverde
continuavano a giocare sporco, ma Harry non si lasciò intimidire e continuò a
cercare il boccino, tallonato da Mlafoy, anche lui cercatore. Dopo mezz’ora di
gioco le due squadre erano pari. Harry aveva intravisto il boccino ma non era
riuscito a prenderlo, e Malfoy minacciava di farlo cadere dalla scopa.
Finalmente, dopo altri interminabili minuti di ricerca, e dopo che Ron aveva
miracolosamente fatto un gol, Harry vide lo scintillio del boccino; con una
finta seminò Malfoy e si lanciò contro la pallina dorata. Dopo pochi istanti,
in cui tutti trattennero il fiato, Harry si voltò verso la folla sorridente con
il mano il boccino della vittoria.
I Serpeverde imprecarono, mentre tutti gli altri urlarono di gioia e andarono a
congratularsi coi vincitori, soprattutto con Harry.
Anche i quattro ospiti andarono a complimentarsi con lui e coi Grifondoro,
felici che avessero vinto.
- Bravo Harry! – esclamò Max dandogli al mano.
- Grazie –
- Ehi, non sentivi il tifo che loro quattro facevano per voi? La canzoncina è
stata un’idea di Michael – disse Hermione sorridendo.
Harry era un po’ imbarazzato. Era abituato ad essere quasi sempre al centro
dell’attenzione, ma ogni volta gli prendeva una fitta allo stomaco che quasi lo
faceva stare male.
- Ehi, io ho fatto un gol! E non faccio nemmeno parte della squadra! – si
intromise Ron, con finta aria arrabbiata.
- Sei stato bravissimo – si complimentò Isabel. Il ragazzo la guardò con aria
sognante diventando ancora più rosso di quanto già non fosse.
- Cotta in arrivo! – gli disse Hermione all’orecchio. Ron strabuzzò gli occhi,
cercò di assumere un’aria composta e le disse: - Per favore, Hermione, non ti
ci mettere anche tu! – poi tornò a concentrarsi su Isabel.
La mattinata era praticamente volta. Era giunta l’ora di pranzo e tutti
tornarono al castello.
Dopo pranzo Max, Michael, Isabel e Tess si recarono nella sala di ritrovo di
Grifondoro e passarono il pomeriggio coi loro nuovi amici.
- Scusate, ma vorrei farvi una foto, così da avere il vostro ricordo – disse
d’un tratto Seamus Finnigan, mostrando loro la sua inseparabile macchina
fotografica. Contenti della proposta, accettarono. Fecero poi altre foto con
gli appartenenti alla Casa di Grifondoro.
- Ci dispiace per il vostro tema – disse Max, ricordano la piccola punizione
che Ron, Harry ed Hermione aveva preso il giorno prima a causa loro.
- Non preoccupatevi. Abbiamo copiato da lei – disse Ron sorridendo, indicando
Hermione.
- Ci sono abituata. Io faccio i compiti e loro copiano – disse la ragazza, con
aria rassegnata. Era così dal primo anno.
- Volete una cioccorana? – chiese Lavanda Brown, indirizzando la domanda più a
Michael che agli altri.
- Oh Dio, ma non avete dei nomi più normali per chiamare le cose! – esclamò
Tess ridendo.
- Altrimenti ho delle caramelle Tuttigusti+1 – disse ancora Lavanda, mostrando
un altro sacchetto.
Michael ringraziò la ragazza con uno dei suoi sorrisi migliori, anche perché
rari, e mise in bocca una caramella.
- Bleah! Ma sa di cavolo! – esclamò poco dopo.
Tutti risero. – Tuttigusti vuol proprio dire tutti i gusti! – disse Ron con
aria solenne.
Nonostante avessero paura di trovare un gusto schifoso, anche Max, Isabel e
Tess mangiarono una caramella. A loro andò meglio e non furono costretti a
sputarla. Quanto alle cioccorane… bè, non riuscirono a prenderne nemmeno una
perché continuavano a saltellare da ogni parte, spaventando a morte Isabel e
Tess e facendo morire dal ridere Max e Michael. Non si erano mai divertiti così
tanto in vita loro! Forse per la prima volta, furono felici di essere alieni.
Già immaginavano le facce di Liz, Maria, Kyle ed Alex quando avrebbero
raccontato loro tutte le avventure che avevano vissuto nel castello. Poverini
però, sicuramente erano fuori di testa dalla preoccupazione e loro erano lì che
se la stavano spassando!
Anche il pomeriggio passò in fretta, troppo in fretta. Stavano appena
cominciando a capire come far muovere le pedine sulla scacchiera, quando
dovettero andare a scena.
Quando furono sazi si recarono nelle loro camere, si fecero il bagno e
indossarono gli abiti che erano stati portati per loro. La festa a tema
ovviamente era incentrata sugli alieni, e gli abiti ne erano una conferma.
Isabel e Tess indossarono un vestito molto corto, Isabel rosa e Tess verde, con
grosse spalle argentate, il busto stretto e la gonna larga e rigida. Ai piedi
portavano stivali argentati e in testa un paio di antenne, simili a quelle che
indossavano Liz e Maria per servire al Crashdown.
A Max e Michael invece toccò una tuta, simile a quelle da sub, con una grossa
cintura e un corpetto argento, il tutto avvolto da una mantellina dello stesso
colore. La tuta di Max era rossa mentre quella di Michael era blu. Ai piedi
indossarono stivali argento e in testa due antenne come quelle di Isabel e
Tess.
- Ma guarda se mi tocca andare vestito così! – si lamentava Michael guardandosi
allo specchio.
- Almeno la tua tuta è lui. La mia è rossa! – si lamentò a sua volta Max.
- Siete pronti? – chiese la voce di Isabel dalla scala.
I due ragazzi scesero subito e si trovarono di fronte a due sguardi carichi di
divertimento. Non riuscirono più a trattenersi e Isabel e Tess scoppiarono a
ridere. – Siete così buffi! –
- Che spiritose! Certo che vogliono risparmiare sulla stoffa qui. Le gonne sono
troppo corte – disse Max, sempre molto protettivo nei confronti di Isabel.
- Oh, non ci mangerà nessuno – disse Isabel.
- Tranne Ron, vero Izzy? – la stuzzicò Michael.
- Piuttosto tu, stai attento a Lavanda – continuò lo scherzo Isabel.
- E a noi due non ci fila nessuno! – disse Tess, alzando le spalle, rivolta a
Max.
Max non rispose, perché altrimenti avrebbe detto che per lui l’unica ragazza
che conta è Liz ed è lei l’unica che vuole, ma sicuramente i suoi tre amici gli
avrebbero detto che era noioso e ripetitivo, perciò preferì stare zitto.
Si accorsero ben presto che i vestiti erano uguali per tutti. Cambiava solo il
colore, e ne furono contenti, così non erano solo loro quattro ad essere
ridicoli. Nessuno dei presenti però pensava che loro fossero ridicoli, anzi,
pensavano che la bellezza fosse nel DNA alieno perché, anche se vestiti così,
erano veramente splendidi.
Ron fu subito vicino a Isabel e Lavanda a Michael, seguiti da Hermione ed Harry.
La sala dove si riunivano per mangiare era stata addobbata per l’occasione: i
tavoli erano scomparsi e al loro posto erano stati messi tanti piccoli tavoli a
forma di navicella spaziale con sedili al posto delle sedie. Il soffitto era
sempre stellato e le pareti erano anch’esse costellate di stelle e pianeti. Il
pavimento sembrava roccia e anche le armature erano sparite, per lasciare
spazio a supercomputer con molte lucine colorate e bottoni, proprio come se
fosse una sala di comando do una navicella spaziale.
I quattro alieni e i loro tre amici maghi sedettero ad un tavolo ed iniziarono
a chiacchierare. Poco dopo apparve su di un palco un gruppo musicale, che
intonò una canzone molto melodiosa e lenta, forse per essere in tema con la
pace del cosmo.
- Ma sono… fantasmi? – chiese Tess un po’ spaventata.
- Sì, loro sono il gruppo degli Angeli, il più famoso nel nostro mondo. Sono
fenomenali! – disse Ron entusiasta.
- Non finirò mai di stupirmi del vostro modo di vivere – disse Max.
Ma le sorprese per quella sera non erano ancora finite…
Poco dopo, infatti, raggiunse il loro tavolo un fantasma.
- Nick! – esclamò Harry, felice di vederlo.
Tess sbiancò e Isabel si strinse istintivamente contro Max, che ridacchiava.
Tess e Isabel erano sempre state composte, sempre al di sopra di tutto, ma da
qualche tempo, da quando tutto si era risolto per il meglio, erano diventate
due ragazze come le altre: talvolta paurose.
- Salve, io sono sir Nicholas Quasi-senza-testa e sono il fantasma di
Grifondoro – si presentò il nuovo arrivato –
- Cosa vuol dire quasi senza testa? – chiese Michael, sempre più curioso. Non
credeva possibile che quel mondo lo affascinasse così tanto.
Nick prese la sua testa e la staccò dal collo, ma non venne via del tutto
perché un lembo di pelle la tratteneva, così che la testa penzolava su una
spalla.
I quattro alieni urlarono, un po’ orripilati, mentre i tre maghi ridacchiavano
divertiti. Anche loro avevano avuto quella reazione la prima volta che lo
videro.
Dopo lo shock iniziale, Nick sedette con loro e intrattenne i quattro ospiti
con aneddoti e storie dell’orrore.
- Io ho voglia di ballare – disse Tess, appena sentì il radicale cambiamento di
ritmo della musica. Ora quasi tutti gli studenti si stavano scatenando in
pista, e anche la professoressa McGranitt teneva il tempo battendo un piede a
terra, sperando di non essere vista dai suoi studenti.
- Sì, andiamo a ballare – concordò Isabel.
Le due si alzarono e andarono in mezzo alla folla, presto raggiunte da metà del
corpo studentesco maschile della scuola.
Max e Michael invece rimasero seduti a chiacchierare con Hermione, Harry e Nick,
perché Ron aveva immediatamente raggiunto Isabel in pista.
- È cotto di tua sorella. Come farà quando voi ve ne andrete? – disse Hermione
sorridendo.
- Non siamo più abituati a vedere ragazzi ronzare intorno a Izzy da quando sta
con Alex – rispose Max.
- Sono così curiosa di sapere la vostra storia – disse Hermione.
- Credo che domani parleremo di noi – disse Michael.
La serata proseguì nel migliore dei modi ed Hermione riuscì perfino a
convincere Max e Michael a ballare. Si divertirono un mondo e quando tornarono
nelle loro stanze erano stanchi ma felicissimi.
La mattina seguente andarono a fare colazione con gli altri e la professoressa
McGranitt prese nuovamente parola: - Ragazzi, oggi potrete finalmente dar sfogo
alla vostra curiosità sugli alieni. I nostri ospiti ci parleranno di loro e
risponderanno alle vostre domande –
Dopo un applauso generale e qualche urlo di gioia, gli studenti continuarono la
loro colazione.
Appena terminata, la McGranitt toccò la sua bacchetta magica e la puntò verso i
tavoli. La stanza cambiò: i tavoli erano spariti e al loro posto erano comparse
molte sedie, dispose ordinatamente e rivolte verso un piccolo palco con quattro
sedie e quattro microfoni.
- Accomodatevi e iniziamo la nostra riunione – annunciò l’insegnante dopo
qualche minuto.
I quattro alieni si accomodarono sul palco e, quando tutti furono seduti, la
professoressa disse: - Fate pure le vostre domande. Alzate la mano e parlate
uno per volta –
La prima mano si alzò: - Raccontateci da dove venite e cosa ci fate qui –
Max prese la parola: - Noi veniamo da un pianeta molto lontano di nome Antar. I
nostri nomi alieni sono Zan, cioè io, il re; Rath, cioè Michael, il mio braccio
destro e Comandante dell’esercito; Vilandra, cioè Isabel, mia sorella e moglie
di Rath; e Ava, cioè Tess, la mia sposa e regina. Siamo… -
- Ma com’è possibile che siete sposati? – fu interrotto Max.
- È complicato da spiegare. Noi vivevamo su Antar in una vita precedente, ma lì
ci fu una guerra e morimmo. Gli scienziati hanno combinato il nostro DNA alieno
con quello umano e ci hanno spediti qui nel 1947. Siamo usciti dai bozzoli che
ci hanno protetti undici anni fa, avevamo l’aspetto di bambini di sei anni e
abbiamo continuato a crescere come bambini normali. Nella nostra vita
precedente noi eravamo Zan, Rath, Ava e Vilandra ed eravamo sposati, ma qui
sulla Terra noi siamo Max, Michael, Tess e Isabel e non vogliamo riformare le
antiche coppie – spiegò Max.
- E perché? –
- Perché siamo persone diverse e perché ci siamo innamorati di terrestri. Noi
siamo stati spediti qui con lo scopo di crescere, conoscere il nostro destino e
tornare su Antar per salvarlo dal traditore, ma il DNA umano non ci ha permesso
di essere veri alieni e i nostri sentimenti sono umani. Abbiamo capito che no
possiamo lasciare la Terra, per noi il nostro pianeta, la nostra casa, e
soprattutto non possiamo lasciare le persone che amiamo – disse Isabel.
- Quindi voi vivete come normali terrestri –
- Esatto. Andiamo a scuola, usciamo con gli amici, stiamo con i nostri
fidanzati… l’unica cosa che ci distingue da loro sono i nostri poteri –
continuò Michael.
- I vostri amici sanno il vostro segreto? –
- Sì. Liz, Maria, Alex, Kyle e lo sceriffo Valenti sanno tutto di noi e ci
hanno spesso aiutato con la ricerca del nostro destino –
- E questo non crea dei problemi? –
- Se vi riferite al fatto che scappano a gambe levate ogni volta che ci vedono,
assolutamente no. Anzi, sono vicini a noi e ci aiutano e confortano nei momenti
difficili. Non hanno mai rivelato a nessuno il nostro segreto e sono
perennemente in ansia per noi. Quello che crea dei problemi è il fatto che le
loro vite sono in pericolo perché l’FBI vuole scoprire il nostro segreto e i
nostri nemici alieni ci vogliono morti. Abbiamo sempre paura che, per arrivare
a noi, utilizzino loro facendoli soffrire o peggio. Questo in passato ha
portato al nostro allontanamento da loro, ma quando abbiamo capito che loro non
ci avrebbero lasciati, ci siamo arresi ai nostri sentimenti e abbiamo permesso
loro di far parte della nostra vita – disse Max.
- Forte! – esclamò qualcuno.
- Gli abitanti del vostro pianeta hanno il vostro aspetto? –
- No. Sembrano proprio gli alieni che si vedono nei film. Meno male che abbiamo
DNA umano! – rispose Tess.
- Sapendo che in un’altra vita eravate sposati, non avete mai provato
sentimenti di amore verso il vostro antico compagno? –
- Sì e no. I nostri ricordi alieni sono dentro di noi, così come i nostro
vecchi sentimenti. Quando è arrivata Tess io ho provato un’attrazione molto
forte nei suoi confronti e molti ricordi sono venuti a galla, ma quando ho
capito che stavo perdendo Liz e che era lei la mia anima gemella, non ho più
dato retta al destino. Ora io e Tess abbiamo capito che non avremmo mai provato
amore l’uno per l’altra, perciò siamo solo buoni amici – disse Max e Tess
annuì. Finalmente aveva smesso di manipolare tutti per avere Max, perché si era
resa conto che era impossibile separarlo da Liz e che a lei non importava poi
molto stare con lui. Con sua grande sorpresa aveva capito che non era proprio
il suo tipo! Preferiva un certo ragazzo moro con gli occhi azzurri, più
spiritoso di nome Kyle.
- Per me e Michael il discorso è un po’ diverso perché noi due e Max siamo
usciti insieme dai bozzoli e da subito ci siamo amati e protetti come fratelli.
Max e Michael sono sempre stati i miei fratelloni e nessun destino potrà
cambiare questo. È stato un colpo venire a sapere che Michael era mio marito,
ma abbiamo da subito deciso che era impensabile una storia tra noi – disse
Isabel e Michael annuì.
- Cosa è successo su Antar? Cosa ha portato alla vostra morte? –
- I genitori miei e di Isabel erano il re e la regina in carica. Io ero il loro
successore al trono, ma Kivar ambiva alla mia carica. Lui si alleo con un
gruppo di traditori e mise in atto il suo piano: uccise i nostri genitori e poi
uccise anche noi. Da quel giorno Antar è in guerra contro Kivar e i suoi uomini
– spiegò Max, tralasciando il fatto che Vilandra aveva cospirato contro di
loro. I ragazzi che avevano di fronte non potevano capire del tutto che ora lei
era un’altra persona e aveva paura che se la prendessero con Isabel. La ragazza
capì il perché dell’omissione e sorrise grata al fratello.
- Ci parlate dei vostri poteri? –
- Sì. Io ho il potere di guarire, posso creare una barriera protettiva e, come
loro, posso cambiare forma, colore e fondere le cose – disse Max.
- Io posso spostare gli oggetti con la forza del pensiero e modificare qualcosa
di me, come le impronte digitali – disse Michael.
- Io posso entrare nei sogni delle persone e nella loro mente – disse Isabel.
- Io posso manipolare la realtà, facendo credere alle persone cose che non
esistono – disse Tess.
- Be’, non sembrano poteri così grandi. Noi con la nostra magia possiamo fare
praticamente ogni cosa –
- Però voi senza la bacchetta magica non siete in grado di lanciare i vostri
incantesimi, mentre i nostri poteri nascono dal nostro cervello e inoltre
concentrandoci possiamo emettere fasci di energia e unendo i nostri poteri
creiamo il potere del cartiglio reale – disse Michael.
- Ragazzi, avrete modo di vederli in azione, non preoccupatevi – si intromise
la McGranitt.
Dop qualche momento di silenzio Piton chiese: - Ci sono altre domande? –
Quando nessuno rispose disse: - Bene, allora potete andare. Fate un tema su
quello che hanno appena raccontato i nostri ospiti aggiungendo le vostre
considerazioni personali e quali incantesimi che conoscete o pozioni potrebbero
neutralizzare i loro poteri. Li dovete consegnare stasera dopo cena. Buon
lavoro –
Molti volti delusi lasciarono la stanza per recarsi nelle rispettive Case a
svolgere il compito. Solo Hermione era entusiasta: aveva già in mente qualche
incantesimo.
Per il resto del pomeriggio i quattro alieni gironzolarono per il castello e
fecero una passeggiata in giardino, chiacchierando e pensando ai loro amici,
che erano sicuramente preoccupatissimi.
Già, erano proprio tutti preoccupati, e anche i genitori di Isabel e Max
cominciavano a sospettare qualcosa. Erano passati due giorni da quando se
n’erano andati e non avevano fatto nemmeno una telefonata.
Quel pomeriggio si recarono dallo sceriffo Valenti.
- Sceriffo, Isabel e Max sono spariti! – esordì il signor Evans non appena
entrò nell’ufficio dello sceriffo.
Naturalmente lui sapeva tutto, ma non doveva far sospettare loro nulla.
- Raccontatemi cosa è successo – disse solo.
- Non lo sappiamo. L’altro ieri ci ha telefonato Liz Parker e ci ha detto che
Max e Isabel avevano accompagnato Michael a Santa Fe. Pensavamo che al massimo
la mattina successiva sarebbero tornati, ma sono passati due giorni e loro non
hanno nemmeno telefonato – disse la signora Evans, con le lacrime agli occhi.
- Organizzerò una squadra di ricerca e avviserò la polizia di Santa Fe, ma non
fatevi prendere dal panico. Magari si stanno divertendo e non hanno pensato a
chiamarvi. In fondo, cosa potrebbe succedere loro? – mentì spudoratamente lo
sceriffo. Era molto in ansia per loro e sperava vivamente che non fossero in
pericolo. Ma perché mai quei quattro ragazzi dovevano sempre andare in cerca
dei pericoli? Sembrava che attirassero i guai!
- Grazie sceriffo – I coniugi Evans strinsero la mano allo sceriffo e tornarono
a casa.
Appena solo Valenti telefonò a sua figlio e chiamò a raccolta i ragazzi per un
aggiornamento.
- Papà, che succede? –
- Sono appena stati qui i genitori di Max e Isabel. Erano molto preoccupati.
Perché mai avete detto loro che accompagnavano Michael a Santa Fe! Non potevate
inventare una scusa che reggesse per qualche giorno? – era stato un po’ brusco
con loro ma non riusciva proprio ad essere del tutto razionale quando si
trattava della vita di coloro che considerava come figli.
- Sappiamo che è preoccupato almeno quanto noi, ma proprio non ci è venuto in
mente nient’altro. Bisogna solo cercare di rassicurare i signori Evans. Se si
accorgono che lei non fa niente per trovarli saranno guai – disse Liz, che
aveva già capito tutto.
Meno male che c’era Liz! Sempre così intelligente, con una forza incredibile e
una fiducia in Max inimmaginabile.
- Sì, ho detto loro che avrei organizzato una squadra di ricerca e contattato
la polizia di Santa Fe, ma come possono impegnare i miei uomini in una finta
ricerca quando qualche cittadino potrebbe avere veramente bisogno di noi –
- Cosa conta di fare? – chiese Maria.
- Non lo so. Per ora non farò niente. Aspetterò ancora un giorno o due, poi
contatterò Santa Fe. Quei ragazzi mi faranno diventare matto! Sono sempre in
mezzo ai guai –
I quattro ragazzi annuirono. Quando capirono che non c’era più niente da dire,
salutarono lo sceriffo e tornarono al Crashdown a deprimersi ancora un po’.
Avevano rischiato la vita più volte, ma erano sempre stati accanto a loro e non
erano mai stati lontani dei giorni senza far sapere niente. Isabel non aveva
nemmeno tentato di comunicare con loro attraverso i sogni, e questo non era da
lei. Potevano star male quanto volevano, ma non potevano fare altro che
aspettare e sperare.
Al castello il tempo trascorreva velocemente e allegramente e quella sera, dopo
cena, si recarono nella sala di ritrovo di Grifondoro, dove riuscirono
finalmente a fare una partita con gli scacchi magici, naturalmente perdendo.
Chiacchierarono, risero, mangiarono caramelle Tuttigusti+1 e, non badando al
tempo che trascorreva inesorabile, si ritrovarono all’una di notte a camminare
in punta di piedi per le scale e i corridoi, per raggiungere le loro stanze.
Non furono però molto fortunati.
- Va bene che voi non siete studenti di Hogwarts, ma non avete alcun diritto di
stare con loro fino a quest’ora tarda. Domani mattina devono svegliarsi presto
– disse una voce sibilante dietro di loro. Era Piton.
- Ci spiace. Abbiamo perso la cognizione del tempo – cercò di rabbonirlo Max.
- Vi ricordo che sono venuti qui per studiare e imparare, non per fare nuove
amicizie e bisboccia per tutta la notte – continuò Piton con aria arrogante.
- Le abbiamo già detto che ci dispiace. Cosa vuole che facciamo, che ci
inginocchiamo chiedendole perdono? – disse Michael, che si stava arrabbiando.
- Ringraziate solo di non essere studenti di questa scuola, altrimenti ve
l’avrei insegnata io l’educazione – disse l’insegnante con gli occhi ridotti a
due fessure. Non dando ai ragazzi il tempo di rispondere, si girò e se ne andò.
- Odioso! – urlò Michael.
- Ma chi si crede di essere! – esclamò Tess.
- Non mi piace per niente – disse Max, serio.
- Hai sentito qualcosa? –
- Per un attimo la sua energia è diventata malvagia, poi è tornata come sempre.
Credo che nasconda qualcosa, oppure si sta controllando –
- Spero solo che non faccia del male a Harry e agli altri – disse Isabel,
voltandosi verso il quadro per dire la parola magica.
Il giorno seguente, terminata la colazione, la McGranitt annunciò che avrebbero
assistito ad un piccolo combattimento per mostrare loro come neutralizzare i
poteri alieni. Max contro Piton; Michael contro la McGranitt; Isabel contro
Hagrid; Tess contro Lupin.
Salirono sulla pedana Max e Piton. L’insegnante sfoderò la sua bacchetta e
ghignò, mentre Max si concentrò.
- Bene. Io scaglierò un incantesimo contro di lui, che userà la barriera per
proteggersi – disse agli studenti.
Sollevò la bacchetta e disse: - Dieroalie! – Dalla punta partì un fascio di
luce viola che si diresse contro Max, il quale creò la barriera protettiva. Il
colpo fu assorbito e Piton ritrasse la bacchetta.
- Molto bene. Come avete capito sono molto forti e ci vogliono incantesimi più
potenti per batterli – continuò Piton, parlando agli studenti, che osservavano
concentrati.
- Abbatti! – disse poco dopo, e la barriera che Max aveva appena creato si
frantumò. L’incantesimo aveva solo lo scopo di superare la barriera protettiva,
perciò Max non subì alcun danno.
Con una risata di vittoria, Piton proseguì la sua lezione: - Se volete recare
danni all’alieno, dovete dire Abbatti e poi l’incantesimo di offesa che
desiderate utilizzare. Io non lo farò, ovviamente. Per esempio potete dire
Abbatti Dieroalie e l’alieno verrà scaraventato lontano da voi. Dopo aver detto
Abbatti potete anche usare un incantesimo di trasfigurazione –
Dopo qualche secondo riprese: - Ora Max creerà un fascio di energia e io una
barriera per proteggermi –
Max si concentrò e fece partire il fascio dalla sua mano tesa. Piton disse: -
Proteame! – e creò una barriera che respinse l’attacco dell’alieno.
- Questa barriera è molto potente e può essere usata contro ogni altro essere
magico. Ricordate, l’accento è sulla a e non sulla e finale… Se Max lo
desidera, può farci vedere come cambia gli oggetti, cosa che dovreste saper
fare anche voi –
Max toccò una sedia lì vicina e la trasformò in un barattolo di salsa tabasco.
- Ringraziamo Max con un applauso per la disponibilità – concluse Piton.
Salirono sulla pedana Michael e la McGranitt.
- Michael è in grado di spostare gli oggetti col pensiero e fondere gli
oggetti. Come prima dimostrazione io gli lancerò contro un incantesimo e lui
proverà a deviarlo col pensiero –
Michael si concentrò. La professoressa disse: - Levioalie! – e partì un fascio
verde dalla sua bacchetta; Michael guardò intensamente quel fascio e lo deviò
verso l’alto.
- Benissimo. Sei in grado di spedirmelo indietro? –
- Ci provo –
Disse nuovamente l’incantesimo e Michael, con molta fatica, lo respinse
mandando l’incantesimo contro l’insegnante, la quale creò la barriera che aveva
utilizzato pochi minuti prima Piton.
- Dovete sempre essere pronti a creare barriere protettive e ad utilizzare
incantesimi molto potenti contro gli alieni. Non sono come gli altri esseri
magici, perché i loro poteri provengono dal loro cervello e dalla loro forza di
volontà. La deviazione poi è un potere veramente molto forte, quasi impossibile
da battere. Si potrebbe tentare con due o più incantesimi combinati, ma
ovviamente questa non è la sede adatta. Levioalie comunque non fa altro che
sollevare da terra l’alieno, permettendovi così di concentrarvi su incantesimi
più offensivi –
Guardò gli studenti, per accertarsi che non ci fossero domande, poi proseguì: -
Ora creerò un oggetto e Michael lo fonderà.
Disse: - Pallaqui! – e un pallone si materializzò. Michael allungo la mano
destra e lo fuse, senza alcuno sforzo.
- Perfetto. Ricordate, non permettete loro di avvicinarsi alla vostra bacchetta
perché se la dovessero fondere per voi e la fine, e tenetela sempre ben salda.
Grazie Michael, sei stato molto bravo –
I due scesero ed iniziò la dimostrazione di Isabel e Hagrid.
- Il potere mentale di Isabel è molto forte perché, oltre a vedere i vostri
pensieri, può esercitare una sorta di controllo della vostra mente, parlandovi.
Isabel cercherà di entrare nella mia mente per vedere cosa c’è dentro e io la
respingerò creando un muro – disse Hagrid.
Isabel chiuse gli occhi e si concentrò sul viso del gigante. I suoi poteri
erano cresciuti e ora poteva entrare nei sogni e nella mente delle persone
anche se queste erano sveglie.
Hagrid percepì la sua intrusione e disse, chiudendo gli occhi: - Dieromente! –
Seguì qualche minuto di assoluto silenzio, in cui entrambi erano immobili e con
gli occhi chiusi. Solo l’espressione contratta del loro viso testimoniava la
battaglia mentale che i due stava combattendo.
Isabel aprì gli occhi e disse: - Non sono riuscita a vedere quasi niente. Per
un attimo aveva trovato un’apertura ma si è chiusa immediatamente –
- Che fatica! Per un attimo ho dovuto cedere. Ragazzi, quando fate questo
incantesimo dovete sgombrare completamente la mente, in modo che lei si trovi
in un posto vuoto, senza alcuna via d’accesso ai vostri pensieri. Grazie Isabel
e veramente complimenti –
L’ultima coppia, cioè Tess e Lupin, si mise in posizione.
- Il potere di Tess è molto simile a quello di Isabel, con la differenza che
Tess entra nella mente con l’unico scopo di modificare i pensieri a suo
piacimento. Potrebbe farmi credere di essere un cane o potrebbe farmi vedere
un’isola al posto di quella sedia. Potrebbe farmi fare ogni cosa facendomi
credere di farne un’altra. È un potere immenso che bisogna combattere non solo
con la magia, ma anche con la forza di volontà e col coraggio di credere in
quello che si è e si sta facendo. Prego, Tess, fammi credere quello che vuoi –
Tess si concentrò e fece vedere a Lupin un grosso serpente che si avvicinava a
lui. L’insegnante cominciò a indietreggiare, quasi sopraffatto dal potere di
Tess, ma poi disse: - Ioso! – e chiuse gli occhi. Qualche minuto dopo Tess
disse: - H acacciato il serpente –
- Tess è molto forte. Ci sono cascato all’inizio! Dopo che avete detto Ioso,
dovete credere a quella parola, dovete essere convinti di sapere che la realtà
è un’altra. Ve l’ho detto, è una questione psicologica: concentratevi sul
vostro respiro e liberate la mente. Pensate di avanzare verso quella realtà
virtuale e attraversate ciò che l’alieno vi fa credere. Così facendo
l’ologramma si distruggerà. Grazie Tess, possiamo scendere –
- Bene, sapete come attaccare e difendervi, perciò ora proverete voi. Max e
Harry Potter, per piacere salite sulla pedana – disse la professoressa
McGranitt.
Quando furono uno di fronte all’altro, l’insegnante continuò: - Max creerà la
barriera e tu tenterai di abbatterla –
Max ed Harry si guardarono, quasi ridendo. In quei giorni avevano fatto
amicizia e ora combattere sembrava la cosa più sbagliata che potesse fare.
Max creò la barriera ed Harry disse: - Abbatti! – Max avvertì nuovamente
l’energia di Harry, che quasi lo sopraffece. In lui c’erano coraggio,
determinazione, forza e molta magia.
Rimasero qualche minuto pressoché immobili; Max con la mano tesa ed Harry con
la bacchetta indirizzata verso l’alieno, fino a quando la barriera di Max si
crepò. Il ragazzo allora si concentrò maggiormente ed Harry, sfinito, ritirò la
bacchetta. Stavano entrambi ansimando. Prima con Piton, Max sapeva che doveva
permettere all’insegnante di rompere la sua barriera; perciò non si era quasi
impegnato, ma ora per tenere testa ad Harry aveva dovuto concentrarsi al
massimo.
Gli insegnanti erano assolutamente esterrefatti. Aveva sentito l’energia
sprigionata dai combattenti e si augurarono di non dover mai affrontare sul
serio nessuno dei due. Harry Potter era veramente il mago più potente che
avessero mai conosciuto, ancora più potente di Voldemort.
Non appena Harry e Max smisero di concentrarsi, tutti applaudirono. Dagli
sguardi degli insegnanti avevano capito che era successo qualcosa di grandioso.
- Bravo Harry. Grazie ancora Max. ora per piacere, salgano Michael e Ron
Weasley –
Un Ron imbarazzatissimo salì sulla pedana. Per lui era impossibile battere
Michael. Era troppo forte.
- Ron lancerà un incantesimo e Michael lo rispedirà a Ron, il quale dovrà
creare la barriera – disse la McGranitt. Per poco Ron non svenne.
Sapendo che sarebbe stato colpito dal suo stesso incantesimo, Ron disse: -
Levioalie! – così al massimo avrebbe fluttuato per qualche secondo. Michael,
senza alcuno sforzo, rispedì il fascio giallo al mittente, il quale fece appena
in tempo ad aprire la bocca, che già svolazzava per la stanza. Tutti
scoppiarono a ridere e la McGranitt lo fece scendere. Era un tale disastro quel
ragazzo!
- Grazie Ron e grazie Michael. È il turno di Isabel ed Hermione Granger –
Hermione salì con lo sguardo fiero e concentrato.
- Isabel cercherà di entrare nella tua mente e tu dovrai impedirglielo –
Le due si concentrarono e, non appena Hermione sentì la presenza di Isabel,
disse: - Dieromente! – e liberò la mente da ogni pensiero. Non era però in
grado di farlo completamente e per lungo tempo, così, dopo qualche tira e
molla, Isabel ebbe il sopravvento ed entrò nei suoi pensieri. Dopo qualche
momento la strega si deconcentrò e disse: - È entrata –
- Sì, ma non senza fatica – rispose Isabel.
Hermione Granger era una Mezzosangue, cioè uno dei suoi genitori era Babbano
ma, dopo Harry, lei era la più forte in quella scuola. Studiosa e determinata,
gli insegnanti non si stupirono del fatto che avesse dato del filo da torcere a
Isabel.
- Grazie ragazze. Ora l’ultima coppia: Tess e Draco Malfoy –
Il ragazzo salì con un’aria da sbruffone, che non fece affatto piacere a Tess,
la quale decise di vendicare Harry, Hermione e Ron.
- Tess farà credere a Malfoy qualcosa e lui dovrà sconfiggere la manipolazione
–
Tess chiuse gli occhi e fece vedere a Draco un branco di leoni che lo
attaccavano. Il ragazzo cercò di lanciare l’incantesimo e convincersi che era
solo immaginazione, ma quei leoni erano così reali! Draco cominciò a correre
per la sala urlando e inciampando. Era uno spettacolo! La McGranitt decise che
era sufficiente così e disse a Tess di terminare la sua manipolazione della
realtà. Draco si trovò per terra rannicchiato, spaventato a morte. Quando si
accorse della figuraccia, lanciò un’occhiata carica di odio a Tess e se ne
andò. Tutti stavano ridendo a crepapelle.
- Bene. Direi che conoscete tutto ciò che è necessario; perciò dopo cena i
nostri ospiti potranno tornare a casa loro e domani mattina noi partiremo per
Hogwarts – annunciò la McGranitt. Molti sospiri di delusione si sollevarono.
- Suvvia ragazzi, per voi è l’ultimo anno, perciò non appena la scuola sarà
terminata potrete far visita loro ogni volta che volete –
- Lo sappiamo, ma ci siamo abituati a vivere con loro – disse Ron, che già
stava male al pensiero di non rivedere più Isabel.
- Vi do il permesso di scrivervi tramite posta. Siete contenti? –
- Sì, grazie mille professoressa –
Anche a lei stavano simpatici quei quattro ragazzi e le dispiaceva un po’
doverli lasciare, ma avevano la loro vita e di certo a Silente sarebbe venuto
un colpo se li avessero portati ad Hogwarts.
Dopo cena giunse il momento dei saluto.
- Siamo stati veramente bene qui. Vi ringraziamo per averci fatto conoscere il
vostro fantastico mondo – disse Max.
- Grazie a voi per aver accettato il nostro invito. Siete dei bravi ragazzi e
ottimi alieni – rispose la McGranitt.
- Scusi, posso parlarle un momento in privato? – chiese Max alla professoressa.
Entrarono in una stanza e Max disse: - Io posso sentire l’energia delle persone
e a volte quella di Piton è malvagia. Ho paura che si stia trattenendo
dall’essere veramente lui stesso. Volevo solo dirle di stare attenta, per il
bene di tutti gli studenti di Hogwarts –
- Grazie mille Max. Piton effettivamente è sempre stato un po’ strano e da un
po’ di tempo è ancora più crudele con gli studenti. Prometto che starò attenta.
C’è altro? –
- Veramente sì. Harry Potter… la sua energia è spaventosa. Quando l’ho sentito
la prima volta mi è quasi girata la testa e durante il nostro combattimento per
poco non rompeva la barriera, e io ero al massimo dei miei poteri –
- Harry è speciale. È famoso nel nostro mondo perché ha battuto, ancora in
fasce, Colui-che-non-deve-essere-nominato. Il malvagio mago uccise i suoi
genitori, ma non riuscì ad uccidere Harry, gli procurò solo la cicatrice che ha
in fronte. Harry è il mago più potente che sia mai esistito. Se solo lo volesse
riuscirebbe a battere anche noi insegnanti. Diventerà qualcuno e il suo nome
sarà nella storia per sempre – disse l’insegnante con gli occhi lucidi. Era
così orgogliosa di Harry!
- Grazie. Non ho altro da chiederle –
Tornarono dagli altri e terminarono i saluti. Si soffermarono maggiormente sui
loro tre amici e li abbracciarono affettuosamente prima di uscire dal castello.
Erano allo stesso tempo felici e tristi, ma sapevano che Harry, Ron ed Hermione
non li avrebbero mai dimenticati.
Si guardarono e si misero a correre verso il Crashdown. Erano ancora tutti lì,
con delle facce da funerale, che stavano chiacchierando senza alcuna voglia.
Max bussò e Liz per poco non svenne vedendo chi c’era fuori dalla porta. Corse
ad aprire e lo abbracciò talmente forte che per poco non lo soffocò, ma Max era
talmente felice di rivederla che non se ne preoccupò. Dopo abbracci e baci
cominciò l’interrogatorio.
- Come state? Cosa è successo? –
- Dove siete stati? –
- Vi hanno fatto del male? –
- Erano skin? Era kivar? –
- Era l’FBI? –
- Per piacere, uno per volta! Non si capisce niente! – urlò Michael, per farsi
sentire.
- Ok, ok. Raccontateci tutto – disse Maria, raggruppando tutte le domande.
- Da dove cominciamo… -
Passarono praticamente tutta la notte a raccontare le loro avventure al
castello. Raccontarono del loro modo di vivere, dei loro tre amici, degli
insegnanti, del Quidditch, delle caramelle, degli scacchi, del ballo, delle
loro dimostrazioni e dei combattimenti. I loro amici ascoltavano interessanti,
assumendo ogni tanto delle espressioni dubbiose. Certo, con loro c’era da
aspettarsi di tutto, ma addirittura quadri e armature che si muovevano!
- E voi ci avete fatto preoccupare a morte quando avete passato tre giorni a
spassarvela? – Maria era un po’ arrabbiata.
- Non potevamo contattarvi –
- Certo che potevate. Quello è il potere di Isabel! – esclamò Alex.
- Avete ragione, ma la sera eravamo così stanchi che come toccavamo il letto ci
addormentavamo –
- Va be’, non ce la prendiamo solo perché siamo troppo felici che voi siate
sani e salvi – disse Kyle.
- Siete sempre i miglior! –
Terminarono i racconti delle loro avventure alle cinque di mattina e, uscendo
per andare a casa, videro che il castello era sparito. Erano tornati ad
Hogwarts.
Dopo aver inventato una frottola colossale ai loro genitori, Isabel e Max
andarono a farsi una doccia e poi a dormire.
Notarono però una busta sul comodino, busta che era anche sul comodino di
Michael e Tess. Era identica per tutti e quattro.
Cari Max, Michael, Isabel e Tess
Ci siamo salutati qualche ora fa, ma sentiamo già la vostra mancanza. Sono
stati tre giorni fantastici per noi e ci siamo divertiti un mondo. Abbiamo
imparato tante cose da voi, ma soprattutto che non importa se voi siete umani,
alieni o qualsiasi altra cosa, voi siete speciali sempre e comunque.
Inizialmente eravamo un po’ diffidenti, perché non vi conoscevamo, ma dopo aver
sentito le vostre voci e la sincerità delle vostre parole, abbiamo capito che
eravate buoni e che sareste stati degli ottimi amici.
Non sappiamo più cosa scrivere, perché le poche righe qui sopra hanno
sintetizzato i nostri pensieri su di voi. Noi abbiamo le vostre foto, quindi è
giusto che anche voi abbiate le nostre.
Con affetto
Harry, Hermione e Ron
Per sempre vostri amici
I quattro alieni presero la foto che
ritraevano i loro tre amici e la misero in una cornice, che poi sistemarono sul
comodino. Sorrisero felici e si coricarono, ripensando ai fantastici momenti
vissuti con loro.
Quel pomeriggio si recarono al Crashdown, mostrarono le lettere e le foto agli
amici, in modo da avere la prova di ciò che avevano raccontato, e insieme
scrissero una lettera di risposta.
Cari Harry, Hermione e Ron
Non sappiamo a che indirizzo spedire questa lettera, ma siamo sicuri che vi
arriverà.
Incontrare voi e il vostro mondo è stata una delle cose più belle che ci sono
successe, perché abbiamo capito che le diversità si possono superare e che al
mondo vivono persone fantastiche come voi. Non preoccupatevi per l’approccio
iniziale, anche noi eravamo un po’ confusi e sospettosi, ma per fortuna abbiamo
imparato a conoscerci.
Grazie per le splendide giornate che ci avete regalato: per tre giorni abbiamo
dimenticato i nostri problemi e siamo tornati ad essere semplicemente quattro
ragazzi che si divertivano.
Harry, impara a credere in te stesso e alle tue potenzialità. Tu sei speciale.
Hermione, continua ad essere determinata e piena di energia. Mai nessuno
riuscirà a spezzare la tua forza interiore.
Ron, non cambiare. Sii sempre te stesso, simpatico, allegro e pieno di vita.
Voi tre siete così diversi, ma insieme vi completate. Siate sempre amici.
Vi vogliamo bene
Max, Michael, Isabel e Tess.
P.S. Venite a
trovarci. Noi siamo sempre qui a Roswell.
Non sapendo come fare per spedire la
lettera, la portarono in camera di Max, poi tornarono al Crashdown. Quando Max
tornò quella sera, si accorse che la lettera non era più sul comodino. Era
stata recapitata.
Ad Hogwarts, il giorno seguente a colazione, Edvige, la civetta di Harry,
recapitò all’inseparabile trio la lettera dei loro amici alieni. Dopo averla
letta si abbracciarono e contenti continuarono a mangiare, ripromettendosi di
andare a trovarli al più presto.
Scritta
da Kassandra